Giustizia: “Ferragosto in carcere”… e l’opinione pubblica si sta finalmente sensibilizzando Ansa, 16 agosto 2013 Il tema delle carceri è sempre più attuale. Spinto dal referendum dei Radicali e sostenuto da più forze politiche sta muovendo l’opinione pubblica che si sta finalmente sensibilizzando all’argomento. Questo Ferragosto è stata una giornata dedicata alla visita degli istituti penitenziari. “Crediamo che l’amnistia sia una misura strutturale vera per noi (radicali, ndr.) a partire dalla quale si può tirare il filo per il resto”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Emma Bonino, davanti al carcere di Rebibbia. “È chiaro che non c’è una maggioranza parlamentare, peraltro serve una maggioranza altissima, però continuiamo a ritenere che sia un’amnistia per la repubblica, per lo stato di diritto, non è un’amnistia per l’umanità, anche se avere un po’ di umanità in politica non dovrebbe essere un reato, spero. Ma riteniamo doveroso perseguirla” Anche il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri ha incontrato una delegazione di detenuti a Regina Coeli. Lo stesso ministro ha voluto sollecitare l’adozione dell’amnistia: “io sono favorevole, ma è un provvedimento che appartiene alla competenza del Parlamento”. Giustizia: il ministro Cancellieri; io sono per l’amnistia… ma decide il Parlamento Ansa, 16 agosto 2013 La rappresentanza dei detenuti del carcere di Regina Coeli che ha incontrato il ministro della Giustizia ha sollecitato l’adozione dell’amnistia. E il Guardasigilli ha risposto ribadendo la sua posizione: “io sono favorevole, ma è un provvedimento che appartiene alla competenza del Parlamento”. “Un gesto dovuto di solidarietà agli agenti, a cui ho voluto formulare gli auguri di buon lavoro, e di vicinanza ai detenuti”: così il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri ha definito la visita che ha compiuto nel giorno di Ferragosto nel carcere romano di Regina Coeli. Il ministro ha prima incontrato gli agenti di custodia e poi una rappresentanza dei detenuti. Giustizia: il Sottosegretario Ferri; questione sovraffollamento carceri è priorità Governo Ansa, 16 agosto 2013 “La questione del sovraffollamento carcerario è una delle priorità di questo governo e in particolare del ministro Cancellieri. Da quando si è insediata il ministro si è impegnata in prima persona su questo tema e lo testimoniano i provvedimenti normativi attuati, da ultimo il decreto svuota carceri che è stato convertito in legge dal Parlamento”. Lo ha detto il sottosegretario alla giustizia Cosimo Ferri a Parma dove oggi ha visitato la struttura penitenziaria di Via Burla. “Bisogna riconoscere al Governo e a tutti i gruppi parlamentari di avere lavorato con celerità per aver varato questa legge - ha aggiunto Ferri. Il problema comunque sappiamo bene che non è risolto ma è un’ottima medicina vista la recente sentenza della corte di giustizia europea”. “Si può modernizzare poi l’articolo 21 per i detenuti meno pericolosi, potenziando l’istruttoria che si deve fare all’interno degli istituti penitenziaria impiegando la grande professionalità di dirigenti ed agenti - ha concluso il sottosegretario alla giustizia. Così come occorre potenziare la magistratura di sorveglianza spostando però alcune competenze amministrative, penso ad esempio ai diritti di visita, anche ai direttori dei nostri istituti, persone qualificate e capaci”. Ferri ha anche voluto manifestare “la gratitudine delle Istituzioni” nei confronti della polizia penitenziaria, degli operatori sociali e di tutti coloro che sono coinvolti in vario modo e con diverse mansioni nel sistema carcerario. Ed ha sottolineato che “il tema delle carceri deve essere affrontato garantendo sia la certezza della pena che condizioni di vita rispettose dei diritti dei detenuti e dei vincoli sovranazionali”. “L’attenzione per la questione carceri - ha concluso - non deve andare in vacanza, da troppo tempo si attendono risposte che non possono più tardare”. Giustizia: il ministro Bonino; l’amnistia è vera misura strutturale, doveroso perseguirla Ansa, 16 agosto 2013 “Crediamo che l’amnistia sia una misura strutturale vera per noi (radicali, ndr.) a partire dalla quale si può tirare il filo per il resto”. Così il ministro degli Esteri, Emma Bonino, davanti al carcere di Rebibbia. “È chiaro che non c’è una maggioranza parlamentare, peraltro serve una maggioranza altissima, però continuiamo a ritenere che sia un’amnistia per la Repubblica, per lo stato di diritto, non è un’amnistia per l’umanità, anche se avere un po’ di umanità in politica non dovrebbe essere un reato, spero. Ma riteniamo doveroso perseguirla”. Giustizia: Pannella (Radicali); in carcere nonviolenza e dialogo, nonostante i diritti negati Ansa, 16 agosto 2013 “L’amnistia è l’unico modo che abbiamo per uscire dalla condizione di delinquenti professionali in cui si trova lo Stato italiano”. Lo ha detto Marco Pannella, ieri a Teramo, in una delle visite ispettive che, con gli altri dirigenti radicali, sta facendo nelle carceri italiane. Domani mattina Pannella sarà a Reggio Calabria. “Visitando le carceri si rimane colpiti dal fatto che, nelle condizioni in cui si è rinchiusi, in cui vengono negati i diritti umani fondamentali, il dato della nonviolenza, di dialogo, di ricerca, prevale sulla rabbia. Ci sono ovviamente molte situazioni di esasperazione personale, c’è l’ansia, ma per il resto la rabbia, la rivolta, non ci sono. È un altro miracolo cui si assiste visitando le carceri italiane”, ha detto Pannella. “Conoscendo le carceri si potrebbe avere una immagine e un giudizio positivo di questo popolo, di questo Paese. Ma questo rende più grave ancora il fatto che questo Stato, sotto tutti i punti di vista, è in condizione di infame e infamante di flagranza dei peggiori reati”, ha detto Pannella, riferendosi alle condanne nei confronti dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Giustizia: Giachetti (Pd); l’amnistia sia centro dell’agenda politica, insieme a riforma seria Ansa, 16 agosto 2013 Il Vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti (Pd), ha svolto questa mattina una visita ispettiva nell’Istituto Penitenziario di Tempio Pausania, di recente costruzione, inaugurato nel luglio del 2012. Il carcere ha una capienza regolamentare di 140 posti, ospita 185 detenuti di cui 177 in alta sicurezza e 8 comuni. 183 i detenuti con condanna definitiva di cui 40 condannati all’ergastolo. Sotto organico il personale di Polizia penitenziaria con 86 agenti su 100 previsti dalla pianta organica. Al termine della visita Giachetti ha evidenziato come, “nonostante anche in questa struttura si ripercuotano i mali cronici delle nostre carceri, in particolare il sovraffollamento dei tenuti e la carenza di organico della polizia penitenziaria, non c’è dubbio che le caratteristiche di una struttura nuova e l’attiva iniziativa di una direttrice capace e responsabile, rendono questo istituto un esempio rispetto al panorama desolante della stragrande maggioranza delle carceri italiane per le cui condizioni l’Italia è stata ripetutamente condannata in sede europea. Rimango convinto che un provvedimento di amnistia collegato ad una seria riforma della giustizia debbano essere al centro dell’agenda politica del Parlamento. Scelte da fare per la civiltà del nostro Paese e per aggredire un cancro che colpisce le persone normali a prescindere e nonostante le vicende di Berlusconi che, come noto, si è occupato e preoccupato di giustizia solo per le sue vicende personali”. Consentire reinserimento