Alle Redazioni dei giornali e delle altre realtà dell’informazione dal carcere Ristretti Orizzonti, 2 aprile 2012 Care Redazioni, è da parecchio tempo che non riusciamo a riallacciare un rapporto con voi, perché siamo un po’ tutti travolti dalla quotidianità sempre più pesante delle galere, soffocate dal sovraffollamento. Volevamo per lo meno organizzare un numero speciale online, che coinvolgesse tutti, ma ancora non ci siamo riusciti, perché i materiali che abbiamo ricevuto da voi sono troppo pochi. Cerchiamo allora di ripartire facendo il punto della situazione: è necessario tornare a monitorare le redazioni esistenti, per capire quali sono le realtà dell’informazione attive nelle carceri (alcune non esistono più, ma ce ne sono parecchie di nuove); è importante riprendere l’idea di un numero online, per esempio provando a raccontare il sovraffollamento da più carceri, rovesciando l’idea che il problema sia solo quello di una “ristrettezza” della vita in cella; bisogna rilanciare la Carta delle pene e del carcere con iniziative, articoli, una richiesta comune all’Ordine dei Giornalisti di farsene carico; per finire, vogliamo arrivare a un incontro, probabilmente a giugno, da tenersi a Bologna per tentare di coinvolgere anche realtà nuove del Centro Italia e del sud. Restiamo in attesa di ricevere da voi indicazioni e suggerimenti. La Redazione di Ristretti Orizzonti Per la Federazione nazionale dell’informazione dal e sul carcere Giustizia: da Legautonomie e Forum salute proposte al Parlamento per migliorare carceri Dire, 2 aprile 2012 “Il sistema penitenziario italiano si trova oggi in una condizione di intollerabile sovraffollamento con la presenza di poco meno di 67.000 detenuti, per una capienza di 45.000. Inoltre crea profondo rammarico constatare come sia stato disatteso per quattro anni il percorso di dismissione degli ospedali psichiatrici giudiziari, così come previsto dal Dpcm del 2008 e sia stato necessario un ulteriore provvedimento di legge per stabilire una data certa per la loro chiusura, il 1 febbraio 2013”. Così il presidente di Legautonomie e sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, è intervenuto al convegno nazionale “Le città e il sistema penitenziario” organizzato oggi a Firenze da Legautonomie e dal Forum per il diritto alla salute dei detenuti, che ha visto la partecipazione del ministro della salute Renato Balduzzi, del Capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Tamburino, e di quasi 200 persone, un parterre fatto di esperti, rappresentanti degli agenti di polizia penitenziaria e dei direttori di carcere; magistrati di sorveglianza; di operatori ed educatori, di medici e personale medico e paramedico sanitario, docenti, psicologi, semplici volontari. “Il ministro della Salute Balduzzi ha confermato di avere intenzione di consegnare in questi giorni il decreto che inizia il cammino conclusivo degli Opg verso il termine dell’1 febbraio 2013”, ha sottolineato il senatore Roberto Di Giovan Paolo (Pd), membro della commissione Diritti umani e presidente del Forum per il diritto alla salute dei detenuti, proponendo inoltre una conferenza nazionale degli assessori alla salute delle regioni per il monitoraggio e la verifica dello stato di attuazione della riforma della sanità penitenziaria. Legautonomie e il Forum per il diritto alla salute in carcere intendono proporre alle città sede di carcere la realizzazione di un Coordinamento nazionale, stabile e efficace, e un percorso di lavoro, rivolto al Parlamento e al governo, per questi obiettivi: - Riconoscere anche ai sindaci il diritto di visitare le strutture penitenziarie presenti nel territorio comunale alle stesse condizioni oggi riconosciute ai consiglieri regionali e ai parlamentari, modificando l’art. 67 dell’Ordinamento penitenziario. - Contribuire alla rapida attuazione della legge sulla sanità penitenziaria, e in particolare far si che l’odiosa e disumana condizione in cui si continuano a trovare le persone internate negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari trovi una immediata soluzione. - Superare il cronico sovraffollamento delle strutture detentive che sta generando un pericoloso innalzamento della tensione e della disperazione dei detenuti - il fenomeno dei suicidi ne è il simbolo tragico. - Rendere possibile il ricorso alle misure alternative al carcere e all’inserimento lavorativo promuovendo una specifica rete di servizi sociali, concordati con l’amministrazione penitenziaria, per favorire il recupero e l’inclusione del detenuto nel contesto sociale. - Rivedere l’utilizzazione delle