Rassegna stampa 24 aprile

 

Giustizia: il decreto-sicurezza esaminato articolo per articolo

di Nicoletta Cottone

 

Il Sole 24 Ore, 24 aprile 2009

 

È legge il decreto antistupri. Con il via libera definitivo del Senato al decreto sicurezza arriva l’arresto obbligatorio in flagranza per violenza sessuale e di gruppo e per atti sessuali con minorenni, viene inserito nel codice penale il reato di stalking, arrivano misure di ammonimento e allontanamento dalla vittima per lo stalker. Previsto anche il gratuito patrocinio per le vittime di stupri, a prescindere dal reddito. La violenza sessuale, gli atti sessuali con minorenni e la violenza sessuale di gruppo sono aggravanti speciali del delitto di omicidio, che determinano la previsione dell’ergastolo. Più difficile per chi compie delitti a sfondo sessuale ottenere benefici penitenziari come l’assegnazione al lavoro all’esterno, i permessi premio e le misure alternative alla detenzione. Arriva un numero verde in aiuto delle vittime di atti persecutori. Nel provvedimento anche il piano straordinario per la sicurezza che autorizza, fra le altre, i Comuni a impiegare sistemi di videosorveglianza nei luoghi pubblici o aperti al pubblico per tutelare al sicurezza.

Il voto bipartisan ottenuto dal provvedimento a Palazzo Madama (261 sì, 3 no e un astenuto) è frutto dell’eliminazione alla Camera delle contestate norme sulle ronde e sul prolungamento fino a sei mesi della permanenza degli immigrati clandestini nei Centri di identificazione e espulsione. Ci sono poi alcune norme introdotte nel provvedimento che hanno contenuti diversi rispetto al tema della sicurezza. Viene, per esempio, posticipato il termine a partire dal quale gli operatori di telefonia saranno tenuti a conservare i dati relativi alle chiamate senza risposta (occupato, libero e non risponde, non raggiungibile, occupato non raggiungibile). Poi norme sul reclutamento degli ufficiali dei Carabinieri, norme interpretative sul Fondo unico di giustizia e sull’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro che riguarda le Forze di polizia e le forze armate. Ecco l’abc delle disposizioni contenute nella legge di conversione del decreto sicurezza.

Aggravanti del delitto di omicidio (articolo 1). Con due modifiche all’articolo 576 del Codice penale si prevede come aggravanti speciali del delitto di omicidio, che determinano la previsione dell’applicazione dell’ergastolo, il fatto che esso sia commesso in occasione della commissione del delitto di violenza sessuale, di atti sessuali con minorenne o di violenza sessuale di gruppo, o da parte dell’autore del delitto di atti persecutori (stalking) nei confronti della stessa persona offesa.

Ammonimento allo stalker (articolo 8). Fra gli strumenti di tutela che, possono intervenire anticipatamente rispetto alla pronuncia di una sentenza, con lo scopo di dissuadere lo stalker dal condurre a ulteriori conseguenze il proprio comportamento persecutorio viene introdotto un ammonimento ante causam demandato all’autorità di pubblica sicurezza su richiesta della vittima. La persona offesa può esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza, avanzando al questore richiesta di ammonimento nei confronti dell’autore della condotta. La richiesta dovrà essere trasmessa al questore senza ritardo. Il questore dovrà assumere, se necessario, informazioni dagli organi investigativi e dovrà sentire le persone informate dei fatti. Se l’istanza è fondata, il questore ammonisce oralmente il soggetto, invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge. Viene redatto processo verbale, copia del quale è rilasciata al soggetto che ha richiesto l’ammonimento e al soggetto ammonito. Il questore deve anche valutare l’eventuale adozione di provvedimenti in materia di armi e munizioni. Previsto l’aumento della pena per il reato di atti persecutori nei confronti del soggetto già ammonito. Disposta la procedibilità d’ufficio.

Arresto obbligatorio per violenza sessuale (articolo 2). Sono stati inseriti nella lista dei reati per cui è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza la violenza sessuale, la violenza sessuale di gruppo, gli atti sessuali con minorenni, salvo che ricorrano le circostanze attenuanti contemplate.

Assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro, norma interpretativa (articolo 12-bis). Norma interpretativa relativa all’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro: si stabilisce che gli articoli 1 (attività protette) e 4 (persone assicurate) del Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (Dpr 1124/1965) non si applicano al personale delle Forze di polizia e delle Forze armate, che rimangono disciplinate dai rispettivi ordinamenti, fino al complessivo riordino della materia.

Benefici penitenziari (articolo 3). Più difficile per i condannati per alcuni delitti a sfondo sessuale (induzione e sfruttamento della prostituzione minorile, produzione e commercio di materiale pornografico minorile, violenza sessuale di gruppo) l’accesso ai benefici penitenziari (ossia l’assegnazione al lavoro all’esterno, i permessi premio e le misure alternative alla detenzione previste dal Capo VI dell’ordinamento penitenziario, esclusa la liberazione anticipata). Paletti anche per atti sessuali con minore di età compresa tra i 14 ed i 18 anni, cessione di materiale pornografico minorile e turismo sessuale. I benefici penitenziari possono essere concessi solo sulla base dei risultati dell’osservazione scientifica della personalità condotta collegialmente per almeno un anno ai detenuti o internati per violenza sessuale semplice o aggravata, atti sessuali con minorenne, violenza sessuale di gruppo.

Conservazione dati telefonia (articolo 12-ter). Viene posticipato il termine a partire dal quale gli operatori di telefonia saranno obbligati a conservare i dati relativi alle chiamate senza risposta. Si tratta di dati da conservare relativi ai differenti casi di non risposta in "occupato" o "libero non risponde" o "non raggiungibile" o "occupato non raggiungibile" o altre fattispecie. Per quanto riguarda le chiamate originate da rete mobile e terminate su rete mobile o fissa, i dati devono essere resi disponibili dagli operatori di rete mobile a far data dal 31 dicembre 2009. Per quanto riguarda le chiamate originate da rete fissa e terminate su reti fisse o mobili, le informazioni relative alle chiamate senza risposta generate dai clienti collegati alle reti fisse in tecnologia Ip sono rese disponibili dagli operatori di rete fissa gradualmente e compatibilmente con le caratteristiche tecniche delle reti di comunicazione elettronica di nuova generazione degli operatori interessati e comunque non oltre il 31 dicembre 2010.

Copertura finanziaria (articolo 13). L’articolo quantifica la copertura finanziaria del provvedimento. Viene quantificato in un milione di euro a decorrere dal 2009, l’onere legato all’istituzione del numero verde nazionale a favore delle vittime degli atti persecutori. Da tutte le altre disposizioni del decreto-legge in esame non possono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Al ministro dell’Economia il monitoraggio delle misure relative al gratuito patrocinio per le vittime di violenza sessuale.

Custodia cautelare in carcere (articolo 2). Viene ampliato il novero dei reati per i quali, in presenza di gravi indizi di colpevolezza (e salvo che non siano acquisiti elementi da cui risulti l’insussistenza di esigenze cautelari), è obbligatorio disporre la misura della custodia cautelare in carcere. Previsto l’arresto obbligatorio in flagranza per la violenza sessuale (esclusi i casi di minore gravità) e la violenza sessuale di gruppo.

Divieto di avvicinamento dello stalker ai luoghi frequentati dalla persona offesa (articolo 9). Introdotta una nuova, autonoma misura coercitiva personale, che può essere disposta nel corso del procedimento penale: si tratta del divieto di avvicinamento dell’imputato ai luoghi frequentati dalla persona offesa o nell’obbligo di mantenere una determinata distanza da quei luoghi o dalla persona offesa. Il divieto può essere disposto indipendentemente dalla misura dell’allontanamento dalla casa familiare, con l’intento di integrare e completare il quadro cautelare già delineato per i reati consumati in ambito familiare. Il divieto può riguardare anche i luoghi frequentati da prossimi congiunti o da persone conviventi o comunque legate alla persona offesa da una relazione affettiva. Il divieto di avvicinamento può accompagnarsi anche alla prescrizione di non comunicare, attraverso qualsiasi mezzo. Se l’avvicinamento è inevitabile per ragioni lavorative o abitative il giudice detta prescrizioni ad hoc. Ci sono anche specifici obblighi di comunicazione all’autorità di P.S. competente, dei provvedimenti adottati ai fini dell’eventuale adozione di misure preventive in materia di armi e munizioni. I provvedimenti sono anche comunicati alla parte offesa e ai servizi territoriali socio-assistenziali. Novità anche per le ipotesi di reato in relazione alle quali il Pm o l’indagato possono chiedere che si proceda con incidente probatorio all’assunzione della testimonianza di persona minore degli anni 16, anche al di fuori dei casi previsti ordinariamente. L’incidente probatorio può essere chiesto dal Pm, anche su richiesta della persona offesa, può riguardare la testimonianza di tutti i minori (dunque non solo dei minori infrasedicenni) o della persona offesa maggiorenne. Può riguardare anche i procedimenti per il reato di maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli e gli atti persecutori. Estese, poi, le particolari modalità di assunzione della prova - che nel testo previgente si applicavano solo nel caso in cui vi fosse il coinvolgimento di minori infrasedicenni - a tutti i casi in cui vi sia il coinvolgimenti di minorenni (e dunque anche ai soggetti di età compresa tra i 16 e i 18 anni), nonché al caso di indagini per i reati di atti persecutori. Sostituito anche il riferimento alle "esigenze del minore" con quello alle "esigenze di tutela delle persone", quale parametro della valutazione del giudice in ordine alla decisione di procedere all’incidente probatorio. Si prevede la possibilità che l’udienza si svolga presso l’abitazione "della persona interessata all’assunzione della prova" (piuttosto che, come nel testo previgente, presso l’abitazione del minore). Estese le particolari protezioni per l’esame in dibattimento del minore vittima di reato (uso di un vetro specchio unitamente a un impianto citofonico) anche ai procedimenti per il reato di atti persecutori nonché per l’esame in dibattimento del maggiorenne infermo di mente vittima del reato.

Entrata in vigore (articolo 14). L’articolo disciplina l’entrata in vigore del decreto-legge in esame (giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta).

