Rassegna stampa 6 aprile

 

Aversa: Opg; muore un internato di 43 anni affetto da hiv

 

Antigone Napoli, 6 aprile 2007

 

Un internato dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa è deceduto il 7 marzo scorso presso l’Ospedale Cotugno di Napoli. L’uomo Antonino M., 43 anni era affetto da Hiv ed è deceduto lo stesso giorno in cui è stato ricoverato in ospedale. La notizia è trapelata solo in queste ore e la rende noto la sede napoletana dell’Associazione Antigone che nel 1999 ha fondato l’Osservatorio Nazionale sulle condizione della detenzione.

"Con questo salgono a quattro, ha dichiarato il presidente di Antigone Napoli, Dario Stefano Dell’Aquila, gli internati in Opg campani deceduti, per cause diverse, nell’ultimo semestre. Questa morte, tecnicamente, non è avvenuta in carcere e quindi, formalmente, non risulterà nelle statistiche degli eventi critici.

Ci chiediamo, però, come sia stato possibile considerare il suo stato di salute compatibile con l’internamento e perché si sia arrivati al ricovero solo quando, evidentemente, non c’era più nulla da fare? Riteniamo indispensabile giungere ad un radicale superamento degli Opg ed il meccanismo dell’internamento che, così come strutturato, costringe persone con disagio mentale a pene lunghe e indefinite, a fronte molto spesso di un reato lieve e di scarsa pericolosità sociale".

Giustizia: riforma; i magistrati contrari, minacciano lo sciopero

 

Il Mattino, 6 aprile 2007

 

Disponibile, paziente, pronto ad accogliere suggerimenti. Ma ieri la linea del dialogo - di cui il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha voluto fare il suo punto di forza - ha subìto un forte scossone. "L’autonomia del governo e del Parlamento deve essere rispettata", sbotta il Guardasigilli, informato della dichiarazione di guerra dei magistrati.

"Non escludiamo niente, neanche lo sciopero", aveva fatto sapere poco prima il segretario dell’Anm Nello Rossi. Ad agitare il sindacato delle toghe - che mercoledì incontrerà il ministro - la notizia che l’esame del disegno di legge sull’ordinamento giudiziario partirà dal Senato. "Questa scelta è oggettivamente gravissima, perché aumenta a dismisura i rischi di ritardi e slittamenti", dice l’Anm che lamenta "disinteresse e indifferenza" da parte della maggioranza. Il primo passo è la convocazione del parlamentino dell’associazione, chiamato a decidere le "iniziative di lotta" da adottare prima della fine di luglio.

Data cruciale, questa, visto che dal primo agosto entrerà in vigore la riforma Castelli, che prevede una netta separazione delle funzioni tra pm e giudice, sempre osteggiata dai magistrati. Mastella, però, conta che proprio entro quella data il suo provvedimento - che modifica la legge voluta dalla Cdl e che è molto più gradito alle toghe - possa essere approvato da un ramo del Parlamento.

Incassato un primo via libera, il governo potrebbe sospendere ulteriormente la riforma Castelli o addirittura trasformare in decreto legge il testo di Mastella. Dal ministero, dove la nota dell’Anm è stata accolta con grande disappunto, spiegano che la scelta di spostare quel testo dalla Camera al Senato è stata ben ponderata. Troppi provvedimenti intasano Montecitorio, mentre al Senato la corsia è più libera.

E Mastella, contando sulle sue doti di mediatore, punta anche a superare l’ostacolo più difficile: il ridottissimo vantaggio numerico dell’Unione. "La scelta di partire dal Senato è stata obbligata ed è frutto della reale e forte volontà di approvare il provvedimento in tempo utile. Sarebbe stato più rischioso avviare l’iter alla Camera", spiegano al ministero.

Ma il Guardasigilli non convince neppure il Csm, che oggi - su richiesta dei consiglieri di Magistratura democratica - dovrebbe discutere dei tempi della riforma, al centro anche dell’incontro di ieri tra il capo dello Stato Giorgio Napolitano e il vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Nel silenzio dell’Unione, forse preoccupata dallo scontro con l’Anm, Mastella trova il pieno sostegno della Cdl e dei penalisti.

"L’Anm dovrebbe avere più rispetto della Costituzione e del Parlamento. Il suo attacco al Senato è gravissimo. Se qualcuno pensa di poterci intimidire commette un errore imperdonabile", commenta Renato Schifani, presidente dei senatori di Forza Italia. "L’Anm non è rispettosa delle Camere", aggiunge Chiara Moroni, deputata forzista.

Oreste Dominioni, presidente dei penalisti, pur critico nei confronti della riforma Mastella, stigmatizza "l’ennesimo episodio di grave interferenza dell’Anm e confida che la politica farà le sue scelte non subendo minacce ma aprendosi al confronto". Dagli avvocati un primo cauto commento anche al disegno di legge sui tempi del processo penale, che oggi approda in consiglio dei ministri.

"La situazione della giustizia è drammatica. Il termine massimo di cinque anni per chiudere un processo penale non è uno slogan a effetto", aveva spiegato ieri mattina Mastella. Calendario delle udienze; messa alla prova dell’imputato e possibilità di estinzione del reato se l’esito della prova è positivo; stop al processo se non si ha garanzia che l’imputato ha avuto notizia almeno del suo inizio; riforma della ex Cirielli, sulla prescrizione e i recidivi; riaperti i termini per il patteggiamento per i reati coperti dall’indulto; maggiore informatizzazione; competenza territoriale da definirsi entro l’udienza preliminare, sono tra i punti del provvedimento che sarà discusso oggi a Palazzo Chigi. Il ministro Antonio Di Pietro, da sempre critico con Mastella: "Ci sono luci e ombre, perché le misure previste sembrano incidere solo in modo parziale sui tempi del procedimento".

