CARCERI: SAPPE, DETENUTO SI E' IMPICCATO IN CELLA A BOLOGNA (ANSA) - BOLOGNA, 18 NOV - Un detenuto di origine spagnola si e' ucciso impiccandosi nel tardo pomeriggio nel carcere bolognese della Dozza, nella sua cella al secondo reparto giudiziario. Per l'uomo non c'e' stato niente da fare, nonostante l'intervento della polizia penitenziaria e del personale medico. Lo ha reso noto il sindacato autonomo della polizia penitenziaria Sappe, ricordando che e' il secondo suicidio in Emilia-Romagna in una settimana, dopo quello avvenuto all'ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, e il 59/o in Italia. 'Nonostante cio' - commenta il segretario generale aggiunto del Sappe, Giovanni Battista Durante - nessuno si pone il problema della questione carceri, le cui strutture sono ormai al collasso, per carenza di uomini, di risorse economiche e sovraffollamento. In Emilia-Romagna ci sono duemila detenuti in piu' rispetto ai posti previsti e mancano 650 agenti; a Bologna mancano 200 agenti e ci sono 700 detenuti in piu''. Corradi (LN): “Nelle carceri della nostra Regione solo il 10 % dei detenuti è originario dell’Emilia-Romagna” (ANSA) - BOLOGNA, 18 NOV - Delle 4.000 persone che costituiscono la popolazione detenuta negli istituti penitenziali presenti nella nostra Regione, la maggioranza e rappresentata da cittadini stranieri; tra cui prevalgono i cittadini marocchini (530 detenuti), i cittadini tunisini (430 detenuti), ed i cittadini albanesi (241 detenuti). Tra i detenuti con cittadinanza italiana, i reclusi nati in Emilia-Romagna sono solo n. 437, ossia il 10,9 % dell’intera popolazione carceraria. Il Consigliere Regionale della Lega Nord, Roberto Corradi, ha presentato un’interrogazione con ha quale ha chiesto alla Giunta guidata da Vasco Errani di attivarsi presso i competenti organi, al fine di favorire il trasferimento dei detenuti stranieri presso i Paesi di provenienza, affinché scontino la pena nelle strutture carcerarie di detti Paesi. Per il Consigliere leghista: “Se paradossalmente fosse possibile trattenere nelle carceri presenti in Emilia-Romagna solo i detenuti emiliano-romagnoli, potremmo conservare una sola struttura detentiva e chiudere tutte le altre. Mi rendo conto che la cosa non è possibile, ma sarebbe importante che la Regione attivasse ogni iniziativa utile, presso i competenti organi, affinché almeno i cittadini stranieri (che sono la maggioranza dei detenuti), vengano portati a scontare la pena residua presso le carceri dei Paesi d’origine, quantomeno coloro che stanno scontando una condanna definitiva. Non è solo un problema di sovraffollamento degli istituti di pena, ma anche una questione di costi, infatti ogni persona reclusa rappresenta un notevole costo a carico del bilancio dello Stato". Facci (Libero): "Amnistia? Certo. Ci vorrebbe un governo meno ossessionato dal consenso" Tempi, 18 novembre 2011 Pubblichiamo il contributo che il giornalista di Libero Filippo Facci ha inviato a Tempi.it in occasione della conferenza stampa di lunedì prossimo, dove Luigi Amicone e Marco Pannella chiederanno al Parlamento di votare l'amnistia. "Sono favorevole a questa misura. Le carceri mancano perché costruirle non porta voti così come non porta voti proporre gli arresti domiciliari". Pubblichiamo l'intervento che il giornalista di Libero Filippo Facci ha scritto a Tempi.it in occasione della conferenza stampa che lunedì 21 alle 12.30 Luigi Amicone e Marco Pannella terranno a Milano per chiedere al Parlamento di votare l'amnistia. La conferenza sarà trasmessa in diretta video da Radio Tempi e audio da Radio Radicale. Per arrivare al punto: sono favorevole a un'amnistia. In un Paese civile, l'obiettivo dovrebbe essere la giusta oscillazione tra la cultura della legalità e il rispetto delle garanzie, ma da noi - è destino, pare - tutto si traduce nell'oscillazione tra il peggior forcaiolismo e il garantismo più peloso. Rinviamo ad altra sede il dibattito sugli effetti concreti della legge Fini-Giovanardi sulla droga: resta il fatto che la maggior parte di coloro che affollano le carceri, ora, sono dentro per quella legge, sulla cui efficacia peraltro ci sarebbe molto da dire. Sul numero dei carcerati, rispetto ai posti disponibili, non stiamo neanche più a sparare cifre: lo sanno tutti da una vita che mancano i posti-carcere. Nelle galere italiane ci sono stati più di trenta suicidi in pochi mesi, le carceri mancano perché nessun