Giustizia: weekend di iniziative per promuovere la marcia del 25 aprile per l’amnistia Notizie Radicali, 22 aprile 2012 Fine settimana di mobilitazione in preparazione della Marcia del 25 aprile per l’Amnistia, la giustizia e la libertà. Iniziative per promuovere la marcia animeranno il week end di Roma, Firenze, Napoli, Catania, Ancona, Padova, Modena, Fossano, Verona, Bologna, Rimini e Salerno. Volantinaggio, flash-mob, momenti di incontro e raccolta di partecipazioni alla marcia: scopri città per città cosa stanno preparando i radicali per te. Roma - Tavoli informativi: nel week end saranno allestiti in vari punti della capitale dei tavoli con il materiale informativo riguardo all’imminente Marcia del il 25 aprile. Vuoi avere maggiori informazioni su dove e quando? Contatta l’Associazione Radicali Roma. Firenze - Volantinaggio: giornate di volantinaggio informativo davanti al carcere di Sollicciano, davanti al tribunale e per le piazze principali. Dalla città è stato organizzato un pullman che porterà una delegazione di aderenti il 25 aprile a Roma per partecipare alla marcia. Sei interessato? Contatta l’Associazione “Andrea Tamburi”. Napoli - Non solo il week end, volantinaggio e conferenza stampa: i radicali napoletani saranno tutti i giorni impegnati a fare volantinaggio informativo sulla marcia, inoltre stanno cercando di diffondere la notizia tra i familiari dei detenuti, incontrandoli e parlandogli fuori da Poggio Reale, e tra la cittadinanza, per le piazze, dal 19 al 22 aprile. Infine veicoleranno l’invito alla marcia con una conferenza stampa il 23 aprile. Dalla città sono in partenza ben due pullman di aderenti. Sei interessato e vuoi partecipare alla marcia? Contatta “l’Associazione Radicale per la grande Napoli”. Fossano (Cn) - Incontro pubblico: l’Associazione radicale Adelaide Aglietta, venerdì sera a Fossano, ha organizzato una serata-dibattito aperta al pubblico dal titolo: “discutiamo di carcere!”. L’incontro prenderà l’avvio dalla visione della video-inchiesta “Giustamente - viaggio nelle carceri italiane”, e servirà anche a promuovere la Marcia. Sei interessato e vuoi partecipare? Leggi il programma dell’iniziativa o contatta l’Associazione radicale Adelaide Aglietta. Catania - Convegno: i radicali di Catania riceveranno venerdì 20 aprile la visita della deputata Rita Bernardini con la quale parteciperanno ad un convegno ad Enna organizzato dal Sindaco Garofalo proprio sulla situazione delle carceri, nel quale avranno occasione promuovere e diffondere l’invito alla marcia. Sei interessato? Contatta l’Associazione Radicali Catania. Ancona - Volantinaggio: sabato e domenica volantinaggio informativo. Non è ancora confermata la possibilità di partenza di un pullman. Per informazioni più dettagliate contatta Radicali Marche. Padova e Verona - Manifestazione: sabato e domenica i radicali veneti promuoveranno la marcia del 25 aprile con delle iniziative di informazione nei due capoluoghi. Un pullman in partenza nella notte tra il 24 e il 25 farà tappa a Padova, Vincenza e Bologna per portare gli aderenti a Roma. Sei interessato? Contatta l’Associazione Veneto Radicale. Modena, Rimini e Bologna - Flashmob: nuovi sistemi di divulgazione, nei tre capoluoghi dell’Emilia Romagna la marcia sarà promossa con una singolare performance: delle lanterne volanti verranno contemporaneamente accese e liberate nelle città per richiamare l’attenzione dei cittadini e portarli a conoscenza della marcia di Roma e dei motivi che la muovono. Nella notte precedente al 25 un pullman farà tappa a Bologna per condurre gli interessati alla Marcia. Vuoi partecipare? Contatta Radicali Bologna. Salerno - Volantinaggio e Conferenza stampa: venerdì 20 aprile la marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà verrà promossa dai radicali dell’associazione “Maurizio Provenza” con una conferenza stampa, mentre già in questi giorni e fino a domenica, i militanti sono impegnati nel volantinaggio informativo fuori dal carcere di Fuorni e tra i familiari dei detenuti. L’associazione ha già organizzato un pullman per la marcia, contattala per partecipare o chiedere delle informazioni. Infine proprio il 25 aprile si terrà ad Arona (No) un tavolo di informazione sulla marcia per l’Amnistia, la giustizia e la libertà e sul finanziamento pubblico, in c.so Cavour seguito da una conferenza stampa alle ore 15:00 . Per maggiori informazioni contatta Roberto Casonato. Il 25 aprile marceremo (partenza dal carcere di Regina Coeli)per ricordare che l’Italia da trent’anni viola impunemente la Costituzione e le convezioni internazionali a tutela dei diritti dell’uomo, per affermare che quella prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile evocata dal Presidente Giorgio Napolitano deve prendere corpo in una ormai non più rinviabile iniziativa del Parlamento, per chiedere risposte adeguate alla bancarotta della giustizia e alla shoah perpetrata nelle carceri. Giustizia: Severino; carcere non diventi luogo perdizione, incrementare misure alternative Dire, 22 aprile 2012 “L’esecuzione di una pena assistita che porti verso il recupero sociale del condannato rappresenta una giustizia moderna”. A sottolinearlo è il ministro della Giustizia, Paola Severino, oggi a Bologna. Quella relativa a “misure attenuate di detenzione è un’idea a cui stiamo lavorando - aggiunge Severino - e che speriamo di rendere attuale con le misure alternative, il lavoro carcerario e quello post-carcerario”. Si tratta di “impegni forti che segnano l’importanza del recupero del condannato dopo che ha espiato la sua pena”, continua il ministro. È il disegno di legge sulle misure alternative che “deve determinare davvero una deflazione” del sistema carcerario, afferma Severino, precisando però che “non esiste una misura unica con cui i risultati si possano ottenere”. Piuttosto c’è “un insieme di misure che bisogna curare tutte - continua il ministro - al di là di quelle emergenziali” già affrontate. Questo “per evitare che il carcere diventi un luogo di perdizione - conclude Severino - e per fare in modo che diventi luogo di redenzione”. Giustizia: don Alaimo (cappellano carcere Trieste); pienamente favorevole all’amnistia di Lanfranco Palazzolo La Voce Repubblicana, 22 aprile 2012 Sono favorevole all’amnistia. Lo