Esecuzione dell’espulsione (soppresso l’articolo 5). È stato soppresso nel corso dell’esame alla Camera dei deputati l’articolo 5 che prolungava da 60 a 180 giorni il periodo massimo di trattenimento dei clandestini nei Centri di identificazione.

Fondo unico di giustizia (articolo 6, comma 2-bis). Interpretazione dell’articolo 2, comma 2, del decreto-legge 143/2008 in base alla quale non rientrano tra le risorse destinate al Fondo unico di giustizia le somme di denaro e i proventi derivanti da provvedimenti di sequestro o confisca aventi a oggetto complessi aziendali.

Numero verde per le vittime di atti persecutori (articolo 12). Sarà istituito un numero verde presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio, attivo 24 ore su 24. Da questo numero si comunicare prontamente, nei casi d’urgenza e su richiesta della persona offesa, alle forze dell’ordine gli atti persecutori segnalati e si potrà fornire un servizio di prima assistenza psicologica e giuridica da parte di personale dotato delle adeguate competenze. Per l’assistenza psicologica e giuridica è autorizzata la spesa annua di un milione di euro a decorrere dall’anno 2009.

Ordini di protezione contro gli abusi familiari (articolo 10). In materia di ordini di protezione contro gli abusi familiari, viene prolungata da 6 mesi a un anno l’efficacia del decreto del giudice con cui si ordinano la cessazione della condotta pregiudizievole, l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima. La durata dell’ordine di protezione, che decorre dal giorno dell’avvenuta esecuzione del decreto. La durata dell’ordine di protezione stabilita dal giudice può essere prorogata, su istanza di parte, soltanto se ricorrano gravi motivi e per il tempo strettamente necessario. Con lo stesso decreto il giudice determina le modalità di attuazione. In caso di difficoltà o contestazioni in ordine all’esecuzione, lo stesso giudice provvede con decreto a emanare i provvedimenti più opportuni per l’attuazione, compreso l’ausilio della forza pubblica e dell’ufficiale sanitario.

Patrocinio a spese dello Stato (articolo 4). La persona offesa da alcuni reati a sfondo sessuale (violenza sessuale, atti sessuali con minorenne, violenza di gruppo) ha accesso al patrocinio a spese dello Stato, anche in deroga ai limiti di reddito ordinariamente previsti.

Piano straordinario di controllo del territorio (articolo 6). Piano straordinario di controllo del territorio. Anticipato al 31 marzo 2009 (rispetto al 30 aprile 2009) il termine per l’adozione del Dpr (adottato su proposta dei ministri della Pubblica amministrazione, dell’Interno e dell’Economia) per la ripartizione tra le varie forze di polizia e i vigili del fuoco delle risorse destinate all’assunzione di personale. Termine scaduto senza che il decreto fosse pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. In attesa del decreto Economia attuativo delle disposizioni del decreto-legge 112/2008 che hanno istituito un Fondo in cui affluiscono le somme di denaro sequestrate e i proventi derivanti dai beni confiscati alla criminalità organizzata, viene disposta la rassegnazione immediata delle somme oggetto di confisca, versate all’entrata del bilancio dello Stato successivamente al 25 giugno 2008, al ministero dell’Interno, nel limite di 100 milioni di euro per il 2009, per le esigenze urgenti di tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico, e al Fondo nazionale contro la violenza sessuale, nel limite di 3 milioni euro per il 2009, da destinare al sostegno dei progetti di assistenza alle vittime di violenza sessuale e di genere. Interpretazione dell’articolo 2, comma 2, del decreto-legge 143/2008 in base alla quale non rientrano tra le risorse destinate al Fondo unico di giustizia le somme di denaro e i proventi derivanti da provvedimenti di sequestro o confisca aventi a oggetto complessi aziendali. I Comuni sono autorizzati, ai fini della tutela della sicurezza urbana, a impiegare sistemi di videosorveglianza nei luoghi pubblici o aperti al pubblico. I dati raccolti mediante tali sistemi possono essere conservati fino al settimo giorno successivo alla loro rilevazione, salvo particolari esigenze di ulteriore conservazione.

Reclutamento ufficiali dei Carabinieri (articolo 6-bis). Viene previsto il reclutamento di ufficiali in servizio permanente dell’Arma dei carabinieri, per le esigenze connesse alla prevenzione e al contrasto della criminalità e con lo scopo di garantire la funzionalità e l’operatività dei comandi, degli enti e delle unità. In particolare, esso prevede che, nell’anno 2009, i Carabinieri possono procedere all’immissione in servizio permanente, a domanda, degli ufficiali in ferma prefissata (articolo 23, comma 1, del Dlgs 215/2001), che conseguono tre anni di servizio a tempo determinato entro il 31 dicembre 2009. L’immissione dovrà avvenire, previo espletamento di procedure concorsuali, nel limite del contingente di personale previsto all’articolo 66, comma 5, del decreto-legge 112/2008 (che ha ridotto la possibilità per le pubbliche amministrazioni di procedere alla stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale a tempo determinato in possesso di specifici requisiti), ferma restando l’applicazione dell’articolo 3, comma 93, della Finanziaria 2008 (legge 244/2007), con progressivo riassorbimento delle posizioni soprannumerarie. In attesa della conclusione delle procedure di immissione, l’Arma dei carabinieri può continuare ad avvalersi del personale indicato nel limite del contingente stabilito dalla legge di bilancio.

Stalking (articolo 7). Viene introdotto nel codice penale il delitto di "atti persecutori" (nuovo articolo 612-bis) e, conseguentemente, modificato il codice di procedura penale e dettate disposizioni a sostegno delle vittime del reato. Lo stalking è un comportamento reiterato consistente in minacce o molestie. È necessaria la prova dello stato di ansia o di paura o del fondato timore per l’incolumità ovvero dell’alterazione delle abitudini di vita. Previste alcune aggravanti: la pena è aumentata fino a un terzo se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata da una relazione affettiva con la persona offesa. La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore o di una donna in stato di gravidanza, con armi o da persona travisata o a danno di una persona con disabilità. La pena è aumentata se il fatto è commesso da soggetto già ammonito dal questore ai sensi dell’articolo 8, comma 3, del provvedimento in esame. In ordine alla procedibilità del delitto si prevede la querela della persona offesa, al fine di non obbligare la vittima a subire un processo penale se non lo desidera. È però prevista la procedibilità d’ufficio se il reato è commesso contro un minore o persona diversamente abile, nei casi in cui il fatto è connesso con altro delitto per il quale è prevista la procedibilità d’ufficio o nel caso di fatto commesso da soggetto ammonito dal questore ai sensi dell’articolo 8, comma 4, del provvedimento in esame. Il termine per la proporre la querela è di sei mesi, invece dei tre mesi fissati in via generale.

Videosorveglianza nei luoghi pubblici o aperti al pubblico (articolo 6, commi 7 e 8). I Comuni sono autorizzati, ai fini della tutela della sicurezza urbana, a impiegare sistemi di videosorveglianza nei luoghi pubblici o aperti al pubblico. I dati raccolti mediante tali sistemi possono essere conservati fino al settimo giorno successivo alla loro rilevazione, salvo particolari esigenze di ulteriore conservazione.

Vittime del reato di stalking (articolo 11). Le forze dell’ordine, i presìdi sanitari e le istituzioni pubbliche che ricevono dalla vittima notizia del reato di atti persecutori hanno alcuni obblighi: fornire alla vittima stessa tutte le informazioni relative ai centri antiviolenza presenti sul territorio e, in particolare, nella zona di residenza della vittima; mettere in contatto la vittima con i centri antiviolenza, qualora ne faccia espressamente richiesta. Sono stati anche accolti due ordini del giorno in aula alla Camera: uno, primo firmatario Vietti, prevede il potenziamento dei centri antiviolenza, indispensabili per un valido supporto psicologico alle vittime, l’altro, prima firmataria Lussana, che impegna il Governo ad assumere tutte le iniziative di propria competenza per superare le difficoltà organizzative perché nelle questure per ricevere le denunce di stalking sia previsto, ove possibile, la presenza di personale qualificato, anche femminile, in possesso delle competenze necessarie per assolvere il difficile compito di fornire alle donne vittime di atti persecutori l’assistenza e il sostegno di cui hanno bisogno.

Giustizia: homeless… niente sanità, scuola, lavoro e pensione

di Paola Zanca

 

L’Unità, 24 aprile 2009

 

Sono quelli che a Roma abitano in via Modesta Valenti, a Bologna in via Senzatetto, a Foggia in via della Casa comunale, a Firenze in via Libero Leandro Lastrucci. Sullo stradario, però, casa loro non la trovate. Perché una casa non ce l’hanno. Sono i senza fissa dimora, quelli a cui ora la Lega vuole togliere perfino il loro tetto finto.

Nell’articolo 42 del pacchetto sicurezza che mercoledì arriverà all’esame della Camera, c’è infatti una nuova norma per ottenere la residenza in un Comune: "L’iscrizione e la richiesta di variazione anagrafica - si legge - sono subordinate alla verifica, da parte dei competenti uffici comunali, delle condizioni igienico-sanitarie dell’immobile in cui il richiedente intende fissare la propria residenza, ai sensi delle vigenti norme sanitarie".

Insomma, senza casa non esisti. Nel buco nero degli invisibili, così, non ci finirebbero solo gli immigrati per cui la norma è stata studiata ad hoc, ma anche i senza fissa dimora, gli emarginati, i poveri assoluti: due milioni e mezzo di persone, come ha certificato l’Istat, incapaci "di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita "minimo accettabile" nel contesto di appartenenza". Probabilmente, casa compresa.

Ma nemmeno quattro mura basterebbero a placare la crociata leghista contro i poveri cristi. La casa, infatti, dovrebbe rispondere a determinati standard qualitativi. Per capirci, basti pensare che il certificato di abitabilità negli edifici italiani è obbligatorio solo dal 1934: tutte le abitazioni realizzate prima e mai ristrutturate sarebbero probabilmente prive di quei requisiti igienico-sanitari che il Comune dovrebbe verificare per concedere la residenza.

