Giustizia: urla nel silenzio… dentro e fuori le carceri di Valter Vecellio Notizie Radicali, 18 luglio 2012 Oggi comincia quell’iniziativa che per comodità si può riassumere in “quattro giorni di digiuno e di silenzio”. Anche qui, una briciola di curiosità sarebbe cosa normale. Che cosa vorrà mai dire: “di silenzio”? Marco Pannella, Emma Bonino, i Radicali, e tutti coloro che - dentro e fuori le carceri si vorranno unire a loro - per quattro giorni oltre a nutrirsi di cappuccini, si asterranno dal parlare, replicheranno - chissà - quel tipo di operazione di molti anni fa, quando i radicali si presentarono a una tribuna elettorale imbavagliati, e furono minuti lunghissimi, interminabili, che hanno fatto storia? Da almeno una settimana è disponibile in rete, nei siti radicali, un lungo e articolato testo, una lettera-appello rivolta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Quella lettera-appello è una precisa e perfetta radiografia della situazione giustizia in Italia; e si chiede al presidente della Repubblica - quel Napolitano che giusto un anno fa denunciava “l’impellente urgenza” e prima di essere eletto capo dello Stato, a Natale aveva marciato per l’amnistia e l’indulto - che invii un suo messaggio alle Camere, per porre senatori e deputati di fronte alle loro responsabilità. La lettera-appello è stata sottoscritta da oltre un centinaio di prestigiosi giuristi, costituzionalisti, esperti del diritto. Non è mai accaduto, in questi sessant’anni di storia italiana, un fatto più unico che raro; eppure è come se quella lettera-appello non ci sia, ne ha parlato solo Dimitri Buffa su “L’Opinione”. Da sabato scorso il segretario del Partito Radicale Demba Traoré è in Italia, giunto dal Mali, paese africano dilaniato da una pericolosa guerra che vede coinvolti tuareg, residui dell’esercito di Gheddafi e quaedisti. Ha tenuto una conferenza stampa. Non una riga, sui giornali, neppure una nota di colore, che pure non si nega a nessuno; eppure di “materiale” ce ne sarebbe: il segretario del più antico partito sulla scena politica italiana è africano, nero, musulmano credente e laico insieme. La questione Mali e tutto quello che in questo paese si agita, le conseguenze e le implicazioni sono state perfettamente messe a fuoco dal ministro Riccardi in un’ampia intervista a “Repubblica”; nessuno che sia attraversato dal sospetto che forse anche un testimone diretto, un protagonista politico di quel paese, potrebbe fornire notizie preziose. Niente. Proviamo una simulazione. Fossero stati i partiti di Francesco Storace o di Nichi Vendola ad avere un segretario come Demba Traoré; fosse stato Antonio Di Pietro o Beppe Grillo a promuovere quattro giorni di digiuno di silenzio, si sarebbero sprecati gli articoli e le interviste. È dunque mania di persecuzione, sostenere che questo silenzio, questa apparente indifferenza si devono solo e unicamente al fatto che vedono protagonisti e promotori Pannella e i radicali? È la questione della stella gialla, del libro “giallo”, quello che settimana dopo settimana Gianni Betto e il Centro d’Ascolto ci “raccontano” con i rapporti sulla comunicazione radio-televisiva. E sono queste, le questioni. Il resto, con rispetto parlando, è fuffa, inutile, fastidioso bla-bla. Radio Requiem, il grido delle carceri Radio Radicale per quattro giorni sarà Radio Requiem. Come trenta e passa anni or sono, quando iniziò la campagna pannelliana contro lo sterminio per fame nel mondo. Prima di allora la radio storica del partito radicale aveva trasmesso un po’ di tutto, come stacchi di musica o intervalli, tra una trasmissione e l’altra. Dopo di allora si virò sulla musica sacra per ricordare chi moriva di fame. Oggi per chi muore di carcere e di assenza di stato di diritto in Italia. Nella quattro giorni di sciopero della fame e del silenzio che inizia oggi e a cui hanno aderito già oltre 600 personalità del mondo della politica, del giornalismo e dello spettacolo in Italia, “the sound of silence” sarà riempito dalla trasmissione integrale dei requiem di Verdi o di Mozart, con relativa spiegazione musicologica sulla nascita e sul perché dell’opera. Lo ha promesso Paolo Martini, direttore di Radio Radicale, e la cosa è iniziata ieri sera dopo le 23, alla fine della puntata speciale di Radio carcere condotta da Riccardo Arena, con Marco Pannella, Rita Bernardini e Irene Testa de Il detenuto ignoto. Praticamente gli organizzatori di questa campagna per l’amnistia e per la prepotente urgenza di una svolta della giustizia italiana. Inizialmente si pensava di trasmettere i requiem per tutto il giorno, ma la cosa presentava svariate controindicazioni, visto che la legge pone un numero minimo di ore di trasmissione sia per la convenzione con cui Radio radicale segue i lavori del Parlamento sia per le radio organo di partito. Così i requiem saranno a intermittenza, intervallate con la trasmissione dei lavori dell’aula della Camera o del Senato e con i notiziari informativi. Dovrebbe esserci anche la rassegna stampa delle 7.30 condotta da Massimo Bordin, anche se alcuni cambiamenti in corso d’opera del palinsesto sono come al solito lasciati alle geniali improvvisazioni di Marco Pannella che si prevede onnipresente tra un requiem e l’altro. Come la mamma di Woody Allen nel cielo di uno degli episodi di New York stories. In questo paese che parla d’altro mentre vive con indifferenza la propria posizione di grande pregiudicato d’Europa per lo stato delle carceri e per la totale assenza di uno stato di diritto degno di chiamarsi tale, solo la scossa radicale può dare ancora una speranza laddove sono falliti persino i sia pur timidi appelli del capo dello Stato. Che giusto un anno fa, di questi tempi, parlava di “prepotente urgenza” e di “situazione che ci umilia in Europa”. Tutta la quattro giorni di sciopero della fame e del silenzio, preceduta dall’appello dei 100 costituzionalisti per l’amnistia, è stata pensata per ottenere un messaggio istituzionale alle camere da Napolitano in materia di carceri, amnistia e giustizia. E non la solita dichiarazione estemporanea davanti ai microfoni. Giustizia: digiuno e silenzio, la “preghiera” di Pannella per la legalità nelle carceri di Roberto Gaudioso Notizie Radicali, 18 luglio 2012 Il digiuno non è una novità rispetto all’azione politica dei Radicali, ma è bene ricordare che “lo sciopero della fame di un nonviolento è un atto di speranza, ma sempre a difesa della legge” spiega Pannella, cioè è una proposta concreta, non una protesta, un mettere a disposizione dell’autorità il proprio corpo in modo nonviolento affinché tale autorità rispetti, almeno, la sua legalità, le sue leggi. Da molti anni, ormai, i Radicali denunciano il depauperamento degli strumenti democratici dello Stato Italiano causato dalla Partitocrazia, processo che ha subito un’accelerazione negli ultimi anni, tanto che il leader radicale definisce lo Stato Italiano “tecnicamente come criminale professionista”. Secondo i Radicali la situazione sarebbe tragica allorché uno Stato non fosse capace di rispettare le proprie leggi, ancorché ingiuste, come, ad oggi, si è mostrato essere incapace lo Stato Italiano sotto diversi aspetti. In questo senso si inquadra l’azione dei Radicali. Questa volta al digiuno si affianca il silenzio. Il leader radicale si affida alla sacertà del silenzio che possa sottolineare la straordinaria gravità della situazione carceraria italiana in modo diverso dalla tradizionale “battitura della gavetta”. Il silenzio come momento di riflessione interiore e di raccolta “perché sia anche, In-sha-Allah, davvero il momento della preghiera per l’Italia, nel