Rassegna stampa 23 marzo

 

Giustizia: 67.178 detenuti ogni giorno è stabilito nuovo record

 

Apcom, 23 marzo 2010

 

In Italia le carceri hanno raggiunto quota 67.178 detenuti: "Mai così tanti in carcere nella storia dell’Italia repubblicana, ogni giorno un nuovo record", avverte Ristretti Orizzonti, sottolineando che in poco più di 3 anni i detenuti sono aumentati di 38.000 unità, dal 31 dicembre ad oggi di 2.500.

E "con queste premesse - sottolinea l’associazione - la costruzione di nuove carceri non può certamente essere una soluzione, rappresentata piuttosto da un maggiore utilizzo delle misure alternative, che sono più efficaci nel recupero" delle persone condannate, che abbattono la recidiva, che costano di meno in termini economici".

Su questo punto - si ricorda - "il consenso è quasi unanime, dai giuristi, agli operatori sociali, agli stessi operatori penitenziari, agenti penitenziari in testa): tutti concordi nel chiedere che in carcere rimangano soltanto le persone effettivamente pericolose, mentre tutte le altre siano assegnate a pene diverse, a lavori risarcitori, et similia. Perché allora la politica non procede in questa direzione?". Secondi dati del ministero della Giustizia, elaborati dal Centro Studi di Ristretti Orizzonti al 22 marzo sono presenti nelle carceri italiane 67.178 detenuti: 29.998 imputati, di cui 16.911 italiani e 13.087 stranieri, 35.171 condannati, di cui 23.479 italiani e 11.692 stranieri, 1.822 internati di cui 1.662 italiani e 160 stranieri.

Giustizia: "carcere inumano", è pronta una denuncia per Ionta

 

Asca, 23 marzo 2010

 

Il Garante dei detenuti del comune di Firenze Franco Corleone annuncia un’iniziativa giudiziaria nei confronti del capo del Dap e del ministro della Giustizia per il "trattamento inumano e degradante" nelle carceri italiane e toscane.

Il Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze sta lavorando a una denuncia da presentare contro il Capo del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria e, forse, contro il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Lo ha reso noto lo stesso garante Franco Corleone in una conferenza stampa. "Un gruppo di avvocati - ha spiegato - sta lavorando per preparare una denuncia nei confronti del capo del Dap Franco Ionta e, forse, anche nei confronti del ministro della Giustizia Alfano per la violazione del regolamento del 2000 per l’esecuzione dell’ordinamento penitenziario".

Quello, ha precisato Corleone, è un documento (in 135 articoli) che avrebbe portato a una "grande riforma" del sistema carcerario ma "non viene applicato". "Il Dap - ha aggiunto - ha sempre spiegato la mancata applicazione del regolamento con la scarsità di risorse, ma ora i fondi ci sono: in Finanziaria sono stati stanziati 500 milioni di euro per il piano carceri e altri 150 milioni sono stati presi dalla cassa ammende. Ora non ci sono più scuse: si vuole costruire nuove carceri o applicare il regolamento e investire per garantire servizi sanitari, docce, mense, riscaldamento?".

La denuncia si riferisce, naturalmente, alla situazione dell’area fiorentina. Corleone ha anche annunciato che il coordinamento dei Garanti sta predisponendo, a livello nazionale, un "modello di denuncia individuale, che potranno firmare i singoli detenuti, per la situazione degli spazi ridotti" e preannunciato iniziative di "disobbedienza civile".

Sulla situazione toscana, il Garante ha espresso grande preoccupazione per la paventata costruzione di un nuovo padiglione nel carcere fiorentino di Sollicciano che dovrebbe ospitare 200 detenuti e dovrebbe sorgere accanto al Giardino degli incontri, un’area verde dove i detenuti incontrano i familiari: "L’amministrazione penitenziaria vuole fare soltanto un accatastamento di corpi, un’ammucchiata di persone - ha detto il garante - Il nuovo padiglione avrebbe un impatto ambientale devastante, ridurrebbe la vivibilità del carcere ed eliminerebbe parte delle aree verdi. Sarebbe uno sfregio verso il Giardino degli incontri. Ci mobiliteremo per impedirne la realizzazione".

