Giustizia: in 10 anni spesi 29 miliardi per le carceri, ma solo 2,6 € al mese in "rieducazione" Ansa, 6 aprile 2011 La denuncia di Ristretti Orizzonti: "L'80% assorbito dal personale. Alla rieducazione 2,6 euro al mese, alle attività scolastiche 3,5". Nel 2010 il costo giornaliero di un detenuto è stato di 113 euro: "Cresce il numero dei reclusi, calano le risorse". Negli ultimi 10 anni il sistema penitenziario italiano è costato alle casse dello Stato circa 29 miliardi di euro. Dal 2007 al 2010 le spese sono state ridotte del 10%, ma in modo diseguale. Il personale ha rinunciato al 5% del budget, l'attività di rieducazione dei detenuti e la manutenzione delle strutture penitenziarie hanno avuto il 31% in meno di fondi. Dal 2000 ad oggi il costo medio annuo del Dap è stato di 2 miliardi e mezzo. Il grosso della spesa (quasi l'80%) paga i costi del personale. I dati sono contenuti in un report di "Ristretti Orizzonti", l'associazione che monitora la situazione delle carceri. "Nel 2007 la spesa, pari a 3 miliardi e 95 milioni, ha segnato il massimo storico. Nel 2010, per effetto dei tagli imposti dalle ultime Leggi Finanziarie, la spesa è risultata essere di 2 miliari e 770 milioni, in calo di circa il 10% rispetto al 2007. Il 79,2% dei costi nel decennio - spiega il report - sono stati assorbiti dai circa 48.000 dipendenti del Dap (polizia penitenziaria, amministrativi, dirigenti, educatori, etc.), il 13% dal mantenimento dei detenuti (corredo, vitto, cure sanitarie, istruzione, assistenza sociale, etc.), il 4,4% dalla manutenzione delle carceri e il 3,4% dal loro funzionamento (energia elettrica, acqua, etc.)". "L'incidenza del costo relativo al personale negli ultimi 4 anni è aumentata di ben 5 punti percentuali (dal 79,3 del 2007 all'84,3% del 2010), quindi i sacrifici non si sono scaricati equamente sui diversi capitoli di spesa: al personale in 4 anni sono stati tolti 119.225.000 euro (circa il 5% del budget a disposizione nel 2007), mentre nello stesso periodo le spese di mantenimento dei detenuti, di manutenzione e funzionamento delle carceri hanno subito una decurtazione di 205.775.000 euro, pari al 31,2%", prosegue lo studio di Ristretti Orizzonti. L'associazione radicale spiega inoltre che "per quanto riguarda il costo medio giornaliero di ogni singolo detenuto, dal 2001 ad oggi il costo medio è stato di 138,7 euro. Questa cifra è determinata da due elementi: la somma a disposizione dell'Amministrazione Penitenziaria e il numero medio dei detenuti presenti in un dato anno. L'ammontare dei fondi stanziati non risulta collegato all'aumento della popolazione detenuta (tanto che dal 2007 ad oggi i detenuti sono aumentati del 50% e le risorse del Dap sono diminuite del 10%), quindi piú persone ci sono in carcere e meno costerà il mantenimento di ciascuno di loro. Cosí mentre il sovraffollamento ha raggiunto livelli mai visti (in 30 mesi i detenuti sono aumentati di quasi 30 mila unità: dai 39.005 dell'1 gennaio 2007 ai 67.961 del 31 dicembre 2010), la spesa media giornaliera procapite è scesa a 113 euro (nel 2007 era di 198,4 euro, nel 2008 di 152,1 euro e nel 2009 di 121,3 euro)". Nel dettaglio, di questi 113 euro: 95,3 (pari all'84,3% del totale) servono per pagare il personale; 7,36 (6,2% del totale) sono spesi per il cibo, l'igiene, l'assistenza e l'istruzione dei detenuti; 5,60 (5,4% del totale) per la manutenzione delle carceri; 4,74 (4,1% del totale) per il funzionamento delle carceri (elettricità, acqua, etc.). Escludendo i costi per il personale penitenziario e per l'assistenza sanitaria, che è diventata di competenza del Ministero della Salute, nel 2010 la spesa complessiva per il mantenimento dei detenuti è pari a 321.691.037 euro, quindi ogni detenuto ha a disposizione beni e servizi per un ammontare di 13 euro al giorno. Tra le voci di spesa, i pasti rappresentano la maggiore (3,95 euro al giorno), seguita dai costi di funzionamento delle carceri (acqua, luce, energia elettrica, gas e telefoni, pulizia locali, riscaldamento, etc.), pari a 3,6 euro al giorno, e dalle 'mercedi dei lavoranti' (cioè i compensi per i detenuti addetti alle pulizie, alle cucine, alla manutenzione ordinaria, etc.), che concorrono per 2,24 euro al giorno. "Al riguardo va detto che il fabbisogno stimato per il funzionamento dei cosiddetti servizi domestici sarebbe di 85 milioni e l'anno, ma nel 2010 ne sono stati spesi soltanto 54: i pochi detenuti che lavorano si sono visti ridurre gli orari e, di conseguenza, nelle carceri domina la sporcizia e l'incuria", segnala il report. Per quanto riguarda la rieducazione, "la spesa risulta a livelli irrisori: nel trattamento della personalità ed assistenza psicologica vengono investiti 2,6 euro al mese, pari a 8 centesimi al giorno! Appena maggiore il costo sostenuto per le attività scolastiche, culturali, ricreative, sportive: 3,5 euro al mese, pari a 11 centesimi al giorno per ogni detenuto, conclude la ricerca. Giustizia: il carcere delle morti e delle violenze invisibile ai Tg Il Fatto Quotidiano, 6 aprile 2011 Il carcere e dintorni è un argomento tabù per i telegiornali più popolari, che preferiscono dedicare buona parte del tempo alle vicende di B., fabbricando una loro verità che ha più il sapore della propaganda che dell'informazione. È sufficiente risentire tutto quello che è stato detto attorno alle sue promesse durante la visita a Lampedusa, poi, come spesso gli accade, i fatti lo smentiscono. Esattamente come è accaduto a L'Aquila, ancora piena di macerie, a due anni dal terremoto. I tg, invece di verificare se alle promesse seguono i fatti, preferiscono dare spazio a notizie come il cane che parla, l'ultima invenzione di Steve Jobs o il piacere di andare in vacanza in crociera. Per fortuna ci sono telegiornali, come quello di Mentana su La7, SkyNews24 e Rai News di Corradino Mineo, che seguono più da vicino ciò che accade nella nostra società e ogni tanto ci informano di fatti drammatici che riguardano giovani arrestati. La situazione nelle carceri è drammatica ed è precipitata da quando sono state approvate due leggi: l'ex Cirielli, che vieta nel caso di reati minori pene alternative, e la Fini-Giovanardi, che aumenta le sanzioni per produzione, traffico, detenzione illecita e uso di sostanze stupefacenti: l'una e l'altra stanno alimentando il sovraffollamento. Nell'ultimo weekend due detenuti sono morti e altri due in fin di vita. Dall'inizio dell'anno le vittime sono 37, di cui 15 per suicidio, 17 per cause naturali e 7 ancora da accertare, 12 gli stranieri. Quante di queste morti sono la conseguenza di soprusi e violenze? Ha iniziato Patrizia Aldrovandi che ha avuto la forza e il coraggio di scoprire, coinvolgendo l'opinione pubblica, le ragioni della morte del figlio Federico (4 poliziotti sono stati condannati in primo grado per eccesso colposo a 3 anni e 6 mesi di carcere), poi Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, arrestato e morto in ospedale: è in corso il processo, imputati 3 guardie carcerarie, 6 medici e 3 infermieri. Altri casi: Giuseppe Uva morto nella caserma dei carabinieri di Varese per percosse, Niki Aprile Gatti morto nel carcere di Sollicciano, la famiglia non crede che si sia ucciso. Uno dei quattro tentativi di suicidio avvenuti nel weekend scorso (2 riusciti), è quello di Carlo Saturnio, 22 anni, di Manduria, in coma irreversibile. Il giovane, detenuto per furto, è parte civile in