dei detenuti “Per chi come me ha girato parecchi carceri la valutazione del carcere di Tempio Pausania, inaugurato l’anno scorso, è positiva. I problemi sono quelli che hanno tutti gli istituti, con un sovraffollamento del 25 per cento circa. Il problema vero riguarda i familiari, perché è difficile arrivarci, e i detenuti sono soprattutto dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Campania. Ma detto questo è una struttura nella quale le condizioni basilari per il reinserimento ci sono, a differenza da altri istituti che ho visitato in questi anni”. Lo ha detto a Radio Radicale il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, che ieri ha visitato il carcere sardo di Tempio Pausania “Ormai l’impegno dei radicali e di Pannella nelle carceri è universalmente diffuso”, ha detto il deputato del Pd raccontando del suo incontro con i detenuti. “Parlando con ergastolani, persone che in qualche modo sanno che il loro percorso è segnato, molti mi dicevano: ‘io non penso che ci sia cattiveria nel legislatore. Il fatto è che molto spesso non sanno, non conoscono la nostra realtà. Quando sei in carcere da 15 anni, l’unica cosa che vuoi fare è cambiare, rimetterti in carreggiata, mi diceva”. “Il problema - ha aggiunto Giachetti - è che occorre avere delle condizioni che te lo consentano. Quando hai speso un terzo della vita in carcere devi avere le condizioni necessarie per poter sperare in un reinserimento”, ha concluso il vicepresidente della Camera. Giustizia: Liuzzi (Pdl); Governo e Parlamento obbligati a risolvere “emergenza carceri” Adnkronos, 16 agosto 2013 “È il sovraffollamento il fattore deteriore del sistema carcerario. Neutralizza ogni utile azione di recupero e rieducazione, vanifica gli sforzi degli operatori penitenziari, costringe il personale sanitario che opera all’intero degli istituti di pena alla rassegnazione. A Ferragosto, nella visita che ho compiuto presso le carceri di Taranto e di Bari - accompagnato dal collega senatore Luigi D’ambrosio Lettieri - ho verificato di persona quanto avevo letto e visto sul complesso sistema della detenzione italiana. E posso affermare che la realtà supera di gran lunga la fantasia!”. Lo afferma il senatore del Pdl, Pietro Liuzzi. “Ogni uomo e ogni donna costretti in spazi angusti sviluppano patologie di comportamento che li segneranno a vita. Dovremmo evitare tutto ciò. Governo e parlamento affrontino con convinzione le giuste battaglie, non solo per rispetto dei principi di civiltà, bensì per il dovere di servire il Paese nella cura degli individui, delle persone. I detenuti mi hanno chiesto all’unisono di farmi portavoce dell’esigenza di un regime carcerario che privilegi i minimi spazi vitali. Ferragosto diverso non solo per me che ho visitato le carceri, ma anche per le nostre comunità civili che spesso rifuggono dall’approccio devastante della detenzione, benché stia crescendo la consapevolezza della complessa problematica carceraria e gli ultimi atti adottati da Camera e Senato, vedi la conversione in legge del cosiddetto decreto svuota-carceri, sono l’esito di tale sentimento diffuso”, ha concluso Liuzzi. Giustizia: Sappe; amnistia non risolve problemi, sì a depenalizzazione e misure alternative Agi, 16 agosto 2013 “Alcuni politici in visita nei penitenziari italiani per il Ferragosto, tra i quali il ministro degli Esteri Emma Bonino, il leader radicale Marco Pannella (era a Teramo, ndr) ed il Vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti (Pd), avrebbero detto che l’amnistia sarebbe la via maestra per risolvere i problemi penitenziari. Premesso che amnistia e indulto sono ovviamente provvedimenti che appartengono al Parlamento nella sua coralità, quel che è certo è che l’emergenza carceri è sotto gli occhi di tutti e servono necessariamente adeguate strategie di intervento. Non crediamo però che l’amnistia, da sola, possa essere il provvedimento in grado di porre soluzione alle criticità del settore”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione di categoria. “Quel che serve - afferma Capece - sono vere riforme strutturali sull’esecuzione della pena: riforme che non vennero fatte con l’indulto del 2006, che si rilevò un provvedimento tampone inefficace del quale però beneficiarono quasi 36mila soggetti, 29mila dei quali uscirono dalle carceri. Il sovraffollamento degli istituti di pena è una realtà che umilia l’Italia rispetto al resto dell’Europa e costringe i poliziotti penitenziari a gravose condizioni di lavoro”. Capece sottolinea come sia giunto il tempo “che la classe politica rifletta seriamente sulle parole spesso dette dal Capo dello Stato sulle criticità penitenziarie e si intervenga quindi con urgenza per deflazionare il sistema carcere del Paese, che altrimenti rischia ogni giorno di più di implodere. “Il personale di Polizia Penitenziaria è stato ed è spesso lasciato da solo a gestire all’interno delle nostre carceri moltissime situazioni di disagio sociale e di tensioni, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno”, rileva il segretario del Sappe. “Ci vogliono riforme strutturali, che depenalizzino i reati minori e potenzino maggiormente il ricorso all’area penale esterna, limitando la restrizione in carcere solo nei casi indispensabili e necessari. Sul progetto dei circuiti penitenziari studiato dall’Amministrazione penitenziaria non ci sembra la soluzione idonea perché - osserva Capece - al superamento del concetto dello spazio di perimetrazione della cella e ad una maggiore apertura per i detenuti deve associarsi la necessità che questi svolgano attività lavorativa e che il Personale di Polizia penitenziaria sia esentato da responsabilità derivanti da un servizio svolto in modo dinamico. Oggi tutto questo non c’è ed il rischio è che un solo poliziotto farà domani ciò che oggi lo fanno quattro o più agenti, a tutto discapito della sicurezza. Il progetto elaborato dal Capo Dap Tamburino e dal Vice Capo Pagano in realtà non prevede affatto lavoro per i detenuti e mantiene il reato penale della colpa del custode”. Per il Sappe “è quindi un progetto poggiato su basi di partenza sbagliate e non è certo abdicando al ruolo proprio di sicurezza dello Stato che si rendono le carceri più vivibili”. Giustizia: Ferragosto nell’Arcipelago gulag di Sergio Segio www.dirittiglobali.it, 16 agosto 2013 Ci sono voluti alcuni decenni, ma finalmente gli Stati Uniti sembrano aver preso atto di una verità che tanti denunciavano inascoltati da anni, mentre il coro mainstream teorizzava invece di “far toccare il fondo” ai tossicodipendenti: la war on drugs ha gonfiato le carceri di poveracci e svuotato le casse pubbliche. Così il procuratore generale Eric Holder ha recentemente annunciato una riforma per ridurre il sovraffollamento delle celle, dove ci sono 140 detenuti ogni 100 posti. Esattamente lo stesso tasso record italiano, dove i numeri sono ancora più tragici, poiché i posti disponibili sono in realtà assai meno dei 47 mila dichiarati ufficialmente, a fronte dei 64.873 detenuti presenti a fine luglio. Secondo Holder, al vertice della giustizia statunitense, il sistema di pene attualmente in vigore determina il fatto che un numero eccessivo di cittadini americani finisce in cella per un tempo eccessivo e molto spesso per piccoli reati, in particolare legati alle droghe. Sul milione e trecentomila detenuti nel 2011 nelle sole prigioni statali statunitensi (vi sono poi quelle federali e quelle locali) 225 mila lo erano per reati di droga. Questo eccesso di penalizzazione determina, ha constatato