Giustizia: 69mila detenuti e pochi agenti, nelle carceri non sono rispettati i diritti umani Rai News, 22 settembre 2010 Sempre più detenuti, sempre meno agenti. La denuncia arriva dai sindacati dei agenti carcerari. I numeri sono ormai a un livello mai raggiunto: quasi 69 mila detenuti per 45 mila posti. Un numero mai raggiunto. I detenuti nelle carceri italiane sono 68.749 secondo il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria Sappe. I posti in totale sono 44.750. “Tutte le regioni hanno abbondantemente superato la capienza regolamentare”, cioè quella secondo cui le carceri possono funzionare secondo quello che prevede la Costituzione. Il segretario del sindacato, Donato Capece, ha sottolineato anche che “se il settore è al collasso come i dati dimostrano, significa che qualunque provvedimento verrà avvertito in carcere solo dopo alcuni mesi”. Le condizioni di vita nelle case circondariali italiane sono molto pesanti. Secondo l’Osservatorio permanente delle morti in carcere, sono 45 i detenuti che si sono tolti la vita nei primi nove mesi dell’anno. In tutto ci sono stati 126 decessi nel 2010. Secondo il sito del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, lo stato spende circa 113 euro al giorno per detenuto. Sempre secondo il sindacato Sappe “è solo grazie alla professionalità che hanno migliaia di poliziotti penitenziari, carenti in organico di più di 6 mila unità” che si riescono a contenere proteste e disagi. Secondo un altro sindacato, l’Osapp, tra agosto e settembre 2010, ci sono stati 1.100 detenuti in più e 200 poliziotti penitenziari in meno. L’organico totale è di 45.121 unità. Numeri che per il sindacato sono destinati ad aggravarsi nel 2011. Dopo l’approvazione della legge 14 del febbraio 2009, sono stati attribuiti poteri straordinari per la realizzazione di nuove carceri a Franco Ionta, Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. A giugno 2010, il comitato di sorveglianza ha approvato il piano carceri presentato dal commissario Ionta. Del comitato fanno parte il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli e dal capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. Il piano prevede la realizzazione di 11 nuovi penitenziari e 20 nuovi padiglioni per i carceri già esistenti. I posti realizzati in totale saranno fra i 9 e i 10 mila. Nel 2000 è entrato in vigore il Regolamento Penitenziario, che fissava l’obbligo di adeguamento strutturale delle carceri a standard che non sono stati raggiunti nella maggior parte dei penitenziari attuali. Nel 2009, l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti umani per aver detenuto persone in meno di tre metri quadrati, in violazione dell’articolo 3: “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”. Giustizia: volontari penitenziari pronti a scendere in piazza, il 24 settembre sit in a Roma Redattore Sociale, 22 settembre 2010 Chiedono il “ripristino della legalità” e l’inserimento in circuiti alternativi per chi è in attesa di giudizio, tossicodipendenti, migranti, madri con figli, psichiatrici e sieropositivi. Domani l’audizione alla Camera delle associazioni. Le associazioni di volontariato che operano nel carcere hanno convocato per il 24 settembre un sit in a Montecitorio e un’assemblea nazionale per chiedere al governo di affrontare il problema del sovraffollamento e “ristabilire la legalità”. Sono sati anche programmati scioperi nelle carceri. L’iniziativa è promossa da Consulta penitenziaria del comune di Roma, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Seac, Ristretti Orizzonti, Arci Nazionale, Cnca, Gruppo Abele, Uisp, Forum Droghe, Consorzio Open, Fondazione Villa Maraini, Lila, Forum nazionale per la tutela della salute dei detenuti e degli internati, Legacoopsociali nazionale. Ci sarà anche il volontariato di giustizia veneto, in forze, il 24 settembre davanti al Parlamento per chiedere - con le parole del presidente della Conferenza regionale volontariato giustizia, Maurizio Mazzi - “il ripristino della legalità nelle carceri, la revisione delle leggi che incarcerano e la presa in carico di tutte quelle persone che, con differenti problematiche, affollano le celle: tossicodipendenti, alcolisti, malati psichici, immigrati senza permesso di soggiorno”. Una delegazione veneta già oggi si è recata a Roma perché domani parteciperà, insieme alle altre voci dal carcere, all’audizione sulla situazione degli istituti penitenziari in commissione Giustizia della Camera. Dopo tante parole e sollecitazioni il mondo del volontariato, che in Italia conta oltre settemila persone, ha deciso di far sentire la propria voce e le proprie richieste attraverso lo sciopero. Così anche gli istituti penitenziari veneti per un giorno faranno a meno dei volontari: per 24 ore niente accompagnamento, assistenza nel disbrigo di pratiche, niente formazione professionale e scuola, gestione di servizi, attività culturali, ricreative e sportive. Niente reinserimento sociale, ricerca di lavoro per i detenuti in misura alternativa o a fine pena, niente mediazione culturale o sostegno psicologico. Aderendo allo sciopero, il volontariato veneto chiede “di riconsiderare la necessità di avviare l’iter parlamentare per apportare soluzioni al sovraffollamento rapide e condivise con chi in carcere lavora o opera a titolo di volontariato” riassume Mazzi, che denuncia uno “scarto” tra la realtà carceraria e le leggi “che hanno riempito a dismisura le strutture detentive esistenti”. Si tratta di un gap che “deve essere colmato con la riforma di alcune norme, per risolvere strutturalmente i problemi del sovraffollamento attraverso la scarcerazione e l’inserimento in circuiti alternativi di detenuti in attesa di giudizio, tossicodipendenti, migranti, malati di Aids, madri con figli fino a tre anni, malati psichiatrici, persone detenute affette da gravi patologie”. Se così non fosse, si correrà il rischio di far diventare le carceri italiane “una polveriera come lo furono, per chi ha memoria, quelle di prima della riforma del 1975”. Molti sono i temi caldi all’ordine del giorno, dal Piano carceri al sovraffollamento, dalle misure alternative ai detenuti tossicodipendenti: tutti temi su cui i volontari italiani si propongono di intavolare un dibattito. Giustizia: Sappe; nelle carceri superato ogni limite di tolleranza, la politica trovi soluzioni Il Velino, 22 settembre 2010 “È di 68.749 il numero dei detenuti presenti oggi nelle oltre 200 carceri italiane: è il numero più alto mai registrato