un processo a Lecce contro 9 agenti del carcere minorile accusati di maltrattamenti e vessazioni su detenuti. Carlo aveva denunciato le sevizie subite all'età di 16 anni. Se le 37 morti in carcere sono nella norma come i 4 morti sul lavoro al giorno, dov'è la notizia? Giustizia: Fp-Cgil; l'emergenza carceri non è finita... basta con la propaganda Ansa, 6 aprile 2011 "La Cgil, settore funzione pubblica, è disposta a discutere della riforma di tutto il sistema dell'esecuzione penale, ma qualunque confronto deve partire da una presa d'atto sulla gravità della situazione. Le iniziative assunte dal Governo in questi anni sono state inutili o dannose. Siamo ancora in piena emergenza". Cosi' Rossana Dettori, segretaria Fp-Cgil, ha commentato, dandone notizia in una nota, l'incontro tenutosi stamane tra Franco Ionta, Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, e le organizzazioni sindacali del settore. "Sostenere che siamo usciti dall'emergenza è un atto di sottovalutazione. Una riforma è necessaria e se il Dap vuole affrontare questa discussione saremo i primi a dare una mano. Ma sono necessari interventi urgenti. Il lavoro in carcere - ha proseguito Dettori - non è mai stato tanto difficile: il numero dei suicidi e delle morti rimane allarmante; le incerte assunzioni di poliziotti promesse sono già state ridimensionate; per il personale dell'area trattamentale (come gli educatori) solo tagli; non c'è il contratto della dirigenza; lo sbandierato piano carceri è un miraggio, nonostante l'annuncio del Governo di stato di emergenza e la promessa di 1,5 miliardi di euro". "La Fp-Cgil continuerà a denunciare l'emergenza umanitaria, a proporre soluzioni per la diminuzione delle presenze negli istituti e per la realizzazione di un sistema che punti tutto sul reinserimento e sugli strumenti alternativi alla detenzione. Necessaria una maggiore collaborazione, maggior realismo, ma soprattutto va sottratto il tema carcerario all'opprimente peso della propaganda", ha concluso la sindacalista. Giustizia: le contraddizioni della legge sulle detenute madri di Patrizio Gonnella www.innocentievasioni.net, 6 aprile 2011 C'è un errore logico nella nuova legge sulle detenute madri approvata in via definitiva dal Senato la scorsa settimana. La custodia negli Icam (istituti a custodia attenuata per madri e figli piccoli) è stata considerata dal legislatore un'alternativa alla detenzione e non una modalità di esecuzione della pena. Mi spiego meglio. Gli Icam non dovrebbero essere altro che luoghi di detenzione aperti, a bassa sicurezza, senza sbarre e poliziotti in divisa, custoditi da operatori specializzati nel trattamento di donne e bimbi. Da nessuna parte e in nessuna legge si dice come debba essere architettonicamente una prigione. Spetta a chi governa deciderlo. D'altronde qualche anno fa è stato istituito l'Icam di Milano senza che ci fosse alcun avallo normativo. Con prontezza e buona volontà fu pensato e realizzato. La gestione fu affidata all'amministrazione penitenziaria. Il principio è lo stesso che governa gli istituti a custodia attenuata introdotti nel nostro sistema penitenziario non con legge ma con semplice circolare amministrativa. La recente legge sulle detenute madri ha invece - non si sa se per insipienza o per cattiva volontà - definito gli Icam una misura alternativa al carcere. Con la nuova legge è rimasto inalterato il sistema previgente; è stata introdotta solo qualche piccola novità: è stata estesa la possibilità di evitare la custodia cautelare in carcere per chi ha figli sotto i sei anni (e non più per chi ha bambini sotto i tre anni), è stata prevista maggiore elasticità nel concedere visite in ospedale alle donne detenute quando a essere ricoverati sono i loro figli piccoli, è stata ridotta la quantità di pena da espiare per potere accedere alla detenzione domiciliare speciale quando la donna ha figli tra i tre e i dieci anni. Il nocciolo della questione "detenute-madri" è rimasto però invariato: chi ha un figlio tra uno e tre anni (non è stato modificato l'articolo 11 dell'ordinamento penitenziario) se lo continuerà a portare in galera salvo che il giudice li invii in un Icam o a casa. L'errore logico del legislatore è stato certamente provocato da una cautela eccessiva posto che la questione riguarda meno di cento tra bimbi e mamme prigioniere. La reclusione in un Icam avrebbe dovuto costituire la ordinaria forma di detenzione di una donna madre, qualunque fosse la pena da scontare o il reato commesso. Invece è stata considerata una via mediana di reclusione tra la detenzione nella propria casa e la galera tradizionale con le sbarre e le divise. Giustizia: Cassazione conferma archiviazione per Marcello Lonzi… l'ingiustizia continua www.pane-rose.it, 6 aprile 2011 La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai legali della madre di Marcello Lonzi, giovane deceduto nel 2003 nel carcere delle Sughere a Livorno. Non si riapre il caso, viene confermata l'archiviazione disposta, nel maggio scorso, dal Gip di Livorno Rinaldo Merani. L'11 luglio di 8 anni fa Marcello venne trovato morto e sul suo corpo numerosi segni traumatici difficilmente spiegabili se non come frutto di ripetute percosse, ma a nulla sono valse le prove fotografiche o la contraddittorietà degli stessi testimoni che parlavano di un malore. Neppure la riapertura dell'inchiesta e la individuazione di 3 persone (due agenti e il "compagno" di cella) inserite nel registro degli indagati (ma poi frettolosamente prosciolte) sono serviti a far piena luce sull'accaduto. Di una cosa siamo certi: i segni sul corpo di Marcello sono a tutti evidenti e la sua morte non può essere attribuita a un semplice malore. Ma a pensarla così non è la Giustizia Italiana la cui giurisdizione non arriva oltre le sbarre degli Opg, dei Cie o delle carceri, e quando arriva vede quasi sempre i reclusi e gli internati sul banco degli imputati. L'Italia ha un triste record: nel 2010 è stata condannata dalla Corte europea per i diritti dell'Uomo ben 98 volte per violazione diritti umani fondamentali, la Danimarca per fare un paragone non ha neppure una condanna. In Germania una storica sentenza della suprema Corte costituzionale, resa noto proprio in questi giorni, indica che il detenuto al quale non vengono garantiti i diritti umani deve essere liberato. In Italia invece si lascia morire lentamente, oppure di morte violenta, chi ha la sventura di capitare dentro le patrie galere o le altre istituzioni totali del Paese. Non sappiamo se la Corte per i diritti dell'uomo di Strasburgo potrà servire a riaprire il caso Lonzi e a censurare ancora una volta l'Italia, Dopo Pinelli e molti altri nomi sconosciuti, un altro "malore" attivo per giustificare una morte carceraria e per ricordare a tutti che in Italia dietro le sbarre neppure il diritto alla vita e alla salute viene tutelato. Giustizia: in aula "processo Ruby" teli sulle gabbie dei detenuti, per nascondere vrgogna Adnkronos, 6 aprile 2011 "Perché coprire le gabbie e così con un cerone di scena il volto della giustizia?". Lo chiede in una nota la camera penale di Milano, che commenta duramente il maquillage effettuato nell'aula della prima corte d'Assise per il processo Ruby. Già il titolo della nota parla chiaro: "sepolcro imbiancato". I penalisti sono critici con la decisione di mettere teli bianchi sulle gabbie dell'aula grande del primo piano dove stamattina