Giustizia: Ministro Severino; il Ddl sulle misure alternative non sarà approvato dal Senato Asca, 12 dicembre 2012 “Manifesto la mia grande delusione per il fatto che oggi la capigruppo del Senato si è espressa sul fatto che non si potrà approvare il provvedimento sulle misure alternative al carcere. È una grande delusione è un peccato perché c’era stato un grande consenso alla Camera, fatta eccezione per la Lega, su un provvedimento equilibrato, che non fa uscire nessuno dal carcere, ma riesce a coniugare la sicurezza sociale con il bisogno di considerare il carcere come l’estrema ratio”. Sono le parole del ministro della Giustizia, Paola Severino, a margine dell’iniziativa di solidarietà “Un messaggio in bottiglia” del “Sole 24 ore”. “La riforma, dunque, non si potrà fare in questa legislatura. Visto che ci avviciniamo al Natale volevo dare un messaggio di speranza, ma purtroppo non ci siamo riusciti e mi dispiace”. Giustizia: Gruppi Pd e Udc Senato chiedono “sforzo collettivo” per ok a misure alternative Dire, 12 dicembre 2012 “Rivolgiamo un ultimo accorato appello a tutte le forze politiche responsabili: la fine traumatica e accelerata della legislatura di fatto impedisce che il Parlamento approvi una serie di provvedimenti importanti per l’Italia. Tra questi c’è sicuramente quello che riguarda le misure alternative al carcere. Provvedimenti di amnistia non sono oggi praticabili, ma crediamo che l’approvazione di queste norme permetterebbe di alleggerire il peso insostenibile che grava sulle carceri italiane e costituirebbe un atto di civiltà”. Lo affermano Gianpiero D’Alia e Anna Finocchiaro, presidenti dei gruppi parlamentari dell’Udc e del Pd al Senato. Poi, aggiungono: “Pensiamo che sia possibile uno sforzo collettivo in Parlamento da parte di tutte quelle forze che hanno condiviso questo provvedimento, la grande maggioranza delle Camere, per approvare queste norme nei prossimi giorni. Ci auguriamo che il nostro appello sia ascoltato da quelle forze che insieme a Pd e Udc hanno lavorato per dare all’Italia un provvedimento che aiuta il sistema della giustizia italiana”. Finocchiaro (Pd): occasione mancata per provvedimento di civiltà “Il ministro Severino ha ragione: il venir meno della fiducia al governo da parte del Pdl costringe purtroppo il Parlamento a non approvare alcuni importantissimi provvedimenti”. Così la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. “Non mi nascondo l’importanza della legge elettorale, della delega fiscale, del decreto sulle province. Ma anche il mancato voto sul provvedimento che riguarda le pene alternative al carcere, rappresenta un’occasione mancata per avere finalmente un provvedimento di civiltà e che avrebbe ridato fiducia nella giustizia a tanti cittadini”. Giustizia: Di Giacomo (Sappe); sciopero fame contro sistema carcerario fuori dalla civiltà Ansa, 12 dicembre 2012 Mancata volontà del mondo della politica a voler affrontare il tema giustizia e quello della congestione del sistema sanzionatorio “con oltre nove milioni di processi in sospeso e con un sistema carcerario da sempre fuori da ogni limite di civiltà sia per numeri di detenuti ospitati, 68mila a fronte di 45mila previsti, sia per l’assoluta inciviltà con la quale vengono ospitati”. Sono le ragioni che hanno indotto il consigliere nazionale del Sindacato autonomo della polizia penitenziaria (Sappe), Aldo Di Giacomo, ad avviare un nuovo sciopero della fame dopo quello attuato nei mesi scorsi. Il sindacalista denuncia anche “spazi non sufficienti, scarsa salubrità di quelli detentivi, mancanza di operatori penitenziari, educatori, psicologi, poliziotti e medici”. “Basti pensare - sottolinea - alle 150 morti all’anno con oltre 60 suicidi. A tutto questo si aggiunga che dopo l’annuncio delle dimissioni di Monti il decreto legge sulle misure alternative al carcere rischia di non essere approvato in questa legislatura con ulteriore danno al sistema carcerario. Oggi non è più pensabile sottoporre a processo penale chi commette reati come diffamazione a mezzo stampa, mancato pagamento della contribuzione ai dipendenti, reati legati ad alcuni tipi di droga, all’immigrazione clandestina e tanti altri”. Di Giacomo si sofferma anche sul caso Sallusti. “È da Stato del Terzo Mondo arrestare chi commette reati simili, più senso avrebbe avuto una sanzione amministrativa o un’ammenda”. Emilia Romagna: Garante Desi Bruno; in carceri regionali 3.480 detenuti per 2.464 posti Ristretti Orizzonti, 12 dicembre 2012 Dopo la Giornata della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, lunedì 10 dicembre, che ha visto lo svolgersi di iniziative in tutti gli 11 istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna, Desi Bruno, Garante regionali delle persone private della libertà personale, sottolinea che il 20 novembre scorso il Governo italiano ha sottoscritto il Protocollo alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumane o degradanti. In seguito a questo atto, la Garante aveva affermato: “È un fatto molto positivo, anche perché questa firma fa obbligo agli Stati, entro un anno dalla ratifica, avvenuta il 20 novembre 2012, a dotarsi di organismi indipendenti di controllo e ispezione sui luoghi di detenzione, in grado di verificare l’effettivo rispetto della Convenzione Onu. I Garanti regionali vengono valorizzati e traggono una legittimazione ulteriore, ma si può sperare che si apra finalmente la strada alla nomina di una figura di garanzia sul piano nazionale”. Il Protocollo appena ratificato dall’Italia “sancisce che per privazione della libertà s’intenda qualsiasi forma di detenzione o d’incarcerazione - aveva sottolineato Desi Bruno -, sia il collocamento di una persona in uno stabilimento di sorveglianza pubblico o privato dal quale essa non è autorizzata a uscire liberamente, ordinato da un’autorità giudiziaria o amministrativa o da qualsiasi altra autorità pubblica. Oltre ad assolvere obblighi di carattere internazionale, l’istituzione di un Garante nazionale sarebbe il naturale coronamento del percorso intrapreso in via sperimentale con i Garanti locali”. Sul fronte sovraffollamento, invece, la situazione resta critica. I dati aggiornati al 30 novembre sulle presenze negli istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna vedono, a fronte di una capienza regolamentare di 2.464 posti, 3.480 (138 donne) detenuti effettivamente, di cui 1.772 stranieri (50,9% del totale). Rispetto alla posizione giuridica, i 3.480 detenuti sono così distinti: 648 in attesa di primo giudizio, dei 1.419 ancora imputati (40,8%), mentre i condannati definitivi sono il 59,2%. Fra gli stranieri, la proporzione si inverte: gli imputati sono 928 (52,4%) e i condannati definitivi costituiscono il 47,6% del totale. Infine, rispetto all’applicazione della Legge 199/2010 (“Disposizioni relative all’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori a diciotto