Rassegna stampa 3 luglio

 

Giustizia: Manconi; vergogna per la mancata riforma sanitaria

 

Apcom, 3 luglio 2007

 

La mancata piena organizzazione della riforma sanitaria relativa al sistema penitenziario, che a livello nazionale "aspetta di essere realizzata 1999", è "un limite vergognoso del nostro ordinamento", un ritardo che "è stato dichiarato non più tollerabile dai pronunciamenti dei Ministeri della Giustizia e della Salute". Così il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, nel corso della visita oggi al carcere romano di Regina Coeli per l’inaugurazione di alcuni lavori di ristrutturazione. In questo senso, ha osservato Manconi, la legge varata nelle scorse settimane dalla Regione Lazio, la prima in Italia del genere, che ha disciplinato gli "Interventi a sostegno dei diritti della popolazione detenuta" in quella regione è "decisamente preziosa" perché "in anticipo ad altre Regioni sperimenta la piena e integrale operazione di trasferimento della sanità penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale".

Nel merito, il sottosegretario ha voluto rassicurare chi ha espresso dubbi sulla disciplina che sul tema conterebbe sovrapposizioni di competenze locali e nazionali: "Il problema delle temute sovrapposizioni tra le competenze regionali e quelle del Ministero della Giustizia assolutamente non c’è. Intanto per quanto ha precisato ed indicato il Titolo V della Costituzione, poi perché l’amministrazione penitenziaria e il Ministero della Giustizia hanno considerato da tempo esaurita la propria presunzione di autosufficienza per quanto riguarda questi impegni". Quindi "le preoccupazioni per le sovrapposizioni e le incongruenze sono un residuo del passato". Al contrario per Manconi si dimostra oggi "l’urgenza dell’integrazione tra i vari livelli istituzionali e il mondo del volontariato".

Sempre riferendosi alla legge della Regione Lazio, per il sottosegretario "è giusta la molta attenzione al reinserimento, che senza l’aiuto degli enti locali sarebbe irrealizzabile, e quella al ruolo fondamentale della polizia penitenziaria, perché la crescita dei diritti-doveri dei detenuti passa per la crescita dei diritti-doveri della polizia penitenziaria".

Cagliari: urgente una legge regionale per Garante dei detenuti

 

Ansa, 3 luglio 2007

 

"Alcuni episodi avvenuti nelle carceri sarde rendono urgente l’approvazione della legge sul garante delle persone private della libertà. Il Consiglio regionale, che aveva avviato e sospeso l’esame del provvedimento, dopo il parere favorevole della Commissione Diritti Civili, lo deve approvare nella sessione dei lavori prima della pausa estiva".

Lo afferma la consigliera socialista Maria Grazia Caligaris (Sdi-Rnp), segretaria della Commissione che ha chiesto un autorevole intervento del Presidente dell’Assemblea per l’inserimento all’ordine del giorno dell’Aula della proposta di legge. "Le preoccupazioni e le perplessità che avevano determinato la pausa di riflessione possono essere superate - sottolinea Caligaris - con gli emendamenti al testo per migliorarlo e renderlo più efficace. Il provvedimento è indispensabile per offrire un quadro di riferimento ai garanti dei detenuti comunali che, nominati a Nuoro ed a Sassari, incontrano difficoltà nello svolgere la loro attività di mediazione e di aiuto ai detenuti.

Una legge-quadro regionale è fondamentale anche per evitare incomprensioni tra le direzioni delle Case Circondariali e le nuove figure istituzionali". "I detenuti - precisa la consigliera socialista - hanno bisogno di conoscere nel dettaglio il regolamento interno dell’istituto di pena dove sono ristretti, le possibilità loro offerte dall’area didattica per riprendere gli studi o per completarli e per partecipare ai momenti di socializzazione e di lavoro.

Nonostante la sensibilità degli operatori e degli agenti di polizia penitenziaria, spesso - come si evince dalle visite e dalle lettere inviate ai consiglieri della Commissione - incontrano difficoltà, anche per questioni di lingua, nel compilare la semplice "domandina", nel conoscere i doveri e, in particolare, i diritti che la privazione della libertà non deve far venire meno. Oltre all’ammirevole lavoro degli operatori penitenziari, dei cappellani e delle associazioni di volontariato, é importante una figura istituzionale a cui possano rivolgersi con segnalazioni e richieste che esulano dai compiti del magistrato di sorveglianza e dalle funzioni proprie dei garanti.

