Rassegna stampa 11 settembre

 

Indulto: Manconi; finora tornati in carcere "appena" in 340

 

Corriere della Sera, 11 settembre 2006

 

L’articolo di Fiorenza Sarzanini sugli effetti dell’indulto, pubblicato dal Corriere della Sera del 7 settembre "Indulto: fuori in 21mila, un terzo stranieri", merita qualche considerazione.

Nell’occhiello dell’articolo si legge: "Già tornati in cella 340". A mio modestissimo avviso, sarebbe stato più corretto scrivere: "appena 340". E non è un paradosso: le persone nuovamente arrestate perché accusate di aver commesso un reato dopo la scarcerazione costituiscono circa l’1,6% dei 21mila che, grazie al provvedimento di clemenza, sono stati scarcerati nel mese di agosto. Sono molti?

Sono comunque troppi, ma tutti gli studi sulla recidiva ci dicono che negli anni successivi alla liberazione commette nuovi reati il 75% degli scarcerati. (E, sia detto per inciso, appena il 15% di coloro che hanno goduto di misure alternative alla detenzione). Dunque, fatta salva la presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva, siamo ancora incomparabilmente lontani dai livelli fisiologici di recidiva.

Certo, è ancora minimo il tempo trascorso dall’uscita dal carcere: e, tuttavia, le proiezioni che è possibile fare già ora ci consentono di prevedere che si resterà notevolmente al di sotto di quei livelli ordinariamente assai alti di reiterazione del reato. Ciò grazie anche a quella norma del provvedimento, che prevede la revoca dell’indulto a chi commetta nuovi reati nei successivi cinque anni.

 

Luigi Manconi, Sottosegretario alla Giustizia

Indulto: Lega; 21mila fuori, preoccupante numero riarrestati

 

Ansa, 11 settembre 2006

 

"Il provvedimento di indulto del 2 agosto scorso si sta rivelando una vera e propria amnistia in quanto i numeri sono ben diversi da quelli pronosticati dal governo. Per precisione a fronte dei 21 mila usciti finora (entro la fine dell’anno saranno molti di più) e non 12 mila, sono già stati riarrestate 367 persone e non 340 come riportato oggi dal "Corriere della Sera". Così si legge in una nota del gruppo della Lega al Senato.

"Purtroppo una consistente parte di chi è uscito dalle galere è di origine extracomunitaria e ancora una consistente parte di chi è stato riarrestato è sempre extracomunitario. Questi individui - conclude la nota dei senatori del Carroccio - devono essere rispediti a casa loro un metro dopo il portone del carcere e non farli girare in lungo e largo per le nostre città a delinquere per l’ennesima volta e poi magari premiarli con una cittadinanza ad honorem".

Giustizia: Cisl; non denigrare assistenza sanitaria in carcere

 

Ansa, 11 settembre 2006

 

L’assistenza sanitaria in carcere può essere migliorata ma "non è denigrando il servizio attuale (e conseguentemente tutti gli operatori sanitari) che si può pensare di risolvere il problema". Ad affermarlo è Marco Mammucari, responsabile Cisl Fps, a proposito della recente iniziativa "Forum della Salute in carcere" dove - sostiene - "evidentemente, alle buone intenzioni di molti protagonisti, si uniscono quelle dei denigratori della sanità penitenziaria e che approfittano della situazione per lanciare ogni volta anatemi contro il sistema".

"La Cisl si batte perché il dibattito sulle riforme miri a realizzare gli impegni che il legislatore, a più riprese, ha sancito negli anni. L’integrazione del servizio sanitario penitenziario, a quello del servizio sanitario nazionale, è una strada che le riforme hanno sempre indicato e previsto. Purtroppo però - aggiunge Mammucari - non è mai stata pienamente rispettata.

Le strumentalizzazioni sulla questione della salute in carcere hanno però la fortuna di risultare di facile sostegno. È chiaro che un sistema penitenziario italiano (con i problemi che ha e ben noti a tutti) non ha solo la difficoltà di dover garantire la giusta assistenza sanitaria, ma lede ben altri diritti che riguardano non solo i detenuti ma anche gli operatori che nel carcere lavorano".

Per questo motivo la Cisl ha chiesto al ministro della Giustizia Clemente Mastella di essere "protagonista nel riportare la questione in più giusti contesti, evitando di dare spazio a strumentalizzazioni non sempre scevre da interessi diversi, e restituendo la giusta onorabilità, anche professionale, ai tanti operatori sanitari che lavorano per l’ Amministrazione Penitenziaria, e che tra mille difficoltà, comunque, danno il massimo della loro conoscenza e della loro umanità ".

Giustizia: Radicali; nell'Opg di Montelupo condizioni disumane

 

Ansa, 11 settembre 2006

 

Struttura "ormai fatiscente" e internati che "vivono in condizioni disumane". È quanto sostiene di aver riscontrato Donatella Poretti, deputata della Rosa nel Pugno, nel corso di una visita all’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino (Firenze), effettuata assieme a Claudia Moretti, legale dell’Aduc, (associazione per i diritti degli utenti e consumatori).