mesi”), dalle carceri dell’Emilia-Romagna sono uscite 253 persone (26 donne, 120 stranieri). La Garante esprime forte preoccupazione per il rischio che il disegno di legge Severino sulle misure alternative al carcere non venga approvato, in seguito all’annuncio delle dimissioni del presidente del Consiglio, Mario Monti. Emilia Romagna: dichiarazione universale dei diritti dell'uomo distribuita nelle carceri Ristretti Orizzonti, 12 dicembre 2012 I diritti portati dentro le carceri, nella Giornata della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, lunedì 10 dicembre. Oggi, infatti, in tutti gli istituti di pena dell’Emilia-Romagna, oltre a una serie di iniziative volte alla riflessione sul contenuto della Dichiarazione, quest’ultima viene distribuita (tradotta in più lingue) ai detenuti dalla "Conferenza regionale volontariato giustizia". L'iniziativa nasce da un progetto ideato proprio dalla Conferenza regionale volontariato giustizia e accolto dalla Garante delle persone private della libertà personale della Regione Emilia-Romagna, Desi Bruno. L’obiettivo è quello di celebrare il tema dei diritti umani nelle carceri per promuovere una crescita civile e culturale delle persone detenute insieme a tutto l'universo che ruota attorno al mondo dell'esecuzione penale. Appare di vitale importanza che le persone ristrette da un lato coltivino la consapevolezza di essere portatrici di diritti di cittadinanza pur avendo perso la propria libertà, dall'altro che sappiano riconoscere e rispettare i diritti degli altri. Oggi il volontariato attivo all'interno dei vari istituti della regione organizza in contemporanea una serie di momenti di conoscenza e riflessione ispirati al contenuto della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che viene appunto distribuita alle persone detenute. Letture comuni, lezioni magistrali, drammatizzazioni, dibattiti diventano il modo per conoscere un pezzo di storia della nostra civiltà, per riflettere su valori, ideali, impegni che dovrebbero fare parte della nostra cultura, del nostro essere cittadini del mondo, così come furono per chi 63 anni fa scrisse quella Carta con un carico di speranze e attese per un mondo migliore. Per tenere fede a questo impegno di crescita comune, dentro e fuori gli istituti di pena, i volontari sono sui territori insieme alla Garante regionale dei detenuti per richiamare l'attenzione sull'importanza di riconoscere dignità anche a chi si è autoescluso. Le iniziative sono state presentate oggi in una conferenza stampa Modena, dalla Garante, Desi Bruno, da Paola Cigarini, presidente della Conferenza regionale del volontariato giustizia, poi Enrico Fontana, presidente delle Camere penali di Modena, Daniele Lugli, Difensore civico della Regione Emilia-Romagna, Francesca Maletti, assessore alle Politiche sociali del Comune di Modena, Teresa Marzocchi, assessore Politiche sociali della Regione Emilia-Romagna. “È stato finalmente sottoscritto dal Governo italiano il Protocollo alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumane o degradanti - afferma Desi Bruno. È un fatto molto positivo, anche perché questa firma fa obbligo agli Stati, entro un anno dalla ratifica, avvenuta il 20 novembre 2012, a dotarsi di organismi indipendenti di controllo e ispezione sui luoghi di detenzione, in grado di verificare l’effettivo rispetto della Convenzione Onu. I Garanti regionali vengono valorizzati e traggono una legittimazione ulteriore, ma si può sperare che si apra la strada alla nomina di una figura di garanzia sul piano nazionale”. “Il Protocollo appena ratificato dall’Italia - prosegue- sancisce che per privazione della libertà s’intenda qualsiasi forma di detenzione o d’incarcerazione, sia il collocamento di una persona in uno stabilimento di sorveglianza pubblico o privato dal quale essa non è autorizzata a uscire liberamente, ordinato da un’autorità giudiziaria o amministrativa o da qualsiasi altra autorità pubblica. L’istituzione di un Garante nazionale, oltre all’assolvimento di obblighi di carattere internazionale, sarebbe il naturale coronamento del percorso intrapreso in via sperimentale con i Garanti locali”. Catanzaro: si impicca un detenuto 32enne, da inizio anno è il 58esimo suicidio in carcere Agi, 12 dicembre 2012 Ieri sera alle 22.30, nel carcere di Catanzaro si è impiccato un detenuto di origine marocchina, il 32enne Hicham Gourram, in attesa di giudizio con l’accusa di tentato omicidio. Salgono a 58 i suicidi in carcere da inizio anno. L’uomo era in cella da solo e, nonostante l’intervento della polizia penitenziaria, non c’è stato modo di salvarlo. Giovanni Battista Durante, Segretario generale aggiunto del Sappe e da Damiano Bellucci, segretario nazionale, ricordano che “sono circa 1.100 i tentativi di suicidio ogni anno nelle carceri italiane e oltre 1.000 coloro che vengono salvati dalla polizia penitenziaria che, negli ultimi 20 anni, ha salvato la vita a circa 17.000 persone. La Calabria è una regione che presente grandi criticità per le difficoltà operative derivanti dalla carenza di personale, dal sovraffollamento e dalla mancanza di mezzi e risorse economiche. La particolare tipologia di detenuti, circa 1.000 appartenenti alla criminalità organizzata, richiede l’impiego di molto più personale. Negli ultimi dieci anni - concludono i due sindacalisti - sono aumentati molto anche i detenuti stranieri, a causa degli sfollamenti fatti dagli istituti del Nord”. Avellino: quattro detenuti evadono dal carcere di Bellizzi Irpino, uno è già stato ripreso Ansa, 12 dicembre 2012 Quattro detenuti sono evasi dal carcere di Bellizzi Irpino (Avellino), uno di loro è stato arrestato dai carabinieri che li hanno intercettati a Potenza mentre gli altri tre reclusi sono attualmente ricercati. La Polizia penitenziaria e i Carabinieri stanno effettuando una vasta battuta a caccia dei tre evasi, anche con un elicottero. Gli evasi hanno procurato un foro di uscita dal bagno della cella rimuovendo un intero blocco di mattoncini, poi si sono calati con un lenzuolo annodato. Raggiunto il muro di cinta, si è appreso da Eugenio Sarno, segretario generale Uil Penitenziari e da Pasquale Montesano, segretario nazionale dell’Osapp, i detenuti hanno posizionato un contenitore dell’immondizia sul quale hanno posato alcune pedane che hanno funto da scala. La fuga è stata scoperta stamane durante la conta dei detenuti: l’evasione sarebbe avvenuta nella nottata o nelle prime ore della mattinata. I quattro evasi sono stati poi intercettati dai carabinieri nella zona del Potentino a bordo di un’auto rubata. Uno dei quattro è stato arrestato, gli altri tre si sono dati alla fuga. Secondo le notizie in possesso ai sindacati, si tratta di detenuti comuni che erano reclusi al secondo piano della sezione “giovani adulti” tutti con condanne gravi: il fine pena più breve dei quattro era al 2028. Sappe: motivo di