ha detto alla “Voce” don Silvio Alaimo, cappellano della casa circondariale di Trieste. Don Silvio Alaimo, prima di arrivare come cappellano alla casa circondariale di Trieste che tipo di incarichi ha avuto nella Chiesa cattolica? “Sono un padre gesuita in servizio presso la casa circondariale di Trieste. Mi trovo in questo istituto di pena da circa nove anni. Prima avevo fatto esperienza missionaria in Brasile, soprattutto tra gli Indios, e poi nelle periferie delle città brasiliane come Salvador e Belem. Prima ancora ero stato prete operaio. Dal Vangelo ho imparato il principio: “Chi non è contro di noi è con noi”. Mi sembrava naturale condividere questa importante battaglia per l’amnistia che raccoglie le sensibilità di tanti laici e di molti cattolici”. Gli italiani cosa pensano dell’amnistia? “Nel nostro paese è necessario aprire gli occhi sulla realtà carceraria. Sono molto arrabbiato per il modo con cui le carceri italiane vengono trattate e per la poca attenzione che c’è nei riguardi delle persone che vivono in carcere. Dal mio punto di vista sono persone che meritano tutto il rispetto possibile. Spero che nella condizione di sofferenza in cui si trovano questi individui non perdano la coscienza di essere persone umane con la loro dignità e degne dell’amore di Dio. Questa situazione può essere l’occasione per aprire lo spazio ad una nuova speranza. Ma di fronte a questa situazione voglio fere una mia provocazione. Il carcere viene definito come una discarica indifferenziata dei cosiddetti rifiuti umani. Questo è un grave errore. Anzi, credo che il carcere, proprio perché si trova in questa condizione di sovraffollamento, è ancora più ricco di umanità. Ritengo che questa sia una umanità vera perché è svuotata da ogni privilegio mondano. Per me è un luogo di rivelazione rispetto al tempo che viviamo. Il carcere è un luogo di persone cercate da Dio. E nessuno delle persone che vive in carcere deve smettere di considerarsi una persona umana”. Crede che ci sia una differenza tra l’approccio di Giovanni Paolo II con quello di Benedetto XVI sul tema dell’amnistia? “Io vedo una continuità tra questi due pontificati, anche se possono esserci delle coloriture differenti. Ricordo molto bene quello che disse Giovanni Paolo II sull’amnistia nell’aula di Montecitorio nei 2002. L’applauso che seguì l’intervento di Giovanni Paolo II fu una sorta di presa in giro da parte del Parlamento. Il discorso di Giovanni Paolo II era molto più politico. Mentre Benedetto XVI ha un approccio diverso. Questo Papa pone l’accento sulla dignità de! carcerato, che non può essere considerato un reietto della società, pur nella sua colpevolezza. In altre parole, Benedetto XVI ha parlato al cuore di chi lo interpellava”. Lettere: i giovani e il detenuto, cronaca di un incontro di Piova54 vocidibrescia.corriere.it, 22 aprile 2012 Il carcere è in sostanza limitazione di spazio compensata da eccesso di tempo. In occasione di Vivicittà, manifestazione podistica che si è svolta all’interno del carcere di Verziano con la partecipazione anche di un gruppo di studenti, mi sono infiltrato in mezzo a loro: volevo capire cosa li avesse spinti a venire in carcere, a correre insieme a noi detenuti. Erano studenti dell’Istituto Abba-Ballini e mi sono messo a conversare con loro facendogli una domanda: “Cosa vi ha spinto a venire qui e che stato d’animo avete nell’entrare in un carcere, a contatto con i detenuti?”. Con mia grande sorpresa la risposta è stata unanime: “Curiosità dapprima, ma poi abbiamo cercato di conversare con voi, parlando dei più svariati argomenti pur di avere un contatto umano, sociale”. Non mi sarei aspettato risposta più positiva di questa, specificando loro che erano tanti i miei compagni detenuti a estraniarsi a non volere un contatto con l’esterno e a non dialogare. Nel presentarmi a loro come Piova, uno di loro, un certo Andrea, mi ha riconosciuto per i miei articoli scritti sul giornalino del carcere Zona508, che entra anche in alcune scuole, facendomi i complimenti per gli argomenti trattati sempre in modo e misura equilibrati nonostante il contesto in cui mi trovo. Così, parlando, dal nostro gruppo si sono aggregati strada facendo altri studenti che si conoscevano, fino ad arrivare ad una ventina di ragazzi desiderosi di conversare con noi. In realtà ero io che tartassavo loro e, sapendo che molti avrebbero partecipato ad un concorso letterario lanciato dall’Associazione carcere e territorio, ho chiesto loro se mi potevano inviare per posta i loro scritti sul carcere. Li avrei letti con piacere, curioso di sapere cosa pensano i giovani che stanno fuori di noi che viviamo qui dentro. Vi sembrerà strano, ma nessuno mi ha fatto domande riguardanti la mia pena, il tipo di reato che ho commesso o il mio fine pena. Mi davano del tu e scandivano bene il mio abbreviativo “Piova”. In quei momenti ho sentito in me solo una forte energia positiva, che faceva passare in secondo piano la stanchezza fisica della gara che stavamo disputando. Io non mi ero sbagliato sul quello che penso dei giovani: sono la “nuova linfa”, sono spontanei, senza pregiudizi, aperti al dialogo, quasi a voler abbattere di proposito certa barriere sempre rigide e cariche di tabù negativi. Loro guardano al futuro in modo molto positivo, nonostante l’età. Nel salutarli uno ad uno con un abbraccio sincero, dando loro il mio vero nome e cognome per ricevere copia dei loro testi riguardanti il concorso, sono stato assalito da una positiva malinconia, quasi indescrivibile. Come se fossero, data la mia età, tutti miei figli. Bellissimo. Lucca: il carcere di San Giorgio è fatiscente, l’Idv chiede un nuovo istituto Il Tirreno, 22 aprile 2012 Una struttura fatiscente, al limite della chiusura immediata. È il responso della visita effettuata al carcere S. Giorgio dall’onorevole Fabio Evangelisti, segretario dell’Idv Toscana, alla guida di una delegazione del suo partito composta dal consigliere regionale Maria Luisa Chincarini, dal responsabile welfare toscano lavoro Roberto Rizzo e dalla coordinatrice provinciale Lara Fiorini. Un responso che non lascia scampo e ha indotto il parlamentare ad annunciare un’immediata interrogazione al ministro della Giustizia Paola Severino, che alcuni giorni fa ha peraltro riconosciuto