Franco Corleone è intervenuto anche sulla "vicenda paradossale del carcere di Empoli", dimesso da oltre un anno e dove il 9 marzo era prevista l’apertura del primo istituto italiano interamente riservato alle detenute transessuali. "L’apertura non è avvenuta - ha concluso Corleone - non c’è stata nessuna spiegazione e le detenute che erano con i bagagli in mano per il trasferimento da Sollicciano, non conoscono il loro destino".

Il Garante ha infine chiesto alcuni impegni alla nuova amministrazione della Toscana: in primo luogo l’istituzione del garante regionale per i diritti dei detenuti e un piano per l’uscita dei tossicodipendenti dalle carceri.

Giustizia: nelle carceri, i minori italiani sorpassano gli stranieri

 

Ansa, 23 marzo 2010

 

Rapine, aggressioni, violenze sessuali, omicidi che coinvolgono minori stranieri, in particolare nordafricani, rumeni, albanesi, sudamericani, sono ormai all’ordine del giorno sulle pagine dei giornali; ma da un po’ di tempo sono aumentate anche le notizie che riguardano episodi di violenza dei giovani italiani.

Nonostante la paura del diverso e la psicosi dell’uomo nero canalizzata da violente campagne d’odio e di razzismo, un nuovo fenomeno emerge dai dati raccolti da Eurispes: sarebbe aumentata la quota di italiani tra i ragazzi che sono finiti dietro le sbarre per reati di vario tipo. A fronte di un lieve calo del totale di minorenni che sono finiti nei centri di prima accoglienza, strutture nelle quali vengono ospitati i ragazzi fermati o arrestati, sui 1.209 detenuti dei primi sei mesi del 2009 il 62% era composto da italiani e il restante 38% da stranieri, mentre nel 2001 le percentuali erano rispettivamente del 46% e del 54%.

Si tratta di una significativa inversione di tendenza: dopo l’aumento che dal 1997 ha portato a un vertiginoso aumento dei detenuti stranieri che, complice il fenomeno dell’immigrazione e di una difficile integrazione, hanno riempito carceri minorili e centri di prima accoglienza, circa due anni fa si sono iniziate a vedere le prime avvisaglie di un nuovo sorpasso da parte degli italiani e questa situazione è rimasta inalterata fino a queste ultime rilevazioni.

Molti casi di devianza tra gli italiani riguardano le periferie o alcune zone particolarmente disagiate delle città. In alcune ci sono interi quartieri dove i giovani costituiscono la parte integrante del tessuto criminale, basti pensare a Scampia.

A preoccupare è un’altra forma di devianza, quella degli individui "normali" che, di solito in gruppi misti composti da italiani e stranieri, si rendono protagonisti di atti di bullismo e violenza verso i loro coetanei, spesso in contesti legati all’uso di droghe o alcol. I reati più diffusi tra i minori, con più della metà delle denunce, sono quelli contro il patrimonio, quindi furti e rapine, poi violenze private, violenze sessuali e omicidi e a seguire spaccio di stupefacenti e reati contro lo stato.

Anche Torino segue questo trend e, secondo i dati forniti dal Tribunale per i Minori, dal 52% di italiani tra il 2005 e il 2006 si è giunti gradualmente al 65% tra il 2008 e il 2009. È una crescita lineare che dimostra come questo non sia solo un cambiamento temporaneo. Il procuratore Ennio Tomaselli prova a spiegare così questa nuova situazione: "Soprattutto per gli italiani, oltre che per i ragazzi stranieri di seconda generazione, continua a valere la considerazione svolta lo scorso anno circa la crescita orizzontale (e non già verticale, nel senso dell’aumento dei reati gravi) della problematica penale, facendosi riferimento, in sostanza, all’allargamento, almeno tendenziale/potenziale, dei comportamenti illeciti di varia gravità a fasce di ragazzi normali, spesso senza precedenti denunce a carico ed inseriti in contesti familiari non specificamente problematici sul piano penale".