Giustizia: riforma; la "messa in prova" per le pene fino 2 anni

 

Gazzetta del Sud, 6 aprile 2007

 

Addio alla ex Cirielli; eliminato l’ istituto della contumacia; sospensione del processo con la messa alla prova dell’ imputato accusato di reati punibili fino a due anni di carcere, ad eccezione del falso in bilancio; udienza di programma per calendarizzare i ritmi del processo e fare in modo che sia rispettato il termine dei cinque anni per la sentenza definitiva: sono i punti più importanti del disegno di legge approvato dal consiglio dei ministri per accelerare e razionalizzare il processo penale, su proposta del ministro della Giustizia, Clemente Mastella.

Ex Cirielli - È uno degli aspetti più rilevanti. In tema di recidiva si abolisce totalmente il "doppio binario": non ci sarà più distinzione tra soggetti con precedenti penali e incensurati in base alla quale i primi, oltre che a pene più elevate, erano soggetti a tempi di prescrizione più lunghi e a un trattamento penitenziario più severo. L’ istituto della prescrizione del reato viene totalmente ridisegnato: il tempo per la "cancellazione" di un reato sarà commisurato alla pena massima aumentata della metà. E comunque per i delitti non potrà essere inferiore a 6 anni e superiore a 20 anni, tranne per quelli di maggiore gravità per i quali il termine massimo sarà 30 anni. La prescrizione non potrà estinguere i reati puniti con l’ ergastolo. La conferma della sentenza di condanna anche in secondo grado sospende il decorso della prescrizione. Lo stesso effetto si produce anche a seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso per Cassazione.

Processo in contumacia - Sparisce l’istituto della contumacia. Di massima, lo svolgimento del processo è consentito solo nel caso in cui l’ imputato ne abbia effettiva conoscenza, al contrario sarà disposta la sospensione. Eccezioni: il giudice potrà procedere in assenza dell’ imputato se, per la natura e la gravità dei reati contestati o del numero delle persone offese o dei testimoni, la sospensione possa arrecare grave pregiudizio all’ accertamento dei fatti.

Sospensione del processo con messa alla prova - L’imputato di reati puniti con pena pecuniaria o detentiva non superiore a due anni, ad eccezione del falso in bilancio, potrà presentare, in udienza preliminare o in dibattimento, un programma che lo impegna "ad attenuare od elidere le conseguenze del reato nonché, ove possibile, a promuovere la conciliazione con la persona offesa". Il giudice potrà sospendere il procedimento penale e mettere alla prova il richiedente; in caso di esito positivo della prova, che avrà una durata massima di due anni e comporterà il continuo controllo da parte dei servizi sociali, il giudice dovrà dichiarare estinto il reato.

Udienza di programma - Il giudice dovrà programmare le attività processuali sin dalla prima udienza. In questo modo il giudice potrà giungere alla decisione in tempi ragionevoli: due anni e mezzo per il primo grado; un anno e mezzo per l’ appello e un anno per il giudizio di legittimità, salvo che per i processi di particolare complessità.

Disciplina della competenza - Tutte le questioni di competenza (territoriale, per materia...) devono essere sollevate nell’udienza preliminare, e comunque non oltre l’apertura del dibattimento. Contro la decisione del giudice è prevista la possibilità di un immediato ricorso per Cassazione, che non sospende il processo. La decisione della Cassazione è definitiva e non assoggettabile ad ulteriori impugnazioni.

Notificazioni atti - L’ufficiale giudiziario ha l’onere di compiere tutti gli accertamenti necessari per la notificazione effettiva degli atti. Le notifiche ai difensori e le comunicazioni tra uffici giudiziari potranno avvenire per posta elettronica.

Inutilizzabilità atti - L’inutilizzabilità degli atti processuali diventa una conseguenza da ricondurre esclusivamente all’inosservanza dei divieti stabiliti a tutela di diritti costituzionalmente tutelati (perquisizioni senza mandato, interrogatorio senza la presenza del difensore e via dicendo).

Indagini preliminari - I casi di celebrazione dell’udienza camerale sono limitate alle sole ipotesi di opposizione alla richiesta di archiviazione che giungono dalle parti e alla eventualità di non accoglimento della richiesta di archiviazione nei procedimenti per cui non è prevista la citazione diretta a giudizio. Nelle altre possibilità si ipotizza un contraddittorio meramente cartolare.

Procedimenti speciali - Si propone un allungamento dei termini per la proposizione del rito immediato (sei mesi) e del direttissimo (30 giorni), e l’agevolazione della possibilità di ricorrere al decreto penale di condanna. Si prevede che il rito abbreviato per i procedimenti di corte d assise si svolga dinanzi a quest’ultima, sollevando il gip da decisioni spesso difficili. Esclusa la facoltà di richiedere il patteggiamento in appello per incentivare il ricorso ai riti alternativi in primo grado.

Altre misure - Viene abolito il ricorso per cassazione avverso i provvedimenti di riesame delle ordinanze che impongono misure cautelari reali. Per ridurre il ricorso alle misure di custodia cautelare è stata ampliata a sei mesi la durata delle misure interdittive; prevista, inoltre, la cumulabilità delle stesse con le misure coercitive diverse dalla custodia cautelare in carcere. E stata eliminata la facoltà per l’imputato di presentare personalmente ricorso per cassazione, imponendo allo stesso di ricorrere necessariamente per la sua redazione ad un difensore iscritto all’albo dei patrocinanti in cassazione.

Giustizia: plauso dell’Arci sul Garante dei diritti dei detenuti

 

Redattore Sociale, 6 aprile 2007

 

Il presidente nazionale, Paolo Beni: "L’approvazione consentirà di avere un organismo terzo e indipendente che sarà una vera e propria authority, col mandato di monitorare il rispetto dei diritti umani in Italia e all’estero".

L’Arci esprime soddisfazione per l’approvazione alla Camera dei Deputati della Commissione per la tutela dei diritti umani, "che finalmente dà attuazione a un Trattato delle Nazioni Unite del 1993".

Afferma il presidente nazionale dell’Arci, Paolo Beni: "Ultimi in Europa nel recepimento del Trattato, possiamo oggi entrare a far parte del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. L’approvazione (a grande maggioranza, col solo voto contrario della Lega) consentirà di avere un organismo terzo e indipendente che sarà una vera e propria authority, col mandato di monitorare il rispetto dei diritti umani in Italia e all’estero, in una fase storica nella quale il richiamo al rispetto dei diritti fondamentali non è affatto retorica ma, al contrario, appare sempre più come una vera e propria opzione politica".

