Giustizia: esame in sede deliberante alla Camera per il ddl sulla detenzione domiciliare Asca, 20 luglio 2010 Dopo il lungo esame in sede referente in Commissione Giustizia, l’avvio della discussione in Assemblea il 5 luglio e la nuova assegnazione alla Commissione in sede deliberante è entrato in dirittura di arrivo il ddl 3291-bis sulla esecuzione domiciliare per le pene non superiori ad un anno. Il nuovo testo è oggi nuovamente all’ordine del giorno della Giustizia e per completare l’iter si attende di approfondire ulteriori emendamenti per la cui presentazione il termine è stato fissato a mercoledì 21. Giovedì proseguirà la discussione in merito. Il progetto normativo indica espressamente una serie di reati e di soggetti (detenuti sottoposti a regime di sorveglianza particolare, detenuti per i quali c’e un elevato rischio di fuga ecc.) per i quali non è applicabile il beneficio e pone a carico del pm la trasmissione al giudice di sorveglianza della richiesta di sospensione corredata da un verbale di accertamento della idoneità del domicilio. Giustizia: Detenuto Ignoto; amnistia e indulto unica soluzione a gravissima situazione Ristretti Orizzonti, 20 luglio 2010 Dichiarazione di Irene Testa, Segretario dell’Associazione Radicale Il Detenuto Ignoto: “Bene la richiesta bipartisan della deputata radicale Bernardini e del senatore del Pdl Luigi Compagna per un provvedimento immediato di amnistia e indulto. Non è certo una novità che lo stato della giustizia nel nostro Paese vada urgentemente e improrogabilmente riformato, è un dato di fatto innegabile, perché non può esistere né senso né azione di giustizia finché vige un blocco di quasi 11 milioni di processi civili e penali che attanagliano il sistema, e che determinano la trasformazione di fatto della supposta obbligatorietà dell’azione penale in arbitrarietà. In questo dilemma, che irrisolto va sempre più incancrenendo, ciò che si registra da parte da parte della maggioranza della politica di una e dell’altra parte è ancora una volta il non saper venir fuori dal pantano della schermaglia e delle rivendicazioni, così che, se da una parte si cerca di impugnare la questione giustizia per avere facile gioco nel garantire impunità a chi evidentemente ritiene utile approfittarne, dall’altra, all’unisono con i detentori della casta giudiziaria, si grida all’amnistia mascherata. Mentre la soluzione più naturale, dalle origini della Repubblica, è quella che appartiene a tutti i cittadini, in quanto consegnataci direttamente dalla nostra Costituzione, e proprio per questo, in ogni caso, in ogni tempo, è sistematicamente tradita e sequestrata ai cittadini a uso e vantaggio di una partitocrazia sempre più consolidata. Diritto di ogni cittadino, in una repubblica costituzionale il cui sistema giustizia cessa sempre più di rispondere alla sua funzione, è invece vedere le istituzioni rivolgersi alle fonti vitali e fondanti del diritto costituzionale, non a sovrastrutture oscure e inficiate da vera o presunta malafede, e vedere gli organi preposti confrontarsi sulla praticabilità dei mezzi che queste fonti ci danno, prima di arrampicarsi sugli specchi fumosi e inaffidabili di ogni successivo artificio di legge, oppure all’ingiustizia di prescrizioni sempre più brevi e discriminatorie. È sintomatico della corruzione di una partitocrazia, risultato di un’involuzione subdola e letale della democrazia, che questo confronto invece tuttora latiti e al cittadino, da troppo tempo nel mezzo di una crisi della giustizia che permea anche inconsapevolmente ogni aspetto della vita civile, viene negato di vedere il proprio Parlamento discutere e votare secondo i regolamenti, alla luce del sole, quel provvedimento di amnistia che - non a caso - fa parte del nostro ordinamento”. Giustizia: Idv; amnistia è sconfitta dello Stato, ddl Compagna non tanto diversa da svuota-carceri Apcom, 20 luglio 2010 “Nessuna amnistia, sarebbe l’ennesima sconfitta dello Stato di diritto. Il senatore Compagna, però, ha un merito: squarcia il velo di ipocrisia e svela le vere intenzioni del centrodestra, che non è in grado di affrontare l’emergenza carceri”. Lo afferma il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. “L’amnistia di Compagna - aggiunge Donadi - non è tanto diversa dal ddl svuota-carceri del governo, che rimetterebbe in libertà migliaia di delinquenti. Ma il centrodestra ha paura di chiamare le cose col proprio nome e per questo nella stessa maggioranza le reazioni alla proposta di Compagna non sono positive. Questo evidenzia anche le sempre più evidenti spaccature nel loro schieramento”. Giustizia: Gasparri (Pdl); né amnistie né indulti, con nostre leggi pene più severe per crimine Apcom, 20 luglio 2010 Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, boccia il ddl sull’amnistia e l’indulto presentato dal senatore del suo partito Luigi Compagna. “È ovvio - rileva Gasparri in una nota - che ogni parlamentare può presentare le proposte che ritiene. Ma escludo che in questa legislatura si possano approvare amnistie o indulti. Le nostre leggi hanno sancito punizioni più severe per il crimine. Non c’è spazio per provvedimenti di presunta clemenza”. Giustizia: Detenuto Ignoto; reazioni sdegnate a ipotesi amnistia e indulto sono affronto a leggi Ristretti Orizzonti, 20 luglio 2010 Dichiarazione di Irene Testa, Segretario dell’Associazione Radicale Il Detenuto Ignoto: “La reazione sdegnata e rabbiosa di significative frange e personalità di maggioranza e opposizione contro la proposta bipartisan di amnistia e indulto presentata ultimamente in Senato dal senatore Luigi Compagna del Pdl, da sempre appoggiata dai parlamentari radicali sia al Senato che alla Camera, rappresenta un vero e proprio affronto non solo al coscienzioso apporto del senatore Compagna, ma alle stesse leggi dello Stato, fin dalla Costituzione, che di questi due mezzi straordinari di giustizia prevedono ammissibilità e applicazione. Ora, all’indomani del concordato svuotamento del ddl Alfano sulla messa in prova e la concessione dei domiciliari per l’ultimo anno di pena - provvedimento che, peraltro, anche così spuntato, non riesce ancora ad essere approvato dalla Camera - si tirano fuori nuovi inconcludenti espedienti di “ben-altrismo”, pur di non affrontare quelle immani tragedie per il Paese rappresentate dallo stato della nostra giustizia e delle nostre carceri. Come purtroppo anche oggi constatiamo, proprio pensando all’ultimo suicidio di un detenuto occorso oggi nell’orribile carcere di San Sebastiano, che avrebbe dovuto essere presto rimpiazzato da uno nuovo la cui costruzione è a tempo indeterminato bloccata dai sigilli della magistratura posti in seguito alle indagini sugli appalti assegnati al gruppo Anemone, non si può non ritenere ancora una volta l’inerzia di una certa politica del facile consenso giustizialista moralmente corresponsabile di omissione di intervento e di strage del diritto”. Giustizia: sindacati comparto sicurezza domani in piazza contro la manovra economica Apcom, 20 luglio 2010 Contro la manovra finanziaria scendono in piazza anche i sindacati del comparto sicurezza, difesa e vigili del fuoco. L’appuntamento è per domani, dalle 10, in piazza Montecitorio davanti alla Camera dei Deputati, dove è stato organizzato un sit-in unitario da tutte le sigle sindacali e dalle rappresentanze del settore. I sindacati si schierano contro “un governo che continua ad essere sordo alle reali esigenze di sicurezza e di difesa dei cittadini e del Paese, mentre continua con una politica dello “stop and