nella storia del Paese. Tutte le Regioni italiane hanno abbondantemente superato la capienza regolamentare, quella cioè per si è stimato che un carcere possa funzionare correttamente seguendo i dettami della nostra Costituzione”. Lo denuncia il Sindacato autonomo Polizia penitenziaria (Sappe). In una conferenza stampa tenuta a Potenza il segretario generale Donato Capece ha commentato: “Da tempo il Sappe sta perseguendo una campagna di diffusione di questi dati per far conoscere all’opinione pubblica la reale situazione che migliaia di poliziotti penitenziari sono costretti a fronteggiare 24 ore al giorno. È solo grazie alla professionalità e al senso dello Stato che hanno le migliaia di poliziotti penitenziari - carenti in organico di più di seimila unità - che si riescono a contenere i disagi e le proteste delle quasi 69 mila persone detenute - prosegue Capece. Il settore penitenziario è l’ultima fase di un processo di politiche sulla giustizia. Se questo settore è al collasso come i dati dimostrano ampiamente, significa che qualunque provvedimento a monte verrà avvertito in carcere solo dopo alcuni mesi”. Prosegue Capece: “I politici che hanno dato bella mostra del loro interessamento ai problemi del carcere in occasione dello scorso Ferragosto ora hanno l’obbligo politico e morale di trovare al più presto una soluzione, magari ascoltando anche le proposte di chi, come la Polizia Penitenziaria, in carcere ci lavora 24 ore al giorno 356 giorni l’anno. Purtroppo però è passato più di un mese da quelle visite ed ancora non abbiamo visto nulla di concreto. E nulla di concreto è stato fatto dopo l’analogo Ferragosto in carcere dello scorso anno”. Giustizia: Osapp; in due mesi 1.100 detenuti in più e 200 poliziotti in meno Adnkronos, 22 settembre 2010 200 poliziotti penitenziari in meno e 1.100 detenuti in più, tra agosto e settembre, ovvero 39.700 poliziotti penitenziari su 45.121 in organico e 68.679 detenuti presenti per una capienza di 44.750 posti in via ordinaria e 66.500 posti massimi tollerabili. È la situazione delle carceri italiane che l’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, Osapp, ha tradotto in numeri. “Entro l’anno, invece, saranno circa 1.000 i poliziotti penitenziari che andranno via, mentre dal 2011 le percentuali sono destinate a salire vertiginosamente - dice Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp - fino a superare le 2.000 l’anno in meno dopo il 2012. Accade infatti che, essendo la polizia penitenziaria tra le forze di polizia dello Stato quella i cui appartenenti hanno l’età media più alta per mancato ricambio generazionale, rispetto ad un organico fissato per legge nel 1992, quando i detenuti erano 35mila, e mai più rivisto - prosegue il leader dell’Osapp - al circa 70%, nel complessivo, di coloro che lasciano il servizio per infermità, nella maggior parte legate alla sfera psichica, si aggiungeranno altrettante unità per raggiunta età minima pensionabile”. Il segretario di Osapp ritiene che sia “ben triste constatare, se non fosse persino drammatico nell’interesse della collettività nazionale, oltre che del personale e dell’utenza penitenziaria, che mentre i detenuti presenti aumentano di oltre 700 unità mensili e il Ministro Alfano e il Capo del Dap Ionta, con il cosiddetto piano carceri, si propongono di aumentare le capienze degli istituti di pena di altri 9.000 posti entro dicembre 2012 - conclude Beneduci - entro tale data, stante l’attuale persistente assenza di interventi politici sostanziali, nelle carceri italiane ci saranno 4.000 poliziotti penitenziari in meno e 15.000 detenuti in più”. Giustizia: Cecchini (Assessore Roma); su bambini in carcere dare ascolto alle associazioni Adnkronos, 22 settembre 2010 “Che ci faccio io qui” è stato il titolo della mostra sulla condizione dei bambini nelle carceri italiane organizzata dall’associazione di volontariato “A Roma, insieme”, che ha avuto un ruolo importante per sensibilizzare la città sul tema di tutte le mamme detenute che vivono tra le mura di un penitenziario insieme ai loro bambini. Dall’esperienza di quella mostra nasce l’incontro che si è svolto oggi nella Sala della Pace di Palazzo Valentini: “Nessun bambino varchi più la soglia di un carcere”. Lo afferma in una nota Claudio Cecchini, assessore alle Politiche sociali e della Famiglia della Provincia di Roma. “Essere al fianco di queste associazioni - sottolinea - è un preciso dovere istituzionale: è difficile trovare tracce di giustizia nella reclusione di bambini che non hanno nessuna colpa, e non possono rispondere dei reati commessi dalle mamme”. “È necessario, prima di tutto nell’interesse dei minori - continua Cecchini - arrivare a una soluzione che consenta ai bambini di rimanere lontani dal carcere, pur senza sollevare le mamme dalla loro pena. Il Parlamento sta discutendo la proposta di legge a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori: l’incontro di oggi può essere l’occasione giusta perché in quella sede arrivino le proposte e i suggerimenti delle associazioni, che con i loro volontari lavorano ogni giorno dentro le carceri e conoscono da vicino la situazione”. “Se da una parte è inevitabile che la legge, nel caso delle donne che hanno commesso reati molto gravi - prosegue Cecchini - punti sul ricorso agli istituti a custodia attenuata per madri, vere e proprie succursali del carcere sotto la diretta responsabilità dell’amministrazione penitenziaria credo che il contributo più importante potranno darlo le case famiglia protette: gestite dalle associazioni sotto la responsabilità degli enti locali, in cui le donne possano scontare la pena in un ambiente rigorosamente a misura dei loro bambini”. “Si potrà fare in modo che a garantire la sicurezza siano le Prefettura, in accordo con la magistratura di sorveglianza e con le direzioni delle carceri coinvolte - conclude Cecchini - e si potrebbe ricorrere a tutte le soluzioni di sorveglianza ‘a basso impattò per i bambini, come la video e la telesorveglianza”. Lettere: 45 educatori penitenziari possono essere assunti a costo zero, ma entro l’anno Ristretti Orizzonti, 22 settembre 2010 Ai senatori della commissione giustizia del senato. Illustre Senatore, il Comitato vincitori idonei del concorso per educatori penitenziari, intende segnalarLe una gravissima vicenda che sta avendo luogo proprio in questo delicatissimo momento in cui le nostre carceri si trovano in pieno stato emergenziale. Come ben saprà, esiste una graduatoria, ancora