Giustizia: suicidi e degrado, l’estate nera delle carceri italiane di Anna Toro www.unimondo.org, 15 agosto 2012 È passato un anno esatto da quando il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva definito la questione delle carceri italiane “una realtà che ci umilia in Europa e che ci allarma per la sofferenza quotidiana di migliaia di esseri umani in condizioni che definire disumane è un eufemismo”. Eppure, nonostante le grandi promesse e le parole della politica, quest’anno la situazione è rimasta pressoché identica, se non peggio. E così, un altra estate rovente è arrivata per le decine di migliaia di detenuti stipati come carne da macello in celle sovraffollate, chiusi dai blindati 20 ore su 24, in condizioni igienico - sanitarie precarie, con i muri che si sgretolano e il caldo e la noia ad amplificare i colpi di testa e i cattivi pensieri. Basti pensare che, con sette suicidi, a cui si aggiungono un detenuto morto nel carcere di Siracusa dopo 25 giorni di sciopero della fame, un sospetto suicidio nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto e cinque decessi per non meglio precisate “cause naturali”, luglio 2012 è stato il mese “più nero delle carceri italiane degli ultimi 12 anni” (non che agosto sia partito bene, con già altri tre detenuti morti suicidi nella sola prima settimana). Lo rende noto il dossier dell’Osservatorio permanente sulle morti in carcere redatto dall’associazione padovana Ristretti Orizzonti, che dal 2000 tiene il conto di questo bollettino di guerra. E che non manca di sottolineare come, anche dall’altra parte della barricata, le cose non siano migliori: sette i suicidi da parte di agenti della polizia penitenziaria dall’inizio dell’anno a oggi, di cui tre proprio in questo tragico luglio. Indice di quanto il disagio in cui versa l’istituzione incida profondamente non solo su chi è rinchiuso, ma anche su chi in carcere ci lavora. Il fatto che il sottosegretario Antonino Gullo si affanni a dire che la causa dei suicidi e delle morti in carcere non sia il sovraffollamento, per Ristretti Orizzonti non è una giustificazione. Sono 66.897 le persone detenute nelle 206 strutture italiane, per una capienza regolamentare che a fine 2011 si fermava a 45.700 posti. Ciò significa che i detenuti in più sono circa 21mila, con un tasso di sovraffollamento medio del 145,8%. “Il fatto è che sovraffollamento non è solo la cella dove si sta in 8 invece che in 3 - ha detto più volte Ornella Favero, presidentessa di Ristretti Orizzonti. La vera realtà è che la gente, anche e soprattutto a causa del sovraffollamento, non fa niente dalla mattina alla sera. E questo è un pericolo sia per la sicurezza fuori, perché i detenuti escono dal carcere incattiviti, peggiori rispetto a quando sono entrati, sia per i detenuti stessi, che non vedono prospettive di fronte a sé e spesso cedono alla disperazione”. Il lavoro, ad esempio, che dovrebbe essere il primo strumento di recupero del detenuto, la vera e piena realizzazione dell’articolo 27 della Costituzione, è pressoché scomparso dagli istituti: non solo non è stata più finanziata la legge Smuraglia, che concedeva sgravi fiscali alle aziende che assumevano detenuti, ma anche i pochi fortunati che lavorano, appena il 20% del totale, non se la passano molto bene; la maggior parte di loro si occupa delle varie mansioni all’interno del carcere (chi fa lo “spesino”, chi lo “scopino”, chi il “porta vitto” o il “tabelliere”, chi si occupa saltuariamente di lavori di manutenzione, e così via), e molti ricevono buste paga che rasentano il ridicolo, anche di 30 euro mensili. Per tutti gli altri, c’è solo la cella. E non sempre possono contare sulle altre attività come la scuola, o le iniziative ludiche e culturali che l’esercito silenzioso delle cooperative e dei volontari (circa 11mila) cercano come possono di portare all’interno delle carceri. Sempre il sovraffollamento, infatti, spesso sottrae spazio a queste attività, con detenuti che vengono messi a dormire su materassi per terra perfino nelle biblioteche, nelle palestre, nei laboratori. Senza contare che d’estate queste attività si fermano o rallentano, lasciando i detenuti a girarsi i pollici 24 ore su 24 e ad affrontare da soli i demoni delle proprie colpe, i propri malesseri e le proprie ossessioni. Privati della possibilità di un percorso di crescita, responsabilizzazione e rinnovamento che, in un sistema idealmente basato sul “recupero” della persona, dovrebbe accompagnarli fino al loro rientro nella società esterna. Anche per questo è d’importanza essenziale il lavoro di medici e psicologi, che però spesso non ci sono, o sono troppo pochi. Il motivo? Sempre lo stesso, mancano i fondi. “Soprattutto in relazione al sovraffollamento, l’assistenza psicologica in carcere è scarsissima - racconta Antonio, detenuto al carcere di Padova, durante la grande giornata di Studi annuale sul carcere organizzata da Ristretti Orizzonti - se facessimo i conti, ad ogni detenuto spetterebbero dieci minuti all’anno di colloquio con lo psicologo”. E infatti senza una guida, senza un aiuto anche professionale, molti non ce la fanno. Secondo il dossier “Morire di carcere”, dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane sono morti 97 detenuti, di cui 36 suicidi. A questi bisogna aggiungere i tentati suicidi e gli atti di autolesionismo, i quali sono talmente frequenti (soprattutto tra la popolazione carceraria straniera e tra le donne italiane) che spesso è difficile stilare una statistica. Sempre secondo il report, poi, sono i detenuti in attesa di giudizio a presentare un tasso di suicidi più elevato rispetto ai condannati, il ché dimostra l’importanza dell’assistenza psicologica soprattutto nella fase di ingresso, in cui l’impatto col carcere può essere più devastante. Così, tra queste e molte altre lacune, la mattanza carceraria non accenna a fermarsi, in uno Stato che, secondo associazioni come Antigone e la già citata Ristretti Orizzonti, continua a operare nell’illegalità, al di fuori del dettato costituzionale. “La situazione delle carceri italiane è giunta a un punto critico insostenibile e urgono delle soluzioni”, è tornato a dire anche quest’anno il presidente Napolitano. Tra i due accorati appelli, quello del 2011 e questo del 2012, per ora solo il vuoto e una scia di morti che si allunga mese dopo mese. Giustizia: troppi detenuti, poche guardie di Andrea Managò L’Espresso, 15 agosto 2012 Oltre al cronico sovraffollamento, gli istituti penitenziari devono affrontare anche la carenza di personale. Ma nonostante le difficoltà, oltre tremila agenti sono stati distaccati ad altri lavori, aggravando ulteriormente la situazione. Le carceri italiane sono sovraffollate, ma anche gli uffici della Polizia Penitenziaria non sembrano essere da meno. Mentre in alcuni istituti di pena il sottorganico degli agenti sfiora il 40%, senza contare la carenza di personale addetto alla rieducazione dei detenuti, negli uffici del Dap invece è difficile trovare una scrivania vuota. Da anni i sindacati di categoria denunciano un organico della Penitenziaria ridotto all’osso, 39 mila agenti, insufficiente a vigilare correttamente sui detenuti: 66.009 quelli censiti nella rilevazione del 31 luglio scorso. Tra sovraffollamento (che attualmente sfiora le 21 mila unità) turni extra e carenze strutturali, lavorare dietro le sbarre diventa spesso un inferno. E, in linea con il trend allarmante degli ultimi anni, dall’inizio del 2012 già sei agenti di custodia si sono tolti la vita. Numeri che raccontano una volta di più un sistema carcerario vicino al collasso. Eppure, nonostante la carenza cronica di personale, la Fp-Cgil del settore penitenziario denuncia che 3.148 agenti lavorano fuori dagli istituti di pena, ben oltre i 1.873 previsti dalla pianta organica varata nel 2001 dall’allora Guardasigilli Piero Fassino. La “fuga” degli agenti dalle carceri agli uffici avviene tramite distacco in “sedi diverse dagli istituti”, una procedura facilitata dall’assenza di una pianta organica del Dap. Una pratica che alimenta contrasti tra i sindacati di categoria, con scambi di accuse reciproche di ingerenza nella concessione dei distacchi. A marzo la direttrice della casa circondariale della Dozza a Bologna, Ione Toccafondi, ha sintetizzato perfettamente la situazione nel penitenziario: “Su 509 guardie assegnate, 136, un numero spropositato, sono distaccate, cioè lavorano altrove”. Poi l’affondo: “È una cosa che capita per questioni di servizio, di famiglia e, purtroppo, per raccomandazioni”. Secondo i calcoli della Fp - Cgil penitenziaria, attualmente circa 900 agenti lavorano negli uffici del Dap, 400 sono in forza al servizio scorte, 60 al nucleo investigativo centrale, 300 nelle scuole di formazione, altrettanti negli uffici di esecuzione penale esterna, e 1.200 nei singoli provveditorati regionali. Senza contare i distacchi al ministero della Giustizia, quelli a Palazzo Chigi e gli oltre 100 alla Procura di Roma. Tutti trasferimenti necessari? Dati alla mano non sembrerebbe. Un esempio: nel Lazio teoricamente l’organico è superiore alle necessità dei 14 istituti di pena regionali. Eppure alle carceri laziali mancano oltre 1.000 agenti e l’abbondanza sulla carta deriva