go” senza, però, concretizzare in norma le risposte che la sicurezza e la difesa attendono da tempo”. A questo, continuano i sindacalisti, “si aggiungono le mortificazioni inaccettabili alla grandissima professionalità dei lavoratori del comparto sicurezza e difesa che, sino ad oggi, per consentire il funzionamento della sicurezza, l’arresto dei latitanti, l’espulsione dei clandestini criminali, la vigilanza e le traduzioni di pericolosi detenuti, la vigilanza ambientale, il contrasto agli incendi boschivi ed il soccorso pubblico alle popolazioni nelle calamità naturali come il terremoto dell’Aquila, hanno anticipato di tasca loro i soldi per poter effettuare e portare a compimento questi delicati servizi”. Per questo, concludono i sindacati, “domani lanceremo l’ultimo appello ai rappresentanti del popolo che siedono alla Camera dei Deputati affinché decidano in rappresentanza dei cittadini e non dei capi dei partiti, evitando l’eutanasia della sicurezza”. Calabria: Sappe; in regione 12 istituti penitenziari e 3.100 detenuti… 1.200 di troppo Asca, 20 luglio 2010 “In Calabria ci sono 3.100 detenuti nei 12 istituti penitenziari in funzione, 1.200 in più di quanto prevedrebbe la capienza delle carceri”. Queste cifre sono state diffuse dal Sappe, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, che ha tenuto una conferenza stampa nel carcere di Cosenza. “Gli agenti sono 1.520, come nel 2001 - ha detto Giovanni Battista Durante, Segretario nazionale del Sappe - Il sovraffollamento delle carceri è dovuto poi essenzialmente alla presenza di detenuti stranieri ed extracomunitari, che sono 800 in Calabria. E poi ci sono i tossicodipendenti, che potrebbero essere ospitati nei centri di recupero, se ce ne fossero a sufficienza”. Presente anche il Segretario regionale del sindacato, Damiano Bellucci, che ha sottolineato come “non ci siano fondi per gli straordinari degli agenti e come ormai i mezzi utilizzati per il trasferimento dei detenuti siano del tutto fatiscenti”. Secondo il Sappe, “bisognerebbe poi differenziare gli istituti di pena secondo i detenuti che devono ospitare, creando delle carceri per criminali pericolosi e delle carceri per chi ha invece commesso solo reati minori”. Calabria: Associazione Marco Polo; presidente Scopelliti istituisca Garante diritti detenuti Giornale di Calabria, 20 luglio 2010 “La popolazione carceraria è in netta crescita e al 30 giugno scorso risultano 68.206 detenuti contro una capienza regolamentare di 44.218 e con la presenza sempre più massiccia di detenuti stranieri, di varie etnie e religioni, pari a 24.957, ossia, oltre il 36%”. È quanto afferma il presidente dell’associazione di volontariato Marco Polo per la tutela diritti del cittadino immigrato, Rosario Villirillo in una lettera aperta al presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, chiedendo l’istituzione, a livello regionale, del garante dei diritti dei cittadini privati della libertà. Villirillo, nella lettera, esprime inoltre “compiacimento per la decisione del presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico che si è impegnato a inviare una lettera Ministro della Giustizia Angelino Alfano” e mette in evidenza l’attenzione sulla tematica da parte dei parlamentari Franco Laratta e Rita Bernardini. “Le strutture detentive nella maggior parte dei casi - prosegue Villirillo - non sono adeguate alle nuove normative, mentre la carenza d’organico della polizia penitenziaria è sempre più’ insostenibile. La Marco Polo, con l’occasione, evidenzia all’on Scopelliti che, in Calabria non risulta istituita la figura Regionale di garante dei cittadini detenuti o privati della libertà personale di pertinenza del Consiglio Regionale. In Italia, anche se non è ancora stata istituita tale figura