la criticità della struttura lucchese, per conoscere la destinazione d’uso dei fondi stanziati con il decreto svuota carceri. “Stiamo parlando di una cifra - puntualizza Evangelisti - che si aggira intorno ai 50 milioni di euro, parte dei quali potrebbero essere destinati ad ammodernare il San Giorgio o, meglio ancora, alla realizzazione di una nuova struttura che serva la provincia di Lucca e tutta la Toscana nord occidentale”. “Al carcere lucchese - informa Chincarini - ci sono problemi di funzionalità e salubrità. Una sezione, la quarta, è stata chiusa perché inagibile. La sala colloqui è puntellata. Il terzo braccio è il più disastrato, personale e detenuti convivono in un ambiente fatiscente dove le condizioni igienico sanitarie sarebbero da chiusura immediata. A queste gravi carenze infrastrutturali si sommano gli ormai abituali problemi di sovraffollamento e carenza di personale. Il San Giorgio ha una capienza consentita di 98 detenuti e ne ospita invece 190, quasi il doppio. Gli agenti dovrebbero essere 131 e sono in realtà 80: ne mancano 40”. Senza contare, fanno notare i sindacalisti Uil della polizia penitenziaria che hanno incontrato la delegazione Idv al termine della visita, la carenza del personale amministrativo, di educatori e assistenti sociali. “Un deficit - sostengono - che si ripercuote negativamente sul lavoro degli agenti”. Per Evangelisti, che degli spazi di socializzazione al San Giorgio ha tuttavia avuto una buona impressione, il carcere lucchese, quindi, non può continuare ancora a lungo a svolgere la sua funzione. Contemporaneamente all’iniziativa parlamentare dell’Idv, i sindacalisti hanno intenzione di sollecitare il Comune per sapere che fine ha fatto il progetto del nuovo penitenziario, la cui collocazione era stata ipotizzata tra Antraccoli e Lunata. Roma: Uil; sommossa all’Ipm Casal del Marmo, devastata sala mensa, cinque denunciati Dire, 22 aprile 2012 “Nella tarda mattinata di ieri, alcuni detenuti minorenni (3 stranieri e 2 italiani) hanno dato azione ad una sommossa che ha provocato la devastazione della mensa detenuti e due di loro si sono auto lesionati, tentando aggressioni nei confronti di altri detenuti minorenni e gli agenti della Polizia Penitenziaria che sono riusciti a riportare la situazione alla normalità, isolando i vari soggetti e denunciandoli all’autorità giudiziaria competente”. Lo fa sapere in una nota Daniele Nicastrini, coordinatore regionale Lazio Uil-pa penitenziari. “La struttura di via Barellai di Roma- continua Nicastrini - attualmente ospita circa 52 detenuti minorenni maschili e 10 detenute minorenni femminili, per una capienza che in realtà potrebbe ospitare solamente 44 detenuti maschili e 20 detenuti femminili. Il personale di Polizia Penitenziaria è di 59 unità di cui 9 unità femminili. Da 4 mesi abbiamo chiesto di avere un confronto con l’amministrazione della Giustizia minorile di Roma, proprio perché riteniamo necessario approfondire alcuni problemi dovuti al sovraffollamento, all’organizzazione dei servizi e quindi a cercare di trovare soluzioni nel merito. Questo disagio non è più tollerabile - conclude il sindacalista - quindi siamo pronti a denunciare l’Amministrazione della Giustizia minorile per violazione delle prerogative sindacali, se la stessa non si adopererà a convocare un tavolo urgente anche per evitare situazioni come quelle accadute nella giornata di ieri. Per dovere di cronaca i detenuti sono stati tutti denunciati e sottoposti davanti all’autorità giudiziaria minorile per direttissima”. Roma: al via il Programma Ras, detenuti per manutenzione e pulizia aree archeologiche Adnkronos, 22 aprile 2012 Avviato sperimentalmente due anni fa allo scopo di favorire il reinserimento sociale di chi esce dal carcere, prende il via oggi il progetto Ras (Recupero ambientale e sociale) per l’impiego di alcuni detenuti della casa circondariale di Rebibbia nella pulizia di alcune aree archeologiche del centro storico. Lunedì prossimo alle 11 a Roma, presso l’area dei Mercati di Traiano, è in programma una conferenza stampa di presentazione del progetto con la guardasigilli Paola Severino, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Tamburino. Nel protocollo firmato stamattina, ministero della Giustizia e Roma Capitale finanziano l’impiego di 18 detenuti del carcere romano che hanno seguito un corso di formazione di storia dell’arte, sicurezza del lavoro e giardinaggio. A partire dal prossimo 24 aprile, 17 uomini e una donna provvederanno alla manutenzione di 33 zone archeologiche e aree verdi pubbliche di pregio della capitale, prestando la loro opera per un anno e lavorando cinque giorni alla settimana per 4 ore al giorno. A supervisionare il loro lavoro saranno 31 dipendenti della Sovraintendenza e 6 rappresentanti del Dipartimento ambiente. Grazie al contributo di Atac, infine, i detenuti potranno usufruire gratuitamente dei mezzi del trasporto pubblico locale. Siracusa: documentario per raccontare l’esperienza dei detenuti fatta con “Liberamente” Gazzetta del Sud, 22 aprile 2012 Quaranta detenuti per diciotto mesi hanno seguito un percorso diverso. Una formazione per imparare ed al tempo stesso realizzare opere concrete. Si è concluso ieri nel salone multimediale “Ferruzza-Romano” della sede dell’Area marina protetta del Plemmirio, il progetto “Liberamente”. Un’iniziativa, finanziata dall’assessorato regionale alla famiglia, nato dalla sinergia del Consorzio Quark, dell’Area Marina Protetta del Plemmirio e dalla delegazione di Agrigento di Marevivo, che punta a fornire una “seconda chance” di vita ai detenuti della casa circondariale di contrada Cavadonna e del penitenziario di Brucoli, Augusta. In particolare venti persone hanno seguito un percorso formativo di diciotto mesi e sono stati inseriti nel laboratorio di falegnameria che si trova a Cavadonna dove hanno realizzato manufatti di vario genere e anche un chiosco, che proprio due giorni fa è stato inaugurato dall’assessore regionale delle autonomie locali e della funzione pubblica, Caterina Chinnici, e benedetto dal parroco di Cavadonna Angelo Lipari. Presenti la direttrice del penitenziario siracusano Angela Gianì, il vicedirettore del carcere di Brucoli Cesira Rinaldi, rappresentanti del centro per l’impiego della