Giustizia: dai Radicali 60 interrogazioni parlamentari sulle carceri al ministro Severino Adnkronos, 13 agosto 2012 Pioggia di interrogazioni dei Radicali al ministro della Giustizia Paola Severino sulla drammatica situazione delle carceri: ben 60 le richieste per le quali il drappello di deputati pannelliani ora attende una risposta scritta dal Guardasigilli e in qualche caso anche dal ministro della Salute Renato Balduzzi e dell’Interno Annamaria Cancellieri. Un regalo di Ferragosto soprattutto per il Dicastero di Via Arenula, destinatario della stragrande maggioranza delle interrogazioni che dovrà rispettare i termini e preparare, per la ripresa dell’attività parlamentare, le risposte da consegnare alla commissione Giustizia, mentre Rita Bernardini annuncia una nuova lettera al presidente della Camera Gianfranco Fini, dopo quella dell’aprile scorso, per denunciare il ritardo del ministro nel rispondere. Sessanta interrogazioni in un colpo solo, e tutte o quasi indirizzate alle stesso ministro, non è cosa di tutti i giorni. “È l’effetto del regolamento della Camera, articolo 134, secondo comma - spiega Bernardini all’Adnkronos - secondo il quale, se entro 20 giorni il ministro non risponde, il deputato può chiedere che l’interrogazione rimasta senza risposta sia inserita nell’ordine del giorno della prima seduta della commissione competente. E noi lo facciamo regolarmente, perché è un diritto sacrosanto del parlamentare, che corrisponde ad un dovere cui il governo è chiamato per rispetto della Camera”. Nella lettera inviata a Fini ad aprile Bernardini ha chiesto, a norma di regolamento, di inserire all’odg della commissione Giustizia ben 1.217 interrogazioni a risposta scritta sulla situazione delle carceri di mezza Italia: da Milano a Genova, da Bologna a Messina, Pisa, Pescara, Cagliari, Palermo, Firenze, Ancona, Torino, Perugia, Viterbo, Taranto, Asti, Civitavecchia, Salerno, Parma, Teramo, Napoli e tante altre. Un giro d’Italia tra suicidi in cella, sovraffollamento, condizioni igieniche precarie, disfunzioni, che caratterizzano la realtà carceraria del nostro Paese. Dopo la missiva di quattro mesi fa a Fini, “le cose sono un pò migliorate, tanto è vero che Severino ha intensificato il ritmo delle risposte alle nostre interrogazioni”, con una media di 5 a settimana, spiega Bernardini. Però non basta, considerata la quantità di richieste che i Radicali fanno arrivare sulla scrivania del Guardasigilli. Per questo Bernardini è pronta a scrivere nuovamente al presidente della Camera, chiedendo un nuovo intervento nei confronti di Via Arenula. “La mancata risposta del governo alle interrogazioni a risposta scritta è un problema di valenza costituzionale che si trascina dall’inizio della legislatura in palese violazione del regolamento”, affermava Bernardini nella lettera a Fini, ricordando di aver presentato dall’inizio della legislatura come prima firmataria 1.037 interrogazioni a risposta scritta, sollecitando più volte il ministero a rispondere anche con l’aiuto del presidente della Camera. Risposte ricevute dai ministri competenti “solo in 60 casi, soprattutto per la mia insistente richiesta di metterle all’ordine del giorno della commissione Giustizia di cui sono membro. Siamo, pertanto, al 5,78% di risposte”, scriveva Bernardini, fornendo a Fini anche i dati relativi ai riscontri per gli altri cinque deputati radicali, “per comprendere l’ampiezza lo scandalo istituzionale del problema”. I dati forniti dai radicali, era stata la risposta di Fini, descrivevano “in maniera sostanzialmente fedele” il fenomeno segnalato. Anzi, era proprio il presidente della Camera a correggere i dati dei radicali, sottolineando come la percentuale di risposta di Severino fosse più bassa di quella lamentata da Bernardini: non già il 5,7% ma appena il 2%. Il governo, aveva commentato il presidente della Camera, dovrebbe “assicurare una risposta quanto più sollecita e tempestiva alle interrogazioni a risposta scritta, al fine di conferire maggiore efficacia all’esercizio della funzione di controllo parlamentare”. Giustizia: il Presidente dell’Associazione “Clemenza e Dignità” in sciopero di fame e sete Dire, 13 agosto 2012 “È trascorso un anno dallo sciopero della fame e della sete