vigente, relativa ad concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004, indetto con Pdg 21 novembre 2003. Dopo ben quattro anni di procedura concorsuale, il 15 dicembre 2008 nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 23, veniva pubblicata la graduatoria ufficiale definitiva del suddetto concorso. Solo nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 12 del 30 giugno 2009 veniva avviata la procedura di assunzione soltanto dei primi 86 vincitori del suddetto concorso a cui seguirono altre 16 vincitori, come da Bollettino Ufficiale n. 16 del 31 agosto 2009. Infine, il 12 aprile del 2010 è avvenuta l’assunzione dell’ultima trance rimanente, ovvero dei restanti 295 vincitori. In tale data, con qualche aggiunta successiva, sono emerse ben 45 rinunce tra i vincitori che immediatamente avrebbero potuto essere coperte tramite scorrimento della vigente graduatoria ed in data 24 maggio 2010, tramite comunicazione scritta, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha invitato gli idonei utilmente collocati, a redigere in ordine di preferenza, un fax contenente le sedi rimaste vacanti dalle rinunce. Da quel momento non si hanno più notizie circa l’assunzione di questi 45 idonei per la quale gli uffici competenti del Dap non hanno nessuna risposta in merito ai tempi di assunzione. Sappiamo che presso l’ufficio concorsi del Dap, le sedi rimaste vacanti dalle rinunce del 12 aprile sono già state assegnate ai 45 educatori anzidetti e che i decreti di assunzione di questi ultimi non possono essere emessi in quanto si attende il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per la riduzione delle piante organiche, come previsto dalle recenti leggi. Purtroppo, non siamo a conoscenza di quale sia lo stato del procedimento per l’emanazione del detto Dpcm, nonostante diversi mesi siano trascorsi,ciò che è certo è che per l’assunzione dei 45 educatori non deve essere stanziato neanche un Euro in più rispetto a quanto già fatto in occasione dell’assunzione dei 295 vincitori suddetti, dato che questi 45 educatori idonei subentrano per rinuncia. Infatti, l’assunzione dei 45 educatori idonei, adesso divenuti a pieno titolo vincitori di concorso, è praticamente a costo zero, in quanto subentrano per rinuncia, e quindi praticamente facenti parte di un provvedimento già precedentemente autorizzato (con le assunzioni del 12 aprile 2010). Si segnala anche che non assumendo questi 45 educatori entro il 2010, gli stanziamenti economici anzidetti verranno persi e che la graduatoria cesserà di avere validità proprio nel 2011. Vogliamo, ancora segnalare che la Sezione di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato in adunanza congiunta dei Collegi I e II del 13 luglio 2010 della Corte dei Conti con deliberazione 19/2010/G sostenendo che “tale accelerazione nella realizzazione di nuove strutture penitenziarie non possa andare disgiunta da altre misure necessarie per il loro funzionamento,che attengono alla sfera del personale addetto, se è vero quanto sostenuto da parte sindacale circa la grave carenza del personale stesso”, alla lettera b degli incombenti richiede testualmente che venga eseguito “accertamento della consistenza numerica del personale effettivamente addetto e della sua inadeguatezza in rapporto al numero dei detenuti”. Inoltre, sarà di imminente discussione al Senato il disegno di legge n. 2313 sulle Disposizioni relative all’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno presentato dal Ministro Alfano e già approvato il 30 luglio 2010 dalla II Commissione Permanente (Giustizia) della Camera dei Deputati, in cui all’art. 5 viene contemplato un necessario e imprescindibile “adeguamento numerico e professionale della pianta organica del Corpo della Polizia penitenziaria e del personale civile del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia anche in relazione all’entità numerica della popolazione carceraria e al numero dei posti esistenti e programmati nonché al numero dei condannati in esecuzione penale esterna”. Inoltre, in occasione del riesame del ddl 2313 sulla detenzione domiciliare alla Commissione Giustizia del senato questo Comitato ritiene necessario svolgere alcune osservazione. Un provvedimento importante come il ddl Alfano che vede quale punto centrale per la risoluzione del sovraffollamento carcerario la misura alternativa alla detenzione concessa, per i soggetti già detenuti, sulla base della relazione comportamentale dell’istituto, richiede, necessariamente, un adeguamento del personale dell’area deputata al trattamento, in quanto a fronte di una popolazione detenuta che ha ormai raggiunto quota 69.000 detenuti, la carenza di personale educativo rischierebbe di provocare una vera e propria implosione del sistema penitenziario. L’elevatissimo numero di detenuti non ha un corrispondente aumento del numero degli educatori, cosicché il rapporto detenuti/educatori risulta sempre più alto, come emerso da uno studio condotto da Carcere Possibile Onlus, secondo cui, ad oggi il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1000 . Questa ormai insostenibile e inaccettabile discrasia comporta che ad ogni educatore spetta l’osservazione di un numero di reclusi troppo elevato con la conseguenza di poter dedicare una quantità di tempo ed attenzione via via inferiore ad ognuno di essi. Il risultato è che non sempre è possibile per il personale portare a termine le relazioni osservative che costituiscono parte integrante del percorso carcerario dei singoli individui e che sono necessarie per potere inoltrare istanze di affidamento o richieste di detenzione domiciliare. Perciò c’è chi rimane in carcere per “l’insufficienza della documentazione prodotta”. Orbene, se già ora le relazioni giungono in ritardo non si comprende come possa riuscire il ddl Alfano, senza l’incremento di personale educativo, fare i conti con la realtà penitenziaria. Con queste cifre non sarà possibile attuare il ddl Alfano perché non si potrà rispondere tempestivamente alle incombenze del personale pedagogico interessato alla produzione delle relazioni comportamentali ex art. 1 comma 3. L’incremento di unità di personale pedagogico è condizione imprescindibile per la concreta applicazione di quanto previsto nel ddl 2313. Pochi educatori significa: poche relazioni da inviare alla magistratura di sorveglianza, impossibilità di attuare il trattamento, inasprimento delle condizioni di detenzioni. Tuttavia un simile adeguamento non sarà mai possibile