Giustizia: Commissione Diritti Umani Senato avvia indagine conoscitiva sulle carceri Ansa, 15 marzo 2011 Avviata l’indagine conoscitiva sulla situazione delle carceri in Italia della Commissione Diritti Umani del Senato Questo pomeriggio, con l’audizione di Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, la Commissione diritti umani del Senato ha avviato una indagine conoscitiva sulle condizioni dei detenuti nelle carceri italiane e sulla salvaguardia dei diritti fondamentali e in particolare nella tutela della salute. L’indagine proseguirà nei prossimi mesi con l’audizione delle associazioni impegnate in questo campo, anche del volontariato, dei rappresentanti della magistratura, della polizia penitenziaria, del Ministero e delle amministrazioni interessate. La Commissione visiterà altresì i principali istituti di pena del Paese. Gonnella: carceri indecorose per il sovraffollamento “È urgente che si prendano provvedimenti a tutela dei diritti umani dei detenuti perché il sovraffollamento rende indecorosa la vita nelle carceri italiane”. Lo ha sottolineato Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, che si batte per i diritti nelle carceri, nel corso della sua audizione alla Commissione diritti umani del Senato che ha avviato oggi l’indagine conoscitiva sugli istituti di pena. “Per risolvere il problema del sovraffollamento - ha aggiunto Gonnella - servono provvedimenti non emergenziali ma duraturi e norme che siano un segnale per il rispetto dei diritti umani”. Gonnella ha anche ribadito l’importanza dell’introduzione del crimine di tortura nel codice penale italiano e dell’istituzione del garante nazionale dei detenuti. “Una figura che abbia potere ispettivo - ha concluso - per poter vigilare su tutti i luoghi di detenzione”. Giustizia: due detenuti muoiono in cella a Padova e Pesaro, già 31 i “morti di carcere” nel 2011 Ristretti Orizzonti, 15 marzo 2011 Nelle sovraffollate carceri italiane negli ultimi 15 giorni si sono verificati sette decessi; da inizio anno i morti sono 31, di cui 11 suicidi. Un’altissima frequenza di “infarti” anche in persone giovani. Adel Mzoughi, tunisino di 36 anni detenuto nella Casa Circondariale di Padova, ieri pomeriggio è stato ritrovato cadavere nella sua cella. L’uomo era in carcere con l’accusa di detenzione di droga e resistenza a pubblico ufficiale. Sono in corso indagini per appurare le cause del decesso, dalle prime informazioni trapelate sembra si sia trattato di un infarto. Le condizioni detentive nella Casa Circondariale di Padova sono caratterizzate da un drammatico sovraffollamento: a fronte di 98 posti “regolamentari” i detenuti presenti all’ultima rilevazione, lo scorso 28 febbraio, erano 216 (indice di affollamento del 220%). Gli stranieri presenti erano 168 (78% del totale), i tossicodipendenti 94 (44% del totale). Victor Galvez, 47enne di origine cilena, ma con cittadinanza italiana, è morto domenica sera verso le 22.30 nella Casa Circondariale di Pesaro. L’uomo era in cella con altri due detenuti e sembra che prima di morire abbia litigato con uno di essi, poi gli animi si sono placati e tutti si sono distesi in branda. Soltanto che il 47enne sembrava troppo immobile. Per questo, gli altri due compagni di cella hanno provato a scuoterlo, ma senza avere risposte. È stato chiamato il 118, il medico e gli infermieri gli hanno praticato delle terapie per far ripartire il cuore. L’uomo è stato caricato e portato all’Ospedale, ma è stato tutto inutile. La procura ha deciso di far sottoporre il corpo ad autopsia per accertare le cause del decesso, seppur ci siano elementi per affermare che si sia trattato di un infarto. Si escludono comunque ferite da arma da taglio. Nel carcere di Pesaro, a fronte di una capienza di 178 posti, i detenuti presenti sono 337 (indice di affollamento del 190%). Gli stranieri sono 182 (56% del totale), i tossicodipendenti 48 (15% del totale) di cui 7 in trattamento metadonico. Nelle celle di 8mq, progettate per un solo detenuto, sono rinchiuse 2 o anche 3 persone. Giustizia: Alfano; puntiamo sulla rieducazione dei carcerati, non su amnistie e indulti Adnkronos, 15 marzo 2011 “Berlusconi dice spesso che lo Stato può privare della libertà coloro che compiono un reato ma non della loro dignità e della loro salute. Questo non è uno slogan ma è il programma di questo Governo che punta alla rieducazione dei carcerati”. È quanto sostiene il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che oggi al Pirellone ha firmato con il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, un protocollo d’intesa per la creazione di nuovi 800 posti detentivi. Il recupero dei detenuti, osserva Alfano “può avvenire solo se questi vivono non in sovraffollamento, in carceri dove possono intraprendere una attività, dove possono essere indirizzati ad un recupero nella società. Quando un detenuto esce dal carcere - sottolinea il ministro - si trova davanti a un bivio: o riprendere la strada del crimine o svolgere un lavoro che lo rimetta in società”. “Chi non ha altre chance nella vita - prosegue Alfano - tende e compiere ancora dei reati. Le statistiche ci dicono che tra coloro che all’interno di un carcere hanno percorso una strada di rieducazione, solo il 10%, una volta fuori, torna a compiere reati. Percentuale che è del 90% tra coloro, invece, che non hanno compiuto questo percorso”. “L’articolo 27 della nostra Costituzione - ricorda Alfano - dice che non solo la pena deve avere una funzione rieducativa ma non può essere contraria al senso di umanità. Che senso di umanità può esserci in una detenzione sovraffollata? Quando siamo arrivati al Governo - aggiunge - abbiamo deciso di intraprendere una strada nuova rispetto a quella percorsa negli ultimi 60 anni con 30 provvedimenti di amnistia e di indulto”. “Ogni due anni - spiega Alfano - avevamo una amnistia o un indulto per svuotare le carceri ma poi ci siamo sempre trovati punto e a capo. Noi puntiamo non sulle amnistie o sugli indulti ma sulla rieducazione dei carcerati per evitare che tornio a delinquere. Questo può avvenire solo con la creazione di posti nuovi per consentire un trattamento umano e una attività rieducativa”. Giustizia: Osapp; in carcere 100 morti l’anno, negato diritto salute con taglio di risorse Ansa, 15 marzo 2011 “È drammatica la situazione sanitaria nelle carceri e il diritto alla salute dei detenuti, sceso a livelli inimmaginabili, è di fatto negato”. Lo denuncia l’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma della Polizia Penitenziaria) replicando alle affermazioni fatte oggi a Milano dal ministro della Giustizia Alfano. “Oltre 100 detenuti muoiono ogni anno per cause naturali - segnala il segretario Leo Beneduci. A volte la causa della morte è l’infarto, evento difficilmente prevedibile. Altre volte sono le complicazioni di un malanno trascurato o curato male. Altre volte ancora la morte arriva al termine di un lungo deperimento, dovuto a malattie croniche o a scioperi della fame”. Con il passaggio della competenza della gestione della sanità penitenziaria dal Ministero della Giustizia alle Regioni, queste hanno ereditato una sanità disastrosa. Ma c’è di più: “i tagli delle risorse economiche destinate alle cure mediche per i detenuti (-31,8%), e quelli dei fondi riguardanti il trasporto, il ricovero in ospedale e le spese per esami specialistici (22,2%) non sono stati comunque compensati dalle Regioni”. E non basta: “altri tagli hanno riguardato più in generale l’organizzazione e il funzionamento del servizio (-79,0%) o l’assistenza e il mantenimento di detenuti tossicodipendenti presso Comunità terapeutiche (-100,0%)”. L’immediata conseguenza di questa azione governativa, secondo l’Osapp, sarà l’aumento dei suicidi e delle ospedalizzazioni, con un pericoloso sovraccarico di lavoro per la Polizia Penitenziaria. Giustizia: ospedali psichiatrici giudiziari, la sofferenza