del 14 agosto del 2011, promosso al fine di una urgente convocazione straordinaria del Parlamento sulla drammatica situazione delle carceri, e nel mentre, la situazione degli stessi penitenziari non sembra essere particolarmente migliorata, anche se sono comunque comparsi all’orizzonte dei segnali di incoraggiamento, perlomeno dei tentativi di manovra per invertire la rotta. Per non rendere vana l’iniziativa dello scorso anno ed anzi per dargli continuità, per cercare di amplificare i gemiti e le urla che provengono dalle carceri, resi impercettibili dal grande silenzio dei media, nella giornata di domani 14 agosto, farò nuovamente, dalle ore 8 del mattino, alle ore 20 della sera, lo sciopero totale della fame e della sete”. È quanto afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignità, associazione sorta nel 2006, per i diritti dei detenuti e per il progresso del diritto punitivo. “È trascorso un anno dallo sciopero della fame e della sete del 14 agosto del 2011, promosso al fine di una urgente convocazione straordinaria del Parlamento sulla drammatica situazione delle carceri, e nel mentre, la situazione degli stessi penitenziari non sembra essere particolarmente migliorata, anche se sono comunque comparsi all’orizzonte dei segnali di incoraggiamento, perlomeno dei tentativi di manovra per invertire la rotta. Per non rendere vana l’iniziativa dello scorso anno ed anzi per dargli continuità, per cercare di amplificare i gemiti e le urla che provengono dalle carceri, resi impercettibili dal grande silenzio dei media, nella giornata di domani 14 agosto, farò nuovamente, dalle ore 8 del mattino, alle ore 20 della sera, lo sciopero totale della fame e della sete.” È quanto afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignità, associazione sorta nel 2006, per i diritti dei detenuti e per il progresso del diritto punitivo. Giustizia: appello del deputato Alfonso Papa (Pdl) “riformare la carcerazione preventiva” Ansa, 13 agosto 2012 Appello del deputato Pdl Alfonso Papa al presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno per “far camminare la proposta di legge contro la carcerazione preventiva e i suoi abusi che - ha detto - ho presentato con il sostegno decisivo di Silvio Berlusconi”. Papa nei giorni scorsi ha visitato i penitenziari di Regina Coeli e San Vittore e oggi il carcere di Poggioreale e, in particolare, i Padiglioni Roma, Firenze, Napoli e Avellino. Il deputato, davanti all’istituto di pena, ha ricordato la necessità di sensibilizzare tutte le Istituzioni sull’emergenza carceri denunciata - ha sottolineato Papa - da più di un anno dal Presidente della Repubblica Napolitano. Papa, inoltre, ha annunciato di aver fondato il comitato “Per la prepotente urgenza”, con numerose associazioni tra cui i Radicali per la Grande Napoli, Papillon, Liberi di volare. Il deputato ha riferito di aver ascoltato le parole del Ministro Severino a Regina Coeli che - ha affermato - “aprono il cuore alla speranza e mi danno certezza della volontà del Guardasigilli di intervenire sulla mostruosa realtà carceraria italiana”. Secondo i dati riferiti, il 43 per cento della popolazione carceraria è costituito da persone in custodia cautelare. “È ora - ha aggiunto Papa - che il Parlamento accolga l’appello di Napolitano e consenta al Ministro Severino di spendersi per intervenire su questa realtà il cui miglioramento strutturale è - ha proseguito - l’unico inizio per la riforma della giustizia che vede e vedrà impegnato il Pdl con Berlusconi in testa”. In merito alla situazione specifica del carcere di Poggioreale, Papa, ricordando la sua detenzione durata 101 giorni, ha evidenziato che “purtroppo la situazione è sempre la stessa” e come i centri di lavoro all’interno dell’istituto siano “fermi a causa della carenza di fondi”. Giustizia: Pdl; Severino riferisca in Parlamento sul “tour” nelle carceri di Alfano e Lumia Dire, 13 agosto 2012 Il Pdl chiede al ministro della Giustizia Paola Severino “se non ritenga di dover riferire in Parlamento” sugli incontri tra Sonia Alfano (Idv) e Giuseppe Lumia (Pd) con Bernardo Provenzano “al fine di chiarire in termini esaustivi i contorni di una vicenda sicuramente preoccupante e quali iniziative intenda, eventualmente, assumere, al