senso di tutti, perché in Italia e anche negli altri paesi vengano rispettati i diritti umani”. È una preghiera transnazionale, memore del cosmopolitismo illuminista di Voltaire (il grado di civiltà di un popolo si misura dallo stato delle sue carceri), alla quale oltre 2000 detenuti hanno già risposto affermativamente. Transnazionale anche perché Marco Pannella chiede che in quei quattro giorni, dal 18 al 21 luglio, facciano visita ai detenuti le “autorità” spirituali di diverse confessioni e religioni, senza trascurare la loro nazionalità perché i detenuti possano trovare vera com-passione. La straordinaria mobilitazione dei Radicali, che ormai conducono in modo pressante da oltre un anno, è dovuta allo stato tragico della giustizia italiana. In Italia ci sono 9milioni di processi penali e 5milioni di civili pendenti, un cittadino, in media, deve aspettare 9 anni per una sentenza definitiva, ciò comporta 170mila prescrizioni all’anno e una perdita per l’Italia stimata intorno ad un punto percentuale del Pil a causa dei mancati investimenti degli imprenditori. “Non è possibile investire dove per ottenere giustizia bisogna aspettare 10 anni” tuonano i Radicali. A scontare l’inefficacia della giustizia italiana sono soprattutto i detenuti, che in Italia sono circa 67mila, ma i posti regolamentari sarebbero solo 45mila, senza contare che molte strutture carcerarie sono inadatte alla detenzione e al recupero. Dall’inizio dell’anno sono morti in carcere 87 detenuti dei quali 31 suicidi, ovvero 14 decessi al mese. Negli ultimi dieci anni ci sono stati più di 600 suicidi tra i detenuti e dal 2000 ad oggi si sono uccisi 68 agenti carcerari. Quest’ultimo, in particolare, è un segnale chiaro del fallimento del sistema carcerario italiano, è un dato che da solo dovrebbe gettare un terrificante sospetto anche tra i giustizialisti più convinti: se anche chi rappresenta le istituzioni ed esercita il potere si suicida, allora, forse, i provvedimenti chiesti dai radicali non solo sono legittimi, ma non più prorogabili. Il prof. Andrea Pugiotto e altri 100 docenti universitari di diritto penale e costituzionale non hanno dubbi, sostengono Marco Pannella in questa battaglia e, attraverso una lettera sottoscrivibile on-line (amnistiasubito.it), promossa dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, chiedono al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di mandare quanto prima un messaggio alle camere, affinché si discuta del provvedimento di Amnistia, che, spiega il leader dei Radicali, sarebbe già un provvedimento strutturale per una Riforma della Giustizia, “la proposta di un’Amnistia, perché le strutture esistenti - immediatamente e dopo trent’anni - fuoriescano dalla condizione criminale”. Giustizia: mobilitazione per l’amnistia e la legalità in molte carceri italiane Ristretti Orizzonti, 18 luglio 2012 Larino e Campobasso: iniziati tre giorni di protesta nelle carceri Una nuova protesta, più forte di quelle del passato, per tentare di sensibilizzare le istituzioni su un problema che certo non riguarda solo i penitenziari molisani. All’iniziativa aderiranno da oggi i detenuti di Larino e Campobasso. Ma c’è di più. Gli alimenti, almeno quelli in scatola, che non verranno consumati saranno donati a un istituto di suore del capoluogo che si occupa degli orfani. Ad annunciare la tre giorni di protesta a cui aderiranno anche i direttori dei due carceri è il consigliere del Sappe, Aldo Di Giacomo. Il sindacalista non è nuovo a questo tipo di iniziative. Tant’è che qualche settimana è finito in ospedale dopo un mese di sciopero della fame. Iniziato dopo la morte di un detenuto nel penitenziario di Campobasso lo scorso febbraio. La situazione nel Molise è tutt’altro che rosea. A confermarlo è una panoramica dell’Asrem. Ad una capienza regolamentare di 401 detenuti, le strutture regionali rispondono infatti con 520 persone. Nel dettaglio, 27 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare nel carcere di Campobasso, 81 in più in quello di Larino e 11 in quello di Isernia. “A tale condizione si aggiunge - ha evidenziato la Azienda sanitaria - la riduzione delle risorse economiche, si parla del circa 40% in cinque anni, imposta dal Ministero della Giustizia, competente sulla tutela della salute nelle carceri fino al 2008”. Anno in cui è stato disposto il passaggio di tutte le competenze e del personale sanitario in seno al servizio sanitario regionale. Provvedimenti per far fronte a tale situazione sono stati messi campo. Ad esempio si è registrato l’incremento della medicina generale, garantendo la presenza medica intramuraria dodici ore al giorno. Aumentata l’assistenza infermieristica, con personale presente h24 e la garanzia di farmaci di fascia C. “Sono state di conseguenza - sostengono dalla Asrem - aumentate le unità di personale sanitario all’interno dei penitenziari. In altre parole, stando a quanto divulgato dall’Azienda sanitaria regionale, si è provveduto ad assicurare ai detenuti una maggiore possibilità di ricevere visite mediche, sia generali che specialistiche, nel minor tempo possibile”. Infine, per quel che riguarda la diffusione di fenomeni critici, quali suicidi, omicidi, atti di autolesionismo, ferimenti tra detenuti e il rifiuto di terapie, per l’azienda sanitaria in Molise, tali fenomeni avvengono in maniera inferiore rispetto alle altre regioni. Il tutto però senza negare che ci sono situazioni di forte criticità legate principalmente alle risorse economiche, al personale, specie infermieristico, e alla medicina specialistica. Napoli: mobilitazione per l’amnistia L’associazione radicale “Per la Grande Napoli” ha indetto una mobilitazione straordinaria in sostegno alla azione nonviolenta di Marco Pannella per l’Amnistia. I militanti dell’associazione Plgn saranno presenti presso il carcere di Poggioreale giovedì 19 luglio dalle ore 6.30 alle ore 8.00 per una azione di dialogo con i familiari dei detenuti. Venerdì 20 luglio dirigenti dell’associazione saranno in visita ispettiva presso il Carcere di Poggioreale, insieme al deputato del Pdl Alfonso Papa e a una folta delegazione composta da parlamentari e consiglieri regionali del Pdl. Al termine della visita si terrà una conferenza stampa dinanzi all’istituto penitenziario fissata per le ore 13.00. Contemporaneamente dalle ore 11.00 alle ore 13.30 si terrà un presidio nonviolento e silenzioso. Luigi Mazzotta, segretario dell’associazione radicale “Per la Grande Napoli” dichiara: a luglio del 2011 il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano indicava la “prepotente urgenza” di migliorare la condizione carceraria. A quasi un anno di distanza, su iniziativa del Partito Radicale, il prof. Andrea Pugiotto e altri cento docenti universitari di diritto penale e costituzionale chiedono alla massima autorità dello Stato di inviare urgentemente un messaggio alle Camere, affinché si discuta un provvedimento di Amnistia. Trasformare la crisi della giustizia e delle carceri in una opportunità di cambiamento strutturale è, per il Parlamento, un vero e proprio obbligo costituzionale. Da maggio 2011 sono oltre trenta i sit-in che i radicali napoletani hanno tenuto presso il carcere di Poggioreale, luogo simbolo della disumanità della condizione carceraria nel nostro Paese. Invitiamo tutti ad unirsi al digiuno partito dal 18 luglio e manifestare con noi venerdì 20 luglio. Carinola (Ce): presidio dei Radicali davanti al carcere “In occasione della straordinaria iniziativa che vedrà, dal 18 al 22 luglio 2012, detenuti, agenti di polizia penitenziaria, direttori delle carceri, massimi esponenti del Diritto