esistono garanti regionali, provinciali e comunali le funzioni dei quali sono definite dai relativi atti istitutivi. L’unico Comune ad aver istituito il garante dei cittadini detenuti è quello di Reggio Calabria per cui onore al merito a Scopelliti”. Emilia Romagna: Sappe; tensioni per il sovraffollamento causano aggressività detenuti Agi, 20 luglio 2010 Rischio aggressioni nelle carceri dell’Emilia Romagna, dove si registrano tensioni causa il sovraffollamento e la carenza di personale di polizia penitenziaria. Secondo quanto riferisce il Sappe (Sindacato di polizia penitenziaria) ieri sera, verso le 22.30, un detenuto extracomunitario, dopo essere stato trasferito dal carcere di Parma all’ospedale della stessa città, ha aggredito uno degli agenti ed ha tentato di evadere. Il detenuto, in carcere da pochi giorni per reati legati alla droga, è stato immediatamente rincorso e bloccato, prima che si allontanasse definitivamente dall’ospedale. Sempre ieri, nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, un internato ha aggredito prima il medico, sbattendolo contro le inferriate, e poi i due agenti di polizia penitenziaria intervenuti, i quali sono stati feriti entrambi; uno di loro è stato giudicato guaribile in cinque giorni e l’altro in dieci. A quest’ultimo è stato anche applicato un tutore al braccio. L’internato è noto agli ambienti penitenziari, perché negli anni si è reso responsabile di decine di aggressioni al personale, in tutti i 78 istituti di pena in cui precedentemente è stato ristretto. Si tratta di un ex atleta dotato di straordinaria forza fisica e, quindi sottolinea il sindacato - difficile anche da neutralizzare. “Sarebbe opportuno - commenta Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto Sappe - un intervento deflattivo dei detenuti e un adeguato incremento di organico della polizia penitenziaria. A Parma ci sono circa 530 detenuti, a fronte di una capienza di circa 400 posti: il personale di polizia penitenziaria è di 370 unità, delle quali 90 sono distaccate a prestare servizio in altri istituti. L’ organico previsto dal decreto ministeriale è di 471 poliziotti penitenziari. Attualmente - prosegue Durante - nel carcere di Parma ci sono 3 reparti detentivi chiusi per ristrutturazione e non potranno essere aperti per mancanza di personale”. Anche a Reggio Emilia la situazione è drammatica. “Stiamo chiedendo da tempo di accorpare la gestione delle due strutture, casa circondariale ed ospedale psichiatrico giudiziario - conclude Durante - ma tutto tace. Questo progetto consentirebbe di razionalizzare l’impiego delle risorse, umane e materiali: si potrebbero recuperare almeno dieci agenti da impiegare nei servizi d’istituto, inoltre, sarebbe opportuno far rientrare almeno parte dei distaccati in altre sedi, con riferimento a coloro che non hanno gravi esigenze personali”. Genova: Uil; risse, tentati suicidi e incendi, ieri giornata di caos nel carcere di Marassi Ansa, 20 luglio 2010 Un tentato suicidio, una mega rissa e una cella data alle fiamme hanno caratterizzato la giornata di ieri nel carcere di Marassi: a darne notizia in un comunicato è il segretario generale della Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno. Secondo quanto ricostruisce il sindacalista, ieri mattina un extracomunitario ha tentato di impiccarsi ed è stato salvato dall’intervento degli agenti penitenziari. Nel primo pomeriggio, nei box passeggi della sezione Alta Sicurezza, per motivi da accertare, è scoppiata una rissa che ha visto coinvolti una decina di detenuti. Nel tardo pomeriggio, infine, un nordafricano, con problemi sanitari, ha appiccato fuoco alla propria cella. Gli agenti di sorveglianza hanno tratto in salvo il detenuto ed hanno spento le fiamme. “Alle 17 di ieri a Marassi erano