fine di scongiurare il ripetersi di analoghi, deprecabili comportamenti”. È quanto si legge in un’interrogazione depositata da Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera; Massimo Corsaro, vicecapogruppo vicario e Enrico Costa. In particolare, i tre chiedono “se il ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti rivelati dal Corriere della sera e quali siano le sue valutazioni in merito; quali siano le sue considerazioni sul fatto che le visite non siano state interrotte quando i colloqui debordavano da quanto previsto dalla legge; quali iniziative abbia posto in essere il Dap rispetto alle direzioni carcerarie ed al ministero di Giustizia; quali siano i provvedimenti che intende porre in essere relativamente a quanto è avvenuto ed al fine di scongiurare il ripetersi di simili trattative private effettuate in dispregio alla legge”. Gasparri: danno a sicurezza da inesperienza Severino “Il ministro Severino dovrà rispondere al più presto in Parlamento per lo scandalo Sonia Alfano - Lumia”. Lo dice il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. Con una interrogazione - spiega - chiedo di sapere se l’omessa vigilanza dei vertici dei dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e del ministro abbia determinato un uso improprio delle prerogative parlamentari, se il ministero abbia consapevolezza del contenuto dei colloqui che avrebbero toccato argomenti estranei alla condizione nelle carceri e quali misure si intendano adottare per evitare il ripetersi di simili episodi. Ritengo gravissimo quanto sia accaduto - sottolinea - ancor più alla luce di ben noti precedenti riguardanti improprie trattative con esponenti delle cosche. La Severino e il suo apparato per inesperienza hanno causato un grave danno alla sicurezza dello Stato. Aosta: Associazione Loris Fortuna; bene visita in carcere Presidenza del Consiglio Regionale Ansa, 13 agosto 2012 “Soddisfazione della scelta, da parte della Presidenza del Consiglio Regionale, di dare continuità all’iniziativa Ferragosto in Carcere con la visita” in programma nella mattinata di oggi al Carcere di Brissogne, è espressa, in una nota, dall’associazione Loris Fortuna. “Tale scelta - prosegue l’associazione radicale - corrisponde a un’attenzione che in questi anni non è venuta meno da parte del Consiglio e che ha portato ad alcuni primi risultati concreti. Tra gli altri il passaggio alla Regione delle funzioni in materia di medicina e sanità, la presenza nella delegazione di quest’anno del Difensore Civico appositamente investito di ruolo di garante dalla recente Legge Regionale e da una presa di coscienza trasversale delle problematiche legate al sovraffollamento che rendono difficile un’azione di recupero efficace”. L’associazione si dice “fiduciosa” del fatto che “sia possibile migliorare ulteriormente la situazione all’interno della casa di pena e l’iniziativa della visita della delegazione del Consiglio va certamente in questa direzione”, anche in relazione alla “sensibilità e dalla concretezza più volte dimostrata dalla nuova direzione del Carcere”. Trapani: completati lavori per videosorveglianza del carcere San Giuliano La Sicilia, 13 agosto 2012 Il carcere di San Giuliano è stato dotato di un impianto di videosorveglianza che, secondo il responsabile della struttura carceraria Renato Persico “consentirà di innalzare sensibilmente i livelli di sicurezza, con un sostanziale risparmio di uomini e donne della Polizia penitenziaria”. L’impianto, i cui lavori di installazione sono stati appena completati, è stato realizzato con un contributo di 25 mila euro che l’amministrazione comunale di Erice ha reso disponibile nel 2010. “Senza ombra di smentita - commenta il coordinatore regionale della Uilpa penitenziari Gioacchino Veneziano - questa iniziativa, la prima in Italia, è il risultato di una sinergia tra sindacato, enti locali, Prefettura, e amministrazione penitenziaria”. La videosorveglianza si collega ad un progetto che si integra con il patto per la sicurezza che ha come obiettivo una maggiore collaborazione tra enti locali e forze di polizia. “È il giusto riconoscimento della polizia penitenziaria - prosegue Veneziano - in ambito sociale, poiché inserisce la Polizia