preoccupazione “È indubbiamente motivo di preoccupazione la notizia dell’evasione di 4 detenuti avvenuta questa notte”. È quanto denuncia in una nota il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria su quanto avvenuto nel penitenziario di Bellizzi Irpino (Avellino). “L’interesse primario ora è partecipare attivamente alle ricerche in collaborazione con le altre Forze di Polizia per catturare i fuggitivi, ma questo episodio conferma ancora una volta le criticità del sistema carcere - afferma Donato Capece, segretario generale del Sindacato. Da tempo immemore il Sappe, il primo Sindacato del Corpo di Polizia, sostiene l’esigenza di definire i circuiti penitenziari differenziati in relazione alla gravità dei reati commessi, con particolare riferimento al bisogno di destinare, a soggetti di scarsa pericolosità, specifici circuiti di custodia attenuata e potenziando il ricorso alle misure alternative alla detenzione per la punibilità dei fatti che non manifestano pericolosità sociale. Oggi ci sono in carcere 67miladetenuti a fronte di una circa 42mila posti letto, il numero più alto mai registrato nella storia dell’Italia. Bisognerebbe dunque percorrere la strada dei circuiti penitenziari differenziati: ma altrettanto necessaria è una concreta riforma del sistema penale - sostanziale e processuale - che renda più veloci i tempi della giustizia”. Uil-Pa Penitenziari: fare luce su responsabilità “La rocambolesca evasione messa in atto da quattro pericolosi delinquenti, ristretti alla Casa Circondariale di Avellino, non può non generare preoccupate riflessioni sull’evento odierno, ma più in generale sulle criticità operative che oberano, sino a portarlo alla completa inefficienza, il sistema penitenziario italiano”. Lo sottolinea Eugenio Sarno, segretario generale della Uil-Pa Penitenziari. “Purtroppo se l’Amministrazione penitenziaria centrale avesse raccolto il grido di allarme che più sindacati avevano lanciato, in tempo e per tempo, sul carcere di Bellizzi Irpino oggi, forse, non saremmo nelle condizioni di commentare una notizia così grave. A questo punto vogliamo auspicare che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) - chiede Sarno - apra una immediata inchiesta per accertare le evidenti responsabilità che potrebbero essere in capo al Comando di Reparto della polizia penitenziaria e alla Direzione del carcere irpino”. Ugl: nel carcere solo 10 agenti, nostro allarme inascoltato “L’Ugl ha più volte segnalato alla direzione del carcere di Bellizzi Irpino che l’accorpamento indiscriminato dei posti di servizio può degenerare e favorire episodi come quello che si è verificato la scorsa notte. Il nostro allarme, però, è rimasto inascoltato”. Lo dichiara il segretario nazionale dell’Ugl Polizia Penitenziaria, Giuseppe Moretti, in merito all’evasione di 4 detenuti. E lo fa esprimendo “solidarietà ai colleghi della Casa circondariale che in quel momento prestavano servizio e che non hanno responsabilità di quanto accaduto considerando che, come appreso dai nostri dirigenti sindacali locali, nella struttura in quel momento erano presenti solo una decina di agenti compreso centralino e portineria d’ingresso”. Avellino: detenuto collaboratore di giustizia appicca fuoco nella sua cella, agenti intossicati Ansa, 12 dicembre 2012 Nel carcere di Ariano Irpino un detenuto collaboratore di giustizia, nella notte ha tentato di dare fuoco alla sua cella in segno di protesta. Si sono vissuti momenti di forte tensione. Otto agenti sono finiti al pronto soccorso dell’ospedale Frangipane, rimasti leggermente contusi durante la fase di concitazione. L’uomo in preda ad un forte stato di agitazione, minacciava di non voler abbandonare la cella. Si è reso necessario l’utilizzo di estintori. “Sono stato allertato durante la notte dal personale. Avevamo già tentato di calmare il detenuto soddisfacendo la sua richiesta di una telefonata fortemente irrituale. Ma pare che neppure questo sia bastato. Un episodio spiacevole, che è stato però gestito con la professionalità di sempre da parte del personale intervenuto - ha detto il direttore del Carcere Gianfranco Marcello - abbiamo evitato il peggio, trasferendo poi il detenuto in un’altra cella. Dispiace che durante la colluttazione, nel tentativo di calmare la persona che ha dato vita al gesto di protesta qualcuno dei nostri agenti ha dovuto fare ricorso alle cure dei sanitari in ospedale. Per fortuna nessuno di loro ha riportato conseguenze gravi”. Cagliari: Srd; detenuto 74enne rischia vita, ha cardiopatia ischemica e morbo di Parkinson Agenparl, 12 dicembre 2012 “Nessuna clemenza per C.F., 74 anni, affetto da cardiopatia ischemica successiva a tre infarti e con gravi patologie tra le quali il morbo di Parkinson. L’uomo deve restare nel carcere di Buoncammino perché secondo i periti del Tribunale di Sorveglianza può essere adeguatamente curato nel Centro Clinico. Una decisione sconcertante anche perché, dichiarato incompatibile allo stato detentivo dal Direttore Sanitario del Policlinico di Monserrato il 14 marzo scorso e dai medici del penitenziario, presenta condizioni di salute che destano preoccupazione”. Lo afferma di Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, che ha ricevuto una lettera dall’anziano detenuto. “Si tratta di una persona - osserva Caligaris - che soffre anche di claustrofobia e con una grave depressione. Si configura una condizione difficile da gestire sia da parte dei sanitari, che più di una volta hanno richiesto il ricovero in ospedale dove peraltro è rimasto senza scorta, sia da parte degli Agenti. Neppure la possibilità di accedere a una sistemazione alternativa al carcere, in considerazione dell’età avanzata, ha avuto esito positivo. Si ritiene insomma che l’assistenza nel Centro Diagnostico Terapeutico dia le stesse garanzie di una Residenza Sanitaria Assistenziale”. “Non riesco a comprendere - ha scritto l’anziano detenuto - che cosa si debba intendere per condizioni di salute gravi e incompatibilità al regime carcerario. Forse si prende in considerazione solo una situazione di manifesto infarto vale a dire quando una persona è praticamente morta. Sembra poi del tutto indifferente la realtà delle celle in una struttura come Buoncammino dove neanche il più solerte degli Agenti può oggettivamente intervenire se si verifica una crisi. Del resto non chiedo la libertà ma solo di scontare la pena, che peraltro reputo ingiusta, in una situazione più umana. Mio figlio Paolo si è peraltro reso disponibile ad accudirmi ma evidentemente quella umanità che la Costituzione pone a fondamento della reclusione dignitosa non è sempre tenuta presente”. Nel frattempo l’avv. Anna Maria Busia, legale dell’uomo ha presentato una nuova istanza di differimento pena con procedura d’urgenza. La situazione rischia di aggravarsi ogni giorno di più. Roma: Provincia; Bando “Leda Colombini”, 300mila € per 21 progetti rivolti