il procuratore, un “circolo vizioso di povertà, criminalità e carcere che intrappola troppi americani e indebolisce troppe comunità”. Più che una resipiscenza rispetto alle durezze e alla disumanità del sistema carcerario, tuttavia, le preoccupazioni maggiori sembrano riguardare il suo costo: 80 miliardi dollari nel 2010, secondo il Dipartimento di Giustizia. Anche questo un perverso - ma del tutto prevedibile - risultato di quella “guerra alla droga” lanciata da Ronald Reagan negli anni Ottanta del secolo scorso, in base alla quale, ad esempio, si può essere condannati a un minimo di 5 anni senza condizionale per il possesso di 5 grammi di crack. Da allora il trend delle incarcerazioni nelle prigioni federali è lievitato dell’800%; una crescita esponenziale che ha fatto incrementare in parallelo il business della privatizzazione del sistema. Ciò ha portato, in soli tre decenni, quel paese a un non invidiabile primato: quasi il 25% dei detenuti di tutto il mondo sono nelle celle degli Stati Uniti, la cui popolazione è il 5% di quella mondiale. Centratissimo e anticipatore, dunque, il saggio del criminologo Nils Christie pubblicato nel 1994 con il titolo Il business penitenziario - La via occidentale al gulag. Alla resipiscenza, pur tardiva, non sembra invece disponibile l’Italia, nonostante i rilievi della Corte di Cassazione, che ha rinviato alla Corte Costituzionale la legge sulla droga (legge 21 febbraio 2006, n. 49, cosiddetta Fini-Giovanardi) per una valutazione di legittimità. E nonostante le tante condanne della Corte europea per i diritti umani, che, da ultimo, ha imposto al nostro paese di provvedere entro un anno a una soluzione ampia e strutturale al problema del sovraffollamento penitenziario, pena sanzioni e risarcimenti miliardari. La normativa in vigore in Italia è l’evoluzione, ancor più repressiva e ideologica (tanto da equiparare droghe leggere e pesanti), di quella voluta, anzi imposta, da Bettino Craxi alla fine degli anni Ottanta (legge 26 giugno 1990, n. 162, cosiddetta Iervolino-Vassalli), proprio a seguito di un viaggio negli USA e di una fascinazione per la filosofia e la legislazione della tolleranza zero (e forse per la prospettiva della privatizzazione delle carceri). Gli effetti, fatte le proporzioni, sono analoghi a quelli verificati negli Stati Uniti: sono ben 853.004 le persone colpite da sanzioni amministrative per possesso di sostanze stupefacenti in poco più di 20 anni. Una repressione tanto estesa e ingiusta quanto inefficace, che si rivolge in particolare contro i consumatori di cannabis: sono loro, infatti, il 78,56% dei 35.762 segnalati al prefetto nel corso del solo 2012. Ingentissimo anche il numero dei carcerati, in un trend espansivo la cui curva è simile a quella statunitense. Sui 65.701 ristretti nelle prigioni italiane alla fine del 2012 25.269 lo erano per violazione alla legge sulle droghe. Come a dire quattro su dieci. Molti per il 5° comma dell’articolo 73, vale a dire per detenzione di piccole quantità, che prevede condanne da uno a sei anni. Insomma, il maggior responsabile del sovraffollamento delle celle italiane, e dunque delle condizioni di estremo disagio nelle quali ci si vive, in particolare in estate, è tale iniquo apparato legislativo. Un nodo che non ha voluto affrontare neppure il decreto sull’esecuzione delle pene avanzato dal ministro Annamaria Cancellieri. Una modifica legislativa già di per sé assai timida e ulteriormente depotenziata dal parlamento in sede di conversione del decreto, varato in questo mese di agosto. E, nonostante ciò, al solito definita “legge svuota-carceri” dalle pigre e stereotipate abitudini giornalistiche e dalla chiassosa opposizione di Lega, Fratelli d’Italia e M5S. Di fronte all’inanità istituzionale e alla miopia politica, rimane insomma da auspicare che, anche in questo caso - per una volta in direzione positiva - l’Italia almeno imiti gli Stati Uniti e si associ all’affermazione del suo procuratore generale: “Vista la quantità sproporzionata e non necessaria di persone detenute, dobbiamo essere certi che il carcere sia usato per punire, per fare da deterrente e per riabilitare, e non perché diventi un magazzino e un dimenticatoio”. Giustizia: studiare in carcere, per tanti resta un sogno di Paolo Ferrario Avvenire, 16 agosto 2013 Studiare in carcere: un desiderio irrealizzabile per troppi detenuti. Mancano aule, materiale didattico e personale per soddisfare la domanda di istruzione che viene dalle celle. Le statistiche del Ministero della Giustizia, aggiornate al 30 giugno scorso, dicono che su 66.028 detenuti totali (38.795 italiani e 23.233 stranieri), il 7% è analfabeta o privo di titolo di studio, il 21,1% ha la licenza elementare, il 59,4% il diploma di scuola media, l’1,2% il diploma di scuola professionale, il 9,3% quello di scuola superiore e l’1,6% è laureato. Questi sono però dati molto parziali, visto che del 45,6% dei detenuti non si conosce il percorso scolastico, quota che sale al 61,8% per la componente straniera (40,6% per gli italiani). C’è quindi necessità di lavorare ancora e, da settembre, l’intenzione del Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con quello della Giustizia, ma anche con le Regioni, le Province e i Comuni è proprio quella di incrementare, dove possibile, l’offerta formativa (vedi intervista in pagina). L’occasione è data dall’avvio, a settembre e in nove regioni, dei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia) che, per un anno, affiancheranno i Centri territoriali permanenti per l’istruzione e la formazione di quella fascia di popolazione adulta uscita dalla scuola senza titolo di studio. Secondo l’Istat, in Italia oltre 28 milioni di cittadini adulti sono in possesso, al massimo, di un titolo di studio conclusivo del primo ciclo e oltre l’80% non raggiunge il livello 3, quello “necessario per garantire il pieno inserimento nella società della conoscenza”. Aggiornata all’anno scolastico 2011/2012, l’offerta formativa delle scuole carcerarie era la seguente: 19.976 i corsi attivati. Così suddivisi: 3.881 (19,4%), corsi del primo ciclo di istruzione (Cpc); 4.929 (24,7%), corsi a favore dei cittadini stranieri per l’integrazione linguistica e sociale (Cils); 8.117 (40,6%) corsi brevi modulari di alfabetizzazione (Cbm); 3.049 (15,3%), corsi del secondo ciclo di istruzione (Cp/Csi). La metà delle 253 scuole carcerarie è attiva nelle regioni del Sud Italia. Quella che ne ha il maggior numero è la Sicilia (43), seguita dalla Campania (30) e dalla Puglia (15). Un terzo delle scuole è invece nelle regioni del Nord: 19 in Lombardia, 18 in Emilia Romagna e 13 in Piemonte. Al Centro le scuole carcerarie sono in tutto 47, di cui 19 nel Lazio e 18 in Toscana. Al Nord sono programmati in maggioranza corsi brevi modulari, della durata di 50 ore (lingue, computer, falegnameria, arte, pittura, meccanica...); al Centro e al Sud, invece, sono in prevalenza i corsi del primo ciclo di istruzione. In minoranza, infine, i corsi di integrazione linguistica per gli stranieri. Toccafondi: la scuola abbatte il tasso di recidiva Come il lavoro, anche la scuola, in carcere, è un punto cardine del percorso di educazione e reinserimento sociale dei detenuti. Lo studio in cella abbatte drasticamente il tasso di recidiva”. Parte da qui, il programma del sottosegretario all’Istruzione, con delega all’istruzione degli adulti, Gabriele Toccafondi, per aumentare l’offerta formativa nelle carceri italiane. “Vorrei fosse chiaro - spiega - che la scuola in carcere non è un’ora