accademico, militanti radicali e tutte le cittadine e i cittadini desiderosi di una Giustizia giusta impegnati in quattro giorni di non violenza e silenzio, l’Associazione Radicale Legalità & Trasparenza di Caserta annuncia un sit-in-silenzio presso il Carcere di Carinola per Sabato 21 luglio 2012 a partire dalle ore 10,00. Sarà presente il segretario dell’Associazione Radicale Legalità & Trasparenza, Olga Corse, che da domani aderirà inoltre allo sciopero della fame”. Aderiranno a tale iniziativa i militanti Radicali Edoardo De Tommasi, Zampella Gian Roberto, Letizia Domenico, Luca Bove, Erminio Zona, Francesco Giaquinto, Elio De Rosa, Gioia Galeotti. Benevento: i detenuti aderiscono alla nuova iniziativa dei Radicali La dott.ssa Maria Luisa Palma, direttore della casa circondariale di Benevento, sita nel quartiere di Capodimonte, comunica che la popolazione detenuta, sia maschile che femminile, attualmente ristretta presso la struttura penitenziaria , aderisce alla manifestazione promossa da Marco Pannella e dal Partito radicale: “I quattro giorni di nonviolenza, di sciopero della fame e di silenzio” nelle giornate dal 18.07.2021 al 21.07.2012. Gli aderenti, a partire da oggi, manifesteranno con il silenzio e devolvendo il vitto dell’amministrazione alla Caritas Diocesana che provvederà in tali giornate al ritiro delle derrate alimentari per la successiva distribuzione agli indigenti. Imperia: sovraffollamento e degrado, scatta lo sciopero bianco Anche i detenuti del carcere di Imperia aderiscono allo sciopero della fame e del silenzio indetto a livello nazionale. Una protesta “bianca” per richiedere l’amnistia e l’indulto. La situazione nei penitenziari, compreso quello di Imperia, è difficile, e in alcuni casi drammatica: i reclusi soffrono sovraffollamento e degrado ormai da tempo. In queste condizioni diventa impervio anche il lavoro di polizia penitenziaria e assistenti sociali. “Lo sciopero - sottolineano i detenuti imperiesi in una lettera mandata alle redazioni - sarà pacifico e silenzioso, ovvero senza “concerti” con le pentole o rumori molesti come in passato”. Piacenza: da oggi 300 detenuti delle Novate in sciopero della fame Quattro giorni di sciopero della fame. Anche dalle Novate si solleva la voce di protesta con l’adesione all’iniziativa nazionale indetta dal Partito Radicale in favore dell’amnistia. Trecento i detenuti che da oggi al 21 luglio rifiuteranno il cibo per le condizioni “inumane e intollerabili”, fanno sapere, derivanti dal sovraffollamento cronico della struttura circondariale piacentina. A condividere l’ennesimo allarme lanciato da Marco Pannella stavolta c’è anche una lettera aperta al Presidente della Repubblica promossa dal professor Andrea Pugiotto e sottoscritta da oltre cento professori ordinari di Diritto Costituzionale, di Diritto Penale e di Procedura Penale. La giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato più volte l’Italia per le sistematiche violazioni dell’art. 6 Cedu, sotto il profilo della durata non ragionevole dei suoi processi. Analogamente, sono già più d’una le condanne dell’Italia per l’accertata violazione dell’art. 3 Cedu, sotto il profilo delle condizioni inumane e degradanti cui sono stati costretti in carcere alcuni detenuti. L’estinzione del reato l’unica via percorribile secondo i Radicali per sfoltire le celle italiane, arrivate alla saturazione. Giustizia: Rita Bernardini propone “davanti alle carceri file silenziose dei parenti dei detenuti” Ristretti Orizzonti, 18 luglio 2012 La proposta parte dal leader radicale Marco Pannella ed è finita sulle pagine del blog della deputata Rita Bernardini. In occasione dei quattro giorni di sciopero della fame e del silenzio, indetti dal partito dei Radicali per richiamare l’attenzione sulla condizione in cui versano le carceri italiane e per chiedere il provvedimento di Amnistia anche Radio Radicale ha deciso di interrompere le trasmissioni e trasmettere opere di musica requiem ma Bernardini propone di fare qualcosa in più, di coinvolgere anche i parenti dei reclusi. Ecco come: “File di parenti di detenuti davanti alle carceri (quando si aspetta per il colloquio, spesso di notte o alle prime ore del mattino): è il suggerimento di Marco Pannella a partire dalla 4 giorni di sciopero della fame e di silenzio. Mettersi silenziosamente in fila, magari con un cartello al collo con scritto “Amnistia subito” o “Giustizia, diritto, legalità” o perché no? “Siamo tutte e tutti con Marco Pannella” - si legge sul blog di Rita Bernardini. La cosa potrebbe fare molto effetto e sarebbe un vero e proprio evento nonviolento. Occorre tenere presente che i 4 giorni devono servire per il proseguimento e il rafforzamento della lotta che deve giungere strutturalmente e istituzionalmente alla fase conclusiva. Possiamo organizzarci e strutturarci per essere più forti e incisivi. La cosa importante, nel caso vi organizzaste per questo, è di farcelo sapere prima e dopo, inviandoci foto e filmati. Ce la facciamo a coprire tutte le 206 carceri italiane dal Nord, al Sud, al Centro e alle Isole?”. Infine Bernardini segnala le mail per chi volesse aderire all’iniziativa: “Chi vorrà farlo può segnalarcelo scrivendo un’email a testa.irene@gmail.com o bernardini.rita@gmail.com”. Giustizia: Rutelli (Api); sono contrario all’amnistia, ma le carceri siano civili Agi, 18 luglio 2012 “Sul tema delle carceri sono d’accordo con la battaglia perché siano civili, ma non sono d’accordo sullo strumento dell’amnistia”. Lo ha detto Francesco Rutelli, intervistato da Radio Radicale sulla iniziativa Radicale per l’amnistia. “Sono per lo stato di diritto, e non penso che si debba affrontare la questione delle carceri e della giustizia con misure straordinarie che - una volta che abbiano esaurito il loro effetto - lasciano la giustizia italiana come era prima”, ha spiegato Rutelli. “Penso che lo stato di diritto abbia bisogno di carceri civili. Ma sull’amnistia non sono d’accordo, perché penso che non si tratti di accreditare aspettative ma di garantire che chi ha commesso reato ne risponda, e che anche per le vittime esista uno stato di diritto”, ha concluso il leader dell’Api. Giustizia: Belisario (Idv); no all’amnistia, sì alla depenalizzazione Ansa, 18 luglio 2012 “Non c’è dubbio che ci sia una violazione dei diritti umani nelle carceri italiane. E non c’è dubbio che non ci siano soluzioni strutturali cui il governo stia lavorando, che non siano misure tampone”. Lo ha detto il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori Felice Belisario, intervistato da Radio Radicale sulla proposta Radicale di amnistia, come misura strutturale per affrontare la condizione delle carceri e della giustizia italiana. Belisario ribadisce il no dell’Idv all’amnistia e propone altre misure per superare l’emergenza: interrompere la violazione di cui parla? “Immediatamente occorre rivedere la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi. Occorre immediatamente la depenalizzazione di alcuni reati. Questo comporterebbe una deflazione immediata del nostro sistema carcerario”. Quanto ai tempi che il Parlamento potrebbe impiegare per queste due riforme, Belisario ha risposto: “Amici miei: il lodo Schifani e il lodo Alfano sono stati approvati in quindici giorni. Se lavoriamo fino al 10 agosto, possiamo farlo. Certo, se questo governo ci affoga di richieste di fiducia, difficilmente potremo fare altro”. Giustizia: Alfonso Papa; la mia proposta contro il carcere preventivo è proposta del Pdl Agenparl, 18 luglio 2012 Venerdì 20 luglio il deputato del Pdl Alfonso Papa si recherà presso il carcere di Poggioreale in visita ispettiva insieme