Gli agenti della polizia penitenziaria, con gravi carenze di organico che li costringono ad un superlavoro e spesso a non poter usufruire dei turni di riposo, sono impegnati a garantire la disciplina e la sicurezza interna e non possono farsi carico di aspetti della vita degli Istituti non di loro competenza". "Il garante comunale ha anche la funzione di legame tra la città e il carcere per migliorare nell’interesse generale i rapporti tra l’amministrazione locale e la direzione delle Casa Circondariali favorendo - conclude Caligaris - iniziative ed interventi per quell’opera di recupero e di rieducazione che la Costituzione e la legge sull’ordinamento prevedono con chiarezza e che una società civile deve garantire.

Ascoli: morte Giuliano Costantini; assolti i medici sotto accusa

 

Corriere Adriatico, 3 luglio 2007

 

Sono stati assolti ieri pomeriggio, perché il fatto non costituisce reato, i tre medici ascolani accusati di omicidio colposo per la morte di Giuliano Costantini di Fermo, detenuto all’epoca dei fatti nel carcere di Marino del Tronto. L’uomo, come si ricorderà, morì il 27 settembre del 2000. Inizialmente si era ipotizzato il fatto che avesse subito anche violenza carnale. Una accusa che portò a una serie di interrogazioni parlamentari e ad alcune ispezioni ministeriali presso il supercarcere che si conclusero con un nulla di fatto.

La tesi che prevalse fu comunque quella di un errore medico e per questo i tre medi ci ascolani furono accusati di omicidio colposo. I medici erano il dottor Augusto Della Santina di Ascoli, difeso dall’avvocato Sergio Gravielli con studio a Grottammare, il dottor Sigismondo Cesaroni difeso dall’avvocato Trofino e il dottor Enrico Pellegrino difeso dall’avvocato Sergio Gabrielli e Giulio Natali.

L’accusa parlava di omicidio colposo in concorso per aver omesso di fare una diagnosi per un addome acuto e per aver omesso di disporre gli accertamenti diagnostici e terapeutici in ambiente ospedaliero in un quadro clinico che si stava aggravando di ora in ora. I medici, secondo quanto è emerso dal processo che si è svolto ieri, hanno visitato il detenuto più volte nel giro di tre giorni senza rilevare il quadro clinico. Alla fine è prevalsa la tesi di due consulenti, una del professore Cingolani dell’Università di Macerata e l’altra del professore Fedeli dell’Università di Camerino.

Il Tribunale ha riconosciuto che non c’era stata omissione da parte dei tre medici perché quanto avevano diagnosticato era in effetti compatibile con la sintomatologia evidenziata dal paziente che offriva spazio a più ipotesi diagnostiche. E nell’ambito di questa situazione i tre medici avevano previsto terapie adeguate al caso. Il giudice, all’udienza del processo di primo grado che si è svolto ieri, ha emesso una sentenza di assoluzione perché il fatto non costituisce reato. All’udienza era presente anche l’avvocato Francesca Palma per la parte civile che ha chiesto la condanna degli imputati e l’associazione dei detenuti "Antigone", rappresentata dall’avvocato Francesco De Minicis.

Firenze: condizioni "non buone" di salute, Sofri ai domiciliari

 

La Repubblica, 3 luglio 2007

 

Il tribunale di sorveglianza di Firenze ha concesso ad Adriano Sofri la detenzione domiciliare speciale per sopravvenuta malattia. I giudici hanno accolto così la richiesta avanzata dal procuratore generale. Sofri, difeso dall’avvocato Alessandro Gamberini, stava beneficiando del differimento della pena dopo gli interventi chirurgici subiti per la rottura dell’esofago, avvenuta nel novembre del 2005 durante il periodo di detenzione nel carcere pisano Don Bosco.

La decisione del tribunale di sorveglianza è stata presa sulla base di una perizia medica che, esprimendosi sulla compatibilità dello stato di salute dell’ex leader di Lotta Continua con la carcerazione, ha evidenziato la persistenza di rischi per la salute stessa. Adesso Sofri - condannato a 22 anni di carcere per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi, avvenuto il 17 maggio del 1972 a Milano - sconterà la sua pena nella sua abitazione, nei pressi di Firenze, nel comune di Impruneta, da dove, in base alla decisione del tribunale, non potrà uscire, ma usufruirà di permessi permanenti per ragioni medico-sanitarie.