dimenticata da Sirio Valent Articolo 21, 15 marzo 2011 Sovraffollamento, violenza e sporcizia. Ma soprattutto abbandono. Per i detenuti degli ospedali psichiatrici giudiziari - gli ex - manicomi criminali - la fine della pena non arriva mai. Ad Aversa, l’arresto di due agenti penitenziari per stupro verso un giovane detenuto transessuale ha riaperto il dibattito sugli “ergastoli bianchi” e la condizione delle strutture penitenziarie. L’arresto arriva dopo 2 anni di indagini, avviate dalla confidenza della giovane vittima alla psichiatra dell’ospedale giudiziario di Aversa: nel 2008, confessa, avrebbe subito ripetutamente violenza sessuale da parte di due guardie carcerarie. Si cercano i riscontri e le prove di quelle che potrebbero essere solo le parole di un “matto”: si trovano, e scattano i domiciliari per i due agenti. Secondo l’accusa, avrebbero abusato dello “stato di evidente soggezione” della vittima e in ragione della loro posizione di autorità. Una goccia di sofferenza e degrado in un mare magnum sconosciuto, quello degli ospedali psichiatrici giudiziari, ultimi “residui” della legge Basaglia. Nessuna speranza di recupero o di cura per i malati, internati in condizioni di sofferenza e disagio, come testimonia la deputata radicale Rita Bernardini a seguito della sua visita ispettiva nella struttura di Aversa. L’Opg è sovraffollato: 212 posti disponibili a fronte di 284 detenuti. Di questi, il 40% è internato (non sconta una pena, ma viene giudicato socialmente pericoloso e dunque recluso) in regime di proroga. Il 60% non uscirà mai dall’ospedale psichiatrico perché non vi è nessuno (né famiglia, né Asl o associazione di volontariato) disposti ad accoglierlo una volta dimesso. È l’ergastolo bianco, spesso preferito dalle stesse Asl perché meno dispendioso dell’assistenza nel mondo libero. Qualcosa è cambiato, grazie alle pressioni delle associazioni per i diritti dei detenuti, ma solo di recente il numero di dimissioni ha superato quello degli internamenti. La struttura è in condizioni fatiscenti: come riferisce l’onorevole Bernardini, “all’interno ci sono macchie di umidità e nel reparto appena dichiarato agibile sono visibili enormi crepe. Letti a castello incompatibili con le necessità di un centro sanitario di recupero psichiatrico e una situazione disastrosa dal punto di vista igienico, con materassi marci e lenzuola sporche”. La mancanza di personale aggrava il disagio: solo 2 psicologi per 284 pazienti, 89 guardie carcerarie (di cui 34 beneficiano dell’orario ridotto per la legge 104) su 100 necessarie, 6 psichiatri che esercitano al di sotto delle 36 ore settimanali. I medici sono solo a convenzione e l’assistenza specifica è limitata a poche ore della giornata. Gli educatori di ruolo sono solamente due. La farmacologia ha solo funzione sedativa e non è garantito un presidio medico costante. Solo grazie al lavoro encomiabile del neo direttore della struttura, Carlotta Giaquinto, l’ospedale si regge in piedi. “Le responsabilità di un simile degrado - ha concluso Rita Bernardini - sono da ricercarsi nello stato di abbandono e nel totale menefreghismo del Ministero della Giustizia. Sono stati tagliati fondi essenziali per le attività di recupero dei pazienti. Presenteremo un’interrogazione parlamentare il cui testo sarà inviato alla Procura della Repubblica per verificare che non ci siano violazioni penali. La condizione dei pazienti è di vero e proprio maltrattamento”. Giustizia: il ddl sulle detenuti madri in aula al Senato la prossima settimana Apcom, 15 marzo 2011 Inizierà martedì pomeriggio prossimo l’iter di approvazione del ddl sulle detenute madri che oggi è stato esaminato dalla commissione Giustizia di Palazzo Madama. Lo ha stabilito la conferenza dei Capigruppo del Senato. Il testo è già stato approvato quasi all’unanimità (astenuti i soli deputati radicali) in prima lettura alla Camera. Giustizia: dai Radicali interrogazione ad Alfano su figli detenute Dire, 15 marzo 2011 “A seguito del rinvio in Commissione giustizia del Senato del disegno di legge sulle detenute madri che ha innescato una serie di audizioni che confermano alcune delle criticità da noi sollevate settimana scorsa, chiediamo oggi al ministro Alfano di fornire con urgenza le informazioni circa il numero di convenzioni o protocolli per comodato d’uso o altro tipo di collaborazione tra l’Amministrazione penitenziaria e le amministrazioni locali sul tema al fine di poter meglio valutare i tempi di entrata in vigore della legge a oggi prevista per la seconda metà del 2014!”. È la dichiarazione dei Senatori Radicali Marco Perduca e Donatella Poretti. “Considerato che: il Parlamento sta per adottare una legge specifica sulle detenute madri che allo stato attuale prevede l’entrata in vigore di tali norme per il 2014; tale legge eleva all’età di sei anni la possibilità di convivenza tra genitori e figli prevedendo parità di trattamento tra madri e padri; essa prevede la creazione di istituti di pena attenuata nonché di case famiglia protette; a marzo 2011 esiste solo una struttura capace di rispondere al dettato della legge e che essa è il frutto di una sinergia tra le amministrazioni locali e quella centrale - il testo dell’interrogazione a risposta orale. Si chiede di sapere quali e quanti siano in protocolli di intesa che l’Amministrazione penitenziaria ha firmato a oggi con Regioni, Province e Comuni. Quale siano le valutazioni circa il possibile impatto sulle strutture a oggi previste risultante dall’elevamento dell’età dei figli a sei anni e alla parità di trattamento riconosciuta tra madri e padri”. Giustizia: Ctm-Altromercato presenta “Solidale italiano”, prodotti fatti in carcere Redattore Sociale, 15 marzo 2011 Ctm-Altromercato lancia la nuova linea di biscotti, vini, pasta e olio a marchio “Libera terra”. Leoni: “La solidarietà e la sostenibilità non riguardano solo il Sud del mondo”. Biscotti dal carcere di Verbania, paste di mandorle dal penitenziario di Siracusa, panettoni, colombe e prodotti da forno da quello di Terni. E ancora olio, vino, pasta, pomodori e legumi coltivati nelle terre confiscate alla mafia. Sono alcuni dei prodotti di “Solidale italiano”, la nuova linea di prodotti alimentari di Ctm-Altromercato presentata oggi a Milano. Alimenti realizzati interamente in Italia nel pieno rispetto dei criteri di solidarietà, cooperazione, sviluppo e inclusione sociale promossi da Altromercato. “La solidarietà e la sostenibilità non riguardano solo il Sud del mondo - commenta Guido Vittorio leoni, presidente di Altromercato. Con Solidale Italiano vogliamo valorizzare l’operato di quelle realtà locali che quotidianamente si impegnano in programmi di alto valore sociale”. “Circa vent’anni fa, abbiamo portato il commercio equo in Italia con l’obiettivo di costruire un’economia più giusta tra Nord e Sud del mondo - commenta Rudi Dalvai, responsabile del progetto. Ci siamo però resi conto che anche nel nostro Paese ci sono realtà produttive che hanno difficoltà a far conoscere i propri prodotti. E che potevano avere bisogno di un aiuto”. L’obiettivo è costruire un’economia più giusta insieme alle piccole realtà impegnate in progetti di riscatto sociale e sviluppo locale: con una particolare attenzione per i prodotti dell’economia carceraria e per le produzioni realizzate sulle terre confiscate alle mafie. La linea “Solidale italiano” comprende diverse tipologie di prodotti gastronomici, che permettono di portare in tavola un pranzo completo, dall’antipasto al dolce. Dalla cooperativa “Arcolaio” di Siracusa che produce dolcetti a base di pasta di mandorle, ai taralli del carcere di Trani, alle olive della cooperativa “Pietra di scarto” di Cerignola, al vino e alla pasta di “Libera Terra”. “Realtà dall’alto valore etico e sociale, che producono prodotti buonissimi. Le stiamo accompagnando in un percorso per migliorare la qualità del