senza un apposito piano straordinario di assunzioni di nuove unità che ne specifichi i tempi di attuazione e le modalità di finanziamento.». per poter fare ciò è assolutamente necessario esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni. Per tali ragioni Le chiediamo,egregio senatore, di adoperarsi per la presentazione di un emendamento finalizzato ad eliminare il blocco delle assunzioni e la ulteriore riduzione del 10% delle piante organiche del comparto civile del Dap per come invece previsto dalla legge n. 25/2010. Pertanto, questo Comitato auspica un Suo intervento in merito all’immediata assunzione dei 45 educatori idonei in attesa, vista la ristrettezza dei tempi e le impellenti necessità che il mondo carcerario vive e unitamente auspica che la richiesta di adeguamento delle piante organiche sopra citato trovi pieno repentino e accoglimento presso la 2° Commissione permanente del senato tutta, per poter finalmente garantire una piena applicazione dell’articolo 27 della nostra Costituzione. Fiduciosi di un Suo certo interessamento, restiamo in attesa di una risposta, rendendoci disponibili per qualsiasi altro chiarimento. Il Comitato vincitori/idonei del concorso per educatori penitenziari Referente avv. Anna Fasulo Venezia: detenuto 22enne si impicca in cella, da inizio anno sono 45 i suicidi in carcere Apcom, 22 settembre 2010 Nel carcere di Venezia si è impiccato un ragazzo di 22 anni, marocchino, detenuto per violazione della legge degli stupefacenti, divideva una cella con altri sei, lo riferisce Radiocarcere, sottolineando che così salgono a 38 i detenuti suicidi nel 2010. “Naib, persona detenuta di 22 anni e di nazionalità marocchina, si è impiccato questa mattina verso le 11.00 nella sua cella del carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia, utilizzando un lenzuolo”, lo annuncia in una nota Riccardo Arena, che cura la rubrica Radiocarcere su Radio Radicale e Ristretti Orizzonti. “Da quanto si è appreso - continua Radiocarcere - pare che Naib avesse già in precedenza tentato diverse volte il suicidio, tanto che era sottoposto al regime di Grande sorveglianza, accorgimento che evidentemente non è servito a impedirgli il suicidio”. Naib, che viveva in una cella occupata da altre sei persone detenute, si trovava in carcere per violazione della legge sugli stupefacenti. Da poco infatti la Corte d’Appello di Venezia aveva confermato la sua condanna a 4 anni di reclusione. Radiocarcere e Ristretti Orizzonti sottolineano che il carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia è vecchio e sovraffollato: si tratta di una struttura la cui data di entrata in funzione risale al 1926, e che potrebbe ospitare solo 111 detenuti, ma che oggi ne contiene 361. Ovvero vi è recluso il 325% di detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare. Da inizio anno a livello nazionale salgono così a 45 i detenuti suicidi nelle carceri italiane (38 impiccati, 5 asfissiati col gas, 1 morto dissanguato dopo essersi tagliato le vene e 1 avvelenato con dei farmaci), mentre il totale dei detenuti morti nel 2010, tra suicidi, malattie e cause “da accertare” arriva a 126 (negli ultimi 10 anni i “morti di carcere” sono stati 1.686, di cui 603 per suicidio). Lecce: il Sindaco Perrone visita il carcere; ho trovato una situazione drammatica Lecce Prima, 22 settembre 2010 Il sindaco si è recato in visita questa mattina presso la casa circondariale di Borgo San Nicola. “Stato di emergenza che la Regione deve affrontare”. Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, si è recato in visita questa mattina presso la casa circondariale di Borgo San Nicola per verificare il sovraffollamento della struttura e le conseguenti difficili condizioni di vita dei reclusi all’interno, anche e soprattutto dal punto di vista medico-sanitario. Il primo cittadino è stato accompagnato dal direttore sanitario dell’Asl, Franco Sanapo. La delegazione è stata ricevuta dal vicedirettore della casa circondariale, Annamaria Dello Preite, e dal medico d’istituto, Marcello Ferrara. “Si tratta di una situazione drammatica - è il commento del sindaco Perrone - a causa di questo sovraffollamento assolutamente insostenibile. Oggi la struttura ospita 1455 unità, a fronte di un numero standard massimo tollerabile di 1100 e di un numero standard ottimale di 650. Il gap tra numero di detenuti e risorse strutturali, umane e strumentali è decisamente eccessivo. Un contesto potenzialmente esplosivo, che solo gli sforzi sovraumani del personale, del corpo medico e infermieristico e del corpo di polizia penitenziaria consente, per ora, di poter gestire, seppur tra mille difficoltà”. “Dal direttore dell’Asl Sanapo - prosegue - abbiamo ottenuto stamattina l’impegno ad aumentare in breve tempo il numero di infermieri in servizio presso la casa circondariale, che oggi sono 22, di sei unità, supporto fondamentale per il lavoro degli specialisti. Ciò anche alla luce del fatto che l’Asl ha presentato alla Regione Puglia un modello organizzativo di medicina penitenziaria che prevede anche l’istituzione di un’Unità operativa annessa al Distretto sociosanitario di Lecce, nel cui ambito è presente la struttura penitenziaria. Secondo questo modello gli infermieri dovrebbero essere 60. È chiaro che è di vitale importanza che la Regione approvi il Modello ed eroghi risorse e noi non possiamo che sollecitare con forza il presidente Vendola ad adoperarsi in tal senso. Lo stato di emergenza che oggi abbiamo verificato a Borgo San Nicola deve costituire emergenza anche sul tavolo del governatore, che contribuendo a risolverla - conclude il sindaco Perrone - metterebbe in pratica il tanto sbandierato diritto alla salute”. Vicenza: istituito il Garante comunale dei diritti dei detenuti Redattore Sociale, 22 settembre 2010 Il consiglio comunale ha finalmente approvato la delibera. L’assessore Giuliari: “L’istituzione di questa figura mette in luce la nostra volontà di aprire lo sguardo anche su un luogo della nostra città troppo spesso dimenticato”. É trascorso quasi un anno dall’annuncio dell’imminente attivazione del garante dei diritti dei detenuti a Vicenza. Undici mesi dopo, il consiglio comunale ha finalmente approvato la delibera. “L’istituzione, anche nella nostra città, di questa figura mette in luce la nostra volontà di aprire lo sguardo anche su un luogo della nostra città troppo spesso dimenticato - commenta l’assessore alla famiglia e alla pace, Giovanni Giuliari. Il carcere è una realtà di cui un