d’aria, ma apprendimento vero. Che richiede applicazione e fatica agli studenti-detenuti, la cui età media supera i trent’anni”. Qual è la situazione delle scuole carcerarie? I dati ci dicono che siamo sulla buona strada, ma che possiamo e dobbiamo assolutamente migliorare per dare a un maggior numero di detenuti la possibilità di studiare. A che cosa pensa, in particolare? Occorre una particolare attenzione e una volontà chiara di interventi all’interno delle carceri perché un detenuto che frequenta le lezioni con regolarità, raggiungendo la licenza media o il diploma, ma anche la licenza elementare, è una persona che vuole cambiare, che capisce che ha bisogno di studiare per poter cambiare vita, crede nelle sue possibilità e nei suoi talenti. Se studia vuole creare le basi per costruirsi un’esistenza migliore e di conseguenza l’istruzione è uno strumento per abbattere la recidiva. Chi studia, così come chi impara un mestiere all’interno di un istituto di pena, ha una possibilità reale di “ripartire” sia all’interno del carcere sia dopo avere scontato la pena”. Non da oggi, il problema principale delle carceri è il sovraffollamento: se mancano gli spazi per le persone, come si può pensare di trovarli per le aule? Dobbiamo crederci e lavorare di conseguenza. Non servono solo aule, ma anche banchi, materiale didattico e insegnanti formati. Chi sono i docenti in carcere? Sono professionisti che prestano servizio sia nelle scuole “normali” che in carcere. Alcuni, quelli più motivati, lavorano, anche da decenni, soltanto in carcere. La loro è una vera vocazione. E sono questi a spingere per potenziare l’offerta. Sono i primi a poter testimoniare quanto sia utile studiare in cella. Alcuni hanno portato detenuti fino alla laurea. Come inserire anche l’istruzione nell’agenda-carcere? Bisogna cominciare un percorso e aprire un dibattito che, oggi, ancora non c’è. Manca la consapevolezza dell’utilità della scuola in carcere. Eppure, a pensarci bene, è un bene per tutti. Per i detenuti, che così possono rifarsi una vita, ma anche per la società, che recupera una persona che ha buone probabilità di non tornare a delinquere. Quali sono i tempi del suo programma? A settembre si parte con i Cpia. Questo sarà un banco di prova della volontà di potenziare l’istruzione in carcere. Credo che unendo le forze si possa tranquillamente raddoppiare i corsi oggi esistenti. Giustizia: Sappe; amentato rischio proselitismo terrorismo islamico tra i detenuti Ansa, 16 agosto 2013 “L’inasprimento delle tensioni in Egitto ed in altri Paesi mediorientali potrebbe avere risvolti inquietanti anche all’interno delle carceri italiane” per l’altissimo sovraffollamento delle celle, e per il fatto che “oggi nei nostri penitenziari vi sono più detenuti di religione islamica che non cattolici o aderenti ad altri credi”. A lanciare l’allarme è il sindacato della polizia penitenziaria Sappe, che teme che “piccoli criminali vengono tentati da membri di organizzazione terroristiche detenuti” e che dunque si inneschi un fenomeno di “proselitismo”. “Oggi abbiamo in Italia 22.744 detenuti stranieri sui circa 65mila presenti e quasi 11mila appartengono a Paesi dell’Africa; 458 gli egiziani detenuti in Italia, che pur sotto controllo vivono comprensibilmente con ansia e preoccupazione il corso degli eventi”, afferma il segretario Donato Capece. Di qui l’auspicio che “il Governo non perda dunque tempo” e incrementi l’ “attuazione della norma che prevede l’applicazione della misura alternativa dell’espulsione per i detenuti stranieri i quali debbano scontare una pena, anche residua, inferiore ai due anni”. Giustizia: l’ex Br Senzani “recita” Peci, una lezione d’inciviltà di Oreste Pivetta L’Unità, 16 agosto 2013 Al Festival di Locarno l’ex terrorista è protagonista del film sul delitto più infame delle Br. Può dire ciò che vuole, ma c’è di mezzo la coscienza e anche il senso morale. Vivono ancora tra noi molti individui che popolarono le cronache degli anni settanta e ottanta di morti, di orfani e di vedove, di stelle a cinque punte, di paure e di angosce, di messaggi deliranti. Scrivo “deliranti”, come si è sempre usato, ma preferirei scrivere semplicemente “idioti”: nel delirio si può immaginare qualche nobiltà, qualche generosità. Non tutti sono ancora tra noi. Pochi mesi fa ad esempio se ne è andato Prospero Gallinari, malato, stanco, mai pentito. Di alcuni, tra quanti restano, non si sa più nulla. Hanno scelto, molto spesso avendo scontato una pena (ridotta grazie ai benefici che la legge riconosce a tutti i detenuti, una legge di quello Stato che volevano abbattere) un lavoro e soprattutto il silenzio. Molti altri non si sono sottratti al piacere di raccontare, di testimoniare, parlando, scrivendo, dichiarando, esibendo il loro passato, elencando motivazioni, giustificazioni, ambizioni, dimostrando una dimestichezza con tutte le forme della comunicazione di massa di questa corrotta società contemporanea che è difficile immaginare in un rivoluzionario totale, in un terrorista votato alla clandestinità, all’oscurità, alla trama segreta, sequestratore oppure omicida con un cappuccio in testa per non farsi riconoscere. Scrittori, conferenzieri, oratori, anche attori, come Giovanni Senzani, accusato e condannato per l’omicidio di Roberto Peci: cinquanta giorni di prigionia, chiusi da undici colpi di mitraglietta contro un operaio, la cui unica colpa era quella di essere il fratello di Patrizio, il brigatista che aveva fatto il nome dei compagni, un “infame” nella declinazione morale di quelli che invece non tradirono, quelli che pensavano e continuano a pensare che ammazzare un agente di custodia padre di due o tre figli alla fermata del tram, un avvocato, un giornalista, un giudice sotto casa, un professore in un corridoio di un’aula universitaria, un operaio comunista come Guido Rossa, fosse una prova di ardimento, in linea con la causa rivoluzionaria che li animava: contro lo Stato, contro i magistrati (che magari indagavano sulle stragi fasciste), contro i lavoratori che continuavano a pensare che si poteva cambiare la fabbrica, riformare persino un Paese, usando le armi della democrazia. Indifferenti di fronte alla morte e persino di fronte all’inutilità della morte. Sardegna: deputati in visita nelle carceri; Pili (Pdl) a Iglesias e Giachetti (Pd) a Tempio L’Unione Sarda, 16 agosto 2013 Deputati in visita nelle carceri dell’Isola. Roberto Giachetti (Pd) è entrato ieri i nell’istituto penitenziario di Tempio, mentre Mauro Pili ha visitato il carcere di Iglesias con Salvatore Argiolas, segretario regionale Ugl, e con i delegati sindacali territoriali. “Tutto quello che non si dovrebbe sapere, tutto quello che succede dentro un carcere non solo a Ferragosto ma tutti i giorni - scrive Pili su Facebook - 106 detenuti, 4 agenti in tutto. Oggi l’interrogazione parlamentare con tutti i dettagli di una visita in un giorno qualunque in un carcere speciale. In 6.000 hanno firmato per tenerlo aperto ma il Ministero della Giustizia lo vuole chiudere - aggiunge - E ora la gestione è ridotta al lumicino con agenti costretti a turni unici in Italia. Tutti i giorni, Ferragosto compreso”. “Rimango convinto che un provvedimento di amnistia collegato ad una seria riforma della giustizia debbano essere al centro dell’agenda politica del Parlamento”. Lo ha detto il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti (Pd), al termine di una visita ispettiva nel nuovo carcere di massima sicurezza di Tempio Pausania (Olbia-Tempio), organizzata insieme all’associazione