risorse a disposizione della Cassa per le ammende, destinandole esclusivamente a finanziare le misure alternative al carcere e i programmi per il reinserimento sociale. - Premiare veri e propri “Patti di comunità” per la coesione sociale rivolti anche all’emergenza carceraria, che possano anche prevedere l’intervento attivo di privati e del privato - sociale, o di fondazioni. Giustizia: Tamburino (Dap); entro l’estate avremo 2mila nuovi posti nelle carceri Redattore Sociale, 2 aprile 2012 Il capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha annunciato nuovi posti per far fronte all’emergenza sovraffollamento in Italia, dove “la forbice tra posti disponibili e detenuti è la più alta d’Europa” “Contiamo di far fronte al sovraffollamento delle carceri con 2 mila posti in più entro l’estate, tra strutture che non erano utilizzate o istituti nuovi. Due di questi sono già stati consegnati, altri due arriveranno”. Così il capo dipartimento Dap, Giovanni Tamburino, si è espresso sul problema del sovraffollamento delle carceri italiane. Questa misura, ha precisato, “non sarà sufficiente perché la forbice tra posti disponibili e detenuti è ancora ampia. Il dato è 45 mila posti a fronte di 66 mila detenuti, ovvero un tasso di sovrappopolazione carceraria di 140 a 100, che è tra la più alta d’Europa e questo francamente non è accettabile”. Gestione di privati per le carceri? non sempre esiti positivi I privati nella costruzione e gestione delle prigioni? È una questione da affrontare “in modo molto laico”, ma dove utilizzata, “non sempre ha dato esiti molto positivi”. È l’opinione espressa sull’argomento dal direttore del Dap Giovanni Tamburino stamani a Firenze a margine di un convegno organizzato da Legautonomie. “La norma esiste, è la legge numero 9 del 2011, che ammette questa possibilità - ha detto Tamburino - ma altra cosa è che questa venga praticata. Si tratta di una questione da affrontare in modo molto concreto e laico, vedendo il rapporto tra costi e benefici. Tra i costi c’è da vedere come verrà gestita. Esiste un’esperienza in Francia, ma non sempre questa soluzione ha dato esiti molto positivi”, ha concluso il direttore del Dap. Riapertura Pianosa? non ho espresso parere contrario “La chiusura di Pianosa potrebbe essere rivista perché è un’isola con attrezzature molto buone e dava lavoro a centinaia di detenuti”. Così Giovanni Tamburino, capo del Dap, si è espresso sulla paventata riapertura dell’istituto penitenziario all’interno dell’isola di Pianosa, nell’arcipelago toscano. “Non ho espresso parere contrario all’apertura di Pianosa - ha precisato Tamburino. La soluzione delle carceri nelle isole ha dei costi, ha degli svantaggi ma può avere anche ricadute positive soprattutto per il tipo di vita che vi si può organizzare. In Toscana - ha detto come esempio - c’è l’esperienza della Gorgona come isola penitenziaria con un numero non altissimo di detenuti ma con un meccanismo che ritengo positivo. Ho visitato la Gorgona, dove ho visto un’esperienza molto costruttiva”. Giustizia: Sappe; aprire nuovi istituti penitenziari non risolve problema affollamento Adnkronos, 2 aprile 2012 “Se il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Tamburino pensa di fare fronte al grave ed endemico problema del sovraffollamento delle carceri italiane solamente aprendo nuovi istituti o aumentando la capienza di quelli già in uso non risolviamo in alcun modo il problema”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Sappe. “Intanto - scrive Capece in una nota - già oggi mancano alla Polizia Penitenziaria ben 7mila agenti in organico, e questo vuol dire critiche e stressanti condizioni di lavoro per i Baschi Azzurri. Con quali risorse umane si apriranno dunque le nuove carceri? In un anno la situazione è rimasta sostanzialmente invariata: 67.600 erano un anno fa, 66.400 sono oggi”. Il Sappe, aggiunge Capece, terrà un “sit-in di protesta di domani a Roma per denunciare i gravi problemi con i quali quotidianamente si confronta la Polizia penitenziaria. E se nulla cambierà, non è escluso che manifesteremo anche il giorno della Festa del Corpo a Roma, il prossimo 18 maggio, per chiedere attenzione all’unica persona che si è dimostrata attenta e sensibile ai nostri problemi, il Capo dello Stato”. Giustizia: più test e più farmaci per curare l’hiv in carcere, l’intesa in Gazzetta Ufficiale Il Sole 24 Ore, 2 aprile 2012 Implementare drasticamente l’offerta del test Hiv in carcere e garantire a tutti i detenuti sieropositivi l’accesso ai farmaci antiretrovirali. A prevederlo è il documento “Infezione da Hiv e detenzione” approvato