è cominciato il processo a Silvio Berlusconi. "Quale intima vergogna ha mosso la mano del tappezziere? Rimane un profondo senso di disagio per quelle migliaia di imputati detenuti che ogni giorno affollano le aule di giustizia, sempre destinatari della severità di una giustizia dal volto fiero e mai imbellettato. Forte è il sospetto che ciò sia il frutto di fenomeni di rimozione" si legge ancora nella nota che fa anche un riferimento esplicito alla "polvere sotto il tappeto" e alla "progressiva erosione del terreno della politica che ha segnato il contemporaneo accrescimento di quello del processo penale con l'effetto che questo è andato oltre i suoi fisiologici e naturali confini". Abruzzo: Sappe; pesante sovraffollamento, in carceri regionali più di 2mila detenuti Agi, 6 aprile 2011 "L'Abruzzo è la Regione d'Italia nella quale sono stabilmente e complessivamente presenti circa duemila persone detenute mentre la capienza regolamentare negli otto penitenziari regionali è di circa 1.500 posti. Questo costante e pesante sovraffollamento fa fare ogni giorno alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria i salti mortali per garantire la sicurezza. La mia presenza qui vuole essere testimonianza di vicinanza del Primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il Sappe, ai disagi dei colleghi dell'Abruzzo". È quanto dichiara il Segretario Generale del sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe), Donato Capece, che questa mattina presso la Casa Circondariale di Chieti presiede il Consiglio regionale del Sappe. All'incontro partecipano, oltre al Segretario Generale Aggiunto, Umberto Vitale ed al Segretario regionale Sappe per l'Abruzzo, Giuseppe Nini, i rappresentanti e i delegati delle otto carceri regionali e della Scuola di Formazione del Corpo di Sulmona. "Anche in Abruzzo - ha proseguito Capece - si fa sentire concretamente l'emergenza sovraffollamento, con i disagi che questa comporta. Fino a oggi la drammatica situazione è stata contenuta principalmente grazie al senso di responsabilità, allo spirito di sacrificio ed alla grande professionalità del Corpo di Polizia Penitenziaria. Ma queste sono condizioni di logoramento che perdurano da mesi e continueranno a pesare sulle donne e gli uomini della Polizia penitenziaria in servizio negli Istituti di Pena dell'Abruzzo per molti mesi ancora se non la si smette di nascondere la testa sotto la sabbia. Quanto si pensa possano resistere gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, che sono costrette a trascurare le proprie famiglie per garantire turni massacranti con straordinari talvolta nemmeno pagati, salvando la vita ai detenuti che tentano ogni giorno di suicidarsi in carcere o che reagiscono con l'aggressività nei confronti dei Baschi Azzurri del Corpo al crescente sovraffollamento?". Al termine dell'incontro, Capece visiterà l'Istituto e porterà il suo saluto al personale di Polizia Penitenziaria in servizio nella struttura chietina. Lazio: Irmici (Pdl); giunta regionale attenta a problema della sanità penitenziaria Adnkronos, 6 aprile 2011 "La polizia penitenziaria, con limitate risorse e forte senso del dovere, svolge con efficacia un ruolo fondamentale che ha riflessi importanti e positivi anche in riferimento alla complessa questione della tutela della salute del detenuto". Lo ha affermato il consigliere del Pdl Pier Ernesto Irmici vicepresidente della Commissione Affari costituzionali della Regione Lazio intervenendo al convegno ‘Garantire la speranza è il nostro compitò, che si è svolto oggi nella Biblioteca ‘Giovanni Spadolinì del Senato. "La giunta regionale del Lazio è assai attenta al problema della sanità nelle carceri ed il piano di rientro della spesa sanitaria, indispensabile per eliminare sprechi ma improntato nel pieno rispetto del valore e della dignità della persona, assicura e tende a migliorare la tutela della salute del detenuto". Bari: Carlo Saturno aveva paura, dopo aver denunciato gli agenti voleva essere trasferito La Repubblica, 6 aprile 2011 Era arrivato a Bari da cinque mesi, ma voleva già andare via. Aveva inoltrato infatti la richiesta per essere trasferito il più lontano possibile dalla Puglia. Possibilmente al Nord, dove nessuno potesse sapere chi era e cosa aveva fatto. Ma non ce l'ha fatta ad aspettare una risposta. Carlo Saturno, 22 anni, di Manduria, si è impiccato nella sua cella del carcere di Bari. Da giovedì è ricoverato nel reparto di Rianimazione del Policlinico dove lotta tra la vita e la morte. Il giovane, detenuto per furto, era reduce da una lunga odissea tra le carceri pugliesi. A 16 anni era stato rinchiuso nell'istituto di pena minorile di Lecce. Poi era stato trasferito nel penitenziario di Taranto, subito dopo nel carcere di Lucera e infine, da pochi mesi, in quello di Bari. Ma in Puglia non ci voleva stare. Voleva scontare la sua pena altrove. Perché qui, sosteneva il giovane, tutti sapevano che era stato lui a denunciare, nel 2006, nove agenti di polizia penitenziaria del carcere minorile di Lecce. I nove, tra cui il capo degli agenti e il suo vice, sono accusati di violenze nei confronti dei piccoli detenuti. Ed era stato proprio Carlo Saturno a puntare il dito contro di loro. Aveva fatto nomi e cognomi persino in televisione durante la trasmissione Mi manda Rai tre a cui aveva partecipato qualche anno fa. "Sto pagando i miei sbagli - aveva detto Saturno - non posso essere sottoposto ad ulteriori vessazioni e violenze". Dal 2006 però il giovane assumeva psicofarmaci. Ne aveva bisogno per superare gli episodi di violenza subiti nel carcere di Lecce quando era ancora minorenne. Secondo l'accusa sarebbero stati due, dal 2003 al 2005, i casi di lesioni refertati dalle analisi mediche. La prima volta Saturno sarebbe stato malmenato da un gruppo di agenti riportando un trauma alla gamba. La seconda invece uno schiaffo violento del capo sezione gli avrebbe lesionato il timpano. A questo si aggiungerebbero poi i numerosi episodi di violenza privata: provocazioni e pressing psicologico che il giovane avrebbe riferito al suo avvocato Tania Rizzo del foro di Lecce. Era stata lei una delle ultime persone a vederlo. "Lo avevo incontrato venti giorni fa - spiega il legale - nel corso di un'udienza del processo che lo riguardava e l'ho trovato sconvolto: era agitato, nervoso e scostante". Proprio oggi intanto si terrà l'udienza istruttoria davanti al giudice del Tribunale di Lecce Fabrizio Malagnino. Si tratta del terzo mutamento di giudice dall'inizio del processo. Vasto (Ch): fino a 4 detenuti in celle da un posto, situazione insostenibile Il Centro, 6 aprile 2011 Laboratori trasformati in celle. Detenuti di etnia, lingua e religione diversa costretti a convivere in pochi metri quadri. Il carcere di Torre Sinello scoppia. Anche per gli avvocati diventa difficile assistere i propri clienti durante gli interrogatori. Meno di cento gli agenti che devono occuparsi di 280 detenuti, il 40% dei quali stranieri. La situazione potrebbe peggiorare in occasione delle elezioni amministrative: un buon numero di agenti sembra infatti deciso a candidarsi. "La situazione è diventata davvero insostenibile", segnala l'avvocato Angela Pennetta. "La scorsa settimana dovendo assistere durante un interrogatorio del Gip un detenuto che non doveva incontrare in alcun modo il presunto complice siamo stati relegati in spazi angusti. E se per noi è difficile