penitenziaria all’interno del patto per la sicurezza, inglobandolo in un contesto operativo di salvaguardia dell’ordine e della sicurezza pubblica. Certo è amaro, che un ente locale, possa fare fronte a proprie spese al miglioramento di un apparato di sicurezza nazionale come il carcere, ma è ovvio che ognuno ha le proprie sensibilità, ragion per cui metteremo alla prova altri sindaci e il presidente della Provincia a fare la stessa operazione del Comune di Erice”. Veneziano, inoltre, evidenzia che non basta un impianto di videosorveglianza, in quanto “i dati del sovraffollamento in provincia sono drammatici. La Polizia penitenziaria - ricorda - è una parte fondamentale dell’ingranaggio sicurezza nel nostro Paese. Molti dei risultati investigativi posti in essere dalle forze di polizia deputate al contrasto della grande criminalità, riescono molte volte grazie al lavoro oscuro della polizia penitenziaria, che, coadiuva nelle indagine interne alle carceri su delega della magistratura, ragion per cui è giusto dare il riconoscimento a questi uomini e donne che in silenzio, senza grandi clamori riescono a compiere senza organico il mandato istituzionale e costituzionale”. Augusta (Sr): Ugl; suicidio detenuto sventato da personale Polizia penitenziaria www.siracusanews.it, 13 agosto 2012 Ancora una volta, il tempestivo ed efficace intervento della polizia penitenziaria ha impedito che la lunga scia di morte per suicidio in cella potesse allungarsi. Attorno alle 13.00 dell’11 agosto 2012 un detenuto poco più che trentenne si era legato un lenzuolo al collo per impiccarsi e solo grazie al tempestivo intervento di due operatori si è risolto l’evento critico. L’Ugl esprime soddisfazione per il salvataggio del detenuto ma allo stesso tempo senso di tristezza, perché non è giusto che spesso una sola unità, soprattutto nei turni notturni, debba vigilare circa 140 detenuti. Urge un provvedimento tampone per mettere fine al notevole carico di lavoro del personale di Polizia Penitenziaria, anche ricorrendo all’utilizzo dei militari per la sorveglianza esterna dei penitenziari Repubblicani. Insomma se proprio servisse confermare, oggi come sempre, si conferma che la Polizia Penitenziaria continua a salvare vite, ad essere oggetto di aggressioni anche se è messa in condizione di operare senza salvaguardia dei livelli minimi di sicurezza, oltre al grave disagio lavorativo ci si mettono anche le scellerate politiche economiche di un Governo che ragiona solo in termini ragionieristici perdendo di vista la centralità degli operatori di polizia e dei loro diritti. Nonostante tutto è solo grazie all’impegno, alla dedizione, alla professionalità dei poliziotti penitenziari che si continuano a salvare vite umane e a garantire la sicurezza all’interno dei Penitenziari in condizioni lavorative tragiche. Concludiamo invitando il Ministro Severino a riflette a seguito dell’ennesimo evento critico, di recepire una volta per tutte l’urgenza e la necessità di procedere ad assumere operatori di polizia i cui organici registrano vacanze per circa 7000 unità che aumenteranno alla fine di quest’anno a causa della mancata copertura del turnover. Sassari: Sappe; la reclusa che ha aggredito la poliziotta non è stata trasferita, incontro shock La Nuova Sardegna, 13 agosto 2012 Poliziotta penitenziaria aggredita da una detenuta e salvata dalle altre recluse. L’episodio si era verificato nei primi giorni di luglio, durante l’ora d’aria. Era stato sempre il Sappe a denunciare il grave fatto. Un’assistente capo era stata aggredita da una reclusa, conosciuta come pericolosa, durante l’inserimento nei cortili dei “passeggi”. La poliziotta era stata sbattuta per terra e la detenuta, dopo essersi seduta a cavalcioni sopra di lei, le aveva più volte i capelli. “La collega - ha raccontato Antonio Cannas - per fortuna è stata salvata da altre detenute che sono accorse immediatamente in suo aiuto”. Sull’episodio era stato presentato un rapporto alla direzione del carcere e alla magistratura. La detenuta, una donna straniera, denunciata per lesioni aggravate. “Ancora una volta dobbiamo ringraziare Dio che non ci è scappato il morto - aveva scritto segretario provinciale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria. Nella