Regione, degli uffici di sorveglianza della magistratura, della direttrice del corso Concetta Carbone, di Fabio Galluzzo per Marevivo Sicilia, Francesco Caci per il consorzio Quark , Enzo incontro direttore dell’Amp del Plemmirio e coordinatore del progetto insieme a Maria Concetta Storaci. Erano inoltre presenti anche i docenti e i tutor come Sabrina Zappalà dell’Ampa Plemmirio. Altri venti soggetti sono stati formati per operare nelle aree protette attraverso lezioni frontali, laboratori e attività pratiche. I beneficiari, hanno avuto modo di conoscere gli aspetti legati alla normativa, l’educazione ambientale, la flora e la fauna presenti nelle aree marine protette, i servizi rivolti ai disabili ed ai bambini e hanno svolto un workshop nell’Amp del Plemmirio. Circa un centinaio le persone che hanno lavorato alla riuscita dell’iniziativa, la prima del genere in Italia. Ieri mattina la giornata di chiusura alla quale hanno partecipato, tra gli altri, anche il presidente della provincia Nicola Bono, il dirigente del servizio assessorato regionale alla famiglia Pietro Fina, l’ex direttore regionale de servizio Letizia Diliberti, Enzo Troia del Cda del consorzio Plemmirio, Fabio Accolla dell’associazione Plemmyrion. All’incontro ha presenziato anche l’ex presidente del Consorzio Plemmirio Nuccio Romano. Nel corso della cerimonia è stato proiettato il film documentario “Liberamente”, realizzato da Incontro e Francesco Sole, che ripercorre le tappe fondamentali del progetto con la testimonianza degli speciali allievi impegnati nelle diverse attività previste nell’iniziativa. Alghero: studenti a lezione di legalità dentro la Casa circondariale La Nuova Sardegna, 22 aprile 2012 A lezione di legalità dentro il carcere. Un gruppo di studenti e dell’Ipia ha fatto visita alla casa circondariale per vedere “dall’altra parte del muro” in cosa consistono concretamente i percorsi di recupero e riabilitazione dei detenuti e il ruolo importante giocato in questo anche dell’Ipsar che, ormai da diversi anni, ha all’interno dell’istituto di pena una sezione dove i detenuti frequentano i corsi di cucina, sala bar e ricevimento. Per il mese di maggio è in programma anche una partita di calcetto tra una selezione di studenti e una di detenuti che si disputerà, ancora una volta, all’interno del carcere. L’iniziativa è inserita nell’ambito del progetto “La linea d’ombra” che ha offerto agli studenti dell’Ipia un percorso sperimentale indirizzato alla prevenzione della devianza minorile e all’informazione sui temi della legalità. Realizzato dai docenti dell’Ipsar-Ipia Angela Vaudo, Antonello Sanna, Giovanni Pirisi e Rita Calaresu, e promosso e sostenuto dalla dirigente scolastica Mariolina Faedda, dalla direzione della casa circondariale e dalla responsabile dell’area educativa, Angiola Caccamo, il progetto si è concretizzato in due incontri fra studenti, personale educativo e detenuti svoltisi nel mese di aprile, preceduti - nel mese di marzo - da una cena tenutasi presso la sede dell’Ipsar e organizzata, cucinata e servita dai detenuti che frequentano i corsi gestiti dall’Istituto alberghiero di Alghero presso la Casa Circondariale. Prato: laboratorio teatrale in carcere, i detenuti recitano Amleto Il Tirreno, 22 aprile 2012 Forse non tutti sanno che il carcere della Dogaia da qualche anno ospita un laboratorio teatrale per detenuti. Lo spettacolo “Hamlet’s dream” realizzato quest’anno, nell’ambito dell’esperienza dal Teatro Metropopolare, è stato inserito nel cartellone “Nuova scena Toscana” del Magnolfi Nuovo ed è atteso per domani alle 14,30 nella casa circondariale della Dogaia. Le prenotazioni - secondo le regole per accedere al carcere - sono state raccolte nei giorni scorsi. Lo spettacolo è per un massimo di 40 spettatori. Nel cast ci sono una ventina tra detenuti e artisti di tutte le nazionalità. Abbiamo chiesto a Livia Gionfrida, regista e ideatrice del progetto, di raccontarci lo spettacolo. “Portiamo avanti questo laboratorio all’interno del carcere da cinque anni - spiega Gionfrida - ormai è diventata un’esperienza fondamentale. Questo spettacolo, ispirato alla storia di Amleto, ha debuttato lo scorso 7 dicembre, stasera lo metteremo in scena per i dipendenti del carcere e per i detenuti, domani invece ospiteremo il pubblico del Magnolfi”. “Ci tengo a precisare - aggiunge la regista siciliana - che nonostante apparentemente si tratti di un progetto simile a quello svolto da Punzo nel Carcere di Volterra, questo spettacolo è un’altra cosa. In questi anni abbiamo creato un nostro modo di fare teatro carcere, lavorando prima su un training fisico e vocale con gli attori e dopo sulla recitazione. Siamo molto contenti quest’anno di far parte della programmazione del Metastasio, nel cartellone dedicato alle giovani compagnie toscane”. Accanto ai detenuti sul palcoscenico ci saranno anche Alessia Brodo e Ilaria Cristini, attrici della compagnia. Gli attori in scena racconteranno la storia di Amleto, personaggio shakespeariano divenuto ormai mito senza tempo, rielaborandone alcune tra le sue riscritture contemporanee. Si tratta di una “visita” che il gruppo di lavoro, formato da danzatori, attori, artisti visivi, detenuti e non, farà nello spazio del mito, attraverso un racconto per immagini in cui i piani di lettura vengono continuamente ribaltati. Lo spettacolo è realizzato con il sostegno di Regione Toscana e Comune di Prato ed in collaborazione con il Teatro Metastasio. Enna: tavola rotonda sulle carceri con Marco Pannella www.vivienna.it, 22 aprile 2012 “Quella delle carceri italiane non è che l’appendice dell’atroce situazione della Giustizia e noi siamo condannati a livello europeo da 30 anni per la situazione delle nostre carceri”. Lo ha dichiarato Marco Pannella a margine del convegno organizzato dal comune capoluogo sotto il patrocinio dell’Ufficio del Garante per i Diritti dei Detenuti e del Senato della Repubblica, dal titolo: “Carceri, Carcerati e Carcerieri tra sovraffollamento e amnistia. “Il Consiglio d’Europa - prosegue Pannella - in una valutazione di 6 anni fa dice che un terzo del popolo italiano soffre di questa situazione legata alla Giustizi. L’amnistia è l’unico strumento che può interrompere la flagranza di un reato contro i diritti umani che ci viene