il 15 marzo dalla Conferenza unificata e pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” n. 77 del 31 marzo 2012. Non esistono dati certi sulla diffusione dei virus negli istituti di pena: i dati del Dap, “verosimilmente sottostimati” a causa del basso numero di test effettuati (29% al 30 giugno 2009), indicano un tasso di sieropositivi pari al 2% rispetto allo 0,5% stimato nella popolazione generale. Ma nei casi in cui il tasso di esecuzione dei test è superiore all’80% la quota si impenna al 7,5 per cento. È quindi innanzitutto fondamentale, sottolinea il documento, aumentare i test attraverso “un’offerta convincente” e un’adeguata informazione. Al tempo stesso le Regioni e le Asl devono sviluppare programmi di gestione efficaci dell’infezione. L’assistenza ai detenuti con Hiv può essere guidata dalle Unità operative di malattie infettive del territorio, salvaguardando e valorizzando le professionalità degli infettivologi che già operano in ambito carcerario, ma va gestita da un’équipe di medici e infermieri nell’ambito delle Uo di medicina penitenziaria già previste dal Dpcm del 1° aprile 2008 che ha sancito il passaggio della Sanità in carcere dalla Giustizia al Ssn. Cruciali devono essere l’informazione e il counseling ai detenuti (in particolare sui comportamenti a rischio più diffusi fuori e dentro il carcere: rapporti sessuali non protetti, tatuaggi, scambio di siringhe usate) e la formazione per tutto il personale penitenziario. E totale deve diventare la disponibilità dietro le sbarre dei farmaci antiretrovirali, che invece oggi risulta più bassa che all’esterno. Un’intollerabile disparità di trattamento che va sanata. Giustizia: il ministro Balduzzi; chiusura degli Opg possibile entro il 2013 Redattore Sociale, 2 aprile 2012 Secondo il ministro della Salute “ci sono le condizioni per rispettare i termini della legge” e arrivare alla “scelta coraggiosa di mettere un termine a questi momenti non di grande dignità del paese”. “Chiusura degli Opg entro il 2013? Penso che sia possibile, ci sono le condizioni per rispettare i termini della legge”. Lo ha detto il ministro della Salute Renato Balduzzi, intervenendo a margine del convegno “La città e l’istituzione penitenziaria”, organizzato da Legautonomie e il Forum per il diritto alla salute in carcere. “È stato stabilito un crono programma - ha detto il ministro in merito al superamento degli Opg - Proprio in questi giorni andrà all’accordo in conferenza Stato regioni il decreto ministeriale sui requisiti delle strutture e credo che la scelta coraggiosa di mettere un termine a questi momenti non di grande di dignità del nostro paese, a queste strutture fortemente problematiche. Credo che riusciremo a vincere questa scommessa. Certamente ci vuole da parte di alcune regioni una grande collaborazione, ma penso che ci siano le condizioni per rispettare una volta tanto i termini della legge”. Di Giovan Paolo (Pd): bene Balduzzi su Opg “È da apprezzare il Ministro della Salute Balduzzi, che ha confermato di voler consegnare in questi giorni il decreto che inizia il cammino conclusivo degli Opg verso il termine del primo febbraio del 2013. Per dare maggiore dignità a chi è in carcere serve un insieme di interventi, come il diritto - dovere per i sindaci dei 200 carceri di poter entrare nei penitenziari essendo queste strutture parte del loro territorio”. È quanto dichiara il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, presidente del Forum per la Sanità Penitenziaria, al convegno a Firenze “Le città e il carcere”. “Serve anche la possibilità di deroga al patto di stabilità per le spese di investimento e copertura sociale sostenute dai comuni che registrano un avanzo di bilancio, che siano sede di carcere - prosegue Di Giovan Paolo - E ancora, il rilancio della riforma sanitaria in carcere”, conclude. Giustizia: riscatto minorile… in Italia la detenzione per gli adolescenti è l’extrema ratio di Ilaria Sesana www.lettera43.it, 2 aprile 2012 Il Codice di procedura penale per i minorenni prevede la possibilità di sospendere il processo e di “mettere alla prova” il ragazzo che ha commesso un reato. In Florida, giorni fa, era scoppiato il caso di Christian Fernandez: ha solo 13 anni e rischia di essere condannato all’ergastolo. L’accusa, nei suoi confronti, è di aver ucciso il fratellino di due anni con un pugno alla testa. Per gli inquirenti il ragazzino è “un grave pericolo per la società” e per questo motivo vogliono giudicarlo come un adulto. In tanti si sono chiesti come sarebbe gestito un caso analogo nel nostro Paese. La situazione della