sezione femminile chiediamo livelli di sicurezza che garantiscano l’incolumità delle poliziotte”. Dopo quel drammatico episodio, la detenuta protagonista dell’aggressione non è stata trasferita. Anzi - come ha sottolineato ieri il Sappe - si è verificata una situazione di forte tensione, perché l’agente aggredita, una volta rientrata in servizio si è trovata da sola con la reclusa. Sulla vicenda - è evidente - si renderanno necessari ulteriori approfondimenti. Svuotare immediatamente la sezione femminile del carcere di San Sebastiano “perché non esistono più le basilari condizioni di sicurezza”. La richiesta è stata formalizzata ieri pomeriggio dalla segreteria provinciale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), a conclusione di un incontro urgente con la direzione della casa circondariale. La situazione - già particolarmente critica - è ulteriormente precipitata negli ultimi giorni. “Ormai siamo all’assurdo - ha spiegato Antonio Cannas, segretario provinciale del Sappe - e non c’è la giusta attenzione per ciò che sta accadendo. Basti pensare che una poliziotta, nei giorni scorsi aggredita da una detenuta, al suo rientro al lavoro si è trovata da sola in sezione con la stessa reclusa. Una situazione che, inevitabilmente, ha provocato una crisi psicologica per la collega che ha dovuto fare ricorso alle cure mediche. Eppure, con un pò di attenzione in più, la situazione di poteva evitare”. Ma l’emergenza nella sezione femminile di San Sebastiano, è sottolineata anche dal fatto che risultano in servizio solo tre agenti, di cui una esentata dai turni di notte, tanto che la direzione ha deciso di fare ricorso all’integrazione con personale di sesso maschile. “È inaccettabile - ha detto ancora Antonio Cannas che ieri ha inviato una nota di protesta anche al Provveditorato regionale - e devo dire che una direzione che si vanta di essere paladina dei diritti dei detenuti, non può consentire che nella sezione femminile siano presenti agenti uomini”. Il segretario provinciale del Sappe ha anche denunciato che, nel turno dalle 21 alle 6, gli agenti non hanno potuto effettuare i controlli e tantomeno la conta delle detenute: “La situazione è resa ancora più grave dal fatto - ha detto ancora Cannas - che nel reparto femminile si trovano anche due bambini che hanno costante bisogno di attenzioni e di somministrazione di alimenti”. Il sindacato considera un vero miracolo il fatto che ancora non si siano verificati fatti ancora più gravi di quelli finora registrati nella casa circondariale. E ritiene che non ci sia altro tempo da perdere. Da qui la proposta di trasferire altrove le detenute e i due minori presenti insieme alle mamme, in modo che a San Sebastiano “la sezione possa restare attiva solo per il transito delle nuove arrivate e per il tempo strettamente necessario alla convalida dell’arresto”. Il Sappe - come aveva già fatto di recente - denuncia le condizioni di grave difficoltà di tutto il personale che opera nella casa circondariale con turni massacranti di 12 ore di servizio continuate (in realtà sarebbero previste le 9 ore). Per il Sappe, in ogni caso, la situazione di particolare gravità che si è venuta a creare nella sezione femminile del carcere sassarese “è frutto dell’inadeguatezza con cui finora è stata affrontata l’emergenza. Non vengono ascoltate le indicazioni di chi ogni giorno combatte contro una situazione assurda. I problemi vengono nascosti dietro una coltre di ipocrisia, senza alcuna trasparenza e non si tiene conto del fatto che le rimostranze degli agenti della polizia penitenziaria hanno come finalità quella di fare in modo che vengano rispettati i diritti di tutti, quindi anche dei reclusi. Chiediamo più trasparenza - ha concluso Cannas - e di essere ascoltati”. Cagliari: raccolta kit-scuola per figli dei detenuti, settimo anno dell’iniziativa Ansa, 13 agosto 2012 Matite colorate, penne, quaderni e zaini. È iniziata questa mattina in viale Buoncammino a Cagliari, davanti all’istituto di pena, la raccolta di cancelleria da destinare ai figli dei detenuti. L’obiettivo degli organizzatori della raccolta, il Comitato Oltre il carcere libertà e giustizia, è arrivare a sessanta kit, questo il numero di richieste pervenuto, da