lavorare in queste condizioni figurarsi quanti sono i disagi dei detenuti costretti a dividere in 4 una cella destinata ad una sola persona", rimarca l'avvocato Pennetta. Diversi i colleghi che la pensano allo stesso modo e che hanno intenzione di segnalare i problemi del carcere di Vasto al ministero della Giustizia. Il direttore della casa circondariale, Carlo Brunetti, già un anno fa inoltrò a Roma la richiesta di sfollamento. Ma i tagli alla spesa pubblica non risparmiano nessuno. Tanto meno gli istituti di pena. E intanto i detenuti aumentano e gli agenti di polizia penitenziaria diminuiscono. E dalla prossima settimana potrebbero diminuire ancora. Sembra che su 90 agenti, almeno 20 sia intenzionato a candidarsi alle prossime elezioni amministrative che si tengono il 15 e 16 maggio a Vasto e in altri nove comuni del comprensorio: Carunchio, Casalanguida, Casalbordino, Castiglione Messer Marino, Dogliola, Fraine, Lentella, Scerni e Tufillo. Se così fosse l'emergenza a Torre Sinello diventerebbe drammatica. Per questo gli avvocati lanciano un appello al ministero e lo invitano a rendere l'istituto più vivibile. Nel 2004 i detenuti erano 248. Nel 2006 diventarono 258, ma ad occuparsi di loro c'erano 125 agenti. Nel 2007 con l'indulto uscirono da Torre Sinello 100 detenuti. Nel 2009, due anni dopo la situazione peggiorò di nuovo. "È veramente difficile operare in queste condizioni", insiste la Pennetta. Salerno: delegazione Radicale il carcere; molti problemi sanitari, bene la ristrutturazione La Città di Salerno, 6 aprile 2011 Il direttore del carcere di Fuorni Alfredo Stendardo ha annunciato un'indagine interna per verificare se corrisponde al vero la denuncia di alcuni detenuti che lamentavano violenze all'interno della struttura. A comunicarlo è la deputata radicale Rita Bernardini che ieri mattina - accogliendo l'appello lanciato dagli stessi detenuti - ha visitato il carcere di Salerno, accompagnato dal presidente dell'associazione radicale salernitana Donato Salzano. "Il direttore ha escluso che possano essersi verificate violenze fisiche ai danni dei detenuti - ha riferito la deputata, membro della commissione giustizia alla Camera - in ogni caso ha garantito un'indagine interna per appurare la verità". Ma sulle condizioni lamentate dai detenuti, in particolare della sezione tossicodipendenti, i disagi sono emersi in tutta la loro complessità. "È pur vero che la situazione, rispetto a qualche anno, è leggermente migliorata, ma siamo ancora molto lontani da quello che può essere definita una "detenzione giusta", rispettosa della vita e dei diritti fondamentali degli individui - spiega Bernardini. Certamente il minor sovraffollamento (attualmente ci sono 383 detenuti, fino a poco tempo fa erano 500) rende alcuni problemi più semplici da gestire. Ma, in particolare per quanto riguarda i detenuti tossicodipendenti, la tensione è palpabile. Sono costretti a passare venti ore al giorno in una cella, senza possibilità di uscire o di svolgere qualunque tipo di attività. Le visite mediche sono ridotte al minimo. Molti soffrono di disturbi ai denti, ma il dentista arriva una volta a settimana e fa quel che può in poche ore. Dal ministero, intanto, continuano ad arrivare tagli sia alle risorse per la gestione della struttura che per il personale". Di positivo, ha sottolineato Bernardini, i lavori di ristrutturazione in corso. Dichiarazione di Salzano Radicali italiani - Gruppo Carceri: "Sono sicuro che verranno accertati fatti denunciati dai detenuti ove vi fossero, come promesso dal direttore Stendardo, sono felice per il ripristino del servizio postale per gli accrediti su i conto correnti dei detenuti, come sarei felice di trovare in biblioteca nella mia prossima visita, il regolamento interno del carcere a disposizione dei detenuti per la consultazione, invece in merito alla improvvisa e utilissima soluzione di recente apertura della sezione detentiva dell'ospedale San Leonardo, i riconoscimenti della direzione del carcere alla lotta nonviolenta dei militanti Radicali Donato Salzano, Manuela Zambrano e Michele Capano che affiancarono alle continue richieste della Comunità Penitenziaria. A tal proposito devo rivolgere un accorato e disperato appello al nuovo commissario dell'Asl Sa2 Maurizio Bortoletti, a Fuorni il servizio sanitario nazionale semplicemente non c'è, si ripristino le condizioni minime di assistenza sanitaria." Dichiarazione dell'On. Rita Bernardini: "È pur vero che la situazione, rispetto a qualche tempo fa, è leggermente migliorata, ma siamo ancora molto lontani da quello che può essere definita una detenzione giusta, rispettosa della vita e dei diritti fondamentali degli individui. Certamente il minor sovraffollamento rende alcuni problemi più semplici da gestire. Ma, in particolare per quanto riguarda i detenuti tossicodipendenti, la tensione è palpabile. Sono costretti a passare 20 ore in una cella, senza possibilità di uscire o svolgere qualunque tipo di attività. Le visite mediche sono ridotte al minimo. Molti soffrono di disturbi ai denti, ma il dentista arriva una volta a settimana e fa quel che può in poche ore. Dal Ministero, intanto, continuano ad arrivare tagli sia alle risorse per la struttura che per il personale. Positivi i lavori di ristrutturazione in corso". Genova: detenuto tenta fuga durante trasferimento, resta ferito assieme ad un agente Agi, 6 aprile 2011 Un tentativo di fuga è terminato con il ferimento del detenuto e di un agente della polizia penitenziaria, colpito da un proiettile di un collega. È accaduto in un autogrill sull'autostrada A12 all'altezza di Sestri Levante. Buone le condizioni del militare impegnato nella scorta al detenuto, che era in fase di trasferimento da Massa Carrara a Genova. La pallottola lo ha ferito di striscio. Serie, invece, sarebbero le condizioni del detenuto che ha tentato la fuga sfruttando una sosta del mezzo della Polizia penitenziaria. L'uomo, a quanto sembra di origine italiana, anche se gli inquirenti non hanno reso note le generalità, è stato trasferito in codice rosso in elisoccorso all'ospedale genovese S. Martino. Dove, fra l'altro, c'è un'area dedicata proprio ai detenuti chiamato "repartino". Sul luogo della sparatoria sono intervenuti i carabinieri della Compagnia sestrese che stanno cercando di ricostruire come si sono svolti i fatti. È Pietro Noci, cinquantatreenne originario di Milano, il detenuto che ha cercato di fuggire - durante un trasferimento da Massa Carrara a Genova. La conferma è arrivata dalle forze dalle forze dell'ordine intervenute. Noci, che si trova ricoverato al San Martino di Genova, è stato ferito da alcuni colpi di pistola esplosi da due agenti della Polizia penitenziaria che lo stavano scortando nel carcere genovese di Marassi. Il detenuto sarebbe responsabile di aver messo a segno un trentina di colpi. Noci è stato soprannominato il rapinatore in parrucca poiché vestiva da donna con tanto di trucco in viso e tacchi. Nel 2007 il rapinatore "trasformista" era uscito dal carcere dopo aver scontato una condanna per rapina. I suoi assalti alle banche, sempre vicine all'ingresso dell'autostrada, non hanno mai fatto registrare alcun ferimento. A Moneglia, nel Golfo del Tigullio, il rapinatore si era camuffato da operaio dell'Anas ed aveva anche modificato l'auto che sembrava appartenere ad una società che fornisce energia elettrica. Il detenuto - che ha cercato