prodotto, diamo consulenze per abbassare i costi e le supportiamo nella distribuzione”, spiega Rudi Dalvai. Giustizia: caso Cucchi, si difende sul blog uno dei medici indagati La Repubblica, 15 marzo 2011 Si difende online, pubblicando documenti dell’inchiesta, Francesca Bruno, uno dei medici dell’ospedale Sandro Pertini rinviati a giudizio lo scorso 24 gennaio per la morte di Stefano Cucchi. Il processo prenderà il via il 24 marzo prossimo davanti alla terza corte d’assise di Roma. Posta sul blog la sua autodifesa Francesca Bruno, la dottoressa dell’ospedale Sandro Pertini in servizio il 22 ottobre 2009, giorno della morte di Stefano Cucchi all’ospedale Pertini di Roma, sei giorni dopo essere stato arrestato per droga. La Procura è convinta che in ospedale “il personale medico e paramedico avrebbe volontariamente omesso” di “adottare per Cucchi qualunque presidio terapeutico”. E in più, secondo quanto ricostruito dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, fu proprio la Bruno a scrivere il certificato di decesso di Cucchi “attestando falsamente che si trattava di morte naturale”. La Bruno però ha sempre rigettato le accuse e ieri ha affidato al suo blog la difesa. Allega on line un documento originale con il quale quel giorno fece richiesta di autopsia sul corpo di Stefano Cucchi, entrato in ospedale il 17 ottobre del 2009 alle 19,45 e deceduto il 22 ottobre alle 6,45. Alla voce “diagnosi clinica presunta” si legge che la Bruno richiese l’autopsia tra l’altro per “sospetta embolia polmonare in paziente affetto da frattura vertebra e trauma facciale e grave dimagrimento”. Ciò, secondo la dottoressa, prova che lei non era affatto convinta, nè scrisse, che Cucchi fosse morto di morte naturale. Lo scorso 24 gennaio, nel corso dell’udienza davanti al Gup, per il caso Cucchi è stato condannato a due anni un funzionario dell’amministrazione penitenziaria regionale, Claudio Marchiandi, direttore dell’ufficio detenuti: aveva chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato. Il gup Rosalba Liso aveva invece rinviato a giudizio 3 agenti della polizia penitenziaria e 9 persone tra medici e infermieri dell’ospedale Sandro Pertini, inclusa la dottoressa Bruno. Tutti accusati a vario titolo di lesioni e abuso di autorità, favoreggiamento, abbandono di incapace, abuso d’ufficio e falsità ideologica. Il processo prenderà il via il 24 marzo prossimo davanti alla terza corte d’assise di Roma. Lombardia: firmata intesa per il Piano carceri; saranno realizzati 800 nuovi posti detentivi Il Velino, 15 marzo 2011 È stata sancita oggi, a Palazzo Pirelli a Milano, una duplice intesa tra ministero della Giustizia e Regione Lombardia per l’attuazione del Piano carceri. La prima intesa, firmata dal presidente della Regione, Roberto Formigoni, e dal commissario delegato per il Piano carceri, Franco Ionta, riguarda la localizzazione delle aree destinate alla realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie previste dal Piano Carceri. La seconda, sottoscritta dal ministro Angelino Alfano e dallo stesso presidente Formigoni, è un accordo quadro che definisce misure di welfare che accompagnano gli interventi di ampliamento degli istituti penitenziari previsti dal Piano carceri. L’Intesa, secondo quanto previsto dal Piano per risolvere l’emergenza del sovraffollamento delle carceri, stabilisce che tre nuovi padiglioni detentivi siano realizzati a Milano Opera, Busto Arsizio e Bergamo. La struttura che amplierà l’istituto penitenziario di Milano Opera avrà una capienza di 400 detenuti e insisterà su un’area di circa 27 mila metri quadrati. All’interno del padiglione sorgeranno otto cortili di passeggio, un’area per attività sportive, un campo da calcio e due centrali tecnologiche. Il costo stimato per l’edificazione dell’opera è di circa 22 milioni di euro. I nuovi padiglioni di Busto Arsizio e Bergamo, il cui costo previsto è di circa 11 milioni di euro ciascuno, avranno una capienza di 200 posti e saranno dotati di quattro cortili di passeggio ciascuno. Tutte le opere saranno edificate in tempi rapidi secondo le disposizioni urgenti per la realizzazione di istituti penitenziari (legge 26 febbraio 2010, n. 26) stabilite per il Piano carceri. Dal punto di vista architettonico, l’obiettivo del Piano carceri è realizzare strutture tecnicamente e funzionalmente adatte a migliorare le condizioni di vita dei detenuti, ampliando gli spazi e favorendo le attività riabilitative, e a garantire al tempo stesso un elevato livello di sicurezza, ottimizzando il lavoro degli agenti di polizia penitenziaria. Con l’Intesa firmata dal ministro Alfano e dal presidente Roberto Formigoni, ministero della Giustizia e Regione Lombardia si impegnano a sviluppare attività di sanità penitenziaria e di trattamento delle persone recluse e delle loro famiglie. In particolare, per i detenuti con problemi di dipendenza, l’intesa ribadisce la necessità di pervenire a protocolli di intervento strutturati atti a garantire la continuità di intervento tra Aziende ospedaliere, Amministrazione penitenziaria, Servizi per le tossicodipendenze e Comunità Terapeutiche. Saranno avviati, inoltre, ulteriori progetti, anche di carattere sperimentale, di istruzione, formazione e lavoro per i detenuti e saranno favorite attività culturali, ricreative e sportive. Per chi opera negli istituti penitenziari, oltre a iniziative di carattere formativo e di accesso ai servizi territoriali, ministero e Regione hanno raggiunto l’accordo per agevolare il trasporto per il raggiungimento delle sedi di servizio e individuare soluzioni abitative da destinare al personale. Conclude l’intesa l’impegno condiviso a destinare le risorse adeguate al complesso delle azioni, ad individuare e predisporre luoghi idonei, sia da un punto di vista strutturale che strumentale, per lo svolgimento di tutte le attività previste. Lombardia: presidente Formigoni; sovraffollamento carceri è un problema disumano Ansa, 15 marzo 2011 “Un Paese civile, come è il nostro, vuole garantire anche ai carcerati una vita degna: in alcune carceri il sovraffollamento è davvero disumano, quindi facciamo un’opera di civiltà puntando soprattutto al recupero del colpevole, che deve scontare la giusta pena ma poi deve essere messo in condizione di inserirsi nella società”. Così il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha commentato i due accordi firmati stamani col ministro della Giustizia, Angelino Alfano, per creare 800 nuovi posti per detenuti, comprese misure di welfare carcerario. A margine della firma al Pirellone, a Formigoni è stato anche chiesto come veda il futuro del carcere di San Vittore. Il caso è “sempre all’ordine del giorno - ha risposto - e gli 800 nuovi posti permetteranno di sfollare anche San Vittore. In prospettiva io sono sostenitore del fatto che la zona, che è urbanisticamente pregiata, possa essere destinata ad altre funzioni, abbattendo non tutto ma solo una parte del carcere”. Il presidente lombardo ha infine assicurato l’ipotesi della Cittadella della giustizia a Milano “non è stata definitivamente accantonata ma resta nel novero dei progetti che si potranno realizzare quando tutti i soggetti saranno d’accordo e saranno raccolte le non indifferenti risorse necessarie”. Lombardia: non solo nuovi posti nelle carceri, ma anche più lavoro per i detenuti Redattore Sociale, 15 marzo 2011 I 59 milioni di euro di investimenti prevedono progetti sperimentali, attività culturali, ricreative e sportive. Il ministro Alfano: “Il tasso di recidiva tra i detenuti che hanno avviato un’attività lavorativa è inferiore al 10%”. Il protocollo d’intesa siglato oggi tra la regione Lombardia e il ministero della Giustizia per l’attuazione del Piano Carceri prevede la costruzione di nuovi padiglioni all’interno per un totale di 800 posti. (vedi lancio precedente) All’interno della casa di reclusione di Milano - Opera verrà realizzata una struttura con capienza di 400 posti e insisterà su un’area di 27mila metri quadri. All’interno del padiglione sorgeranno otto cortili di passeggio, un’area per attività sportive, un campo da calcio e due centrali tecnologiche. Il costo previsto è di circa 22 milioni di euro. I nuovi padiglioni della casa circondariale di Busto Arsizio (Varese) e di Bergamo, il cui costo previsto è di circa 11 mila euro ciascuno, avranno una capienza di 200 posti e saranno dotati di quattro cortili di passeggio ciascuno. Un progetto che mira a combattere il sovraffollamento delle carceri lombarde: oggi la presenza è di circa 9.500 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 5.667 posti (quella tollerabile è di 8.728 unità). “L’articolo 27 della Costituzione prevede che le pene non devono essere contrarie al senso di umanità - ha commentato il ministro Angelino Alfano - . Un carcere sovraffollato non è coerente con il dettato costituzionale”. Il Piano carceri elaborato dal Governo per risolvere l’emergenza dovuta al sovraffollamento, prevede la realizzazione di 11 nuovi istituti penitenziari e di 20 padiglioni che garantiranno 9.150 posti detentivi, per un costo complessivo stimato di 675 milioni di euro. Gli investimenti però non andranno a toccare la casa circondariale di San Vittore, che da anni attende importanti lavori di ristrutturazione: “Abbiamo fatto la scelta di puntare sulla costruzione di nuovi edifici, piuttosto che investire su interventi di manutenzione molto costosi”, ha precisato Franco Ionta, commissario straordinario alle carceri. Oltre ai 44 milioni di euro previsti per la costruzione di nuovi padiglioni, un secondo protocollo prevede l’investimento di circa 15 milioni di euro da parte di regione Lombardia per il 2011 per sviluppare attività di sanità penitenziaria e di trattamento delle persone recluse e dei loro familiari. In particolare, per i detenuti con problemi di dipendenza, l’intesa ribadisce la necessità di pervenire a protocolli di intervento strutturati atti a garantire la continuità di intervento fra Aziende ospedaliere, amministrazione penitenziaria, servizi per la tossicodipendenza e comunità terapeutiche. Saranno inoltre attivati ulteriori progetti, anche di carattere sperimentale, di istruzione, formazione e lavoro per i detenuti e saranno favorite attività culturali, ricreative e sportive. “È ormai dimostrato che il tasso di recidiva tra i detenuti che hanno avviato un’attività lavorativa in carcere è inferiore al 10% - ha aggiunto il ministro Alfano - . Meno recidiva significa meno reati e maggiore sicurezza sociale”. Lazio: per il 150esimo dell’Unità d’Italia, bandiere tricolore e Costituzione nelle carceri Il Velino, 15 marzo 2011 In occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia le celle, gli uffici e gli spazi comuni di ognuna delle 14 carceri della Regione Lazio saranno fornite di copia della Costituzione della Repubblica e di una bandiera tricolore. L’iniziativa, ideata dal Garante dei diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni, è stata presentata questa mattina con una conferenza stampa cui hanno partecipato i vertici regionali dell’amministrazione penitenziaria e i direttori di numerosi carceri della Regione. Il progetto - promosso in collaborazione con la cooperativa sociale “Infocarcere” e la Casa editrice “Herald” - si inquadra nell’ambito delle iniziative volute dal Garante per il 150mo dell’Unità e prevede la distribuzione di oltre tremila copie della Costituzione e di altrettante bandiere tricolori in tutte le carceri della Regione. Alla presentazione erano presenti Maria Cristina Di Marzio del Provveditorato Regionale dell’ Amministrazione Penitenziaria, il Dirigente del Centro per la Giustizia Minorile del Lazio Donatella Caponetti, e i direttori di Rebibbia N.C. (Carmelo Cantone), Civitavecchia N.C. (Silvana Sergi) e dell’Istituto Minorile di Casal del Marmo (Maria Laura Grifoni). “La Costituzione della Repubblica e il tricolore - ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni - sono le pietre angolari su cui poggia la nostra democrazia e, al tempo stesso, una sorta di testimone da passare a chi verrà dopo di noi. Abbiamo pensato a questa iniziativa con la spirito di fornire un valido strumento di lavoro e di riflessione ai reclusi, agli agenti di polizia penitenziaria, al personale amministrativo e a quanti, a vario titolo, frequentano il carcere. Per tutti noi che viviamo quotidianamente questo mondo resta sempre di grandissima attualità e da punto di riferimento lo spirito umanitario e rieducativo che il legislatore costituzionale hanno voluto attribuire in termini inequivocabili alla detenzione”. Nelle intenzioni degli ideatori, l’iniziativa intende non solo celebrare l’anniversario dell’Unità d’Italia ma anche spingere tutte le componenti del pianeta carcere ad approfondire due periodi storici cruciali per la nostra storia: il Risorgimento e la nascita della Repubblica. “Come Provveditorato regionale dell’Amministrazione regionale - ha detto Maria Cristina di Marzo - abbiamo accolto con molto favore questa iniziativa del Garante. È un forte segnale di partecipazione e noi ci attiveremo perché la distribuzione avvenga celermente”. “Con questo gesto il Garante ha sottolineato che i detenuti sono cittadini come gli altri ed hanno diritti come gli altri - ha detto il dirigente del Centro per la giustizia minorile del Lazio Donatella Caponetti - . Per i minori questa iniziativa ha un valore più alto. La Costituzione contiene tutto e l’ideale sarebbe che fosse conosciuta di più nelle scuole. Per questo sono contenta che i ragazzi ristretti abbiano questa possibilità”. “La maggior parte degli stranieri ospiti del minorile sono stranieri - ha detto Maria Laura Grifoni, direttrice dell’Ipm di Casal del Marmo - che hanno un senso di appartenenza al loro Paese di origine molto forte. La prima cosa che farò nei prossimi giorni è spiegare a tutti loro che c’è una Costituzione che parla anche di loro attraverso l’articolo 27”. Le iniziative del Garante per il 150mo dell’Unità d’Italia si concluderanno il 25 marzo nel carcere di Paliano (Fr) con il convegno “Carcere e Unità d’Italia”, alla presenza dei vertici del Dap, della Regione Lazio e della Provincia di Frosinone. “Quello di Civitavecchia è un carcere di frontiera - ha detto Silvana Sergi, direttore del carcere di Civitavecchia - popolato per la maggior parte da stranieri. Io credo che, questo, sarà un momento molto importante di comprensione e di aggregazione”. “La presenza di detenuti stranieri - ha concluso Carmelo Cantone, direttore di Rebibbia N.C. - non sarà un fattore di difficoltà ma casomai un fattore che accrescerà il valore di questa iniziativa che è simbolica ma che contiene anche molti significati. Credo sia giusto che un Paesi parli e spieghi ai cittadini stranieri quelli che sono i suoi valori fondanti”. Lazio: direttori carceri; bene iniziativa Unità d’Italia, detenuti sono cittadini come tutti gli altri Dire, 15 marzo 2011 “Accogliamo con favore l’iniziativa del garante perché i detenuti sono cittadini come tutti gli altri con gli stessi diritti e per i minori è ancora più importante”. È quanto dichiara Donatella Caponetti, dirigente del Centro giustizia minorile del Lazio, durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa ideata dal garante dei diritti dei detenuti del Lazio. “Nella Costituzione si parla anche dei detenuti e quindi è necessario che anche i ragazzi, soprattutto gli stranieri che da noi sono molto numerosi, possano capire e mettersi alla pari con i coetanei che stanno fuori”. L’iniziativa è stata accolta con favore anche da altri dirigenti di istituti penitenziari. Secondo Maria Laura Grifoni, direttrice Ipm Casal del Marmo è “un’ottima iniziativa. Nonostante un po’ di perplessità appena mi è stata comunicata devo dire che ragionandoci