Rassegna stampa 24 marzo

 

Napoli: detenuto di 32 anni suicida nel carcere di Secondigliano

 

Adnkronos, 24 marzo 2006

 

Un detenuto si è suicidato nell’istituto penitenziario di Secondigliano a Napoli. D.O., queste le iniziali dell’uomo, rumeno, 32 anni, è stato trovato impiccato, mercoledì sera, nella sua cella di isolamento. Ne da notizia l’associazione Antigone Napoli. Nel carcere di Secondigliano sono detenuti 1.500 persone circa, su una capienza ufficiale di 1.028 posti.

"Il suicidio di un detenuto isolamento - ha dichiarato Dario Stefano Dell’Aquila, presidente di Antigone Napoli e componente dell’Osservatorio Nazionale sulla detenzione - solleva più di un problema. È indubbiamente il segnale di un disagio diffuso che si vive nelle prigioni italiane, mai così sovraffollate. Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ritiene fisiologico che ci sia in carcere una percentuale di suicidi superiore a quella dei cittadini normali, noi pensiamo che esiste un preciso compito giuridico dell’Amministrazione Penitenziaria di tutelare l’integrità di persone prive della liberta"’. "Sarebbe opportuno - ha concluso il presidente di Antigone Napoli - che si facesse chiarezza sulle dinamiche di questi eventi, senza reticenze e con trasparenza".

Firenze: detenuto di 43 anni muore d’infarto a Sollicciano

 

La Nazione, 24 marzo 2006

 

È morto d’infarto nella sua cella di Sollicciano Francesco Lombardo, di 42 anni, in carcere per reati di droga. L’uomo avrebbe dovuto scontare la pena fino al 2009. Erano da poco passate le 22.00 quando ha accusato i primi malori: i primi a dare l’allarme sono stati i compagni di cella. Gli agenti di polizia penitenziaria dal canto loro hanno chiamato i medici di guardia del carcere e il 118.

Non c’è stato però nulla da fare. Neanche un intervento col defibrillatore ha potuto salvare l’uomo che, essendo cardiopatico, era già stato ricoverato al centro clinico del carcere don Bosco di Pisa.

"La sua condizione - ha detto Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti - conferma che il carcere è una struttura malata e che produce morte e che il diritto fondamentale è quello alla salute e alla vita. Solo che le condizioni del carcere contrastano violentemente questa prerogativa. Il carcere reso invivibile dal sovraffollamento e da leggi criminogene non è in grado di garantire i diritti fondamentali e quindi o per suicidio o per malattia la conclusione è ugualmente drammatica".

Firenze: a Sollicciano 2 decessi e un tentato suicidio in 3 giorni

 

Gruppo "Dentro e fuori le mura", 24 marzo 2006

 

Dopo il suicidio di tre giorni fa, un altro detenuto è morto all’interno del carcere di Sollicciano, questa volta a causa dei ritardi nell’assistenza medica. Alle 22.30 di ieri, 23 marzo 2006, Francesco Lombardo, di 42 anni, ha accusato dolori gravi. Se ne è accorto il compagno con cui divideva la cella, la sedicesima della XII sezione (reparto penale maschile), che ha immediatamente cominciato a gridare e battere contro il blindo, subito seguito dagli altri detenuti dell’intera sezione, per avvertire gli agenti in servizio. Solo dopo oltre venti minuti questi ultimi hanno aperto la porta della cella, consentendo ai detenuti stessi di trasportare Lombardo fino all’infermeria interna servendosi di un lenzuolo. All’infermeria, Lombardo è giunto ancora in vita ma è deceduto poco tempo dopo, probabilmente per un ictus. Intanto, emerge solo ora un ulteriore grave episodio avvenuto la settimana scorsa: un detenuto della XI sezione ha tentato il suicidio colpendosi ripetutamente con una forchetta. È stato salvato dall’intervento degli altri detenuti. La situazione del carcere di Sollicciano è evidentemente del tutto fuori controllo. Quanti altri detenuti devono morire perché le autorità e le forze politiche si decidano a volerla affrontare sul serio?