di darsi alla fuga - secondo quanto accertato dagli inquirenti, avrebbe con i piedi forzato la porta di ferro all'interno del mezzo della Penitenziaria dopo averla fatta uscire dai ganci che la sostenevano. La sua fuga, però, è finita pochi metri dopo. Ferito dai colpi sparati da due agenti. Sappe: fatto grave, solidarietà ad agente ferito Solidarietà all'agente di polizia penitenziaria ferito a Sestri Levante, nell'area di servizio dell'autostrada A12, durante il tentativo di fuga di un detenuto, è stata espressa dal segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, Donato Capece e dal commissario straordinario ligure del Sappe, Roberto Martinelli. "È gravissimo - dichiara Capece in una nota - quanto avvenuto pochi minuti fa a Sestri Levante durante un servizio di traduzione di un detenuto italiano in carcere per rapina, che di rientro nel carcere di Genova Marassi dopo un'udienza al tribunale di Massa ha tentato la fuga dal mezzo della Polizia Penitenziaria che era fermo nell'area di sosta sull'autostrada A12 per rifornimento. Il detenuto - spiega il segretario generale del Sappe - ha tentato di evadere, sfondando la celletta interna del blindato e nella colluttazione un nostro agente è rimasto ferito ed è stato accompagnato in ospedale. I nostri agenti - sottolinea Capece - sono però riusciti con grande professionalità a sventare l'evasione e lo stesso detenuto è stato portato anch'egli all'ospedale". Roma: Cisl; a Rebibbia 117 agenti donna su 164 previsti Dire, 6 aprile 2011 "La situazione dell'istituto casa circondariale femminile di Rebibbia risulta essere molto critica, considerato che attualmente, a fronte di 382 detenute e 12 minori di 3 anni, la capienza è di 274 posti e ci sono soltanto 117 agenti di sesso femminile sui 164 previsti. Di questi, solo 45 idonei ai turni notturni". Così, in una nota, il segretario generale aggiunto di Fns-Cisl Lazio, Lugi Alfieri. "Fatto grave che, in questo istituto invece, vi è un esubero di personale maschile utile in altre realtà dove vi è necessità, data l'ormai cronica carenza in tutti gli istituti del Lazio. La Fns-Cisl, per questa ragione, ha inviato una nota al Dipartimento amministrazione penitenziaria, affinché prenda atto della situazione attuale del carcere femminile di Rebibbia e, anche in relazione al periodo estivo, provveda a predisporre mobilità, oltre a valutare l'opportunità di inviare in missione, o tramite interpello straordinario nazionale, congruo personale femminile". "Qualora non vi siano interventi in merito - conclude il comunicato - questa segreteria regionale avvierà una iniziativa che sarà chiamata "Notte di protesta" davanti all'istituto casa circondariale femminile di Rebibbia, al fine di solidarizzare con le problematiche evidenziate dalle proteste spontanee messe in atto dal personale stesso". Idv Senato: staffetta a Rebibbia in solidarietà protesta agenti "Continua la drammatica protesta da parte delle agenti della Casa Circondariale femminile di Roma Rebibbia che da ieri sono in autoconsegna e si privano del cibo e del sonno, garantendo comunque i turni di lavoro, per chiedere al ministro Alfano di risolvere una situazione vicina al collasso dovuta alla vergognosa carenza d'organico". La denuncia arriva dal gruppo dell'Italia dei valori al Senato, che sin dal primo momento si è schierato a fianco delle agenti per sollecitare un intervento immediato e tempestivo del Guardasigilli Angelino Alfano. "La situazione sta diventando realmente pericolosa per la salute delle agenti stesse - afferma il senatore Fabio Giambrone, vicepresidente del gruppo - che non hanno intenzione di rinunciare alla loro protesta". Ieri la visita all'Istituto penitenziario femminile del presidente dei senatori dell'Italia dei Valori, Belisario, e della senatrice Carlino; oggi una vera e propria staffetta per dimostrare piena solidarietà e vicinanza alle lavoratrici che chiedono soltanto di poter svolgere al meglio ed in condizioni umane il loro lavoro, assicurando così la sicurezza del carcere stesso. Presenti al momento i senatori Giambrone e De Toni. Nel pomeriggio il testimone passerà ai senatori Carlino, Caforio e Pardi. "Il Governo, in altre faccende affaccendato - aggiunge Giambrone - si dimentica delle vere emergenze del Paese, Tra queste il piano carceri che resta la classica promessa buttata al vento. Questo atteggiamento è l'ennesima dimostrazione del comportamento irresponsabile del ministro Alfano, impegnato solo nel redigere leggi ad personam". Rossano (Cs): il sovraffollamento si fa sentire, situazione al limite nel carcere Gazzetta del Sud, 6 aprile 2011 La casa di reclusione di Rossano soffre di notevoli carenze di personale che, aggiunte al sovraffollamento di detenuti ed alla presenza di reclusi per terrorismo internazionale, determinano una situazione al limite del gestibile. Lo denuncia la segreteria regionale del Sappe (Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria), che ha inviato una missiva al Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, Franco Ionta. Nella nota - secondo quanto riferito dai rappresentanti del sindacato, Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto, e Damiano Bellucci segretario regionale - si evidenzia in primo luogo che la carenza cronica di uomini "si è "aggravata proprio con l'apertura della sezione detentiva destinata ad ospitare detenuti per terrorismo internazionale". La segreteria del Sappe attribuisce il carico di lavoro che devono sopportare le unità in servizio, alla presenza della sezione detentiva per terrorismo internazionale; al sovraffollamento: infatti a fronte di una capienza regolamentare di 150 detenuti e tollerabile di 280 i detenuti presenti sono oltre 350 e di questi 150 appartengono al circuito detentivo dell'alta sicurezza; all'attività del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti, direttamente collegata al sovraffollamento e alla consistente movimentazione dei detenuti. Tutta questa attività viene svolta con una dotazione organica di 90 unità riferita al 2001. Ciò ha reso necessario il ricorso al lavoro straordinario facendo saltare turni di riposo e ferie. Si precisa, infatti, che 5.500 le giornate di riposo e congedo ancora da fruire per gli anni precedenti, mentre le ore di straordinario del 2010 sono stata 65.000 e di queste 14.000 ancora da retribuire per mancanza di fondi. Carenze vengono denunciate nel ruolo dei sovrintendenti, ispettori e personale femminile. Gorizia: Cisl; carcere verso la chiusura, il decreto già alla firma di Alfano Il Gazzettino, 6 aprile 2011 Desta allarme e preoccupazione il carcere di Gorizia, la cui chiusura sarebbe già alla firma del ministro alla Giustizia, Angelino Alfano. Ad accendere i riflettori sul probabile destino del penitenziario è la Cisl provinciale che, assieme alla Federazione della sicurezza del Friuli Venezia Giulia, proprio stamani ha denunciato la situazione. "Siamo a conoscenza - ha spiegato in conferenza stampa il segretario regionale della Fns, Ivano Signor - dell'esistenza di un decreto di chiusura sul tavolo del Guardasigilli. A questo punto vorremmo sapere quale sarà il futuro del carcere: è da tempo che attendiamo risposte per quanto riguarda il sito, gli operatori ed una interrogazione sul tema sottoscritta alcuni giorni fa dagli onorevoli Strizzolo, Rosato e Maran". Ad oggi - stando a quanto riferisce la Cisl - non si avrebbero risposte