ho compreso lo spirito. Credo che il 17 marzo, conclude Grifoni, chiederò ai 50 ragazzi dei mio istituto se sanno che la Costituzione parla anche di loro”. Alla presentazione dell’iniziativa sono intervenuti anche Silvana Sergi, direttrice Nuovo Complesso di Civitavecchia, “un carcere di frontiera - ricorda - popolato in maggioranza da stranieri. Questa idea può diventare momento di comprensione e aggregazione”. Infine Carmelo Cantone, direttore del carcere di Rebibbia, uno dei più affollati del Lazio, spiega: “Anche noi abbiamo molti detenuti stranieri e un’iniziativa come questa credo abbia un grande valore simbolico soprattutto in questo momento. Fra gli operatori dei vari penitenziari il senso di appartenenza è molto forte - aggiunge cantone - forse perché abbiamo girato e giriamo l’Italia lavorando nelle strutture carcerarie che vanno dal nord a sud del Paese e quindi la nostra identità è molto sviluppata. Infine Angiolo Marroni, a proposito del Cie (Centro esplosione immigrati), specifica che “non è un vero e proprio carcere, anche se esiste una sorta di limitazione della libertà personale, ma è gente che è in attesa di essere espulsa. Quindi non sappiamo se anche lì distribuiremo la Costituzione e la bandiera”. Lazio: Isabella Rauti; anche nella nostra Regione istituti custodia attenuata per madri detenute Adnkronos, 15 marzo 2011 Realizzare nel Lazio istituti di custodia attenuata (Icam) in cui le madri detenute possano assistere i propri figli in un ambiente adeguato diverso dal carcere. Ad annunciarlo è la Consigliera regionale del Lazio e membro dell’Ufficio di Presidenza, Isabella Rauti, nel corso di una tavola rotonda dal titolo “Carcere come luogo di pena con le sue carenze e possibili soluzioni”. “L’obiettivo - ha dichiarato Rauti - è creare un modello di carcere in grado di difendere il diritto all’infanzia dei figli delle detenute. L’Assessorato competente sta predisponendo i relativi protocolli per l’attivazione degli istituti sulla scorta dell’unica esperienza operativa in Italia presso l’Icam di Milano. Poiché la permanenza in carcere dei bimbi da zero ai tre anni incide negativamente sulla loro vita, è necessario trovare al più presto un’alternativa che possa offrire prospettive di inserimento e inclusione sociale. Mi auguro - conclude Rauti - che il disegno di legge sulle madri detenute, tornato in Commissione Giustizia del Senato, abbia un iter veloce e positivo”. Firenze: cronaca di un Consiglio comunale “straordinario”… nel carcere di Sollicciano www.nove.firenze.it, 15 marzo 2011 “È fondamentale, affiancandoci all’impegno quotidiano dell’assessore alle politiche sociali, riuscire ad offrire nuove opportunità di formazione e istruzione per i detenuti, nel carcere ma anche fuori dalla struttura”. Lo ha detto l’assessore all’educazione e alla legalità Rosa Maria Di Giorgi intervenendo, questo pomeriggio, nella seduta del consiglio comunale che si è svolta a Sollicciano. “Negli scorsi mesi - ha ricordato Rosa Maria Di Giorgi - abbiamo garantito, a spese del Comune nonostante i tagli del Governo, la copertura della scuola dell’obbligo all’istituto minorile Meucci perché il diritto all’istruzione non può essere negato a nessuno. Abbiamo poi condiviso la battaglia per avere anche quest’anno gli insegnati statali all’interno delle carceri. Intanto i docenti degli ex corsi serali coprono le lezioni necessarie al Meucci nelle varie ore di insegnamento, con l’utilizzo a questo scopo delle ore residue”. “Il lavoro - ha sottolineato l’assessore Di Giorgi - è componente essenziale per facilitare il recupero e l’inserimento sociale dei detenuti e sono quindi necessari corsi di formazione professionale, coinvolgendo anche le aziende del territorio per fornire quanto necessario ai percorsi educativi. I detenuti stranieri, che rappresentano una fetta importante della popolazione di Sollicciano, devono avere la possibilità di seguire corsi di italiano: imparare bene la lingua sarà importante per una loro integrazione una volta fuori. Lavoriamo quindi perché l’attenzione alla formazione venga mantenuta alta, perché i reclusi possano seguire dei percorsi formativi sia a livello culturale che linguistico”. “Dobbiamo riuscire ad utilizzare meglio le strutture del carcere, come l’auditorium - ha aggiunto l’assessore - e per garantire maggiori speranze ai detenuti, in una logica civile di recupero e di reinserimento, sono necessarie anche altre opportunità, attraverso strumenti e percorsi diversi che si trovano fuori dal carcere. Sarà importante, quindi, la collaborazione con l’amministrazione della giustizia che potrà garantire i permessi per i detenuti e il loro accompagnamento nelle varie attività culturali e formative che il Comune può predisporre nel proprio territorio: musei, teatri, corsi di formazione e quanto possa supportare il percorso di recupero di coloro che, sempre e comunque, rimangono cittadini e che, anche se hanno sbagliato, rimangono portatori di diritti inalienabili”. “Rimane tuttavia pesante e gravissima la situazione delle strutture edilizie e sanitarie di Sollicciano, non degna di un Paese civile - ha concluso Rosa Maria Di Giorgi - molti sforzi, in questo senso, dovranno essere fatti dal Mistero della giustizia che deve mettere mano, con urgenza, anche a provvedimenti che consentano misure alternative alla detenzione per evitare l’indegno sovraffollamento: la popolazione carceraria è più del doppio rispetto alla capienza prevista. Si rende necessario, infine, un impegno forte dal punto di vista normativo, da parte del Parlamento, perché la sanzione detentiva non venga comminata a reati che non necessariamente la prevedrebbero. È vero che mancano le risorse, però possiamo sempre cercare di attingere al sostegno del fondo sociale europeo, attraverso progetti mirati, perché si riesca a operare in modo ancora più incisivo e concreto”. “Vogliamo ampliare l’area della legalità e ridurre quella dell’illegalità. Per questo crediamo che l’applicazione della Costituzione, che all’art. 27, 3° comma recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, oltre che a rispondere agli inderogabili principi di rispetto per la persona umana , vada proprio in questa direzione”. Lo ha detto il capo gruppo Valdo Spini presidente della commissione affari istituzionali di Palazzo Vecchio. “Sappiamo - ha aggiunto Spini - che la Costituzione e le leggi che la applicano non raggiungono i loro scopi se non sono sostenute da idonei strumenti il che vuol dire adeguata consistenza di personale e di strutture, di adeguata formazione e quindi di mezzi . Questi sono necessari e lo stato deve fornirli così a Sollicciano come in tutta Italia. Peraltro il Comune di Firenze, con gli altri enti locali e la Regione Toscana hanno un’importante funzione sul territorio, dimostrando che reclusione non significa né dimenticanza né indifferenza alle condizioni di lavoro dell’amministrazione del carcere e della polizia penitenziaria né delle condizioni in cui i detenuti scontano la loro pena e di quelle delle famiglie interessate, particolarmente i bambini piccoli. È per questo che come consiglio comunale siamo qui, non in gita turistica, ma per la consapevolezza dell’importanza dei problemi di un giusto ed umano sistema carcerario. Ricordo che come Ministro per l’Ambiente intervenni per uno spazio di educazione ambientale nella casa di reclusione attenuata per i giovani che viene comunemente chiamata Solliccianino. Oggi, come gruppo consiliare intendiamo cooperare con l’amministrazione per tutte le iniziative sociali di recupero e di sostegno per le famiglie che rispondano all’obiettivo di una società che vuole attivamente favorire il ritorno nella legalità applicando il dettato della Costituzione”. “Ascoltare! Questo è ciò che è importante fare oggi durante il consiglio comunale aperto presso il Carcere di Sollicciano. Ascoltare tutti i soggetti