dai distacchi negli uffici, che per la maggior parte hanno sede a Roma. “Da mesi è in corso un confronto col Dap per rivedere le piante organiche, ma deve partire dalle esigenze dei penitenziari, non da una sanatoria dei distacchi negli uffici” spiega Francesco Quinti, coordinatore nazionale Polizia Penitenziaria della Fp-Cgil. Poi aggiunge: “È giusto che ci sia personale addetto ai servizi amministrativi, ma ne basterebbe molto meno di quello attuale, il nostro lavoro si fa nelle carceri, non in ufficio”. Non solo: “Il ricorso eccessivo ai distacchi, di cui va verificata la regolarità procedurale, mortifica percorsi di carriera e domande di trasferimento in sedi più vicine ai familiari che magari sono in attesa da anni”. A settembre è in programma la ripresa degli incontri tra sindacati di categoria e il capo dipartimento del Dap, Giovanni Tamburino, per affrontare anche il nodo della pianta organica del corpo. In assenza di novità, conclude Quinti: “Non è da escludere una denuncia per comportamento antisindacale per violazione dello Statuto dei Lavoratori, o un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale”. Giustizia: carceri, i radicali interrogano, ma Severino nicchia di Dimitri Buffa L’Opinione, 15 agosto 2012 Il ministro della giustizia, Paola Severino, forse troppo indaffarata a rispondere a compiacenti interviste del “Corriere”, non ha trovato invece il tempo di rispondere, in aula o per iscritto, a ben 60 tra interrogazioni e interpellanze parlamentari che concernono l’emergenza carceraria e più in generale la giustizia, presentate dai deputati radicali in un arco di tempo che va dal 6 settembre 2011, praticamente poco prima dell’insediamento del governo tecnico, sino al 7 luglio scorso. Così la deputata Rita Bernardini ha preso carta e penna scrivendo poche righe al presidente della Camera Gianfranco Fini per evidenziare la incresciosa situazione: “Gentile presidente, ai sensi dell’articolo 134 comma 2 del regolamento della Camera dei deputati, essendo trascorsi i venti giorni entro i quali il Governo doveva rispondere, chiedo di porre le seguenti interrogazioni a risposta scritta all’ordine del giorno delle Commissioni competenti”. Segue il lungo elenco in ordine temporale decrescente, cioè dalla più recente alla più vecchia. Messe così, in fila per sei con il resto di due come i 44 gatti della filastrocca, ma qui si tratta di sessanta atti ispettivi trattati, nonostante la delicatezza degli argomenti, con colpevole indifferenza, fanno una certa impressione. Inutile pensare a cosa sarebbe successo se un simile appunto fosse stato mosso al precedente governo, quello dell’ex premier Berlusconi: si sarebbe come minimo parlato di golpe dell’esecutivo ai danni del Parlamento. Ma poiché stiamo parlando delle interrogazioni a risposta scritta dei radicali eletti nelle liste del Pd, cioè quei rompipalle che Fioroni e D’Alema hanno già detto di non volere ricandidare, visto che disturbano le grandi manovre partitocratiche, al secolo “le grandi intese”, va bene così. Resta da domandarsi cosa sia contenuto nelle interrogazioni in oggetto. E allora abbiamo preso la prima e l’ultima, tanto per farci un’idea. Chi è interessato ad approfondire ulteriormente, vada sul sito della Camera e si compulsi uno per uno i documenti in questione tramite il link con l’attività parlamentare della stessa Rita Bernardini. La prima interrogazione della serie, la 4/13090, fu depositata il 6 settembre 2011 quando ancora c’era l’ultimo ministro Guardasigilli del governo Berlusconi, Francesco Nitto Palma. In essa si ricordava la tragica storia di un suicida in carcere. Era il 22 agosto del 2011, Serghiei Dragan, 32enne moldavo, si tolse la vita un giovedì nella sua cella del carcere di Opera. “Anche in passato l’uomo aveva più volte tentato di togliersi la vita in carcere tramite impiccagione, ciononostante non era considerato un detenuto a rischio e non era sottoposto nel regime dei sorvegliati a vista”. Gli interroganti poi chiedono “se il Ministro sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa” e “quali iniziative, più in generale, il Governo intenda assumere per contenere e ridurre l’alto tasso dei decessi per suicidio in carcere”. Questa interrogazione nonostante ben nove solleciti, l’ultimo dei quali è dello scorso 8 agosto, è rimasta lettera morta per via Arenula. L’ultima delle sessanta interrogazioni pendenti, la 4/16908, presentata il 9 luglio scorso, riguarda invece la storia di un ragazzo massacrato di botte durante la finale degli europei Italia - Spagna nel carcere minorile di Torino, il Ferrante Aporti. La sua storia era finita in un articolo di cronaca locale e gli interroganti della pattuglia radicale del Pd in Parlamento hanno chiesto al ministro se era vero che il giovane fosse stato oggetto di altre analoghe aggressioni durante eventi sportivi e a che tipo di vigilanza fosse sottoposto. Ma anche in questo ultimo caso, così come nel primo e negli altri cinquattotto, le risposte scritte richieste al ministro Severino non ci sono. Bob Dylan avrebbe detto che “soffiano nel vento”. Quello dell’indifferenza alla condizione carceraria. Quello della “prepotente urgenza” che neanche il Capo dello stato osa denunciare con un messaggio alle Camere così come la Costituzione vigente imporrebbe di fare. Preferisce parlarne in convegni o interviste, affermando che “non ci sono le condizioni politiche per l’amnistia”. Giustizia: Carta dei detenuti, da fine mese i diritti e i doveri messi per iscritto di Giovanni Galli Italia Oggi, 15 agosto 2012 Dal 29 agosto prossimo mano tesa ai detenuti che fanno il proprio ingresso nelle carceri italiane. Un operatore penitenziario offrirà tutte le informazioni necessarie e a ciascuno sarà consegnata una carta dei diritti e dei doveri. La previsione è contenuta nel Dpr 5 giugno 2012, n. 136 “Regolamento recante modifiche al decreto del presidente della repubblica 30 giugno 2000, n. 230, in materia di carta dei diritti e dei doveri del detenuto e dell’internato”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 189 del 14 agosto 2012. Il provvedimento modifica alcune norme del Dpr 30 giugno 2000, n. 230, prevedendo adesso che il direttore dell’istituto, o un operatore penitenziario da lui designato, svolgano un colloquio con il soggetto, al fine di conoscere le notizie necessarie per le iscrizioni nel registro e per iniziare la compilazione della cartella personale. In particolare, vengono forniti chiarimenti sulla possibilità di ammissione alle misure alternative alla detenzione e agli altri benefici penitenziari e viene contestualmente richiesto al detenuto il consenso all’eventuale utilizzo delle procedure di controllo mediante mezzi elettronici. All’atto dell’ingresso, poi, a ciascun detenuto o internato è consegnata la carta dei diritti e dei doveri dei detenuti e degli internati, contenente l’indicazione dei diritti e dei doveri dei detenuti e degli internati, delle strutture e dei servizi a essi riservati. Il contenuto della carta è stabilito con decreto del ministro della giustizia, per il quale c’è tempo fino ai primi di marzo per l’approvazione. Il decreto regola anche le modalità con le quali la carta dei diritti deve essere portata a conoscenza dei familiari del detenuto e dell’internato. La carta dei diritti è fornita nelle lingue più diffuse tra i detenuti e internati stranieri. Il tutto dovrà comunque avvenire senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello stato. Giustizia: oggi 65.758 detenuti, 706 in meno rispetto al Ferragosto dell'anno scorso Ansa, 15 agosto 2012 Nelle carceri italiane ci sono ad oggi 65.758 detenuti, 706 in meno rispetto al Ferragosto dell'anno scorso, quando erano 66.464. Il numero è stato comunicato dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nel corso dei collegamenti che il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri ha avuto con le sale operative dei diversi corpi dello Stato. Degli oltre 65mila detenuti, quelli al 41 bis sono 685. E di questi, 40 si trovano reclusi in aree riservate. Giustizia: Sappe; la tensione nelle carceri resta alta, ma c’è calo presenze del 15-20% Adnkronos, 15 agosto 2012 “Nonostante le strumentali dichiarazioni di taluno, la tensione nelle carceri resta alta e tutto ricade principalmente sulle spalle dei poliziotti penitenziari che lavorano in carcere 24 ore al giorno” . È quanto scrive in una nota il dichiara il segretario generale del Sappe, Donato Capece. “Va dato atto che se la situazione attuale, già di per sé allarmante con 66.000 detenuti presenti a fronte di 42.000 posti letto e 7.000 agenti in meno in organico, non è ancor più critica e problematica per le donne e gli uomini della polizia penitenziaria è grazie alla legge fortemente voluta dal ministro della Giustizia che, di fatto, fa registrare un 15-20% di presenze in meno. Va nella giusta direzione di deflazionare le sovraffollate carceri anche il disegno di legge sulle depenalizzazioni: sul tema il Sappe da tempo sostiene la necessità di ricorrere maggiormente alle misure alternative alla detenzione per quei reati di minore allarme sociale”. Ma, aggiunge Capece, “servono garanzie concrete, e qui dovrebbe intervenire il governo, dopo l’approvazione