ai detenuti Dire, 12 dicembre 2012 Ventuno progetti di associazioni, circoli e fondazioni finanziati dalla Provincia di Roma con l’obiettivo di migliorare la vita della popolazione carceraria e favorire percorsi di inclusione sociale dentro e fuori gli istituti di pena. Sono i vincitori del bando pubblico provinciale da 300 mila euro intitolato “Leda Colombini”, che l’hanno spuntata tra 92 progetti di enti no-profit presentati e che lavoreranno a Rebibbia, Regina Coeli, Istituto minorile di Casal del Marmo ma anche fuori dalla Capitale, nelle carceri di Civitavecchia e Velletri. A presentare la graduatoria e i 21 vincitori del bando è stato il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, in una conferenza stampa all’interno della V Sezione penale di Rebibbia. Insieme a lui l’assessore alle Politiche sociali, Claudio Cecchini, il direttore del carcere, Stefano Ricca, e il garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, per 59 anni marito di Leda Colombini, insieme al figlio Umberto, capogruppo del Pd in Campidoglio. Presente anche il presidente della Consulta permanente cittadina di Roma Capitale per i problemi penitenziari, Lillo Di Mauro. Dalla consulenza psicologica alle madri detenute, dell’associazione “A Roma, insieme”, al progetto “Princesa” del circolo Mario Mieli, fino alla “Dignità dentro e fuori il carcere” promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, sono tante le iniziative per adulti e minori finalizzate all’accoglienza, alla formazione, all’integrazione e alle attività socio-culturali e ludico-ricreative e anche al sostegno della genitorialità e tutela delle relazioni familiari, che entreranno negli istituti di Roma e provincia. Per Angiolo Marroni si tratta di “un’iniziativa importante nata da un’idea molto bella e generosa della Provincia. Io ho conosciuto Leda da giovane, ed è sempre stata attenta al sociale, a partire dalla difesa delle donne e dalla tutela dei detenuti”. Questo bando “è un onore”, ha aggiunto il Garante, annunciando che “si sta lavorando a un archivio storico di Leda Colombini, che sarà accolto nell’archivio di Montecitorio”. Inoltre, venerdì mattina sarà inaugurata nel carcere di Rebibbia una mostra di pittura - a cura dei detenuti - a lei dedicata. Il messaggio di fondo della giornata di oggi, ha detto Zingaretti, “è che tutti, soprattutto le istituzioni possono fare qualcosa, anche in un periodo di grande crisi, per cambiare e migliorare le cose. Noi abbiamo sempre salvaguardata i capitoli di bilancio riguardanti il sociale, mettendo in campo iniziative come Prevenzione mille, per rafforzare l’attenzione nei luoghi di sofferenza urbana, e oggi con il bando “Leda Colombini”, dedicato tra l’altro non casualmente a una grandissima persona, per sostenere progetti volti a migliorare la qualità della vita nel mondo carcerario, non solo quella dei detenuti”. Questo, ha concluso il presidente della Provincia, “è un bell’esempio di come la politica può essere nobile e bella e al di fuori dei favoritismi e dei baciamo le mani”. Cecchini ha spiegato che “siamo consapevoli delle condizioni critiche del sistema carcerario nazionale e laziale, che poi è uno dei primi indicatori di civiltà di un Paese, e in un momento in cui il diritto costituzionale al recupero dei detenuti è messo in discussione dal sovraffollamento e dalla carenza di risorse, la Provincia ha voluto mettere in campo questo bando, dedicandolo a una grande persona”. Per l’assessore, “trecentomila euro agli organismi di volontariato per le carceri di Roma e anche del territorio, perché ci sono anche quattro progetti a Civitavecchia e uno a Velletri, sono un bel segnale. Magari è un intervento non risolutivo, ma comunque un esempio di volontà e impegno per dare una risposta”. Per l’occasione, i detenuti di Rebibbia hanno consegnato a Zingaretti una targa e un quadro, da loro dipinto, in segno di riconoscenza. Poi, al termine della conferenza stampa, lo stesso presidente della Provincia ha dato il calcio d’inizio a un’amichevole tra i detenuti del carcere e una rappresentativa esterna. Pescara: Protocollo Comune-Casa Circondariale per reinserimento lavorativo dei detenuti www.abruzzo24ore.tv, 12 dicembre 2012 “Un accordo stipulato tra Comune di Pescara e Casa Circondariale del capoluogo adriatico, per avviare una collaborazione tesa a costruire un futuro per quei cittadini che, per un errore commesso, si trovano a dover scontare un periodo di detenzione all’interno della struttura, periodo che però vuole essere prodromico al ritorno a una normale vita di società, dunque un periodo anche, per certi aspetti, se vogliamo, formativo, finalizzato comunque a non spezzare i legami e i rapporti tra chi vive all’interno delle mura di una struttura penitenziaria e il mondo esterno. È quello sottoscritto quest’oggi, avvalendoci, a nostra volta, dell’opportunità concessa dall’accordo stipulato con l’Anci lo scorso giugno, e che ci consentirà di avvalerci dell’impegno lavorativo di detenuti, che hanno la possibilità di beneficiare di licenze, permessi o semilibertà e che verranno impiegati in servizi di pulizia, manutenzione e restauro di siti e beni di interesse pubblico”. Lo ha detto il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia nel corso della conferenza stampa odierna indetta dal Direttore del Carcere di Pescara Franco Pettinelli, per illustrare tutti i progetti attuati nel corso dell’anno per il reinserimento lavorativo e sociale dei detenuti. Prima della conferenza stampa la visita al laboratorio-calzaturificio dove operano circa 15 detenuti e dove si realizzano calzature antinfortunistica per tutte le carceri italiane e i mocassini destinati ai detenuti in condizioni di necessità. Presenti, tra gli altri, il vicesindaco Berardino Fiorilli, l’assessore al Personale Marcello Antonelli, ma anche l’assessore provinciale alle Politiche del Lavoro Antonio Martorella, l’assessore del Comune di Montesilvano Feliciano D’Ignazio, il Direttore della Caritas Don Marco Pagniello, il Garante dei detenuti Fabio Nieddu, e il Magistrato di Sorveglianza Francesca Del Villano. “Mi preme sottolineare - ha detto il sindaco Albore Mascia - quella che dev’essere oggi la funzione formativa dei nostri Istituti penitenziari, visti non solo come le quattro mura all’interno delle quali espiare una pena o una condanna per un reato commesso, quanto piuttosto quale il luogo in cui un cittadino, che nella propria vita ha compiuto un passo falso, deve avere l’opportunità di ritrovare se stesso e la propria dimensione di uomo, al fine di comprendere sino in fondo l’entità dell’errore commesso, ma per poi ricominciare a guardare avanti, nutrendo e coltivando la speranza che non tutto è perduto per quell’errore o per quel periodo di detenzione, ma piuttosto comprendendo che dall’esperienza comunque dura del carcere si può uscire completamente rinnovati nello spirito. Per