chiare; resta il fatto che mentre i lavori del nuovo carcere di Pordenone (che ospiterà 450 detenuti) sono già stati avviati, su quello di Gorizia le voci di chiusura stanno diventando una pericolosa realtà. "Non vorremmo - ha commentato il segretario generale della Cisl isontina, Umberto Brusciano - che la chiusura del penitenziario fosse il preludio per sopprimere e rimettere in discussione anche il Tribunale". "Per quanto ci riguarda - ha aggiunto - spingiamo per la ristrutturazione del carcere cittadino, che è e deve rimanere funzionale al Tribunale". Tuttavia, la ristrutturazione - è emerso stamani - resta assolutamente urgente, per garantire condizioni dignitose di soggiorno agli ospiti, ma anche la sicurezza dei dipendenti. Un intervento sull'edificio, infatti, ridurrebbe, se non addirittura eliminerebbe, il grave problema del sovraffollamento, portando la capienza complessiva dai 30 posti attuali a un centinaio. "Si tratta - ha commentato Antonietta Esposito, rappresentante locale della Fns e dipendente del penitenziario - di un passaggio fondamentale: la struttura (che annualmente vede transitare un migliaio di persone) è fatiscente e soltanto una delle tre aree è usufruibile: le condizioni di vita e di lavoro sono al minimo, tenuto anche conto che spesso la capienza del carcere è aumentata fino a 3/4 e la situazione è destinata a peggiorare per la presenza del Cie". "Noi - ha concluso Brusciano - speriamo che la partita non sia chiusa: certo c'è bisogno di creare una regia forte tra Istituzioni e parti sociali per scongiurare la chiusura del sito e per arrivare ad un finanziamento dedicato alla sua ristrutturazione. Ci preoccupa il fatto che ancora una volta questa regione e, in particolare questa provincia, possano pagare anche per altri logiche di risparmio e razionalizzazione a beneficio delle regioni limitrofe, stante che la gestione delle carceri è affidata alla competenza di un provveditorato del Triveneto". Vallo della Lucania (Sa): i detenuti diventano "sentinelle" del verde pubblico La Città di Salerno, 6 aprile 2011 Reinserire i detenuti attualmente rinchiusi nel carcere di Vallo della Lucania. Dar loro la possibilità di mettersi alle spalle i pesanti crimini di cui sono accusati e reinserirsi nel tessuto sociale. Con questo obiettivo undici dei quaranta detenuti della casa circondariale del centro cilentano saranno impegnati in un progetto che si occuperà della manutenzione del verde pubblico e delle strade cittadine di Castelnuovo Cilento. L'iniziativa proposta dal sindaco Eros Lamaida e subito appoggiata dalla direttrice del carcere Maria Rosaria Casaburo, è stata presentata ieri mattina all'interno della struttura carceraria alla presenza dei detenuti. A spiegare i contenuti del progetto e le modalità di realizzazione è stato il direttore del tribunale di sorveglianza di Salerno Carlo Maria Stallone con il direttore Uepe di Salerno Angela Spinazzola. Il carcere di Vallo della Lucania ospita 40 detenuti che si sono macchiati di reati a sfondo sessuale. "Al di là del crimine commesso - ha spiegato la direttrice Casaburo - il progetto darà la possibilità ai detenuti di reinserirsi nella società con qualche prospettiva in più e senza pregiudizi rispetto al proprio passato. Un obiettivo importante soprattutto perché nel carcere di Vallo si trovano detenuti accusati di reati di pedofilia, abusi e violenza sessuale su minori". Nello otto celle dislocate nell'antica struttura in via dei Monti trascorrono il loro tempo, scontando la pena. Qui i 40 detenuti provenienti da tutta Italia e quasi tutti da ambienti disagiati, seguono i corsi di scolarizzazione e i laboratori organizzati all'interno del carcere sotto il patrocinio del ministero della Giustizia. Ieri mattina i detenuti hanno seguito la presentazione del progetto ringraziando più volte il sindaco Lamaida per l' impegno profuso nel concretizzare l'iniziativa. "Sappiamo - ha ribadito uno dei detenuti al termine dell'incontro - che non è facile farci accettare al di fuori di queste mura carcerarie, per questo siamo grati al sindaco di Castelnuovo". L'auspicio della direttrice Casaburo e che il progetto possa presto coinvolgere altri comuni del Cilento. Il presidente del Tribunale di Sorveglianza ha ricordato l'esigenza di realizzare a Vallo della Lucania un nuovo carcere. "Una nuova sede moderna ed efficiente - ha ribadito il presidente Stallone - potrebbe risolvere molti problemi connessi alla gestione del carcere proprio in riferimento a questa sua particolare destinazione. Vallo della Lucania è uno dei tre carceri in Italia, gli altri due sono a Nuoro e Pordenone, riservati ai "sex offender". Sono carceri occupate da chi ha commesso reati di violenza, stupro e pedofilia, considerati infamanti nel codice non scritto della malavita e per questo motivo tenuti separati dagli altri detenuti". Nell'ambito del progetto sono previsti quattro incontri formativi, che si terranno da oggi a venerdì, nel corso dei quali i detenuti incontreranno esperti del settore pedagogica e sociologica. Parma: detenuto del 41 bis aggredisce a pugni e morsi agenti e medico Ansa, 6 aprile 2011 La denuncia arriva dal segretario del sindacato Sappe. Un detenuto avrebbe preso a pugni il dottore dopo aver scatenato la sua furia su alcuni agenti. Torna la polemica sicurezza. Secondo Giovanni Battista Durante, segretario aggiunto del Sappe,si sarebbe verificata una nuova aggressione nel carcere di Parma. Per il segretario del sindacato un detenuto italiano sottoposto al regime del 41 bis avrebbe aggredito a pugni e morsi sei agenti della polizia penitenziaria ed un medico. Ecco la cronaca riportata dal sindacalista. "Gli agenti hanno avuto lesioni guaribili dai 5 ai 10 giorni, per un totale di 45 giorni. Non è stata resa nota la prognosi per il medico, colpito da un pugno in faccia. Al momento non si conoscono le ragioni dell'aggressione". Nel carcere di Parma per il Sappe mancano 170 agenti: ce ne sono 300 in servizio, ne sarebbero previsti 470. I detenuti sono 560, 100 oltre la capienza. "Ciò non deve trarre in inganno rispetto ad un sovraffollamento che sembra contenuto, poichè ci sono circa 60 detenuti sottoposti al regime del 41 bis - ha spiegato Durante - per gli spostamenti dei quali bisogna impiegare almeno tre unità di polizia per ognuno di loro. Ci sono, inoltre, detenuti paraplegici, tossicodipendenti ed altre tipologie particolari che richiedono l'impiego di maggiore personale". Durante ha ricordato che cinque reparti a Parma sono chiusi per mancanza di personale. In Italia sono circa 6.000 i posti che non possono essere utilizzati per carenza di circa 6.500 agenti. Complessivamente per il Sappe in Emilia-Romagna mancano 650 agenti. Teramo: un detenuto nasconde due pen-drive in cella Il Centro, 6 aprile 2011 Due pen drive nella cella di un detenuto nel carcere di Castrogno. La scoperta è stata fatta dagli agenti di polizia penitenziaria, che le hanno immediatamente sequestrate. Dopo un'attenta analisi si è scoperto che contenevano dei file musicali. Indagini sono in corso per scoprire in che modo le chiavette Usb siano state consegnate al detenuto, (in carcere per scontare una pena legata a reati di spaccio) anche se è molto probabile che siano arrivate durante un colloquio. Il caso ha sollevato le proteste delle organizzazioni sindacali, che ormai da tempo denunciano il sovraffollamento dei detenuti nel carcere