presenti. E sicuramente non scopriremo niente di nuovo, perché ritroveremo i problemi che affliggono il Carcere da anni e che tutti oramai conosciamo e non possiamo più ignorare”. È quanto ha detto il capogruppo Eros Cruccolini di Sinistra Ecologia Libertà. “I recenti dati e notizie relativi ai detenuti tossicodipendenti, richiedono un impegno da parte della Regione Toscana a far sì che questi ultimi possano essere trasferiti nelle comunità di recupero, anche perché in carcere non avviene nessun tipo di rieducazione e inoltre ciò che leggiamo dai giornali ci dice in carcere circola comunque la droga. Debbo rivolgere un ringraziamento particolare all’On. Gabriele Toccafondi che si è impegnato per i contatti necessari per la presenza odierna del sottosegretario Caliendo. Quella di Caliendo è una presenza sulla quale contiamo molto perché ha già dimostrato sensibilità ricevendo a Roma, qualche mese fa, il Garante dei detenuti Corleone, il sottoscritto e i colleghi Stefano Di Puccio e Maurizio Sguanci. Importante presenza perché sottoponga al Governo i problemi strutturali di Sollicciano: le cucine, le docce, ecc., il problema delle guardie penitenziarie troppo poche e che vanno aumentate, ma anche la necessità di un’attività interna formativa, indispensabile per dare ai detenuti una chance di occupazione al momento dell’uscita dal carcere. Senza dimenticare in questo ambito la componente femminile che riceve ancora meno formazione (in passato erano stati proposti corsi di informatica, parrucchiera e di addetto ai servizi generali). Sarebbe importante - ha aggiunto Cruccolini - un monitoraggio del servizio sanitario nazionale che, qualche volta nel suo funzionamento ha qualche inghippo, per l’esigenza di spazi dedicati all’interno delle realtà ospedaliere di Careggi, Empoli e Prato per i detenuti che hanno esigenze di ricovero. A Sollicciano c’è poi l’annoso problema del carico elettrico che potrebbe essere risolto con un progetto per l’installazione di pannelli fotovoltaici da apporre sul tetto del carcere. In conclusione bisogna considerare che in una comunità un carcere non può essere considerata una realtà a sé. Pertanto dal mondo imprenditoriale ci aspettiamo una disponibilità e apertura per quanto attiene alla formazione, agli inserimenti lavorativi e ad un contributo per i finanziamenti necessari”. Firenze: i detenuti di Sollicciano contro i politici; siete qui per lavarvi la coscienza… La Repubblica, 15 marzo 2011 “Chiediamo che le cose dette oggi non siano solo parole, visto che molte sono le stesse cose dette sei anni fa nel precedente consiglio comunale qui a Sollicciano”, tuona prima Agnese. “Mi auguro che questo non sia per voi solo un momento per lavarvi la coscienza, ma che possa servire per cose concrete”, rincara la dose Daniele. È la pancia di Sollicciano che si ribella alla politica. Agnese e Daniele sono due dei 980 detenuti del penitenziario fiorentino: tocca a loro parlare a nome del popolo di Sollicciano di fronte al consiglio comunale di Firenze che si riunisce in seduta straordinaria nella sala cinema del carcere a sei anni di distanza dall’ultima volta. E la beffa è che, fanno notare entrambi, i problemi sono sempre gli stessi. Il sovraffollamento prima di tutto: prima di Natale c’erano 1024 detenuti quando la capienza sarebbe di meno di 500 persone e quella tollerabile di 800. Oggi ci sono 980 detenuti che vivono anche in 4 in celle di 12 metri quadri, passeggiano in corridoi dove piove, si affacciano a terrazzini pieni di guano e infiltrazioni, si fanno la doccia spesso senza acqua calda. Il tetto inoltre non è mai stato riparato del tutto. E non finisce qui. Ieri il consiglio comunale di Firenze è tornato a farsi vivo e si è parlato di sovraffollamento ma anche della questione della presenza dei figli in carcere o della mancanza di acqua calda per le docce. Nella sala cinema dell’istituto c’erano circa 150 detenuti: alcuni sono anche intervenuti nel dibattito, al quale hanno preso parte tra gli altri, il sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo, parlamentari, il garante dei diritti dei detenuti del Comune, Franco Corleone e il direttore del carcere, Oreste Cacurri. L’annuncio più importante è arrivato da Caliendo: “Sono previsti impegni per 16,5 milioni di euro nel 2012 - 2013 in Toscana: di questi, 3,2 saranno spesi nel carcere di Sollicciano per il rifacimento dell’impianto elettrico”. Caliendo ha anche garantito il suo impegno per un contributo di 100 mila euro per dare avvio subito “a lavori più urgenti a Sollicciano, rispetto ai progetti che riguardano interventi strutturali, per le cucine o per la mancanza di acqua calda per le docce”. Il sottosegretario ha poi sottolineato: “Dobbiamo renderci conto che il sovraffollamento nelle carceri non è frutto di una politica degli ultimi anni, ma di una politica che dal dopoguerra ad oggi ha visto il ricorso alla sanzione penale come unica sanzione, senza possibilità di sanzioni alternative”. “Dobbiamo tenere conto - ha continuato - anche del fatto che questo Governo non vuole ricorrere a ipotesi di indulto e amnistia”. “Occorre fare in modo - ha concluso - che ci siano strutture idonee per garantire il trattamento di recupero e che alla privazione della libertà non si aggiungano ulteriori pene”. Il garante Corleone ricorda che il problema principale è quello dei tossicodipendenti: “Sono circa il 30% del totale dei detenuti, se i reati di tossicodipendenza fossero depenalizzati e queste persone fossero fuori dal carcere il problema del sovraffollamento non si porrebbe”. Il direttore Cacurri ha ricordato che “la popolazione carceraria è intorno ai mille detenuti, il doppio della capienza regolamentare” ed ha sottolineato che “il Consiglio ha dimostrato attenzione particolare per Sollicciano che non può essere lasciato solo: c’è carenza di risorse e speriamo che questa seduta possa servire a portare qualcosa di concretò’. Per Corleone “Sollicciano deve diventare un luogo di civiltà: le persone detenute non devono essere vittime. Il sovraffollamento è provocato da leggi criminogene che portano a questa situazione, cioè leggi che portano in carcere persone che probabilmente potrebbero non essere qui; e penso al 30% di tossicodipendenti”. “Alla cronica diminuzione di personale - ha detto l’assessore alle politiche sociosanitarie, Stefania Saccardi - si accompagna ormai costantemente l’aumento del numero di detenuti. Siamo ormai giunti al limite del rispetto della dignità delle persone ed è insopportabile una politica giudiziaria fatta di proclami senza mai un gesto concreto e un investimento economico anche modesto”. L’assessore ha poi annunciato che la casa di accoglienza donne “si farà in una struttura della Caritas a Scandicci, di 6 posti” e che “noi siamo disponibili a ragionare su una struttura per la semilibertà, ma vorremmo vedere un po’ di impegno del ministero. Per quanto riguarda l’istituto di custodia attenuata per madri e bambini è in corso di realizzazione l’accordo definitivo”. Oggi a Sollicciano sono anche intervenuti il provveditore toscano dell’amministrazione penitenziaria, Maria Pia Giuffrida, il presidente del Tribunale di sorveglianza di Firenze, Antonietta Fiorillo, la senatrice Silvia Della Monica, coordinatrice del Forum giustizia del Pd toscano, il senatore radicale Marco Perduca, l’onorevole Gabriele Toccafondi e il senatore Achille Totaro, rispettivamente coordinatore e vice coordinatore del Pdl fiorentino che si sono detti “soddisfatti” della conferma data dal sottosegretario Caliendo “sulle 3000 nuove assunzioni, nei prossimi anni, di agenti di polizia penitenziaria, che riguarderanno anche Sollicciano”. Bologna: (Pd); urgente trovare soluzioni a grave sovraffollamento carcere Dozza Adnkronos, 15 marzo 2011 Il segretario del Partito Democratico di Bologna, Raffaele Donini, si è recato oggi in visita al carcere della