riconosciuto da anni. Questo è Il terzo motivo perché il mercato internazionale non investe in Italia. Noi siamo al 150 posto su 183 per quel che riguarda gli investimenti del mercato internazionale. Questo anche il presidente Monti lo ha dichiarato ma non mi pare che sia successo nulla”. Il problema del sovraffollamento delle carceri, del numero ristretto della polizia penitenziaria, delle strutture carcerarie fatiscenti è stato un tema molto sentito e sviluppato qualitativamente e socialmente della tavola rotonda, presenti autorevoli parlamentari e responsabili della Giustizia e delle Forze dell’ordine, oltre ad esperti e studenti della Kore, avvocati. La tavola rotonda ha raggiunto determinati obbiettivi come quello di allargare i consensi su interventi che sono necessari e immediati se si vuole veramente intervenire nel migliore dei modi. Tutti dal sindaco Paolo Garofalo, che ha organizzato il convegno, al senatore Salvatore Fleres, garante dei diritti dei detenuti hanno parlato di dovere apportare modifiche alla giustizia, il carcere non deve essere collegato con la pena, ma bisogna che vi siano delle condizioni perché sia un luogo di educazione, di crescita morale ed allora bisogna operare in questo senso. Salvo Fleres ha parlato con una razionalizzazione degli interventi mirati, si possono risparmiare milioni di euro che potrebbero servire per rafforzare l’organico della polizia penitenziaria, per costruire carceri che siano a dignità di uomo e non di restrizione. Il senatore Roberto Giovan Paolo, componente commissione per la tutela dei diritti dei detenuti, è categoricamente convinto che la giustizia deve modificarsi, ed anche lui è per un’amnistia valida, criticando assieme al Procuratore della Repubblica Calogero Ferrotti, che il decreto “salva carceri” non ha salvato nessuno, lo stesso concetto ripetuto dal Sostituto Procuratore Augusto Rio lo ha ripetuto ed il sovraffollamento delle carceri nasce da provvedimenti legislativi sbagliati, avvicinandoci alla giustizia cinese, per il sovraffollamento basterebbe non riempirli invece di svuotarli. La dottoressa Bellelli, direttrice del carcere di Enna, ha esposto le problematiche e le difficoltà in cui si muovono quotidianamente. Marco Pannella ha anche evidenziato che bisogna uscire dal pantano della giustizia. Il processo è già una pena, che si va sempre in violazione dei diritti umani. La manifestazione di Roma del 24 è pronta a partire e si prevede una moltitudine di gente. Chiavari (Ge): il 28 aprile il convegno “Carceri: quali soluzioni?” Ristretti Orizzonti, 22 aprile 2012 Sabato 28 aprile a Chiavari, presso l’Auditorium San Francesco, si svolgerà il Convegno “Carceri: quali soluzioni?” (Se vuoi conoscere un Paese, visita le sue prigioni, Voltaire) - ricordando Margherita Ravera - organizzato da Camera penale di Chiavari e Levante “Ernesto Monteverde” con la collaborazione delle Camere penali di Genova e Massa e dell’Associazione Nazionale Magistrati Liguria (con il patrocinio dell’Ordine degli avvocati di Chiavari e del Comitato “Salva il tuo tribunale”). Alle 9.30, dopo il saluto delle autorità, relazioni di: Silvio Romanelli (Presidente della Camera penale di Chiavari); Giovanni Tamburino (Capo del Dap del ministero di Giustizia); Francesco Cozzi (Procuratore Capo di Chiavari); Daniela Verrina (Giudice di sorveglianza del Tribunale di Genova); Franco Della Casa (Professore di diritto penitenziario); Salvatore Mazzeo (Direttore carcere di Marassi); Alessandro De Federicis (Responsabile osservatorio carcere). Alle 15.30 ripresa dei lavori con una tavola rotonda: interviene e modera Silvio Romanelli (Presidente Camera penale di Chiavari); Nicola Marvulli (Presidente emerito superiore Corte di Cassazione); Beniamino Migliucci (Presidente del Consiglio Uspi); Franco Della Casa (Professore di diritto penitenziario); Francesco Pinto (Presidente Anm ligure); Massimo Maria Mazza (Questore di Genova); Roberto Martinelli (Segretario nazionale Sappe). Alle 19.00 Chiusura di Beniamino Migliucci (Presidente Consiglio Ucpi). La partecipazione dà diritto al conseguimento di 8 crediti formativi (4 per la partecipazione alla sessione mattutina e 4 per la partecipazione alla sessione pomeridiana) Bari: patteggiamento respinto per l’avvocato che cerò di portare hascisc in carcere La Repubblica, 22 aprile 2012 Non c’è ravvedimento per il reato commesso, dunque non ci sarà patteggiamento per l’avvocato Pasquale Loseto, arrestato il 30 dicembre nel carcere di Turi con l’accusa di avere portato droga all’interno per un detenuto. Con questa motivazione il gip ha rigettato la richiesta di patteggiamento avanzata da Loseto, nonostante la Procura di Bari avesse espresso parere favorevole. L’avvocato trentottenne sarà quindi giudicato con rito abbreviato, al quale parteciperà come parte civile la camera penale di Bari, che lamenta le “lesioni all’immagine della categoria” causate dall’arresto del professionista. Il legale fu bloccato mentre stava per far visita a un cliente in carcere, addosso gli furono trovati 100 grammi di hashish, che lui sostenne essere per uso personale ma, secondo l’accusa, erano destinati a un detenuto. Viterbo: il teatro del carcere è uno spazio culturale di Claudio Mariani (Gavac) www.tusciaweb.eu, 22 aprile 2012 In questi giorni si discute molto a Viterbo sulla opportunità di spazi dedicati alla cultura; un dibattito aperto sull’argomento è senza dubbio utile purché non si trasformi in polemiche pretestuose che hanno il rischio di distrarre l’attenzione dal tema fondamentale: la necessità di una offerta culturale più ampia che vada incontro ad una pluralità di interessi ed esigenze. Investire in cultura è uno degli obiettivi principali di tutte le associazioni di volontariato che operano all’interno del carcere e tutte, nessuna esclusa, stanno collaborando per una nuova impostazione pedagogica che proponga e sostituisca alla cultura della devianza (spesso l’unica conosciuta da gran parte dei detenuti) una cultura alternativa che consenta di elaborare criticamente il passato e di progettare un rinnovato futuro. È con questa logica che ieri i detenuti di Mammagialla hanno portato in scena l’esito di un laboratorio teatrale che ha preso spunto dalla tragedia greca di Eschilo sulla storia di Agamennone