Castelli: farò ancora il Guardasigilli, ho una missione da compiere

 

Adnkronos, 24 marzo 2006

 

Così il ministro della Giustizia durante i "Confronti Adnkronos". La replica della Finocchiaro: "Non mi piacciono quelli che si candidano prima. Ma anch’io, se il premier vuole...". Faccia a faccia su carceri e giustizia per i "Confronti Adnkronos". A confrontarsi oggi al Palazzo dell’Informazione sono stati il ministro della Giustizia Roberto Castelli e il capogruppo dei Ds in commissione giustizia alla Camera, Anna Finocchiaro. A condurre Alessia Lautone. Ospiti in studio, Bruno Miserendino de "L’Unità", Massimo Martinelli de "Il Messaggero" ed Anna Arcuri dell’agenzia Adnkronos. Il dibattito è sereno, ma i due esponenti politici non mancano di punzecchiarsi, portando sul tavolo i problemi del sovraffollamento dei penitenziari italiani e i ritardi del nostro sistema giudiziario, ma anche le diverse "ricette" date alle questioni dai due opposti schieramenti. L’annuncio del ministro leghista arriva a metà riflessione: "In caso di vittoria del centrodestra, tornerò a fare il ministro della Giustizia. Ho una missione da compiere. Questa - aggiunge il Guardasigilli - non è una minaccia, ma una notifica. Vi rendo noto che tornerò a fare il ministro", rimarca.

Alla Finocchiaro viene allora chiesto se in caso di vittoria dell’Unione al voto di primavera, assumerà la guida del dicastero di via Arenula. "Anche io mi candido a occuparmi di giustizia", replica l’esponente della Quercia che sorridendo continua: "Se il presidente del Consiglio vorrà... Ma non mi piacciono quelli che si candidano prima a fare i ministri. La politica è un servizio, farò quello che serve", tiene a precisare Finocchiaro.

Giustizia: Finocchiaro (Ds); non nuovi istituti, creare alternative

 

Adnkronos, 24 marzo 2006

 

Il nostro sistema della carceri è "vecchio". "Sarebbe il tempo di introdurre sanzioni alternative al carcere". Lo ha detto Anna Finocchiaro dei Ds ai "Confronti dell’Adnkronos" al Palazzo dell’Informazione di Piazza Mastai. Secondo l’esponente della Quercia "non possiamo espandere il carcere oltre un certo limite", cioè non si può tenere tutti dentro, "nel sistema - ha spiegato - scattano gli anticorpi".

Roma: malasanità a Regina Coeli, cinque storie al limite

 

Roma One, 24 marzo 2006

 

Sovraffollamento allarmante negli istituti di pena. Il Garante regionale dei diritti dei detenuti, Marroni, la racconta attraverso la vicenda di 5 reclusi che, malgrado patologie acclarate, non accedono a misure alternative

Roma, 24 marzo 2006 - "Detenuti costretti a letto o su una sedia a rotelle, altri con gravi problemi di salute mentale, con un tasso di pericolosità prossimo allo zero e incompatibili con il regime carcerario. Tutti reclusi nel centro clinico del carcere romano di Regina Coeli". La denuncia porta la firma del Garante Regionale dei diritti dei Detenuti, Angiolo Marroni, che a riprova ha illustrato cinque casi emblematici.

Si inizia con un senza fissa dimora, Stefano M., alcolista cronico, rientrato in carcere. "Casa sua è la cella 1 al secondo piano. Nei pochi giorni che è stato libero (scarcerato per incompatibilità) e stato in diversi ospedali (al Sandro Pertini e al Grassi di Ostia) per la cirrosi epatica e altre patologie", spiega Marroni. C’è poi Mario T., tossicodipendente, in cella dal 2003: "Non compie reati dal 1997 perché entra e esce dal carcere per vecchi cumuli. Da più di 20 anni combatte con l’erosione del palato causata dalla cocaina. Si può alimentare solo con liquidi e pesa 46,5 kg. Mario vive tra il letto e la carrozzina nella cella, è epilettico. Incompatibile col carcere, per la recidiva e la pericolosità non può essere scarcerato", precisa ancora Marroni.