far ciò è però necessario individuare quegli strumenti utili a mantenere vivo il legame tra il mondo esterno e quello inevitabilmente ristretto e limitato di un istituto penitenziario, è importante consentire, a chi è costretto nella condizione del recluso, di non spezzare il contatto, non estraniarlo dal contesto del vivere sociale, con i suoi problemi, mantenendo ovviamente sempre un regime di protezione. Tutti sappiamo quanto sia difficile garantire tale disciplina dei rapporti in un momento come quello attuale, con il sovraffollamento delle carceri che limitano gli spazi e i tempi, ma proprio per questo è ancora più importante saper cercare quelle collaborazioni istituzionali esterne per darsi reciprocamente una mano nel garantire una detenzione più a misura di uomo. Lo scorso giugno il Ministro della Giustizia e il Presidente dell’Anci hanno siglato un Protocollo d’intesa impegnandosi a una collaborazione reciproca per la promozione di un Programma per lo svolgimento di attività lavorative extra murarie da parte di soggetti in stato di detenzione in favore delle comunità locali. La Casa Circondariale di Pescara lo scorso novembre ci ha avanzato una proposta formale che il Comune di Pescara ha subito recepito e accolto per partecipare al processo di reinserimento sociale dei detenuti, anche al fine di garantire a tali cittadini l’acquisizione di competenze e conoscenze professionali utilmente spendibili nella fase post-detentiva, e oggi siamo alla firma di una specifica convenzione. Nell’ambito dell’accordo - ha specificato il sindaco Albore Mascia -, l’amministrazione comunale ha inteso promuovere sul territorio di Pescara l’esecuzione di lavori socialmente utili o di pubblica utilità che affideremo a un gruppo di cittadini individuati dalla Casa Circondariale tra la popolazione attualmente reclusa, per i quali sussistano le condizioni per l’ammissione al lavoro all’esterno, alla semilibertà, all’affidamento in prova al servizio sociale, ai permessi o alle licenze. Sarà ancora la Casa Circondariale a redigere un Piano di trattamento relativo a ciascun detenuto sulla base del programma di lavoro predisposto dal Comune di Pescara, programma che verrà inviato al Magistrato di Sorveglianza per l’approvazione. Nel programma di lavoro verranno indicati gli orari di attività, il luogo di svolgimento della prestazione, e sempre il Comune garantirà anche la copertura assicurativa dell’Inail dei soggetti impiegati e l’erogazione per ciascuno di un rimborso spese forfettario di 120 euro mensili. La convenzione avrà la durata di 3 anni e sarà rinnovabile tacitamente. I vantaggi di tale operazione sono chiari e molteplici: il vantaggio per i singoli soggetti coinvolti nel programma è quello, come dicevamo, di mantenere il proprio status di cittadino impegnato, un cittadino che contribuisce alla cura e alla manutenzione del patrimonio collettivo, conservando la propria dignità di lavoratore e di persona. Al tempo stesso c’è un vantaggio anche per l’amministrazione comunale che potrà avvalersi di nuova forza lavoro per quegli interventi di pulizia o di manutenzione che spesso non riusciamo a fronteggiare come vorremmo proprio per la carenza di personale che, a fronte di nuovi pensionamenti, non possiamo reintegrare a causa dei blocchi imposti dal Governo relativamente a nuove assunzioni. Dunque per noi l’aiuto e il sostegno professionale di tali lavoratori sarà di assoluta rilevanza e importanza”. Subito dopo il sindaco Albore Mascia e il Direttore Pettinelli hanno sottoscritto il Protocollo d’Intesa. Belluno: Federazione della Sinistra; sono in aumento i detenuti con patologie psichiatriche Corriere delle Alpi, 12 dicembre 2012 “La struttura necessita di interventi migliorativi per renderla più vivibile, ma serve anche un maggior coinvolgimento in ambito sociale dei detenuti per avviare davvero il loro recupero. È resta purtroppo alto l’allarme per l’aumento dei casi di disagi psicologici e psichiatrici tra i carcerati”. Sono le impressioni a caldo del consigliere regionale della Federazione della Sinistra, Pietrangelo Pettenò, ieri mattina in visita al carcere di Baldenich. Ad accompagnarlo l’avvocato Gino Sperandio. L’ultima volta che Pettenò era arrivato a Baldenich era il 2010, quando un detenuto si era ucciso. “Sono venuto dopo che ad ottobre un altro carcerato si è tolto la vita. Ma a differenza di due anni fa, ho trovato una situazione leggermente migliorata, non fosse altro per il numero ridotto di detenuti oggi ospitati: 106 contro i 150 del 2010”, spiega il consigliere. “Di questi, 75 sono extracomunitari, 4-5 sono bellunesi e otto sono donne. Si tratta per lo più di persone finite in carcere per reati non gravissimi, ma che denotano un disagio sociale”, continua Sperandio. Ma le condizioni di vita a Baldenich sono ancora critiche. “Rispetto al 2010, qualche intervento di ristrutturazione è stato fatto: alcune celle sono state sistemate, ma ne restano almeno cinque dove le condizioni sono terribili: stanze di meno di 10 metri quadri, con pavimento in cemento, bagno alla turca e un odore di umidità che pare di entrare in una grotta. E all’interno ci sono quattro carcerati”, spiega Pettenò. In tali condizioni diventa difficile anche il recupero di queste persone. “Dei 106 detenuti, 7-8 sono impegnati nell’officina, dove si realizzano cerniere per la Bortoluzzi e la Fedon; uno è impegnato in lavanderia; un paio sono addetti alla cucina; qualcuno segue dei corsi di formazione. Per fortuna c’è stato il progetto della Fondazione Cariverona, che ha dato un po’ di lavoro a questi detenuti che si trovano 24 ore al giorno senza fare nulla. Ma in queste condizioni, il disagio psicologico e psichiatrico si fa sentire; serve una figura professionale di supporto”. Pettenò promette che chiederà all’assessore Sernagiotto di attivare delle iniziative sociali per coinvolgere di più i carcerati di Belluno. E aggiunge: “Anche gli enti locali potrebbero fare la loro parte sotto questo aspetto”. Mancano anche gli infermieri: su 12 ore settimanali previste, ne sono coperte soltanto otto. E scarseggiano anche i soldi dal Ministero: sono stati richiesti 100 mila euro ma ne sono arrivati solo 60mila per i lavori, ma anche per pagare i molti debiti ancora aperti con le ditte esterne. Massa: detenuti pronti a pulire fossi e aiuole, ma la burocrazia ostacola il progetto Il Tirreno, 12 dicembre 2012 Il disastro dell’alluvione si poteva evitare se i fossi erano puliti? Lo hanno ripetuto fino alle lacrime i massesi e i carrarini sommersi dall’onda di fango e dall’acqua nei due infausti round del diluvio che ha colpito la provincia lo scorso novembre. Anche le casse a secco del Comune sono un ritornello che si sente spesso. Eppure manodopera animata dalle migliori intenzioni per pulire i fossi senza pesare troppo sui bilanci delle amministrazioni cittadine c’è e non vede l’ora di darsi da