"Tra i compiti della commissione, che sarà nominata dai due rami del Parlamento con composizione paritaria dei generi - continua Beni -, spicca quello di Garante dei detenuti, un ruolo nazionale che si affianca alle tante esperienze locali, Comunali e Regionali, che stanno portando buoni frutti e che costituiscono un ulteriore tassello nella costruzione di una civiltà giuridica di cui spesso i luoghi di restrizione sono uno specchio. Positivamente rilevante la possibilità di svolgere controlli e ispezioni oltre che negli istituti di pena, nei Cpt, ospedali psichiatrici e, in generale, in tutti i luoghi nei quali vi siano persone private della libertà".

E conclude: "L’Arci ha storicamente assunto il carcere come luogo paradigmatico nel quale svolgere un ruolo di difesa dei diritti umani e civili, di promozione di attività culturali e sociali: oggi, in oltre 25 città italiane, gli operatori e i volontari dell’Arci svolgono progetti a favore delle persone ristrette e per il loro reinserimento sociale e lavorativo. Aspettavamo da molti anni, insieme a tante altre organizzazioni che si occupano di carcere e giustizia, questa importante decisione: un doveroso ringraziamento va ai parlamentari che hanno favorito e approvato il provvedimento, dimostrando come la politica possa dare risposte alte e di merito. Auspichiamo che al Senato si possa procedere senza esitazioni e conservando lo stesso spirito unitario".

Roma: 1 milione per incentivare l'assunzione di ex detenuti

 

Redattore Sociale, 6 aprile 2007

 

Dal Comune di Roma stanziato un milione di euro. In libertà anche per l’indulto 1.245 persone nella provincia. Veltroni: "Sicurezza e inserimento sociale devono marciare paralleli".

Il Comune di Roma stanzia un milione di euro per un progetto destinato al reinserimento di persone detenute. In particolare i finanziamenti e il bando che è stato reso pubblico oggi si rivolgono alle imprese affinché decidano di investire sugli ex detenuti considerati non più un pericolo per la società, ma al contrario una risorsa. Il progetto è stato presentato questa mattina in Campidoglio durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato il sindaco di Roma, Walter Veltroni e l’Assessore alle Periferie e allo Sviluppo Locale (con delega al carcere), Dante Pomponi.

L’idea del progetto è nata all’interno dell’assessorato guidato oggi da Pomponi. Ma è dal 1999 che lo stesso assessorato si occupa di autopromozione sociale, avendo la gestione dei fondi della legge Bersani per le piccole e medie imprese. Dal ‘99 proprio attraverso le risorse messe a disposizione con la legge Bersani, sono state già finanziate 6 cooperative di ex detenuti che ancora oggi sono molto attive in vari settori e comparti produttivi: dall’informatica (cooperativa Blow Up), all’abbigliamento (cooperativa Made In Jail), passando per il riciclaggio di materiali hi-tech (cooperativa Panta Coop), attraverso la raccolta gratuita presso aziende ed enti pubblici. Le cooperative di ex detenuti operano anche nel settore dello svago e dell’intrattenimento. C’è per esempio la cooperativa Giano che noleggia, vende e ripara biciclette. Un’altra cooperativa (dal nome che è tutto un programma: Piantala) opera nel campo del giardinaggio, mentre la cooperativa Immagini e Cinema crea e commercializza t-shirts ispirate al grande cinema.

Al progetto lanciato oggi con il nuovo bando hanno dato la loro collaborazione anche l’Ufficio del Garante delle persone private della libertà e il Ministero di Grazia e Giustizia. "Per noi - ha detto in conferenza stampa il sindaco Veltroni - sicurezza e inserimento sociale non devono essere termini antitetici, anzi devono marciare insieme". Il bando che viene lanciato oggi è, per il sindaco della capitale, uno degli strumenti che l’amministrazione mette a disposizione della società per permettere un’uscita positiva dagli istituti di pena. Ci si deve adoperare i tutti i modi - ha spiegato Veltroni - affinché l’uscita dal carcere non corrisponda a un reingresso nella rete della criminalità.

L’assessore Pomponi ha detto poi che il bando lanciato oggi è la prosecuzione del lavoro già avviato negli anni passati con le cooperative di ex detenuti. La novità, però, ha detto l’assessore, sta nella decisione di coinvolgere anche le imprese in questo percorso difficile di reinserimento sociale. "Il bando - ha detto Pomponi - si rivolge direttamente alle imprese che possono così assumere ex detenuti con un sostegno pubblico che potrà arrivare al massimo a 100 mila euro. Chiediamo insomma di avviare un importante rapporto di sinergia tra l’amministrazione comunale e il mondo delle imprese. Questo bando, ha concluso Pomponi, è anche il frutto del rapporto proficuo che in questi anni l’amministrazione ha avuto con le associazioni che si occupano di carcere e di detenuti.

Tecnicamente, il bando pubblicato oggi prevede, ai sensi dell’articolo 14 della legge 266/97, agevolazioni per la nascita e il consolidamento di imprese in periferia che assumano detenuti ed ex detenuti, facendo riferimento alla banca dati dei Centri per l’impiego della provincia di Roma, che darà il suo apporto con l’offerta di attività formative rivolte appunto a persone che hanno potuto beneficiare dell’indulto. Ma nel bando c’è anche l’idea più generale di promuovere una cultura di impresa anche all’interno delle carceri romane.

È prevista infatti anche la possibilità di corsi svolti da professionisti all’interno del carcere per orientare i detenuti che si vogliono cimentare con le attività imprenditoriali. Sempre dal punto di vista tecnico, c’è poi da dire che il bando prevede precisi criteri di valutazione delle domande che saranno presentate. Si tratta di criteri sulla sostenibilità finanziaria e ambientale ispirati alla filosofia generale che permea tutte le attività dell’ufficio Autopromozione sociale del Comune di Roma.