della revisione di spesa, nella quale si vedono solamente tagli di organico e di bilancio per la polizia penitenziaria. Il Sappe - sottolinea - torna ad esprimere vive preoccupazioni per l’impatto che potrebbe avere la spending review sul sistema penitenziario e sulla funzionalità del Corpo. A queste aggiungiamo le ulteriori preoccupazioni - conclude - per le politiche gestionali dell’amministrazione penitenziaria che, a nostro avviso, stanno delegittimando e depotenziando oltre misura il ruolo di sicurezza affidato alla polizia penitenziaria”. Giustizia: Rita Bernardini al Sappe; stiamo tutti bene attenti agli equivoci della Severino Notizie Radicali, 15 agosto 2012 Rita Bernardini, deputata radicale della Commissione Giustizia, ha scritto la seguente lettera aperta al Segretario del Sappe Donato Capece. Caro Donato, concordo con te quando - come hai fatto nel comunicato di oggi - affermi che senza la “legge Severino” sulle porte girevoli e sulla possibilità di scontare ai domiciliari gli ultimi 18 mesi di detenzione, la situazione delle carceri sarebbe ancora più allarmante ed esplosiva dell’attuale, con oltre 72.000 detenuti nei 42.000 posti disponibili, con le carenze di personale ad ogni livello e, in particolare, con 7.000 agenti in meno. Quanto, invece, al disegno di legge governativo sulle depenalizzazioni che tu giustamente invochi, ti informo che proprio la ministro Severino ne ha chiesto lo stralcio per avere una corsia preferenziale da dedicare alle misure di decarcerizzazione. Insomma, non si incide a monte su ciò che ingolfa le scrivanie dei magistrati e accalca la popolazione carceraria nelle patrie galere. Comunque, anche sugli interventi di decarcerizzazione, il problema sai qual è? Il provvedimento sarà esaminato in Commissione a settembre, poi dovrà andare in aula alla Camera per essere approvato, se tutto va bene, a novembre; dopodiché passerà al Senato che se lo modificherà come ha sempre fatto per questo tipo di provvedimenti, ritornerà alla Camera per la definitiva approvazione. Insomma, se tutto fila liscio, sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale a dicembre o a gennaio e il governo avrà un anno di tempo - così c’è scritto nel Ddl! - per emanare i relativi decreti attuativi della delega. A febbraio si sciolgono le camere perché la legislatura è finita: allora, di cosa stiamo parlando? Quanti detenuti e agenti dovranno ancora rimetterci la pelle o la salute? Infine, quando sulla spendig review ho proposto un ordine del giorno contro i tagli del personale che opera nelle carceri, agenti compresi, il Governo (rappresentato dal sottosegretario Polillo) dapprima ha dato parere negativo, poi ci ha ripensato tentando di travisare il tutto con la sostituzione dell’allocuzione “impegna il Governo” con “invita il Governo”; equivoco sventato grazie all’attenzione del presidente di turno Lupo e alla professionalità degli uffici della Camera. Giustizia: Osapp; 600 detenuti in meno, effetto della normale riduzione estiva delle attività Agi, 15 agosto 2012 Un segnale “poco indicativo”. È Leo Beneduci, segretario generale dell’Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria, a definire così alla vigilia di ferragosto la presenza nelle carceri italiane di 600 detenuti in meno rispetto a trenta giorni fa. “Qualcuno - spiega Beneduci - potrebbe anche ritenere che i 65.800 detenuti presenti ieri nelle carceri italiane, a fronte dei 66.400 di un mese fa, costituiscano un qualche risultato delle scelte attuate dal governo rispetto alla grave emergenza penitenziaria e non l’effetto della normale riduzione estiva delle attività delle sedi giudiziarie e degli organi di polizia sul territorio”. “In realtà - prosegue il sindacalista - per rendersi conto che quello delle carceri è un problema che negli ultimi anni ciascun esecutivo ha rinviato al governo successivo, senza individuare soluzioni durature, basterebbe pensare al cosiddetto Piano Carceri, in fase di definitiva conclusione senza avere apportato, dopo quasi 4 anni di proclami, alcun incremento ai soli 45.600 posti letto disponibili nelle infrastrutture penitenziarie, mentre il numero di poliziotti penitenziari in servizio si sta progressivamente riducendo e i pensionamenti non potranno neanche essere reintegrati, grazie al provvedimento sulla spending review”. “Oppure, sempre in tema di concretezza e per un reale cambiamento del sistema - prosegue il segretario dell’Osapp - sarebbe utile considerare il crescente numero di aggressioni e di atti di autolesionismo, fino ai suicidi che il carcere induce, nonché il preoccupante incremento degli stessi nel personale di polizia penitenziaria”. Giustizia: Vitali (Pdl); tempo scaduto, amnistia unica soluzione per sistema penitenziario Ansa, 15 agosto 2012 “Il tempo per lo Stato di definire le serie e gravi problematiche penitenziarie è nettamente scaduto”. È quanto ha dichiarato Luigi Vitali, responsabile nazionale Pdl per l’ordinamento penitenziario, all’uscita dal carcere di Bari dove si era portato in visita questa mattina. “Ritengo che l’amnistia, a questo punto - ha aggiunto - sia l’unica, anche se amara, soluzione alla drammatica situazione che si vive nei nostri penitenziari. Sarà anche una dichiarazione di fallimento ma un Paese serio deve assumersi sino in fondo le proprie responsabilità e non caricare le sue inefficienze sui detenuti e sulla polizia penitenziaria. L’Italia - ha concluso Vitali - non può continuare ad essere condannata della Corte di Giustizia Europea per le precarie condizioni di vita all’interno delle sue carceri”. Giustizia: Rinaldi (Idv); vigilare su condizioni di vita e di lavoro nei penitenziari Dire, 15 agosto 2012 “L’Italia dei Valori sarà l’unica delegazione del Parlamento Europeo che visiterà i penitenziari sul territorio in occasione del Ferragosto nei carceri”. Lo ha detto Niccolò Rinaldi, eurodeputato e capodelegazione di Italia dei Valori, annunciando la sua vista il 15 agosto nelle case circondariali di Lucca Livorno e Siena. “Le visite non rappresenteranno un’invasione di campo verso la magistratura, ma solo per vigilare sulle condizioni di vita e di lavoro per chi si trova all’interno delle carceri italiane. Riproporrò il dibattito sullo stato delle case di pena in Europa - ha aggiunto Rinaldi - per accelerare la pubblicazione del ‘libro biancò che la Commissione Europea ha già annunciato, per mettere in moto la tutela del pianeta carceri nell’Unione e per consentire che questo mondo, oggi escluso da forme di cooperazione europea, possa essere aperto ad un confronto con l’esperienza degli altri Paesi, sia nella mediazione culturale, per quel che riguarda le buone pratiche, sia per l’impatto che la situazione carceri ha sullo spazio giudiziario europeo”. Lettere: le visite dei parlamentari sono inutili, senza interventi di Marco Solimano (Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Livorno) Il Tirreno, 15 agosto 2012 Come oramai è consuetudine costante, nel giorno di ferragosto le carceri italiane verranno visitate da parlamentari, consiglieri regionali e personalità, a vario titolo, interessate all’argomento. Un segno importante di attenzione ed interessamento verso una delle realtà più drammatiche e problematiche del nostro Paese. Un atto di civiltà, vorrei definirlo, se alla visita ed alla più che probabile indignazione, seguissero impegni concreti per modificare una realtà non più accettabile e sostenibile, più volte condannata dalla Comunità Europea, dalla Commissione per i diritti umani e da quella per la prevenzione della tortura. Le carceri italiane versano un una condizione di palese ed inaccettabile illegalità, le stesse prescrizioni dell’Ordinamento Penitenziario, legge dello Stato, vengono quotidianamente disattese, non esistendo le condizioni strutturali ed ambientali per applicarle. Un sovraffollamento asfissiante e lesivo dei diritti e della dignità delle persone, un sotto organico strutturale di personale civile e militare, costretto ad operare in condizioni di estrema difficoltà, rendono la situazione ancora più complessa e preoccupante. Le morti ed i suicidi in carcere, così come gli atti di autolesionismo, sono in costante aumento: questa condizione non è più, da tempo, una emergenza, ma una drammatica normalità che abbassano pericolosamente le tutele e le garanzie per uomini e donne affidati alla custodia dello Stato. Se vuoi conoscere la civiltà del tuo Paese, diceva Voltaire, vai a visitare le sue carceri. E noi siamo scesi parecchio in basso quanto a civiltà e tutela dei diritti fondamentali. Ed allora Governo e Parlamento, come più volte sollecitato dal Capo dello Stato, assumano finalmente la questione nella sua dimensione strutturale, cominciando a mettere in discussione alcune leggi che hanno avuto un effetto pericolosamente “carcerogeno” per fasce di popolazione marginale ed esclusa socialmente, la Bossi Fini per l’immigrazione e la Fini Giovanardi per le tossicodipendenze, per esempio. Si discuta, finalmente, la riforma, già illustrata dal Ministro Severino, sull’ampliamento delle misure alternative e l’estensione di lavori di utilità sociale per i tanti detenuti a basso tasso di pericolosità sociale, si ripensi urgentemente ai luoghi ove collocare i