Ancora: Lucio G. ha 71 anni. "Ha diversi precedenti e, a causa dei problemi di salute mentale, è in trattamento al Centro igiene mentale (Cim). Parla in dialetto marchigiano e a tutti chiede "me porti a casa?" - aggiunge Marroni-. In cura al Cim è anche Adriano S., arrestato in una clinica psichiatrica con un vecchio cumulo di 18 mesi da scontare. A causa dell’arresto Adriano, ha perso il posto nella casa di cura". "Nicolino S., tossico e senza fissa dimora, è tornato da poco nel Centro Clinico. In passato, mentre giocava a pallone, è caduto battendo la testa e procurandosi lesioni cerebrali, disturbi di equilibrio e perdita della postura eretta", spiega ancora il garante.

"Non credo siano questi i criminali che si vorrebbe vedere in carcere - ha detto il Garante dei Diritti dei detenuti Angiolo Marroni - La realtà è che, nonostante il sovraffollamento, si continuano a tenere in cella queste persone, trascurando altre priorità. Questi uomini potrebbero usufruire di misure alternative, ma restano in carcere perché sono sole e non hanno forza e appoggi per far valere i loro diritti. In questa situazione gli agenti di polizia penitenziaria sono costretti a fare gli assistenti e i volontari, in certi casi, gli infermieri. E così il sistema carcerario è al collasso".

Padova: il carcere circondariale sta di nuovo "scoppiando"

 

Il Gazzettino, 24 marzo 2006

 

Celle sovraffollate, condizioni igieniche precarie, personale penitenziario insufficiente. Rischia di esplodere nuovamente la protesta dei detenuti alla casa circondariale di via Due Palazzi. Cgil, Cisl e Uil hanno ottenuto un incontro urgente con il provveditore regionale delle carceri Felice Bocchino e la direttrice del penitenziario padovano Antonella Reale. "Oggi chiederemo - fa sapere Adriano Pozzato, segretario generale Fps-Cisl - come si intenda utilizzare la nuova sezione del carcere di imminente apertura. Non è chiaro con quale personale e con quali mezzi si voglia gestirla. Non sappiamo poi se l’entrata in funzione della nuova struttura comporterà la chiusura dell’altra". Cgil, Cisl e Uil non nascondono la grande preoccupazione che serpeggia tra le fila delle guardie penitenziarie, costrette a massacranti turni di lavoro ben oltre le otto ore canoniche e in ambienti insalubri. L’attuale dotazione organica della casa circondariale è di 170 unità. Risultano attualmente in servizio 119 addetti, dei quali soltanto un’ottantina riveste funzioni operative.

A dicembre, quando si raggiunse la quota record di 295 carcerati a fronte di una capienza di 92 posti, scoppiò una clamorosa protesta. "Una novantina di persone furono trasferite altrove - riferisce Bernardo Diana, coordinatore territoriale Cisl - ma la situazione sta tornando ai livelli del 2005. Abbiamo attualmente una popolazione carceraria di 235 unità. In celle singole vengono collocate tre persone, in quelle da quattro ci stanno addirittura in undici". Il corpo di fabbrica in via di ultimazione renderà disponibili 87 posti, suddivisi su tre piani. "Nella nuova sezione riscontriamo gravi deficit strutturali come la mancanza di cancelli e telecamere - osserva Diana - i passeggi non sono adeguati alla capienza prevista. Non sono stati realizzati gli uffici per il funzionamento dell’istituto e ci si dovrà appoggiare ai servizi della parte vecchia, che dista un centinaio di metri. Con quali uomini sarà possibile gestire al meglio entrambe le strutture?".

Padova: casa circondariale, rischio di nuove proteste dei detenuti

 

Il Gazzettino, 24 marzo 2006

 

Si rischiano nuovi disordini alla casa circondariale di via Due Palazzi. Il sovraffollamento delle celle e le gravi carenze organiche del personale penitenziario potrebbero provocare un’altra clamorosa protesta dei detenuti. È quanto le organizzazioni sindacali di Fp-Cgil, Fps-Cisl e Uil Fpl riferiranno oggi al provveditore regionale delle carceri Felice Bocchino e alla direttrice della casa circondariale padovana Antonella Reale. "Abbiamo chiesto un incontro urgente - fa sapere Adriano Pozzato, segretario generale Fps - per capire come si intenda utilizzare la nuova sezione del carcere di imminente apertura. Non è chiaro con quale personale e con quali mezzi si voglia gestirla. Non sappiamo poi se l’entrata in funzione della nuova struttura comporterà la chiusura dell’altra".