ad una folta delegazione composta da parlamentari e consiglieri regionali del Pdl. Al termine della visita si terrà una conferenza stampa dinanzi all’istituto penitenziario fissata per le ore 13. “A un anno di distanza dal mio arresto torno a far visita ai detenuti di Poggioreale, come del resto sono solito fare ogni due settimane”, è quanto afferma il deputato del Pdl Alfonso Papa, che nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta P4 ha trascorso 101 giorni nell’istituto penitenziario partenopeo in custodia cautelare salvo poi apprendere dalla Corte di Cassazione che mancavano i presupposti per l’arresto. “Ai miei compagni di Poggioreale devo la vita, senza la loro umanità non sarei sopravvissuto in un luogo che priva la persona non solo della libertà, ma della dignità stessa - continua il deputato Papa - Persino il Guardian ha acceso i riflettori su un infausto fenomeno tutto italiano: tra il 2002 e il 2012 sono morti per cause non naturali quasi mille detenuti, il 56% di queste morti è conseguenza di suicidio”. “La mia vicenda - continua Papa - è stata il prodromo di una battaglia politica e civile in cui credo fermamente. Ci sono migliaia di detenuti senza nome che patiscono le inefficienze e le ingiustizie del sistema in un silenzio assordante”. “Alla mia opera di denuncia si accompagna un impegno parlamentare che ho cristallizzato in un progetto di legge contro l’abuso del carcere preventivo - conclude il deputato Papa. Domani informerò i giornalisti di questa che è a tutti gli effetti la proposta del Pdl e uno dei cavalli di battaglia della prossima campagna elettorale capitanata dal Presidente Silvio Berlusconi”. Giustizia: ricerca su immagine nostre carceri all’estero, dal New York Times al Guardian Agenparl, 18 luglio 2012 L’immagine degli istituti di pena e, in generale, della giustizia italiana - soprattutto quella civile, va detto - inficia pesantemente la credibilità del nostro paese e il suo percepito all’estero ed è un pericoloso deterrente per tutte quelle aziende che scelgono di non investire in Italia perché il sistema “giustizia” viene soprattutto raccontato, a torto o a ragione, in chiave negativa. Poco si sa di come i giornali esteri, anche quelli più autorevoli, trattano la vicenda. Per fare chiarezza e valutare critiche, ma anche rilevare eventuali eccellenze, il massmediologo Klaus Davi ha realizzato una ricerca, su oltre 100 testate della stampa estera, dal titolo “Allarme Carceri Italiane: invivibili e da terzo mondo. L’immagine dei nostri penitenziari sulla stampa estera” che verrà presentata giovedì 19 luglio, a Roma, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati in via della Missione 4, dalle ore 13 alle ore 14. All’evento, curato da Klaus Davi e coordinato dall’on. Alfonso Papa, saranno presenti Valerio Spigarelli, Presidente Unione Camere Penali; Renato Borzone, già Vicepresidente Unione Camere Penali; Luigi Amicone, Direttore di Tempi; Piero Sansonetti, Direttore de Gli Altri; Riccardo Arena, conduttore di Radio Carcere; Stefano Zurlo, de il Giornale; Ornella Favero, Direttrice di Ristretti Orizzonti; Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone; Claudio Marcantoni, Presidente dell’Associazione Papillon, don Franco Esposito, cappellano del carcere di Poggioreale e rappresentante dell’associazione Liberi di volare. Il monitoraggio sarà realizzato da Klaus Davi in modo continuativo e, ogni semestre, i dati aggiornati verranno messi a disposizione di tutti i politici, magistrati, operatori della giustizia, personale carcerario e stampa. L’obiettivo della ricerca non è solo critico bensì mira a sensibilizzare tecnici e opinione pubblica su un problema di grande attualità come la salute del sistema carcerario italiano e il suo rapporto di interazione simbiotica con il sistema giudiziario e le sue problematiche. Lettera: problema delle carceri, una soluzione è possibile di Paolo Izzo Il Secolo XIX, 18 luglio 2012 “Aboliamo le prigioni?” è il titolo che tre armi fa un editore italiano ha dato a una raccolta di saggi della mitica Angela Davis, che fin dagli anni Settanta combatte negli Usa la più difficile delle battaglie per i diritti civili: abolire il sistema carcerario. Forse meno... radicali, i Radicali dell’altrettanto mitico Pannella invocano, tanto per cominciare, una amnistia per la Repubblica italiana. E lo fanno a gran voce, ma con nonviolenza. Due utopie irrealizzabili? Forse sì. Ma se è vero, come è vero, che nessun essere umano nasce cattivo né marchiato dal peccato originale, come invece favoleggia la religione cristiana, nel frattempo ci si potrebbe chiedere perché si commette un delitto. In Italia c’è Massimo Fagioli, voce quasi solitaria della psichiatria, che sostiene: non c’è il Male né il peccato, c’è la malattia della mente, che va curata. Mentre in Brasile ai detenuti fanno leggere libri in cambio di sconti di pena: perché leggere fa uscire la mente dalle gabbie. Due movimenti, questi, belli e nonviolenti che vanno verso quelle utopie. Allora, forse, realizzabili. Marche: a Barcaglione in arrivo 100 detenuti, per sfollare carceri Montacuto, Pesaro e Fermo Ansa, 18 luglio 2012 Al carcere di Barcaglione dovrebbero arrivare 100 detenuti dalle popolazioni penitenziarie di Montacuto, Fermo e Pesaro per risolvere il problema del sovraffollamento. Lo ha deciso la Giunta regionale. Un passo avanti nella risoluzione dell’annoso problema del sovraffollamento delle carceri è stato compiuto oggi dalla Regione Marche. Giunta e consiglio regionale dovranno infatti porre in essere “azioni idonee affinché il Dap nella messa a regime definitiva del carcere di Barcaglione di Ancona trasferisca la popolazione penitenziaria di Montacuto, Fermo e Pesaro per risolvere il problema del sovraffollamento”. Lo prevede una proposta di risoluzione approvata all’unanimità dall’Assemblea legislativa. Barcaglione dovrebbe ospitare 100 detenuti. Proprio per protestare pubblicamente contro le condizioni di popolazione e personale carcerario il segretario regionale del Sappe Aldo Di Giacomo (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) si era sottoposto ad un lungo sciopero della fame. Bologna: Uil-Pa; all’Ipm del Pratello la Polizia penitenziaria salva la vita di un minore Ansa, 18 luglio 2012 Un detenuto ristretto nel carcere minorile di Bologna ha tentato di suicidarsi nella propria cella nel pomeriggio di lunedi 16/07. A darne notizia è Domenico Maldarizzi Coordinatore provinciale della Uil Penitenziari di Bologna. Si tratta di un detenuto minore di nazionalità magrebina che ha tentato di impiccarsi con una corda ricavata dalle lenzuola in dotazione. Fortunatamente l’agente di sorveglianza si è accorto di quanto stava capitando ed è immediatamente intervenuto per liberarlo dal cappio. “Un gesto estremo - continua Maldarizzi - che non è diventato drammatico grazie al pronto intervento degli agenti della polizia penitenziaria, che hanno prestato le prime cure e provveduto ad inviare il minore immediatamente in ospedale tramite il 118 dimostrando un alto senso del dovere e grande professionalità salvando presumibilmente la vita del ristretto che a quanto pare aveva messo in atto tale gesto autolesionistico poiché in preda allo sconforto per una notizia negativa giunta dalla sua famiglia. Sassari: incontri “riparativi” vittime-colpevoli La Nuova Sardegna, 18 luglio 2012 “Quando ho incontrato un gruppo di detenuti ho raccontato loro della mia esperienza di vittima di uno scippo. Ho spiegato come mi sentivo, cercato di trasmettere le mie emozioni. Si sono sciolti. Ad un tratto, non ero più il magistrato di Sorveglianza, ma una