fare. Sono i detenuti del carcere di Massa, lasciati in attesa dalla scorsa estate dalla macchina organizzativa e burocratica che lentamente si è avviata per fare un doppio favore: a loro, che possono rendersi utili e uscire dalle mura della cella, e alla città, che potrebbe essere più in ordine. “Il progetto, al quale tengo molto, è ancora in fase embrionale”, spiega la direttrice della Casa di reclusione di Massa, Maria Martone. “C’è un protocollo d’intesa tra Anci e Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che risale al giugno scorso per dare la possibilità ai detenuti di uscire dal carcere e svolgere attività utili per comunità”. Non solo pulizia dei fossi, ma anche manutenzione del verde pubblico, ambiti sui quali spesso i cittadini lamentano trascuratezza. La dottoressa Martone ha già preso contatti con i sindaci di Carrara, Angelo Zubbani, e di Massa, Roberto Pucci, che si sono detti favorevoli. C’è già stato un incontro preliminare per accordarsi su un protocollo a carattere generale che regoli l’attività e crei percorsi d’inserimento. Un toccasana per i detenuti, sui quali questo tipo di impegno ha un impatto psicologico positivo fortissimo. “Si sentono partecipi delle problematiche della città - spiega Martone - e per loro è una forma di “restituzione sociale”. Il lavoro, va da sé, sarebbe riservato a chi non è socialmente pericoloso e abbia passato una selezione, per garantire il massimo della sicurezza. Ai detenuti, però, la direttrice non ha ancora dato ufficialmente la notizia della possibilità di collaborazione. “Non vorrei creare false aspettative”, spiega. Nonostante l’urgenza di avere i fossi puliti, infatti, le cose vanno molto a rilento e hanno subito ora una battuta d’arresto, un po’ per impegni reciproci delle parti e un po’, forse, per le solite questioni di soldi. Per i detenuti, infatti, la direttrice ha chiesto un piccolo rimborso per garantire loro un seppur minimo sostentamento a fronte del lavoro reso, anche se non c’è ancora una richiesta precisa. L’iniziativa sarebbe rimasta “dietro le sbarre” chissà ancora per quanto se il deputato del Pdl Lucio Barani, che domenica ha fatto visita alla casa di reclusione, non ne avesse fatto cenno. Proprio Barani ha dato la sua disponibilità a “intercedere” presso i sindaci per accelerare le pratiche. Modena: l’Assessore Marzocchi; Sportello per i diritti dei detenuti, un esempio da imitare La Gazzetta di Modena, 12 dicembre 2012 “Anche se dietro le sbarre, le persone detenute in carcere non smettono di essere titolari di diritti inalienabili, che vanno riconosciuti a tutti come esseri umani”. Scandendo bene le parole, Teresa Marzocchi, assessore alle Politiche Sociali per la Regione, ha sottolineato le ragioni che l’hanno spinta a Modena per la celebrazione ufficiale della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, assieme ai vertici regionali delle organizzazioni e degli uffici che si occupano di chi sta dietro le sbarre. Del resto lo sportello per i diritti dei detenuti, in S. Anna e al Cie, vengono portati come esempi da sviluppare. A fare gli onori di casa l’assessore Francesca Maletti che nella sala nobile dell’ex consiglio comunale ha tirato le fila della giornata. “Siamo venuti quest’anno a Modena - ha aggiunto Marzocchi - perché questa provincia ha molte strutture detentive o simili: oltre al carcere di S. Anna c’è il Cie per gli immigrati e due case di lavoro, come Saliceta che è in via di Chiusura e Castelfranco. Una situazione quasi unica in Regione che verrà arricchita prossimamente con un secondo padiglione del carcere”. Dev’essere stato appunto questo l’elemento che ha coagulato gli addetti ai lavori su Modena; i problemi che saranno innescati dal prossimo arrivo di 200 nuovi detenuti non sono sottovalutati da nessuno. Del resto l’invio di 37 nuovi agenti di custodia a Modena, che il Sappe giudica insufficienti, fa capire la volontà del Ministero di non tenere chiuso e inutilizzato il padiglione nuovo. “I carceri sono un condensato di problemi - ha spiegato l’avvocato Desi Bruno (ufficio regionale del garante dei diritti dei detenuti). La situazione è al limite della paralisi ma questo non deve esimerci dal fare tutto il possibile per migliorare la situazione. È questa la ragione per cui la giornata di oggi non deve essere la commemorazione di un documento di alto valore morale ma un seme che ogni giorno deve crescere e dare frutti”. “Troppo spesso dimentichiamo che il carcere è dentro la città - ha osservato Paola Cigarini, del gruppo di volontariato Carcere Città. Ma chi è dentro non ha spazi per l’affettività, né speranze, né futuro. Noi cerchiamo di costruire ponti, per dare alcune opportunità, quelle che possiamo. Quest’anno ad esempio chiediamo ai volenterosi di portare un panettone o un dentifricio o un sapone a ciascuno dei detenuti”. Il calo drastico dei fondi ha costretto la direzione del carcere anche a limitare la distribuzione dei prodotti per l’igiene che dall’estate vengono raccolti dai volontari. “Il loro lavoro è meritorio - ha ammesso la direttrice del carcere, Rosa Alba casella - Troppo spesso però i reclusori finiscono per diventare discariche sociali, luoghi dove i marginali vengono rinchiusi per toglierli dalle strade”. “Per detenzioni di breve durata - le ha fatto l’avvocato Enrico Fontana, presidente della Camera Penale di Modena - la recidiva è del 70%, chi è ammesso ai lavori esterni torna al crimine solo nel 25% dei casi”. Mantova: S. Lucia in carcere, con doni e pizza, i detenuti a pranzo con i figli Gazzetta di Mantova, 12 dicembre 2012 Allegria, ma anche tanta commozione. La Santa Lucia in carcere, organizzata dall’associazione dei giovani avvocati e dai colleghi della Camera penale di Mantova, ieri ha avuto un doppio volto. Quello raggiante dei figli dei detenuti, che hanno potuto trascorrere quasi un’intera giornata con i loro genitori, e quella delle persone recluse nel carcere di via Poma, altrettanto felici, ma con un pizzico di malinconia. Una giornata di festa, durante la quale i detenuti hanno preparato il pranzo a base di pizza, e alla quale hanno partecipato anche gli operatori del carcere, gli educatori, i volontari e gli avvocati. “È stata un’iniziativa bellissima - ha commentato l’avvocato Gloria Trombini, referente per il carcere della Camera penale di Mantova - una giornata emozionante, nella quale abbiamo assistito al ricongiungimento dei genitori con i loro figli. Il tutto condito dai giochi organizzati da due splendidi clown”. Una giornata in libertà, certamente diversa dai tradizionali colloqui, durante la quale detenuti e figli hanno vissuto a stretto contatto, potendosi muovere liberamente. Il momento clou della festa, al di là del pranzo, è stato rappresentato dalla consegna dei regali, offerti dalla Camera penale di Mantova e confezionati dai detenuti. L’iniziativa è stata possibile grazie anche alla collaborazione