Cgil, Cisl e Uil non nascondono la grande preoccupazione che serpeggia tra le fila delle guardie penitenziarie, costrette a massacranti turni di lavoro ben oltre le otto ore canoniche e in ambienti insalubri. L’attuale dotazione organica della casa circondariale è di 170 unità. Risultano attualmente in servizio 119 addetti, dei quali soltanto un’ottantina riveste funzioni operative. Gli agenti sono spesso costretti a rimanere in servizio per 10-12 ore consecutive senza neppure una pausa per il pranzo, in assenza dei colleghi che possano avvicendarli. Le guardie vengono infatti distratte dai loro compiti canonici per supplire alle carenze numeriche del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti. Sono costrette a fare da scorta ai detenuti in occasione di visite ospedaliere o di udienze in tribunale.

Desta poi non poca preoccupazione l’eccessivo affollamento delle celle. A dicembre, quando si raggiunse la quota record di 295 carcerati a fronte di una capienza di 92 posti, scoppiò una clamorosa protesta. "Una novantina di persone furono trasferite ad altri penitenziari - riferisce Bernardo Diana, coordinatore territoriale Cisl - ma dopo un mese di tregua la situazione sta tornando ai livelli del 2005. Abbiamo attualmente una popolazione carceraria di 235 unità. In celle singole vengono collocate tre persone, in quelle da quattro ci stanno addirittura in undici. Sono stati messi detenuti persino nella sala ricreativa sprovvista di bagno e nella sala studio".

Il corpo di fabbrica in via di ultimazione renderà disponibili 87 posti, suddivisi su tre piani. "Nella nuova sezione riscontriamo gravi deficit strutturali come la mancanza di cancelli e telecamere - osserva Diana - i passeggi non sono adeguati alla capienza prevista. Non sono stati realizzati gli uffici per il funzionamento dell’istituto e ci si dovrà appoggiare ai servizi della parte vecchia, che dista un centinaio di metri, attraversando una zona sprovvista di protezione. Con quali uomini sarà possibile gestire al meglio entrambe le strutture?" "Ci auguriamo di ottenere risposte convincenti - conclude Giovanni Faverin, numero uno di via del Carmine - altrimenti non esiteremo a rivolgerci al prefetto. Quella del carcere è una situazione esplosiva. Vogliamo evitare nuove sommosse".

Milano: presto partirà il progetto sul trasloco di San Vittore

 

Ansa, 24 marzo 2006

 

La decisione sul trasferimento di San Vittore è vicina. Lo annuncia il ministro della Giustizia Roberto Castelli, precisando che "in tempi brevi verrà presentato il progetto". "È un argomento che è nella mia testa di giorno e di notte - assicura -. Stiamo lavorando e siamo molto avanti".

Sull’area che dovrà ospitare il nuovo carcere Castelli non si sbilancia e sottolinea che per la realizzazione del progetto ci vorrà tempo, "perché è un’opera ciclopica, gigantesca". "Comunque tutte le istituzioni - garantisce il ministro - stanno lavorando per arrivare a una soluzione".

L’assessore all’Urbanistica Gianni Verga conferma di essere in attesa di esaminare "le caratteristiche tecniche richieste dal ministero per la struttura: su questa base faremo la nostra scelta per l’area, nel giro delle prossime settimane". Ma sul trasloco di San Vittore non è d’accordo l’assessore della Provincia Francesca Corso, con delega all’integrazione sociale per le persone in carcere, che con passione ha portato avanti invece il progetto della casa per mamme detenute. "Mi sembra una ghettizzazione, spostare il carcere sarebbe come privare il cuore della città di una presenza che potrebbe arrivare al cuore delle persone. Comunque, di questo progetto ho solo letto sui giornali".