e Citemnestra, trasponendola ai nostri giorni come aveva già proposto la brava scrittrice napoletana Valeria Parrella: Agamennone diventa un boss di camorra e Clitemnestra è sua moglie che decide di uccidere il marito per amore dei suoi figli e per amore della verità. Un’opera complessa e sofisticata il cui valore aggiunto è stato soprattutto il testo riscritto dagli stessi attori durante cinque mesi di duro lavoro svolto sulle loro storie e sulle loro emozioni, sapientemente accompagnati dalla regia di Mariella Sto e Cristina Failla. Tutti i partecipanti si sono messi in gioco in un contesto dove non è certamente facile parlare di legalità e dove parlare di torti subiti o inferti rischia di fare i conti con dinamiche spesso capovolte dalle culture locali; ma nessuno di loro si è sottratto al rischio! Nessuno di loro si è sottratto alla ricerca della verità ! Il personaggio che inizialmente nasceva come eroe vincente è stato alla fine percepito come un eroe di cartapesta sconfitto. Questo è l’obiettivo prioritario dei volontari dentro un carcere, che nulla ha a che fare con l’indulgenza ma che anzi al contrario vuole riportare sulla scena della vita anche le vittime delle storie di ognuno, senza sconti… Investire sulla costruzione di uomini nuovi piuttosto che di nuovi penitenziari significa avere il coraggio di investire sulla riconciliazione piuttosto che sul conflitto permanente, significa restituire più sicurezza alle nostre strade, significa restituire alla società persone “rinnovate”, forse non tutte, ma anche se domani ci fosse una sola rapina in meno ad una pompa di benzina ci sarà un benzinaio in più che quella sera tornerà a casa da sua moglie e dai suoi figli… e vi pare poco? I volontari del Gavac e il Teatro degli Incerti hanno creduto fortemente in questa impostazione e ringraziano tutti coloro che quotidianamente hanno dato loro fiducia: si ringraziano pertanto tutti i 250 spettatori presenti che hanno voluto testimoniare la loro attenzione per gli “spazi culturali” senza pregiudizi, si ringrazia la direttrice del carcere Mascolo che è stata vicina agli attori durante tutte le repliche dello spettacolo, la Fanti direttrice dell’area trattamentale che crede in questa linea pedagogica, tutto il corpo di polizia penitenziaria senza la paziente assistenza della quale nulla si potrebbe organizzare in carcere, l’assessore Sabatini dei servizi sociali del Comune che ha voluto sostenere questo progetto, i professori e le professoresse del liceo Buratti e Santa Rosa che hanno condotto con i loro studenti e con il Gavac un progetto sulla legalità durante tutto l’anno. Ricordiamo infine che i detenuti hanno voluto destinare il ricavato spontaneo dello spettacolo all’associazione Vip di Viterbo, presente in sala con 15 simpaticissimi clown dell’ospedale del Belcolle; anche questo è un segnale di comunione che unisce la sofferenza e il dolore con la possibilità di guarire e cambiare. Stati Uniti: condannato a morte graziato perché “sentenza era stata razzista” Ansa, 22 aprile 2012 Un giudice della Nord Carolina ha deciso di risparmiare ad un uomo di colore la pena capitale affermando che la discriminazione razziale ha avuto un ruolo predominante nella sua condanna. Marcus Robinson, detenuto nel braccio della morte per aver ucciso un adolescente bianco nel 1991, è stato graziato dal giudice Greg Weeks della Corte Suprema della contea di Cumberland, che ha tramutato la pena capitale con il carcere a vita, senza possibilità per il prigioniero di godere della libertà condizionata. La motivazione - secondo quanto riportato da alcuni media americani - è basata sul Racial Justice Act, una legge del 2009 che consente di tramutare la condanna a morte in ergastolo se si presentano in tribunale prove di pregiudizi razziali da parte della corte. Cosa che è accaduta nel caso Robinson, in cui attraverso uno studio dell’Università del Michigan è emerso che i pubblici ministeri avevano escluso i giurati neri. “Questa norma è una pietra miliare nella riforma delle sentenze capitali della Nord Carolina”, ha detto il giudice Weeks. I sostenitori di questa legge ritengono infatti che il razzismo è stato la causa di molte morti ingiuste, in uno Stato dove in questo momento ci sono 157 persone condannate, di cui oltre la metà sono neri. Stati Uniti: pena di morte, eseguita condanna a Delaware Ansa, 22 aprile 2012 Un detenuto è stato giustiziato in Delaware, a pochi minuti dallo scadere della condanna: Shannon M. Johnson è morto per iniezione letale alle 2.55 del mattino, (8.55 italiane), mentre la legge richiedeva che l’esecuzione venisse eseguita tra la mezzanotte e le tre del mattino. Johnson era stato condannato nel 2008 per l’omicidio di Cameron Hamlin. L’uomo era un aspirante musicista che aveva iniziato a frequentare nel 2006 l’ex fidanzata dello stesso Johnson. Johnson uccise Hamlin mentre era in macchina con la fidanzata che invece riuscì a fuggire. Mesi dopo l’uomo cominciò a perseguitare la donna fino ad arrivare a spararle, per fortuna senza successo perché la pistola si inceppò. Stati Uniti: morto Charles Colson, fondatore dell’Associazione Prison Fellowship Adnkronos, 22 aprile 2012 Charles W. Colson, una delle figure chiave dello scandalo Watergate, divenuto in seguito uno dei leader della destra evangelica americana, è morto all’età di 80 anni in un ospedale della Virginia. Colson si è spento ieri a causa delle complicazioni seguite a un’emorragia cerebrale. Colson, che mise in atto le azioni illegali e di sabotaggio ai danni degli avversari politici, che in seguito portarono alle dimissioni del presidente Richard Nixon, in carcere aveva scoperto una vocazione religiosa, definendosi un cristiano “rinato” e fondando la Prison Fellowship, un’associazione per il recupero spirituale dei detenuti. Simile fervore religioso non lo aveva mostrato durante gli anni dell’impegno al fianco di Nixon. Un giorno confessò: “camminerei sul cadavere di mia nonna” per assicurare la rielezione di Nixon. Colson finì in carcere dopo essersi dichiarato colpevole di aver ostacolato la giustizia nella vicenda Watergate. Con la sua associazione e il suo impegno sul fronte religioso negli anni dopo il carcere, Colson contribuì a costruire l’alleanza tra il Partito repubblicano, i leader delle