Dozza, accompagnato da Pasquale Spina, segretario del Circolo aziendale del Pd Casa Circondariale Dozza. Al termine della visita, che ha riguardato in particolare la sezione femminile (compresa l’area nido), la sezione reclusione e l’area sanitaria, il segretario si è trattenuto con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali del personale di Polizia penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Bologna. “Ci sentiamo impegnati - ha assicurato Donini - a seguire da vicino la difficile situazione della Dozza. È urgente trovare soluzioni al grave sovraffollamento della struttura, che rende problematico il lavoro del personale e oltremodo difficili le condizioni di vita dei detenuti. Il Pd sostiene le giuste istanze della polizia penitenziaria, costretta ormai da tempo a lavorare con grande disagio e con un organico decisamente sottostimato, nell’evidente indifferenza del Governo”. Il Circolo Pd Casa Circondariale Dozza ricorda infatti i numeri del sovraffollamento: al momento sono presenti 1.124 detenuti racchiusi in una struttura realizzata per soli 497 (a regime regolamentare) e 903 a regime di massima tollerabilità. L’organico attuale è pari a 520 unità (la previsione organica per la Casa Circondariale di Bologna è di 567 unità), ma il personale effettivo è pari a 385 unità (al netto di distacchi, missioni, aspettativa, etc.). Alle difficoltà derivate dalla carenza degli organici e all’aumento della popolazione carceraria, si aggiungono i turni di lavoro eccessivamente lunghi, il mancato godimento del congedo ordinario e dei riposi accumulati e il cronico ritardo nel pagamento delle varie indennità. “L’ultima manovra finanziaria, con ulteriori tagli, ha determinato la paralisi totale delle attività”, spiega Spina, che esprime anche preoccupazione “per il recente piano carceri, che graverebbe su organici già insufficienti con l’apertura di nuovi padiglioni per far fronte all’aumento della popolazione detenuta e che sembrerebbe limitare l’impiego del personale penitenziario a una funzione meramente custodiale”. Porto Azzurro (Li): terminata la protesta dei detenuti, tolti i provvedimenti restrittivi Il Tirreno, 15 marzo 2011 Da questa mattina la situazione all’interno della terza diramazione dell’istituto penitenziario è ritornata alla normalità. Il provvedimento restrittivo, alla base della protesta e che era stato applicato nei giorni scorsi (in cella 22 ore su 24) è stato rimosso. Da oggi i carcerati possono muoversi nella diramazione, come avveniva nelle settimane precedenti. Torna la calma nel reparto ma continua a spirare il vento della polemica. Aldo Di Giacomo è responsabile a livello nazionale del Sappe, sindacato della polizia penitenziaria. Dice: “Due anni fa la casa di reclusione di Porto Azzurro era tra i migliori istituti della nostra penisola. Da un po’ di tempo a questa parte le cose sono notevolmente peggiorate, al punto che l’istituto di Porto Azzurro è sprofondato agli ultimi posti”. Una forma degenerativa che ha visto il taglio netto degli organici di polizia, una riduzione del personale addetto ai rapporti quotidiani con i detenuti, sovrappopolamento dei ristretti nelle celle, mancanza o razionamento di beni e materiali per il carcerato. A tutto andrebbe aggiunto anche lo scarso rispetto delle norme costituite che regolano la vita nella cittadella carceraria. Rimarca Di Giacomo. “Il carcere di Porto Azzurro è allo sbaraglio. Non ci si raccapezza più niente, se continua questo andazzo”. Stamani il Sappe chiederà un incontro con il provveditore alle carceri della Toscana per parlare della situazione che si è venuta a creare all’intero del forte di San Giacomo. Troppi casi di litigi, risse, colluttazioni fra detenuti; sono volati pugni anche contro alcuni agenti di polizia. Da qui la decisione di negare ai ristretti la possibilità di spostarsi liberamente nel braccio numero tre e tale provvedimento ha innestato la protesta dei carcerati per cui, per due volte al giorno, sbattevano qualsiasi oggetti contro le sbarre delle finestre, per attirare l’attenzione su di loro e sulla loro situazione all’interno della cittadella. Poi c’è stata la visita dell’assessore regionale che ha incontrato una delegazione di carcerati e di operatori penitenziari. Infine l’ultimo passo: la normalizzazione. “Ma non è risolto il problema - conclude Di Giacomo - Bisogna fare qualcosa di più incisivo, se non vogliamo che la sitauzione degeneri. Chi non sta alle regole deve essere trasferito”. Bologna: Sel denuncia i tagli di risorse per il carcere minorile del Pratello Redattore Sociale, 15 marzo 2011 Azzerati i fondi per il laboratorio Terra Verde (45 mila euro) e tagliati quelli per i mediatori sociali. La denuncia arriva da Gian Guido Naldi, consigliere di Sel che ha visitato il carcere del Pratello. “Al carcere minorile del Pratello il commissario Anna Maria Cancellieri ha azzerato i fondi per il laboratorio Terra Verde e tagliato quello per i mediatori sociali. Visto questo e visto il Cie, noi non saremo di sicuro tra coloro che ci metteremo un cartello per chiederle di rimanere a Bologna”. Così Gian Guido Naldi, consigliere regionale di Sel, che questa mattina insieme alla collega Gabriella Meo (Verdi) ha visitato l’istituto minorile di via del Pratello, a Bologna. La nota più dolente, oltre all’affaticamento della Polizia penitenziaria che al minorile lavora “a ranghi ridottissimi”, è sul taglio dei fondi. “Nel 2011 Cancellieri ha tolto la sovvenzione per il laboratorio artigianale artistico Terra verde, che svolgeva importanti attività con i minori del Pratello. Erano 45.000 euro, sono stati tagliati tutti - attacca Naldi - a cui si aggiungono i tagli ai fondi per i mediatori culturali, che incidono sull’attività”. Resta poi, al Pratello, il problema della ristrutturazione ancora in corso, che rende la struttura in una situazione di “provvisorietà e precarietà perenni”, che fanno sì che il Pratello in realtà “funzioni a metà”. Al momento, solo uno dei due piani è stato ristrutturato (l’altro è ancora tutto sottosopra), quindi il carcere minorile può “ospitare 20 - 22 ragazzi rispetto i 40 previsti”. Se la ristrutturazione ancora in atto “rende difficoltoso il lavoro e l’attività”, dice Naldi, dove i lavori sono stati ultimati sono emersi “errori pacchiani” nella progettazione. Vale ad esempio per “le docce - spiega il consigliere - dove nessuno ha previsto che ci volesse un piano inclinato per far fluire l’acqua verso lo scolo e non sul pavimento”. La visita Di Naldi e Meo al Pratello ha messo in luce anche alcuni aspetti positivi. “Con i soldi dell’amministrazione penitenziaria è stato finalmente sistemato il campo sportivo, che per i ragazzi è molto importante”. Inoltre, prosegue Naldi, “abbiamo visitato un bellissimo laboratorio di cucina, che eè stato realizzato grazie alla Fondazione Dal Monte. Ha pagato sia la struttura, bellissima, sia i corsi di formazione per i minori”. Il tema che più preme ai consiglieri - e presto lo porteranno in Regione - è il reinserimento sociale dei minori che escono dal Pratello, dove “la maggior parte dei ragazzi, soprattutto stranieri, è lì perché non ha una famiglia alle spalle, altrimenti non entrerebbero in carcere e otterrebbero misure alternative”. Un fattore, questo, che “alza tantissimo il rischio di recidiva una volta usciti dalla struttura”. Proprio per questo Naldi e Meo intendono avviare una “verifica su base regionale per capire l’esito dei percorsi di reinserimento sociale del Pratello. Quanti vanno a buon fine e quanti ragazzi, invece, finiscono per tornare in breve tempo al minorile”. Bologna: un agente penitenziario aggredito al carcere minorile del Pratello Redattore Sociale, 15 marzo 2011 La Cisl scrive al Prefetto per informarlo dell’ennesima aggressione avvenuta all’interno del carcere del Pratello. Episodi dovuti all’inadeguatezza della dotazione