comune deve aver cura perché luogo di cittadini, di persone portatrici di diritti fondamentali la cui dignità non deve mai essere calpestata”. L’iter, ora che la figura è stata istituita, prevede che il presidente del consiglio proceda con un avviso pubblico per la presentazione delle candidature, riservato “a persone di indiscussa fama nel campo delle scienze giuridiche e sociali, dei diritti umani, delle attività sociali nelle carceri, nei centri di servizio sociale e nei servizi sociali degli enti che si occupano del reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti”. Non è stato un percorso facile quello che ha portato al risultato odierno: già cinque mesi fa era sceso in campo lo stesso sindaco vicentino Achille Variati, che aveva chiesto di accelerare l’iter dopo aver ricevuto la lettera dai detenuti della casa circondariale di via Della Scola. “La situazione che mi è stata descritta nella missiva e in cui si trovano a vivere i detenuti è davvero preoccupante - ricordava allora. È importante che venga sbloccata velocemente la situazione in cui si è incagliato il regolamento”. La giunta comunale aveva redatto lo scorso novembre una bozza da sottoporre al consiglio comunale, che però si era arenata in commissione consiliare. Qui, infatti, erano state chieste alcune modifiche, in particolare legate al potere di nomina: essendo un istituto di garanzia la nomina, secondo i consiglieri, doveva essere competenza dal consiglio comunale e non del sindaco, così come prevede, infatti, il regolamento adottato. La situazione nella casa circondariale oggi come un anno fa non è rosea, con punte di sovraffollamento che toccano il 100%. “Una società si giudica anche dallo stato delle proprie carceri - è il commento del sindaco - e ogni società democratica e avanzata deve assicurare ai propri cittadini detenuti un trattamento civile e dignitoso”. Cagliari: a 83 anni torna in libertà il detenuto più anziano d’Italia, non voleva uscire 9Colonne, 22 settembre 2010 “Ha scontato completamente la condanna e ha ritrovato la libertà l’ormai ex detenuto più anziano d’Italia che si era rifiutato di accettare una pena alternativa al carcere di Lanusei (Ogliastra) in quanto voleva tornare soltanto nella sua casa giudicata però inagibile. L’uomo, dopo molte insistenze, è stato finalmente convinto ad accettare una sistemazione alternativa. Si trova quindi a Bitti accudito dai familiari. Si è così chiusa una vicenda paradossale, unica nel panorama nazionale, di un detenuto che ha preferito la detenzione alla libertà”. A raccontarlo Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” avendo appreso il lieto fine della vicenda di Antonio Dessì, 83 anni, il più vecchio detenuto degli Istituti penitenziari italiani. “A convincere l’anziano pensionato a lasciare la struttura in cui era piantonato per trovare un dignitoso ricovero assistito sono stati - sottolinea Caligaris - il nipote, le assistenti sociali del Comune di Bitti e del Provveditorato regionale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nonché il Cappellano del carcere don Luigi Ortu. Precedentemente e ripetutamente erano cadute nel vuoto anche le attenzioni del Magistrato di Sorveglianza. L’uomo infatti, benché l’età e le sue condizioni di salute siano precarie, pretendeva di risiedere, in modo totalmente autonomo, nella sua casa fatiscente e pericolante”. “Quella di Antonio Dessì - osserva la presidente di Socialismo Diritti Riforme - è un’ulteriore testimonianza della necessità di operare con umanità e sensibilità nei confronti delle persone che per difficoltà oggettive non sono in grado di effettuare scelte responsabili. In questo caso l’affetto dei familiari è stato determinante per la soluzione positiva di una vicenda che rischiava di trascinarsi ulteriormente e avere effetti imprevedibili ma ha avuto un significativo ruolo anche il lavoro degli Agenti della Polizia Penitenziaria mostratisi particolarmente disponibili con l’anziano detenuto”. Piacenza: detenuto tunisino minaccia darsi fuoco per avere una pasta in bianco Ansa, 22 settembre 2010 “Sono mussulmano praticante e se non mi portate una pasta in bianco mi do fuoco”. Lo ha urlato ripetutamente un tunisino detenuto nel carcere delle Novate, a Piacenza, convinto che nella pasta al ragù che gli avevano dato vi fosse carne di maiale proibita dal Corano. Il nordafricano ha perso la testa e ha minacciato di infliggersi terrificanti amputazioni e di darsi fuoco. Agli agenti della polizia penitenziaria accorsi per placarlo ha minacciato di tagliare la testa, se non gli avessero portato subito una pastasciutta in bianco. Il fatto, avvenuto in dicembre nella casa circondariale piacentina, è finito oggi in Tribunale, presente l’imputato Hammadi Arbi, 30 anni, accusato di resistenza e minacce a pubblico ufficiale. L’uomo è stato assolto, perché non è stato dimostrato che avesse opposto resistenza alla polizia penitenziaria, in quanto aveva minacciato di darsi fuoco. Assolto anche dall’accusa di minacce a pubblico ufficiale, perché nessuno degli agenti della penitenziaria aveva sporto querela contro di lui. Siracusa: sovraffollamento e poco personale, l’Ugl-Polizia penitenziaria dal Guardasigilli La Sicilia, 22 settembre 2010 La questione carceri resta all’ordine del giorno, sia nella riflessione pubblica che nell’attività sindacale. L’ultimo intervento venerdì scorso, quando il segretario regionale dell’Ugl Francesco D’Antoni, i dirigenti regionali Sebastiano Nardo e Salvatore Gagliani e dal vicesegretario nazionale Sebastiano Bongiovanni, si è tenuto un incontro con il personale di Polizia penitenziaria e con la direzione della casa circondariale di Cavadonna. È stato - informa un comunicato sindacale - un confronto cordiale e propositivo, si è discusso su alcune problematiche, che purtroppo sono uguali per tutti e tre gli istituti penitenziari della provincia, vale a dire quelli del sovraffollamento, del mancato pagamento degli straordinari, carenza di organico che costringono a turni prolungati. ella stessa giornata si è riunito il direttivo dell’Ugl-Polizia penitenziaria, formulando un piano di iniziative e di proposte da mettere in atto nel prossimo futuro ed inoltre si è deciso che per giorno 28 settembre il vicesegretario nazionale Sebastiano Bongiovanni, il segretario regionale Francesco D’Antoni e il dirigente regionale Sebastiano Nardo, si recheranno a Roma per illustrare agli organi competenti la grave situazione in cui versano tutti gli istituti penitenziari