chiese evangeliche e i cattolici conservatori che ha fortemente influenzato le dinamiche della politica americana. Ucraina: ex premier Tymoshenko ricoverata in ospedale, ma rifiuta cure Tm News, 22 aprile 2012 L’ex premier ucraino Yulia Tymoshenko, sotto processo per frode fiscale, è stata ricoverata in un ospedale di Kharkiv per dei dolori alla schiena: lo hanno reso noto le autorità carcerarie di Kiev. Tymoshenko - già condannata a sette anni di prigione per abuso di potere - si era rifiutata di ricoverarsi fino a che i medici tedeschi che l’avevano in cura non avessero dato il via libera dopo aver ispezionato l’ospedale di Kharkiv, dove si trova il carcere femminile in cui è detenuta Timoshenko. L’ex premier e leader dell’opposizione soffre di problemi alla colonna vertebrale e secondo i suoi difensori ha difficoltà a spostarsi: per questo motivo non ha assistito alla prima udienza del nuovo procedimento. Tymoshenko ha più volte affermato di essere vittima di una persecuzione politica orchestrata dal presidente Viktor Yanukovich, accuse condivise anche da numerosi Paesi occidentali. Iulia Timoshenko in ospedale rifiuta le cure La leader dell’opposizione ucraina, Iulia Timoshenko, si rifiuta di farsi visitare nell’ospedale delle Ferrovie di Kharkiv, dove è stata trasferita di notte dal carcere per curare l’ernia al disco di cui soffre da ottobre e che le rende difficile camminare. Lo fa sapere la vice ministro della Salute, Raisa Moiseienko, citata dall’agenzia Interfax. Il penitenziario statale in un comunicato sostiene che “dopo aver rivisto le conclusioni dei medici tedeschi” che l’hanno visitata in carcere a metà febbraio, la Timoshenko “ha espresso il desiderio di iniziare la terapia nella clinica propostale a Kharkiv”. Ma il partito “Patria”, di cui la Timoshenko è leader, sostiene che l’eroina della Rivoluzione arancione sia stata “trasferita in ospedale con la forza” e “contro la sua volontà”. Bielorussia: premier Lukašenko libererà i detenuti politici che chiederanno grazia Ansa, 22 aprile 2012 Il presidente della Bielorussia Aleksander Lukašenko ritiene possibile la scarcerazione dei membri dell’opposizione ancora in prigione solo quando sottoscriveranno le loro richieste di clemenza. “Coloro che sono ancora detenuti e non chiederanno la grazia, continueranno a rimanere in carcere,” - ha dichiarato Aleksander Lukašenko. Come riportato la scorsa settimana, su decreto di Lukašenko sono stati scarcerati l’ex candidato alle presidenziali Andrej Sannikov e il suo braccio destro Dmitriij Bondarenko. Ancora quattro membri dell’opposizione sono detenuti nelle carceri bielorusse. Israele: detenuti palestinesi in sciopero della fame contro il “carcere amministrativo” di Ika Dano e Luca Salerno www.globalist.it, 22 aprile 2012 Intervista esclusiva a Khader Adnan, simbolo della lotta contro il carcere amministrativo. Khader Adnan è stato liberato dopo 4 mesi di carcere e uno sciopero della fame di 66 giorni, rischiando la vita ma diventando anche il simbolo della lotta contro la detenzione amministrativa. Padre di due figlie, e di un terzo in arrivo, attivo in passato come studente di economia all’Università di Bir Zeit, ha trascorso sei anni nelle carceri israeliane. All’ultimo suo arresto, il 17 dicembre 2011, ha iniziato uno sciopero della fame in protesta contro la detenzione amministrativa, un mezzo usato da Israele -illegale secondo il diritto internazionale- che non prevede né capo d’accusa, né processo. In esclusiva, Khader Adnan sul significato della sua lotta. Lei è stato arrestato ben otto volte dalle autorità israeliane. L’ultima volta, l’hanno prelevata da casa sua alle 3 di notte, il 17 dicembre scorso. Il secondo giorno di detenzione, ha iniziato lo sciopero della fame, rischiando di morire. Che cosa è successo esattamente? Il momento in cui sono stato arrestato, il fatto che sono stato trattato in modo barbaro e che gli arresti - contro di me e contro il mio popolo - siano ciclici, sono stati determinanti. Durante il secondo giorno d’interrogatorio, mi hanno trattato in modo disumano, e ho iniziato lo sciopero della fame. Mi hanno insultato e torturato fisicamente, legandomi le mani e appendendomi al muro con un metodo di tortura noto come shabhe (strappado, ndr), e mi hanno messo in isolamento. Il fatto stesso che il tribunale militare mi abbia messo in detenzione amministrativa, tutti questi fattori insieme hanno svolto un ruolo decisivo. È impensabile mangiare, bere, parlare mentre sei prigioniero delle forze israeliane di Occupazione, che ti umiliano. La mia è stata una battaglia per la libertà, per la dignità e l’onore. La stampa si è concentrata molto sul suo sciopero della fame come mezzo di protesta contro la detenzione amministrativa, di cui, per la prima volta, si è parlato a livello internazionale. Qual è stato per lei il significato del suo gesto? Innanzitutto c´è da dire che il sistema della detenzione amministrativa deriva dal sistema giuridico del mandato britannico ed è un mezzo in uso solo sotto Occupazione israeliana. Le forze di Occupazione usano la detenzione amministrativa per gli arresti politici e come punizione esemplare dei prigionieri palestinesi, al fine di aumentare il numero di detenuti nelle carceri israeliane, senza addurre un motivo particolare e senza fissare una data per il rilascio. La detenzione amministrativa è rinnovabile a loro piacimento di 6 mesi in 6 mesi o di 4 in 4 mesi. Questa pratica è un colpo forte a livello psicologico: spesso, subito dopo l’annuncio del rilascio imminente, il prigioniero si prepara a ritornare a casa, e riceve poi un rinnovato ordine di detenzione. Ogni volta, è come un pugno in faccia. Noi rifiutiamo il metodo della detenzione amministrativa e ci appelliamo a tutto il mondo libero a sostenerci nella battaglia per fermare l’uso di questa pratica. Questo non significa che le detenzioni “normali” (non amministrative, ndr) dei nostri figli e del nostro popolo, che combattono per la liberazione dall’Occupazione, siano legittime. Il diritto alla resistenza è garantito dalla legge divina come dal diritto internazionale. È loro diritto lottare per la sicurezza, per la pace, per il loro sostentamento e per una vita dignitosa. Questi sono diritti inviolabili che Israele non rispetta e