Lazio: Marroni; bene la Rsa, per i detenuti non autosufficienti

 

Dire, 23 marzo 2010

 

"Esprimiamo grande soddisfazione per la delibera approvata ieri dalla Giunta regionale per l’ampliamento di mille e 200 posti, entro il 2010, dell’offerta assistenziale di Residenze sanitarie assistenziali nel Lazio, e soprattutto per la destinazione dell’1% di questi alla popolazione carceraria in condizioni di non autosufficienza. Una scelta che abbiamo promosso e sostenuto fino all’approvazione definitiva da parte della Giunta". È quanto affermano in una nota il consigliere regionale del Pd e candidato alle prossime elezioni regionali, Augusto Battaglia, e il Garante regionale per i diritti delle detenute e dei detenuti, Angiolo Marroni.

"Come giustamente motivato nel provvedimento - proseguono i due - i detenuti appartengono ad una fascia di particolare fragilità sociale, e sarebbe stato miope - in una Regione che ha superato la quota di 6 mila presenze negli istituti penitenziari - non porsi il problema di una popolazione carceraria che invecchia, spesso peraltro in condizioni di non autosufficienza.

Questo risultato è uno dei passi fondamentali verso la piena attuazione della presa in carico della popolazione detenuta da parte della Regione, come previsto dal Dpcm del primo aprile del 2008". "Siamo consci - concludono Battaglia e Marroni - che il numero di posti dedicati non è ancora sufficiente, ma siamo altrettanto convinti del fatto che questa indicazione trasformi in norma - che, in quanto tale, andrà rispettata in tutti i prossimi provvedimenti similari - un principio di equità sociale e assistenziale".

Lazio: Marroni; solidarietà per lavoratori-detenuti coop sociali

 

Il Velino, 23 marzo 2010

 

Il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni ha espresso la propria solidarietà e vicinanza ai lavoratori della Cooperativa Sociale "29 giugno" che con i lavoratori del sistema delle cooperative sociali di Roma hanno iniziato lo sciopero della fame per scongiurare l’annullamento della gara del Comune di Roma per la manutenzione delle aree verdi.

"Le cooperative sociali svolgono un ruolo fondamentale nel rieducare alla legalità detenuti ed ex detenuti - ha detto Marroni -. In tale veste queste istituzioni stanno supplendo ad una funzione, quella del recupero del reo attraverso percorsi di reinserimento anche lavorativo, da cui lo Stato sembra aver abdicato per carenza di risorse, idee ed energie. Il sistema delle cooperative sociali rappresenta poi un vero e proprio pezzo della storia di Roma. È, pertanto, fondamentale che le istituzioni si adoperino per mantenere quegli appalti che consentono a decine di famiglie di sopravvivere, evitando così una catastrofe occupazionale e sociale".

Calabria: Radicali; affollamento carcere incattivisce i detenuti

 

Agi, 23 marzo 2010

 

Marco Marchese, candidato per la lista Bonino - Pannella alle prossime elezioni regionali nelle circoscrizioni di Cosenza e Reggio Calabria affronta il delicato tema delle carceri.

"Le condizioni e i metodi della detenzione - dice - sono direttamente proporzionali alla riuscita del percorso di recupero e reinserimento nella società delle persone che hanno commesso reato, dal più lieve al più grave e deprecabile. È la costituzione repubblicana italiana che detta lo scopo della detenzione per chi infrange la legge e la pena è volta al recupero e al reinserimento, non all’afflizione oppure alla ricerca della vendetta.

La prima scelta, quella volta al recupero e al reinserimento, appartiene alla lungimiranza dei padri costituenti ma due aspetti bisogna considerare: il primo è il risarcimento delle vittime in termini di giustizia celere, certezza della pena e riconoscimento del danno economico da ristorare, il secondo riguarda le condizioni di detenzione che in quelle attuali non permettono il recupero e il reinserimento dei detenuti nella società.