radicale “il detenuto ignoto”, che propone, tra gli altri, il referendum per abolire il carcere a vita. Secondo Ghiachetti, “si tratta di scelte da fare per la civiltà del nostro Paese e per aggredire un cancro che colpisce le persone normali, a prescindere e nonostante le vicende di Berlusconi che, come noto, si è occupato e preoccupato di giustizia solo per le sue vicende personali”. “Da oltre 30 anni l’Italia è ripetutamente condannata dalla corte europea per la sua giustizia e per lo stato delle sue carceri - ha aggiunto Irene Testa, del comitato promotore dei referendum e segretario dell’associazione radicale - per questo, come radicali proponiamo che attraverso i referendum, proprio come già Enzo Tortora fece, i cittadini diano un’indicazione per la riforma della giustizia che, come si è visto non vuol saperne di autoriformarsi”. Ugl e Pili (Pdl) denunciano carenza agenti a Iglesias Turni massacranti, un agente ogni 26 detenuti, condizioni igieniche al collasso con una sola doccia funzionante ogni 30 detenuti. È la fotografia del carcere di Iglesias visitato ieri dal deputato del Pdl Mauro Pili e da una delegazione dell’Ugl nel giorno di Ferragosto. “Strutture penitenziarie allo sbando”, spiega il parlamentare, “tutto sulle spalle di pochissimi agenti e di qualche volontario operatore sociale, per il resto niente di più. Una gestione delle carceri che non tiene conto nemmeno delle più elementari condizioni di agibilità, a partire dalla sicurezza”. “Basti solo un elemento”, sottolinea Pili, “la prima porta del carcere non si chiude. Rotta da tempo, ma nessuno interviene. Situazioni paradossali frutto di un’incuria amministrativa gestionale delle carceri in Sardegna senza paragoni”. Il deputato sardo ha presentato un’interrogazione parlamentare per denunciare la situazione di degrado della struttura e chiedere un intervento del governo in modo da rendere efficiente e vivibile l’istituto di pena. “Per due turni”, spiega il parlamentare del Pdl, “ci sono quattro agenti, e solo per un turno durante la giornata diventano cinque massimo sei. Tutto questo per 106 detenuti. Un rapporto unico nel suo genere, 26 detenuti per agente. Una situazione incredibile per un carcere che dovrebbe avere almeno il doppio del personale. In realtà l’intera struttura è affidata alla responsabilità e l’abnegazione dei pochissimi agenti che vi operano, senza che ci sia un solo segnale di attenzione da parte dell’amministrazione penitenziaria”. Giacchetti e Testa in visita al carcere “Tempio, modello da esportare” Il vice presidente della Camera, Roberto Giacchetti e la radicale Irene Testa, ieri, si sono recati al carcere di Nuchis a Tempio. La visita ispettiva è stata organizzata insieme all’associazione radicale, “il detenuto ignoto” che da tempo si batte per proporre un referendum sull’abolizione del carcere a vita. “La struttura di Tempio Pausania è certamente un modello da esportare, tuttavia le eccezioni non bastano. Rimango convinto che un provvedimento di amnistia collegato a una seria riforma della giustizia debbano essere al centro dell’agenda politica del Parlamento “, ha dichiarato Giacchetti. “Da oltre 30 anni”, ha poi proseguito la Testa, “l’Italia è ripetutamente condannata dalla corte europea per la sua giustizia e per lo stato delle sue carceri. Per questo, come radicali proponiamo che attraverso i referendum, proprio come già Enzo Tortora fece, i cittadini diano un’indicazione per la riforma della giustizia che, come si è visto non vuol saperne di autoriformarsi”. Padova: 200 detenuti e diversi agenti sottoscrivono 12 Referendum dei Radicali Dire, 16 agosto 2013 "Nel carcere Due Palazzi hanno firmato oltre 200 detenuti, i 200 che avevano fatto la domandina per sottoscrivere i 12 referendum radicali su cui in queste settimane è in corso la raccolta firme. Oltre ai 200 detenuti hanno firmato anche diversi agenti di polizia penitenziaria" Lo ha detto a Radio Radicale Rita Bernardini, ex deputata radicale, che ieri è stata nel carcere padovano per raccogliere le firme che i detenuti avevano chiesto di poter apporre ai quesiti referendari radicali su giustizia, immigrazione, droga, finanziamenti ai partiti e alle Chiese. L'ex deputata radicale ha ricordato: "Nessuno ci può dire che ci siamo svegliati perché c'è stata una particolare sentenza. Noi da trent'anni ci battiamo per un provvedimento di amnistia, e da trent'anni proponiamo questi temi, che tra l'altro in gran parte riguardano proprio la giustizia", ha spiegato. "Per esempio: c'è un referendum sul divorzio breve, che propone di abrogare i tre anni obbligatori prima di poter chiedere il divorzio, che consentirebbe di ridurre in un colpo l'arretrato della giustizia italiana, che vive in una condizione di flagranza criminale. Poter eliminare i 3 anni di separazione obbligatori significa eliminare in un anno almeno 700 mila cause civili. Basta questo per capire la portata rivoluzionaria, anche per l'economia italiana, che hanno questi referendum", ha concluso l'ex deputata radicale. Salerno: i detenuti sostengono i referendum Radicali, raccolte 80 firme a Fuorni La Città di Salerno, 16 agosto 2013 Una vigilia di ferragosto in carcere per sostenere la lotta per i diritti civili: è quella trascorsa, ieri, dai Radicali salernitani dell’associazione “Maurizio Provenza”, rappresentati da Donato Salzano e Carlo Padovano (rispettivamente segretario e tesoriere del movimento) che hanno portato, all’interno della casa circondariale di Fuorni, le proposte di riforma della giustizia nonché i 12 referendum Radicali sulla “Giustizia Giusta” e sui nuovi Diritti civili. Alla delegazione si è aggiunto il consigliere regionale Dario Barbirotti che ha dichiarato di condividere le battaglie storiche dei Radicali. “Ci sono 150 detenuti stipati in un solo piano. Nonostante la capienza complessiva sia di 280 detenuti, il carcere attualmente ne ospita oltre 600. Questa struttura è disumana - ha accusato Salzano - Il rifacimento della sezione femminile è stata una piccola vittoria. Se non altro, le detenute non hanno più il wc a vista”. Della delegazione ha fatto parte anche Emiliano Torre, capogruppo Sel del Comune di Salerno, che ha sottolineato come il 50 per cento dei detenuti sia in attesa di giudizio da anni. La calda giornata ha visto inoltre schierati, accanto ai Radicali, gli avvocati Fiorinda Mirabile e Massimo Torre. Altre richieste poste al centro dell’attenzione sono: la scarsità di attività formative volte al recupero dei detenuti; la disastrosa situazione sanitaria. “I malati psichiatrici non dovrebbero nemmeno stare nelle carceri - hanno dichiarato gli attivisti. La Corte di giustizia europea ha condannato il nostro Paese innumerevoli volte per l’irragionevole durata dei processi e le condizioni inumane e degradanti in cui vivono i detenuti”. Le catacombe del Terzo Millennio: questa la definizione coniata dai Radicali salernitani che hanno raccolto, in mattinata, 80 firme tra i detenuti della sezione femminile e di quella per i reati comuni. “I detenuti di Fuorni digiuneranno insieme a Marco Pannella - ha dichiarato inoltre Salzano - ma non potranno farlo sapere a Riccardo Arena (autore della trasmissione “Radio Carcere” su Radio Radicale, ndr) perché le loro lettere non escono mai da qui. Il direttore e il personale della struttura subiscono l’istinto di difendere le istituzioni ma così si condannano essi stessi”. Firenze: Radicali a Sollicciano, raccolte 188 firme su 290 detenuti italiani www.nove.firenze.it, 16 agosto 2013 Questa mattina una delegazione