Inoltre, un rapporto Istat relativo al 2005 fotografa un Paese dove una casa fatta come si deve per molti è ancora un miraggio: lo 0,7% delle famiglie non possiede il gabinetto interno all’abitazione, l’1,2% non ha una vasca da bagno o una doccia, l’1,3% non ha l’acqua calda.

E ancora: il 17,5% di famiglie in affitto ed il 9,7% di famiglie in abitazione di proprietà vive in strutture danneggiate, il 25,2% di famiglie in locazione e il 18% di famiglie in abitazioni di proprietà è afflitto da consistenti problemi di umidità, mentre il 16,6% di famiglie in locazione ed 8,6% di famiglie in abitazione di proprietà vive in case scarsamente illuminate. Che la Lega voglia togliere la residenza anche a loro? Non si tratta di una semplice formalità. La Fio.Psd, Federazione italiana degli organismi per i senza fissa dimora, ricorda che la residenza anagrafica è "cruciale nel determinare la possibilità o l’impossibilità di consentire percorsi di inclusione sociale". Senza iscrizione all’anagrafe, infatti, non si ha accesso al sistema sanitario nazionale, a parte per le cure di pronto soccorso, non si ha diritto di voto, non si ha accesso alle misure di protezione sociale, non si può avere la patente di guida, non si possono sottoscrivere contratti (anche un semplice affitto), non si può ricevere la pensione, non ci si può iscrivere alle liste di collocamento.

Chi ha scritto questi articoli del decreto è convinto che si risolverà tutto grazie ad un "apposito registro nazionale delle persone che non hanno fissa dimora" istituito presso il Ministero dell’Interno. Peccato che le vie fittizie siano state create apposta per dare diritti a chi effettivamente vive in quel Comune. La "centralizzazione" della residenza prevista dal decreto avrebbe così "effetti imprevedibili sulla praticabilità all’accesso dei diritti ed ai servizi della maggior parte delle persone coinvolte". In pratica, a quale Asl potrebbero rivolgersi? In che ufficio di collocamento potrebbero iscriversi? Dove gli spedirebbero la pensione?

Dodici anni fa, l’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano chiedeva rassicurazioni sulla gestione dell’anagrafe, ricordando che "l’iscrizione nell’anagrafe della popolazione residente dei cittadini italiani non è sottoposta ad alcuna condizione". Qualsiasi tipo di impedimento all’iscrizione, scriveva ancora Napolitano, "è in contrasto con il principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Carta costituzionale e con successivo art. 16 che prevede la libertà di movimento e, quindi, di stabilimento su tutto il territorio nazionale".

Perfino la residenza è diventato un diritto per cui lottare. Lo sanno bene i promotori della campagna Residente della Repubblica, che chiedono ai parlamentari di stralciare gli articoli 42 e 50 dal disegno di legge. La Rete europea contro la povertà, a cui partecipano i ministri delle Politiche sociali di 27 paesi membri, ha stabilito che nel 2009 la questione dei senza-tetto dovrà essere una delle priorità dell’Ue, in vista dell’appuntamento del 2010, anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Difficile sconfiggerle se agli esclusi non viene riconosciuta nemmeno la dignità di cittadino.

Giustizia: Fio.psd; anche i politici sanno che è incostituzionale

 

L’Unità, 24 aprile 2009

 

Paolo Pezzana, già responsabile delle Politiche Sociali per la Caritas, dal 2004 è presidente della Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora (Fio.psd), coordinamento che riunisce 60 associazioni di 11 regioni diverse. Martedì 21 aprile, insieme ai rappresentanti di altre associazioni, è stato in audizione alle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera, per discutere del ddl 2180, il "pacchetto sicurezza" che mercoledì prossimo arriverà alla Camera.

 

Quali sono le vostre perplessità sul disegno di legge?

Come Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora contestiamo in particolare due articoli del ddl, il 42 e il 50. Nel primo si stabiliscono le condizioni igienico-sanitarie delle abitazioni che danno diritto alla residenza (e di conseguenza a tutta una serie di diritti politici, sanitari, di cittadinanza). Nell’altro si istituisce un registro dei senza fissa dimora, che è praticamente inutile: basterebbe che i comuni applicassero la legge che già c’è, e che prevede l’istituzione di una via fittizia, per dare residenza anche a chi una casa non ce l’ha.

 

Che ripercussioni avrebbe l’approvazione di questa norma?

Il ddl non contiene solo misure vessatorie nei confronti degli immigrati, ma ha ripercussioni a cascata su una platea molto più ampia di persone: i senza fissa dimora, ma anche famiglie italiane che vivono in abitazioni che non rispetterebbero le nuove norme fissate dalla legge: si calcola che siano circa 2 milioni le situazioni abitative non adeguate, quindi 4 - 5 milioni di persone in Italia avrebbero problemi con la residenza.

 

Cosa significa non avere la residenza anagrafica?

La residenza anagrafica è la porta di accesso ai tutti i diritti minimi di cittadinanza: l’accesso alle cure sanitarie, alle opportunità abitative, al mercato del lavoro. Ripeto, si tratta di un provvedimento miope, i cui "effetti collaterali" temo non siano chiari nemmeno agli estensori della legge: è la dimostrazione che quando si fanno leggi strumentali, che vogliono limitare i diritti di qualcuno, si colpisce inevitabilmente una platea molto più ampia. I diritti sono un bene comune, toccare quelli di uno significa minare anche quelli di un altro.

 

Come andrà a finire in Aula?

I giuristi che erano presenti ieri in audizione hanno fatto presente che molte delle norme contenute nel ddl sono a forte rischio di incostituzionalità. Finiranno nel mirino della Consulta, ma prima che la Corte si pronunci, centinaia di migliaia di persone resteranno in una pericolosa incertezza. La sensazione che ho avuto è che anche nella maggioranza siano in molti a dubitare dell’applicabilità delle leggi che si apprestano ad approvare. E questo non è un modo serio di fare le leggi. Fioriranno i ricorsi, e sono certo che in molti casi saranno vinti: ma che senso ha ingolfare i tribunali con una mole di lavoro inutile? È evidente che in sede di voto non interessano i contenuti, ma il mantenimento di equilibri politici.

Giustizia: Latronico (Pdl); migliorare condizioni delle carceri

 

Ansa, 24 aprile 2009

 

Il sen. Cosimo Latronico (Pdl) ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, "per sapere se è vero che le carceri italiane vivono oggi una situazione di grave invivibilità e degrado e quali iniziative urgenti intenda adottare per assicurare condizioni di maggiore vivibilità".

Il parlamentare ha anche chiesto al ministro "quali azioni intenda porre in essere affinché sia salvaguardata l’integrità psico-fisica e siano assicurate idonee condizioni igienico-sanitarie per i detenuti". Nell’interrogazione, Latronico ha sottolineato che "la gravissima situazione dei penitenziari italiani (promiscuità, sovraffollamento, tossicodipendenza, sieropositività, aumento dei suicidi) oltre a creare non poco aggravio per l’organizzazione e le condizioni di lavoro del personale di sorveglianza e degli operatori delle strutture, compromette la garanzia di idonee condizioni igienico-sanitarie che devono essere assicurate ai detenuti e la salvaguardia della loro integrità psico-fisica".

Giustizia: custodia cautelare più lunga, se c’è altra condanna

 

Ansa, 24 aprile 2009

 

Carcere preventivo più lungo in caso di condanna in un altro procedimento. Infatti la sentenza irrevocabile per un reato connesso stoppa la retrodatazione della custodia cautelare. È quanto stabilito dalle Sezioni unite penali della Cassazione che, nell’udienza di ieri, hanno dato risposta negativa al quesito "se la regola della retrodatazione dei termini di custodia cautelare possa operare quando per i fatti oggetto della prima ordinanza, emessa in altro procedimento, sia intervenuta sentenza irrevocabile di condanna". La massima provvisoria è stata diffusa ieri nel primo pomeriggio ma per sapere i motivi della decisione bisognerà aspettare il deposito della motivazione.

Giustizia: l’Issp premia le migliori esperienze progettuali Dap

 

www.giustizia.it, 24 aprile 2009

 

Ieri mattina, presso l’Istituto Superiore di Studi Penitenziari di Roma, si è svolta la premiazione dei progetti che hanno partecipato al concorso Valorizzare e riconoscere le esperienze nel Dap, iniziativa promossa dall’Istituto Superiore Studi penitenziari a livello nazionale.

Il concorso ha registrato una significativa partecipazione con 116 candidature. L’elevato numero dei progetti presentati dalle strutture penitenziarie locali testimonia sia l’efficacia dell’azione formativa svolta in questi anni sia una cospicua diffusione della cultura del "lavoro per progetti". A conclusione del concorso è stato pubblicato un volume a cura dell’Issp dal titolo Report di Valutazione in cui sono illustrati i dati raccolti nel corso del processo di valutazione dei progetti candidati e le riflessioni ingenerate dalla loro analisi, nonché le schede riassuntive di tutti i progetti. La pubblicazione vuole essere strumento per il riconoscimento del lavoro svolto e di diffusione delle capacità ideative e progettuali poste in essere dal personale dell’Amministrazione Penitenziaria.

Nel corso del convegno, oltre alla cerimonia di premiazione, vengono attuati momenti per la condivisione dell’esperienze attraverso la restituzione dei dati rilevati nel corso del processo di valutazione delle candidature, la presentazione sintetica dei progetti presentati e l’elaborazione in sottogruppi delle tematiche risultate emergenti.

Unitamente ai rappresentanti dei progetti vincitori e segnalati, intervengono i dirigenti responsabili degli Uffici-Prap Detenuti e Trattamento ed Esecuzione Penale Esterna, nonché i dirigenti dell’Ufficio Personale e Formazione. L’attuazione del convegno, da un lato, è occasione per "riconoscere e valorizzare" il lavoro penitenziario, dall’altro è un’opportunità per promuovere e stimolare l’avvio di linee di sviluppo per l’organizzazione.