Le agevolazioni per le imprese create da detenuti consisteranno in un finanziamento a tasso agevolato dello 0,5% annuo per un importo non inferiore al 50% dell’agevolazione concessa e un contributo a fondo perduto per la quota restante. Per le imprese che invece intendono assumere detenuti o ex detenuti il sostegno coincide con un’agevolazione in conto interessi pari al 100% del tasso di riferimento. In entrambi i casi, come ha spiegato anche l’assessore Pomponi durante la conferenza stampa di questa mattina, il contributo non potrà essere superiore a 100 mila euro per impresa.

Milano: tutte le detenute con figli hanno lasciato il carcere

 

Ansa, 6 aprile 2007

 

La madri, con i loro bambini, hanno lasciato il carcere di San Vittore e sono stati trasferiti all’Icam, l’Istituto di custodia attenuata per madri in viale Piceno a Milano, distaccamento della casa circondariale milanese. Mamme e piccoli fino a ieri si trovavano tutti insieme nel cosiddetto Nido di San Vittore, una sorta di miniappartamento ricavato accorpando tre celle all’interno della sezione femminile.

Da oggi invece per loro è stato messo a disposizione un appartamento di circa 300 metri quadri, dotato anche di lavanderia e stanza per i giochi, all’interno di un complesso di edifici dove aveva sede l’istituto "Infanzia abbandonata".

L’alloggio in cui sono ospitati i piccoli (non devono avere più di tre anni) con le loro madri si trova al piano terreno, e pertanto le finestre sono già dotate di sbarre. Inoltre, per qualsiasi evenienza, c’è il vicinissimo ospedale Macedonio Melloni, specializzato in ginecologia e pediatria. Al posto del cortile di passeggio c’è un giardino vero e proprio.

Per ora il vitto arriverà dalla "casa madre", ma in futuro le madri potranno ordinare la spesa e cucinare per i loro figli. Quanto alla sicurezza, questa sorta di casa-alloggio speciale è sorvegliata da 16 agenti di polizia penitenziaria che ruotano su quattro turni e appositamente addestrati. "Si tratta di agenti - spiega Luigi Pagano, provveditore regionale agli Istituiti penitenziari - che dovranno garantire la sicurezza con discrezione, tant’è che anche per questo sono in borghese".

"Il nostro primo obiettivo - ha aggiunto Pagano - era portare fuori dal carcere i bimbi e accoglierli in una struttura protetta, dove la custodia è attenuata. L’Icam sorto grazie al contributo non solo dell’amministrazione penitenziaria, ma anche di Regione, Provincia e Comune, avrà lo scopo di aiutare madre e bambino a recuperare il loro rapporto e a dare al bimbo la possibilità e il diritto di essere e fare il bimbo. Insomma, l’intento è quello di tutelare i piccoli che in carcere vivevano in una situazione di disagio e costrizione".

Il trasferimento di oggi è la prima tappa di un progetto più ampio che prevede anche una serie di servizi pedagogici. Inoltre l’Istituto, il primo aperto in Italia, sarà punto di riferimento regionale e potrà accogliere anche le madri con i loro figli che provengono dal carcere di Como, l’altro in Lombardia dotato di "nido".

Modena: arrivano in trenta, sono i "volontari della sicurezza"

 

Redattore Sociale, 6 aprile 2007

 

La Polizia municipale ha la collaborazione di 30 volontari con il compito di favorire l’educazione alla convivenza e al rispetto della legalità, la mediazione dei conflitti e il dialogo tra le persone, l’integrazione e l’inclusione sociale.

A Modena arrivano i "volontari della sicurezza". Da oggi la Polizia municipale avrà infatti la collaborazione di 30 volontari con il compito di favorire l’educazione alla convivenza e al rispetto della legalità, la mediazione dei conflitti e il dialogo tra le persone, l’integrazione e l’inclusione sociale. I volontari, uomini e donne di ogni età e con esperienze professionali molto diverse tra loro, hanno seguito un corso di formazione articolato in cinque incontri. Saranno presenti nelle vicinanze delle scuole, all’interno delle aree verdi e nei parchi cittadini, nelle zone di interesse monumentale e, ancora, in occasione di manifestazioni fieristiche, eventi sportivi e culturali.

I volontari saranno facilmente individuabili per il corpetto giallo che indossano, con la scritta "Comune di Modena - Progetto volontari" e il tesserino di riconoscimento con la fotografia. "Avranno il compito di segnalare - spiegano dal Comune - le situazioni di rischio o di degrado rilevate, oltre a svolgere funzioni di informazione e rassicurazione a favore della cittadinanza".

Non faranno multe, quindi, e non attueranno azioni impositive o repressive, funzioni esclusivamente degli agenti effettivi della Polizia Municipale o delle altre forze dell’ordine. Nel caso di situazioni che richiedano un intervento immediato, i volontari avranno comunque in dotazione un telefono cellulare per mettersi in contatto con la sala operativa della Polizia.

"L’impiego dei volontari - aggiungono dal Comune - consentirà all’Amministrazione comunale di rafforzare le azioni di prevenzione e di collegamento coi cittadini, di far crescere l’ educazione alla sicurezza stradale, di avere una maggiore presenza e visibilità negli spazi pubblici urbani. Insomma, i volontari della sicurezza porteranno un contributo concreto allo sviluppo del senso civico e costituiranno un presidio prezioso in funzione del rispetto delle regole della comunità e a tutela delle fasce più deboli della popolazione". Con l’avvio del "Progetto volontari" la Polizia municipale di Modena ha applicato quanto previsto dalla legge regionale che stabilisce forme di collaborazione con i cittadini e le associazioni di volontariato.

Genova: c'è anche un giornale tra gli interventi per i detenuti

 

Secolo XIX, 6 aprile 2007

 

Ha sostenuto molti interventi e progetti per favorire il reinserimento sociale e occupazionale di chi esce dal carcere a fine pena o per l’applicazione di misure alternative; ha dato impulso al dialogo e a nuove intese tra le istituzioni sui problemi della difficile realtà carceraria e promosso iniziative culturali e sportive solidali.