giustizia minorile in Italia, per certi versi, rappresenta un modello che altri Paesi europei vorrebbero imitare. L’affidamento ai servizi minorili. Il Codice di procedura penale per i minorenni prevede infatti la possibilità di sospendere il processo e di “mettere alla prova” il ragazzo che ha commesso un reato: il fascicolo viene accantonato e il giovane affidato ai servizi minorili dell’Amministrazione della giustizia o a una comunità. L’avvio di un progetto educativo. Lì viene avviato un preciso progetto educativo, che prevede percorsi di formazione professionale o il ritorno sui banchi di scuola: tutto sotto il monitoraggio attento dei servizi sociali e del giudice. “Il senso di questo provvedimento è fare in modo che il ragazzo possa comprendere la gravità del danno commesso, della lesione che ha provocato alla società”, commenta Melita Cavallo, presidente del tribunale per i minorenni di Roma. In questi il numero di minori che sono entrati nei Centri di prima accoglienza è diminuito costantemente: dai 4.222 ingressi del 1998 ai 2.344 del 2010. Nel 2010 sono stati varati 2.979 provvedimenti di messa alla prova (+ 11,1% rispetto al 2009); nella maggior parte dei casi si tratta di minorenni che hanno commesso reati contro il patrimonio (1.347), a seguire reati contro la persona (799) e violazione della legge sugli stupefacenti (625). “In una personalità in crescita, quale è quella del minore, il singolo atto trasgressivo non può essere considerato indicativo di una scelta di vita deviante”, si legge in un rapporto del Dipartimento giustizia minorile. Una possibilità concreta di riscatto. La scelta è stata quella di mettere l’accento sulla tutela del minore, dandogli una possibilità concreta di riscatto. I risultati della messa alla prova sono ottimi: mediamente, nell’80,6% dei casi la prova ha esito positivo. In questo caso il giudice dichiara estinto il reato e la fedina penale resta pulita. Il carcere? L’ultima spiaggia. Il carcere, per i ragazzi, deve essere l’extrema ratio. E in questi anni, malgrado le tante difficoltà, il numero di minori che sono entrati nei Centri di prima accoglienza (strutture che ospitano i minorenni in stato di arresto, fermo o accompagnamento fino all’udienza di convalida, ndr) è diminuito costantemente: dai 4.222 ingressi del 1998 ai 2.344 del 2010. In calo anche i minori che scontano la pena nei cosiddetti Istituti penali per minorenni (Ipm): dai 1.888 del 1998 ai 1.172 del 2010. Non mancano tuttavia le criticità. L’associazione Antigone evidenzia come l’andamento della criminalità dei minori sia rimasto sostanzialmente stabile. “Ma gli Ipm sono contenitori di marginalità sociale”, puntualizza il rapporto Ragazzi dentro. “Vi si trovano solo stranieri, rom e ragazzi italiani delle periferie delle grandi città del Sud. Il sistema dunque funziona bene, ma non per tutti”. Giustizia minorile a rischio. A destare preoccupazione è la possibilità che il Dipartimento della giustizia minorile venga pesantemente depotenziato, se non addirittura chiuso. “Tutto l’impianto attuale resta in piedi, ma chi deve adempiere al codice di procedura per i minori saranno coloro che da sempre si occupano del carcere degli adulti”, commenta Patrizio Gonnella, di Antigone. “Con il rischio che si perda l’attenzione per il trattamento differenziato”. Campanello d’allarme preoccupante, in tal senso, le dimissioni a soli due mesi dall’insediamento, di Manuela Romei Passetti dalla poltrona di capo Dipartimento della giustizia minorile. Pesantemente colpito dai tagli e dalla riorganizzazione della macchina del ministero della Giustizia. Lazio: l’Assessore Forte; garantire dignità detenuti a 360 gradi, socializzazione indispensabile Dire, 2 aprile 2012 L’assessore alle Politiche sociali e Famiglia della Regione Lazio, Aldo Forte, insieme ai ragazzi del liceo classico di Latina Dante Alighieri, ha assistito questa mattina alla rappresentazione teatrale “La gatta Cenerentola”, messa in scena dalle detenute di alta sicurezza della casa circondariale del capoluogo pontino. L’iniziativa si inserisce nel progetto “Voglia di dignità, valori e Costituzione”, promosso dal Consiglio comunale dei Giovani di Latina. Al termine della rappresentazione teatrale Forte ha detto che “è importante promuovere avvenimenti come questi. Sono situazioni che dovrebbero essere presenti nel percorso educativo di ciascun ragazzo, perché fondamentali per acquisire e comprendere a fondo il concetto di dignità umana e per promuovere il volontariato. In più, permettono ai detenuti e alle detenute di vivere momenti di socializzazione indispensabili