tantissimi detenuti che hanno commesso reati in virtù di una dura e drammatica dipendenza da sostanze stupefacenti o psicotrope. Il carcere non può essere una discarica sociale ove seppellire anche le nostre paure e le nostre contraddizioni. Lazio: Garante lancia l’allarme di agosto; più di 7mila detenuti, invece di quasi 5mila posti Dire, 15 agosto 2012 Più di 7mila detenuti invece di quasi 5mila posti nelle celle delle quattordici prigioni della regione. Il 40% sono stranieri e 452 le donne. Quasi la metà attendono il verdetto definitivo, di cui 1.375 in attesa della sentenza di primo grado e 1.096 sono gli appellanti. Questo è il quadro complessivo che Angiolo Marroni fa del sistema e “purtroppo, d’estate le problematiche aumentano”. La capienza totale è di 4.838 posti nelle 14 carceri della regione, ma in realtà ci sono 7.258 carcerati, di cui 452 sono donne. Ed i detenuti stranieri sono 2764, sfiorano il 40%. Ma un dato sconcertante arriva dall’analisi delle posizioni giuridiche dei reclusi. Quasi la metà, 3.266, è in attesa di giudizio definitivo. Di questi, 1.375 sono in attesa della sentenza di primo grado mentre gli appellanti sono 1.096. Il 60% di coloro che attendono un giudizio definitivo, sono stranieri. Troppi detenuti nelle carceri del Lazio. “Si è ormai raggiunto il livello record di presenze. Per la prima volta è stata sfondata quota settemila ed ora i reclusi sono 2.200 in più rispetto ai posti disponibili”, dichiara il Garante dei detenuti Angiolo Marroni. “Questi numeri sono l’amara conferma che - continua Angiolo Marroni - tutte le misure adottate in questi anni dai vari governi per ridurre il sovraffollamento sono state inefficaci. Tra sovraffollamento, carenze di personale e di risorse finanziarie e strutture obsolete inadeguate, lo Stato ha di fatto abbandonato la funzione di recupero sociale dei reclusi, per altro costituzionalmente garantita”. Il problema delle carceri piene, non dipende quindi, esclusivamente dal costante aumento dei carcerati, ma i tempi della giustizia sono biblici. A questo, si aggiungono le strutture fatiscenti, la sanità penitenziaria e la mancanza di una politica di reinserimento del detenuto nella società. Il Garante ha delineato la fotografia del sistema carcerario laziale che rispecchia in toto quello italiano. E conclude: “Il carcere non va in ferie e, purtroppo, d’estate le problematiche aumentano”. Lecce: detenuti stipati come sardine nel supercarcere e 21 sono morti negli ultimi 10 anni di Stefano Lopetrone Gazzetta del Mezzogiorno, 15 agosto 2012 Dopo i picchi del 2010, l’andamento del sovraffollamento nel carcere di Borgo San Nicola sembra lineare. Da encefalogramma piatto. È vero non stiamo vivendo, al momento, l’emergenza di due estati fa, con il penitenziario al limite del collasso: si superarono le 1.500 presenze in un posto dove potrebbero vivere solo 656 persone. Ora le cose vanno decisamente meglio: a distanza di due mesi dall’ultimo monitoraggio, il dato non è cambiato affatto. Al 19 luglio i detenuti ospitati nel supercarcere erano 1.311; il 16 maggio (ultimi dati diffusi dalla direzione) ce n’erano appena nove in più, a metà luglio 10. Una stabilità che non deve far perdere la bussola: la situazione è sotto controllo, ma il malato è sempre grave. Basta infatti un’occhiata ai numeri per capire che il trend è tutto fuorché positivo. Rispetto alla capienza tollerabile, artificio contabile che consente all’amministrazione penitenziaria di stipare quasi il doppio dei detenuti nelle carceri nazionali, il sovraffollamento registrato a Borgo San Nicola è del 14,5%. Tradotto: dove potrebbero essere ospitate 100 persone, in realtà vivono in 115. Il guaio è che tutto, in un penitenziario, è parametrato alla capienza regolamentare. Nel caso di Lecce, la struttura è stata concepita per contenere 656 detenuti, in celle teoricamente riservate a due persone (addirittura in alcuni casi celle singole). Docce, bagni, coperti, spazi all’aperto, trattamento, assistenza sanitaria e soprattutto personale amministrativo e di polizia penitenziaria: tutto è commisurato alla capienza ordinaria o regolamentare. Da questo punto di vista, decisamente meno roseo, la linea piatta del trend racconta di una struttura sotto stress: la percentuale di sovraffollamento è al 99,9%. Dove dovrebbero vivere 100 persone, ve ne sono ammassate quasi 200. Uno scandalo quotidiano, a cui ormai tutti ci siamo abituati. Al punto da saltare a piè pari il dato della capienza ordinaria per discutere solo di capienza tollerabile. Stiamo attenti, perché se non si torna coi piedi per terra, il rischio è di vanificare lo sforzo compiuto dal governo col piano carceri. Lecce è destinataria di fondi per la realizzazione di un nuovo blocco da 300 posti letto. Sarebbe il settimo, visto che al momento nei 30mila metri quadrati recintati insistono i blocchi Reclusi 1 e 2, Circondariali 1 e 2, Femminile e Dimittendi. La nuova struttura dovrebbe sorgere vicino al blocco C1: la prima pietra non è stata ancora posata, ma i lavori dovrebbero partire entro la fine dell’anno. Questi 300 posti faranno levitare la capienza ordinaria fino a 956. Utilizzato correttamente, il nuovo padiglione consentirebbe di spalmare i 664 detenuti in sovrannumero ora presenti in carcere. A quel punto la percentuale di sovraffollamento scenderebbe al 30% (se riferita alla capienza ordinaria). Sempre pesante, per carità, ma meno stressante per detenuti, lavoratori e struttura. Siccome però l’anello al naso è caduto da un pezzo, c’è da aspettarsi un immediato adeguamento ai parametri della futura capienza tollerabile, che sfiorerà i 1.700 detenuti. Nel nuovo padiglione saranno stipate almeno 500 persone e la situazione non cambierà. Anzi peggiorerà. Dal monitoraggio emergono altri numeri: gli uomini sono 1.221; le donne 90. Gli stranieri sono complessivamente 331 (308 maschi e 23 femmine); i tossicodipendenti 72. Nel blocco dell’alta sicurezza vivono 236 persone: tutti esponenti della Scu, della Camorra, della Mafia e della ‘ndrangheta. Borgo S. Nicola, 21 morti in 10 anni Rimbombano in testa come martellate sul cranio. Certi dossier, certe liste, sono tanto utili quanto dolorosi. Il sito internet www.ristretti.it - realizzato dalla redazione di Ristretti Orizzonti e che raccoglie studi, inchieste e tesi di laurea sul mondo delle carceri italiane - aggiorna periodicamente l’anagrafe delle morti in carcere. I dati sono impressionanti: dal 2002 al 2012 (ultimi dati disponibili al 30 luglio) sono decedute nelle patrie galere 1.685 persone. Tra queste ben 598 hanno deciso di togliersi la vita. La piaga dei suicidi, dei Miché cantati da Fabrizio De Andrè (L’avevan perciò condannato/vent’anni in prigione a marcir/però adesso che lui s’è impiccato/la porta gli devono aprir), periodicamente interessa purtroppo anche Borgo San Nicola. Nell’ultimo decennio hanno perso la vita 21 ospiti del carcere leccese. Di questi casi, 13 sono suicidi acclarati; 2 sono casi ancora da accertare; 5 le malattie; 1 lo sciopero della fame. I loro nomi, quando si conoscono, sono destinati a restare negli archivi dei giornali, in attesa che qualcuno vada a rispolverarli. Diversamente sono destinati all’oblio. Di seguito l’elenco dei nomi di chi è “morto di carcere”: Antonio Giustino (52 anni, 29 luglio 2012, suicidio); Pop Virgil Cristria (38 anni, 13 maggio 2012 per sciopero della fame); Antonio Padula (46 anni, 14 luglio 2011, suicidio); Salvatore Morelli (35 anni, 1 gennaio 2011, malattia), Luigi Coluccello (55 anni, 12 giugno 2010, suicidio), Emanuele Carbone (71 anni, 31 marzo 2010, malattia); Giuseppe Nardella (45 anni, 13 febbraio 2010, cause da accertare); Rosario Vollaro (38 anni, 12 settembre 2009, suicidio); Gerardo D’Argenzio, 42 anni, 27 luglio 2009, cause da accertare); Vincenzo Coratella (27 anni, 13 dicembre 2008, suicidio); Sophie Chaffurin (43 anni, 19 luglio 2008, suicidio); Giuseppe Mercuri (59 anni, 19 luglio 2008, suicidio); Vincenzo Fazio (51 anni, 18 dicembre 2007, malattia), Mohamed Faleb (24 anni, 6 febbraio 2006, suicidio); Gaetano Maggio, 34 anni, 30 dicembre 2005, suicidio); Satoj Sotaj (40 anni, 5 ottobre 2002, malattia); Gioacchino Sammali (22 anni, 22 marzo 2002, suicidio). Ad essi vanno poi aggiunti due detenuti italiani di 25 anni morti nel luglio del 2004, uno straniero di 30 anni morto nel maggio del 2010 e un 48enne italiano scomparso per malattia il 17 settembre 2010. I loro nomi non sono stati resi noti. Dal 1990 al 2011, secondo i dati pubblicati sul sito del Ministero della Giustizia, si sono suicidati 1.128 detenuti: 575 erano imputati, persone cioè in attesa di un giudizio definitivo; 69 gli internati; 483 i condannati definitivi (mentre risulta un solo caso non rilevato). Tra essi, gli stranieri erano 252 e le donne 46. Aosta: quasi 300 i detenuti nel carcere di Brissogne, mancano soldi per tutto di Massimiliano Riccio www.aostasera.it, 15 agosto 2012 Una delegazione del Consiglio regionale ha visitato la struttura. “Qui la spending review è stata fatta anzitempo: non c’è la carta igienica, non ci sono i detersivi. C’è poi il problema enorme della sanità penitenziaria con i fondi ancora bloccati”. “I detenuti sono 294, di cui una decina di valdostani, con una