della direttrice del penitenziario, particolarmente attenta alle necessità dei carcerati e ai bisogni delle loro famiglie. La festa si è svolta all’interno dell’auditorium, uno spazio finora scarsamente utilizzato ma dalle buone potenzialità. Teramo: oggi la manifestazione “Voci Recluse”, un concorso canoro per i detenuti www.cityrumors.it, 12 dicembre 2012 Voci recluse è l’evento canoro tutto dedicato ai detenuti del carcere di Castrogno, promosso dall’associazione culturale Bon Ton di Bellante. Ad un anno dalla prima edizione, proposta alla Direzione della casa circondariale di Castrogno che ne ha permesso la realizzazione, accettando con entusiasmo l’iniziativa. L’intento nel promuovere questa ardita iniziativa è stato, da parte degli associati, quello di regalare qualche ora di sano e costruttivo svago ai detenuti. Da qui la proposta di realizzare una competizione canora denominata “Voci Recluse” con la quale si potesse offrire l’opportunità ai detenuti, di esprimersi artisticamente, mettendo in gioco le proprie potenzialità canore e sperimentando il protagonismo personale, tenendo conto come è lo stato attuale nel contesto detentivo, soprattutto in un momento di sovraffollamento come quello che si sta vivendo all’interno dei penitenziari e per le limitazioni e ristrettezze dei fondi disponibili per creare utili occasioni trattamentali. Naturalmente la realizzazione dell’evento canoro, da parte della Associazione culturale Bon Ton non si pone certo il presuntuoso obiettivo di risolvere i complessi problemi che attanagliano questa realtà, ma solo il desiderio di portare leggerezza ed umanità proprio nel luogo dove il pregiudizio è più radicato. Fornendo un’occasione di espressività artistica, rendendo i reclusi protagonisti, in un contesto in cui i rischi di spersonalizzazione e di deprivazione sensoriale sono sempre in agguato. La competizione canora si svolgerà all’interno del teatro dell’istituto penitenziario oggi dalle ore 14.30 alle ore 16.30. L’evento si svolgerà in due tempi: nel primo lo staff dell’Associazione Bon Ton effettuerà uno spettacolo con le voci dei ragazzi del talent canoro teramano del “Mix Factor Karaoke” creando così l’atmosfera adatta per entrare poi nel vivo della competizione. I detenuti concorrenti, precedentemente selezionati, si esibiranno con il loro cavallo di battaglia, al cospetto di una giuria composta dagli educatori del carcere, dai rappresentanti dell’Amministrazione comunale di Teramo e del giornalismo locale. Infatti saranno presenti l’assessore alle politiche sociali Giorgio D’Ignazio, la consigliera comunale Valeria Misticoni, l’assessore Guido Campana e da un funzionario della Confindustria di Teramo Renzo Cipollini, i quali hanno aderito e sostenuto con entusiasmo l’iniziativa benefica, i quali dopo le valutazioni canore dei concorrenti che ne decreteranno il vincitore. Per l’occasione saranno presenti organi di stampa locali, dal quotidiano La Città alla presenza dell’emittente televisiva Tele Ponte, Canale15 a Rai3 Abruzzo, che già nella scorsa edizione diede ampio spazio all’evento. La partecipazione al concorso da parte dei detenuti è prevista sia in qualità di concorrenti che di pubblico, ai quali sarà regalata una maglietta ricordo, mentre ai 3 vincitori saranno consegnati dei premi che consisteranno in capi di abbigliamento offerti da sponsor, oltre all’attestato ricordo di partecipazione dell’associazione. Dopo la entusiasmante e positiva esperienza della scorsa edizione tenutasi lo scorso febbraio (in occasione del carnevale) e la positiva valutazione dei risultati e dell’impatto riscontrato sulla popolazione detenuta, la Direzione del carcere ha deciso di inserire l’evento nell’ambito della programmazione annuale delle iniziative di stampo ricreativo, orgoglio per l’associazione culturale Bon Ton di Bellante già organizzatrice di altre iniziative benefiche, la quale ha già fornito la propria disponibilità di potenziare gli obiettivi incentivandone i positivi riscontri tra i detenuti. Madrina e conduttrice della singolare “kermesse” canora sarà Anna Di Paolantonio, sempre sensibile nella realizzazione di eventi rivolti al sociale. Che in qualità di presidente della stessa ringrazia, per il solidale sostegno fattivo, tutti gli associati i quali hanno già avuto modo di condividere l’arricchente esperienza, per la gratitudine dimostrata dai detenuti, manifestata in maniera calorosa e composta! Durante lo spettacolo del “Voci Recluse” saranno lette delle bellissime poesie scritte da alcuni detenuti che per l’occasione dell’approssimarsi delle festività natalizie, dedicheranno al pubblico presente per augurare buone feste. Malawi: una volontaria italiana porta un po’ di speranza nell’inferno delle carceri L’Eco di Bergamo, 12 dicembre 2012 Andare “oltre i margini” nell’inferno delle carceri del Malawi. C’è tutta la voglia di riscatto e la dignità orgogliosa di un’umanità reclusa nella mostra organizzata a Treviglio, nella sala Crociera del Centro civico culturale di via Bicetti. L’esposizione, che gode del patrocinio dell’assessorato alla Cultura del Comune e di Sanmarinoforthechildren.org, verrà inaugurata venerdì alle 18 in Auditorium, quando verrà presentato l’impegno in terra africana di Patrizia Lavaselli, docente di Educazione artistica di Casirate, da anni impegnata a fianco delle recluse del carcere di massima sicurezza di Zomba, in Malawi. “Il carcere - spiega Patrizia - fu costruito un secolo fa per accogliere un massimo di 200 prigionieri. Oggi “accoglie” 2.300 persone che vivono al limite della sopravvivenza. Qui la redenzione dalla pena è una pura illusione: è una “fabbrica della sofferenza”, dove la parola diritto non esiste. Sentenze che non arrivano e sovraffollamento non colpiscono soltanto le detenute, ma anche e soprattutto i bambini che devono stare con le loro mamme in quell’inferno. E per loro non c’è nessun trattamento di favore”. I piccoli possono stare con la loro mamma fino ai cinque anni d’età e poi, se la pena è maggiore (o addirittura a vita), vengono allontanati. Spesso nascono in carcere e la loro visione della vita inizia dalle pareti di mattoni circondate da filo spinato e tracce di cielo. La stessa visione che campeggia nel manifesto-icona della mostra. “I piccoli mangiano una sorta di polenta fatta con farina mista a terra, la carne (comunque immangiabile) è un miraggio che arriva due volte l’anno. Dormono ammassati in fetide camere, chiuse dal pomeriggio fino all’alba; senza bagno, devono utilizzare dei barattoli per i loro bisogni. I muri e i materassi sono marci, infestati di scabbia e pidocchi. Di notte i topi camminano liberamente anche sui loro corpi. La situazione igienica è spaventosa, per non dire dei soprusi delle guardie”. Un contesto in cui non è difficile assistere a qualcuno che “scoppia”: in questo caso la cura più utilizzata sono le manette ai polsi e