teramano e la carenza di personale. Il Sinappe, in particolare, torna a sollevare il problema sicurezza. "Contare solo ed unicamente sulla professionalità del personale che tra mille difficoltà continua con abnegazione a garantire il servizio nonostante le maglie della sicurezza si siano notevolmente allargate per colpa sia della cronica assenza di organico che per una gestione attuale che non corrisponde alle reali esigenze del carcere", scrive in una nota il segretario regionale Giampiero Cordoni, "porterà ancora di più il personale interno a correre rischi sempre maggiori". La normativa consente ai detenuti che seguono dei corsi di studi di poter affittare dei computer, che naturalmente vengono schermati e possono essere usati solo per determinate cose. Il carcere teramano è uno dei più sovraffollati della regione e per questo da anni i sindacati sollecitano delle risposte. L'organico del corpo di polizia penitenziaria di Teramo nei primi anni novanta era composto da 240 unità e i detenuti erano 190. Attualmente nel carcere teramano ci sono circa 400 reclusi, mentre il numero degli agenti è rimasto quello di vent'anni fa. Per far fronte a tutte le esigenze e garantire tutti i servizi, gli agenti spesso e volentieri sono costretti a saltare turni di riposo e ferie. Nonostante questo la polizia penitenziaria teramana negli ultimi anni è riuscita a sventare numerosi tentativi di suicidio tra i detenuti rinchiusi nelle varie sezioni del penitenziario di Castrogno. Parma: agente aggredito, per mesi deve convivere con la paura di essere stato infettato Gazzetta di Parma, 6 aprile 2011 Per mesi ha convissuto con la paura. Il timore che quell'aggressione tra le mura del carcere gli sconvolgesse la vita. L'incubo è svanito da qualche tempo, ma il ricordo resta bruciante. E il pensiero torna spesso a quel 20 luglio 2009. Per lui, assistente capo in via Burla, una giornata come tante. Tra sorveglianza e pratiche da sbrigare. Fino a quando si è ritrovato a dover scandire più volte a quel detenuto l'ordine di rientrare in cella. E a dover fare i conti con una reazione improvvisa e violenta. Con un'aggressione rabbiosa e immotivata, secondo l'accusa. L'uomo - 45 anni, pluripregiudicato per furto, ricettazione, spaccio e rapina - è stato citato direttamente a giudizio dalla procura e dovrà rispondere di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali: il processo prenderà il via giovedì. Prima una raffica di insulti, poi l'aggressione. Aveva brandito una penna biro come un'arma, il detenuto, simulando di colpire l'assistente capo. Ma la finzione sarebbe durata poco, perché poi l'uomo avrebbe afferrato le braccia dell'assistente, mettendogli subito dopo le mani alla gola. Una reazione così violenta da far perdere l'equilibrio all'uomo che cade a terra. Mentre il detenuto gli sputa addosso. Nessuna lesione grave per l'assistente della polizia penitenziaria. Se non fosse che proprio per quegli sputi e per le escoriazioni che si ritrova sulle braccia dopo l'aggressione, l'uomo dovrà affrontare la profilassi sia per il virus dell'epatite C che per l'Hiv. Un anno tra angoscia e speranza. Con lo spettro della malattia. Che fortunatamente è svanito. Restano pesanti cicatrici. Difficili da cancellare. L'assistente di polizia penitenziaria, difeso dall'avvocato Claudia Pezzoni, si è costituito parte civile. I problemi fisici sono stati superati, ma il danno morale, secondo la difesa, resta. Da tempo l'uomo è tornato al suo posto in via Burla. Non incrocia più lo sguardo del suo aggressore, trasferito in un altro penitenziario. Ma, come i colleghi, deve continuare a fare i conti con sovraffollamento e poco personale. Padova: l'Agenzia delle entrate ha visitato il carcere Il Gazzettino, 6 aprile 2011 Per la prima volta a livello nazionale, la struttura che dal 2000 si occupa della riscossione delle imposte ha organizzato, in collaborazione con la scuola Gramsci e l'amministrazione penitenziaria del Due Palazzi, un incontro con i detenuti che frequentano la scuola superiore in carcere. "Si tratta di un'iniziativa che rientra all'interno del progetto "Fisco e scuola" - spiega il direttore regionale dell'Agenzia, Giovanni Achille Sanzò. La finalità è quella di far conoscere diritti e doveri dei cittadini in materia fiscale, grazie alla conoscenza degli strumenti per richiedere la partita iva, il codice fiscale, il modello 730". Sanzò ha partecipato all'incontro con il direttore provinciale, Massimo Esposito, il direttore della casa di reclusione, Salvatore Pirruccio, la dirigente del Gramsci, Amalia Mambella, e al professor Francesco Mazzarro, referente per il Gramsci del progetto. A tenere la lezione è stata Beatrice Zenato, dell'Agenzia delle entrate di Padova. "Il progetto di educazione alla legalità fa parte della collaborazione con il Gramsci che dura ormai da cinque anni" ricorda Pirruccio. All'interno del Due Palazzi il Gramsci comprende nove classi, con un centinaio di studenti e 16 insegnanti: "La scuola in carcere richiede esperienza e competenze particolari - ha ribadito Mambella: presentiamo un'offerta formativa paragonabile a quella della sezione diurna". Sono previsti infatti stage con la cooperativa che si occupa di lavori in carcere, incontri come questo e quello con i Beati costruttori di pace, ma anche visite esterne, come quella programmata a Banca Etica. "Purtroppo con la riforma - conclude Mazzarro - "La scuola in carcere" rischia di sparire, perché l'istruzione per adulti verrà gestita da centri provinciali". Immigrazione: la Direttiva Europea sui rimpatri che l'Italia non vuole recepire di Silvia D'Onghia Il Fatto Quotidiano, 6 aprile 2011 Dal 24 dicembre scorso, per l'ennesima volta, l'Italia è fuori legge rispetto all'Europa. È scaduto infatti il termine per recepire la direttiva comunitaria sui rimpatri (varata da Bruxelles nel 2008), quella che mette in crisi la Bossi-Fini, e per questo Maroni non la vuole, ma che potrebbe contribuire a risolvere l'emergenza immigrazione. Nel pomeriggio di oggi l'aula di Montecitorio sarà chiamata a pronunciarsi sugli emendamenti presentati dai Radicali per il recepimento del testo: un'analoga operazione al Senato prima di Natale è fallita a causa della Lega, che all'ultimo momento, con il parere favorevole del governo, ha eliminato dalla legge comunitaria (che annualmente deve recepire le indicazioni europee) proprio l'emendamento sulla direttiva rimpatri. Perché tanta ostilità? "Il punto fondamentale è che l'Europa considera la reclusione degli immigrati irregolari come l'estrema ratio, e non la prima, cosa che fa invece la Bossi-Fini - spiega il segretario radicale, Mario Staderini. All'irregolare viene offerta invece la possibilità del rimpatrio volontario entro 30 giorni, poi scattano misure coercitive meno lesive della dignità personale: l'obbligo di presentarsi periodicamente alle autorità, la costituzione di una garanzia finanziaria adeguata, la consegna di documenti o l'obbligo di dimorare in un determinato luogo. Se fosse recepita, la direttiva smaltirebbe il sovraccarico delle Procure, che si trovano a dover gestire decine di migliaia di procedimenti per immigrazione clandestina (quasi 20 mila quelli avviati dalla Procura di Agrigento proprio in seguito agli sbarchi dell'ultimo periodo, ndr). Un reato che l'Unione europea non ammette". Già, perché la Corte europea di Giustizia si pronuncerà a breve anche su questo, dopo