vittima”. Per inculcare il concetto di “giustizia riparativa” ad alcuni condannati, ci ha messo la faccia. Maria Antonietta Vertaldi, presidente del Tribunale di Sorveglianza - autorità sull’esecuzione della pena dei condannati definitivi - si è presentata da alcuni di loro incarnando le vesti di chi sta dall’altra parte. Le avevano appena strappato la borsa dal braccio, per strada. E ha espresso le sue paure. Perché “chi capisce di aver fatto del male e si mette in discussione, diventa parte attiva di un processo di responsabilizzazione”. E magari evita di ripiombare nel circolo vizioso della recidiva, probabile per chi entra in carcere. L’alto magistrato ha rivelato l’episodio nel corso di un focus group, ultimo step di un progetto Tribunale-Università di Sassari che ha un obiettivo dirompente: cambiare la prospettiva di chi delinque, fargli comprendere il punto di vista di chi subisce la violenza. E magari far incontrare vittime e carnefici, anche se non dello stesso episodio. Questo è la parte più “spinta” del percorso chiamato appunto giustizia riparativa, pratica prevista da una convenzione Onu che l’Italia fatica ad applicare. I pochi precedenti riguardano tentativi di suturare le ferite della nostra Storia. Come quando Olga D’Antona, vedova del giurista ucciso dalle Brigate rosse, ha visitato i detenuti del carcere di Padova. Ma l’odio trascinato dal dolore di chi è vittima di un crimine non conosce proporzioni, né bada alla “rilevanza” del fatto. E se l’odio delle vittime può essere cieco, allo stesso modo chi l’ha causato - il condannato - non sa vedere il dolore arrecato. A Sassari ci lavorano da due anni, grazie a un protocollo seguito dalla Vertaldi e dalla docente della facoltà di Giurisprudenza Patrizia Patrizi, nell’ambito di un programma europeo. Non solo discussione accademica. “Sono convinta che le nuove carceri servano - ha detto la presidente durante l’incontro di ieri con operatori del settore - ma servono anche mezzi, strutture, progetti come questo, per creare reti sociali ed evitare che il detenuto commetta sempre gli stessi reati”, ha spiegato la Vertaldi. San Sebastiano vuole intraprendere questa via, anche perché la responsabile dell’area “trattamentale” (si occupa della rieducazione dei reclusi), Maria Paola Soru, è anche referente regionale del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria proprio in tema di giustizia riparativa. E qualche mese fa la psicologa Maria Letizia Naitana aveva organizzato, nel carcere di via Roma, un corso di “sensibilizzazione verso le vittime”: i detenuti andavano a lezione di introspezione. “Perché spesso bisogna partire dall’acquisizione della consapevolezza di sé e del fatto. Mentre finora il trattamento è stato passivo - ha spiegato la Soru durante l’incontro - col totale disimpegno del detenuto”. Giustizia riparativa vuol dire anche offrire alla vittima un risarcimento significativo, anche se solo simbolico. Oppure, mettere il proprio tempo a disposizione della collettività, come nel progetto - poi saltato per ragioni tecniche - che vedeva detenuti impegnati nella pulizia dell’Asinara, ma da volontari. Inutile nascondersi di come si tratti di una sfida ardua, in un territorio piccolo e pieno di conflitti come il nostro. Che fino al 2005 - ha ricordato Mariano Mameli, avvocato, delegato del Consiglio dell’ordine - “aveva il più alto numero di recidivi d’Italia”. Ragusa: “Sprigioniamo i sapori”, così il carcere diventa impresa Corriere del Mezzogiorno, 18 luglio 2012 Nasce il servizio di catering e ristorazione all’interno del penitenziario che offre lavoro a quattro detenuti. In carcere inizia il riscatto per i detenuti delle case circondariali di Ragusa, Modica e dell’Ufficio di esecuzione penale esterna di Ragusa. I detenuti hanno svolto un periodo formativo in cucina o come addetti alla manutenzione di impianti termici e idrici all’interno del progetto “Rompete le righe”, la loro esperienza ora segna una svolta. Dal percorso, concluso a giugno, è nata l’impresa sociale “Sprigioniamo sapori” che si dedica al catering. Al momento lavorano quattro detenuti del carcere di Ragusa e due professionisti esterni che si occupano di ristorazione all’interno della casa circondariale. La scommessa è quella di portare le loro professionalità all’esterno, fuori dai luoghi di detenzione. “Rompete le righe”, che rientra nella programmazione 2007/2013 del Fondo Sociale Europeo, ha coinvolto tra i vari partner il Consorzio “La Città solidale”, l’Enaip il consorzio “Mestieri”, la provincia di Ragusa, il comune di Vittoria, la Multifidi, Coldiretti, Alter ego Consulting e Euro Development. “Costituire una impresa sociale collocata proprio nel carcere di Ragusa - spiega Aurelio Guccione, presidente del consorzio “La città solidale” - è segno che è possibile spendere bene i fondi europei per costruire un reale e duraturo benessere condiviso. Lavorare per il reinserimento di chi ha scontato, o sta finendo di scontare, una pena detentiva equivale ad investire per una società più sicura. Iniziamo con il curare la mensa del carcere di Ragusa, ma puntiamo al mercato esterno proponendo servizi di catering”. In una prima fase l’impresa “Sprigioniamo sapori” avrà come socio unico il Consorzio “La Città Solidale”. “In un secondo momento - conclude Guccione - cederemo il 49% del capitale sociale alle cooperative di tipo B che aderiscono al nostro Consorzio. Ad oggi diamo lavoro a quattro detenuti e a due professionisti esterni. Crediamo sia necessario fare ognuno la propria parte. Adesso occorre creare una rete più virtuosa con la società esterna affinché si possa concretizzare l’obiettivo di creare lavoro e ridare dignità alle persone detenute”. Bari: raccolta differenziata e opportunità di lavoro in carcere di Gianni Avvantaggiato www.ambienteambienti.com, 18 luglio 2012 Un accordo per la raccolta differenziata nel carcere di Bari è stato sottoscritto dal direttore dell’Istituto di Pena dottoressa Lidia De Leonardis e il presidente dell’Azienda municipalizzata di Igiene Urbana avvocato Gianfranco Grandaliano. Il progetto, elaborato e programmato dal responsabile dell’Area Trattamentale della Casa Circondariale di Bari Tommaso Minervini, giunge a termine dello stage per i detenuti che hanno concluso il corso di formazione professionale per “operatori di base e riciclo di materie prime”, (svolto dall’Ente Epcpep e finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito del P.O. Puglia FSE 2007/2013 con l’Avviso n. 3/2010 – Attività di formazione negli Istituti di Pena. Alla firma era presente l’assessore al Diritto allo Studio e alla Formazione della Regione Puglia prof.ssa Alba Sasso, che ha rilevato l’importanza di questa iniziativa, finalizzata al sostegno di processi di rieducazione e di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti e degli internati rientranti nel circuito penale, mediante la partecipazione alle attività di istruzione e formazione professionale che diverranno parte integrante del programma di trattamento dei reclusi. La raccolta differenziata nel carcere di Bari, finalizzata all’accrescimento della cultura dell’Ambiente nei luoghi di detenzione rientra nella programmazione del progetto di Istituto già dal 2009 e da quest’anno è sviluppata anche con il contributo del Garante dei detenuti, della Regione Puglia e approvata dal Prap di Bari. I principali flussi di rifiuto accertati nel penitenziario nel capoluogo pugliese sono: organico, plastica, metalli – rame in particolare – carta e cartoncino, pile, cartone e indifferenziato. Questi vengono conferiti al punto o ai punti di raccolta allo stesso piano della