Volterra: quando il carcere diventa un "Laboratorio del gusto"

 

Redattore Sociale, 24 marzo 2006

 

Venti detenuti della casa di reclusione di Volterra scrivono il menù e preparano le pietanze delle "serate galeotte"; un appuntamento al mese fino a luglio in collaborazione con Slow Food. Cucinare per comunicare, oltre le mura del carcere. Sono circa venti i detenuti della casa di reclusione di Volterra che con le loro pietanze invitano ad un’esperienza unica i partecipanti alle "Serate galeotte", "Suggestioni gastronomiche alla Fortezza", promosse dalla casa di reclusione toscana in collaborazione con l’associazione Slow Food. Si tratta di vere e proprie serate a tema - un appuntamento al mese fino a luglio - che gli stessi detenuti organizzano pensando al menù e preparando le singole pietanze, con l’obiettivo di offrire di volta in volta la cultura, i sapori e le tradizioni dei loro luoghi di origine.

Dopo la serata di apertura, il 18 marzo scorso, dedicata alla Sicilia, "domani 25 marzo si terrà il secondo appuntamento, anche questo pensato come una presentazione, e dedicato nuovamente alla Sicilia - spiega Maria Grazia Giampiccolo, direttrice della casa penale -. Questi incontri sono stati preceduti da laboratori del gusto, organizzati all’interno del carcere da Slow Food nell’intento di preparare i detenuti, affinare la capacità di accostarsi ai cibi e di prepararli, di degustare un vino…". Le pietanze vengono cucinate utilizzando prodotti forniti da Slow Food, proprio nell’ottica di garantire la tipicità dei sapori e il rispetto delle tradizioni di ogni territorio. Gli ospiti delle serate – alla prima erano presenti le autorità cittadine, le altre saranno aperte ai soci Slow Food –vengono accolti dai detenuti, che offrono i bicchieri per degustare il vino. Le cene vengono offerte in un’antica cappella della Fortezza, non più adibita a luogo di culto, e le singole portate sono illustrate dagli stessi detenuti che le hanno preparate.

"I detenuti coinvolti nell’iniziativa sono quelli che hanno conseguito, tramite un corso, l’autorizzazione a toccare gli alimenti - precisa la direttrice -. Vorremmo cercare di offrire in questo modo una nuova possibilità di occupazione, pensando al carcere non solo come una struttura che non solo ottiene servizi dal territorio ma che può a sua volta offrirne trasformandosi in un laboratorio culturale. L’ottica è sempre quella di avvicinare il più possibile la struttura carceraria alla città e viceversa". I detenuti otterranno attestati di partecipazione alle serate e premi in denaro offerti dai soci Slow Food. Dopo l’appuntamento di domani, i successivi sono fissati per il 7 aprile, il 12 maggio, il 9 giugno ed il 14 luglio.

Avezzano: una svolta per evitare la chiusura del carcere

 

Prima da Noi, 24 marzo 2006

 

Si svolgerà mercoledì prossimo (29 marzo) un incontro promosso dall’onorevole Rodolfo De Laurentiis con il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria generale, Giovanni Tinebra, per evitare la chiusura del carcere San Nicola di Avezzano durante i lavori di ristrutturazione. Nel corso della riunione si cercherà di stabilire i tempi e le modalità per eseguire i lavori senza penalizzare lavoratori e detenuti. Intanto De Laurentiis ha incontrato anche il provveditore regionale penitenziario che sta lavorando a una soluzione. "L’obiettivo al quale dobbiamo arrivare nel corso dell’incontro", ha dichiarato il parlamentare marsicano dell’Udc, "è quello di trovare un’intesa istituzionale e studiare le modalità tecniche per la ristrutturazione, evitando la chiusura della struttura". De Laurentiis, nei giorni scorsi, ha incontrato prima la direzione generale penitenziaria del Ministero di Grazia e giustizia, che si è detta disponibile a trovare una soluzione tramite un accordo con il Comune, e poi il sindaco di Avezzano, che ha accolto favorevolmente la proposta di incontro per siglare un protocollo d’intesa.

L’iter per la ristrutturazione del carcere è solo alle prime fasi. Non è stata ancora eseguita la progettazione degli interventi. C’è quindi, secondo De Laurentiis, tutto il tempo per arrivare a una soluzione che eviti la chiusura del San Nicola durante i lavori.