 

Sintesi del Progetto

 

Riconoscere e valorizzare le esperienze nel DAP è l’iniziativa con cui l’Istituto Superiore ha inteso valorizzare le "buone prassi" e le esperienze più significative in campo trattamentale e gestionale con la raccolta dei migliori esempi. Si è voluto dare un riconoscimento alla capacità progettuale e realizzativa di persone, di gruppi di lavoro e di organizzazioni pubbliche o private che siano stati partner significativi dell’Amministrazione Penitenziaria; di segnalare e valorizzare i progetti eccellenti diffondendone la conoscenza. L’obiettivo è stato quello di favorire un confronto sui diversi percorsi e metodologie per realizzare nuovi interventi, promuovere il trasferimento di soluzioni e modelli efficaci di trattamento e organizzazione tra realtà e strutture differenti.

I due ambiti previsti dal bando hanno riguardato il settore gestionale e il settore trattamentale per consentire la presentazione di candidature alle strutture territoriali - istituti penitenziari, uffici esecuzione penale esterna o enti sociali - che hanno lavorato in partenariato con l’Amministrazione. Raccogliere e valorizzare le esperienze ed i progetti realizzati nelle diverse strutture del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria costituisce una componente importante della missione istituzionale dell’Istituto Superiore di Studi Penitenziari e nello stesso tempo rappresenta uno sforzo di condivisione di buone prassi in grado di mettere in circolo idee nuove o tentativi riusciti di innovazione e miglioramento organizzativo.

Il piano esecutivo di azione (Pea n. 14/2007) che ha ispirato il "Concorso Buone Prassi" ha sorpreso gli stessi promotori per la risposta avuta (116 candidature) a riprova che si è colto nel segno nel voler riconoscere e valorizzare le migliori esperienze. C’è bisogno di conferme e di stimoli; c’è bisogno di condividere le difficoltà ma anche i piccoli e grandi successi conseguiti in un ambito sociale difficile che spesso è agli onori della cronaca soltanto in negativo. La selezione e assegnazione dei premi ai 6 progetti vincitori e ai 14 da segnalare è stata curata dall’Istituto Superiore con la collaborazione di esperti esterni.

A conclusione del concorso è stato pubblicato un volume a cura dell’Issp dal titolo Report di Valutazione in cui sono illustrati i dati raccolti nel corso del processo di valutazione dei progetti candidati e le riflessioni ingenerate dalla loro analisi, nonché le schede riassuntive di tutti i progetti. La pubblicazione vuole essere strumento per il riconoscimento del lavoro svolto e di diffusione delle capacità ideative e progettuali poste in essere dal personale dell’Amministrazione Penitenziaria.

Lombardia: Cgil; solite amnesie del Capo del Dap Franco Ionta

 

Comunicato stampa, 24 aprile 2009

 

Siamo stati invitati, mercoledì 22 aprile, all’iniziativa pubblica in occasione del conferimento della Cittadinanza onoraria milanese alla Polizia Penitenziaria da parte del Sindaco di Milano Letizia Moratti. Fra gli invitati il Capo del Dap Presidente Franco Ionta.

Le aspettative della Fp-Cgil, ed in particolare del coordinamento regionale penitenziario, non erano alte, così come immaginiamo non lo fossero quelle delle altre sigle sindacali, soprattutto dopo l’esperienza della precedente visita del Dott. Ionta lo scorso autunno.

Però ci aspettavamo almeno qualche intervento urgente ed indispensabile per far fronte all’insostenibile sovraffollamento, interventi come lo spostamento di detenuti (uno, dieci o cento non importava, è fondamentale cominciare): invece nulla.

Si continua, invece, a pensare di costruire semplicemente nuovi plessi o ampliarne altri, di estendere le attività territoriali senza supportare tali interventi con adeguate integrazioni del personale attuale che è già oltre al limite delle proprie forze.

Credevamo quindi nell’assegnazione in numero congruo, di altre necessarie unità di agenti di Polizia penitenziaria, di operatori ministeriali che da tempo attendiamo: invece nulla. Speravamo almeno in una risposta concreta, che garantisse la giusta retribuzione dello straordinario in modo uniforme: invece nulla.

E che dire degli operatori ministeriali: Direttori, educatori, assistenti sociali, contabili, operatori amministrativi, da sempre attentamente evitati nei discorsi del Capo Dipartimento e, in questa occasione, relegati in seconda fila come tristi comparse di un tempo passato, superate dall’idea di un’amministrazione diversa, militarizzata e senza troppe contraddizioni, con, eventualmente, ruoli tecnici che rispondano ad esigenze di sicurezza, anzi dell’" immagine" della sicurezza.

Insomma, nessuna parola per chi, in questo momento, in questa Regione, in tutti gli Istituti Penitenziari e Uffici dell’Esecuzione Penale sta svolgendo un lavoro enorme, con uno spirito di sacrificio non comune, che ha sempre seguito indicazioni e direttive (le famose "circolari") cercando di superare anche le contraddizioni di un sistema sdoppiato fra l’esigenza di sicurezza oggi enfatizzata sui mezzi di propaganda e quella rieducativa (peraltro garantita dalla nostra Costituzione repubblicana), spesso subordinata e sacrificata a necessità di gestione delle persone: sarebbero da lode e da encomio, per tutti gli sforzi che quotidianamente fanno, ma il Capo del Dap coi suoi silenzi e la sua stantia retorica da cerimonia ha confermato che le speranze di cambiamento tali resteranno: speranze.

I Poliziotti avranno sempre rapporti informativi di fine anno abbassati per qualsiasi ragione; dovranno sempre rispondere disciplinarmente perché a nessuno interessa se i detenuti che si devono controllare sono 5, 50 oppure 150. Dovranno fare sempre straordinario pagato diversamente nelle varie sedi della regione; avranno sempre meno garanzie sui diritti contrattualmente previsti, ma sempre carichi di lavoro in aumento: il tutto con molti ringraziamenti.

Gli altri? Non esistono, non interessano, non sono oggetto né di progetti né di riconoscimenti, neppure dettati dal buon senso di chi dovrebbe garantire un’equilibrata gestione del servizio della giustizia, nella sua fase più delicata, quella della gestione di persone che si spera di ricondurre alla legalità con un lavoro quotidiano che è integrato fra operatori ministeriali e della sicurezza. Dovrebbero dunque proseguire ad anticipare i soldi per effettuare gli spostamenti di servizio, sottoporsi a missioni selvagge, che si definiscono necessarie per coprire i buchi di un’amministrazione da anni mal gestita dal massimo vertice, subordinandosi a logiche spesso improprie per i ruoli rivestiti. Silenzio e rimozione dei problemi, che presto verranno nascosti, nei sogni del Capo del Dap, da divise, penalizzando e frustrando così tutte le professionalità, di ambo i Contratti.

Una certa gestione illuminata del sistema penitenziario aveva iniziato a sostenere, non molto tempo fa, ma oggi sembrano secoli, che dall’integrazione, dal lavoro congiunto nasce la sintesi del percorso penitenziario, che non è mai automatico o retaggio di una sola parte, come alcuni interventi orientati a nostro parere al "divide et impera" mascherato da uniformità, oggi vorrebbero far credere.

E allora, se ogni volta gli operatori penitenziari attendono la venuta del Capo del Dap per sentirsi dire questo, o non sentirsi dire nulla, come fantasmi di un lavoro risocializzante che la Costituzione e l’Ordinamento Penitenziario affidano loro, allora possono anche smettere di prenderlo in seria considerazione, riservando il proprio tempo a perseguire quegli obiettivi di lavoro unificante e di continua denuncia dei problemi a tutte le utenze, fuori e dentro il mondo carcerario come la Fp-Cgil ha fatto, fa e continuerà a fare nella costante difesa del ruolo pubblico di tutela delle libertà e dei principi democratici.

 

Fp-Cgil Lombardia

Emilia Romagna; l’On. Berselli in visita alle carceri col Sappe

 

Agi, 24 aprile 2009

 

Il presidente della Commissione Giustizia del Senato visiterà nelle prossime settimane tutti gli istituti penitenziari dell’Emilia Romagna, per rendersi conto delle loro condizioni. Berselli sarà in visita già venerdì al carcere della Dozza di Bologna insieme a una delegazione del Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria che sta celebrando in questi giorni a Cattolica il suo XX Congresso. Nel corso dei lavori il Sappe ha denunciato il sovraffollamento delle carceri italiane e le condizioni di disagio in cui sono costretti a lavorare gli agenti penitenziari. Una dettagliata nota sulla grave situazione degli istituti in Emilia Romagna è stata inviata alle autorità politiche ed istituzionali.

Livorno: su morte di Marcello Lonzi le indagini vanno avanti

 

Ansa, 24 aprile 2009

 

Un gruppo di giovani dell’area no global, anarchica e della sinistra antagonista ha svolto stamani un presidio davanti alla palazzo di giustizia di Livorno per sollecitare la procura nella ricerca della verità per la morte di Marcello Lonzi, il detenuto morto in cella nel carcere livornese delle Sughere l’11 luglio 2001. Al presidio ha partecipato anche la madre della vittima, Maria Ciuffi, che è anche stata ricevuta dal procuratore Francesco De Leo.

"Le nostre indagini - ha spiegato il magistrato - continuano senza sosta, anche se al momento non vi sono rilevanti novità rispetto a ciò che già è noto, ovvero che per quella morte vi sono tre persone indagate: l’ex compagno di cella di Lonzi e due agenti penitenziari accusati di omessa vigilanza. Stiamo continuando ad ascoltare persone e a fare interrogatori. Su questa triste vicenda vogliamo andare fino in fondo".

Soddisfatta del colloquio con il pm, la madre di Lonzi: "Voglio che sulla morte di mio figlio - ha detto - non cada un velo di silenzio. Mi auguro che le nuove indagini, dopo una prima archiviazione che affermava che Marcello fu stroncato da un infarto, facciano piena luce su ciò che è accaduto in carcere: ovvero un pestaggio che determinò la morte di mio figlio".

Pescara: il reinserimento lavorativo per i detenuti nell’edilizia 

 

Il Messaggero, 24 aprile 2009

 

È stato presentato ieri, presso la sede del Formedil Pescara, il programma di formazione professionale per il reinserimento lavorativo dei detenuti, "Cementiamo la solidarietà".

Il progetto, nato dalla collaborazione tra l’Amministrazione Penitenziaria di Pescara e Formedil Pescara, si propone di dare una risposta concreta alla difficile tematica dell’inclusione sociale e lavorativa dei detenuti, attraverso un percorso formativo che passa dalle lezioni in aula alle attività pratiche con la possibilità, per gli allievi più meritevoli, di conseguire un attestato di qualifica, utile per essere assunti presso un’impresa edile.