La commissione sulle carceri della Provincia di Genova - presieduta da Milò Bertolotto (Ds) e composta dal vicepresidente Lorenzo Zito (Fi) e dai consiglieri Alessandro Benzi (Prc), Francesco Casaretto (An), Marco Fallabrini (Gruppo Misto), Agostino Gianelli (Prc), Marco Limoncini (Lega Nord), Francesco Prete (Per la Sinistra Europea) e Vito Vattuone (Margherita) ha presentato al Consiglio provinciale, che l’ha accolta all’unanimità, la relazione conclusiva sulla sua attività iniziata nel 2003.

Un giornale che fa dialogare il carcere con la società - Area di Servizio - redatto nelle case circondariali genovesi è uno dei molti progetti e iniziative sostenute dalla Provincia, insieme con le istituzioni penitenziarie e con il mondo del volontariato e delle associazioni, per non dimenticare mai la vita, la dignità e i diritti di chi è oltre le sbarre.

Tra gli esempi delle iniziative realizzate ci sono le patenti informatiche europee per i detenuti della sezione a custodia attenuata di Marassi e per i detenuti e gli operatori di polizia penitenziaria del carcere di Chiavari, il corso per operatori orto-botanici nel carcere di Pontedecimo, il corso per operatori della ristorazione collettiva nel carcere di Chiavari; borse lavoro per i laboratori della Compagnia della Misericordia, l’acquisto di attrezzature sportive, sostegni per piccole strutture di ospitalità per ammalati di Hiv che fuori dal carcere non hanno nessuno ad accoglierli.

In questi anni la commissione ha favorito anche nuove intese tra le istituzioni sui temi della scuola, della formazione e del lavoro, come quella appena sottoscritta dal presidente della Provincia Alessandro Repetto e dal provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria Giovanni Salamone per affrontare insieme i problemi del reinserimento occupazionale e sociale dal carcere, rafforzando le rete tra gli enti di cui fa parte anche il Comune di Genova.

In questa rete che si consolida la Provincia con i suoi centri per l’impiego ha già inserito al lavoro o in tirocinio nelle aziende (con progetti finanziati da fondi statali e altre risorse) circa quaranta detenuti o ex detenuti, sessanta persone in uscita dal carcere nella formazione o servizi di accompagnamento al lavoro e stanno per partire anche settanta nuovi tirocini per altrettante persone che hanno beneficiato dell’indulto.

La commissione carceri della Provincia ha finanziato, inoltre, due progetti per informare sull’Aids i detenuti e gli operatori penitenziari (con il Coordinamento ligure persone sieropositive) e per contribuire alla realizzazione di piccole strutture del Ceis per l’accoglienza delle persone sieropositive e ammalate di Hiv che fuori dal carcere non hanno una casa.

Verona: ditta sotto processo per truffe sul vitto del carcere

 

L’Arena di Verona, 6 aprile 2007

 

Appalto per le forniture alimentari al carcere di Montorio sotto accusa. La non corrispondenza tra quanto ordinato all’azienda che doveva consegnare le derrate alimentari e quel che arrivava nelle cucine della casa circondariale è stata oggetto di un’indagine che è sfociata in un processo, celebrato davanti al giudice Isabella Cesari e al pm Susanna Balasini. Nella precedente udienza, quella del giugno scorso, il giudice aveva disposto, su richiesta del pm, l’acquisizione di copia dei registri del carcere degli ultimi tre mesi del 2003 (il periodo sotto osservazione per le merci diverse da quelle pattuite) per verificare se di alcune irregolarità vi fosse traccia indipendentemente dai due accessi del Nas. Ieri l’udienza è saltata per impedimento dell’avvocato Barbara Casarotti che assiste Claudio Landucci, il titolare della ditta che all’epoca si aggiudicò la gara per la fornitura dei pasti dei detenuti al prezzo di 1,40 euro. Una vicenda che trae origine dall’esposto di un detenuto addetto alla mensa che segnalò alcune difformità. Verdura e frutta non di qualità, o meglio non della qualità inserita nell’elenco presentato per l’appalto, prodotti diversi da quelli garantiti e difformità anche nel confezionamento.

L’esposto "provocò" due accessi dei militari del Nas che accertarono che al posto del grana padano era stato consegnato formaggio grattugiato, delle cozze italiane quelle del Cile, rotoli di formaggio al posto della mozzarella in sacchetto e in acqua, al posto delle acciughe sotto sale in cucina arrivarono alici sott’olio. Delle difformità venne a conoscenza anche la direzione del carcere che, dopo aver controllato, mosse contestazioni alla ditta che si tradussero in sanzioni. E il processo prosegue in maggio.

Firenze: quando "La Gabbia" diventa un marchio di moda

 

In Toscana, 6 aprile 2007

 

"La gabbia", diventa un brand di moda. Il marchio di oggetti moda e design per il tempo libero nasce da un’iniziativa congiunta dell’assessorato, dei laboratori didattici della Casa Circondariale di Sollicciano-Firenze e di alcune importanti aziende del sistema moda dell’area fiorentina.

Il progetto prosegue il percorso cominciato nel dicembre 2006 con l’evento Fashion Design Party nel Carcere di Sollicciano di Firenze, che ha visto sfilare nei locali della casa circondariale le creazioni della sezione femminile del carcere. La presentazione del marchio "La gabbia" si propone di compiere un ulteriore passo nella direzione intrapresa, creando un brand capace di veicolare sul mercato i valori positivi di libertà, voglia di ricominciare, oltre a tutte quelle emozioni che nacquero all’interno dei laboratori moda della prigione.

"La gabbia" nasce dal connubio tra prodotto di eccellenza della manifattura, valori positivi propri dell’habitat e della cultura toscana e laboratori didattici della Casa Circondariale. Il progetto segna un percorso di crescita e di reinserimento dei detenuti all’interno del sistema manifatturiero toscano, capace, nella pluralità e nella capillarità delle sue filiere, di coinvolgere e di rendere protagoniste le maestranze che usciranno dal carcere. Speranza, libertà voglia di rimettersi in gioco sono i valori ispiratori del brand che si esprime con il primo prodotto rappresentativo del mondo "La gabbia": la bicicletta.