soprattutto quando parliamo di lunga detenzione. Chi vive l’esperienza del carcere, oltre a vedere tutelata la propria dignità, ha bisogno di occasioni che aiutino a ripartire dai propri errori e di esperienze che evitino il rischio emarginazione dentro e fuori le strutture detentive”. Certo, ha aggiunto, “la situazione delle carceri non è semplice, ma la giunta Polverini sta lavorando per migliorare lo stato di cose. Qui a Latina a breve partirà un progetto dal titolo “Dalla pena alla risocializzazione dei detenuti per la salvaguardia della dignità umana”, caratterizzato da tre diverse linee d’azione. La prima finalizzata a garantire il diritto alla salute, attraverso un laboratorio di igiene sanitaria rivolto agli operatori e ai detenuti. La seconda si preoccupa del reinserimento lavorativo nella fase successiva alla scarcerazione attraverso un laboratorio di artigianato, oltre a un progetto di alfabetizzazione informatica. La terza intende realizzare un percorso di risocializzazione grazie a un laboratorio di scrittura creativa. Un approccio a 360 gradi - ha concluso Forte - che si integra agli interventi di ristrutturazione che verranno realizzati in questo come in altre strutture penitenziarie della nostra regione”. Lazio: Pasquali (Fli); interrogazione sulle carceri; scenario è disumano, basta indifferenza Dire, 2 aprile 2012 “Lo scenario che si presenta all’interno delle carceri della nostra regione non può continuare a lasciarci indifferenti. C’è assenza del rispetto dei diritti umani e i detenuti vivono in una situazione di disagio, sofferenza e precarie condizioni sanitarie che, spesso, portano a numerosi casi di suicidio”. È quanto dichiara Francesco Pasquali del Fli, componente della commissione Politiche Sociali alla Regione Lazio, riassumendo il testo dell’interrogazione depositato insieme ai consiglieri Giuseppe Rossodivita (capogruppo Radicali), Filiberto Zaratti (Sel) e Claudio Mancini (Pd). “Tre sono i punti - continua Pasquali - su cui le Istituzioni dovrebbero porre attenzione. Il primo è la carenza di polizia penitenziaria che non concilia con il sovraffollamento. Il secondo è la mancata possibilità di inserimento sociale da parte dei detenuti che, quando acquistano la propria libertà, non riescono ad inserirsi adeguatamente e a riprendere uno stile di vita dignitoso. L’ultimo e, forse il più grave, è il problema della detenzione femminile. Le madri in carcere, e i relativi figli - conclude Pasquali - vivono una realtà terribile in cui l’evoluzione del minore viene gravemente compromessa, come ricordato recentemente dal ministro Severino”. Nell’interrogazione si pone l’accento sul come superare l’emergenza sanitaria negli istituti penitenziari, e in che modo si intenda assicurare la compromessa assistenza sanitaria a ciascun detenuto, ripristinando un’adeguata proporzione educatore/detenuto - personale medico/detenuto. Roma: detenuto muore nella sezione psichiatrica del carcere di Rebibbia Italpress, 2 aprile 2012 È morto nel sonno, senza aver dato in precedenza particolari motivi di preoccupazione, il detenuto 33enne deceduto la scorsa notte nella Sezione Psichiatrica della Casa di Reclusione di Rebibbia. Lo rende noto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. “Il giovane - ha detto Marroni - era recluso nel reparto per minorati psichici perché affetto da disturbo di personalità borderline. Fisicamente non aveva problemi visto che sabato scorso aveva partecipato anche ad una partita di calcio. A quanto riferito ai miei collaboratori, questo uomo era pienamente integrato nelle attività della sezione tanto che frequentava il laboratorio teatrale promosso dal questo Ufficio”. Secondo Marroni, quello registrato la scorsa notte a Rebibbia è il sesto decesso di detenuti nelle carceri del Lazio dall’inizio del 2012, il quinto a Roma. “Purtroppo nelle carceri si continua a morire - ha detto il Garante - con una frequenza sempre più preoccupante. Per altro i problemi della persona deceduta la scorsa notte accende un faro sulla circostanza che, il 31 marzo 2013, è prevista la chiusura degli Ospedali psichiatrici Giudiziari ed occorre adoperarsi fin da subito affinché gli organi territoriali competenti (Comuni, Asl) si facciano carico di questo problema. Il carcere è un mondo duro e, molto spesso, sono le persone più deboli fisicamente psicologicamente che, senza un adeguato sostegno, si arrendono”. Pegorari: decesso in sezione psichiatrica fatto gravissimo, attendiamo conoscere l’autopsia “Un nuovo decesso si è verificato questa notte nella sezione psichiatrica della casa di reclusione di