governo vuol metterci soldi e perché il costruirle non porta voti; tantomeno porta voti il proporre misure normali e civili - ma poco virili - come gli arresti domiciliari per chi ha quasi finito di scontare la pena. Il nostro Paese negli ultimi lustri è stata oggetto dell'immigrazione che sappiamo, e il surplus dentro le galere, a badarci, corrisponde più o meno al numero degli stranieri incarcerati. Questo senza contare che il reato di clandestinità alla fine non è passato. E senza contare che il governo ha approvato la detenzione nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) sino a 18 mesi, luoghi dove si può finire anche senza aver commesso reati: a loro modo sono carceri anche quelle. Lo stesso governo ha teso indubbiamente a sparpagliare più carcere per nuovi reati: dalla custodia cautelare obbligatoria per gli accusati di stupro alle improbabili retate dell'improbabile decreto sulla prostituzione. A tal proposito tocca ricordare il provvedimento probabilmente meno garantista degli ultimi vent'anni, fortunatamente bocciato dalla Corte Costituzionale: quello che prevedeva il carcere automatico per tutti i sospettati (solo sospettati) di violenza sessuale e pedofilia, quella norma, cioè, popolar-forcaiola che il governo varò frettolosamente quando sembrava che in giro ci fossero solo romeni che stupravano donne. E invece, parentesi, era la classica bufera mediatica: sia perché molti accusati erano innocenti, sia perché gli stupri risultavano inferiori agli anni precedenti. Molti obietteranno che il problema non è svuotare le carceri ma costruirne semplicemente di nuove per ficcarci dentro molta più gente. Funzione retributiva del carcere, chiamiamola. Ma l'unico che si è veramente sbattuto per realizzare un vero piano carceri, al governo, è stato il Guardasigilli Angelino Alfano. Anche Berlusconi, per un po' di tempo, si era mostrato disponibile ad affrontare il problema sul serio. Di fatto, non è andata così. Gli 80 mila posti-carcere inizialmente auspicati dal Ministro, tenendo conto dei tempi di realizzazione, già di per loro rischiavano di peccare addirittura di modestia, un po' come la terza corsia di certe autostrade: quando hai finito di costruirla, serve già la quarta. Il piano carceri effettivo, agli effetti, ha partorito una previsione di 9.510 posti in più: non bastano neppure per l'attuale fabbisogno. Secondo un'accurata inchiesta di Radiocarcere, oltretutto, molti dei nuovi padiglioni sono già stati costruiti ma sono vuoti, perché manca il personale: si parla di circa 2.000 posti detentivi inutilizzati. Il misero dualismo che intrappola la politica italiana, più o meno, recita così: se non farete le carceri sarà necessario un altro indulto, e parte degli italiani vi spellerà vivi; se farete le carceri in tempi come questi, invece, il rischio è che dicano: ecco, c'è la crisi e loro spendono per i galeotti. E così non se ne esce. Ci vorrebbe un governo diverso, non ossessionato dai sondaggi e dal consenso. Speriamo di averlo trovato. Lazio, stanziati fondi riqualificazione Rebibbia e Frosinone Roma, 18 NOV (il Velino/AGV) - La Giunta regionale del Lazio, presieduta da Renata Polverini, ha approvato il finanziamento di interventi di riqualificazione degli istituti penitenziari di Rebibbia e di Frosinone, per un importo complessivo di oltre 200 mila euro. In particolare, 156 mila euro serviranno per la ristrutturazione della caserma degli agenti di polizia penitenziaria della casa circondariale di Frosinone. "Confermiamo un impegno preso proprio qualche giorno fa in occasione della visita del carcere di Frosinone - dichiara il presidente Polverini - si tratta di un progetto importante che, oltre a migliorare la qualita' di vita degli agenti di polizia penitenziaria, coinvolgera' gli stessi detenuti in alcuni dei lavori di riqualificazione". Gli altri interventi riguardano gli arredi della sala colloqui della casa circondariale femminile di Rebibbia (30mila euro), e l'acquisto di un ecografo portatile destinato all'Istituto minorile di Casal del Marmo (20mila euro). "Dopo i finanziamenti per favorire il reinserimento socio-lavorativo - sottolinea l'assessore alla Sicurezza, Giuseppe Cangemi - aggiungiamo un altro tassello alla nostra azione a sostegno dei diritti dei detenuti. Con l'intervento per il carcere femminile di Rebibbia completiamo un precedente finanziamento regionale attraverso il quale abbiamo autorizzato i