organica che non permette al personale di lavorare in sicurezza. Un agente dell’istituto minorile del Pratello è stato aggredito ieri nel tardo pomeriggio da alcuni minori detenuti nella struttura. Lo rende noto il sindacato della Cisl, che sull’onda dell’ennesimo episodio prende carta e penna e scrive al Prefetto di Bologna, Angelo Tranfaglia, per informarlo dell’accaduto e per tornare a chiedere, ancora una volta, “la risoluzione delle gravissime problematiche dell’istituto penale minorile”. Al Pratello, scrive nella lettera il segretario regionale di Cisl, Gianluca Giliberti, “sono presenti appena 31 poliziotti penitenziari, di cui uno in distacco da altro istituto”, mentre l’organico vorrebbe la presenza di 41 unità. Di qui la richiesta al Prefetto di non assegnare agli agenti nessuna nuova incombenza, come potrebbe derivare dall’istituenda “socialità serale” (in via di creazione al minorile). A Tranfaglia la Cisl chiede di “sospendere ogni nuova iniziativa”, tra cui questa. Gli agenti non ce la fanno, denuncia il sindacato, che sta studiando un nuovo “modello organizzativo” (insieme al Direttore del Centro di giustizia minorile) per passare alcune incombenze che ora gravano sulla Polizia ad “altre figure di nuova istituzione”. Si tratta in ogni caso “meri palliativi”, dal momento che “senza un adeguamento delle risorse umane”, non si può “affrontare null’altro che l’ordinaria amministrazione e non sempre in maniera ineccepibile”. Per il Pratello serve una soluzione, dice Giliberti, occorre tenere in considerazione le esigenze dell’istituto. Intanto, nell’immediato, la Cisl chiede a Tranfaglia di disporre “provvedimenti di missione o interpelli” affinché “possa essere garantito al personale di Polizia penitenziaria un accettabile livello di sicurezza”, oltre che il rispetto dei propri diritti. Lo scorso 16 febbraio sempre al Pratello si era verificato un episodio simile. In quell’occasione un agente era stato preso a calci e colpito con una sedia da un detenuto perché gli aveva rifiutato i soldi per una telefonata. Rovereto (Tn): detenuto tenta di suicidarsi in cella, salvato da agenti e medici Il Trentino, 15 marzo 2011 Dramma, nel primo pomeriggio di ieri, nel carcere di via Prati. Un detenuto, sembra uno straniero, ha tentato di togliersi la vita. L’intervento prima degli agenti di custodia e poi degli operatori sanitari ha evitato che il dramma si trasformasse in tragedia. L’uomo è stato soccorso e quindi trasportato in ospedale: le sue condizioni sono gravi ma non sembra in pericolo di vita. Cosa sia successo esattamente nella casa circondariale, che tra breve dovrebbe essere “svuotata” con i detenuti trasferiti nel nuovo carcere di Spini di Gardolo a Trento, non si sa, anche perché ieri è stato impossibile parlare con la direttrice. Resta il fatto che forse è bastato un momento di sconforto o di disperazione per indurre un uomo a tentare di togliersi la vita. Uno dei tanti, troppi detenuti che vanno ad allungare la lista di chi, nelle carceri italiane, tenta il suicidio e spesso ci riesce. Siracusa: continua lo stato di agitazione degli agenti di Polizia Penitenziaria La Sicilia, 15 marzo 2011 Continua lo stato di agitazione degli agenti di Polizia Penitenziaria. Dopo il sit-in di venerdì scorso davanti ai cancelli della Casa di Reclusione di contrada Piano Ippolito, nuova iniziativa unitaria delle organizzazioni sindacali che, venerdì prossimo alle 10 manifesteranno il loro disagio in piazza. L’appuntamento è davanti il Palazzo della Prefettura di Siracusa, la manifestazione si svolgerà - assicurano gli organizzatori - secondo le modalità previste e con grande senso di responsabilità. Ugl Pol. Pen., Fsa Cnpp, Sinappe, Cisl Fns Fp, Cgil P.P.e Uil, auspicano che una delegazione di sindacalisti possa essere ricevuta dal Prefetto a cui sarà esposta sinteticamente la reale situazione delle carceri del territorio di sua competenza e si possano riferire eventuali utili interventi a ripristino della situazione difficoltosa che meriterebbe molta più attenzione. “È arrivato il momento - si legge nel documento unitario delle organizzazioni sindacali di categoria - di chiedere all’opinione pubblica e a tutti cittadini di aiutare gli operatori della sicurezza, appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, a lavorare con serenità, senza quotidianamente essere mortificati e umiliati nello svolgimento del delicato compito a loro affidato”. A fare precipitare la situazione che da tempo era stata denunciata, ma invano, dalle organizzazioni sindacali, l’evasione dalla casa di reclusione di un detenuto “un’evasione quasi annunciata”, per il “solo” fatto che si sarebbe potuto evitare se fossero state ascoltate le richieste di aiuto indirizzate alle autorità competenti. Si tratta di Walter Pitzanti di anni 40, lavorante “sconsegnato” della zona esterna al muro di cinta, nei confronti del quale erano previsti controlli saltuari. Il detenuto negli anni di reclusione ad Augusta, aveva mantenuto un comportamento tale da non far presagire mai condotte irregolari ancorché gravissima come quella di cui si è reso responsabile. Il personale di Polizia Penitenziaria, anche libero dal servizio, si è mobilitato alla ricerca dell’evaso, ricercandolo su tutto il territorio megarese, nel siracusano e in svariate zone della città di Catania, ma, purtroppo, senza trovarlo. Dalle ricerche si spera possano emergere elementi utili a riconsegnare l’evaso alla giustizia. Rabbia e amarezza si leggono nel volto di tutti gli operatori della polizia penitenziaria del comando di Augusta, che non avrebbero mai voluto sentirsi tirare in causa per un fatto simile. La carenza di organico (circa 120 poliziotti in meno) uno dei nodi principali. Grecia: il Comitato per la Prevenzione della Tortura denuncia “disastroso stato delle carceri” Ansa, 15 marzo 2011 Carceri in mano a gruppi di detenuti e centri per immigrati sovraffollati e tenuti in uno stato pietoso. Queste le dure accuse alla Grecia contenute in una dichiarazione pubblica del Comitato per la prevenzione della tortura (Cpt) del Consiglio d’Europa. Quella è la prima volta che il Cpt fa una dichiarazione pubblica nei confronti di un paese membro della Ue, e solo la sesta volta da quando è stato creato nel 1989. Ma il ricorso a una dichiarazione pubblica, secondo il Cpt è stato reso necessario vista la totale inerzia delle autorità greche e alla costatazione che da quando il Cpt ha iniziato a visitare il Paese nel 1993 la situazione non ha fatto che peggiorare. Uzbekistan: Human Rights Watch denuncia torture e minacce sistematiche nelle carceri Ansa, 15 marzo 2011 L’associazione per i diritti umani Human Rights Watch ha denunciato un peggioramento della situazione in Uzbekistan, dove, dopo aver denunciato una serie di abusi nelle carceri, la stessa associazione sarebbe stata costretta a chiudere i suoi uffici. “L’espulsione della Hrw giunge durante un grave peggioramento della crisi dei diritti umani in Uzbekistan”, afferma in una nota l’ufficio di New York. “Oltre una dozzina di attivisti politici e per i diritti umani sono in prigione - aggiunge la nota - la tortura e le minacce nel sistema penitenziario sono sistematiche, e serie violazioni rimangono impunite”. L’organizzazione ha quindi fatto appello all’Unione europea e agli Stati Uniti, affinché premano sul governo dell’Uzbekistan per far cessare gli abusi. Messico: direttrice carcere uccisa a coltellate durante rissa tra detenuti Adnkronos, 15 marzo 2011 La direttrice del carcere di Nuevo Laredo, in Messico al confine con gli Stati Uniti, è stata uccisa con 4 coltellate durante una rissa scoppiata tra una cinquantina di detenuti. La donna, Rebeca Nicasio Vazquez, aveva assunto la direzione del penitenziario da un paio di mesi, dopo l’evasione di massa di metà dicembre, quanto 150 detenuti erano riusciti a fuggire con la complicità di alcune guardie.