"Anche il settore dell’edilizia sta attraversando un momento negativo - ha detto il presidente del Formedil Pescara, Antonio D’Intino - ma confidiamo in una ripresa a breve. Importante però è puntare sulla formazione e sulla specializzazione di operatori nel settore, cosa di cui oggi siamo un po’ carenti, e che costituisce la nostra principale mission".

L’importanza dell’iniziativa è rimarcata dalla decisione della Cassa delle Ammende di finanziare completamente il progetto per un totale di 84.200 euro, che saranno spese per offrire ai detenuti in esecuzione di pena l’opportunità di acquisire le competenze necessarie da "spendere" in nuove opportunità di lavoro.

"Come Amministrazione penitenziaria abbiamo un compito molto alto - ha dichiarato il Provveditore regionale, Salvatore Acerra - quello di agevolare i detenuti ad un reinserimento sia sociale che lavorativo. Voglio quindi ringraziare Formedil Pescara, con cui collaboriamo dal 2003, per questa importante iniziativa, perché in un momento così difficile per la nostra regione, la solidarietà resta un elemento fondamentale e anche il settore edile può contribuire alla rinascita dell’Abruzzo".

Il corso si rivolge a circa 11 detenuti della Casa circondariale di Pescara, in via San Donato, i quali saranno coinvolti in una attività didattica di 600 ore distribuite nel corso dell’anno (da lunedì 27 aprile a martedì 27 ottobre), divise in 400 ore di pratica in cantiere e 200 ore di lezioni teoriche in aula.

"Nelle passate edizioni i detenuti frequentavano il corso qui, nella sede del Formedil Pescara - ha spiegato il direttore del carcere, Franco Pettinelli - mentre quest’anno abbiamo deciso di svolgere le lezioni direttamente dentro la Casa circondariale, offrendo al contempo agli allievi del corso la possibilità di svolgere anche le attività pratiche. Formedil Pescara - ha aggiunto - rilascia una qualifica professionale che offre un’ opportunità concreta di reinserimento nella società. Attraverso l’art 21 (Legge 354 del 1975) infatti, ma solo per i più meritevoli, c’è la possibilità di essere assunti da un’impresa in alternativa al carcere".

Ed è questa l’esperienza di cui si è fatto portavoce il sig. Giuseppe, ex detenuto assunto da circa due anni da un’impresa di Pescara dopo aver frequentato il corso e praticato la stage. "Dopo lo stage l’impresa ha creduto in me e mi ha offerto prima un contratto a tempo determinato e poi a tempo indeterminato - ha raccontato - il corso mi ha insegnato cose che non conoscevo e ho trovato grande disponibilità da parte di tutti, anche dei miei colleghi. Io sono napoletano, ma oggi la mia vita è qui con un lavoro e la mia famiglia che si è appena allargata con la nascita del mio quarto bambino".

Genova: l’Italia dei Diritti e la casa-alloggio per gli ex detenuti

 

Asca, 24 aprile 2009

 

"Un plauso al comune di Genova che è riuscito a comprendere le esigenze sollevate dalla Veneranda Compagnia di Misericordia." Il responsabile per la Liguria dell’Italia dei Diritti Maurizio Ferraioli si riferisce all’iniziativa di aprire nel centro storico della città una comunità alloggio per ex detenuti o detenuti in permesso premio. Iniziativa resa possibile dalla collaborazione tra l’associazione che si occupa dell’assistenza ai carcerati, agli ex carcerati che faticano a reinserirsi nella società e alle loro famiglie, e il comune di Genova che ha concesso, dietro pagamento di un canone simbolico, un locale adatto alla realizzazione del progetto.

"Spesso - commenta Ferraioli - la funzione di recupero che il carcere dovrebbe svolgere è vanificata proprio dalla difficoltà per gli ex detenuti di trovare un posto di lavoro e un alloggio temporaneo. Le istituzioni dovrebbero collaborare affinché lo stato di bisogno non induca a ricominciare un percorso vizioso. Dal momento che questa collaborazione è spesso molto carente riteniamo preziose tutte le iniziative come quella posta in essere dalla Veneranda Compagnia di Misericordia che si pone come strumento civico per contribuire a risolvere un problema poco considerato dalle istituzioni".

Brescia: Erika De Nardo si laurea in Lettere con "110 e lode"

 

Ansa, 24 aprile 2009

 

Erika De Nardo, la giovane condannata a 16 anni di reclusione per l’omicidio (compiuto con la complicità del suo fidanzato dell’epoca, Omar, condannato a 14 anni, ndr) della madre e del fratellino il 21 febbraio 2001 a Novi Ligure, si è laureata in carcere in Lettere moderne - corso triennale - ottenendo il voto 110 e la lode.

La laurea è stata conseguita nel polo universitario regionale istituito di recente dentro il carcere bresciano di Verziano, alle porte di Brescia, dove la giovane, oggi 25enne, è detenuta. Erika si è laureata con una tesi filosofica, con al centro della ricerca il pensiero di Socrate. Tesi che per la commissione dei docenti della Cattolica di Brescia, entrata appositamente in carcere grazie al progetto del polo universitario, valeva appunto il massimo dei voti, 110 e lode.

Viterbo: delicato intervento su paziente di "medicina protetta"

 

Viterbo Oggi, 24 aprile 2009

 

Durante lo scorso mese di marzo, presso l’ospedale di Belcolle è stato effettuato un delicato e complesso intervento chirurgico in paziente affetto da aspergillosi (infezione fungina) a cui è stato necessario asportare il lobo superiore del polmone sinistro.

L’uomo, 41 anni, era ricoverato presso l’Unità operativa di Medicina protetta - Malattie infettive del nosocomio viterbese dove era già stato ospitato precedentemente a causa di una tubercolosi polmonare e, proprio il suo stato da immunodepresso, ha reso così problematica l’operazione a cui è stato sottoposto. Oggi, a poco meno di un mese dal fatto, si può già parlare di rischio di morte scongiurato e, addirittura, di un quadro clinico nella norma.

I contorni della vicenda li racconta direttamente il direttore del reparto di Medicina protetta, Giulio Starnini. "Fondamentale - dice Starnini - è stata la corretta diagnosi effettuata da dottor Roberto Cartolari, il quale ha posto un primo sospetto di immagine alla Tac compatibile per aspergilloma polmonare in caverna tubercolare. La diagnosi è stata poi confermata da successive indagini svolte dagli infettivologi del reparto di Medicina protetta, dove il giovane paziente è stato sottoposto a un’adeguata terapia antifungina e, quindi, a un delicato intervento di chirurgia polmonare, durato oltre quattro ore, da parte dell’équipe chirurgica coordinata da Vincenzo Bruni.

Il post operatorio in terapia semi intensiva, particolarmente complicato, è stato ugualmente ben gestito con professionalità e dedizione presso il reparto di Medicina protetta dalle dottoresse Anna Lalungo, Serena Dell’Isola, Elisabetta Liguori, dalla Coordinatrice Isabella Grazini e da tutti gli operatori infermieristici".

Un bel lavoro di squadra, dunque. Ma che cos’è l’aspergilloma e come si contrae?

"Si tratta - spiega Starnini - di una delle manifestazioni patologiche causate da una muffa, Aspergillus, presente nell’ambiente. Questi funghi vivono a spese della materia organica in decomposizione e si sviluppano dentro ai silos, al compost, alle balle di fieno, ma anche nei cereali e su diverse piante.

Le spore hanno una morfologia tale da favorire sia la loro disseminazione, sia il loro passaggio attraverso il tratto respiratorio fino agli alveoli polmonari, dove possono provocare micosi primarie, particolarmente in individui immunodepressi o compromessi. In alcuni casi, gomitoli di ife si raccolgono all’interno di una cisti polmonare o di una cavità, di solito nel lobo superiore.

Infatti, il micete prolifera in una cavità prodotta nel polmone da malattie che hanno colpito il paziente negli anni precedenti (tubercolosi, sarcoidosi). I ceppi riconosciuti patogeni sono oggi circa una ventina. Nonostante tutti gli sforzi diagnostici e terapeutici, l’aspergillosi invasiva è di esito spesso fatale: l’intervallo di mortalità va dal 50 al 100% nei pazienti studiati. Ecco, quindi, spiegata la nostra soddisfazione in relazione caso specifico".

Udine: studenti delle superiori di San Daniele visitano il carcere

 

Messaggero Veneto, 24 aprile 2009

 

I ragazzi delle scuole superiori di San Daniele hanno visitato il carcere di Udine: il direttore e alcuni detenuti hanno illustrato loro le problematiche del regime carcerario e le successive difficoltà di reinserimento sociale dei detenuti a causa delle diffidenze e dei pregiudizi da parte della società nei confronti di chi ha avuto problemi giudiziari, anche se ha scontato la propria pena.

Le quarte dell’Istituto superiore Manzini di San Daniele, infatti, sono state coinvolte nel Progetto di volontariato organizzato dal Movi regionale e da altre associazioni del territorio, con l’attiva collaborazione dell’animatore socio culturale Alberto Fabris: le classi IV geometri e liceo scientifico hanno svolto il programma di approfondimento scegliendo, tra i temi proposti, quello della detenzione, delle dipendenze e del rapporto con gli stranieri.

Dopo un approfondimento in classe, anche con alcuni testimoni ed operatori sociali, si è tenuta appunto la visita alla Casa Circondariale di Udine dove gli allievi sono stati ricevuti dal direttore dottor Francesco Macrì, dal dottor Roberto Fraticci, responsabile dell’area educativa e dall’ispettore Vito Gesualdi.

Hanno avuto così modo di incontrare una persona detenuta per ascoltare direttamente dall’interessato le modalità del trattamento, in applicazione del principio rieducativo della pena e le successive possibilità di reinserimento nella società in collaborazione con le diverse agenzie del territorio. Gli studenti hanno poi incontrato un ragazzo in regime di semilibertà e sono stati accompagnati in un percorso formativo dall’assistente sociale Laura Ursella.