percentuale di cittadini extracomunitari di varia nazionalità che oltrepassa il 60% e con una pena che in media oscilla tra i 3 e i 5 anni, mentre i dipendenti della struttura sono circa 190 tra medici, agenti, guardie e personale vario”. Sono questi i numeri del carcere di Brissogne, snocciolati in mattinata dal Direttore Domenico Minervini, durante la visita di una delegazione di consiglieri regionali e del Difensore Civico. Tante le criticità rilevate durante la visita. La primo riguarda l’annoso problema del sovraffollamento. “Una nota sentenza della Corte di giustizia permette, per ciascun detenuto e in caso di emergenza carceraria - ha spiegato Luciano Caveri - piccoli spazi ciascuno per le detenzione e questo ha dilatato magicamente le carceri italiane, che scoppiano invece tutte di reclusi”. Senza dimenticare il problema principale: i soldi. “Per l’Amministrazione carceraria il problema restano i fondi gravemente insufficienti, che rendono problematica l’ordinaria manutenzione, la fornitura di beni essenziali, lavori che migliorino la condizione detentiva o denaro che paghi decorosamente i detenuti per i “lavoretti” che svolgono all’interno”. Mancanza di fondi che ha ritardato il passaggio alla Regione della sanità penitenziaria, decisione approvata dall’Assemblea valdostana lo scorso marzo. “Per rendere operative tali importanti funzioni - ha spiegato il Vicepresidente del Consiglio, André Lanièce - sono però necessarie delle risorse finanziarie il cui trasferimento, da parte dello Stato, attraverso un decreto, a oggi non è purtroppo ancora avvenuto. Dopo la pausa estiva dei lavori abbiamo l’intenzione di approfondire la questione nella Commissione consiliare competente al fine di predisporre una risoluzione volta a sollecitare il Governo nazionale a intervenire in tal senso”. In ogni caso, secondo il Direttore, Domenico Minervini, qualche motivo per essere ottimisti c’è. “Anche qui in Valle d’Aosta - ha spiegato - la collaborazione sia con la Regione che con i privati cittadini è migliorata. Abbiamo inserito altri detenuti fuori al lavoro, abbiamo migliorato anche le condizioni di vita all’interno: non mi sento per non essere presuntuoso di dire che tante cose sono migliorate. Il nostro modello è stato recepito anche a livello nazionale, e quindi di questo siamo contenti perché abbiamo fatto un po’ da apripista”. Che esista qualche sprazzo di luce, lo conferma anche Caveri. “È fondamentale che alcune sezioni celle restino aperte durante il giorno, “decomprimendo” la nevrosi da prigionia e vi sono 14 detenuti, pochi apparentemente ma tanti rispetto alla media nazionale, che svolgono diversi lavori”. Altri sono impegnati in corsi di formazione professionale, come ha ricordato Raimondo Donzel, “perché c’è la volontà di attivare meccanismi di recupero vero, di motivare questi detenuti a dei lavori che consentano un reinserimento concreto”. “È l’unico modo - conclude Minervini riprendendo il concetto - decomprimere per poter vivere meglio in istituto, detenuti e personale di Polizia che vi lavora a contatto. Su questa strada bisogna proseguire, però è chiaro che se arriverà qualche aiutino o finanziamento, e non solo tagli, forse riusciremo a fare anche qualcosa di meglio”. Servono risorse per sanità penitenziaria Dopo il trasferimento alla Valle d’Aosta delle competenze in materia di sanità penitenziaria, la Regione è ancora in attesa dallo Stato delle risorse necessarie. Lo ha riferito oggi il vice presidente del Consiglio Valle, Andrè Laniece, al termine della visita nella casa circondariale di Brissogne a cui hanno partecipato, assieme al Difensore civico della Valle d’Aosta Enrico Formento Dojot, i membri dell’Ufficio di Presidenza, i vicepresidenti André Lanièce e Albert Chatrian e il consigliere segretario Gianni Rigo, e i consiglieri Diego Empereur, Luciano Caveri, Dario Comé, Anacleto Benin, Giuseppe Cerise, Roberto Louvin e Raimondo Donzel. “È stata una visita molto articolata - spiega Lanièce - durante la quale ci siamo confrontati con il Direttore, con il personale della casa circondariale e con i detenuti”. Secondo quanto riferito dal Vice Presidente del Consiglio regionale tra le varie problematiche affrontate, un particolare rilievo è stato dato alla questione della sanità penitenziaria: “Per rendere operative tali importanti funzioni - aggiunge Laniece - sono però necessarie delle risorse finanziarie il cui trasferimento, da parte dello Stato, attraverso un decreto, ad oggi non è purtroppo ancora avvenuto”. Dopo la pausa estiva, la questione sarà affrontata nella Commissione consiliare competente “al fine di predisporre una risoluzione volta a sollecitare il Governo nazionale a intervenire in tal senso”. L’istituto penitenziario regionale ospita 294 detenuti e occupa circa 190 persone. “La condizione della restrizione della libertà personale è sicuramente una delle più difficili che un individuo possa vivere”, commenta il difensore civico della Valle d’Aosta, Enrico Formento Dojot. “Per questo, a livello ordinamentale, - aggiunge Formento Dojot - si deve sempre ricordare il dettato dell’articolo 27 della Costituzione: il carattere della pena non è afflittivo ma tende al reinserimento del detenuto nella vita civile”. Pisa: Antigone lancia appello per evitare trasferimento di un detenuto gravemente malato Adnkronos, 15 agosto 2012 Il difensore civico di Antigone, Simona Filippi, lancia l’allarme sul detenuto Federico B., gravemente malato, che il 23 agosto per disposizione dell’amministrazione penitenziaria verrà trasferito nuovamente dal carcere di Pisa”. Il detenuto in questione, cinquantenne con a suo carico un ergastolo “ma per cumulo di reati, nessuno di questi fatti di sangue - dice Filippi all’Adnkronos - è affetto a morbo celiaco, nefrectomia, insufficienza renale, by pass colonstomico, ipertensione arteriosa, completa inutilizzabilità di un arto superiore, parestesie dolorose, algie da stiramento alla spalla e crisi cefalgiche. Non può essere mandato via dal carcere di Pisa dove è adeguatamente curato. Federico - spiega - verrebbe allontanato così dai suoi cari, una nuova compagna e una figlia con cui ha rinsaldati i rapporti dopo molto tempo, e da un percorso sanitario e trattamentale intrapreso già da molti anni”. Federico, da 10 anni in regime di trasferimento “provvisorio” dal carcere di Opera a Milano a quello di Pisa per motivi famigliari, dovrebbe essere trasferito il 23 agosto, “proprio perché provvisorio - dice Filippi - Ma attenzione: non è stata una cattiveria della direzione del carcere, bensì solo il risultato di una macchina burocratica folle, insensata”. Lui ha chiesto di rimanere nell’attuale carcere o comunque di non essere allontanato dalla Toscana. Per rafforzare questa richiesta ha anche effettuato uno sciopero della fame di circa un mese, e tra questo e il crollo psicologico, racconta sempre Filippi, ha perso 20 chili. “A decidere deve essere il Dap di Roma - dice ancora Filippi - e noi chiediamo che agiscano rapidamente. Va evitato il tour penitenziario, che è dannoso e costoso per il ministero della Giustizia. Inoltre non si tiene conto del lavoro svolto positivamente sul percorso trattamentale e rieducativo di Federico che già un anno fa veniva definito dagli operatori del carcere pisano come adeguato per l’accesso ai benefici. Anche i medici del carcere pisano certificano che Federico non deve essere trasferito perché la serenità e il conforto dei familiari rappresentano una prospettiva in un quadro di estrema e difficile gestione”. Pagano (Dap): dopo appello Antigone, valuteremo caso Dopo l’appello dell’associazione Antigone, che oggi ha lanciato l’appello a non trasferire il “detenuto Federico” dal carcere di Pisa a quello di Opera per motivi sia di salute sia di recupero sociale, arriva a stretto giro un’apertura del Dipartimento affari penitenziari di via Arenula. “Sicuramente una pausa di riflessione va fatta - dice all’Adnkronos il vicecapo del Dap, Luigi Pagano, in relazione alla situazione complessiva. La Direzione generale detenuti aveva già operato una sospensione, e almeno per ora il detenuto non rientra a Opera. Nei prossimi giorni, già da dopo Ferragosto, verificheremo con la Direzione. Verificheremo, e valuteremo nella massima serenità, cosa potrebbe ostare alla sua permanenza a Pisa”. Favignana: Apprendi (Pd) in visita al carcere; non c’è affollamento, ma manca personale La Sicilia, 15 agosto 2012 Il deputato regionale del Pd Pino Apprendi ieri ha visitato il carcere di Favignana in delegazione con il rappresentante dell’associazione Antigone, Vincenzo Scalia e con il segretario provinciale di Palermo dei giovani democratici Marco Guerriero. “A fronte del numero previsto di utenza di 120 persone - ha affermato Apprendi al termine della visita - la struttura ne ospita 109, unico caso in cui non ci si può lamentare per il sovraffollamento”. Il deputato regionale, tuttavia, segnala alcune lacune. “Uno psicologo per quattro ore al mese - aggiunge - e un solo educatore non possono e non sono per nulla sufficienti. Inoltre, mancano gli assistenti sociali. Come se non bastasse il personale della polizia penitenziaria è ospitato nel vecchio carcere, in luoghi angusti che non contribuiscono a rendere