della Sicilia e le condizioni oramai insostenibili che il personale è costretto ad affrontare quotidianamente nello svolgere il proprio dovere. L’allarme viene lanciato ormai con regolarità da tutte le sigle sindacali, dalle famiglie dei detenuti, dai legali, anche nella cerimonia di apertura dell’anno giudiziario la situazione degi istituti di detenzione è oggetto di analisi. San Severo (Fg): progetto inserimento socio-lavorativo per i detenuti Il Salento, 22 settembre 2010 Il Sindaco: “è priorità di questa Giunta perseguire il benessere sociale della Cittadinanza anche attraverso la promozione di processi di integrazione e recupero sociale rivolti a persone in situazioni di disagio e devianza sociale”. Il Sindaco avv. Gianfranco Savino e gli Assessori alle Politiche Sociali dr.ssa Marianna Bocola e all’Area Servizi Interni p.i. Raffaele Bentivoglio hanno annunciato che la Direzione della Casa Circondariale di San Severo ed il Consorzio di Cooperative Sociali Aranea di Foggia, di concerto con i citati Assessorati del Comune di San Severo, hanno avviato un percorso congiunto per elaborare una proposta progettuale finalizzata alla promozione del reinserimento socio-lavorativo di persone detenute o in regime di misure alternative, segnalate dall’équipe socio-educativa del carcere di San Severo. Il reinserimento sociale dei detenuti è infatti una finalità condivisa e prioritaria dell’Amministrazione Penitenziaria e del Comune di San Severo, oltre che del Consorzio Aranea, che vanta fra le sue socie svariate cooperative sociali con l’obiettivo di favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Tale iniziativa ha l’obiettivo di: a) impiegare capacità lavorative, ora improduttive, favorendone la riscoperta ed il reimpiego in attività di utilità sociale; b) realizzare una dimensione di autonomia economica, autorealizzazione e valorizzazione delle proprie capacità favorendo lo sviluppo e l’affermazione della dignità sociale della persona; c) prevenire, limitandole, situazioni di recidiva, depressione e disagio. A seguito del processo di concertazione avviato tra i citati soggetti istituzionali, si è definito un Protocollo d’Intesa sottoscritto dal Sindaco di San Severo, dal Dirigente della Casa Circondariale sanseverese dr. Davide di Florio e dal Presidente del Consorzio Aranea Vincenzo Pacentra, allo scopo di avviare un processo condiviso per la definizione di un progetto da candidare presso il Ministero della Giustizia per le azioni finanziabili dalla Cassa per le Ammende. Il Protocollo d’Intesa prevede i seguenti compiti per il Comune di San Severo: 1) Individuazione settori di inserimento lavorativo; 2) Messa a disposizione aree operative (cimitero e/o villa comunale) e strumenti di lavoro; 3) Collaborazione nell’elaborazione di un progetto di inserimento socio-lavorativo personalizzato; 4) Collaborazione nell’attività di orientamento ed accompagnamento; 5) Sensibilizzazione e network locale; 6) Monitoraggio e valutazione. In proposito il Sindaco Savino ha dichiarato: “È finalità prioritaria di questa Giunta Comunale perseguire il benessere sociale della Cittadinanza anche attraverso la promozione di processi di integrazione e recupero sociale rivolti a persone in gravi situazioni di disagio e devianza sociale. Tra tali finalità rientra l’individuazione di percorsi di reinserimento sociale dei detenuti anche in fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione ospitati presso la locale Casa Circondariale. La proposta progettuale elaborata dal Consorzio Aranea avrà come titolo Il sole per tutti”. Siracusa: progetto di reinserimento sociale, consegnati i diplomi ai detenuti corsisti Giornale di Siracusa, 22 settembre 2010 Una delegazione del II° Istituto di Istruzione Superiore di Augusta, composta da: Salvo Roggio, vicepreside in rappresentanza del preside Carmelo Gulino, da Giusi Lisi, tutor del progetto “L’impresa artigiana”, e da Maria Valenti, docente del progetto, si è recata presso la casa di reclusione di Brucoli, per consegnare ai detenuti corsisti l’attestato di partecipazione ai corsi, tenutisi presso l’istituto carcerario nel mese di luglio: Corso base di lingua Inglese, Italiano per stranieri, I nuovi linguaggi (Informatica di base) e L’impresa artigiana, che ha affrontato le problematiche di natura economica e giuridica attinenti al mondo dell’impresa. L’istituzione scolastica si è fatta portatrice di un progetto che, oltre a trasmettere la cultura di impresa in un territorio come quello megarese, spesso ai margini degli avvenimenti di natura economica di rilevanza nazionale ed internazionale ma che vuole recuperare quel senso di identificazione e di appartenenza alla comunità di riferimento dei detenuti. Il mondo carcerario infatti è una realtà troppo spesso dimenticata. Notevoli le problematiche: il sovraffollamento, che costringe i reclusi a vivere in condizioni precarie, i tentati suicidi, la mancanza di mezzi economici che consenta loro di provvedere a se stessi, nonché alle proprie famiglie che spesso vivono in stato di indigenza. “È alla luce di questa analisi - spiegano i docenti del II° istituto - che l’istituzione scolastica , ben consapevole di quanto importante sia il recupero e il reinserimento sociale dei detenuti, invita le imprese a offrire loro opportunità di lavoro. Da questa iniziativa trarrebbero vantaggio le stesse imprese; queste infatti fruirebbero dei benefici previsti dalla normativa nazionale (Legge Smuraglia) che consente loro di assumere con contratto di lavoro subordinato (a tempo pieno o parziale) non inferiore a un mese: detenuti ammessi al lavoro esterno ai sensi dell’art. 21 della Legge 354/75, ossia detenuti che possono uscire dal carcere per il tempo strettamente necessario a svolgere l’attività lavorativa; detenuti interni agli istituti penitenziari, da coinvolgere in attività lavorative svolte all’interno dell’istituto stesso. Le principali agevolazioni previste dalla Legge Smuraglia, per le imprese e le cooperative sociali che assumono detenuti ammessi al lavoro esterno, sono in sintesi le seguenti: un credito d’imposta di 516,46 euro mensili, valido anche per il periodo necessario alla formazione, che precede il contratto di lavoro; beneficiare delle agevolazioni anche nei 6 mesi successivi alla scarcerazione del detenuto, qualora il rapporto di lavoro dovesse proseguire. Per le cooperative sociali è anche previsto un abbattimento dell’80 per cento dei contributi assistenziali e previdenziali. Per le imprese