Droghe: Radicali; referendum contro la Fini-Giovanardi

 

Ansa, 24 marzo 2006

 

"Questa legge Fini-Giovanardi deve essere cancellata, come si evince nella parte sanitaria del programma dell’Unione. Pannella ritiene che la via referendaria sia la più efficace per ottenere lo scopo". Così Marco Perduca, leader degli antiproibizionisti radicali e candidato per la Rosa nel Pugno nelle Marche e in Toscana, si è espresso sul tema delle droghe durante un intervista di Mario Adinolfi su NessunoTv. "Però - continua - deve essere chiaro che non basta cancellare la Fini-Giovanardi, perché si ritornerebbe alla Iervolino-Vassalli degli anni ‘80 e questo non basterebbe a governare un fenomeno che esiste, anche perché il mondo libero dalle droghe è come il mondo libero dall’aria, è impossibile. Quindi si tratta di trovare delle forme precise per governare questo fenomeno". "Ammesso e non concesso - aggiunge - che questo gruppo vinca le elezioni, è scontato che questo problema per noi avrà la priorità, ma bisognerà vedere come saranno distribuite le forze. Devo dire però che anche Rosi Bindi si è dichiarata favorevole alla cancellazione di questa legge, anche se questo può non essere una garanzia, perché spesso Rutelli lo trovi piazzato da altre parti rispetto a Rosi Bindi". "Certo - conclude - è che se il governo non dovesse farsi vedere reattivo sull’argomento, partirà un’iniziativa referendaria, magari anche da aprile stesso, subito".

Droghe: Corleone; decisione su tabelle a dopo le elezioni

 

Ansa, 24 marzo 2006

 

La commissione istituita presso il Ministero della salute, e che deve decidere la quantità massima di droga ammessa per il consumo personale, "è ormai delegittimata": è l’opinione di Franco Corleone, presidente di "Forum droghe" ed ex sottosegretario alla giustizia. Corleone, che definisce la commissione "di nomina politica e di parzialità scientifica e di fiducia dell’ex ministro Storace", ricorda che il 31 marzo è il limite per la proposta, "che Berlusconi dovrebbe portare al concerto con il ministro della giustizia e poi tradurre in un decreto ministeriale".

Secondo l’ex sottosegretario "che questo avvenga nei 9 giorni precedenti le elezioni è davvero incredibile". Corleone invita perciò la commissione a sospendere i lavori e rinviare ogni decisione a dopo il 9 aprile. "In particolare - precisa - rivolgo questo appello al prof. Donato Greco, la cui storia appartiene all’istituto superiore di sanità, perché proponga una scelta sagace e intelligente agli altri membri della commissione e, nel caso non fosse accolta, presenti le sue dimissioni non avallando scelte improprie e intempestive".

Droghe: con ecstasy danno memoria può essere irreversibile

 

Ansa, 24 marzo 2006

 

L’estasi può compromettere irreversibilmente memoria e capacità di apprendimento anche una volta smesso di assumere le pericolosissime pasticche. È quanto evidenziato da Konstantine Zakzanis della University of Toronto a Scarborough in uno studio apparso sulla rivista Neurology in cui sono stati coinvolti 15 individui. I giovani hanno riportato di aver assunto la droga dalle 3 alle 225 volte nel corso di un anno. In un precedente studio sullo stesso campione di individui Zakzanis aveva riportato un effetto dose-dipendente dell’assunzione di estasi su memoria e apprendimento: maggiore il numero di pasticche prese, più consistente il danno alle capacità mnemoniche osservato. Inoltre Zakzanis aveva evidenziato che questa droga aumenta il rischio depressione. In questo nuovo studio Zakzanis ha chiesto agli stessi individui di sottoporsi a nuovi test cognitivi. Metà del campione era ancora nel tunnel della dipendenza da estasi, mentre i restanti erano astinenti da un anno dal consumo delle pasticche. È emerso che rispetto ai test dell’anno precedente i soggetti che continuavano a prendere la droga mostravano un ulteriore peggioramento delle proprie funzioni cognitive. Tra coloro che invece avevano deciso di non assumerne più, ha riferito Zakzanis, purtroppo solo alcuni hanno recuperato almeno in parte capacità mnemoniche perse a causa delle pasticche. Quelli che avevano assunto massicce dosi di estasi, pur avendo smesso da un anno di drogarsi con estasi, non erano riusciti a recuperare le capacità danneggiate dall’assunzione delle pasticche. Ciò dimostra ancora una volta in modo chiaro che l’estasi fa malissimo, ha concluso Zakzanis, evidenziando che i danni provocati al cervello da questa droga possono essere irreversibili anche quando si cessa il consumo.