consegnare al direttore dell’istituto. Sarà poi lo stesso direttore a distribuire il materiale ai detenuti i quali, nel primo giorno di colloqui con i familiari, daranno il pacco dono ai loro bambini. “La gente - ha spiegato Alessandra Bertocchi, educatrice - sta rispondendo al nostro appello. Così come è sempre successo in questi anni: siamo alla settima edizione della raccolta, tutto era iniziato con i kit da consegnare in occasione dell’indulto”. Sul banchetto allestito davanti all’ingresso del carcere si stanno accumulando tanti quaderni e confezioni di penne e matite: la consegna avverrà stasera. Un’iniziativa per l’avvio dell’anno scolastico a settembre, ma anche psicologicamente importante per gli stessi detenuti. Milano: Ferragosto all’Idroscalo; Giornata della Restituzione con i detenuti di Bollate Adnkronos, 13 agosto 2012 Oltre settanta detenuti del carcere di Bollate si impegneranno a pulire le aree esterne dell’Idroscalo di Milano per la “Giornata della Restituzione”. In occasione dell’iniziativa, promossa dalla Provincia di Milano e dal carcere di Bollate, oltre a pulire il parco, i detenuti potranno trascorrere tutta la giornata con le proprie famiglie e con gli educatori. ‘Sono particolarmente orgoglioso di questo progetto - ha commentato il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà - perché permette a coloro che hanno commesso atti contrari alla legge di riabilitarsi con semplici ma significative azioni a favore della società”. Giovanni Tamburino, capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ha sottolineato che “l’amministrazione penitenziaria punta molto su progetti di recupero ambientale che coinvolgono un numero sempre più massiccio di detenuti in molti comuni italiani. Il recente protocollo siglato dal Ministro della Giustizia, dal Dap e dall’Anci ha lo scopo di favorire l’impiego di detenuti in misura alternativa in lavori utili alla comunità. La giornata della Restituzione all’Idroscalo di Milano è un valido esempio di collaborazione tra Istituzioni a favore dei soggetti svantaggiati”. Firenze: il Comitato “Dalla parte di Abele” annuncia sciopero della fame per certezza della pena Ansa, 13 agosto 2012 Sciopero della fame e della sete “per ricordare tutte le vittime della criminalità e per la certezza ed effettività della pena”. Lo attuerà a Firenze per l’intera giornata di Ferragosto Marco Cordone, figlio di una vittima della criminalità e fondatore del Comitato “Dalla parte di Abele”. L’annuncio è stato fatto dallo stesso Cordone che ha invitato anche “tutti i cittadini che lo possono fare ad unirsi alla protesta. Quando si parla di giustizia, detenuti e carceri - ha spiegato Cordone, si deve sempre dire chiaramente ai cittadini che i criminali devono stare in galera senza sconti di pena e permessi vari. Constatiamo che oggi si parla troppo e troppo a vanvera di indulto e di amnistia e troppo poco di certezza ed effettività della pena”. Frosinone: "Evasioni musicali" con Luisa Corna e il suo gruppo musicale Il Velino, 13 agosto 2012 Successo per Luisa Corna e il suo gruppo musicale al carcere di Frosinone. La cantante bresciana si è esibita oggi nell'ambito del progetto "Evasioni musicali" voluto dalla Regione Lazio per sostenere i detenuti e migliorare le condizioni di vita all'interno degli istituti di pena specialmente nel momento estivo dove si registra un innalzamento dei disturbi di tipo depressivo e un'incidenza maggiore delle malattie psico-somatiche". è quanto ha dichiarato l'assessore regionale ai rapporti con gli enti locali e politiche per la sicurezza della Regione Lazio, Giuseppe Cangemi, al termine dell'evento musicale nel carcere di Frosinone. "Gia' l'anno scorso avevo avuto il piacere di ascoltarla, ma quest'anno ha regalato a me e ai detenuti di Frosinone un concerto veramente emozionante. La rassegna musicale estiva si sta dimostrando anche nel 2012, e siamo solo all'inizio, un'iniziativa che riscuote il consenso di tutto il mondo penitenziario, dei detenuti e del personale di polizia", ha proseguito Cangemi. Luisa Corna è stata accolta da una vera ovazione dai detenuti, che nell'istituto di pena sono circa 560. Allo spettacolo hanno assistito anche la direttrice Luisa Pesante, il personale della