Il sovraffollamento e le condizioni strutturali in cui versano gli istituti, in questo momento, - aggiunge - possono solo incattivire chi è privato della libertà; le gravi carenze dell’organico della polizia penitenziaria non permettono, per le ovvie ragioni di sicurezza, proprio quelle attività che nel gergo tecnico vengono definite trattamentali e che sono alla base dello scopo della detenzione: l’assistenza sociale e psichiatrica, la formazione scolastica e professionale, i programmi di reinserimento esterni e le condizioni sanitarie".

Bari: porto della città candidato a ospitare carcere galleggiante

 

La Repubblica, 23 marzo 2010

 

Potrebbe essere destinata anche a Bari una delle carceri galleggianti, una decina in tutta Italia, che dovrebbero essere realizzate a cura di Fincantieri. Su richiesta dell’amministrazione penitenziaria, l’azienda ha sviluppato un progetto di massima, che prevede la realizzazione su un’unica isola (da ormeggiare in aree portuali e banchine dimesse) di 320 celle da 14 mq (più 2 mq di bagno) ciascuna, per dare alloggio a un totale di 640 detenuti. Ha una lunghezza di 126 m, una larghezza di 33 m e un’altezza di 34,8 m, dimensioni che possono variare in virtù della modularità del progetto. Le aree accessorie per detenuti (aule didattiche, laboratori, officine) si dispongono su una superficie di 5.000 mq, ai quali si aggiungono i 3.900 mq di uffici, aree colloqui, infermeria, sala polifunzionale e direzione; 2.700 mq sono di aree esterne.

La cubatura è di 83.000 mc e la stazza lorda indicativa di 24.800 gt. Isole dal costo di circa 90 milioni di euro ciascuna che potrebbero essere realizzate in 24 mesi. "Nel piano carceri presentato a gennaio a Roma alle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria - fa sapere Domenico Mastrulli, vicesegretario generale nazionale dell’Osapp, l’organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria - si ipotizzava la costruzione di diverse strutture penitenziarie, tra cui la possibilità di approvare il progetto di Fincantieri. E la conferma potrebbe giungere a giugno. Carceri che ospiterebbero circa un migliaio di dipendenti, tra agenti di polizia penitenziaria e comparto amministrativo".

Teramo: la mediazione in carcere, un’esperienza tra le migliori

 

Il Centro, 23 marzo 2010

 

Si è svolto questa mattina, nell’auditorium "Alessandrini" dell’Itis di Teramo, un convegno promosso dalla Provincia di Teramo e dalla Casa Circondariale di Castrogno sul tema della mediazione interculturale. All’incontro ha partecipato anche il direttore generale dell’Ufficio del Personale e della Formazione dell’Amministrazione penitenziaria Massimo De Pascalis, il quale ha ricordato come sia "necessaria una sensibilità diversa rispetto al problema della presenza degli stranieri nei nostri istituti, visto che nel corso degli anni sono cambiate le esigenze. Il ruolo dei mediatori è molto importante, ma su questo tema deve migliorare anche la consapevolezza sociale".

L’Abruzzo e la provincia di Teramo, rispetto al quadro nazionale in cui la presenza degli stranieri nelle carceri si attesta intorno al 40% (alta soprattutto nelle regioni del nord), fanno registrare dati al di sotto della media (30% nel territorio teramano e 24% circa nell’area abruzzese e molisana) ma comunque da tenere sotto controllo.

Nel corso del convegno Maria Celeste D’Orazio, dirigente della casa circondariale di Teramo, e Fiammetta Trisi, dirigente dell’area detenuti e trattamento del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, hanno posto l’accento proprio sul ruolo svolto da chi negli istituti di pena svolge attività di mediazione, ricordando come l’esperienza teramana sia stata segnalata come buona prassi a livello nazionale.