Egitto: il "gioco dell’impiccato" fa vittime tra gli adolescenti

 

Ansa, 24 marzo 2006

 

Ben più eccitante di un passatempo al computer, meno costoso di una droga, non illegale, il "gioco dell’impiccato" sta prendendo piede in Egitto, dove ha già fatto almeno sei vittime fra giovani e adolescenti. Il gioco, chiamato anche dello svenimento o "scimmia spaziale", è facile da farsi, basta una corda, o una cintura o anche solo delle stringhe di scarpe. Si legano intorno al collo e si stringe fino a perdere il respiro. Nell’attimo in cui torna l’ossigeno al cervello, dicono che l’effetto sia come quando si prende un eccitante. Una sensazione di ebbrezza, come una droga. Ma se, come accade a volte, si perde il controllo a causa di uno svenimento, è la morte. Sei ragazzi sono finora vittime accertate di questa moda in Egitto.

Il loro caso era stato archiviato dalla polizia come suicidio, ma in seguito all’insistenza dei genitori è venuto fuori che forse si è trattato di morti accidentali in uno stupido gioco, peraltro di moda anche in occidente. Da un’inchiesta negli Stati Uniti è risultato che la maggioranza degli adolescenti o preadolescenti ne hanno sentito parlare, o hanno degli amici che hanno provato l’emozione. "Sembra proprio divertente e i miei amici che lo hanno fatto dicono che è una fantastica sensazione", ha detto un adolescente al programma televisivo el Qahira el Yom (Il Cairo d’oggi), che questa settimana ha dedicato una puntata al fenomeno, con la speranza di interessare i genitori al problema. I padri e le madri si preoccupano infatti di scoprire nei figli segni dell’uso di stupefacenti, o dell’abuso di alcolici, ma non hanno idea di quest’altra "droga". "Ho visto i segni sul collo, ma mi ha detto che erano baci - ha raccontato il padre di Mohamed Ahmed, una delle vittime -, non ho capito. Dio mi aveva mandato un segno e io non l’ho colto", riferisce il settimanale Rosel Youssef. "Mio figlio, l’ho cresciuto da solo, parlavamo di tutto, eravamo ottimi amici, so per certo che non può essersi suicidato", ha aggiunto l’uomo, secondo il quale i genitori devono mettersi in allerta se vedono i figli con gli occhi iniettati di sangue, o se hanno strani mal di testa o lividi sul collo. I genitori del ragazzo sono stati i primi a uscire allo scoperto perché non potevano credere che il figlio, 21 anni, studente modello e campione di palla a nuoto, si fosse suicidato per "depressione", come avevano sostenuto i suoi amici. Il gioco impone infatti l’omertà nel caso di morte di uno dei partecipanti.

Cina: l’Onu denuncia la diffusione di torture nelle carceri

 

Agi, 24 marzo 2006

 

Il ricorso alla tortura nelle carceri cinesi si sta diffondendo in modo preoccupante. È quanto denuncia Manfred Novak, l’inviato speciale dell’Onu sulla tortura, in un rapporto pubblicato dalla Commissione per il rispetto dei diritti umani. Nel corso di una missione di due settimane in Cina, a fine 2005, Novak ha potuto rendersi conto che il sistema della "rieducazione attraverso il lavoro", la detenzione prima del processo in strutture speciali e in manicomi sono tutti sistemi per mascherare il ricorso alla tortura. L’inviato ha sottolineato nel suo rapporto che all’interno della popolazione carceraria cinese - la più numerosa al mondo - i detenuti selezionati per i ‘processi di rieducazionè rientrano in specifiche categorie: attivisti della minoranze Tibetane, musulmani uiguri dello Xinjiang e seguaci della setta spirituale Falun Gong, messa fuori legge da Pechino nel 1999. Novak ha visitato dieci centri di detenzione e ha avuto colloqui privati con trenta detenuti.

 

 

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