sereno il già difficile lavoro che questo personale svolge. Infine i laboratori di falegnameria e sartoria che dovrebbero utilizzare da 48 internati non lo sono per mancanza di fondi”. Il nuovo carcere è stato attivato circa un anno fa ed è molto più confortevole del precedente che era stato ricavato da castel San Giacomo. È proprio lì che stanno ancora gli agenti penitenziari. Questa struttura alla fine degli anni Settanta era stata trasformato in carcere di massima sicurezza. Aveva celle che arrivavano anche a dieci metri sotto il livello del mare e che non avevano finestre, mentre l’acqua non si poteva bere perché sgorgava salata. Palermo: Apprendi (Pd); all’Ucciardone alcune sezioni lontane da ogni principio di civiltà Ristretti Orizzonti, 15 agosto 2012 “Malgrado gli sforzi e l’impegno del personale tutto, l’Ucciardone ha settori che non garantiscono il minimo principio di civiltà. È il caso della nona sezione e non solo, che il Ministero dovrebbe provvedere a chiudere immediatamente. Sono presenti, nel carcere di Via Enrico Albanese 525 detenuti a fronte di una capienza di circa 345. L’assenza di un adeguato numero di ore a disposizione per i colloqui e l’incertezza del rapporto di lavoro dei psicologi è un’altra delle piaghe che si vive all’Ucciardone, su questo la Regione siciliana può intervenire con i propri fondi. Il personale della Polizia Penitenziaria ridotto al lumicino è costretto a turni stressanti senza, di contro, avere a disposizione locali - caserma adeguati. I Dirigenti, insufficienti negli organici, gestiscono più istituti ad interim e devono essere presenti in più posti Alcune sezioni hanno subito radicali modifiche e permettono ai detenuti di scontare la propria pena con maggiore serenità. Avere il servizio igienico e la doccia nella propria cella e non vivere una condizione di sovraffollamento è una delle condizioni indispensabili per evitare di calpestare la dignità del detenuto-uomo. I Governi Nazionali che si sono succeduti hanno sempre ignorato questo problema. Giacciono nei cassetti del Parlamento due progetti di riforma uno a firma Pisapia e uno a firma Mantovani, lavorando sui due disegni di legge, si potrebbe arrivare ad una riforma utile al Paese. Togliere la libertà a chi delinque non deve equivalere a togliergli la dignità di uomo”. Lo dice Pino Apprendi deputato all’Ars dopo al visita di oggi al carcere dell’Ucciardone in delegazione con Salvatore Scalia di Antigone e Marco Guerriero segretario provinciale dei giovani democratici. Teramo: Rita Bernardini e Marco Pannella visitano in carcere; da inizio anno già 4 suicidi Il Velino, 15 agosto 2012 Anche quest’anno i Radicali trascorrono il giorno di Ferragosto facendo visita ai detenuti nelle carceri italiane. Intorno alle 14, il leader radicale Marco Pannella e la deputata Rita Bernardini si recano infatti al carcere Castrogno di Teramo, insieme a una delegazione composta da Gianmarco Ciccarelli, membro del Comitato nazionale di Radicali italiani e dai Radicali teramani Renato Ciminà e Orazio Papili. “Le pessime condizioni della struttura abruzzese - denunciano in una nota - dove Pannella e i Radicali hanno effettuato diverse visite ispettive, sono purtroppo note e al suo interno si sono consumati, dall’inizio dell’anno, già quattro suicidi”. Bolzano: Radicali con esponenti Pd e Pdl visitano il carcere; sovraffollamento, ma in calo Ansa, 15 agosto 2012 Una delegazione radicale ha visitato - insieme al presidente del Consiglio provinciale altoatesino Mauro Minniti (Pdl) e ai deputati Luisa Gnecchi (Pd) e Giorgio Holzmann (Pdl) - il carcere di Bolzano. È stata letta una lettera aperta al Presidente della Repubblica firmata da 120 docenti universitari perché il Parlamento sia chiamato ad affrontare i problemi correlati della giustizia e del sovraffollamento carcerario anche attraverso l’amnistia e l’indulto. La lettera è stata firmata sia da Gnecchi e Holzmann che da Minniti, dice una nota. “Paradossalmente è stata riscontrata una situazione di sovraffollamento meno drammatica rispetto agli anni precedenti, perché dopo i fatti di gennaio (rivolta e incendio) una trentina di detenuti è stata smistata in altre strutture”, affermano i Radicali nella nota. Attualmente in carcere sono ospitati 110 detenuti rispetto ad una capienza ottimale di 80 (nel 2011 erano 140). Anche a Bolzano circa il 40% delle persone detenute è in attesa di giudizio. Per i Radicali “un fatto assolutamente anomalo rispetto ai principi internazionali, europei e alla costituzione italiana”. Reggio Calabria: Golfo (Pdl) visita carcere, detenuti chiedono iter giudiziario più breve Adnkronos, 15 agosto 2012 Un iter giudiziario più breve. È la richiesta dei detenuti raccolta dalla parlamentare del Pdl Lella Golfo che oggi ha visitato il carcere di San Pietro a Reggio Calabria. È stato un detenuto spagnolo, in particolare, ad avanzare la richiesta di essere giudicato in tempi ragionevoli “ma è anche la richiesta di tutti i detenuti”, ha spiegato Golfo parlando con i giornalisti al termine della visita nell’istituto penitenziario. “So che il ministro della Giustizia - ha affermato la deputata pidiellina - ha a cuore la riforma della giustizia, mi auguro che il governo la metta tra le cose da affrontare dopo il rientro dalle vacanze”. Il problema del carcere di Reggio Calabria, comune a tutti gli altri istituti penitenziari, è il sovraffollamento e la carenza di personale. I detenuti oggi sono 317 a fronte di una capienza tollerabile di 260, che sono arrivati anche a 350 quando la struttura ospita detenuti in transito per i processi. Il personale della polizia penitenziaria è di 150 unità circa mentre in pianta organica dovrebbero essercene 200. La carenza di agenti ha determinato nei mesi scorsi ritardi nell’inizio dei processi anche perché le scorte a Reggio Calabria devono dividersi in uffici giudiziari che si trovano in cinque posti diversi. Non ha consentito, inoltre, l’apertura di un laboratorio di lavorazione del marmo e nemmeno della palestra attrezzata perché non ci sono agenti per la custodia. È una storia vecchia, ormai, la mancata apertura del nuovo carcere di Arghillà, “dove manca la strada d’accesso - ha spiegato la parlamentare Golfo che ha presentato due interrogazioni ai ministri Alfano prima e Severino dopo senza ancora ottenere risposta - perché ci sono da fare gli espropri e pare che ci sia un problema per una cabina elettrica dell’Enel, e dove mancano l’impianto elettrico e la rete fognante. Come si fa a progettare un’opera così e a non pensare a questi servizi essenziali?”, ha tuonato la Golfo. Del caso si sta interessando il commissario straordinario deputato all’edilizia penitenziaria. La parlamentare Lella Golfo ha avuto l’opportunità di incontrare i detenuti e parlare con loro, in particolare si è intrattenuta con quattro detenute della Piana di Gioia Tauro. “Mi hanno raccontato la loro storia, le loro pene, e io ho - ha riferito la deputata - detto loro che devono educare i loro figli in maniera diversa, nella legalità. Quello che si guadagnano devono farlo conquistandoselo con lo studio e la preparazione”. Trani: Quagliariello (Pdl) visita il carcere; più di 100 detenuti oltre il numero consentito www.domaniandriese.it, 15 agosto 2012 Verificare lo stato di salute dei detenuti, ammassati in una struttura satura e inadeguata e comprendere le ragioni che animano il disagio ampiamente diffuso nella struttura penitenziaria. Sono le principali motivazioni che spingono il vice presidente vicario del gruppo Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, e il consigliere regionale del Pdl, Domi Lanzilotta, a visitare il carcere di massima sicurezza di Trani nella mattinata di ferragosto. L’incontro con i responsabili della Polizia penitenziaria permetterà di portare alla luce le reali ragioni dell’invivibilità della struttura. Nel carcere di Trani sono attualmente presenti 375 detenuti su una capienza massima di 271 (di cui 57 stranieri), determinando un sovraffollamento che è causa di molte tensioni nelle celle, ai limiti del collasso. Ciò determina una scadente qualità di vita che anche un regime carcerario deve assicurare. Pare difatti che lo Stato abbia dimenticato i suoi oneri sul recupero sociale dei detenuti, diritto costituzionalmente garantito. Il problema va ben oltre le sbarre. Il sottodimensionamento dell’organico della Polizia penitenziaria è fermo al 2001, quando il numero dei reclusi non raggiungeva quello attuale e soprattutto quando i detenuti potevano usufruire di un sistema di Sanità penitenziaria, oggi non più in vigore. Se quotidianamente gli agenti sono alle prese con il trasporto dei detenuti in strutture ospedaliere limitrofe, chi colma il deficit? C’è da chiedersi quanto valga la pena tagliare sulla sicurezza degli stessi contribuenti. Napoli: delegazione Ugl in visita al carcere di Poggioreale Adnkronos, 15 agosto 2012 “Nella giornata di Ferragosto una delegazione dell’Ugl Polizia Penitenziaria sarà al fianco dei colleghi e dei detenuti della Casa Circondariale di Napoli Poggioreale”. Lo rende noto il segretario nazionale dell’Ugl Polizia Penitenziaria, Giuseppe Moretti, spiegando che “non si tratta di un’iniziativa simbolica, ma di un voler essere