ristretti 780 detenuti, a fronte di una capienza massima di 450. Questo ammasso di persone, cui sono sottratti spazi fisici vitali, non può non alimentare tensioni ed aggressività che si manifestano con atti violenti, in ogni caso ingiustificabili - sottolinea Sarno -. Ma anche la forte carenza di personale impedisce una concreta azione preventiva alle violenza”. “Purtroppo il Dap continua a connotarsi per una gestione scellerata delle risorse umane. I tanti e continui distacchi di unità verso i palazzi romani - sottolinea l’esponente sindacale - hanno depauperato il contingente di polizia penitenziaria. I pochi addetti alla prima linea non solo vedono a rischio riposi e ferie, quanto debbono sobbarcarsi di carichi di lavoro insostenibili e far fronte a questa ondata di violenze. Intanto prendiamo atto che il Capo del Dap Ionta ha inteso convocarci per giovedì 22. In quella sede nutriamo la speranza di poter invertire la tendenza. D’altro canto gli ultimi giorni di fuoco vissuti all’interno dei penitenziari impongono a tutti una riflessione responsabile”. Brindisi: Sappe; sottosegretario Casellati e senatore Saccomanno cerchino altre “vetrine” Comunicato stampa, 20 luglio 2010 Leggere le cronache della visita effettuata nei giorni scorsi presso il carcere di Brindisi, dal sottosegretario alla giustizia sen. Casellati e del sen. Saccomanno, ci vengono i brividi per delle rappresentazioni che pensavamo non potessero essere più messe in scena. Invece no, oltre al danno anche la beffa che la dice lunga sulla volontà di questi signori di rispettare la Costituzione e leggi dello stato che dicono in maniera chiara e netta come deve funzionare l’attività di detenzione mirata al reinserimento sociale dei detenuti. Così mentre in Puglia il sovraffollamento dei detenuti ha superato del 100% i posti a disposizione con oltre 4.600 detenuti a fronte di 2.300 posti disponibili, mentre la carenza di Poliziotti Penitenziari ha raggiunto livelli molto preoccupanti con la situazione che è critica se non disperata in quasi tutte le carceri pugliesi per i motivi che tutti sanno, questi nominati della democrazia sotto il flash di fotografi e cine operatori, hanno dichiarato che la situazione presso il carcere di Brindisi è ottima, senza il benché minimo accenno proprio sulla gravità della situazione penitenziaria pugliese. Sicuramente a Brindisi la situazione non è drammatica come gli altri Istituti, ma anche presso il penitenziario Brindisi, si rilevano delle gravi carenze riferite all’assistenza sanitaria, ad un organico di Polizia Penitenziaria incompleto, ad un affollamento di detenuti che, considerato che è mezzo chiuso, crea qualche preoccupazione. Non sappiamo di cosa si occupi il senatore Saccomanno, ma gli consigliamo di lasciar perdere le carceri e di trovare altri motivi per farsi un po’ di pubblicità, poiché se volevano veramente tastare la situazione dell’inferno che si vive nelle carceri Pugliesi bastava allungarsi di 40 Kilometri ed arrivare a Lecce, oppure di 70 a Taranto, oppure visitare il lager della II° Sezione del carcere di Bari oppure Foggia. Anche la Sanità pubblica ha fallito la sua mission di dare ai detenuti un assistenza pari a quella delle persone libere, e lo si può verificare scorrendo le statistiche dei ricoveri, delle visite ambulatoriali all’esterno. Forse a Lecce o nelle altre carceri Pugliesi i nostri Politici avrebbero potuto assistere a ben altri spettacoli in diretta come la protesta dei detenuti che sbattevano piatti e posate contro le inferriate per protestare contro il caldo che rende irrespirabili le celle in cemento armato che diventano bollenti, oppure perché nelle celle non tutti i componenti possono stare contemporaneamente in piedi poiché lo spazio a disposizione non c’è né. Oppure