sezione, quindi i bidoni carrellati sono portati al punto di scambio centralizzato, dove avviene il ritiro da parte del servizio pubblico. Lo stesso vale per la cucina e la mensa agenti. Per la raccolta del cartone, che non si avvale di particolari contenitori, saranno usati gli stessi carrelli utilizzati per il trasporto sacchi. Ogni giorno nelle celle si producono circa 600 kg di rifiuti, pari a 1,2 kg a persona. Nel corso della sperimentazione è stata raccolta una media, pro capite, pari a: 0,550 kg di organico, 0,150 kg di plastica / metalli, 0,200 kg di carta e cartoncino, 0,300 kg di rifiuto indifferenziato, pari a una media del 75% di raccolta differenziata. Un risultato – Minervini lo ha rilanciato al sindaco Emiliano come punto di riferimento per la raccolta in città -, che si ripresenta su scala annua; infatti, la cifra si aggira sulle 224 tonnellate di rifiuti prodotti nelle celle, dalle quali sarà possibile recuperare 170 tonnellate di materiale riciclabile, pari al 75% del totale. Nelle cucine il recupero di materia prima è quasi totale; su circa 200 kg di rifiuti prodotti quotidianamente, sono stati raccolti: 180 kg di organico, 7,5 kg di plastica / metalli, 11 kg di cartone e tetrapak, 2 kg di rifiuto indifferenziato, pari a una media del 99% di raccolta differenziata. Nella mensa agenti, la sperimentazione ha prodotto una raccolta differenziata del 26,6%. I contenitori per la differenziata sono forniti al penitenziario in comodato gratuito dall'Amiu; gratis anche i sacchi di plastica. L’intesa, oltre ad adempiere a precisi obblighi di legge in materia di tutela dell’Ambiente, dal 1° maggio 2012, grazie ad un Accordo quadro tra Corepla (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio ed il Recupero dei Rifiuti di Imballaggi in plastica) e Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), piatti e bicchieri di plastica monouso devono essere conferiti nel normale circuito della raccolta differenziata degli imballaggi in plastica, ha fatto sapere Grandaliano, sviluppa a regime economie di sistema sia per l’Amiu sia per la stessa Casa Circondariale. Bologna: Sappe; mezzi trasporto allo sfascio, 8 su 18 fuori uso, mancano fondi per riparazioni Dire, 18 luglio 2012 Un altro problema si aggiunge ai tanti che affliggono le carceri bolognesi: la situazione degli automezzi della polizia penitenziaria. A segnalarlo è Giovanni Battista Durante del Sappe: una situazione “drammatica”, scrive in una nota, “al punto che sta diventando difficile riuscire a garantire il trasporto dei detenuti nei vari istituti d’Italia e nelle aule di giustizia”. Per quanto riguarda “i diciotto mezzi a disposizione del carcere di Bologna otto sono fuori uso e non possono essere riparati per mancanza di fondi”. In particolare, è il resoconto di Durante, risultano ferme: una Fiat Brava, in officina, un Fiat Ducato, in officina, un Iveco all’autoparco, un altro Iveco a Parma da circa tre settimane, un autobus sempre all’autoparco e un altro autobus, utilizzato durante lo sfollamento effettuato a seguito del terremoto, è fermo a Firenze, dove si è bloccato a causa di un guasto, proprio durante il trasporto dei detenuti. “La situazione non è migliore negli altri istituti della regione. Sarebbe quindi opportuno un adeguato stanziamento di risorse, al fine di consentire la riparazione dei mezzi, ovvero di poter ritirare quelli già riparati che si trovano in officina”, conclude il Sappe. Spoleto (Pg): agente aggredito da un detenuto, 75 giorni di prognosi www.umbria24.it, 18 luglio 2012 Ennesima selvaggia aggressione ai danni di un agente penitenziario del carcere di Maiano. Il bilancio del violento pestaggio verificatosi all’interno della sezione di alta sicurezza è pesantissimo: all’assistente capo il personale medico ha diagnosticato una prognosi di 75 giorni a cui seguirà, presumibilmente tra mercoledì e giovedì, un delicato intervento chirurgico. Il Sappe, il sindaco del corpo, è già sul piede di guerra. Alle reiterate proteste per il sovraffollamento dell’istituto e la carenza di personale non ha fatto seguito alcun provvedimento concreto, motivo per cui il segretario regionale, Fabrizio Bonino, ha annunciato lo stato di agitazione a cui potrebbero affiancarsi, già dalle prossime ore, eclatanti iniziative. Naso e zigomo fratturato A firmare il brutale episodio, con cui tornano ad accendersi i riflettori sulle difficili condizioni di lavoro e vita all’interno della casa circondariale di Spoleto, è stato un detenuto italiano di 23 anni condannato per associazioni mafiosa. Il giovane avrebbe aggredito il 45enne assistente capo della penitenziaria con una serie di colpi al volto che gli avrebbero causato una frattura multipla al naso e allo zigomo. A far scattare l’allarme i due colleghi in servizio nella sezione di alta sicurezza che, immobilizzato il detenuto, hanno trascinato fuori dal braccio l’agente. Trasportato a Spoleto, trasferito a Terni Le condizioni del 45enne hanno destato subito forte preoccupazione tra il personale a bordo dell’ambulanza del 118 intervenuta nel carcere di Maiano. L’agente è stato immediatamente trasportato al San Matteo degli Infermi dove, dopo le prime medicazioni, lo staff medico ne ha disposto il trasferimento all’ospedale di Terni per ulteriori accertamenti. Il referto medico parla di 75 giorni di prognosi a cui, nelle prossime ore, seguirà un delicato intervento chirurgico. Sindacato in agitazione L’episodio, neanche a dirlo, ha rinfocolato le proteste mai sopite degli uomini della penitenziaria, ormai da anni alle prese con un sovraffollamento ingestibile a cui si somma il pesante deficit di personale. A poche ore dall’aggressione è direttamente il segretario regionale del Sappe, Fabrizio Bonino, ad annunciare lo stato di agitazione. Nonostante le numero proteste e anche un’ispezione ministeriale all’interno dell’istituto spoletino niente sembra essere cambiato, nessuna unità in più è stata destinata al penitenziario di Maiano, mentre i trasferimenti, intensificatesi come di norma nel periodo estivo, sembrano destinati a far registrare il sovraffollamento record dell’estate 2011, quando nelle sezioni si contavano oltre 715 detenuti. Treviso: è morta a 87 anni la professoressa Irene Scoffone, l’angelo dei carcerati La Tribuna, 18 luglio 2012 Professoressa alle Canossiane, presidente di una onlus che lavora con i detenuti, vulcanica benefattrice: si è spenta, dopo breve malattia, Irene Scoffone, 87 anni. Per vent’anni aveva insegnato scienze e chimica al corso magistrale dell’istituto Madonna del Grappa. Scoffone si è molto prodigata per gli ultimi e per i disagiati della città. Da trent’anni era presidente dell’associazione “Per Ricominciare” che offre assistenza e istruzione ai carcerati e occasioni di reinserimento per gli ex detenuti. Irene Scoffone Lascia i figli Saverio Bellomo, ordinario di Filologia italiana a Cà Foscari, ed Eleonora, medico. Profondo il cordoglio in tutta la città per la scomparsa di Irene che era molto conosciuta ed amata. Oggi alle 9 si terranno i funerali nella chiesa parrocchiale di San Pio X. Dopo la cerimonia, la salma partirà per Flambro (Udine), dove alle 11.30 sarà tributato un saluto nella chiesetta della villa di famiglia. Sant’Angelo dei Lombardi (Av): oggi si è tenuta la Giornata della “Genitorialità in carcere” Ristretti Orizzonti, 18 luglio 2012 In data 18 luglio 2012, presso la Casa di Reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi (Av) si è tenuta la giornata della “Genitorialità in carcere” così come proposta dall’Associazione di Volontariato Onlus “Don Tonino Bello” di Avellino. L’iniziativa si è in un clima