private e le cooperative sociali che assumono un detenuto per impiegarlo in attività svolte all’interno del carcere, sono valide tutte le agevolazioni riportate sopra. In tal caso, l’Amministrazione Penitenziaria cede in comodato gratuito i locali e le attrezzature eventualmente disponibili”. I principali vantaggi per le imprese sono legati alla riduzione dei costi sostenuti in termini di formazione del personale, retribuzione del lavoro e reclutamento e ricerca del personale; per i detenuti invece il vantaggio è di tipo tangibile e psicologico. Cagliari, all’Ipm convegno “lavorare dentro”, sull’esperienza della lavanderia industriale Adnkronos, 22 settembre 2010 Ad un anno dalla realizzazione di una lavanderia industriale nell’Istituto Penale Minorenni di Quartucciu (Cagliari), frutto della collaborazione tra Amministrazione penitenziaria, Cooperazione sociale e Impresa privata, è stato promosso un convegno dal titolo ‘Traballai a intrù (Lavorare dentro), che si svolgerà domani, 23 settembre, con inizio alle 11, nella Sala Polivalente dell’Istituto Penale. “L’incontro - afferma Carlo Tedde del Consorzio Solidarietà, fra i promotori dell’evento - ha come finalità valutare l’esperienza fatta e rilanciare questa modalità di lavoro, che vede la realtà carceraria aprirsi al territorio e contribuire allo sviluppo economico, grazie al coinvolgimento nel lavoro dei giovani sottoposti a misure penali”. Un primo concreto risultato è riscontrabile nello sviluppo di un’azienda che cresce in affidabilità gestionale e produttiva. Un’azienda che in un anno è stata capace di attivare 14 tirocini formativi e un’assunzione a tempo determinato, e di impiegare quotidianamente nel ciclo produttivo cinque giovani sottoposti a misure penali. L’iniziativa imprenditoriale si pone nell’ambito del progetto Mitico, finanziato dalla Cassa delle Ammende, predisposto dalla Direzione Generale del Trattamento del Dgme dal Consorzio “Luoghi per crescere”, articolazione del vasto mondo del Consorzio Gino Mattarelli, Cgm, e del Consorzio Solidarietà di Cagliari: questi ultimi espressioni di Confcooperative. L’esperienza finora compiuta, che ha visto il successo della lavanderia industriale, con la collaborazione della Nivea srl di Cagliari, impresa specializzata nel settore, ha creato una vasta e valida rete di sinergie tra l’Amministrazione Pubblica e il Privato Sociale; su questa linea, che vede insieme imprese profit e no profit, le parti intendono proseguire per creare iniziative economiche radicate nella realtà locale. Al convegno, coordinato da Sandro Marilotti, Centro Giustizia Minorile della Sardegna, e Francesco Sanna, Federsolidarietà Sardegna Confcooperative, interverranno Giuseppe Zoccheddu, Ipm Quartucciu; Gianni Pizzera, Consorzio Luoghi per Crescere; Maurizio Ferraguti, Nivea SpA; Monica Melis, Sviluppo Italia; Serenella Pesarin, Direttore Generale Dipartimento Giustizia Minorile; Vittorio Pelligra, Economia di comunione; Carlo Tedde, Consorzio Solidarietà; Paola Appeddu, Compagnia delle Opere Sardegna; Silvestro Ladu, Presidente II Commissione Consiglio Regionale Diritti Civili. Roma: al via il Corso di formazione per operatori penitenziari dell’Associazione Antigone Adnkronos, 22 settembre 2010 Al via da oggi a sabato 25 settembre, presso la Scuola del Sociale della provincia di Roma, il corso “Tecniche di promozione e protezione dei diritti delle persone private della libertà”, dedicato agli operatori che lavorano nelle carceri, organizzato con il contributo dell’assessorato provinciale al lavoro e formazione e la collaborazione dell’Associazione Antigone. In Italia ci sono 206 istituti penitenziari; a luglio di quest’anno la capienza regolamentare era di 43.327 posti, a fronte di un numero di detenuti che supera le 68mila presenze. “Il 13 gennaio 2010, sulla base della legge 225/1992, per la prima volta nella storia della Repubblica il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale per il sovraffollamento delle carceri. Da allora la situazione si è ulteriormente aggravata, senza che ci sia stato nessun intervento sostanziale. Per questo è importante costruire momenti di formazione interdisciplinari sui diritti umani, in questo momento storico in cui assistiamo a politiche interne e internazionali che li mettono sempre più a rischio”, ha dichiarato il presidente dell’Associazione Antigone Patrizio Gonnella. La Scuola del Sociale, inaugurata nel giugno 2009, è una struttura pubblica e gratuita, aperta a tutti coloro che lavorano nel sociale, a chi già opera nel Terzo Settore e nella Pubblica Amministrazione. Lo scorso luglio all’interno della Scuola è stata apposta una targa dedicata alla memoria di Stefano Cucchi, il ragazzo deceduto il 22 ottobre all’ospedale Pertini a seguito delle percosse ricevute in carcere. Giovanni Cucchi, presente all’apertura delle giornate di lavoro, ha ringraziato le Istituzioni “per l’impegno importante dimostrato per ricordare Stefano. Il fatto che qui si formeranno operatori del sociale, che potranno fare tesoro del suo dramma, ci fa coraggio”. “In poco più di un anno questa scuola ha formato più di 1400 persone - ha detto l’assessore al Lavoro Massimiliano Smeriglio - offrendo corsi gratuiti e di qualità destinati a figure professionali che svolgono ruoli importantissimi nella società, come gli assistenti sociali, personale paramedico, gli operatori penitenziari. Vogliamo contribuire, con la nostra formazione, allo sviluppo di una reale cultura dell’accoglienza e della presa in carico delle fragilità, affinché quello che è successo a Stefano Cucchi e ad altri non si ripeta”. Gli undici relatori che si susseguiranno nei giorni di formazione, ciascuno da un’angolazione specifica, affronteranno il tema della tutela dei diritti delle persone private dalla libertà. Dopo l’apertura di Gonnella, che parlerà dello statuto internazionale del diritto dei detenuti, nei giorni successivi si avranno le relazioni di Stefano Anastasia, Cristiana Bianco, Antonio Marchesi, Franco Corleone, Carlo Fiorio, Daniela De Robert, Stefano Transatti, Sergio D’Elia, Iñaki Rivera Beiras. Bologna: dall’Ascom 400 kit di cancelleria e cartoleria per giovani detenuti che studiano Dire, 22 settembre 2010 Ascom Bologna risponde all’appello della direttrice Ione Toccafondi e dona 400 kit di cancelleria per i giovani detenuti del carcere della Dozza. La Federazione cartolai di Ascom ha subito aderito “con entusiasmo alla richiesta”, spiega il presidente dei cartolai, Medardo Montaguti, che