casa circondariale e gli agenti di custodia. "è sempre importante - ha detto Luisa Corna rivolgendosi ai detenuti - regalarvi un sorriso. La musica unisce tutti ed è una strumento meraviglioso che permette di esprimere emozioni nella vita di ognuno di noi", ha detto salutando i detenuti. - Libri: “41 bis: il carcere di cui non si parla”, di Maria Rita Prette Brescia Oggi, 13 agosto 2012 “Con il 41 bis lo Stato si autosospende, è uno stigma dei regimi totalitari”: così Renato Curcio, tra i fondatori delle Brigate rosse e oggi scrittore e direttore della cooperativa editoriale “Sensibili alle foglie”, è intervenuto in un incontro sul carcere alla festa di Radio Onda d’urto. Curcio ha rincarato la dose, sostenendo che il diritto da “centro commerciale” - riferendosi alla possibilità di collaborare con i magistrati - è una vergogna: non c’è differenza tra gli umani e la merce, e questo ci scaraventa al di là degli Stati totalitari. Si contrabbanda il diritto, incoraggiando il crimine. Curcio ha presentato il libro “41 bis: il carcere di cui non si parla” di Maria Rita Prette, edito da Sensibili alle foglie, parlando dell’evoluzione del carcere dagli anni Settanta ad oggi: “Dopo il Sessantotto si parlava dell’abolizione dell’istituzione carceraria. Il carcere era fermo al Codice Rocco, di emanazione fascista: nel 1975 si arrivò al nuovo ordinamento penitenziario, che migliorò le condizioni dei detenuti e i suicidi”. Ma in quell’ordinamento era contenuto anche l’articolo 90, che prevedeva la sospensione dei diritti per i reclusi nelle situazioni di emergenza: “È un tipo di carcerazione molto dura: poca aria, nessun rapporto tra i detenuti, vetri divisori, e con i parenti si parlava solo tramite citofoni - ha spiegato Curcio, che ha vissuto quelle misure sulla sua pelle, all’Asinara. Ma se c’è la confessione, si verifica la rottura del legame tra reato e pena: uno può ammazzare, ma se collabora alla cattura di altri, non sconta la pena”. Nonostante le proteste della Comunità europea, che chiede all’Italia di eliminare l’articolo 90, a questa misura viene solo cambiato nome, ma non le caratteristiche: “E non si venga a parlare di un regime pensato per i mafiosi: gli stessi magistrati hanno riconosciuto che molti uomini di Stato sono coinvolti nelle stragi - ha denunciato Curcio. Si utilizza la nozione di “gruppi socialmente pericolosi”, che è di origine fascista. L’ultima battuta è sull’evoluzione degli istituti di reclusione italiani, che incorporano “il carcere e il manicomio: i detenuti sono sotto controllo farmacologico, a basso costo. Sono stati creati veri reparti operativi psichiatrici”. All’incontro è intervenuto anche Beppe Corioni del “Comitato per la chiusura del carcere lager di Canton Mombello”, denunciando lo stato di “tortura quotidiana in cui i detenuti vivono nel carcere di Brescia. Abbiamo chiesto un’ispezione al Tribunale di sorveglianza, e ci siamo rivolti al sindaco affinché si attivi per risolvere la situazione: a causa dell’opposizione di Lega e Pdl, la discussione è slittata a settembre”. Droghe: polemica fra Giovanni Serpelloni e Vasco Rossi sul tema della legalizzazione La Repubblica, 13 agosto 2012 Il capo del Dipartimento delle politiche Antidroga scrive al cantante. “Legalizzare la droga non farebbe altro che facilitarne il consumo. I tossicodipendenti vanno aiutati a smettere, per questo ci sono i Sert”. Dura le replica del cantautore: “Non accetto lezioni da lei. Il proibizionismo costringe a rubare e prostituirsi per procurarsi la dose”. Scoppia la polemica fra Vasco Rossi e il capo del Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri, Giovanni Serpelloni. Quest’ultimo, stamattina aveva risposto, attraverso una lettera aperta, al rocker di Zocca, che sulla sua pagina Facebook ieri, firmando “La Redazione”, aveva scritto un post sostenendo che la legalizzazione degli stupefacenti rientra nella “cosiddetta politica della riduzione del danno che non risolve magicamente il problema ma, come in tutti i problemi della vita, si cerca di ridurre i danni delle disgrazie che capitano!... che non si possono evitare (né prevenire!) tutte!”