Rebibbia, un fatto gravissimo che pone alla nostra attenzione lo stato in cui versano le carceri e la qualità della vita dei detenuti (in particolare di quelli affetti da problemi psichiatrici) costretti a vivere in ambienti angusti, sovraffollati, con scarse possibilità di socialità e di contatti con la realtà esterna per crearsi un nuovo futuro”. Lo ha detto, in una nota, Filippo Pegorari, garante delle persone private della libertà personale di Roma Capitale. “Restiamo in attesa di conoscere l’esito dell’autopsia disposta dal magistrato per poter conoscere le cause reali che hanno portato alla morte del detenuto - continua l’avvocato Pegorari - e condivido con la famiglia il dolore per la tragica scomparsa del loro caro”. Cagliari: Sdr; cantiere del nuovo carcere, urge intervento governo per sblocco lavori Ristretti Orizzonti, 2 aprile 2012 “La condizione in cui sono ridotti gli operai di Opere Pubbliche, costretti a manifestare per ridare dignità al lavoro, e il continuo rinvio dell’inaugurazione del nuovo carcere di Cagliari devono interessare direttamente il Governo”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, ribadendo con la solidarietà alle maestranze il “vergognoso atteggiamento dell’impresa che ha ottenuto i lavori senza bando e il gravissimo ritardo accumulato su una struttura che doveva essere consegnata un anno fa”. “Costringere gli operai a continui scioperi per ottenere ciò che è loro dovuto - sottolinea la presidente di SdR - è un atto di arroganza che umilia i diritti dei cittadini. Si evidenzia, ancora una volta, che assegnare l’esecuzione di lavori attraverso la secretazione degli atti non offre alcuna garanzia né a chi commissione l’opera né a chi materialmente la esegue. Si crea un circuito vizioso dal quale è difficile uscire senza l’intervento di un’autorità”. “Tutto ciò peraltro conferma la pessima gestione dei fondi per la realizzazione di un’opera che è nata male e sta crescendo anche peggio. È stata infatti progettata in un’area malsana, prossima a un impianto eolico e a un’azienda per la lavorazione delle carni fuori norma, distante dagli ospedali e priva di strade di collegamento. Non solo, i terreni sono stati espropriati, l’importo inserito nel capitolato d’appalto e attualmente è ancora in atto un contenzioso tra Opere Pubbliche e i proprietari. La realizzazione della struttura è stata inoltre pesantemente condizionata da modifiche sopraggiunte. Non si è neppure ancora provveduto a concordare con le amministrazioni locali il piano dei servizi in modo da garantire gli accessi con i mezzi pubblici. È infine un mistero con quali e quanti agenti di Polizia Penitenziaria s’intenda garantire la sicurezza. Insomma Uta - conclude Caligaris - rischia di divenire un’incompiuta utile per le inchieste giornalistiche sugli sprechi e Buoncammino ad essere il carcere sardo con il maggior numero di detenuti e un numero di Agenti inadeguato”. Genova: Sappe; proposta candidato Sindaco Musso; impiego detenuti in lavori parchi pubblici Comunicato stampa, 2 aprile 2012 “Il candidato a sindaco di Genova del Terzo Polo, il senatore Enrico Musso, dice una cosa tanto semplice quanto di buon senso quando, come ha fatto oggi, sostiene di impiegare i detenuti per pulire i parchi cittadini. Da anni, come primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il Sappe propone di impiegare a Genova i detenuti in progetti per il recupero del patrimonio ambientale, occupandosi non solo della cura dei Parchi della città, ma anche della pulizia dei greti dei torrenti e delle spiagge delle quattro provincie liguri, molte di queste ultime periodicamente falcidiate dalle mareggiate. Impiegare in detenuti in progetti di recupero del patrimonio ambientale e in lavori di pubblica utilità è una delle richieste storiche del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, motivata dalla necessità concreta di dare davvero un senso alla pena detentiva. La tutela del patrimonio naturale deve essere impegno per tutti, anche di chi sconta una pena. La realtà è che c’è profonda ipocrisia su questo argomento, detenuti al lavoro. Tutti, politici in testa, sostengono che i detenuti dovrebbero lavorare: ma poi, di fatto, a lavorare nelle carceri oggi è una percentuale davvero irrisoria di detenuti, con ciò alimentandosi una tensione detentiva nelle sovraffollate celle italiane fatta di risse, aggressioni, suicidi e tentativi suicidi, rivolte ed evasioni che genera condizioni di lavoro dure, difficili e stressanti per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria. Auspico allora che quanto detto dal senatore Musso