oggi ha consegnato i kit alla casa circondariale assieme al numero uno dell’associazione di Strada Maggiore, Enrico Postacchini. Il pacco contiene tutto il materiale necessario per uno studente: quadernoni, penne e pennarelli, matite e gomme, carta e cancelleria vari. “Riteniamo che le persone private della libertà personale, durante il loro periodo di detenzione - sottolinea Postacchini, spiegando le ragioni dell’iniziativa di Ascom - abbiano il diritto di studiare, formarsi e raggiungere un grado di scolarizzazione e cultura tale che possa permettere loro di reinserirsi nel miglior modo possibile nella nostra società”. Foggia: carceri sovraffollate, ma molte strutture non sono mai entrate in funzione Il Fatto Quotidiano, 22 settembre 2010 Una di queste a Bovino, in provincia di Foggia. Un carcere che avrebbe dovuto ospitare 120 detenuti. “Un assurdo, una vergogna”, dice Vincenzo Nunno, assessore al comune di Bovino, che da anni si batte per cercare di sbloccare la situazione. “Abbiamo chiesto ripetutamente al ministero di sapere che cosa intendevano fare di questa struttura - continua l’assessore - ma fanno fatica a risponderci e poi ci dicono cose spesso contradditorie. In pratica ancora non si sa se questo patrimonio abbia una qualche destinazione”. Una paralisi sconcertante a cui però Nunno non si rassegna. “Le carceri di Foggia scoppiano - dice - e noi abbiamo questo penitenziario che a poco a poco cade a pezzi. Non credo che valga la pena di recuperarlo come carcere: è stato costruito senza le minime garanzie di sicurezza, con le porte in cartone, e senza le sbarre protettive necessarie. Meglio pensare a un diverso utilizzo: abbiamo già fatto delle proposte, ma non ci danno retta. E Bovino non è l’unico comune pugliese che si trova in queste condizioni”. Siena: teatro-carcere con “Storie di uomini nella notte dell’equinozio d’autunno” Adnkronos, 22 settembre 2010 Dalle celle di un carcere fino al palco teatrale per un giorno. I detenuti di Ranza a San Gimignano (Siena) andranno in scena con lo spettacolo “Storie di uomini nella notte dell’equinozio d’autunno”. Giovedì 23 settembre alle ore 21 nel teatro dei Leggieri di San Gimignano il sipario si alzerà su una ventina di detenuti tra italiani e stranieri che, per l’attenta regia di Altero Borghi, andranno in scena con poesie, pensieri e canzoni. Lo spettacolo, presentato dall’associazione culturale Sobborghi Onlus, rientra in un più ampio progetto denominato “Detenuto/Attore” e finalizzato alla costruzione di un percorso riabilitativo per i reclusi del carcere di Ranza. Il progetto è portato avanti con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e il patrocinio dell’amministrazione comunale di San Gimignano. Lo spettacolo (ingresso gratuito) è il frutto delle esperienze e delle emozioni degli attori stessi che hanno creato il testo con poesie, pensieri e canzoni. Ecco come i detenuti interpretano loro stessi, manifestano liberamente i propri pensieri, in una notte in cui le ore del giorno sono le stesse ore del buio, simbolicamente c’è una equità tra il bene e il male, tra il libero e il recluso. Al laboratorio teatrale all’interno della casa di reclusione partecipano circa 30 detenuti ed il teatro ha una doppia valenza sia espressiva che sociale fino a diventare una funzione trattamentale. Nella messa in scena i detenuti vengono coinvolti sin dalla stesura del testo, attraverso ricerche e confronti diretti, in maniera tale da poter far esprimere a loro i propri percorsi emotivi, facendoli diventare narrazione scenica. Tutto questo è utile e necessario ai fini trattamentali, per una migliore socializzazione interna ed un positivo confronto tra detenuti di etnie e lingue diverse, dando spazio alla persona anche là dove lo spazio interiore è limitato dalla reclusione. Santo Domingo: Raisi (Fli); italiano detenuto è in condizioni critiche per sciopero fame 9Colonne, 22 settembre 2010 In un carcere della Repubblica Dominicana è detenuto un cittadino italiano in sciopero della fame e ridotto ormai in condizioni critiche. Il caso è oggetto di una interrogazione al Ministero degli affari esteri, presentata dal deputato di Futuro e Libertà Enzo Raisi. Spiega il deputato che nel paese caraibico “le condizioni di detenzione sarebbero al limite della sopravvivenza, si dormirebbe per terra, verrebbe fornito solo del cibo (scarso) e non l’acqua che dovrebbe essere comprata come ogni altro genere di prima necessità” e che a seguito di ciò il detenuto “A.S. di 57 anni sta facendo lo sciopero della fame per cui è dimagrito 30 chilogrammi, tanto da spingere il direttore del carcere a scrivere una lettera all’ambasciata italiana”. Nella Repubblica Dominicana sono detenuti in tutto tre cittadini italiani, di cui uno in attesa di giudizio. “I consolati di altri Stati europei - spiega ancora Raisi - provvedono mensilmente a sostenere i loro connazionali detenuti a Santo Domingo con visite periodiche e un sussidio che permette loro di vivere o almeno di comprare lo stretto necessario per la sopravvivenza (il consolato tedesco concede ai suoi connazionali detenuti nella Repubblica Domenicana un sussidio di 7.500 pesos, quello francese 6.500 pesos, quello spagnolo 4.500 pesos” mentre, afferma Raisi, “il consolato italiano non agirebbe in tal senso (basterebbero 6 euro al giorno per provvedere ai bisogni dei tre detenuti) e sembrerebbe lasciare i nostri connazionali in condizioni che non assicurano il rispetto dei fondamentali diritti umani”. Stati Uniti: pena di morte; in California ripresa delle esecuzioni Ansa, 22 settembre 2010 La decisione di una corte d’appello ha riaperto la porta alle esecuzioni in California. Il boia potrebbe tornare in azione fin dal 29 settembre quando è in programma la esecuzione del condannato Albert Brown. In California è scattata una moratoria di fatto dal 2006 quando un giudice aveva dichiarato “crudele”, e quindi contro la costituzione, il metodo di esecuzione della iniezione. Successivamente le autorità della California avevano cambiato la procedura di esecuzione per iniezione per renderla compatibile con le osservazioni fatte dal giudice Jeremy Fogel. È scattata una nuova battaglia legale che ha visto oggi la sentenza di una corte d’appello che pone fine di fatto alla moratoria finora esistente in California dove 697 detenuti (comprese 16 donne) sono in attesa di esecuzione. La prima esecuzione in programma è quella di Brown condannato nel 1980 per lo stupro e la uccisione di una quindicenne.