Attualmente, le condizioni di salute di Sofri non sono buone, secondo quanto riferito dal suo avvocato. "Non voglio entrare in dettagli che ledono la privacy, ma non sta bene. L’incompatibilità non si regala a nessuno", ha detto. Nel giugno del 2005, Sofri venne autorizzato al lavoro esterno dal carcere, da svolgere alla Scuola Normale di Pisa. Dopo l’operazione subita il 26 novembre del 2005, l’ex leader di Lotta Continua aveva beneficiato del differimento della pena, che gli permise di essere assistito fuori dal carcere. Il provvedimento è stato poi prorogato nell’aprile e nel dicembre del 2006. Proprio in quest’ultima occasione, su richiesta del ministero della giustizia, la procura generale ha chiesto una perizia medica su Sofri.

Intanto l’ex leader di Lotta Continua fa sapere che avvierà causa civile contro chiunque, facendo riferimento alla misura di detenzione domiciliare per motivi di salute disposta nei suoi riguardi dalla magistratura fiorentina, insinuerà che egli si avvalga di qualche privilegio. Lo fa sapere lo stesso Sofri nella sua consueta rubrica che apparirà domani sul Foglio. "Il Tribunale di sorveglianza di Firenze - scrive Sofri - mutando il differimento della mia pena, che mi lasciava libero, in esecuzione, mi ha assegnato alla detenzione domiciliare, approssimativamente per un anno.

Ha così deciso sulla base di una perizia medica svolta da tre specialisti incaricati dallo stesso Tribunale, che ha concluso confermando l’incompatibilità del mio stato fisico con il carcere (invalidità multiple, del 40, del 60 e dell’80 per cento, probabilità di recidiva. Del resto nessun dettaglio sulla condizione di ciascuno dei miei organi riuscirebbe più a essere privato).

Nessuna misura particolare - sottolinea Sofri - era stata da me richiesta. I clinici autori della perizia mi erano sconosciuti, né ho nominato alcun consulente di mia parte. Scrivo queste righe su una notizia che peraltro è pubblica perché - conclude - da questo momento intenterò causa civile a chiunque affermi o insinui, calunniandomi, che io mi avvalga di qualche privilegio".

Roma: Regina Coeli, finalmente ci sarà acqua calda per docce

 

Regione Lazio, 3 luglio 2007

 

Sono partiti i lavori di ristrutturazione per le sezioni V e VI del carcere di Regina Coeli. Con un contributo di 450.000 euro messi a disposizione dalla Regione Lazio, le due strutture avranno un impianto di riscaldamento che consentirà ai detenuti di avere anche l’acqua calda nelle docce. Il via ai lavori è stato dato il 3 luglio nella casa circondariale di Regina Coeli dal presidente della Regione Piero Marrazzo, dall’assessore regionale al Bilancio Luigi Nieri, dall’assessore regionale alla Sanità Augusto Battaglia, dall’assessore regionale agli Affari istituzionali Daniele Fichera. Presenti, fra gli altri, anche l’assessore comunale alle Politiche per le periferie Dante Pomponi, il direttore del carcere di Regina Coeli Mauro Mariani, il capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Ettore Ferrara, il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi.

La quinta sezione ospita circa 60 giovani tra i 18 e i 25 anni. Secondo la direzione carceraria, i lavori dovrebbero concludersi a settembre. Poi inizieranno i lavori per l’impianto di riscaldamento per la sesta sezione, che ospita 110 detenuti per vari reati.

"Qui c’è il piccolo segno che il Titolo Quinto della Costituzione è virtuoso: non c’è sovrapposizione di competenze ma un lavoro di supporto tra le istituzioni", ha detto il presidente della Regione Piero Marrazzo. "L’intervento regionale di 450 mila euro lo facciamo volentieri - ha aggiunto - è un atto politico significativo, va letto come una politica virtuosa". Il presidente ha poi ricordato che la recente legge approvata dal Consiglio regionale sui diritti dei detenuti nel Lazio è il frutto di "un lavoro concertato con le parti sociali", e ha parlato della possibilità di dar vita a "strutture dipartimentali" delle Asl dedicate alla sanità carceraria.

"La filiera del federalismo - ha concluso Marrazzo - produce risultati positivi quando è solidale, virtuosa, quando non va a fare cose che si sovrappongono e quando è determinata e determinante, perché non si ferma di fronte alle realtà più difficili".