. “Egregio signore - questa la tesi di Serpelloni - credo sia giusto che Lei sappia che per il nostro Dipartimento le persone tossicodipendenti sono prima di tutto persone e poi dei malati che devono trovare comprensione, accoglienza, ma soprattutto cure adeguate e il più tempestive possibili. In Italia - prosegue la lettera aperta al Blasco - ci sono più di 500 servizi pubblici e 1.000 comunità terapeutiche con più di 6.000 addetti specializzati (medici, psicologi, assistenti sociali, psichiatri ecc.) che forniscono assistenza gratuita e di alto livello a più di 180 mila persone. Come vede le alternative immediate allo spacciatore esistono per tutti, cosi come alla legalizzazione che non farebbe altro che far aumentare i consumi (e quindi i consumatori) rendendoli più facili e accessibili senza affrontare il problema”. Un’iniziativa che non è piaciuta a Vasco Rossi. E la replica del cantautore non si è fatta attendere: “‘Esimio Signore, la informo che i suoi colleghi di governo continuano a sbattere in galera quelli che lei definisce persone malate e bisognose d’aiuto, come fossero dei criminali autentici”, ha risposto polemicamente il Blasco da Facebook, firmandosi Komandante del Dipartimento Antiproibizionista per le Politiche Sociali Antidroga. La partenza è soft: “Conosco il lavoro straordinario dei Sert e sono felice che il vostro Dipartimento riconosca i tossicodipendenti prima di tutto come persone e poi anche come malati. Lei, almeno all’inizio, dice delle cose giustissime e sacrosante”. Ma poi aggiunge: “Sembra, però, fare un errore grossolano nell’affrontare il problema della droga, un errore che le impedirà sempre di risolvere alcun problema: sbaglia a identificare il problema! Il problema della droga, infatti, non è la droga come sostanza ma sono piuttosto i motivi che oggi spingono le persone a farne abuso, a ricorrere alla droga... come fosse una soluzione per lenire il dolore di un’esistenza non più tollerabile, compromessa dal vuoto culturale, dalla solitudine, dalla disperazione e soprattutto dal sentimento di emarginazione sociale: proprio quell’emarginazione che le politiche antiproibizioniste e strategie poco sensate, come quelle che lei difende, concorrono colpevolmente ad alimentare”. E attacca: “Lei denuncia nel suo intervento la sua appartenenza politica al pensiero proibizionista che, come lei sa, non solo fa gli interessi della malavita, ma costringe i ‘malatì come li definisce lei, a rubare per comprarsi una dose a prezzi altissimi e a prostituirsi. Avete decretato l’uso di droghe un reato penale, (riempiendo al 70% le nostre carceri di condannati per reati di droga - dall’uso allo spaccio) stabilendo arbitrariamente dei quantitativi massimi di droga per uso personale che sono ridicoli, impossibili da rispettare”. “Quando fa un intervento su questa pagina - conclude Rossi sarcastico - abbassi i toni e eviti, la prego, di rendersi ridicolo sfoggiando quella forma ironico/sarcastica con la quale vorrebbe alludere ad una superiorità che lei si sogna soltanto, e che comunque io non le riconosco. Non accetto certo lezioni di vita o di morale da lei, ne da nessun altro dei suoi compari.... Buona Vita, signor Giovanni Serpelloni”. Spagna: sciopero fame di oltre 100 militanti Eta in carcere, per liberazione compagino malato Adnkronos, 13 agosto 2012 Oltre cento esponenti dell’Eta rinchiusi in carcere in Spagna hanno avviato uno sciopero della fame per chiedere il rilascio di Jesus Maria Uribetxebarria Bolinaga, che sta scontando una pena per il suo coinvolgimento in una serie di assassini e sequestri. Attualmente Bolinaga è in cura per un tumore nell’ospedale di San Sebastian. Dovrebbe essere rilasciato per le “sue condizioni critiche”, rivendica Herrira, gruppo che tutela i militanti Eta in carcere. Turkmenistan: amnistia per il Ramadan, liberi 1.300 detenuti TM News, 13 agosto 2012 Il presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov ha accordato l’amnistia a oltre 1.300 detenuti, alcuni dei quali stranieri, in onore della festa musulmana del Ramadan. L’ha scritto oggi il quotidiano ufficiale Neutralny Turkmenistan. Su 1.327 detenuti amnistiati, gli stranieri sono 44. Non è stato chiarito di quale nazionalità siano. “Avranno la possibilità di tornare a una vita normale”, ha dichiarato l’autocrate, che nel 2011 ha amnistiato 6mila detenuti.