Porto Azzurro: Fulco Pratesi (Wwf) in visita all'orto dei detenuti

 

Il Tirreno, 24 aprile 2009

 

Anche il carcere di Forte San Giacomo tra le mete del Festival del Camminare. Nei giorni scorsi a far visita ai detenuti, su iniziativa del Relais delle Picchiaie e della Cooperativa Sociale San Giacomo, anche due ospiti d’eccezione: Fulco Pratesi, presidente nazionale del Wwf, con la moglie Fabrizia. Al centro della visita, preceduta dalla proiezione di alcuni filmati sulle realtà carcerarie di Pianosa e Gorgona, l’azienda agricola del carcere di Porto Azzurro dove i detenuti lavorano con passione per la produzione di ortaggi, olio e vino.

L’esperienza è la prima del genere sull’isola: un progetto comune fondato su una visione del turismo che vuole valorizzare le realtà meno note del nostro come quella della Cooperativa San Giacomo, impegnata nel reinserimento sociale dei carcerati. Iniziativa si ripeterà il 30 aprile al Relais delle Picchiaie ed il primo maggio con la visita all’azienda agricola.

Busto Arsizio: i detenuti in prima pagina... ma come giornalisti

 

Varese News, 24 aprile 2009

 

Attivato il corso in "Grafica e tecniche editoriali". Coinvolte dieci persone del carcere bustocco. Obiettivo: fornire nozioni di grafica, impaginazione e giornalismo.

Studiare da "giornalista" in carcere si può e a Busto è già una realtà. Le esperienze di giornalismo in carcere sono sempre più diffuse come strumento di comunicazione sia interna, ma soprattutto con l’esterno. In questa ottica venerdì 17 aprile è partito nella casa circondariale di Busto Arsizio il nuovo corso di formazione "Grafica e tecniche editoriali" voluto da Enaip e dall’area educativa dell’istituto. Venti incontri, finanziati dalla Regione Lombardia, per fornire a un gruppo di persone detenute nozioni di grafica, impaginazione e di giornalismo.

Nel corso delle lezioni - 60 ore in totale suddivise in due incontri settimanali - l’obiettivo dei docenti sarà quello di fornire sia gli strumenti per scrivere un articolo e costruire un giornale amatoriale, sia spunti di riflessione sul ruolo del giornalismo nella società contemporanea. Gli argomenti trattati spazieranno quindi dal valore dell’informazione al ruolo dei media, dall’analisi di testate italiane e internazionali al ruolo della foto e dell’immagine in un quotidiano. Un incontro sarà dedicato interamente alla tematica del rapporto fra media e cronaca giudiziaria e al ruolo dello stereotipo.

Questo corso nasce da un’esperienza di giornalismo già presente nell’istituto di Busto. Nel 2007 è infatti nato "Mezzo Busto, l’organo di informazione del carcere di Busto". I redattori e i grafici del giornale parteciperanno al corso con l’obiettivo di migliorare il proprio lavoro sia dal punto di vista tecnico che dei contenuti. Per questo parte del corso sarà dedicata all’analisi dei target di Mezzo Busto, al confronto con esperienze giornalistiche in altre carceri e al ruolo del disegno, da sempre elemento fondamentale di questo giornale.

La classe sarà formata da una decina di persone provenienti da paesi e cultura diverse. A fare lezione ci saranno invece il direttore e cinque giornalisti di Varesenews, oltre a due storiche firme del giornalismo varesino: Pierfausto Vedani e Gaspare Morgione. "Direi che l’impatto è stato ottimo - spiega Marco Giovannelli che ha tenuto le prime due lezioni -. Ho trovato una classe attenta e partecipe. Hanno saputo offrirmi interessanti spunti di riflessioni che verranno approfonditi anche nel resto del corso".

Questa iniziativa formativa è solo una delle tante organizzate nella Casa circondariale di Busto in collaborazione con vari enti accreditati. Sono attivi i seguenti corsi: ristorazione collettiva (cucina), tinteggiatura, ristorazione, pizzeria, pasticceria, manutenzione del verde, coltivazione multietnica, termodinamica e manutenzione edile.

Milano: ragazza rom denuncia i parenti, volevano farla rubare

di Giuseppe Guastella

 

Corriere della Sera, 24 aprile 2009

 

Non voleva rubare. Voleva studiare, mettere i pantaloni come le ragazze della sua età, fare la parruc-chiera e sognare l’amore. Per due anni una ragazza rom si è rifiutata di fare quello che i suoi familiari facevano normalmente tutti i giorni. Ha resistito alle botte quotidiane, alle umiliazioni, alle derisioni e all’emarginazione dei parenti che la tenevano reclusa come una schiava in una baracca di un campo abusivo alla periferia ovest di Milano. Riuscita a fuggire, ha rivelato il suo dramma e tutto il clan è stato arrestato.

A scuola in Germania aveva imparato da piccola che esiste un mondo diverso da quello in cui è cresciuta, dove un rom non deve necessariamente andare a rubare, quasi ce l’avesse scritto nel dna. A.H., oggi ha 19 anni, la lezione l’ha appresa a Berlino frequentando l’intera scuola dell’obbligo e un corso professionale da parrucchiera. 11 suo impegno sui libri e dei suoi fratelli a lavorare garantiva all’intera famiglia un sussidio statale e una casa popolare. Finita la scuola, venuti meno i soldi pubblici, nel 2006 tutta la carovana ha raggiunto i parenti in un campo abusivo all’estrema periferia ovest di Milano.

Qui bisogna rubare. A.H. vuole tornare tra i banchi, non si piega al padre-padrone, alla madre, alle sorelle, ai fratelli, a zie e zii che, ciascuno per proprio conto o tutti insieme, la picchiano selvaggiamente a ogni rifiuto. "A che ti serve andare a scuola. Gli uomini rubano il ferro, le donne nei negozi e per strada", le urla il padre prendendola a cinghiate, a calci e a pugni fino a farla svenire.

Lei vorrebbe restare nella baracca con il fratellino epilettico che il padre dice di voler ammazzare perché è inutile come lei, l’unica che l’ha sempre accudito e curato. Una volta le zie le fanno vedere come prendere la roba in un negozio e nasconderla sotto le gonne lunghe. "Non volevo farlo e minacciai di dire tutto alla cassiera", racconta. Tornati al campo, il consiglio di famiglia sentenzia una pena severa.

Dopo le solite botte, ora A.H. non dovrà più uscire. È pericolosa, potrebbe scappare e raccontare tutto: "Dicevano, vai via, non ti vogliamo vedere. Mi odiavano". Quando è in giro, c’è sempre chi le tira una pietra, chi la riempie di insulti e chi la prende a calci. Si decide allora che sarà un marito a raddrizzarla, il padre ha già trovato l’uomo giusto, è un rom disposto a pagare 20mila euro.

Di lei farà ciò che vuole, la farà rubare o la farà prostituire, è lo stesso. La ragazza si oppone con tutte le forze e il padre non trova altro per convincerla che metterle le mani addosso. Stavolta non per picchiarla, ma per punirla con toccamenti lascivi mentre le dice che è pronto ad ucciderla. E c’è da credergli. È successo qualcosa di simile nel 2007, quando un loro stretto parente, vecchio capo in decadenza del clan del campo regolare, ha ucciso due nipoti. Le molestie si ripetono e A.H. non regge. Disperata, avvicina un giovane che coltiva un orto lì vicino e si confida. Tra loro nasce qualcosa nasce. Poi sfrutta un controllo dei vigili urbani per avvicinarli. Giorni dopo, una macchina-civetta si ferma al campo, apre una portiera in cui A.H. si tuffa.

Era un anno fa. I vigili, guidati dal pm Gaudio Gittardi, hanno interrogato la ragazza, che ha anche parlato di armi e droga. Ieri, in 120 hanno circondato l’area e, su ordine del giudice Guido Salvini, hanno arrestato dieci persone (l’intera famiglia) per riduzione in schiavitù.

Sfuggiti il padre (accusato anche di violenza sessuale) e una zia, tornati in Bosnia. Trovati 2,5 chili d’oro di oggetti rubati e fusi e dieci tonnellate di materiale ferroso rubato. È la fine di una "azienda familiare" e di un incubo, scrive Salvini applicando le nuove norme sulla sicurezza. Prevedendo giustificazioni basate su usi e costumi rom, il gip aggiunge che anche i nomadi debbono osservare le leggi italiane e che "è un dovere del sistema democratico tutelare la ragazza zingara (o islamica) che vuole vivere all’occidentale". A.H. ora è protetta in una comunità, ha ripreso il corso da parrucchiera e presto avrà il permesso di soggiorno. Si vede ancora con il ragazzo dell’orto.

Caltanissetta: il canto oltre le sbarre, un cd dei minori detenuti

di Giuseppe Scibetta

 

La Sicilia, 24 aprile 2009

 

Sperano anche di essere chiamati in televisione nel programma "Amici miei" di Maria De Filippi e magari di avere successo inserendosi nel mondo della musica leggera nazionale partecipando pure ai festival canori: ed è per questo motivo che undici ragazzi che attualmente si ritrovano rinchiusi all’Istituto penale per minori di Caltanissetta hanno accettato molto volentieri di partecipare ad un progetto finanziato dalla Provincia regionale nissena e di mettersi a cantare al fine di incidere un cd che dovrebbe essere pronto nel prossimo mese di maggio.

L’idea, che è stata accolta dai ragazzi con incredibile entusiasmo, è dell’assessore provinciale alla Solidarietà sociale Gianluca Miccichè, della direttrice dell’Ipm di via Filippo Turati Nuccia Miccichè, e del responsabile dell’associazione "Vita Nova" Angelo Dauria, i quali hanno avviato il progetto "In e out" finalizzato al reinserimento sociale dei giovani detenuti.

Per realizzarla sono stati chiamati ad offrire la loro collaborazione il musicista Aldo Manganaro che insegna a quattro di questi ragazzi come imparare a cantare offrendo il meglio delle loro capacità, la grafica Laura Romano la quale agli altri sette non molto bravi nel canto spiega come realizzare i disegni che verranno apposti sulla copertina del cd che stanno preparando.