concretamente vicini a chi, con grande impegno, svolge il proprio lavoro superando enormi difficoltà, dovute ad un sistema ormai al collasso, colpito duramente dagli ultimi provvedimenti contenuti nella spending review, come la riduzione dell’80 per cento del turn over del personale, che hanno peggiorato una situazione già grave”. “L’iniziativa di domani - aggiunge - fa parte di una serie di visite che l’Ugl Polizia Penitenziaria ha organizzato quest’anno su tutto il territorio nazionale per essere vicina alle donne e agli uomini che con dedizione e impegno fanno il proprio dovere, costretti a sostenere carichi di lavoro molto pesanti senza mezzi adeguati a garantire un reale recupero del reo, con rischi per la loro sicurezza e quella dei detenuti”. “L’Ugl Polizia Penitenziaria - conclude - ha avviato una mobilitazione generale per sensibilizzare istituzioni nazionali e locali, ad occuparsi dell’emergenza carceri attraverso provvedimenti concreti,a partire dall’approvazione in Parlamento del piano annunciato dal ministro della Giustizia per ridurre il grave sovraffollamento negli istituti, primo dei grandi problemi che affliggono il sistema penitenziario”. Santa Maria Capua Vetere: sit-in radicale per l’amnistia davanti alla Casa Circondariale www.casertanews.it, 15 agosto 2012 Ieri l’Associazione “Legalità & Trasparenza” - Radicali Caserta ha organizzato un sit-in antistante la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere. “La struttura penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere, che abbiamo avuto modo di visitare la settimana scorsa grazie al senatore Radicale Marco Perduca, è una struttura a rischio elevato: la struttura ha una capienza di 547 unità ma i detenuti ospitati attualmente sono 980, di cui 352 in attesa del giudizio di primo grado. È in costruzione un nuovo reparto che sembra sia destinato ad ospitare detenuti provenienti da altre struttura penitenziarie della Campania, come quello di Secondigliano e Poggioreale, dove i compagni dell’Associazione Radicale “Per La Grande Napoli” ormai da mesi manifestano per denunciare le condizione fatiscenti della struttura napoletana. A Santa Maria abbiamo avuto modo di constatare condizioni davvero critiche: celle di pochi metri quadrati che ospitano fino a 8 detenuti e problematiche con l’impianto idrico soprattutto nel reparto femminile. La nostra iniziativa ha lo scopo di sostenere la proposta di Marco Pannella di amnistia come vera e unica riforma strutturale della giustizia italiana, il nostro impegno infatti non è rivolto solo ai detenuti ma all’intera comunità penitenziaria che spesso è costretta a lavorare con pochissimi mezzi e con personale ridotto all’osso, basta riflettere su un dato; per l’anno 2012 si sono verificati 34 casi di suicidi dei detenuti ma ci sono anche ben 8 casi di suicidi degli agenti penitenziari, ciò dimostra come è dura la vita in carcere”. È questa la dichiarazione di Luca Bove del Comitato Nazionale dei Radicali Italiani che insieme ad Olga Corse ed Elio De Rosa, (la prima Segretaria e il secondo tesoriere dei Radicali Caserta) e militanti Radicali come Gianroberto Zampella saranno presenti davanti alla casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Parma: Soliani e Motta (Pd) visitano carcere; mancano prodotti per pulizia e pasti ridotti La Repubblica, 15 agosto 2012 La denuncia delle onorevoli Pd in via Burla: “Turbate da condizioni umane dei detenuti. La città affronti il problema”. Presa di distanza dai colloqui Lumia - Alfano con i boss mafiosi: “Spettano ai magistrati”. Escono “turbate e preoccupate” dal loro tour in carcere Albertina Soliani e Carmen Motta. La senatrice e la deputata del Pd hanno fatto visita all’istituto penitenziario parmigiano di via Burla il giorno prima di Ferragosto, martedì 14. “I detenuti vivono in condizioni critiche - comunica la Soliani alla stampa a fine giro - a causa dei tagli dello Stato mancano beni di prima necessità per l’igiene personale come saponi e bagnoschiuma, detersivi e scope per la pulizia di celle e locali. Anche i pasti finiscono prima perché sono ridotti”. Non va meglio sotto il profilo organizzativo: il sovraffollamento, come già denunciato in passato dalle due politiche, resta un problema irrisolto. “Una sezione di sicurezza ha appena chiuso mentre sono in arrivo altri cinquantina di detenuti - aggiunge la Motta - la polizia penitenziaria è sotto di cento agenti e il personale deve sobbarcarsi lavori che non gli spettano”. Data la situazione, la soluzione più vicina sembrerebbe quella di realizzare una nuova struttura con altri 200 posti nell’unico prato rimasto dentro il carcere. Unica nota positiva riscontrata dalla coppia di parlamentari, l’arrivo di sei nuovi educatori (rispetto ai due già presenti) per il percorso rieducativo dei detenuti. “La settimana prossima - annuncia Carmen Motta - si terrà un tavolo esterno della Provincia a cui deve partecipare anche il Comune. Insieme alle associazioni di volontariato locali si può fare molto per il carcere, una struttura che appartiene alla città e non può essere sempre trattata come situazione d’emergenza. Noi ci muoveremo verificando innanzitutto se qui viene violato l’articolo 27 della Costituzione”. Il tour Soliani - Motta non passa per i detenuti del 41bis “per questioni di tempo e burocrazia”. Tappa scelta due volte invece dai colleghi Giuseppe Lumia, parlamentare Pd, e Sonia Alfano dell’Idv. Nelle loro visite al carcere di Parma - a maggio e luglio scorso - i colloqui con il boss Bernardo Provenzano, il capo - camorrista del clan dei casalesi Francesco Bidognetti e il medico - mafioso Antonino Cinà per invitarli a collaborare coi magistrati sulla presunta trattativa Mafia - Stato. Dalla loro mossa Soliani e Motta prendono le distanze: “Io non l’avrei fatto - dichiara la deputata - ci sono le istituzioni preposte a scoprire la verità giudiziaria. In carcere si va per rendersi conto delle condizioni umane dei detenuti”. Si associa la senatrice Soliani: “Il dialogo del 41bis è con la magistratura: i detenuti sono i primi a sapere che lo Stato è presente, e con esso devono rapportarsi”. Eboli (Sa): progetto “Chef”, corso di alta cucina offerto dal giornalista Umberto Flauto Ristretti Orizzonti, 15 agosto 2012 Dallo scorso mese di luglio i detenuti della Casa di Reclusione - Istituto a Custodia Attenuata per il Trattamento delle Tossicodipendenze di Eboli sono impegnati nel progetto “Chef”, corso di alta cucina gratuitamente offerto dal giornalista ed esperto di marketing culturale Umberto Flauto. Obiettivo del progetto, che si incentra sulla scoperta o, meglio, la riscoperta di alcune ricette dell’800, locali e non, è in primis la formazione di alcuni detenuti che potranno spendere all’esterno lo specifico titolo acquisito a fine corso. Lo stesso si prefigge, tuttavia, con una finalità parallela e non secondaria, uno scopo più complesso ed articolato: stimolare la fantasia e la creatività che confluiranno in un progetto editoriale di “quasi ricette”, fatto di arte, costume, cultura. Un percorso tra il serio, l’ironico, il Don Chisciotte delle tradizioni culinarie: un gioco? Una innocente e solo metaforica evasione? O forse solo la gioia di ritrovare il troppo a lungo dimenticato gusto della vita. Tutti i sensi sono coinvolti, si può parlare di culinaria con grande raffinatezza e cultura. Il cibo entra dagli occhi evocando antiche e meno antiche opere d’arte, dalle allegorie dell’ Arcimboldo, alle nature morte del Caravaggio, del Ceruti fino al moderno Matisse e al contemporaneo Picasso. Così l’olfatto entra in gioco sul fronte delle spezie, “droghe benigne” da dosare ed usare sapientemente per esaltare armonicamente i sapori dei cibi preparati. Descrivere, commentare un piatto o un sapore dopo averlo preparato, toccato con forza o con delicatezza a seconda che si tratti di grossi pezzi di carne o di lievi fiori di zucca, coinvolge l’udito e il tatto. Il cibo è tutto questo ma non solo questo, è arte di preparare, di allestire, di combinare armonicamente, sapori e colori, è accoglienza. Ed il progetto non tralascia quest’ultimo importantissimo aspetto. L’agape, il legame che si attua nel riunirsi in una comunità umana unita da principi e da valori scoperti e riscoperti anche grazie al cibo che diventa, quindi, pretesto per un’operazione di recupero del sé e, soprattutto, del sé attraverso gli altri, gli stessi che dall’esterno in modo del tutto volontario e gratuito mettono a disposizione il loro tempo e la loro professionalità per i detenuti dell’Icatt, che in tal senso possono ancora una volta grazie all’enorme capacità di fare rete con il territorio del direttore, Dr.ssa Rita Romano, contare sulle risorse inaspettate di quell’esterno più sensibile alle loro problematiche, “capitalizzando” e mettendo positivamente a frutto il tempo della detenzione che per questo non è più inutilmente perso. Ma il progetto non finisce qui. I detenuti dovranno e sapranno mettersi in gioco sottoponendosi al giudizio impietoso espresso non solo sul loro modo di cucinare, ma anche sull’accoglienza, sui modi di presentare le cose oppure sul rispetto dei piccoli particolari che costituiscono i requisiti minimi per un invito, del Dott. Flauto di fama