oggi non resti solo una esternazione di buon senso ma si possa tradurre, anche alla luce del suo impegno parlamentare, in qualche iniziativa concreta”. Lo dichiara Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri, in relazione alle dichiarazioni del candidato sindacato di Genova senatore Enrico Musso dopo la visita nel carcere di Marassi. Verona: Gherardo Colombo presenta il suo libro alla persone detenute del carcere di Montorio Ristretti Orizzonti, 2 aprile 2012 Nel pomeriggio di oggi, lunedì 2 aprile, alle ore 13.45, all’interno della Casa Circondariale di Montorio, l’ex magistrato di mani pulite Gherardo Colombo presenterà alle persone detenute il suo libro “Il perdono responsabile. Si può educare al bene attraverso il male? Le alternative alla punizione e alle pene tradizionali”. L’iniziativa è promossa dal Direttore della Casa Circondariale Mariagrazia Bregoli, dalla responsabile dell’area pedagogica Enrichetta Ribezzi, dalla Polizia penitenziaria e dalla Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Verona Margherita Forestan. “Il libro parte da un’osservazione concreta sulla situazione critica delle carceri e della giustizia in generale, e porta a riflettere sulla necessità di cercare altre soluzioni davvero in grado di offrire un’alternativa al male - spiega la Garante Forestan - una lezione di legalità da una parte, ma anche condivisione di riflessioni che l’ex magistrato, nel tempo, ha maturato riguardo l’efficacia o meno della pena e le possibili alternative”. Lodi: la direttrice del carcere ospite del Rotary parla di rieducazione Il Cittadino, 2 aprile 2012 Un incontro per parlare del valore rieducativo della carcerazione con riferimenti all’esperienza del carcere lodigiano. Il Rotary Club di Codogno guidato da Domenico Cesarano ha organizzando presso la sede sociale, al ristorante Leon d’Oro di Maleo, un incontro conviviale sul tema “La reclusione è rieducativa? L’esperienza del carcere di Lodi”. Relatrice della serata in programma per questa sera alle 20 sarà la dottoressa Stefania Mussio, ormai da diversi anni direttrice del carcere di via Cagnola a Lodi, che ospita prevalentemente detenuti in attesa del giudizio. Turchia: gravi condizioni per cinque detenuti in sciopero della fame Ansa, 2 aprile 2012 Cinque detenuti del carcere Osmaniye, che da 37 giorni hanno iniziato uno sciopero della fame a tempo indeterminato, stanno ora rischiando la vita a causa del deperimento fisico. Le famiglie si sono rivolte all’Human Rights Association (Ihd) di Mersin, dichiarando che sia il ministero della Giustizia che l’amministrazione carceraria saranno ritenuti responsabili della morte dei loro cari. Oltre un mese fa, trenta prigionieri hanno deciso di digiunare per protestare contro il trattamento disumano e antidemocratico a cui sono sottoposti nel carcere di Osmaniye. In passato alcuni funzionari del ministero della Giustizia, così come dei deputati dell’opposizione, avevano partecipato a una delegazione al fine di verificare le condizione di vita nella prigione. Tuttavia, i loro rapporti sembrano non aver prodotto alcun sostanziale cambiamento. “Le guardie carcerarie hanno minacciato i prigionieri dopo la visita della delegazione, comunicando alle vittime che le torture sarebbero continuate. I nostri figli che sono in sciopero della fame da 37 giorni rischiano di morire, a meno che il direttore del carcere non venga rimosso dal suo incarico”. Secondo la madre del detenuto Hazal Abo, il direttore sarebbe colpevole di aver ordinato a un gruppo di agenti di infierire sui prigionieri già indeboliti dal digiuno. La moglie di Mustafa Ilgen sostiene inoltre che nonostante suo marito non sia in grado di alzarsi in piedi, il dirigente gli avrebbe imposto di mettersi in posizione eretta per essere censito. E nonostante le numerose denunce penali a suo carico, non si registra alcuna inchiesta a suo carico. Siria: presidente Croce Rossa a Damasco; visitare detenuti è priorità Aki, 2 aprile 2012 Il presidente della Croce Rossa Internazionale Jakob Kellenberger è giunto oggi in Siria per colloqui con funzionari del governo sugli aiuti da devolvere alla popolazione e sulla possibilità di avere accesso ai detenuti. È quanto si legge in un comunicato diffuso dalla stessa Croce Rossa. “Chiederò l’accesso a tutti i luoghi di detenzione. Visitare le persone che sono state arrestate rimane per noi una priorità - ha detto Kellenberger. Discuterò ulteriormente anche delle misure pratiche per portare avanti la nostra iniziativa di due ore di cessate il fuoco (al giorno, ndr). Una pausa quotidiana delle ostilità è fondamentale