il ricorso presentato da un immigrato. Il mancato recepimento della direttiva negli ultimi mesi ha creato un grande caos: molte Procure l'hanno ritenuta immediatamente applicabile e hanno così scarcerato decine di irregolari. Lo stesso hanno fatto gli investigatori, tanto che a dicembre il capo della Polizia, Antonio Manganelli, è stato addirittura costretto ad emanare una circolare per spiegare alle Questure come comportarsi. Maroni a gennaio ha annunciato di voler "disinnescare" la direttiva con un decreto legge, cosa che poi naturalmente non ha fatto. "È una situazione paradossale - prosegue Staderini: i magistrati sono stracarichi di lavoro, almeno duemila persone affollano le carceri italiane per il solo fatto di essere clandestine e andranno incontro a un processo. E ci sono in giro circa 500 mila irregolari che, se fossero presi, dovrebbero essere rinchiusi nei Centri di Identificazione ed espulsione. Il governo non ha né le risorse né il personale di polizia per attuare la legge e per questo, al di là di qualche retata spot davanti alle mense della Caritas, li lascia liberi. Recepire la direttiva 115 del 2008 servirebbe invece a garantire un percorso legale anche per gli stessi rimpatri, aprendo nello stesso tempo alla possibilità che gli stranieri vengano ospitati in strutture private, senza l'impiego delle forze dell'ordine". Per questo i Radicali lanciano un appello, "alle opposizioni, prima di tutto - conclude il segretario - , ma anche ai membri cattolici della maggioranza: così potete salvare il governo dalla situazione allucinante in cui si è messo". Immigrazione: la visita ai profughi vietata al Senatore Furio Colombo La Repubblica, 6 aprile 2011 Arrivato a Lampedusa per visitare il Centro di accoglienza, al senatore del Pd Furio Colombo, accompagnato dal deputato Andrea Sarubbi, è stato vietato l'accesso nel Centro di accoglienza dell'isola. Colombo spiega che "si è trattato di un provvedimento ad personam: avevamo preparato la nostra visita informando preventivamente il comandante dei Carabinieri che ci ha accolti in aeroporto e accompagnati verso il Centro". "Mentre eravamo in macchina - dice il parlamentare - abbiamo ricevuto una telefonata da un rappresentante della prefettura di Agrigento il quale ci ha detto che era assolutamente vietato l'accesso nel Centro anche ai parlamentari, che come tutti sanno possono visitare anche le carceri senza alcun preavviso". Da quanto si apprende dai responsabili del Cpt, ieri un altro parlamentare, Vincenzo Fontana del Pdl, ha invece visitato il Centro. La polemica è rimbalzata a Roma. "Il presidente della Camera faccia passi formali con il ministro dell'Interno e garantisca ai parlamentari l'esercizio del diritto di ispezione previsto dalla Costituzione", ha chiesto alla Camera Roberto Giachetti del Pd. "Colombo e Sarubbi - ha aggiunto Giachetti - avevano concordato da giorni la loro visita. Sono giunti nell'Isola e scortati da personale delle forze dell'Ordine. Ma quando stavano per entrare nel centro sono stati fermati, è stato spiegato, dal viceprefetto di Agrigento che eseguiva una disposizione del ministro dell'Interno". Giachetti ha ricordato che un fatto analogo è successo "a Ludovico Vico al Centro di Manduria e, prima ancora, a dei deputati radicali. Al centro di Lampedusa era invece potuto a suo tempo entrare, facendo dichiarazioni alla stampa, l'eurodeputato della Lega Mario Borghezio". Il vicepresidente della Camera Rocco Buttiglione ha puntualizzato che "il diritto di ispezione è una prerogativa dei membri del Parlamento", assicurando che informerà il presidente Gianfranco Fini. Polemico anche Dario Franceschini del Pd che definisce l'episodio "grave e inaccettabile, il ministro Maroni spieghi come sia potuto accadere". Stati Uniti: esecuzione temporaneamente sospesa per un ex militare condannato a morte Ansa, 6 aprile 2011 La Corte Suprema degli Stati Uniti ha temporaneamente sospeso oggi un'esecuzione in Texas, mentre in America è in corso un dibattito a livello nazionale sulle modalità e la legittimità dell'iniezione letale, il sistema previsto per legge per mettere a morte i condannati alla pena capitale. I giudici hanno ordinato la sospensione temporanea dell' esecuzione di Cleve Foster, 47 anni, un ex militare condannato nel 2004 in Texas per l'omicidio di una donna di 28 anni. Si tratta del secondo caso di sospensione in due giorni. Lunedì scorso la Corte Suprema aveva infatti sospeso l'esecuzione di un detenuto dell'Arizona, Daniel W. Cook, detenuto nel braccio della morte fin dal 1987 per l'omicidio di due persone. Il dibattito attualmente in corso sulla legittimità dell' iniezione letale ruota tutto intorno a questa circostanza: in America sono finite le scorte ed è stata sospesa la produzione di Pentothal, un potente anestetico che permette ai condannati di evitare le prolungate sofferenze causate dai veleni dell'iniezione. Il Texas ha deciso di sostituire la sostanza con un altro anestetico, il pentobarbital, un sedativo abitualmente utilizzato dai veterinari per mettere a morte animali. Almeno due altri Stati, l'Oklahoma e l'Ohio, hanno già utilizzato il pentobarbital dopo che le loro scorte di Pentothal sono andate esaurite. Ma secondo molti legali, tra cui quelli di Cleve Foster, questa soluzione viola la legge. La Corte Suprema si è limitata a sospendere temporaneamente le due esecuzioni, senza entrare nel merito del dibattito in corso. Libia: Amnesty chiede liberazione giornalista siriana in carcere da una settimana Ansa, 6 aprile 2011 L'organizzazione umanitaria Amnesty International ha lanciato un appello per il rilascio di una giornalista siriana e del fratello detenuti in Libia da circa una settimana perché accusati di fornire false informazioni a mezzi di informazione stranieri. La donna, Rena Al Akbani, nei giorni scorsi è stata mostrata dalla Tv libica durante un suo interrogatorio. La giornalista è stata presentata come dipendente del gruppo Al Ghad, che fa capo a Saif Al Islam, il terzogenito del leader libico Muammar Gheddafi. Secondo l'emittente, che non aveva dato notizia del suo arresto, la donna è accusata di avere fornito notizie false ad alcuni media arabi. Amnesty ha detto di considerarla una prigioniera d'opinione che rischia di subire torture. La donna, secondo Amnesty, è stata arrestata nella sua abitazione il 28 marzo scorso. Uomini armati l'hanno prelevata alle 3.00 del mattino assieme al fratello Hani al-Akbani. I loro cellulari e i loro computer sono stati sequestrati. Gran Bretagna: i detenuti puliscono la metro di Londra per le nozze reali Ansa, 6 aprile 2011 Detenuti al servizio di sua maestà. I reali britannici stanno facendo di tutto affinché il giorno del matrimonio di William e Kate, il prossimo 29 aprile, sia perfetto. E per portare a termine il lavoro hanno ingaggiato anche gli ospiti delle prigioni londinesi a cui è stato affidato il compito di ripulire i tunnel della metropolitana della stazione di Hyde Park. "Molta gente vuole venire a Westminster per assistere alle nozze reali e molti passeranno da questa stazione e da questi corridoi - spiega Edward Argar, assessore del municipio di Westminster - Ma anche tutti quelli che passano ogni giorno di qui ne potranno approfittare". Un commento che rasserenerà gli animi degli scettici, come questa signora, che sentenzia "Non penso che dovrebbero mettersi a pulire solo per il matrimonio reale".