Una grossa collaborazione la offrono pure due educatori del carcere minorile, Tania Costa ed Enzo Indorato. Ad assisterli nella realizzazione del cd sarà alla fine il fonico Roberto Gallà, che con la sua "Aurea Lab" ha già maturato importanti esperienze del genere (non ultima quella di avere registrato assieme alle suore di clausura di Caltanissetta un cd il cui ricavato è destinato alla realizzazione di un ospedale per i bambini della Tanzania).

E così da qualche giorno gli undici ragazzi minorenni (quattro romeni, un marocchino e sei siciliani tra cui alcuni catanesi ed altri gelesi) ospiti all’Itp e della Comunità (cioè quelli che hanno beneficiato di attenuazioni della pena) si cimentano nel canto, interpretando brani neomelodici napoletani ed hanno cominciato a fare con Manganaro, Gallà ed i due educatori delle prove di incisione. Tra i brani scelti "Se non mi ami", "Comme me piace", "A piedi nudi" ed alcuni del repertorio dei cantanti napoletani Gianni Celeste e Gianni Vezzosi.

"Nel cd - spiega l’educatrice Tania Costa - i ragazzi pensano di inserire undici-dodici brani al massimo. Tra questi ce ne saranno alcuni di genere melodico napoletano che a loro piacciono tanto ed altri cantati anche in lingua italiana che stanno ancora scegliendo: tra questi ci saranno, anche per dare un certo valore educativo all’iniziativa, sicuramente "A te" di Jovanotti e "Sincerità" di Arisa che ha vinto la sezione "nuove proposte" dell’ultimo Festival di Sanremo".

"Non è la prima volta che organizziamo attività che sono destinate a stimolare la creatività dei giovani" spiega la direttrice Nuccia Miccichè. "In passato, ad esempio, abbiamo fatto anche un corso di narrazione autobiografiche. Uno dei partecipanti si è talmente interessato da raccontarsi alla fine in un libricino intitolato "dal buio alla luce". Comunque l’idea di incidere un cd ha subito coinvolto i nostri ospiti, che adesso manifestano la loro intenzione di andare avanti su questa strada anche in futuro".

Informazione: Italpress dà vita ad un "notiziario della legalità"

 

Vita, 24 aprile 2009

 

Italpress, agenzia di stampa che ha recentemente festeggiato i suoi vent’anni, dà vita al "notiziario della legalità" che propone un outlook accurato e attento sulle regioni italiane, sull’attività del mondo dell’associazionismo, dello sport, sull’impegno delle istituzioni, sul mondo dei giovani e della scuola, sui cambiamenti in atto nella società civile e sul lavoro quotidiano delle forze dell’ordine e della magistratura.

Ogni settimana l’Agenzia Italpress trasmetterà il notiziario sulle sue reti e in chiaro, in un’apposita sezione del suo sito Internet. "L’idea del notiziario è nata dalla convinzione che la legalità è ormai un patrimonio che la Sicilia difficilmente potrà rinnegare", dichiara Gaspare Borsellino, direttore di Italpress, che prosegue "lo dimostra l’affermarsi e l’estendersi di associazioni nelle quali si ritrovano parti sempre più consistenti della società civile, la presenza di moltissime iniziative, manifestazioni, dibattiti, ricerche, studi e approfondimenti". Italpress ha così deciso di documentare questi fatti e creare un notiziario che non ha precedenti. "Ma chi te lo fa fare…" : era questa la risposta che molti siciliani davano ai tanti che tentavano di ribellarsi a ogni sorta di violenza. Italpress risponde "ce lo fa fare" la professionalità e l’orgoglio di siciliani onesti.

Immigrazione: Fini; seggi in Parlamento per minoranze etniche

 

Il Sole 24 Ore, 24 aprile 2009

 

Prevedere in Parlamento seggi per le minoranze etniche più rappresentative. Dopo le aperture sulla cittadinanza e sul diritto di voto agli immigrati, il presidente della Camera Gianfranco Fini si spinge oltre e introduce un tema destinato a suscitare dibattito nel paese: la possibilità di rappresentanza in Parlamento per le grandi minoranze di immigrati presenti in Italia.

"La presenza di minoranze all’interno delle Assemblee legislative, come garanzia di integrazione delle medésime minoranze nella società - ha detto Fini - credo sia una grande questione di carattere culturale, che deve essere affrontata. Il mio auspicio è ovviamente che la società italiana sia pronta, anche se sarà un dibattito impegnativo, anche se ci saranno momenti difficili".

Fini, parlando nel corso della conferenza stampa al termine della visita a Roma della presidente della Camera della Romania, Roberta Anastase, ha ricordato che la Costituzione del paese balcanico prevede l’obbligo di rappresentanza in Parlamento delle minoranze presenti sul territorio romeno.

"Sono convinto - ha sottolineato Fini - che, inevitabilmente, la società italiana dei prossimi 15 o 20 anni sarà diversa dalla società di oggi, perché sempre di più saranno presenti, inserite, organizzate e integrate delle comunità di cittadini, che fino a ieri avremmo definito stranieri e che, nel momento in cui si integrano e mettono al mondo sul nostro territorio dei figli che studiano nelle nostre scuole, sono inevitabilmente destinati - a essere comunità che daranno vita a nuovi cittadini italiani. È una grande sfida culturale, prima ancora che legislativa". Naturalmente, si sottolinea in ambienti della presidenza della Camera, la possibilità di un voto alle elezioni politiche riguarderebbe "esclusivamente, e non potrebbe essere altrimenti alla luce di quanto previsto dalla Costituzione, immigrati che abbiano acquisito la cittadinanza italiana".

Intanto, dopo l’incidente con Malta sulla vicenda degli immigrati imbarcati sulla nave Pinar, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha incontrato ieri sera a Bruxelles il suo omologo maltese, Carmelo Bonnici e il commissario Ue alla Libertà e Giustizia Jacques Barrot.

"Spero davvero - ha sottolineato Maroni - che questo incidente possa essere superato. Io porterò una serie di documenti che dimostrano l’impegno che l’Italia ha svolto in questi anni per salvare vite umane, anche al di là dei limiti delle sue competenze". Riferendosi ancora alla vicenda della nave Pinar, a proposito dei soccorsi in mare Maroni ha aggiunto: "Lo facciamo perché è giusto farlo. Però, chiederò alla Commissione Ue di intervenire per svolgere un ruolo più attivo di quanto finora non abbia fatto, non tanto nei rapporti tra Italia e Malta, che sono buoni, ma più in generale sul tema dell’immigrazione".

Sempre ieri Maroni ha incontrato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) Antonio Guterres. Quest’ultimo ha espresso apprezzamento per alcuni aspetti del sistema italiano dell’asilo, in particolare per il lavoro svolto dalle commissioni territoriali per il riconoscimento dello status di rifugiato. Il commissario ha inoltre detto che l’Italia ha fatto un grande lavoro nel salvare vite umane nel Mediterraneo ma ha evidenziato la necessità, anche alla luce della vicenda della Pinar, "di trovare soluzioni per colmare alcune lacune nella materia del soccorso presenti nelle convenzioni internazionali".

Quanto a Lampedusa, l’alto commissario ha sottolineato come "negli ultimi tre anni il sistema di accoglienza messo in atto nell’isola sia diventato un modello e ha auspicato di non allontanarsi da questi parametri, che negli ultimi mesi sono stati sospesi". Maroni si sarebbe impegnato per garantire un sistema efficace che consenta alle organizzazioni del progetto di continuare a svolgere il lavoro nello stesso spirito. Il modello Lampedusa, ha detto il ministro, "non è in discussione, verrà mantenuto".

Immigrazione: il prefetto Morcone; norma medici-spia è inutile

di Marco Ludovico

 

Il Sole 24 Ore, 24 aprile 2009

 

La norma che consente ai medici di denunciare gli immigrati clandestini "non è ritenuta utile ai fini del contrasto all’immigrazione clandestina". La contestata disposizione, contenuta nel disegno di legge sulla sicurezza in discussione alla Camera, è stata giudicata così dal prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento delle Libertà civili e Immigrazione del Viminale, nel corso di un’audizione informale davanti alla commissione Giustizia della Camera.

Il prefetto Morcone, del resto, ha ricordato che nel testo originario del provvedimento governativo quella disposizione non c’era, ma è stata poi introdotta nel dibattito al Senato. Non solo: il capo del Dipartimento Libertà civili ha osservato che la norma sui medici, "al contrario, può indurre ad amplificare percorsi assistenziali sommersi di dubbia professionalità".

Il prefetto ha poi spiegato che sono in crescita le richieste di "matrimoni di comodo": quelli tra un giovane immigrato, quasi sempre donna, e un italiano più anziano. Negli ultimi tre anni, infatti, sono aumentati costantemente i provvedimenti di inammissibilità delle richieste di matrimonio avanzate dai migranti e la maggioranza dei no è motivata dalla mancanza di un’effettiva convivenza tra i coniugi. Le richieste di matrimonio sono passate dalle 17.351 del 2006 alle 21.257 del 2007 fino alle 24.959 dell’anno scorso. Molti i casi di donne molto più giovani dei mariti: sono state 3.617, in particolare, quelle che nel 2008 hanno presentato richiesta avendo una differenza di età con il coniuge che va dai 16 ai 30 anni. E per altri 560 casi il divario di anni è stato da 31 fino a 50 anni in più.

Immigrazione: domenica 1.038 clandestini usciranno dai Cie

di Massimo Solani

 

L’Unità, 24 aprile 2009

 

Oltre mille immigrati lasceranno i Cie e saranno liberi di tornare in clandestinità. Frutto della bocciatura della norma che prolunga a 6 mesi la permanenza nei Centri.

Dopo mesi di annunci e minacce muscolari, il governo si prepara ad assistere impotente al fallimento della politica leghista in tema di immigrazione. Accadrà domenica mattina quando i cancelli dei centri di identificazione ed espulsione di mezza Italia si apriranno per lasciare uscire ben 1.038 migranti per cui sono scaduti i termini di permanenza nei Cie.

E il foglio di via in mano che li obbliga a lasciare il paese entro cinque giorni, è prevedibile, si trasformerà per tutti nel passaporto per una nuova clandestinità. È questo il frutto delle tensioni interne alla maggioranza che hanno portato, in sede di conversione del decreto sicurezza, alla bocciatura della norma che mirava a prolungare a sei mesi il tempo di permanenza nei Cie. E a nulla sono serviti i tentativi di mediazione o il viaggio in Tunisia del ministro dell’Interno Maroni, accompagnato dal capo della Polizia Antonio Manganelli.