Ettore Ferrara ha sottolineato che si tratta del primo caso di intervento di una Regione "per sostenere concretamente lavori in una struttura carceraria", "La legge approvata dalla Regione Lazio sui diritti dei detenuti è di grande respiro", ha aggiunto Ferrara, giudicando "positivo l’esempio del Lazio, perché un’adeguata pubblicità può innescare un meccanismo di sana competizione tra le Regioni". "Questa giornata - ha sottolineato Mauro Mariani - è una speranza forte e concreta per la popolazione carceraria".

Firenze: messe all’asta le biciclette riparate dai detenuti

 

Toscana In, 3 luglio 2007

 

Vendita, e noleggio, nell’ambito di Vintage Selection alla Leopolda, dei modelli realizzati per il marchio Lagabbia. Mercoledì 4 luglio alle 17 si terrà alla Stazione Leopolda, in occasione di Vintage Selection, durante la manifestazione Pitti Filati, un’asta pubblica per la vendita delle biciclette Ruotalibera, progettate e realizzate nell’ambito del progetto e del marchio Lagabbia, brand di oggetti moda e design per il tempo libero nato da un’iniziativa congiunta dell’Assessorato alla Moda della provincia di Firenze e dei laboratori didattici della Casa Circondariale di Sollicciano in collaborazione con alcune importanti aziende del sistema moda dell’area fiorentina.

L’asta è il momento conclusivo di Lagabbia Rent, noleggio delle biciclette "Ruotalibera" nei giorni di Pitti Filati in punti adiacenti allo spazio fieristico e agli eventi in città. Il brand Lagabbia vuole trasmettere e veicolare sul mercato i valori positivi di libertà, speranza e voglia di ricominciare di cui sono portatori i detenuti.

Il progetto segna un percorso di crescita e di reinserimento dei detenuti all’interno del sistema manifatturiero toscano capace di coinvolgere e di rendere protagoniste le maestranze che usciranno dal carcere. I laboratori creativi ideati dall’Assessore alla Moda della Provincia di Firenze, Elisabetta Cianfanelli, nella Casa Circondariale svolgono una funzione rieducativa basandosi su programmi di socializzazione e di formazione finalizzati al futuro reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro.

La prima fase del progetto ha portato alla realizzazione di una linea di prodotti sportswear e accessori moda e per il tempo libero, presentata al "Fashion Design Party" tenutosi il 18 Dicembre 2006 nel carcere di Sollicciano. Sono state 24 le detenute in passerella e 60 le partecipanti al laboratorio moda del carcere per la realizzazione delle collezioni.

L’attività del laboratorio ha ricevuto un’ottima adesione interna ed ha raggiunto, nell’ambito delle attività carcerarie, il rilievo dovuto grazie alle valenze economiche e di business di un nuovo soggetto produttivo al servizio dell’imprenditoria del territorio. Il laboratorio è stato sostenuto da alcune aziende del settore che operano nell’area fiorentina: Thes Tziveli, Allegri, Tunnel, Gallotti, Mazzini, Taccetti, Gianna Meliani, Pakerson, Mazzuoli. Le imprese hanno fornito materiali e macchinari, alcuni fashion designer hanno seguito le detenute nelle fasi progettuali. Successivamente è arrivato il primo prodotto rappresentativo del mondo Lagabbia, la bicicletta Ruotalibera, presentata al pubblico all’ultima edizione del Salone del Mobile di Milano.

Udine: dopo-indulto; in un anno i detenuti sono raddoppiati

 

Il Gazzettino, 3 luglio 2007

 

L’indulto è riuscito a metà. Lo svuotamento del carcere di Udine, che nell’agosto 2006 contava soltanto una settantina di detenuti dopo la fuoriuscita per legge, è durato appena dieci mesi. Adesso la casa circondariale di via Spalato annovera 143 ospiti e si sta per raggiungere il limite della capienza massima pari a 168.

Il direttore Francesco Macrì spera che non si superi il tetto. Altrimenti? "Dovremo stiparli...", cerca di sdrammatizzare il direttore. Il detenuto è sempre più spesso immigrato: a Udine il 70 per cento dei reclusi è straniero, soprattutto dall’Est Europa e dal Nord Africa. L’indulto ha dato una sforbiciata, anche se quattro ex carcerati sono rientrati dietro le sbarre.