In una nota l’esponente della Rnp spiega che "non è colpa dell’amministrazione della struttura, che anzi ha provveduto a ristrutturare un’intera parte", ma "nonostante gli sforzi degli stessi operatori", nella struttura si trovano anche "otto persone in una stanza, con i letti tutti attaccati l’un l’altro, distanziati appena dallo spazio per passare".

Riguardo gli ospedali psichiatrici giudiziari, per Donatella Poretti, "si dovrebbe riflettere sull’assurdità di queste strutture: come si può instaurare un rapporto di fiducia con una persona con dei disturbi psichici in un ambiente penitenziario? Come stabilire un programma di riabilitazione o comunque un percorso di cura con le limitazioni del carcere?".

Perugia: scontro in consiglio regionale su garante dei detenuti

 

Spoelto on-line, 11 settembre 2006

 

"Non è difficile prevedere l’approvazione del "Garante dei detenuti" in sede di Consiglio regionale, ma nella seduta di domani comunque l’opposizione non mancherà di rimarcare un punto di vista molto diverso da quello della maggioranza. Sarà un momento di confronto democratico ma anche di duro scontro perché non è nostra abitudine accettare in silenzio l’imposizione di un ulteriore spreco di risorse per un Ufficio inutile e costoso, doppiamente inutile adesso che le carceri sono state svuotate." Lo afferma Franco Zaffini, capogruppo AN in Regione, a proposito della seduta del Consiglio che si svolgerà domani a Palazzo Cesaroni.

"La maggioranza continua sulla strada delle poltrone - aggiunge - e non mi meraviglierei se quella del Garante fosse stata già assegnata, altro che diritti dei detenuti! Il mondo carcerario ha bisogno di beni di prima necessità e di personale addetto alla realtà penitenziaria e post-penitenziaria. Non si risolvono i problemi con le cariche e lo sbandieramento continuo dei "diritti umani".

Lo abbiamo visto con l’indulto: tra i detenuti liberati ce ne sono alcuni che addirittura preferivano restare nel carcere sovraffollato, perché messi fuori sono stati abbandonati a loro stessi. Che fine ha fatto l’Osservatorio sulla realtà post-penitenziaria istituito tempo fa dalla Regione? Forse il Garante potrà fare di meglio? Per dirlo ci toccherà aspettare un po’ di mesi, il tempo necessario perché rientrino tutti quelli messi in libertà!".

Pordenone: 42enne, rapinatore "per fame", resta in carcere

 

Il Gazzettino, 11 settembre 2006

 

Si complica la posizione dell’operaio purliliese che da insospettabile e onesto padre di famiglia si è trasformato in rapinatore, per far fronte alle difficoltà economiche e pagare i debiti. Ieri, pochi minuti dopo che il giudice Eugenio Pergola aveva disposto la misura cautelare in carcere (accolte le tesi del pm Monica Carraturo), è infatti arrivata la seconda mazzata per Dario Santarossa, 42 anni, sposato con una figlia. L’antirapine della Polizia lo sospetta d’essere l’autore di altre due rapine, commesse a giugno nel supermercato In’s (14 giugno, con bottino di 500 euro) di viale Venezia; e della merceria Lelli (20 giugno, 150 euro) in via San Vito.

A inchiodare l’operaio - si è appreso - sarebbe stata la testimonianza di una commessa che, sentita dalla Polizia, lo avrebbe riconosciuto fotograficamente. Per ora all’operaio - ha spiegato l’avvocato difensore Carla Panizzi - è contestato solo la rapina alla Friuladria di Electrolux Porcia per la quale è stato arrestato. Gli altri colpi? Il cliente è affranto e confuso. Durante l’incontro in carcere non è riuscito a parlare. Farfugliava parole sconnesse.

Non riusciva a darsi pace perché era convinto di lasciare il carcere, tornare a casa e riabbracciare moglie e figlia. Aveva la speranza - ha concluso il legale - di poter andare a lavorare e così iniziare a saldare il debito con FriulAdria. Adesso teme di perdere il lavoro (assunto da pochi giorni). Non escludo imminenti clamorosi colpi di scena". L’avvocato Panizzi ha chiesto di prendere visione delle prove in possesso degli inquirenti per poter presentare ricorso ai giudici del Riesame. Le nuove accuse - si è appreso - non sarebbero supportate da alcuna prova scientifica, ma da una serie di concatenazioni logiche, che sarebbero però contraddette da chi ha assistito alle rapine. "Tutti i "colpi" del rapinatore solitario - ha detto il legale - non possono essere appioppati al mio cliente".

Milano: Cpt via Corelli; volontari e poliziotti sono i veri ostaggi

 

Il Giornale, 11 settembre 2006

 

"Da quando c’è stato l’indulto qui non si vive più. Non avete idea di come ci trattano i cosiddetti nuovi ospiti, gli stranieri usciti dal carcere e in attesa di essere rimpatriati. Già prima la situazione era quella che era, si sa. Ma adesso... Adesso è un macello, dovete denunciarlo, così non si può andare avanti. E poi... Poi è ingiusto: siamo trattati come degli animali da dei balordi che sanno di poter fare tutto quello che vogliono... Questa non è vita, questo lavoro non è dignitoso".