Il "Laboratorio di mediazione interculturale" attivato a Castrogno è stato, infatti, premiato di recente al concorso Buone Prassi dell’Amministrazione Penitenziaria, così come i progetti della Provincia di Teramo figurano come esperienze eccellenti in ambito regionale e nazionale. Nel territorio teramano operano circa trenta mediatori, tra Centri per l’impiego, Questura, scuole e carcere, di cui la maggior parte con incarichi di lavoro saltuari.

Il riconoscimento formale del loro ruolo, uno dei problemi in discussione, potrebbe aiutare a risolvere questo problema. "Occorre puntare molto su qualifica specifica e professionalità dei mediatori" ha detto l’assessore al Lavoro e alla Formazione, Eva Guardiani "che, come accade nei Centri per l’impiego, erogano servizi in favore di un’utenza la cui percentuale è in costante aumento. Proprio per questo motivo occorre che a livello giuridico il loro ruolo venga pienamente riconosciuto".

Al convegno sono intervenuti, tra gli altri, anche il vice presidente della Provincia e assessore alle Politiche Sociali Renato Rasicci, l’assessore comunale alle Politiche sociali, Giorgio D’Ignazio, il responsabile dell’Ufficio scolastico provinciale, Lantino Romani, il manager della Asl, Mario Molinari, e Nazzareno Guarnieri, presidente della Federazione Romani.

Enna: "Arcobaleno"; detenuti restauratori e giustizia riparativa

 

Agi, 23 marzo 2010

 

Grazie ad un corso di formazione destinato ai detenuti, in carcere saranno restaurati mobili antichi, forniti dalla Camera di Commercio di Enna, attuando così azioni di "giustizia riparativa". Per valorizzare questo corso destinato ai detenuti sul restauro del mobile antico che si sta svolgendo in carcere in seno al progetto promosso dall’Azienda sanitaria provinciale denominato "Arcobaleno, sulla prevenzione delle tossicodipendenze, sarà firmato domani, alle 10, alla Camera di commercio di Enna il protocollo d’intesa tra l’Asp, la casa circondariale, la Camera di commercio, la Cna e la Cooperativa sociale "Persefone" .

Il Progetto "Arcobaleno", del Dipartimento delle Dipendenze Patologiche dell’Asp di Enna, ha permesso di avviare tra le attività di prevenzione un corso di "Restauro del mobile antico", della durata di 600 ore, per 8 detenuti affetti da dipendenze patologiche che si è rivelato di grande impatto per i ristretti nell’ottica anche della prevenzione e del reinserimento sociale dei detenuti; Tra i docenti del corso i maestri artigiani Angelo Scalzo e Mariangela Sutera, che insegnano ai detenuti l’antica arte del restauro con tecniche della tradizione.

"Penso che il percorso avviato possa inserirsi in azioni di giustizia riparativa che vedano i detenuti impegnati in una presa di coscienza costruttiva rispetto al reato commesso ed al rispetto delle regole quale elemento fondante di ogni convivenza ed ordinamento,dimostrando in maniera tangibile tale presa di coscienza anche tramite azioni utili per la collettività", dice il direttore della casa circondariale, Letizia Bellelli, secondo cui il percorso "potrebbe favorire l’effettivo avviamento al lavoro di alcuni detenuti, permettendone, quindi, il reale inserimento".

La Camera di commercio, attraverso il suo presidente Liborio Gulino, si è impegnata a promuovere azioni di sensibilizzazione delle associazioni di categoria, artigiane per favorire l’inserimento nel lavoro dei detenuti e l’assegnazione di commesse di lavoro da svolgere dentro il carcere, mentre la Cna con il suo presidente, Tonino Palma, conta di assegnare una borsa di lavoro a uno o più detenuti partecipanti al progetto e per i detenuti fuori provincia far in modo che anche le altre Cna siciliane possano garantire l’assistenza nell’inserimento al lavoro offrendo gli stessi servizi, dopo il periodo di detenzione dei partecipanti al progetto. Tra i partner del progetto anche la Cooperativa Persefone, che fa già parte del Consorzio "Il Lavoro Solidale", e che di fatto gestisce la realizzazione del corso all’interno della Casa Circondariale.