Roma: continua la IV edizione del corso "Poesia a Rebibbia"

 

Adnkronos, 6 aprile 2007

 

Prosegue con successo la IV edizione del corso "Poesia a Rebibbia" organizzato dalla Casa Editrice Pagine, diretta da Luciano Lucarini, tenuto dai poeti e critici Plinio Perilli ed Italo Evangelisti, che incontrano i detenuti tutti i mercoledì. "Si sta concludendo il primo ciclo di 10 settimane - ha spiegato Plinio Perilli - ma, visto il successo, non escludiamo di proseguire subito con altri incontri".

Risultato importante che sottolinea come " il corso rappresenti per i detenuti un’occasione per approfondire la propria conoscenza interiore e per scoprire i valori profondi - ha aggiunto l’editore Luciano Lucarini - L’obiettivo è quello di reinserirli nella realtà quotidiana, invitandoli ad esprimersi sugli avvenimenti della nostra società e tentando di far emergere il poeta che è in ognuno di noi". Inoltre, le composizioni migliori che usciranno dal laboratorio di scrittura saranno inserite all’interno di un’antologia che Italo Evangelisti e Plinio Perilli cureranno per la Casa Editrice Pagine.

Arezzo: il Vescovo in carcere per il rito della lavanda dei piedi

 

Ansa, 6 aprile 2007

 

Nel pomeriggio di giovedì 5 aprile il vescovo di Arezzo, monsignor Gualtiero Bassetti, ha ripetuto nel carcere della città la celebrazione del Giovedì Santo. "Ecco il mio cenacolo, ecco la mia cattedrale" ha detto il vescovo guardando le inferriate, la torretta di guardia e il muro che si impenna verso il cielo. L’altare è stato allestito su un tavolo della mensa sistemato al centro della piazzola. I chierichetti erano quattro detenuti con il camice bianco.

Di fronte a loro cento compagni di cella che sono diventati i protagonisti di una toccante lavanda dei piedi compiuta da Bassetti e che è stata accompagnata dalla celebrazione della Messa. "Nessuno può togliere ad un uomo la sua dignità, neppure un tribunale" ha detto Bassetti durante la Messa. "E nessuno può dirsi innocente. Tutti abbiamo le nostre colpe" ha aggiunto. Anche detenuti di fede musulmana che hanno partecipato alla celebrazione.

Rovigo: per i cani randagi si spende più che per gli homeless

 

Redattore Sociale, 6 aprile 2007

 

Undici centesimi contro novanta: è la quota pro-capite spesa dai Comuni della provincia di Rovigo per l’accoglienza dei senza dimora e per i cani randagi. Il bilancio della "Casa solidale" e la delusione di chi l’ha gestita.

Vale più un uomo o un cane? Se lo sono chiesto le associazioni impegnate nell’attività invernale del Centro di accoglienza per senza tetto "Casa solidale". Perché, conti alla mano, non si spiega come un randagio possa valere nove volte di più di un senza dimora. Nove volte. "Casa solidale" è un progetto che è stato promosso e finanziato dal Centro di Servizio per il Volontariato di Rovigo e che si è avvalso della collaborazione tra la Comunità Emmaus di Fiesso Umbertiano e le associazioni Arcisolidarietà, Andos, Portaverta, San Vincenzo De Paoli, Caritas Diocesana e Croce Rossa Italiana. I promotori sono soddisfatti per quanto sono riusciti a realizzare in questo inverno, ma l’amaro in bocca non se ne va. Perché i fondi sono stati pochi, meno di quelli attesi, molti meno di quelli stanziati per altre pur importanti problematiche: i randagi, appunto.

"La Conferenza dei sindaci ha stanziato per il problema dei senza tetto 11 centesimi di euro per abitante di ciascun Comune" commenta Angela Pasini, presidente di Emmaus. Ben poca cosa se paragonata ai 90 centesimi di euro per abitante a favore dei senza-cuccia. E non finisce qui. A una delusione se ne affianca un’altra, sempre economica: il contributo totale dei Comuni è stato di 16.000 euro, "esattamente la cifra che la Comunità Emmaus da sola, cioè un gruppo di 15 persone, destina ogni anno alla solidarietà, grazie ai proventi ottenuti dal riciclaggio di vetro, carta, ferro e altri materiali" commenta Pasini. E l’amarezza si fa più grande se si fa lo sforzo di ricordare, con la presidente di Emmaus, che "la legge quadro 328 prevede esplicitamente che siano i Comuni a farsi carico dei senza fissa dimora". "Ciò che dispiace - è la conclusione - è dover constatare come un simile progetto sia stato portato avanti quasi esclusivamente dal volontariato".

Secondo la presidente, il contributo stesso dell’amministrazione provinciale e del Comune di Rovigo è stato piuttosto limitato. Eppure, nonostante questa mancanza di attenzione e di sensibilità da parte soprattutto dei cosiddetti "comuni solidali", in questa stagione 2007 molto è stato fatto: la "Casa" ha accolto 24 persone in quattro mesi, mantenendo sempre una media di 7 accoglienze giornaliere.

La struttura di accoglienza è stata predisposta in un appartamento dell’Ater concesso, tramite il Comune di Rovigo, alle associazioni promotrici. Da segnalare, inoltre, un aspetto di innovazione dei progetti di accoglienza realizzato dal team rodigino: è stato possibile aprire le porte anche a individui con problematiche legate ad alcolismo, tossicodipendenza (il 50% degli ospiti, a conti fatti) o disagio psichico. Stilando una sorta di profilo degli ospiti, ne risulta che oltre la metà erano italiani e solamente 11 stranieri, residenti in prevalenza in provincia.

Tuttavia, la soddisfazione per i risultati del quadrimestre scende un po’ se si conta che ora che l’attività invernale è finita, meno del 7% degli ospiti è stato inserito in un’altra struttura della rete o in altra struttura di accoglienza, mentre oltre il 23% non ha trovato altra soluzione alloggiativa.