lavori di ristrutturazione per una migliore vivibilita' dei locali. L'acquisto di un ecografo portatile per l'Istituto minorile di Casal del Marmo, va nella direzione di assicurare la giusta attenzione ai minori detenuti e al loro diritto alla salute". In carcere con 17 dosi di eroina, tutti assolti a Roma Sentenza in abbreviato. Difensore: "Accuse contraddittorie" Roma, 18 nov. (TMNews) - Il 23 febbraio del 2008 uno slavo, un tunisino, un marocchino e due italiani, sono nel carcere di Regina Coeli, nella "stanza riservata per i detenuti nuovi giunti, provenienti dalla libertà" ed "in attesa di perquisizione ordinaria di primo ingresso". Ad un certo punto gli agenti della sicurezza si accorgono che una bustina di polvere bianca è stata gettata contro una cella. Nessuno ammette le proprie colpe. Davanti al giudice dell'udienza preliminare la Procura ha chiesto la condanna di tutti per il reato di detenzione ai fini di spaccio della sostanza stupefacente che era stata rinvenuta e sequestrata. Il gup ha però assolto gli imputati, con la formula più ampia, quella di "non aver commesso il fatto". L'avvocato Cristiano Brunelli, che ha difeso uno degli imputati, insieme con Alessia Capobianco, ha spiegato: "Siamo soddisfatti perché il tribunale ha accolto le argomentazioni difensive in ordine alla piena contraddittorietà dell'impianto accusatorio". Secondo l'atto d'accusa formulato dal pubblico ministero in quella piccola bustina c'era "eroina con percentuali di purezza al 16 per cento, grammi totali di principio attivo 0,44 da cui sono ricavabili 17 dosi singole medie". Ucraina/ Tymoshenko malata, chiede aiuto medici internazionali Il carcere: Può continuare a sostenere gli interrogatori TMNews, 18 nov Yulia Tymoshenko è malata e chiede di essere vista e curata da medici internazionali, perché non si fida di quelli che il governo le invierebbe in carcere. L'ex premier ucraina, che dal mese scorso sta scontando una condanna a sette anni per abuso d'ufficio, soffre di forti dolori alla schiena e le sono tornate le misteriose macchie sul corpo, come grossi lividi, già segnalati in precedenza. Il suo braccio destro, Oleksandr Turchinov, ha annunciato oggi una richiesta di aiuto al Comitato internazionale della Croce rossa e a Medici senza frontiere. Tymoshenko deve essere visitata, ha detto, e ricevere "cure appropriate". Il Servizio penitenziario statale ucraino ha da parte sua fatto sapere con un comunicato che non ci sono "controindicazioni mediche che impediscano all'ex primo ministro Tymoshenko di parlare agli investigatori nei locali del carcere". D'altronde, si aggiunge nella nota, Tymoshenko ha sempre rifiutato gli esami e le cure proposti dai medici dello staff del carcere. Emirati Arabi: sciopero della fame per cinque attivisti detenuti TMNews, 18 nov Sette mesi fa cinque attivisti sono stati arrestati negli Emirati Arabi Uniti e processati con diverse accuse, fra cui quella di aver utilizzato Internet per insultare le autorità, incitare al boicottaggio delle elezioni del Consiglio Federale Nazionale e fomentare proteste contro lo Stato. Il blogger Ahmed Mansour [ar] e gli attivisti Nasser bin Gaith, Fahid Salim Dalk, Hassan Ali Khamis e Ahmed Abdul Khaleq hanno espresso pubblicamente opposizione si procedimenti promossi contro di loro, dichirando di aver subito maltrattamenti, di aver visto negati i propri diritti fondamentali, di essere stati minacciati e insultati. I detenuti si sono rifiutati di presenziare alle udienze [en, come i link successivi eccetto ove diversamente indicato], poiché considerano ingiusto il processo, sapendo che il 27 novembre verrà emessa sentenza contro la quale non potranno ricorrere in appello. I cinque hanno ora avviato uno sciopero della fame, annunciato in un comunicato congiunto, sostenendo che il loro sciopero a tempo indefinito punta a svelare la realtà alle genti degli Emirati e ad esigere che vengano svolte indagini sui sette mesi da loro finora trascorsi in prigione. Gli attivisti hanno anche fatto riferimento ai maltrattamenti e alla frustrazione causate alle loro famiglie, prese di mira da campagne denigratorie, come quella portata avanti da anonimi sotto lo pseudonimo di Soggetto Letale (Shaksiyya Fatake) e Fieri Emirati, che hanno fomentato un clima di generale ostilità nei confronti degli accusati e delle loro famiglie. Sostengono che questa campagna ha persino interferito con un procedimento giudiziale.