potevano assistere all’ennesimo caso di Poliziotto Penitenziario che stremato da ritmi di lavoro stressanti e massacranti dava forfait per essere inviato all’Ospedale militare. Potremmo continuare con centinaia di esempi, invece no, il carcere di Brindisi fa comodo ad un Governo assente ed ad una Amministrazione Penitenziaria allo sbando che riesce a mettere in piedi uno spettacolo indecente che offende l’intelligenza, il lavoro, e la dignità dei Poliziotti Penitenziari, degli operatori penitenziari, e dei detenuti che soffrono una situazione di invivibilità degna del terzo mondo. Il Segretario Nazionale Sappe Federico Pilagatti Brescia: scabbia in cella, contagiati due detenuti; la direttrice: situazione sotto controllo Brescia Oggi, 20 luglio 2010 Nessun allarme scabbia nel carcere di Canton Mombello. Lo conferma la nuova direttrice Francesca Gioieni, a Brescia da poco più di una settimana, dopo che la notizia si era diffusa nei giorni scorsi per la segnalazione di un avvocato che doveva incontrare il cliente. “I casi sono due - spiega la direttrice - ed è stata effettuata la prevenzione con il dermatologo”. Ma non solo. “Con l’Asl - prosegue la direttrice del carcere di Canton Mombello - è stata fatta profilassi e anche la disinfezione necessaria. Si tratta di un caso fisiologico legato sicuramente allo stato di sovraffollamento del carcere, ma anche alla tipologia dei detenuti”. Nessun allarme, dunque, per la direttrice del carcere che precisa anche che i sanitari e l’Asl stanno monitorando la situazione per evitare la diffusione della forma di parassitosi. Situazione non da allarme anche per Carlo Alberto Romano, presidente dell’associazione Carcere & territorio che ne approfitta, però, per sottolineare come le condizioni di vita nel carcere di Canton Mombello non siano umanamente accettabili. “La presenza di oltre cinquecento detenuti in un carcere studiato e creato per la metà di persone aumenta il rischio di contagio” precisa Romano. Una condizione umanamente inaccettabile anche per i penalisti: “paesi del terzo mondo hanno carceri più umani”. A giugno le Camere penali di tutta Italia hanno presentato un esposto denuncia contro il sovraffollamento a tutela dei diritti dei detenuti: la capienza delle carceri è di 44 mila contro i 70mila detenuti. Turchia: cresce numero di detenute donne, molte condannate per omicidio Apcom, 20 luglio 2010 Sono sempre più le donne turche che finiscono in galera, in gran parte per omicidio. Lo dice un report del ministero della Giustizia, secondo il quale si è passati da 3.147 detenute del 2007 a 4.084 nel 2010. Il report è il frutto di un’interrogazione parlamentare fatta qualche settimana fa dal Partito curdo per la democrazia e la Pace. Il ministro della Giustizia, Sadullah Engin ha reso noto che al momento in Turchia ci sono 5 carceri unicamente femminili, per la precisione ad Ankara, Istanbul, Adana, Eskisehir e Denizli. In queste strutture ci sono anche centri per bambini in modo da farli incontrare con le mamme detenute il più possibile. Fra le pene a cui sono state condannate le donne turche al primo posto c’è l’omicidio colposo, per cui sono punite 938 donne. Delle altre 739 sono dentro per droga, 625 per furto con scasso, 200 per prostituzione, 137 per frode e 122 per falsificazione. Cuba: ex detenuti; il governo spagnolo ci ha ingannati, non rispetta impegni su assistenza Asca, 20 luglio 2010 Il governo spagnolo non avrebbe mantenuto le promesse fatte a un gruppo di ex detenuti politici cubani in materia di accoglienza e consulenze legali: lo ha affermato uno degli undici ex prigionieri giunti martedì scorso a Madrid insieme alle rispettive famiglie, Julio Cesar Galvez. Secondo Galvez i dissidenti si sentirebbero “ingannati”, a poche ore dall’arrivo a