In stand-by, per ora, il secondo lotto della casa circondariale che dovrebbe ospitare la sezione femminile (una ventina di detenute), oltre a laboratori ricreativi e ad aule didattiche. I lavori hanno subìto uno stop a causa del mancato arrivo della benzina economica da Roma. Servirebbero quasi 2 milioni e 600 euro per dare lo start al progetto, "ma ancora non sappiamo nulla sulle date", afferma, sconfortato, Macrì, in occasione della presentazione del progetto pilota contro disadattamento, devianza e criminalità partorito, per i carcerati di Udine, Pordenone e Tolmezzo, dal Css (teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia) fino a maggio 2008. Dai laboratori musicali ad attività teatrali fino alla realizzazione di cortometraggi e a corsi di scrittura creativa, senza dimenticare la danza e i laboratori di illuminotecnica e musica rock a Tolmezzo.

Mentre a Udine si produrrà, attraverso la regia di Rita Maffei, un cortometraggio girato in elettronico, oltre al secondo anno di laboratorio teatrale diretto dall’attore Sandro Carpini, a Pordenone, in autunno, partirà un laboratorio di scrittura creativa affidato al poeta e scrittore Alberto Garlini, oltre all’iter teatrale incentrato sul movimento fisico.La fotografia di Tolmezzo conferma le sbarre multietniche: qui si contano in globale 158 carcerati, il 60 per cento dei quali risulta immigrato, e stanno aumentando i maghrebini. Il nostro territorio, però, brilla per un primato nazionale: la recidiva è minima, il che significa che a Udine, Gorizia e Pordenone la commissione di reati in regime di esecuzione penale esterna è fra le più basse dello stivale. Morale? "È evidente che le misure alternative funzionano e funzionano bene, si pensi alla semilibertà, all’affidamento ai servizi sociali, agli arresti domiciliari", fa l’elenco Antonina Tuscano, della Uepe di Udine.

Che lancia, però, un serio allarme sull’organico dell’ufficio: "Non ce la facciamo più; siamo sotto organico del 70 per cento; ci occorrerebbero almeno 24 assistenti sociali e invece dobbiamo accontentarci di appena nove assistenti". Intanto, l’assessore regionale alla Salute, Ezio Beltrame, annuncia che si dovrà iniziare a fare di più sul fronte dell’assistenza sanitaria dietro le sbarre. Beltrame fa parte di un gruppo di regioni che premono su Roma affinché si sblocchi il trasferimento - ancora non realizzato - dei fondi dal Ministero di Grazia e Giustizia a quello della Salute e da qui alle amministrazioni regionali. "Dobbiamo impegnarci di più sul versante della prevenzione", ribadisce Beltrame. Insomma, serve più salute in carcere.

Roma: bambini del nido di Rebibbia ospiti a Castel Porziano

 

Ansa, 3 luglio 2007

 

Dieci bambini del nido di Rebibbia, accompagnati dai volontari dell’Associazione "A Roma, Insieme" sono stati, sabato scorso, ospiti a Castel Porziano, accolti premurosamente dai responsabili e dagli operatori della tenuta. I bambini hanno fatto passeggiate nel verde, sono stati portati al mare, giocato con i volontari e gli operatori della tenuta che, con grande disponibilità ed attenzione, si sono occupati di loro per l’intera giornata. Gli ospiti hanno mangiato presso il posto ristoro della tenuta messo a disposizione dal Presidente.

"Nel solco della visita a Rebibbia, il Presidente, dando continuità a quell’evento, ha permesso a questi bambini di passare una giornata straordinaria immersi nel verde di Castel Porziano dando loro un’emozione, quella che nasce guardando i grandi spazi che continuano all’orizzonte, emozione a loro negata per colpe di cui non sono responsabili" dichiara Leda Colombini, Presidente dell’Associazione "A Roma, Insieme".

"Voglio ringraziare il Presidente Napolitano per la consueta sensibilità a queste problematiche, già dimostrata con la visita a Rebibbia e confermata, dando la possibilità di passare una così bella giornata a Castel Porziano. Voglio inoltre ringraziare i responsabili e gli operatori della tenuta, i quali hanno dimostrato oltre che una grande professionalità una totale disponibilità riservando ai bambini una accoglienza davvero straordinaria dal punto di vista umano ed organizzativo ed una attenzione particolare alle loro esigenze.

Napoli: un musical per i detenuti, va in scena "Scugnizzi"

 

Redattore Sociale, 3 luglio 2007

 

Iniziativa della Comunità di Sant’Egidio che ha anche consegnato al direttore alcune copie della guida "Dove mangiare, dormire, lavarsi" per chi è in uscita ma non ha punti di riferimento familiari.