sereno, senza inconvenienti e con una consistente partecipazione della comunità esterna. Un congruo numero di detenuti ha avuto modo di effettuare il colloquio con i propri famigliari e soprattutto con i figli minori in un ambiente arredato con giochi “gonfiabili”, spazi dedicati ad attività ludico-sociali con la preziosa collaborazione dei volontari dell’Associazione proponente e di quelli già operanti presso l’Istituto. Nell’ambito del convegno sono state approfondite le problematiche connesse alla genitorialità in carcere. La manifestazione è proseguita con un incontro di calcetto tra alcuni volontari dell’Associazione Don Tonino BELLO ed una selezione di detenuti. La comunità esterna partecipante all’iniziativa ha inteso ringraziare l’Amministrazione Penitenziaria per la sensibilità manifestata, ha apprezzato la professionalità dimostrata da tutti gli operatori penitenziari e le numerose attività trattamentali e lavorative intraprese presso l’Istituto in favore della popolazione detenuta. Rovigo: venerdì poesie e racconti in piazza… per non dimenticare il carcere Redattore Sociale, 18 luglio 2012 Venerdì a Rovigo serata di riflessione, poesia, musica e racconti sulla condizione carceraria. Ferrari: “In estate le celle diventano roventi e la tortura disumana per quei corpi ammassati oltre ogni limite legale” Si svolgerà venerdì 20 luglio a Rovigo, nella centralissima piazza Vittorio Emanuele II, la settima edizione di “Il carcere in piazza. Per non dimenticare”. La serata di riflessione, poesia e racconti sulla condizione carceraria sarà accompagnata dalle canzoni di Massimo Bubola, come la famosa “Don Raffaè” scritta assieme a Fabrizio De Andrè. “Nonostante i richiami continui, dal Presidente della Repubblica a molti esponenti politici, sul carcere e le condizioni di vita dei reclusi tutto tace - afferma Livio Ferrari, garante dei diritti dei detenuti di Rovigo. C’è anche da chiedersi come sono morti mille prigionieri in 10 anni”. Ferrari ricorda che il 56% dei circa mille morti tra gennaio 2002 e maggio 2012 è a causa di suicidio, il 22% per malattia, il resto per droga, omicidio o circostanze da chiarire. “Ma è in estate che le carceri italiane possono far impazzire qualsiasi analisi statistica - aggiunge. Quando le celle diventano roventi e la tortura disumana per quei corpi ammassati oltre ogni limite legale. E se può succedere, come in questi giorni, che manca perfino l’acqua, allora la differenza tra morte cercata e morte provocata diventa assai vaga”. I rubinetti sono a secco da una settimana a Taranto e a Sassari, dove a giorni dovrebbero arrivare altri cento detenuti in 41 bis. “Anche a Teramo c’è la stessa situazione, in cella come in città” incalza Ferrari. Intanto si registrano altri due suicidi nelle ultime 24 ore. “Ecco che una serata come quella del 20 luglio non risolverà di certo i problemi - conclude - ma serve assolutamente a non abbassare la guardia e a rendere una giusta informazione”. L’iniziativa rientra nel calendario delle iniziative organizzate dal Comune di Rovigo nell’ambito dell’Estate in città. Immigrazione: processo per rivolta al Cie di Milano; non fu devastazione, 8 scarcerati Ansa, 18 luglio 2012 Sono stati tutti scarcerati gli otto tunisini che erano detenuti da sei mesi in relazione ai disordini avvenuti nel Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli, a Milano. Lo hanno deciso i giudici della prima sezione penale di Milano, che hanno condannato 7 di loro a pene fino a 1 anno e 3 mesi, riqualificando i reati contestati di devastazione, danneggiamento e incendio, nella sola imputazione di danneggiamenti. Assolto l’ottavo imputato, per non aver commesso il fatto. In particolare, per tre di loro (gli 8 immigrati vennero arrestati lo scorso 15 gennaio per la rivolta nel Cie di via Corelli) la misura del carcere ha perso efficacia perché sono stati condannati a 7 mesi. Per gli altri 4, invece, condannati a 1 anno e 3 mesi, è stata accolta l’istanza di scarcerazione dei difensori, gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, che aveva avuto il parere favorevole del pm milanese Grazia Pradella. Il collegio, presieduto da Ilio Mannucci, nel disporre la liberazione ha spiegato, infatti, che l’allarme relativo alla pericolosità delle condotte deve essere rivisto e riqualificato e ha fatto anche riferimento al periodo, sei mesi, già passato in carcere dagli immigrati. I giudici poi hanno assolto tutti gli imputati dal reato di devastazione (pena massima 15 anni), perché il fatto non sussiste, così come aveva chiesto il pm, il quale aveva chiarito che nei disordini non si era verificata una ‘minaccia concreta per il vivere civile e la collettività”, che è alla base del reato. L’accusa aveva chiesto 7 condanne fino a 3 anni e 4 mesi, ma i giudici hanno derubricato il reato rimasto (danneggiamento e incendio) nel solo danneggiamento. Accolta anche la richiesta del pm di concessione delle attenuanti generiche. Il magistrato nella requisitoria aveva parlato, tra le altre cose, delle ‘difficoltà di queste persone che si trovano ristrette in condizioni di abbandonò. Mentre le difese avevano chiamato a testimoniare una serie di operatori sociali, i quali avevano descritto le pessime condizioni di vita degli immigrati nel Cie, e anche un funzionario del Ministero dell’Interno. Droghe: aumentano i detenuti per reati connessi, ma la legalizzazione è tabù di Massimo Solani L’Unità, 18 luglio 2012 Solo in Toscana il 40% è dentro per reati minori connessi alla droga In Italia un detenuto su tre sconta la pena per spaccio dì stupefacenti. Legalizziamo le droghe, e i crimini di strada crolleranno”. L’economista Milton Friedman lo scriveva nel maggio del 1972 e la sua, più che una proposta concreta, sembrava solo una provocazione. Quarant’anni dopo, però, il tema della legalizzazione delle droghe, almeno per quanto riguarda le droghe leggere, è diventato argomento di riflessione serissima ma troppo spesso confinata fuori dai grandi media o dagli ambienti della politica. A poco, in questo senso, sono serviti anche gli “endorsement” del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia (“un dibattito interessante, non sono contrario. Anzi sono per il sì”), del procuratore generale di Firenze Beniamino Deidda (“serve una cauta depenalizzazione e una cauta liberalizzazione”), del governatore della Toscana Enrico Rossi (“sono favorevole ad una distinzione fra droghe leggere e pesanti e a forme di legalizzazione di quelle leggere”) o di Roberto Saviano. L’argomento, purtroppo, resta un tabù perché, per dirla col procuratore Deidda, “c’è un po’ di fariseismo e l’ideologia prevale su una serena valutazione dei fatti”. Il dibattito all’estero Il tema però, almeno all’estero, è di grandissima attualità e ampiamente dibattuto. Gran parte del merito di aver infranto un muro di silenzio e ideologia va sicuramente tributato “Global Commission on Drug Policy”, il panel di esperti guidato dall’ex presidente dell’Orni e premio Nobel Kofi Annan di cui facevano parte, tra gli altri, l’ex presidente brasiliano Ferdinando Cardoso, l’ex segretario di Stato Usa George Shultz e l’ex premier greco George Papandreu. Nelle loro conclusioni, un anno fa, gli esperti decretavano infatti che “la guerra mondiale alla droga ha fallito con devastanti conseguenze” e che “le politiche di criminalizzazione e le misure repressive - rivolte ai produttori, ai trafficanti e ai consumatori - hanno chiaramente fallito nello sradicarla”. La prova, secondo il panel, stava esattamente nei dati: nel 1998 il consumo di oppiacei riguardava 12.9 milioni di persone mentre nel 2008 17.35 milioni (+34.5%). Nel 1998 il consumo di cocaina riguardava 13.4 milioni per passare, dieci anni dopo, alla cifra di 17 milioni (+27%) Stesso trend anche per i consumatori cannabis: nel 1998 erano 147.4 milioni, per passare 160 milioni nel 2008 (+8.5%). Riflessioni e numeri che, in giro per il mondo, hanno spinto diversi governi a interrogarsi sul tema. Compresi molti esecutivi del Sudamerica, dove la piaga del narcotraffico e delle violenze ad esso legate rappresentano ogni anno un costo sociale insopportabile. E così, da qualche mese, di legalizzazione si parla in Guatemala come in Colombia, in Uruguay come in Brasile. Discussioni la cui eco è arrivata fino in Europa. In Francia, ad esempio, la nuova ministra verde Cécile Duflot si è spinta a dichiarare che “bisogna considerare la cannabis come il tabacco o l’alcool”. Una posizione condivisa anche dall’ex ministro dell’Interno socialista Daniel Vaillant. Del resto, come scrisse l’Economist nel 2009, “il proibizionismo ha stimolato la criminalità su scala globale a un livello mai visto prima”. Il ritardo italiano E da noi? Poco, o quasi nulla si sta muovendo nonostante il rapporto Onu World Drug Report 2012 assegni all’Italia la palma di paese leader in Europa per consumo di cannabis (il 14,6% dei cittadini fra i 15 e i 65 anni) e nonostante, secondo le stime, i proventi per le mafie del traffico di droga oscillino attorno ai 60 miliardi di euro all’anno. L’Italia, infatti, è ferma alla legge Fini-Giovanardi del 2006 che non riconosce alcuna distinzione fra droghe pesanti e leggere e azzera di fatto la distinzione fra possesso e spaccio. Un irrigidimento legislativo che, come ampiamente prevedibile, ha prodotto sfracelli. Un’occhiata ai numeri: “in soli 5 anni - hanno infatti scritto i curatori del III Libro bianco sulla Fini-Giovanardi - i detenuti per violazione della legge sulla droga sono quasi raddoppiati: dai 15 mila nel 2006 ai 28 mila del 2011. È l’impatto carcerario della legge antidroga la principale causa del sovraffollamento”. Numeri che sono ancora più drammatici se solo si tiene conto che, nel periodo fra il 2006 e il 2007, migliaia di persone hanno lasciato gli istituti di pena dopo l’approvazione dell’indulto. I dati del rapporto, curato da Antigone, Cnca, Forum Droghe e Società della Ragione, con l’adesione di Magistratura Democratica e Unione Camere Penali, fanno paura: aumentano gli ingressi in carcere per droga in rapporto al totale degli ingressi, dal 28% del 2006 al 33,15% del 2011 (25.390 su 90.714 e 22.677 su 68.411); aumentano le denunce, specie per l’art. 73 della legge (detenzione illecita a fini di spaccio), da 29.724 nel 2006 a 33.686 nel 2011 (14.680 per cannabis, pari al 41%, 8.535 per hashish, 5.211 per marijuana, 1.416 per coltivazione di piante). E se, come fotografa il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, si considera che al momento i detenuti presenti in carcere per reati legati alla droga sono 26.559 (il 34% circa del totale) ben si capiscono le dimensioni del problema, specie se si tiene conto del fatto che, come riporta il Libro Bianco, “sui 37.750 detenuti con condanna passata in giudicato, presenti al 27 novembre 2011, ben 14.590 (38,90%) lo sono per violazione della legge sugli stupefacenti”. Eclatante il dato della Toscana dove, secondo una ricerca, “il 40% dei detenuti sono in carcere per reati di droga minori: si tratta spesso di consumatori che semplicemente detenevano quantità superiori al limite tabellare e sono stati trattati alla stregua di spacciatori”. Nel frattempo aumentano i sequestri di marijuana (+54,19% nel 2011) e hashish (+29,43%) mentre crollano quelli di eroina (-45,97%). Ma il tema della legalizzazione delle droghe leggere, oltre che da un punto di vista repressivo-carcerario, può rappresentare una svolta anche dal punto di vista economico. Lo sanno bene i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante che nel novembre scorso hanno presentato un disegno di legge contenente “norme per la legalizzazione dei derivati della cannabis indica”. “Uno studio del professor Marco Rossi dell’Università La sapienza di Roma - hanno scritto nella loro relazione - stima le imposte ricavate sulla vendita della cannabis in 5,5 miliardi di euro l’anno”. Con la depenalizzazione, poi, si stima che si potrebbe risparmiare un altro miliardo per le sole spese carcerarie. In tempi di crisi, forse vale la pena rifletterci. Stati Uniti: rinviata condanna a morte psicolabile in Georgia Tm News, 18 luglio 2012 L’esecuzione prevista per oggi in Georgia di un detenuto con problemi mentali è stata rinviata in ragione di un cambiamento nella procedura dell’iniezione letale, mentre quella di un altro detenuto affetto dallo stesso handicap resta in programma per oggi in Texas. La condanna a morte di Warren Hill, 52 anni di cui 21 nel braccio della morte, un nero americano condannato alla pena capitale per l’omicidio di un compagno di cella, sarebbe stata la prima con il nuovo metodo, un solo prodotto, il pentobarbital, al posto di tre. Nonostante più di una diagnosi abbia confermato il ritardo mentale del detenuto, la clemenza gli è stata negata dal Comitato per le richieste di grazia in Georgia. Nello stato del Texas, invece, l’esecuzione di Yokamon Hearn, 34 anni, resta in programma per oggi. Anche lui nero americano, 34 anni, Hearn è in attesa di essere giustiziato dal 1998. L’uomo soffre della sindrome da alcolismo fetale, causata dall’eccesso di alcol ingerito dalla madre in gravidanza. Stati Uniti: nella Silicon Valley anche i carcerati hanno un incubatore di start up Apcom, 18 luglio 2012 Se ci immaginiamo una prigione statunitense, ovviamente ci immaginiamo le tute celesti e i carcerati impegnati a far rissa, sollevare pesi o al massimo fare qualche umile lavoro manuale. Ma non è proprio quello che accade nella prigione statale di San Quentin dove ad appena un ora dalla Silicon Valley, da un anno a questa parte, è partito un nuovo progetto sperimentale per il reintegro dei detenuti del tutto nuovo. Last Mile è il nome del programma e si pone come obbiettivo di insegnare ai detenuti a gestire una startup, studiando i social media, i business plan e tutto quello che serve per non rimanere indietro su quello che accade “fuori”. Per ora i detenuti che hanno iniziato il corso sono solo in 5, ma le difficoltà non sono poche perché molti detenuti non hanno mai usato un computer e a tutti i detenuti del carcere di massima sicurezza è proibito comunicare all’esterno sino al termine della pena. Egitto: Mubarak minaccia sciopero della fame “voglio stare con i miei figli” Adnkronos, 18 luglio 2012 L’ex presidente egiziano Hosni Mubarak minaccia lo sciopero della fame. Trasferito da due giorni nell’ospedale del carcere di Tora, dopo che una commissione di medici ha valutato che le sue condizioni di salute sono stabili, l’ex rais ha minacciato le autorità del penitenziario di intraprendere lo sciopero della fame se i suoi figli Gamal e Alaa, rinchiusi in un’altra sezione del carcere di Tora, non saranno trasferiti nel nosocomio della prigione. Lo riferisce il quotidiano locale El Watan. Mubarak era stato trasferito a giugno dal carcere di Tora, dove sta scontando la pena all’ergastolo, all’ospedale militare di Maadi a causa del peggioramento del suo stato di salute. Alaa e Gamal Mubarak sono in carcere in attesa della sentenza del processo che li vede coinvolti con l’accusa di aggiotaggio per aver condizionato l’andamento della Borsa, procurandosi guadagni illeciti. I due figli di Mubarak sono stati assolti in un primo processo, quello che ha visto la condanna all’ergastolo per l’ex rais.