Un giorno della scorsa settimana. Dall’altra parte del telefono la voce si fa via via più sofferente. All’inizio sembra solo quella del "solito poliziotto" che chiama per lamentarsi, sostenendo che quello di via Corelli non è un centro di permanenza temporanea per gli stranieri in attesa di espatrio, bensì un hotel a tre stelle dove i clienti serviti e riveriti sono gli stranieri e i camerieri tuttofare i poliziotti e i volontari della Croce Rossa. Poi il racconto si fa più preciso; gli aneddoti, dettagliatissimi, hanno dell’incredibile. Tuttavia quando decidiamo di verificarli con i volontari della Croce Rossa, non solo scopriamo che sono tutti assolutamente veri e reali, persino nei loro aspetti più trash e che ore e date coincidono, ma anche che si tratta di episodi che fanno impennare i costi del Centro oltre che il malcontento di chi è costretto a lavorarci.

"Siamo rimasti sconvolti quando abbiamo sentito le minacce di quell’algerino a un poliziotto che stava lì di guardia - ci spiega Claudio C., un volontario della Croce Rossa -. Da parte dell’uomo in divisa non c’è stata alcuna provocazione, ne siamo testimoni. Dopo avergli scaraventato in faccia uno dei vassoi per il pranzo, con una violenza inaudita, lo straniero gli ha sbraitato in faccia che, una volta fuori di lì, se l’avesse incontrato, non avrebbe esitato a sparargli. Purtroppo questi nuovi arrivi, gli immigrati usciti dal carcere perché beneficiari dell’indulto, sono di una cattiveria inusitata, credono di potersi permettere di tutto".

Facendo una rapida rassegna stampa sugli articoli dedicati al centro, si trovano titoli da girone dantesco come "benvenuti all’inferno", "le gabbie di via Corelli", "maltrattamenti, violenze, suicidi e atti di autolesionismo", "orrore nel lager dei nostri giorni". Lo facciamo presente ai volontari. "Chi può parlare di orrori sono i muratori che, proprio la scorsa settimana, sono venuti per aggiustare le quattro docce e i sei rubinetti dei lavandini che i viados sudamericani avevano distrutto - ribattono loro -.

Sono dovuti letteralmente fuggire perché gli stranieri in questione, quando li hanno visti nei bagni intenti a svolgere il loro lavoro, li hanno fatti oggetto di un vero e proprio lancio di materiale edile e, finito quello, di tutto ciò che hanno trovato. La stessa fine l’hanno fatta i vetrai che dovevano aggiustare i vetri antisfondamento "bucati" dai nordafricani per "intrattenersi" a pagamento con i viados".

"Tutta la sinistra radicale chiede a Lampedusa la chiusura dei Cpt, i Centri di permanenza temporanea, ma allo stato attuale i centri rappresentano uno degli strumenti fondamentali per contrastare l’ingresso dei clandestini in Italia - ha commentato così, ieri, il vicesindaco Riccardo De Corato la manifestazione a Lampedusa per la chiusura dei Cpt. Sottolineando anche "la necessità quanto mai impellente di aprire nuovi Cpt, piuttosto che di chiudere quelli esistenti, e di sostenere una sempre più determinata azione di identificazione e rimpatrio dei clandestini". Chissà se nei nuovi centri di accoglienza si penserà anche a tutelare i diritti di chi è costretto a lavorarci.

Droghe: Fini annuncia battaglia per impedire liberalizzazione

 

Ansa, 11 settembre 2006

 

Il leader di An Gianfranco Fini annuncia battaglia per impedire "lo scempio" della liberalizzazione delle droghe e l’abolizione della legge che porta anche il suo nome. "Una delle grandi battaglie che ci accingeremo a fare nelle prossime settimane - ha detto ad una manifestazione pubblica di An a Tuoro sul Trasimeno - è quella per impedire uno scempio: non si azzardino a dire di liberalizzare le droghe, perché in quel momento sono certo che alla chiamata che faremo perché la gente esprima il suo sdegno non risponderanno soltanto i ragazzi del centro destra e i loro familiari, perché la tragedia della droga non guarda in faccia a nessuno".

"Quanti genitori che votano a sinistra - ha aggiunto il presidente di An - mi hanno ringraziato per avere per la prima volta inserito nella legge il principio che non esiste il diritto di farsi del male". "Qualcuno a sinistra - ha detto ancora Fini - mente sapendo di mentire. Non è vero che vogliamo mandare in galera i ragazzi che si fanno la canna. In galera ci deve andare lo spacciatore, non il tossicodipendente. Inoltre la legge che vogliono cancellare è talmente equa che per lo spacciatore anche dipendente invece del carcere è prevista la comunità di recupero. Dalla droga infatti se si vuole si può uscire. Proprio in Umbria c’ è la dimostrazione, con la Comunità di don Pierino. Non scherziamo su queste cose".

 

 

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