Augusta (Sr): interrogazione del Garante regionale al Ministro

 

Comunicato stampa, 23 marzo 2010

 

Interrogazione a risposta scritta del Senatore Salvo Fleres. Al Ministro della Giustizia. Premesso che: lo scorso 4 marzo 2010 all’interno dell’Istituto penitenziario di Augusta (Siracusa), a causa del forte vento, oltre 30 metri della pesante e alta inferriata esterna sono caduti all’interno della struttura; solo per puro caso fortuito sotto la recinzione in quel momento non erano presenti né agenti di polizia penitenziaria, né detenuti;

considerato che l’episodio sopra riportato sarebbe solo l’ultimo di una lunga serie di cedimenti strutturali che si sono verificati all’interno del carcere; di recente vi sarebbe stato il crollo di un cornicione lungo il tratto che il personale di vigilanza e i detenuti percorrono per raggiungere il campo sportivo interno, mentre un anno fa vi sarebbe stato un altro cedimento in seguito al quale le inferriate erano cadute sulle giostrine poste all’esterno utilizzate dai bambini in attesa di entrare per il colloquio con i familiari detenuti; il citato carcere attenderebbe da tempo i fondi necessari per effettuare importanti lavori di ristrutturazione e accrescere il livello di sicurezza;

considerato inoltre che secondo quanto riportato dalle cronache locali, a seguito di detti episodi, ripetutisi nel tempo e segnalati senza alcun esito alle istituzioni competenti, i sindacati avrebbero organizzato manifestazioni di protesta; considerato che la struttura penitenziaria ospiterebbe circa 650 detenuti, mentre il personale addetto alla sorveglianza sarebbe sottodimensionato di 120 unità:

l’interrogante chiede al Ministro in indirizzo di sapere se risulti tutto quanto sopra riportato e, in caso affermativo, se e in che modo intenda intervenire al fine di consentire una rapida messa in sicurezza della struttura carceraria di Augusta e garantire, in tal modo, l’incolumità del personale di polizia penitenziaria e dei detenuti.

Nuoro: Cisl; a Badu e Carros troppi i detenuti, ma pochi agenti

 

L’Unione Sarda, 23 marzo 2010

 

Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria dista anni luce dalle problematiche di Badu e Carros e delle carceri sarde. Lo hanno detto i rappresentanti della segreteria nazionale sicurezza della Cisl al termine della visita effettuata nei giorni scorsi nell’ex penitenziario di massima sicurezza. La delegazione dei sindacalisti è stata ricevuta da Gianfranco Pala, direttore del carcere di Cagliari che per alcuni giorni alla settimana sostituisce la collega Patrizia Incollu, assente da alcune settimane. "La pianta organica ministeriale prevede 212 agenti penitenziari tra uomini e donne, oggi in servizio operativo ce ne sono solo 171 comprese le 24 unità del nucleo traduzioni", spiegano i rappresentanti sindacali, "numero che riteniamo insufficienti a garantire la copertura di tutti i posti di servizio per un’ottimale programmazione del lavoro".

Le difficoltà oggettive riguardano i vari settori in cui è impiegato il personale che tuttavia con sforzi enormi riesce a garantire il servizio. "Sono notevoli le difficoltà del nucleo traduzioni, spesso chiamato a dare supporto ai colleghi di altre realtà. Per poter gestire al meglio il servizio bisognerebbe incrementare il personale di altre 25 unità, considerato che il nucleo è provinciale e nell’arco dell’anno arriva anche a svolgere più di mille trasferimenti". I problemi dell’istituto continuano con altre emergenze. "Oggi il carcere, nonostante una sezione chiusa per ristrutturazione, ospita circa 220 detenuti sistemati in spazi molto stretti", spiega il segretario regionale della Cisl Giovanni Villa. "Molti detenuti sono extracomunitari e molti altri vengono inviati dalla penisola quando non sono stati condannati definitivamente. Tutto questo comporta un numero non indifferente di traduzioni al di fuori della regione con delle spese enormi che si possono definire eccessive ed inutili".