radicale ha svolto una raccolta firme straordinaria per i 12 referendum radicali all'interno del carcere di Sollicciano: un'iniziativa organizzata a livello nazionale dal Partito Radicale per consentire anche al "pianeta carcere" di poter partecipare all'esercizio democratico. "Sono state raccolte 188 firme su 290 detenuti italiani: i rimanenti erano assenti nelle sezioni per i più svariati motivi e avranno la possibilità di firmare i referendum nei prossimi giorni durante un'altra raccolta straordinaria" ha dichiarato il segretario dell' associazione radicale "Andrea Tamburi", Maurizio Buzzegoli. "I referendum non basteranno per uscire dalla flagranza criminale e criminogena dello stato italiano: servono urgentemente, vista la drammaticità quotidiana della giustizia e del carcere, un provvedimento di amnistia e indulto, come da anni ripete Marco Pannella che da domani riprenderà la lotta nonviolenta" ha continuato il segretario Buzzegoli. Infine Buzzegoli parla della realtà di Sollicciano: "Nonostante quella di oggi non si trattasse di una visita ispettiva, abbiamo potuto constatare che i problemi a Sollicciano non mancano: dall'eccessiva presenza dei piccioni al ciclico sovraffollamento; anche se risultano migliori le condizioni dell'organico della polizia penitenziaria. Infine- conclude Buzzegoli- ringraziamo il Dap, la polizia penitenziaria e la direzione del carcere per averci dato la possibilità di accedere all'interno dell'istituto". Potenza: Radicali in visita; 93 detenuti dei 99 presenti hanno firmato per i 12 Referendum Ansa, 16 agosto 2013 “Nel carcere di Potenza c’è un virus che potrebbe ben influire sulla situazione circostante, che è di putrefazione, ma resta la flagranza criminale contro i Diritti Umani e lo Stato di Diritto”: questo il giudizio del leader dei Radicali, Marco Pannella, appena uscito dal carcere di Potenza dopo una visita. Pannella ha parlato di “situazione singolare, unica” della casa circondariale del capoluogo lucano: “È una struttura abbastanza recente - ha spiegato - ma ho trovato corridoi spaziosi che non ho visto altrove, una luminosità degli ambienti considerevole e alcuni servizi buoni. I detenuti sono impegnati in lavori quotidiani e va sottolineato lo sforzo dei dirigenti del carcere e degli agenti della Polizia penitenziaria”. “La situazione che ho registrato a Potenza - ha continuato il leader radicale - non sposta di un millimetro, però la situazione determinata da decenni di flagranza criminale rispetto al diritto, contro la quale ci stiamo battendo da anni”. Pannella era accompagnato nella visita da due assessori regionali della Basilicata, Marcello Pittella e Nicola Benedetto. Il leader dei Radicali lucani, Maurizio Bolognetti, ha detto ai giornalisti che, ieri, nel carcere 93 detenuti dei 99 presenti hanno firmato i 12 referendum (fra i quali alcuni sui temi della giustizia) promossi dai Radicali: 90 dei 93 firmatari hanno condiviso tutti i quesiti proposti, ha detto Bolognetti. Palermo: all’Ucciardone i Radicali raccolgono firme dei detenuti per i Referendum Asca, 16 agosto 2013 I radicali hanno raccolto durante il giorno Ferragosto firme nel carcere dell’Ucciardone di Palermo per i dodici referendum sulla giustizia e sui diritti civili. Gli esponenti politici sono rimasti per sette ore nella casa di pena, dove hanno ascoltato i problemi dei detenuti. Ad autenticare le firme, i consiglieri comunali Rosario Filoramo e Rita Vinci. Teramo: Pannella a Castrogno, gran parte dei detenuti firma per Referendum Radicali Asca, 16 agosto 2013 Ferragosto in carcere per Marco Pannella. Come annunciato nei giorni scorsi una delegazione di radicali ha fatto visita ai detenuti del carcere di Castrogno a Teramo insieme, tra gli altri, al consigliere regionale Riccardo Chiavaroli. Con l’occasione gran parte dei detenuti ha firmato per i 12 referendum radicali. Reggio Calabria: domani i Radicali Rita Bernardini e Marco Pannella visitano il carcere Adnkronos, 16 agosto 2013 “I referendum promossi dai Radicali sulla giustizia giusta, i diritti civili e l’amnistia costituiscono l’unica via di uscita dalla flagranza criminale dello Stato rispetto alle condizioni di sovraffollamento delle carceri e all’eccessivo carico di processi destinati a una generale prescrizione. Il tema della riforma della giustizia, a trent’anni di distanza dall’arresto di Enzo Tortora, risulta oramai ineludibile e il compito di affrontarlo appartiene ai cittadini attraverso lo strumento referendario di fronte alla paralisi parlamentare”. Lo sottolinea una nota dei Radicali Italiani, nel promuovere un’iniziativa che si terrà nel pomeriggio di oggi in Calabria. L’appuntamento, si legge in una nota dei Radicali, è alle 17.30, a Gambarie (Rc), dove si terrà una conferenza stampa sulla giustizia con Marco Pannella e Rita Bernardini (Radicali Italiani), il senatore del Pdl Nico D’Ascola, gli avvocati Carlo Morace (giunta nazionale Ucpi) e Gianpaolo Catanzariti (Riformisti Italiani), il Cons. Prov. Francesco Cannizzaro (Lista Scopelliti Presidente) Durante l’incontro, si legge ancora nel comunicato, potranno essere sottoscritti i quesiti referendari. Poi, domani, una delegazione, composta da D’Ascola, Rita Bernardini e Marco Pannella, gli avvocati Gianpaolo Catanzariti e Carlo Morace, i radicali Matteo Angioli e Laura Harth procederà ad una visita ispettiva presso la casa circondariale di Reggio Calabria. Taranto: due detenuti tentano suicidio, salvati dagli agenti della Polizia penitenziaria Agi, 16 agosto 2013 Due detenuti hanno tentato di toglieresi la vita il giorno di Ferragosto nel carcere di Taranto. Uno ha cercato di impiccarsi, l’altro, invece, ha tentato di ingerire lamette da barba. Entrambi i detenuti sono stati soccorsi in tempo dagli agenti della Polizia penitenziaria e dal personale della struttura. A denunciare l’accaduto è l’Osapp, una delle sigle sindacali della Polizia penitenziaria. “In quest’ultimo periodo - rileva l’Osapp - sono di normale routine questo genere di episodi che ci fanno riflettere come si vive nel penitenziario di Taranto e non solo. Con la carenza di personale di Polizia penitenziaria, adesso ulteriormente ridotto per il piano ferie, quello in servizio - rileva l’Osapp - è costretto a subire turni massacranti e solo con enorme sacrificio si può garantire la sicurezza”. “Il personale di Polizia penitenziaria - dice l’Osapp - è sempre pronto ha salvare vite umane, perché se è vero che parliamo di detenuti che stanno scontando il carcere per i reati che hanno commesso, si tratta pur sempre di vite umane”. A Taranto l’organico degli agenti di custodia è sotto di 40 unità, dice l’Osapp, tant’è che “viene chiamato anche il personale in congedo per far fronte alle esigenze dei piantonamenti nei reparti ospedalieri dei detenuti ricoverati”. Un miglioramento è atteso dal piano svuota-carceri, ma nel frattempo l’Osapp sollecita l’amministrazione penitenziaria ad affrontare le carenze dell’istituto di Taranto che oltre al personale, riguardano anche i mezzi. E proprio il carcere di Taranto ieri e oggi è stato visitato, rispettivamente, dal senatore Pdl, Luigi D’Ambrosio Lettieri, che ha poi compiuto analoga visita al carcere di Bari. Padova: il permesso premio in Valle d’Aosta va concesso, respinto ricorso della Procura Il Mattino di Padova, 16 agosto 2013 Il tribunale di Sorveglianza di Venezia concede il permesso premio a due detenuti, ribaltando la decisione della procura di Padova che aveva stoppato il provvedimento già deciso dal tribunale di Sorveglianza padovano. Però