viola quotidianamente sulla nostra terra.? Il 17 aprile 1600 dei 4610 prigionieri palestinesi sono entrati in sciopero della fame. Cosa ne pensa??? Lo sciopero della fame più lungo è stato quello di un gruppo di 8 o 9 prigionieri di Gaza , arrestati per “resistenza illegale”. Dopo aver scontato la pena, la loro incarcerazione è stata prolungata per mezzo della detenzione amministrativa: il caso di Mahmoud Al Sissiq, o dello studente Muhammad Al Taji, di Bilal Dhiab e Thaer Halahle, ne sono un esempio. Ora sono in detenzione amministrativa da 54 giorni. Tra i prigionieri in sciopero c`é anche un deputato del Consiglio legislativo, Ahmad Al Haj Ali. Centinaia di altri si sono uniti a loro e sono ora al quarto giorno di sciopero della fame. Quello che chiedono non è altro che la libertà e i loro diritti di prigionieri, e il rispetto della propria dignità umana. Quelli in isolamento a Gaza, così come quelli in Cisgiordania che non possono ricevere alcuna visita da parte loro famiglia, chiedono il diritto di ricevere visite, e vogliono la fine dell’umiliante politica delle perquisizioni fisiche. Sono in sciopero contro pratiche quali le incursioni notturne nelle celle, i metodi di tortura, la privazione di cure mediche e i trattamenti medici che fanno dei prigionieri delle cavie. Ma lo sciopero è anche una protesta contro interventi chirurgici inaccurati che, come nel caso di Muhammed Abu Libdeh di Gaza all’ospedale di Ramleh, l`hanno reso paralitico. Anche lui si è unito allo sciopero della fame. I diritti applicati ai detenuti criminali non vengono rispettati quando si tratta di prigionieri politici, come ad esempio il diritto allo sconto di 1/3 della pena per buona condotta. Le pratiche di umiliazione e la violenza sono sistematiche. Durante le incursioni notturne, vengono sparati munizioni e candelotti di gas lacrimogeno, e sono anche già successi omicidi mirati, come nel caso di Muhammed Al Ashqar, ucciso nel 2008 nella prigione del Negev. Suo fratello, Luai Al Ashqar, è ora paralizzato come conseguenza della tortura usata contro di lui durante gli interrogatori. L’umiliazione è sistematica, ripeto. Mia figlia è stata aggredita verbalmente e molestata quando è venuta a trovarmi in carcere. Io stesso sono stato oggetto di vessazioni, non mi era permesso vedere il mio avvocato e sono stato trasferito senza preavviso da un carcere all’altro. Mi hanno privato di tutte le mie libertà personali. Pensa che il suo gesto sia stato preso ad esempio dagli altri prigionieri? La mia decisione li ha sicuramente incoraggiati, ma l’ultimo lungo sciopero della fame strategico è stato organizzato già nel 2004. L`elemento nuovo è ora una sorta di sciopero della fame individuale ed esemplare, fatto per un lungo periodo di tempo per mettere in discussione la detenzione amministrativa. L’idea è lanciare un appello all’opinione pubblica internazionale, e di informare il mondo sulle sofferenze dei prigionieri palestinesi. È questo che ha mosso Hani Shalabi, Bilal Dhiab o Muhammad Halahle. È diritto di tutti i prigionieri aderire allo sciopero della fame per protesta. Non si arrenderanno, e noi vinceremo. Come le autorità israeliane - oppressive e inamovibili - hanno cambiato idea nel caso di Khader Adnan, è possibile cambino idea anche con gli altri prigionieri. Ci potrebbero essere sorprese, ma questo è ciò che non vogliamo che accada. Non vogliamo perdere nessuno dei prigionieri in sciopero della fame. Non tutti i partiti palestinesi hanno aderito ufficialmente allo sciopero della fame. Perché? No, no. Tutti i partiti politici palestinesi hanno aderito! Fatah partecipa nelle carceri di Nafah e di Ashkelon, e ora ci sono un centinaio di prigionieri pronti ad unirsi all’iniziativa. Verrà formata una commissione di rappresentanza dei prigionieri, composta di 3 rappresentanti di Fatah, 3 di Hamas, 2 della Jihad islamica, uno del Fronte Popolare (Fplp) e uno del Fronte democratico (Fdlp). La politica israeliana nei confronti dei prigionieri è la stessa per tutti, senza distinzione tra le diverse appartenenze politiche. Sono tutti soggetti alle stesse pratiche. Qual è la sua opinione sul caso Hana Shalabi? Dopo 43 giorni di sciopero della fame, è stata deportata a Gaza, e questo sembra essere una punizione esemplare. Certo. Secondo il diritto internazionale la restrizione di movimento è illegale e non è consentito il trasferimento forzati di prigionieri né all’interno del territorio nazionale, né al suo difuori. Le autorità israeliane devono assumersi la responsabilità di una tale pratica. Penso che la questione di Hana Shalabi debba scuotere l’opinione pubblica internazionale. Che cosa ha fatto di sbagliato per essere deportata da Jenin, dove viveva, a Gaza? È vero che ha riottenuto la libertà, ma dovrebbe avere il diritto di tornare dalla sua famiglia a Burqa (villaggio vicino a Jenin, ndr). E non va dimenticato, hanno ucciso suo fratello con un’esecuzione sommaria, senza alcun motivo né spiegazione né ragione. Ancora una domanda sul caso di Hana Shalabi: a quanto pare lei si è dichiarata d’accordo sulla sua deportazione. Come è stato possibile un tale accordo tra Hana e le autorità israeliane?? É stata trasferita dalla sua città natale, in Cisgiordania, a Gaza, e cioè dalla Palestina alla Palestina. Ha riconquistato la sua libertà ed è ora libera a Gaza. Questo è quanto. Qual è la sua opinione circa i tentativi di riconciliazione tra Fatah e Hamas, e come valuta lo stato attuale della resistenza popolare? La riconciliazione è un imperativo e spero si concretizzi presto. La divisione tra Cisgiordania e Gaza non è altro che nociva per il popolo palestinese. Per quanto riguarda la resistenza popolare, questa è solo una delle forme di resistenza. Alcuni dei palestinesi sono concordi sui metodi di resistenza popolare, alcuni altri no. Ma siamo tutti d’accordo sulla necessità di provare ogni tipo di resistenza. Resistere è un nostro diritto, e lo sciopero della fame è il più difficile metodo di resistenza pacifica. Ma le forze di occupazione vogliono farci morire in silenzio. Durante il mio sciopero della fame, nessuna testata della stampa internazionale è stata capace di ottenere neppure una sola foto mentre giacevo nel letto d’ospedale, che sarebbe potuto diventare il mio letto di morte.