L’amministrazione penitenziaria viene inoltre accusata di gestire male anche le limitate risorse che possiede. "Si sprecano i soldi che potrebbero invece servire a migliorare il parco macchine che a Nuoro è a dir poco sorpassato e insufficiente", continua la nota della Cisl, "a Badu e Carros, come nella la maggior parte degli istituti sardi, si sta andando avanti grazie alla capacità, all’impegno, alla costanza ed al sacrificio del personale che oggi, con un’attenta gestione da parte del comandante e del direttore, può contare poche assenze per malattia". La denuncia continua con la descrizione dello stato fatiscente delle strutture che nessuno si preoccupa di mettere in sicurezza.

Trieste: botte dietro le sbarre, Coroneo ormai è una polveriera

di Corrado Barbacini

 

Il Piccolo, 23 marzo 2010

 

Il carcere è diventato una polveriera: pugni, calci all’interno di una cella del Coroneo. L’ennesimo campanello d’allarme di una situazione di sovraffollamento e soprattutto di convivenza difficile da reclusi di differenti origine e provenienze. La rissa è esplosa sabato notte. Sono stati coinvolti cinque reclusi nordafricani e un rumeno e un ucraino. Il parapiglia è stato sedato dall’intervento delle guardie carcerarie.

Due agenti sono rimasti contusi. Per fermare la violenza dei detenuti erano accorsi in quattro. Uno di questi, terrorizzato, si era chiuso a chiave nella stanzetta adibita a servizio igienico della cella. E per farlo uscire gli agenti hanno dovuto sfondare la porta tagliafuoco in metallo. I reclusi coinvolti si trovavano in carcere per reati di spaccio di droga e violenza ma soprattutto per aver violato la legge sull’immigrazione.

In carcere sono detenuti oltre 220 reclusi in gran parte stranieri. Vivono in celle ormai al limite della capienza. Alcuni sono stati alloggiati negli ex locali annessi alla chiesa interna della casa circondariale. In questa situazione è impossibile per la direzione del carcere alloggiare i reclusi in celle differenti a seconda della provenienza o della religione. Così è sempre più facile che le inevitabili discussioni si trasformino in liti e poi in risse.

"Sono situazioni sempre più normali", commenta preoccupato un agente. Così è accaduto sabato sera quando ormai molti dei detenuti del Coroneo stavano nelle loro celle a guardare la televisione. Nella cella convivono da mesi otto tra tunisini, algerini e marocchini con un rumeno e un ucraino. A fronteggiarsi si sono trovati cinque dei nordafricani e i due dell’Est europeo. Era bastato un piccolo screzio per rendere la situazione rovente e ingestibile. Ci sono stati spintoni e pugni.

Brasile: in carcere affollamento e violenze calpestano la dignità

di Saverio Paolillo

 

Radio Vaticana, 23 marzo 2010

 

In Brasile, la popolazione carceraria supera ampiamente i limiti di capienza dei penitenziari. La Pastorale carceraria presenta da anni denunce di violazioni di diritti umani, che riguardano in particolare il sistema penitenziario dello Stato di Espírito Santo, nella parte sudorientale del Paese. In seguito a queste denunce, la Corte interamericana dei Diritti Umani ha sollecitato il governo brasiliano a garantire l’integrità fisica di tutti i minori detenuti nelle carceri. Inoltre, in questi giorni, la Pastorale carceraria si è inoltre rivolta all’Onu per denunciare anche il problema del sovraffollamento dei penitenziari che ospitano persone adulte.