È evidente dunque che il beneficio del centro invernale non è più sufficiente a far fronte da solo a un problema ormai radicato: lo testimoniano i 10-15 senzatetto che ogni sera pernottano alla stazione dei treni di Rovigo. "Le associazioni possono contribuire a migliorare le loro condizioni - commenta Silvia Bellin, della Caritas - Ma è lo Stato che deve interessarsi a loro. Da parte delle istituzioni è necessario un maggiore interesse".

Droghe: Roma; il 14 aprile "street parade" antiproibizionista

 

Notiziario Aduc, 6 aprile 2007

 

L’anno scorso portarono 50 mila persone in piazza contro la legge sulla droga del centrodestra; la prossima settimana sfileranno per protestare contro il fatto che, a un anno di distanza, quella legge è ancora in vigore nonostante il governo di centrosinistra si sia impegnato a rivederla. Sono gli antiproibizionisti del Mdma, che per il 14 aprile hanno organizzato a Roma la Street parade antiproibizionista.

"A più di un anno dall’approvazione della famigerata legge Fini-Giovanardi sulle droghe ci troviamo ancora oggi a fare i conti con questo delirante congegno repressivo, concepito dal governo Berlusconi ma tenuto in vita e reso effettivo dall’attuale governo di centro-sinistra. Un governo dal cui interno provengono assurde ipotesi di inquisizione e punizione nei confronti dei consumatori, e capace in 10 mesi di intervenire soltanto con il decreto Turco".

Nonostante i propositi dichiarati in campagna elettorale, dicono gli antiproibizionisti, l’abrogazione di questa legge sembra molto lontana. "Mentre assistiamo a questo stupefacente immobilismo istituzionale, viviamo una vera emergenza sociale dovuta alle conseguenze che l’applicazione di questa legge ha sulla vita reale di milioni di consumatori: perseguitati con sanzioni sempre più vessatorie, trattati sempre più da criminali, spinti nella clandestinità e gettati in galera, vittime di un mercato nero sempre più fiorente".

"È ora di mobilitarsi per costruire un ampio movimento contro ogni proibizionismo e per l’abrogazione immediata della legge Fini-Giovanardi" concludono, sottolineando la loro "più completa autonomia e la profonda distanza che ci separa da questo governo. Vogliamo che questa distanza si renda evidente nella street parade, a cui non siamo interessati che partecipino membri di questa maggioranza". La manifestazione prenderà il via alle 15 da piazza della Repubblica.

Droghe: De Poli (Udc); creare rete di sostegno contro l’uso

 

Notiziario Aduc, 6 aprile 2007

 

"Bisogna creare una rete di sostegno ai ragazzi in collaborazione con l’ambiente scolastico e con le famiglie. Non devono essere solo le istituzioni a sostenere questa battaglia". Il senatore dell’Udc Antonio De Poli interviene sull’emergenza droga.

"I dati apparsi sui giornali in questi giorni sono sconcertanti, l’uso delle sostanze tra i giovani purtroppo inizia presto. L’uso di sostanze stupefacenti rientra sicuramente in un costume dei giovani della nuova società ma è attraverso l’impegno delle famiglie, all’ascolto degli insegnanti e al lavoro degli operatori, il tutto in una sinergia, che si riesce ad invertire la rotta. Purtroppo dal Governo non ci arrivano confortanti esempi, visto che il Ministro alla Sanità considera l’innalzamento della dose minima uno strumento per aiutare i giovani invece che un alibi per concedersi ancor di più al vizio. Lancio un appello a tutte le istituzioni per la creazione di un Forum permanente sulle droghe. Bisogna promuovere momenti di ascolto e di confronto fra le diverse categorie affinché la strada intrapresa non sia discordante e si dimostri coerente. Ai ragazzi va insegnato che la dipendenza non è un segno di forza, ma di debolezza".

Droghe: Veneto; l'Assessore Valdegamberi scrive a Ferrero

 

Comunicato stampa, 6 aprile 2007

 

Posizioni politicamente e strategicamente inaccettabili, senza possibilità di alcuna mediazione. Presa d’atto che si parte da principi totalmente opposti nella lotta alla droga. Appello alle Regioni perché ci sia rivalutazione attenta e fortemente critica delle proposte ministeriali in materia di dipendenze.

Questi sono alcuni dei passaggi principali della lettera scritta dall’Assessore alle Politiche Sociali della Regione Veneto Stefano Valdegamberi al Ministro Paolo Ferrero, e che segna la dura presa di posizione del Veneto, dopo la riunione della Consulta Nazionale sulle Tossicodipendenze tenutasi il 28 marzo Roma nel corso della quale il Ministro aveva, tra l’altro, proposto di abolire la legge Fini Giovanardi.

"Sento il dovere di esprimerle formalmente il mio dissenso - scrive Valdegamberi - . A mio avviso non è corretto né condivisibile introdurre la depenalizzazione e l’abolizione delle sanzioni amministrative per chi usa droga. Questo Assessorato è contrario all’uso di qualsiasi tipo di droga e rifiuta la distinzione tra droghe leggere e pesanti che crea solo un falso convincimento nei giovani che possano esistere droghe meno pericolose di altre.

In particolare per un adolescente in crescita tutte le droghe sono pericolose e dannose e dobbiamo dare ai nostri giovani un semplice e chiaro messaggio: la droga non si deve toccare, mai e senza alcuna mediazione.

L’uso di droghe - afferma l’Assessore veneto - deve restare un illecito e come tale percepito a livello sociale e soprattutto dai giovani, perché solo cosi chi utilizza droghe avrà ben chiaro che sta facendo una cosa considerata pericolosa per la salute anche dallo Stato e dalle istituzioni deputate alla promozione e protezione della salute e del benessere sociale.

Tutto questo non solo per la propria salute ma anche di quella degli altri, considerate, per esempio, le conseguenze degli incidenti stradali. Come tutti i comportamenti a rischio che possono essere evitabili con scelte personali e responsabili, anche in questo caso (come nel caso del casco per poter usare un motorino) se non vi è il rispetto di questa regola di salute è giusto ed educativo che vi sia la sanzione.