per far evacuare le persone ferite e consegnare aiuti”. Quella odierna è la terza visita di Kellenberger in Siria dal giugno 2011. Ucraina: Iulia Timoshenko potrà curarsi fuori dal carcere Ansa, 2 aprile 2012 La leader dell’opposizione ucraina, Iulia Timoshenko, potrà curarsi in un ospedale fuori dal carcere l’ernia al disco di cui soffre da mesi e che le provoca dolori lancinanti limitandola nei movimenti. Il via libera è arrivato dalla procura generale di Kiev dopo un lungo tira e molla a livello nazionale e internazionale. Sullo sfondo della scelta si profilano le pressioni esercitate dall’Ue e dalla corte di Strasburgo, ma anche le presunte trattative portate avanti da Berlino per assicurare all’ex premier una terapia adeguata. Da Kiev sostengono che la decisione sia stata adottata dal procuratore generale in persona “dopo aver letto una lettera dei legali” dell’eroina della Rivoluzione arancione “consegnatagli personalmente dai membri del Blocco Timoshenko”. Per mesi, però, le autorità ucraine hanno fatto orecchie da mercante di fronte alle richieste avanzate dall’Ue e dal Consiglio d’Europa, prima per far visitare la Timoshenko da medici indipendenti dal ministero della Salute ucraino e poi per consentirle di essere curata in una clinica al di fuori del carcere, e il 23 marzo scorso il parlamento ha addirittura votato contro il ricovero della Timoshenko in una clinica specializzata ordinato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo appena una settimana prima. Secondo numerosi osservatori, il passo compiuto da Kiev sarebbe piuttosto il frutto di una distensione nei rapporti tra Ucraina e Unione europea dopo che qualche giorno fa è stato parafato un accordo d’associazione e libero scambio tra Kiev e Bruxelles, anche se non è ancora chiaro quando e se questo documento sarà firmato. L’Ue chiede infatti all’Ucraina di fermare le persecuzioni politiche e il maggior impedimento alla firma dell’accordo sembra proprio la condanna della Timoshenko a sette anni di reclusione in un processo che l’Ue ritiene politicamente manovrato. Intanto, nell’ultimo fine settimana, la stampa tedesca ha rivelato che Berlino e Kiev avrebbero avviato delle trattative per decidere del destino della ex lady di ferro. Indicazione confermata oggi dal portavoce del governo tedesco che ha confermato i contatti in corso con Kiev. Secondo i quotidiani Sueddeutsche Zeitung e Der Tagesspiegel, la Timoshenko potrebbe infatti essere curata in una clinica tedesca (la Charitè, a Berlino), e il vice procuratore generale ucraino, Renat Kuzmin, avrebbe addirittura prospettato un possibile cambiamento ad personam della legge per “permettere ai detenuti trattamenti medici all’estero”. La tesi del ricovero all’estero è supportata anche da un alto dirigente dell’Ue che, dietro la garanzia dell’anonimato, avrebbe detto all’agenzia Interfax che “Bruxelles vedrebbe la concessione alla Timoshenko della possibilità di curarsi in Germania come un segnale di buona volontà da parte di Kiev”. Per il momento, comunque, Iulia non lascerà l’Ucraina. Il ministero della Salute ha infatti deciso che sarà curata nell’ospedale della compagnia ferroviaria ucraina a Kharkiv, la stessa città nel cui carcere è reclusa da fine dicembre, dopo quasi cinque mesi passati dietro le sbarre a Kiev. Turchia: Osce; in 1 anno giornalisti in carcere saliti da 57 a 95 Tm News, 2 aprile 2012 L’Osce lancia l’allarme: nel giro di un anno il numero dei giornalisti in carcere in Turchia è quasi raddoppiato, passando a 95 a 57, un dato che mette in luce la necessità di riforme “immediate” delle leggi sui media del paese. “Il numero di giornalisti in carcere in Turchia è aumentato in modo significativo dallo scorso anno - ha dichiarato Dunja Mijatovic, rappresentante Osce per la libertà dei media, commentando i risultati dell’ultimo studio dell’Organizzazione sui media turchi. Questo è preoccupante e richiede l’immediata attenzione e azione da parte delle autorità”. Il dato, secondo Mijatovic “solleva questioni fondamentali sulle leggi e sulle strategie del governo in relazione a giornalismo e libertà di espressione in Turchia. Temo che la minaccia del carcere possa condurre a un’ampia autocensura. La legge va cambiata e i giornalisti in prigione per il loro lavoro vanno liberati”. Secondo lo studio dell’Osce i giornalisti devono affrontare lunghi periodi di carcerazione preventiva e pene pesanti in caso di condanna. “Di norma i tribunali non concedono la scarcerazione ai giornalisti in attesa di processo - commenta Mijatovic. Sono a conoscenza di soli sette casi in cui ciò è accaduto”.