Il servizio di Amedeo Lomonaco. Missionari e sacerdoti cercano di portare la luce del Vangelo nelle carceri, tra corridoi senza luce e celle senza aria. Tra le sbarre sbucano mani e riecheggiano lamenti. Ad essere rinchiusa e calpestata è soprattutto la dignità umana, come sottolinea, al microfono di Cristiane Murray, padre Saverio Paolillo, missionario Comboniano e coordinatore della Pastorale dei Minori dell’arcidiocesi di Vitória, capitale dello Stato di Espírito Santo.

"Per rispondere al problema del sovraffollamento, il governo di Espírito Santo ha creato delle carceri fatte nei container, con temperature altissime che rendono il clima insopportabile per i detenuti, con una situazione di sporcizia impressionante. Chi ha visitato le "carceri metalliche" ha fatto il paragone con i campi di concentramento nazisti, perché sembrano uguali. È una situazione insopportabile, segnata da una grande violazione dei diritti umani".

Sovraffollamento, analfabetismo e carceri senza controllo adeguato spesso alimentano violenze fisiche e psicologiche indelebili. "In un carcere c’è una denuncia proprio da parte degli agenti penitenziari che riguarda una donna. Sarebbe rimasta nelle mani dei detenuti per circa 15 giorni, sottomessa ad ogni tipo di violenza sessuale. La direzione del carcere non aveva alcuna informazione su questa situazione, perché nessuno entrava in queste carceri che restano sotto il totale controllo dei detenuti".

Sono numerosi infine gli episodi di violenza che vedono coinvolte guardie carcerarie. Ancora padre Saverio Paolillo. "Si confonde la disciplina - necessaria nelle carceri - con la violazione dei diritti, con un trattamento disumano, degradante, con l’uso per molto tempo di gas lacrimogeni, di proiettili di gomma. Abbiamo denunce di un detenuto che ha perso un occhio per via di un proiettile di gomma, sparato oltretutto - e le immagini lo rivelano - quando il detenuto si trovava seduto nudo nel cortile, di spalle verso quelle guardie carcerarie che gli hanno sparato".

Islanda: e il Governo decide di non costruire delle nuove carceri

 

Ansa, 23 marzo 2010

 

Il governo islandese ha deciso di non costruire nuove carceri, optando per le misure alternative alla detenzione, nonostante l’aumento delle persone in attesa di scontare la pena carceraria. La crescita della popolazione residente e la presenza nell’isola di organizzazioni criminali internazionali ha causato un aumento dei condannati, a cui l’amministrazione statale ha risposto pianificando pene alternative per i crimini meno gravi e per i soggetti ritenuti non pericolosi. Attualmente i reclusi possono già beneficiare della libertà condizionale dopo aver scontato i tre quarti della pena. Attualmente il paese nordico possiede celle disponibili solo per 145 persone. L’Islanda presenta l’indice di popolazione carceraria più basso al mondo, 42 detenuti ogni 100 mila persone. Una nullità confrontato con i 754 reclusi ogni 100 mila abitanti degli Stati Uniti.

Libia: liberati oltre 200 detenuti politici, già dichiarati innocenti

 

Adnkronos, 23 marzo 2010

 

Le autorità libiche hanno rilasciato circa 200 detenuti politici già dichiarati innocenti dai tribunali della Jamahiriya. Lo riferiscono oggi fonti ben informate al quotidiano Libia al-Youm, da cui si apprende che la scorsa notte i beneficiari di questa misura hanno contattato i familiari perché li andassero a prendere a Tripoli. Anche la Sicurezza interna di Benghazi ha sollecitato i congiunti dei prigionieri del carcere tripolino di Busalim a recarsi nella capitale per prelevare i propri cari. Nella città orientale di Derna, i parenti dei 25 detenuti hanno affollato gli uffici della compagnia aerea di bandiera per acquistare i biglietti per Tripoli, sottolinea Libia al-Youm. Recentemente il tema della liberazione di detenuti la cui pena è scaduta o che sono stati riconosciuti innocenti dai giudici è stato al centro di un confronto tra il leader libico Muammar Gheddafi e il ministro della Giustizia, Mustafa Abd al-Jalil.

 

 

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