La giusta sanzione - ricorda - oltre che il giusto premio sta alla base di qualsiasi rapporto educativo che lo Stato ha anche nei confronti dei propri giovani. In questa logica non ci interessano neppure e siamo contrari alle sperimentazioni dell’eroina, della cannabis terapeutica e ancora di più alla istituzione delle stanze del buco che riteniamo lesive della dignità umana.

Per quanto riguarda l’abuso di l’alcol e il tabagismo, riteniamo che debba essere fortemente rilanciata una politica preventiva molto più forte per contrastare sempre di più l’uso precoce soprattutto tra i giovanissimi, rivalutando anche modelli culturali e sociali che debbono essere fortemente rimessi in discussione.

Basti ricordare - prosegue la lettera - quanto queste sostanze sono anche responsabili degli incidenti stradali che mietono giovani vittime tutti i fine settimana. Vanno rilanciate politiche serie e di sostegno concreto soprattutto alla famiglia, programmi di comunicazione che parlino chiaro e che dicano ai giovani che drogarsi oltre ad essere dannosissimo è anche un disvalore, che il successo e il falso benessere che si rincorre attraverso le droghe è una perdita inestimabile dei valori principali e propri della persona umana oltre che della propria spiritualità.

Quello su cui bisogna puntare con nostri giovani e le loro famiglie è certamente anche la riscoperta del divertimento sano e non dello sballo a tutti i costi, delle relazioni umane vere e sincere e non mediate o alterate da sostanze chimiche (al punto tale che non sai mai con chi stai parlando perché finito l’effetto, quella persona si trasformerà in un’altra), il sacrificio che bisogna mettere nella conquista delle mète veramente importanti della vita.

Questi sono i fondamentali valori e principi che stanno alla base di una vera lotta alla droga. Concordiamo pertanto - scrive Valdegamberi - con le posizioni espresse da Don Benzi della Comunità Papa Giovanni XXIII e dalla Comunità di San Patrignano che da sempre costituiscono un esempio significativo di coerenza ed operatività costruttiva nel campo della lotta alla droga.

Come Regione Veneto quindi ritengo necessario rilanciare una proposta alternativa a quella che ci è stata presentata per la discussione perché completamente intrisa di uno spirito di rinuncia e di accettazione della lotta alla droga che non ci può appartenere in alcun modo.

Rispettando profondamente il Suo ruolo istituzionale e la sua persona, riconoscendole inoltre una profonda onestà di intenti, devo però lanciare un appello alle altre Regioni e Province Autonome - conclude l’Assessore della Regione Veneto - affinché vi sia una rivalutazione attenta e fortemente critica di queste proposte che ci porterebbero molto lontano da una reale soluzione del problema".

Droghe: Emirati; non voglio morire per un grammo di fumo

 

La Stampa, 6 aprile 2007

 

Intervista a Lorenzo Bassano, il regista quarantenne di Milano arrestato due settimane fa negli Emirati Arabi per il possesso di un grammo di hashish che potrebbe costargli quattro anni di carcere.

"Quando mi hanno trovato quel pezzo di hashish mi è caduto il mondo addosso...". Dal carcere dell’aeroporto di Dubai, Lorenzo Bassano, il regista quarantenne di Milano arrestato due settimane fa negli Emirati Arabi, non nega quella che lui chiama "una leggerezza", il possesso di un grammo di hashish che potrebbe costargli quattro anni di carcere. A rendere più complicata la sua posizione, sono le condizioni di salute. Soffre del morbo di Crohn, una grave malattia dell’intestino che può portare alla morte. Ha bisogno di cure e di una alimentazione adeguata.

Per la sua liberazione - e per quella del torinese Andrea De Angelis, arrestato il giorno prima con 0,02 grammi di hashish - si è mobilitata la Farnesina, uomini politici bipartisan hanno presentato interpellanze all’Unione Europea, una raccolta di firme è stata lanciata dal sito www.helplorenzo.com. Dal carcere, gli hanno permesso di telefonare a un giornalista.

 

Come la trattano, signor Bassano?

"Dicono di non preoccuparmi che presto mi caricheranno su un aereo, ma io sono ancora qua".

 

Come sta?

"Ho perso più di dieci chili. In carcere non riescono a capire che per la mia malattia non posso assumere proteine animali, pesce a parte. Ieri mi hanno dato un piatto di spaghetti scotti conditi con panna e zucchero. Poi un purè con latte e burro".

 

È in cella da solo?

"Siamo in otto, tutti arrestati per piccolissime quantità di hashish. In cella con me ci sono un portoghese, un sudafricano, uno dall’Uganda, un manager tedesco e naturalmente l’altro italiano, Andrea De Angelis".

 

Lui come sta?

"È spaventato, ha solo ventitre anni. Io che ne ho quaranta gli faccio quasi da padre".

 

Come le è venuto in mente di entrare a Dubai con dell’hashish?

"So che le loro leggi sono rigidissime: è la quarta volta che vengo qui. Dovevo realizzare un documentario per la Q-Tel, la compagnia telefonica del Qatar. È ovvio che non ho sfidato apposta le loro leggi".

 

E allora, cosa è successo?

"Una stupida dimenticanza, una leggerezza. Sono partito di fretta, ho riempito il bagaglio a mano con quello che avevo attorno. Nella tasca mi hanno trovato 0,07 grammi di hashish, in una scarpa altri 0,6 grammi... In tutto fa meno di un grammo".

 

In Italia non sarebbe reato...

"Lo so. Ma da quando il figlio dell’emiro è morto di overdose la legge è diventata rigidissima. Gli stranieri vengono giudicati e poi devono sperare nell’espulsione.... ".

 

E lei con le sue condizioni di salute rischia molto, giusto?

"Nei prossimi giorni mi trasferiranno alla Dubai Central Prison. Un carcere molto rigido. Già oggi l’appello viene fatto dodici volte al giorno. Sarà molto pesante...".

 

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