piedi. “Hanno sbagliato - aggiunge Patrizia -, ma stanno pagando troppo cari i loro errori. La noia e l’inedia sono le peggiori nemiche: uccidono, alienano, portano alla pazzia o depressione. Nonostante tutto, hanno voglia di studiare e imparare. Il contatto diretto con loro, il fornire materiale pittorico dando la possibilità di esprimersi ha permesso loro di scoprire le proprie potenzialità, l’identità, o semplicemente il divertimento per un’attività mai svolta nella loro vita”. Patrizia, con la sua chioma bionda e il suo sorriso sincero, non si è fermata a protestare, a “scoppiare” con le donne di Zomba. Ha raccolto, stoffa, pennelli, colori e li ha portati lì, perché in quel buco nero arrivassero i colori dell’arcobaleno. “Non è la mia storia che conta e nemmeno quelle a volte allucinanti delle singole detenute. Conta che io, loro e tutti noi siamo semplicemente esseri umani, per i quali l’affetto e il calore non sono optional, ma elementi vitali. Abbiamo colorato insieme, si sono raccontate, hanno ballato, cantato, recitato, giocato. L’arte è un mezzo che permette la comunicazione su differenti livelli e le protagoniste di questo laboratorio espressivo oltre ad essere state gratificate si sono ricordate di esistere”. Quell’arcobaleno ha fatto sì che venisse allestita una scuola materna per accogliere i piccoli “ospiti” delle carceri affinché possano evadere dalle mura e vivere almeno una parte di giornata normale. “Alla fine all’asilo ci vanno anche i figli delle guardie. L’abbiamo chiamato Tikondane: in lingua chicewa significa “amiamoci”. Il progetto di solidarietà ad esso legato (e per il quale viene organizzata la mostra) si chiama “Happy Island”, un’”isola felice” dove giocare, imparare e avere un’alimentazione corretta. Dall’Italia la catena della solidarietà si è allungata. “Abbiamo fornito arredi, materiale didattico, garantito la formazione alle insegnanti. Ora dobbiamo garantire continuità al progetto”. In Malawi, a seguire il progetto, c’è per i monfortani padre Piergiorgio Gamba, chairman del Prison Felloship Malawi. Come membro dell’Ispettorato delle prigioni partecipa alla stesura del Rapporto annuale per il Parlamento. “Prison Felloship Malawi - conclude Patrizia - si pone come organizzazione della società civile e con le sue azioni intende dare una possibilità di crescita e giustizia sociale nelle carceri”. Nepal: la Cnn premia Pushpa Basnet, angelo per i bambini nepalesi rinchiusi in carcere di Kalpit Parajuli Asia News, 12 dicembre 2012 La ragazza, 28 anni, ha studiato scienze sociali al St. Xavier College di Kathmandu. Dal 2005 si occupa dei figli delle carcerate, costretti a vivere dietro le sbarre insieme alle loro madri. Pushpa Basnet, giovane donna nepalese di 28 anni, ritira il premio per il suo impegno a favore dei figli delle carcerate. La ragazza si è laureata in scienze sociali nel 2007 al St. Xavier College di Kathmandu, istituto cattolico della Compagnia di Gesù, fra le più importanti Università private del Nepal. Privi di assistenza da parte dello Stato, decine di bambini figli di detenute sono costretti a vivere in carcere con le loro madri o abbandonati in mezzo a una strada. Il problema colpisce quasi tutti i penitenziari del Paese e secondo le autorità, sono circa 80 i bambini ospitati nelle carceri dello Stato, ma per offrire loro una vita normale, Pushpa ha fondato nel 2005 l’Early Childood Develepoment Centre, organizzazione no-profit per l’educazione dei bambini di età superiore ai quattro anni, e la Butterfly Home, asilo nido che si occupa dei figli delle donne in carcere offrendo loro assistenza sanitaria, vitto e alloggio. A tutt’oggi, sono 40 i piccoli ospitati nella struttura. La Cnn ha scelto Pushpa fra più di 10mila candidati attivi nel campo sociale in vari Paesi del mondo. La cerimonia di consegna è avvenuta lo scorso 8 dicembre a Los Angeles (California, Usa). “Questo premio è anzitutto per i miei bambini e per il mio Paese - ha affermato la donna poco dopo la premiazione - ringrazio tutti per avermi sostenuto e aver creduto nel mio progetto”. Grazie al Cnn Hero Awards, la ragazza porterà in patria un assegno di 250mila dollari. Il denaro sarà destinato alla Butterfly Home. In un comunicato, i responsabili della St. Xavier School, hanno sottolineato la loro gioia di aver avuto fra i loro studenti una persona del calibro di Pushpa Basnet. “Il suo lavoro - affermano i padri gesuiti - è un incoraggiamento per il nostro istituto e per il nostro impegno nella società nepalese”. Il rapporto fra Pushpa e i suoi bambini inizia nel 2005 quando per preparare un esame la ragazza visita un carcere femminile della capitale. Colpita dalle drammatiche condizioni in cui versano i figli delle donne, molti dei quali poco più che neonati chiede ad alcune di loro di prendersene cura fino al termine della pena. Circa una decina di donne accetta l’offerta. Terminata l’università nel 2007, Pushpa decide di dedicarsi a tempo pieno all’assistenza dei bambini. Grazie alle donazioni di amici e compagni di corso in pochi mesi riesce ad acquistare alcune stanze in uno stabile vicino alla sua abitazione. In questi anni la Butterfly Home ha ospitato più di 100 fra neonati e bambini in età prescolare e scolare. Essi mantengono i contatti con i propri genitori. Durante le vacanze scolastiche, la giovane accompagna i bambini più piccoli in visita alle proprie madri, portando loro cibo, vestiti e acqua potabile. Per pagare le spese dell’asilo la giovane assistente sociale organizza piccoli mercatini, dove vengono messi in vendita biglietti di auguri, collane, braccialetti e altri oggetti realizzati in carcere dalle giovani detenute. Essa ha anche aperto un conto bancario per ciascun bambino dove ogni mese vengono accantonati i risparmi per la loro istruzione superiore. Iraq: detenuto di al Qaeda compie attentato kamikaze in un carcere, ferite tre guardie Nova, 12 dicembre 2012 Per la prima volta un detenuto di un carcere di Baghdad riuscito a compiere un attentato kamikaze all’interno del centro di detenzione, contro le sue guardie. Secondo quanto riferisce l’emittente satellitare “al Arabiya”, un terrorista islamico di al Qaeda detenuto per una serie di attentati compiuti in Iraq, riuscito a raccogliere del materiale esplosivo nell’arco di alcuni giorni, che gli veniva fornito al di fuori del carcere, al punto da riuscire a confezionare una cintura esplosiva. L’attentatore dopo aver aperto la porta della sua cella si avvicinato alle guardie carcerarie e si fatto esplodere. Al momento dell’attentato non riuscito per ad avvicinarsi a molte guardie e l’esplosione stata debole, per questo il kamikaze rimasto gravemente ferito ed ha ferito anche tre guardie in modo lieve. Una squadra di agenti dei servizi segreti giunta questa mattina nel centro di detenzione per capire come il terrorista sia riuscito ad introdurre dell’esplosivo all’interno del carcere.