tra un ricorso e l’altro la settimana di vacanza a Cervinia, in Valle d’Aosta, in un hotel a tre stelle dal 21 al 28 luglio è già passata e loro sono rimasti in cella. Gianni Piras è un ergastolano sardo condannato al “fine pena mai” e aveva già goduto di cinque permessi premi tutti andati a buon fine; Rino Poletto è un trentino condannato a 15 anni e mezzo di reclusione. Tutti e due erano finiti sul banco degli imputati per omicidio: il primo, coinvolto nella faida di Siurgus Donigala, è stato ritenuto responsabile dell’omicidio di un allevatore; il secondo assassinò la moglie a Canova di Gardolo nel 2006. La vacanza era stata però ritenuta “inopportuna” dalla procura di Padova. L’intenzione di portare i due detenuti in Val d’Aosta era stata preannunciata al tribunale di Sorveglianza con una lettera inviata il 12 giugno e firmata dal presidente di “Officina Giotto” Nicola Boscoletto; nella richiesta si specificava che alcuni operatori del consorzio Giotto partecipavano alla vacanza organizzata da Comunione e Liberazione di Padova a Cervinia, ritenendo di estendere l’invito ai detenuti impiegati presso le cooperative come momento formativo e di arricchimento all’interno del percorso di inserimento lavorativo. Il sì alla vacanza era stato firmato dal magistrato Linda Arata il 15 luglio, ma il reclamo del pm Federica Baccaglini è stato firmato il giorno successivo: così i due detenuti sono stati bloccati e rimasti in carcere. “Sono molto stupito dalla compostezza e dalla maturità con cui i due detenuti hanno risposto ad una decisione incomprensibile e per molti dolorosa. Ma per fortuna basta avere solo pazienza e le cose buone presto o tardi arrivano. Un segno concreto che queste persone oggi hanno anche qualcosa da insegnare”, dice Nicola Boscoletto, presidente del consorzio Giotto. Nelle motivazioni del tribunale di sorveglianza, si legge: “Se tale presunzione è già stata superata con la concessione di uno o più permessi premio è evidente che l’applicazione di più grave restrizione può rilevarsi addirittura deleteria, perché potrebbe interrompere quel programma di trattamento che, in conformità dei principi costituzionali, deve pur sempre tendere alla rieducazione del condannato”. Don Marco Pozza, cappellano del carcere, che sulla vicenda era intervenuto proprio su questo giornale, così ha commentato la vicenda: “Una vittoria che ha il sapore di una grande conquista perché ottenuta non eludendo la legge ma rispettando appieno la giustizia. Quella giustizia che a volte si dimostra vacillante di fronte alla forza disarmante dell’amore cristiano”. Napoli: carcere di Poggioreale, ecco perché i detenuti sono pazienti di serie B… di Maria Pirro Il Mattino, 16 agosto 2013 Celle sovraffollate e sale operatorie vuote. Questa la situazione a Napoli, stigmatizzata in una lettera inviata al ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri. A intervenire Vittoriano L’Abbate, criminologo, rappresentante nazionale, per segnalare “il disagio e la sofferenza dei detenuti che continuano a essere penalizzati anche come pazienti, per il perdurare, immotivato, della chiusura della sala operatoria del centro clinico di Poggioreale, che comporta a tutt’oggi trasferimenti in altre strutture, dopo addirittura anni di attesa anche per banali interventi chirurgici con grosso dispendio di risorse economiche e umane”. L’Abbate sottolinea che lo stop agli interventi chirurgici nel carcere dura già da quattro anni, ed è off-limits anche il complesso operatorio di Secondigliano. “Più volte è stata segnalata tale situazione anche al Dipartimento Amministrazione penitenziaria e al Ministero della Giustizia per le proprie competenze senza alcuna risposta operativa così come più volte “Il Mattino” ha sollecitato i funzionari competenti dell’Asl Napoli 1 senza che la problematica potesse essere risolta”. Il motivo? “La direzione del carcere, molto sensibile, mi risulta - scrive il sindacalista - abbia esperito tutti i tentativi che, però, sono risultati vani”. Quindi il nuovo appello. Vigevano (Pv): tre letti per cella, detenuti doppi capienza e pochi agenti, il carcere scoppia La Provincia Pavese, 16 agosto 2013 Un terzo letto deve essere aggiunto ogni notte in celle da due detenuti e di giorno deve essere rimosso, altrimenti non si cammina. Succede nel carcere dei Piccolini. “Troppi detenuti e pochi agenti”, segnala il consigliere Pd Villani. Deve essere aggiunto ogni sera un terzo letto in celle da 12 metri quadrati, dove già dormono due detenuti. Di giorno il terzo letto deve essere rimosso, altrimenti nella cella del carcere dei Piccolini non si cammina. “Questo significa che di giorno un detenuto non potrà nemmeno sdraiarsi”, spiega il consigliere regionale Pd Giuseppe Villani. Con Alessia Minieri dei Radicali italiani ha visitato ieri la casa circondariale, per l’iniziativa “Ferragosto in carcere”, che ha toccato molte strutture lombarde. Il carcere dei Piccolini rischia sempre più di esplodere per il sovraffollamento in costante crescita, e la cronica carenza di personale. “Una situazione ormai ben oltre il limite”, dice Villani. Il carcere dei Piccolini occupa una superficie di 15mila metri quadri, di cui 10mila coperti. Ha otto sezioni, ognuna delle quali formata da venticinque celle. Consegnato nel 1993, ospitava ieri 506 detenuti (il 40% in attesa di giudizio), di cui un centinaio di donne: il picco massimo è stato 514 ospiti. Tre anni fa i reclusi erano 400, numero ritenuto il tetto massimo di tollerabilità di una struttura concepita per 236 persone in condizioni ottimali. Fra i detenuti comuni gli extracomunitari sono il 70 per cento, la media è un detenuto straniero su due. I detenuti sono oltre il doppio della capienza, però mancano gli agenti di polizia penitenziaria: 222 poliziotti sono attualmente in servizio, di cui però 17 distaccati altrove, su un organico teorico di 270 agenti. Ci sono 4 infermieri in servizio, ne mancano almeno due. Ieri durante la visita del consigliere regionale c’è stata una protesta dei detenuti con la “battitura” delle sbarre. “Vivono in una situazione di degrado, anche i nostri parlamentari se ne interesseranno”. Firenze: il carcere di Sollicciano senza “piani di fuga”, in caso di incendio rischio tragedia La Repubblica, 16 agosto 2013 A Sollicciano, il giorno dopo l’incendio che ha reso necessaria l’evacuazione del reparto clinico, si riflette sul gravissimo rischio che è stato corso. Il cappellano don Vincenzo Russo è rimasto nel carcere fino alle 23 di martedì: “Vengono i brividi pensando a quello che sarebbe potuto succedere. Se si è evitata una tragedia dobbiamo dire grazie alle guardie che in mezzo al fumo sono andate ad aprire le celle e hanno portato via i detenuti. Ma non è concepibile che non esistano piani di fuga in caso di emergenza, le condizioni di sicurezza in un carcere sono fondamentali. E poi in quel caldo infernale non è così strano che gente disperata perda la testa”. In poco più di 24 ore i principi di incendio sono stati tre: lunedì ne è scoppiato uno, subito spento, nel reparto transito; ieri, martedì, alle 13,30 un detenuto straniero ha dato fuoco al materasso in una grande cella del reparto penale, e anche in questo caso il rogo è stato subito spento; poi, alle 14,30, un detenuto italiano con problemi psichici ha dato fuoco al suo materasso nel reparto clinico, e solo per la bravura degli agenti e degli infermieri, che hanno aperto le celle di tutti i 27 ricoverati e li hanno portati all’aperto, nei passeggi, tutto si è risolto solo con alcuni casi di