internazionale che ha, per il momento, chiesto riserbo sulla sua identità. Bologna: Sappe; detenuto minorenne tenta evasione dall’ospedale, agenti sparano in aria Ansa, 15 agosto 2012 Agenti di polizia penitenziaria costretti anche a sparare colpi in aria per far desistere un detenuto straniero del carcere minorile di Bologna dal fuggire dall’ospedale dove era stato portato. Lo denuncia Giovanni Battista Durante, della segreteria del Sappe. Ieri alle 19, ha raccontato, lo straniero detenuto al Pratello ha tentato di evadere dall’ospedale Sant’Orsola, dove era stato condotto dalla penitenziaria, dopo che aveva ingerito delle pile. Molto probabilmente - è l’ipotesi di Durante - proprio per tentare successivamente l’evasione. Quando gli agenti gli hanno tolto una delle manette per fare gli esami, il detenuto li ha aggrediti ed è scappato. “Gli agenti lo hanno rincorso e sono stati anche costretti a sparare dei colpi in aria, a scopo intimidatorio, per farlo desistere dalla fuga. Lo hanno fermato prima che riuscisse ad abbandonare la struttura ospedaliera”, racconta. Per Durante si tratta di un episodio che “testimonia lo spessore criminale di molti dei ragazzi rinchiusi nelle carceri minorile, a dispetto di quanto sostengono altri che vorrebbero che le carceri minorili non esistessero”, ha aggiunto. “Ancora una volta encomiabile il comportamento e la professionalità degli agenti, per i quali chiederemo al ministero il conferimento della lode”, ha concluso. Latina: detenuto minorenne evade dalla una Comunità, rintracciato in stazione Latina Today, 15 agosto 2012 Era rinchiuso nell’istituto per minori da aprile dopo essere finito in manette per rapina aggravata nei confronti di alcuni minorenni del capoluogo. Trovato nei pressi della stazione del capoluogo È evaso dalla comunità per minori nella quale era rinchiuso dall’aprile scorso per tornare a Latina in occasione della festa di Ferragosto. Un 17enne appartenente ad una nota famiglia rom del capoluogo era stato arrestato perché ritenuto responsabile, insieme ad un altro complice, di rapina aggravata nei confronti di alcuni minorenni di Latina che avevano subito sporto denuncia. Dopo la fuga di ieri pomeriggio il giovane è stato rintracciato e fermato nella serata di ieri a Latina Scalo dagli uomini della volante dell’ufficio prevenzione generale; la segnalazione della sua scomparsa era giunta in Questura da parte dei responsabili della struttura che lo ospitava da mesi. Ipotizzando una fuga per fare ritorno a Latina in concomitanza con il Ferragosto, la polizia ha effettuato mirati servizi di controllo del territorio nei pressi della stazione ferroviaria di Latina Scalo. Ed è proprio qui, in via della Stazione, che intorno alle 21 gli agenti del I Nucleo hanno rintracciato il minore, evidentemente appena sceso dal treno proveniente da Roma. Accompagnato in Questura per gli adempimenti di rito, il giovane è stato condotto nuovamente a Civitavecchia: della vicenda è stata data notizia al Tribunale dei minori della capitale. Anche se minore è già gravato da diversi precedenti per reati contro la persona ed il patrimonio, ed era finito in manette ad aprile per rapina; dopo circa venti giorni era stato trasferito dal carcere al centro di accoglienza per minori della cittadina laziale, ove a giugno si è reso protagonista di una rissa scoppiata tra alcuni dei giovani ristretti nella stessa struttura, e per questo era stato denunciato dal locale Commissariato di polizia. Roma: “Evasioni musicali” fa tappa all’Ipm di Casal del Marmo Il Velino, 15 agosto 2012 Ferragosto musicale per i ragazzi dell’Ipm di Casal del Marmo, con il concerto del cantante Marcello Cirillo accompagnato dal chitarrista Tom Sinatra, nell’ambito della rassegna “Evasioni musicali”, evento voluto dalla Regione Lazio, assessorato alla Sicurezza e agli Enti Locali, per portare musica e spettacoli nel periodo estivo negli istituti penitenziari della regione. “Spero che i ragazzi della struttura penitenziaria gradiranno i brani di musica popolare italiana, ma anche stranieri. Domani assisterò allo spettacolo - dichiara Giuseppe Cangemi - insieme all’assessore al Bilancio, Stefano Cetica, e porterò il saluto della presidente Renata Polverini. Questa manifestazione, che mi porterà di nuovo in tutti gli istituti penitenziari del Lazio nei mesi di agosto e settembre, la potrei definire una vera e propria gara di solidarietà che mi sta offrendo moralmente molto più di quanto mi sarei aspettato: sicuramente molto più delle fatiche organizzative che sono mio dovere istituzionale e che metto in campo ogni giorno”. Sassari: detenuti di donano al Sindaco un quadro del Candeliere di San Sebastiano Sardegna Oggi, 15 agosto 2012 Non hanno rinunciato a voler esserci anche quest’anno, ad offrire un piccolo ma simbolico contributo ai festeggiamenti per la Festha Manna. I detenuti del carcere di San Sebastiano non hanno celebrato la Festa dei Candelieri come ogni anno da otto anni a questa parte, e il loro candeliere questa sera non “ballerà” durante la cerimonia del Candeliere d’Oro e d’Argento, ma loro ci saranno ugualmente, almeno con lo spirito. Venerdì mattina il Sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau insieme al Garante dei detenuti, Cecilia Sechi è stato accolto all’interno della struttura penitenziaria cittadina, dal Comandante e Vice comandante della Polizia Penitenziaria, Sandra Cabras e Giovanni Maria Basile. Con loro insieme alle educatrici dell’area trattamentale, una delegazione di nove detenuti che hanno voluto donare al primo cittadino di Sassari, a nome dell’intera popolazione carceraria, un quadro realizzato dall’assistente capo della polizia penitenziaria, Ezio Muraglia. L’opera, così come richiesto dai detenuti, raffigura il Candeliere di San Sebastiano portato in spalla dagli stessi detenuti ma per una volta non all’interno della storica rotonda della struttura carceraria, ma all’aperto tra gli alberi. “Oggi questo quadro - ha dichiarato il Sindaco durante la visita in carcere - esce da qua e porterà fuori le vostre speranze”. Un augurio che il primo cittadino ha voluto rivolgere ai detenuti di San Sebastiano, in attesa di essere trasferiti nella nuova struttura carceraria, in fase di ultimazione a Bancali. “Oggi sono qui - ha proseguito il primo cittadino - perché la città non si dimentica di una parte importante della sua gente, con l’auspicio che lo stop di quest’anno dei festeggiamenti in carcere per i Candelieri, sia solo temporaneo. Rivolgo a tutti voi il tradizionale augurio “A Zent’anni”, ma fuori da qua!”. Egitto: Consiglio diritti umani contro trasferimento Mubarak da carcere di Tora Aki, 15 agosto 2012 Il Consiglio nazionale egiziano per i diritti umani, un osservatorio governativo, dice no all’ipotesi di trasferimento dell’ex rais egiziano Hosni Mubarak in una struttura diversa dall’ospedale del carcere di Tora, dove è detenuto. Lo anticipa il quotidiano egiziano al-Masry al-Youm, che cita fonti del Consiglio, secondo le quali la delegazione che la scorsa settimana ha visitato il penitenziario - su richiesta di Gamal Mubarak, figlio dell’ex presidente - avrebbe riscontrato che l’unità di terapia intensiva dove si trova Mubarak è in linea con gli standard internazionali. Per questo il Consiglio, che dovrà presentare un rapporto al presidente Mohamed Mursi, sarebbe sul punto di annunciare formalmente la propria bocciatura all’ipotesi di trasferimento di Mubarak. La scorsa settimana in una lettera al Consiglio Gamal Mubarak, anch’egli rinchiuso a Tora ma in una sezione diversa del carcere, ha chiesto una verifica delle condizioni in cui è detenuto il padre, sostenendo che la struttura non sia adeguata alle condizioni di salute dell’anziano ex rais, condannato a giugno a 25 anni di prigione per l’uccisione di centinaia di persone durante le proteste che lo scorso anno lo hanno costretto alle dimissioni. Intanto ieri la moglie di Mubarak, Suzanne, e la cognata, Khadiga al-Gamal, hanno fatto visita all’ex rais, accompagnate dal consuocero di Mubarak, l’uomo d’affari Mahmoud al - Gamal. Israele: detenuto palestinese diventa padre con inseminazione artificiale “clandestina” Adnkronos, 15 agosto 2012 Un detenuto palestinese è diventato padre con l’inseminazione artificiale, dopo aver contrabbandato il suo sperma fuori dal carcere israeliano dove sta scontando l’ergastolo. Lo ha annunciato oggi la moglie, la 31enne Dalal Zaban, dopo aver partorito ieri un maschietto, chiamato Muhammed. “Sono molto felice - ha detto - è un dono di Dio. Il marito, il 37enne Ammar Zabar, è un esponente del movimento islamista Hamas, in carcere dal 1998 per reati di terrorismo per i quali è stato condannato a 27 ergastoli. La donna, che ha potuto visitare il marito solo quattro volte, aveva già una bambina ed era incinta di un’altra quando il marito è stato arrestato. Bashaer e Bisan hanno ora 16 e 14 anni. Dopo essere stato contrabbandato fuori dal carcere, lo sperma del detenuto è stato portato alla clinica di Nablus del dottor Salem Abu Khaizaran, dove è stata effettuata l’inseminazione artificiale. Secondo gruppi di sostegno ai detenuti, vi sono stati altri tentativi simili da parte di carcerati palestinesi ma questo è il primo ad avere successo.