Madrid di un secondo gruppo di otto ex detenuti; il governo spagnolo non ha commentato la vicenda, sebbene ieri il ministro degli Esteri Miguel Angel Moratinos avesse invitato i rifugiati cubani ad avere pazienza con la lentezza della burocrazia. Il governo di Raul Castro, con la mediazione della Chiesa cattolica cubana e della diplomazia spagnola, ha accettato di liberare 52 prigionieri politici nell’arco dei prossimi tre o quattro mesi. La Spagna - che si è detta disposta ad accogliere tutti gli ex detenuti, qualora questi lo desiderassero - conta di fornire loro una prima assistenza logistica attraverso la Commissione per gli aiuti ai rifugiati e la Croce Rossa; il governo di Madrid ha tuttavia sottolineato che una volta in territorio spagnolo i cubani sono liberi di recarsi in qualsiasi Paese vogliano. Gran Bretagna: preoccupa il fenomeno delle conversioni all’islam in carcere Agenzia Radicale, 20 luglio 2010 Il fenomeno della conversione in carcere sta assumendo in Gran Bretagna proporzioni decisamente preoccupanti. Circa il 30% dei detenuti musulmani estremizza la propria fede religiosa durante la permanenza in un istituto di pena È quanto si evince da uno studio del Muslim Prisoner’s Experiences, condotto sulla base di circa 90 indagini ispettive che dimostra come l’islam riesca a diffondersi a macchia d’olio nelle carceri britanniche. Infatti, negli ultimi anni il numero dei detenuti musulmani è sensibilmente lievitato passando dai 2.500 del 1994 (pari al 5% della popolazione carceraria), agli attuali 10.300. Di particolare interesse è l’analisi sulle cause che determinano tale comportamento da parte della popolazione carceraria musulmana. In primis vi è una ragione sostanzialmente sociologica in quanto, spesso, la dimensione religiosa appare come l’unica possibilità capace di garantire un significato alla propria condizione, specialmente nei casi in cui alla restrizione personale si aggiunge quella di straniero che nella maggior parte dei casi significa appartenere ad una minoranza. La religione, in sostanza, si presenta al musulmano come concreta possibilità di procedere verso una rinnovata autostima, stimolando il bisogno di appartenenza. Una seconda ragione, più prosaica ma non meno importante nel contesto carcerario, è quella dell’alimentazione. A tutti i detenuti islamici, infatti, è offerto il cibo halal, secondo le prescrizioni coraniche. Una terza motivazione di attrazione verso l’islam viene identificata in un altro privilegio concesso ai musulmani, ossia quello di essere dispensati da ogni attività lavorativa e dai corsi rieducativi, in occasione delle preghiere del venerdì. Fin qui tutto normale. Tuttavia, uno dei principali motivi di preoccupazione lo si rinviene nelle parole di Ann Owers, ispettore carcerario che ha condotto l’indagine, secondo la quale “l’esperienza del carcere può creare alienazione con la conseguenza di restituire alla società persone più propense alla violenza o, addirittura, a cadere nella trappola ideologica dell’estremismo” invitando quindi i direttori degli istituti penitenziari “a trattare i detenuti musulmani come singoli individui e non come parte di un turbolento gruppo separato”. Negli ultimi tempi, tali argomentazioni sono state evocate dai più come pretesto per una critica a 360 gradi verso la politica britannica in tema di immigrazione ed integrazione. Ciò in base all’assunto che il popolo britannico sia (e sarà...) comunque restio al dialogo interculturale. Simili affermazioni, volte a screditare le capacità di cognizione e tolleranza degli inglesi, risultano francamente opinabili in virtù di ciò che si sta concretamente realizzando oltremanica. A mio avviso, invece, nonostante la persistente e diffusa diffidenza dei cittadini di Sua Maestà, c’è da