lieve intossicazione. Che il rischio incendio nelle carceri sia concreto e di ardua soluzione lo conferma il garante dei detenuti Franco Corleone, che ricorda le 11 vittime del rogo scoppiato nel carcere torinese delle Vallette il 3 giugno 1989: “Il problema è che ci sono sezioni e celle chiuse e chi ha le chiavi deve aprirle una dopo l’altra. In Italia solo il nuovo carcere di Trento ha le aperture automatizzate”. La Camera Penale di Firenze e l’Osservatorio Carcere intervengono per “richiamare nuovamente l’attenzione sulle ormai troppo evidenti condizioni di invivibilità e di pericolosità delle strutture carcerarie”. “Condividendo in pieno le lodi spese in favore degli agenti di polizia penitenziaria che si sono prodigati per scongiurare una evoluzione drammatica dei fatti, - si legge nella nota - preme ricordare come ormai da molti mesi la Camera Penale di Firenze stia sollecitando l’attenzione sul problema carcerario. Purtroppo anche l’ultima stesura normativa si è dimostrata un blando palliativo rispetto alle reali necessità. Non sorprende pertanto che il 6 agosto la Giunta dell’Unione Camere penali abbia deliberato l’astensione dalle udienze dal 16 al 20 settembre anche per la questione carceraria”. E oggi a Sollicciano una delegazione dei radicali raccoglie le firme per i 12 referendum da loro proposti. Agrigento: 15 borse-lavoro a ex detenuti da Comune di Canicattì per manutenzione verde www.canicattiweb.com, 16 agosto 2013 Da qualche settimana affiancano gli operai comunali nella realizzazione di lavori di ristrutturazione e manutenzione del patrimonio comunale per un periodo complessivo di tre mesi. Si tratta in tutto di 15 persone che vengono utilizzate dall’ente tramite le Borse lavoro, inserite nel Piano di Zona 2004/2006, finanziato dai fondi regionali della Legge 328. Persone scelte attraverso una selezione ed in prevalenza tra ex detenuti, ex tossicodipendenti, ragazze madri, vedove o chi vive in condizioni di grave ristrettezza economica. Per tre mesi potranno essere inseriti all’interno di un percorso formativo ed educativo che consentirà loro non soltanto di beneficiare di un contributo economico ma anche di poter riscattare la propria condizione svolgendo lavori per conto del comune. Le Borse lavoro daranno la possibilità alle quindici persone di avere un compenso mensile di 480 euro per un totale di oltre ventimila euro che verranno garantiti dalle casse comunali a favore dell’iniziativa. Il progetto vede all’opera 5 donne di età compresa tra i 35 ed i 50 anni e 11 uomini di età compresa tra i 20 ed i 55 anni. I beneficiari, del sussidio, affiancano gli operai comunali nella realizzazione di interventi di manutenzione delle strade, di diserbamento e pulizia delle aree verdi ed in altri generi di lavori che vengono man mano indicati dai responsabili dell’ufficio manutenzione ai quali sono stati affidati. In sostanza, soltanto dopo avere reso un servizio alla collettività saranno regolarmente pagati. Parma: Sottosegretario Ferri; bene cattura dell’evaso, investire nella videosorveglianza Gazzetta di Parma, 16 agosto 2013 “Come membro del Governo non posso che esprimere grande soddisfazione per la cattura di Valentin Frrokaj, il più pericoloso dei due evasi dal carcere di Parma perché condannato all’ergastolo. Grazie alla magistratura e alle forze dell’ordine che hanno lavorato a fondo e bene”. È quanto ha dichiarato oggi il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri sull’arresto di uno dei due albanesi fuggiti lo scorso 2 febbraio dalla struttura penitenziaria di Parma. Ferri, nel primo pomeriggio, ha fatto visita proprio al carcere della nostra città che ha definito “una realtà molto importante per la pluralità degli istituti presenti, come il 41 bis, il centro diagnostico sanitario o l’istituto per gli articoli 21 o i semiliberi. È forse una realtà unica nel circuito penitenziario italiano e c’è grande attenzione da parte del Ministero”. E affinché non si ripeta l’episodio dello scorso 2 febbraio il sottosegretario Ferri sottolinea la necessità di potenziare i sistemi informativi. “Occorre fare più investimenti nel sistema di videosorveglianza - ha concluso Ferri - Oggi la tecnologia è in grado di dare un aiuto importante al personale della polizia penitenziaria per garantire la sicurezza”. Poi i temi nazionali. “La questione del sovraffollamento carcerario è una delle priorità di questo governo e in particolare del ministro Cancellieri. Da quando si è insediata il ministro si è impegnata in prima persona su questo tema e lo testimoniano i provvedimenti normativi attuati, da ultimo il decreto svuota carceri che è stato convertito in legge dal Parlamento. Bisogna riconoscere al Governo e a tutti i gruppi parlamentari di avere lavorato con celerità per aver varato questa legge - ha aggiunto Ferri - Il problema comunque sappiamo bene che non è risolto ma è un’ottima medicina vista la recente sentenza della corte di giustizia europea”. “Si può modernizzare poi l’articolo 21 per i detenuti meno pericolosi, potenziando l’istruttoria che si deve fare all’interno degli istituti penitenziari impiegando la grande professionalità di dirigenti ed agenti - ha concluso il sottosegretario alla giustizia - Così come occorre potenziare la magistratura di sorveglianza spostando però alcune competenze amministrative, penso ad esempio ai diritti di visita, anche ai direttori dei nostri istituti, persone qualificate e capaci”. Francia: chiusa indagine morte di Daniele Franceschi, indagati 3 sanitari carcere Grasse Ansa, 16 agosto 2013 È stata chiusa in Francia l’indagine sulla vicenda di Daniele Franceschi, il viareggino morto nel carcere francese di Grasse il 25 agosto 2010. Lo comunica il legale della famiglia Franceschi, l’avvocato Aldo Lasagna. Gli indagati sono tre, ricorda il legale, due infermieri e un medico della struttura sanitaria interna al penitenziario. Secondo la magistratura francese, i tre indagati non sarebbero intervenuti con efficacia sul malore che accusò Franceschi, 36 anni, prima di morire. “In base a quanto ci è stato comunicato dalla Francia - aggiunge l’avvocato Lasagna - i risultati non evidenziano chiare responsabilità da parte dei medici dell’ospedale civile di Grasse, perché dovevano essere i sanitari del carcere a constatare la gravità delle condizioni di Daniele”. Le richieste di rinvio a giudizio dovrebbero arrivare a fine ottobre. Se la tabella di marcia verrà rispettata, a inizio 2014 potrebbe cominciare il processo al Tribunale di Grasse. Intanto, il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha scritto alla famiglia Franceschi rispondendo della Lega Italiana dei Diritti dell’uomo e assicurando il massimo impegno del Governo per fare chiarezza sulle vicende sia di Franceschi sia Claudio Faraldi, 29 anni, l’altro italiano morto nel carcere di Grasse, l’8 maggio scorso. La madre: lasciata sempre sola, è una vergogna “È una vergogna, il comportamento delle autorità, sia francesi che italiane. Mi hanno lasciata sola, sto portando avanti questa battaglia da sola”. Così Cira Antignano, madre di Daniele Franceschi, morto in circostanze mai chiarite durante la sua detenzione nel carcere di Grasse, il 25 agosto 2010. “Meno male che qualcosa si è mosso dopo tre anni”, continua Antignano, commentando la notizia della chiusura delle indagini. “Siamo vicini al terzo anniversario. In questo lungo periodo, non mi ha aiutato nessuno, sono stato a Roma all’ambasciata non hanno fatto nulla e non mi hanno fatto sapere niente. Questa è una vergogna”, conclude.