Duecentotrenta detenuti per un concerto all’insegna della solidarietà: in tanti hanno partecipato oggi allo show di Sal Da Vinci organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio nella Casa Circondariale di Poggioreale a Napoli, in uno dei periodi di maggior disagio per la popolazione carceraria. Il protagonista del musical "Scugnizzi" si è esibito gratuitamente con il suo gruppo al completo, per offrire un pomeriggio di svago ai detenuti di una delle carceri più dure d’Italia, con - tra gli altri - problemi endemici di sovraffollamento. "Capisco le difficoltà di chi vive tutti i giorni in una cella - ha detto Sal Da Vinci dal palco allestito nella cappella dell’istituto - e per me è un privilegio essere qui a Poggioreale, perché anche io sono stato uno scugnizzo, faccio parte del popolo e ho scelto di stare vicino a quelli che soffrono, alla mia gente che la mattina è catturata da questa città. Ma la città la facciamo noi, a volte con le avversità, altre con le cose belle, come questa".

A Poggioreale la Comunità di Sant’Egidio è presente da anni con un servizio di ascolto volontario per i detenuti e altre iniziative di solidarietà e promozione sociale, tra cui il pranzo di Natale. La comunità ha anche annunciato oggi che per il prossimo settembre organizzerà nel carcere alcuni incontri con i detenuti e con gli agenti di custodia, in vista dell’Incontro Interreligioso di preghiera per la pace che si terrà a Napoli ad ottobre (e a cui parteciperà anche il Papa). Infine la comunità ha consegnato al direttore dell’istituto penale alcune copie della guida "Dove mangiare dormire lavarsi", da dare poi ai detenuti in uscita dal carcere che non hanno dimora o che non hanno punti di riferimento familiari.

Avellino: detenuti mettono in scena spettacolo teatrale

 

Il Mattino, 3 luglio 2007

 

Il carcere non va visto come luogo di passiva detenzione ma di riabilitazione; un laboratorio umano di rieducazione e di crescita. Per questo motivo, la Ctp-Eda "Leonardo da Vinci" con il suo dirigente Giovanni Liscio, la Casa Circondariale di Avellino con la sua dirigente Cristina Mallardo e il vicedirettore Paolo Pastena, hanno reso possibile il teatro in carcere e, in seguito, l’organizzazione dello spettacolo teatrale messo in scena dai detenuti di media sicurezza.

La commedia rappresentata, dal titolo "‘O compare va in permesso", è stata ideata e diretta dalla professoressa Giuseppina Iandiorio con la collaborazione dei detenuti-attori Antonio Grasso, Salvatore Liquori, Emilio Coppola, Mario Micillo, Giuseppe Capolupo, Luigi Diano, Luigi Acone, Luigi Minichini, Carlo Mengacci, Gaetano Minichini, Luciano Genovese, Farid Issa Kamal, Pietro Romano, Gennaro Della Ragione, Giuseppe Parisi, Salvatore Donnarumma, Stanislaw Kowalscki, Bouraima Ganiyi, Ciro Perez, Andrea Marino, Massimo Silvestro e Vincenzo Bidognetti.

È la storia di Antonio Pisacane, un detenuto presso il carcere di Bellizzi Irpino, che ottiene inaspettatamente un permesso premio. Il progetto teatro ha avuto una funzione sociale, stimolante per i carcerati. Concetto questo, esposto dal detenuto Capolupo che ha espresso soddisfazione e gioia per la realizzazione della commedia, un antidoto contro l’inerzia e ha rivolto un appello a "non giudicare i reclusi perché il carcere è una parte della società in difficoltà". L’iniziativa ha riscosso grande successo e si ripeterà. Presente alla rappresentazione anche il Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Avellino, Gabriele Donatiello.

Russia: campagna anti-droghe, al bando libri e canzoni

 

Ansa, 3 luglio 2007

 

In Russia si è aperta una campagna contro i libri, le canzoni e i gadget di qualsiasi tipo che potrebbero indurre al consumo di stupefacenti. Non sono stati però fissati un criterio per distinguere la propaganda da una semplice citazione o una pena precisa. Tutto è lasciato all’arbitrio dei poliziotti russi. Tra i libri messi all’indice, accanto a uno scontato Irwin Welsh con il suo "Trainspotting", troviamo Tom Wolfe con "The electric kool - Acid test".

 

 

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