sottolineare come la Gran Bretagna (insieme alla Spagna) sia in prima fila nell’attivazione di iniziative volte alla piena integrazione degli stranieri, musulmani e non, che si estrinseca in una serie di attività che negli ultimi anni hanno posto l’immigrato, lo straniero al centro del dibattito politico e culturale. Anche il Sindaco di Londra, Boris Johnson, in occasione del Ramadan, ha invitato tutti i cittadini londinesi a partecipare, almeno un giorno, al digiuno, affinché possano trarre edificanti ed istruttive lezioni dallo spirito e dal significato del digiuno, dimostrando una chiara sensibilità verso le ragioni dell’altro. Personalmente, reputo che il sistema multiculturale britannico, tanto esecrato da popolari opinion maker, seppur non ancora compiuto ed assolutamente perfettibile con il contributo della politica, della comunità musulmana e della società civile, si avvii ad essere un esempio per tante altre nazioni per le quali, ancora oggi, identità, multiculturalismo ed integrazione sono, purtroppo, semplici parole prive di un reale, concreto significato. Indonesia: il dramma dei bambini detenuti nelle carceri insieme agli adulti Agenzia Fides, 20 luglio 2010 Migliaia di bambini in Indonesia sono chiusi tra le sbarre. Nel paese asiatico l’età minima per la responsabilità penale dei reati è di otto anni, spesso anche per i crimini più banali. La maggior parte di questi bambini viene detenuta nelle carceri insieme agli adulti, dove sono spesso vittime di violenze ed abusi sessuali. “Questo è il sistema legislativo in Indonesia. Tutti gli apparati dello Stato, polizia, pubblici ministeri, ufficiali professionisti, non sono in grado di approntare una legge che tuteli i bambini”, ha recentemente dichiarato il responsabile del programma dei diritti dell’infanzia dell’organizzazione Save the Children in Indonesia. La comunità della provincia di Aceh sta cercando di affrontare il problema riunendo famiglie, polizia e comunità, per tirare fuori dalle prigioni i bambini. “Se commettono un reato e vanno in carcere, rischiano di diventare ancora più criminali rispetto a prima” ha detto un esperto per la tutela dei minori dell’Unicef di Aceh. Solo in questa provincia, nel mese di aprile, 66 bambini erano in cella, compresi 29 ragazzi sotto processo, e 36 ragazzi ed una ragazza già condannati. Nel 2009 nove bambini su dieci sono stati processati e mandati in prigione. L’Università dell’Indonesia ha scoperto che l’ 85% dei bambini sono detenuti insieme agli adulti. È in preparazione un nuovo disegno di legge per la delinquenza giovanile secondo il quale l’età minima per la responsabilità penale passerà da 8 a 12 anni, verrà valutata l’entità dei reati, e la prigione sarà l’ultima risorsa. Australia: programma di recupero per i detenuti aborigeni… lavoreranno in miniera Ansa, 20 luglio 2010 Il colosso minerario Rio Tinto ha deciso di impiegare i detenuti aborigeni di una delle carceri più isolate dell’Australia occidentale nell’ambito di un programma di recupero. L’iniziativa è stata illustrata dalla direttrice per le relazioni nella comunità Janina Gawler: alcuni “ospiti” della prigione nella cittadina di Roeburne, nella quale 172 detenuti su 183 sono aborigeni, sono stati assunti nella miniera di ferro di Cape Lambert per gli ultimi tre mesi della pena da scontare. I loro compiti consistono nell’ispezionare i rulli sotto in nastri trasportatori del minerale in cerca di guasti. La coordinatrice per l’occupazione del carcere regionale di Roeburne, Annette Farinaccio, ha riferito che in media il 97% dei detenuti è aborigeno. Circa il 60% è in carcere per guida senza patente, il 10% per guida in stato di ebbrezza, il 20% per violenza domestica legata all’alcool, e il restante 10% per reati più gravi come omicidio.