A nessun risultato hanno portato "i rapporti di particolare amicizia" vantati dal premier Berlusconi con alcuni dei presidenti dei paesi di provenienza degli immigrati in attesa di rimpatrio: domenica mattina i cancelli dei Cie si apriranno e i 1.038 immigrati saranno dì nuovo liberi di far perdere le proprie tracce. Esattamente ciò che il governo, Lega in testa, aveva assicurato non sarebbe mai successo con il varo del "progetto Lampedusa". Ossia di un centro dove gli immigrati, soccorsi in mare, sarebbero stati identificati e successivamente espulsi senza mai mettere piede sul continente.

Ed invece, proprio in queste ore, centinaia di migranti che a Lampedusa si trovavano da dicembre sono stati fatti salire sugli aerei e trasferiti in molti centri dello stivale. Da Brindisi a Bari, da Roma a Milano, da Gorizia a Torino. Ultima tappa di una reclusione durata quattro mesi prima del foglio di via e del lasciapassare verso la clandestinità. Gran parte di questi disperati fanno parte del gruppo dei Tunisini, protagonisti dell’evasione di massa di fine gennaio e della rivolta che causò l’incendio alle strutture del Centro di Contrada Imbriacola, per cui Maroni volò a Tunisi per chiudere un costoso accordo con le autorità locali per il rimpatrio.

Sette rientri a viaggio per un totale di 250 migranti al mese fra febbraio e marzo e poi altri 100 per ogni mese successivo erano le condizioni di un accordo che in realtà è rimasto soltanto sulla carta visto che le autorità tunisine hanno presto bloccato i rimpatri alzando la posta con il governo italiano. E non sono valsi nemmeno i finanziamenti per agricoltura e pesca: Tunisi ha chiesto al Viminale una montagna di soldi spiegando che buona parte dei cittadini rimpatriati erano affetti da Hiv o tossicodipendenti.

Un tira e molla che ha ulteriormente complicato la situazione e che, col passare dei giorni, ha riacceso le speranze dei migranti trattenuti nei Cie. A partire da quelli reclusi da mesi a Lampedusa, che nei giorni scorsi hanno più volte manifestato al grifo di "25 aprile, libertà!". Molti di loro, negli ultimi giorni, hanno già lasciato l’isola, ma questa volta non si sono opposti in nessun modo. Sapevano che l’aereo non li avrebbe riportati in patria, ma in un altro Cie?

Immigrazione: i disperati sul barcone, sono schiavi da liberare

don Chino Pezzoli (Fondazione Promozione e Solidarietà Umana)

 

Libero, 24 aprile 2009

 

Pensavamo che la piaga della schiavitù fosse un ricordo, solo un ricordo da affidare a un periodo lontano in cui la carne umana aveva un prezzo, un venditore e un acquirente. No affatto, la storia si ripete sotto gli occhi di tutti, con nuove modalità.

Il barcone in balia delle onde nel Mediterraneo ha trovato soccorso e i migranti sbarcati a Caltanisetta l’altro ieri, a Porto Empedocle hanno avuto accoglienza, umanità. Due domande sono d’obbligo: come mai tante vite umane disperate sopravvivono in varie partì del mondo, si buttano nei viaggi della morte e spesso sono ignorate, negate e tenute nascoste? Sono forse gli interessi economici e politici a tenere nascosta questa vergogna?

La risposta a queste domande non richiede indagini accurate, ma solo quella coscienza necessaria che rende giustizia ai disperati e suscita in noi riflessioni e sentimenti. La crudeltà è foriera di pietà e di compassione nell’uomo maturo e cosciente che esprime sdegno incontenibile di fronte alle polemiche di questi giorni. Si discuteva chi doveva salvare quei poveri disgraziati. Più in basso di così non si poteva arrivare. In questi casi, sono i comportamenti che contano, le parole non servono, le diatribe neppure.

Osservo però che si è parlato molto dei rapporti conflittuali trai governi italiano e maltese, ma poco dei gesti d’accoglienza riservati a questi poveracci che portavano in fronte la paura, la morte. Forse, il bene non fa notizia, specie se compiuto dalla chiesa. I preti, le suore, i credenti hanno accolto con disponibilità questi disperati

La chiesa non parla solamente, è bene che lo si sappia, agisce,fa di tutto perché i più poveri siano difesi. Non voglio assegnare nessun Nobel a chi fa del bene, ma solo far presente il bene che c’è; che la chiesa non è quella organizzazione che spiffera divieti, censure, rigidità mentale. La chiesa è carità: vigila sui bisogni reali dell’uomo e considera gli "ultimi" importanti come i primi. Li chiama fratelli. Non chiede il documento d’identificazione, il credo religioso.

Il termine "fratelli" è "indigeribile" ai benpensanti. Non importa, questa è l’identità di chi, nonostante l’individualismo, ha conservato il "cuore di carne". Chi vive nel superfluo, spesso è egoista, non "sente" la disperazione dei poveri, si ferma alle notizie, alle opinioni, niente di più. Non ammette che sotto quegli stracci c’è un essere umano che soffre.

Non basta possedere idee, parlare, in questi giorni, di un anniversario importante, quello della Liberazione del 25 aprile. E poi non liberare i "nuovi oppressi" dalla miseria e la morte. Le ideologie lasciamole da parte, sono in coma o addirittura ispirate. Liberiamo dalla fame, miseria e disperazione chi è al margine, chi non ha speranza né per sé né per i loro figli. Sbandieriamo per le strade, sulle piazze questa nuova "liberazione", così che questo anniversario riporti il passato nel presente e lo migliori.

Basta con i ricordi e commemorazioni sterili! Se non siamo capaci di liberare disperati, è segno che gli interessi economici e le strategie politiche valgono di più della pelle di un bambino, di una massa di carne umana stipata su un barcone in pericolo. Indica, inoltre, che il codice dei diritti umani vale solamente per qualcuno. Lo sdegno personale di fronte a tanta crudeltà non basta. Bisogna fermare lo scandalo dei bambini che scavano nelle discariche per trovare qualcosa d’attentare, salvare (senza polemiche a chi tocca) chi ha affidato a un barcone il proprio destino di sopravvivenza, promuovere l’umanizzazione del pianeta. Se ciò non avviene, la "liberazione" si è fermata... Non serve commemorarla. Gli altri, quelli che hanno il volto rigato dalle lacrime e il corpo segnato dalla fame e dallo sfruttamento, rimangono i nuovi " schiavi". Io tifo per la liberazione dei poveri e tu?

Svizzera: dal 2005 la popolazione carceraria diminuita del 5,8%

 

Ansa, 24 aprile 2009

 

Nel settembre 2008 in Svizzera si contavano 5.780 detenuti. Circa un terzo dei carcerati era in custodia preventiva, ha indicato venerdì l’Ufficio federale di statistica (Ust). L’aumento della popolazione carceraria rispetto all’anno precedente è stato minimo (+1,1%). Nel 2008 c’erano più detenuti in custodia preventiva (aumento del 7,6%), ma meno persone in esecuzione di pena. Il numero complessivo di detenuti è invece calato (del 5,8%) se paragonato ai dati del 2005, rileva l’Ust sulla base di un’inchiesta svolta in 117 istituti carcerari. Il tasso di occupazione medio delle prigioni era dell’86%. Tra il 2007 e il settembre 2008 c’è stato un leggero calo del numero di stranieri incarcerati in vista di rinvio coatto. Con 77 reclusi per 100.000 abitanti, la Svizzera si situa decisamente al di sotto della media in Europa centrale.

Iraq: detenuta violentata, rimane incinta e il fratello la uccide

 

Apcom, 24 aprile 2009

 

Ci sono storie di ordinaria ingiustizia contro le donne che avvengono ogni giorno in Iraq, ma quella riportata oggi dal quotidiano panarabo edito a Londra, al Sharq el Awsat, merita di essere raccontata. Una detenuta rimane incinta nel carcere di stato nella città di Tikrit, che ha dato i natali a Saddam Hussein. La ragazza chiama il fratello per chiedere aiuto. Il tizio arriva in cella e appena vede la pancia, perde la testa; prima ancora di ascoltare la sorella, estrae una pistola e le spara alla testa uccidendola sul colpo. I carcerieri sembrano sollevati.

Ma all’obitorio, un impiegato "scrupoloso e desideroso di sperimentare le moderne attrezzature del nuovo laboratorio" arrivato dall’Europa decide di fare l’analisi del Dna al feto e a quelli che lavorano nel struttura carceraria. Emerge così che a stuprare la donna è stato il direttore del carcere. Arrestato assieme ad altri due agenti del carcere, l’uomo, un maggiore della polizia giudiziaria, ottiene però la libertà perché "appiana" il tutto pagando una somma alla tribù della vittima.

Storia di ordinaria tragedia, che racconta come vengono tutelate le donne in Iraq, dove "decapitare la moglie costa meno che divorziare", come denuncia Ibtisam Hammoudi al Azzawi, direttrice di una piccola Ong per la difesa dei diritti delle donne. "Spesso, - afferma Ibtisam - ricevo donne che sono scappate di casa che mi raccontano della ‘scomparsa improvvisa’ di loro amiche in difficoltà nei rapporti con i mariti; se hanno fatto denuncia alle autorità capita che scompaiano, magari morte in un attentato". A sentire un funzionario dell’obitorio che ha parlato in condizioni di anonimato, il dramma raccontato non è che la punta di un iceberg: "Le denunce di stupri nelle carceri sono di gran lunga inferiore rispetto ai casi che conosciamo"; e aggiunge che "in media, la polizia in tutto il paese è oggetto da 5 a 10 denunce di stupro al mese".

 

 

Segnala questa pagina ad un amico

Per invio materiali e informazioni sul notiziario
Ufficio Stampa - Centro Studi di Ristretti Orizzonti
Via Citolo da Perugia n° 35 - 35138 - Padova
Tel. e fax 049.8712059 - Cell: 349.0788637
E-mail: redazione@ristretti.it
 

 

Precedente Home Su Successiva