Rassegna stampa 14 luglio

 

Indulto: An e Lega contrarie, il 24 luglio voto alla Camera

 

Corriere della Sera, 14 luglio 2006

 

Un indulto di tre anni per alleggerire la pressione sulle carceri con la liberazione immediata di 12 mila detenuti. Ieri, la commissione Giustizia della Camera ha adottato il testo predisposto dal relatore Enrico Buemi (Rosa nel Pugno) che già la prossima settimana verrà votato per poi passare in aula il 24 luglio. Ci vorrà infine il via libera del Senato e solo dopo qualche settimana si registreranno i primi effetti sulla popolazione carceraria. Alla decisione di adottare come base di partenza il testo Buemi, con il voto contrario di Lega e An, si è arrivati al termine di un vertice notturno dell’Unione nel corso del quale il responsabile Giustizia dei Ds, Massimo Brutti, ha concordato con gli alleati del centrosinistra una serie di interventi che dovranno accompagnare l’indulto. Pierluigi Mantini (Margherita) ha spiegato che già martedì prossimo verrà presentata una proposta di legge che aumenta le pene edittali per il furto in appartamento, la rapina e la violenza sessuale.

Nel testo di indulto (l’atto di clemenza che condona in tutto o in parte la pena inflitta ma non cancella il reato) c’è un limite temporale: i reati commessi dopo il 2 maggio 2006 non verranno contemplati. E, all’ultimo minuto, è stata anche allungata la lista delle esclusioni che inizialmente comprendeva mafia, terrorismo, sequestri di persona, riciclaggio legato ai sequestri di persona, traffico di droga. Poi è stato deciso di alzare l’asticella, aggiungendo i reati a sfondo sessuale, compreso il possesso di materiale pedo pornografico. L’indulto vale comunque anche per i recidivi ma prevede una condizione tassativa: chi torna a delinquere nei 5 anni successivi finisce in carcere a scontare anche gli anni che sono stati cancellati.

Invece, i reati contro la pubblica amministrazione non sono stati esclusi dal testo base predisposto da Enrico Buemi. La scelta dell’Unione non è piaciuta all’Italia dei Valori di Antonio di Pietro che ora minaccia di votare no, come ha spiegato il capogruppo Massimo Donadi: "Questo indulto è inaccettabile perché comprende la corruzione e quei reati finanziari con i quali gli ex responsabili della Parlamat e i "furbetti del quartierino" hanno messo ginocchia a terra un milione di famiglie". Donadi contesta anche l’inclusione nel progetto di indulto dei reati contro l’amministrazione della giustizia pensando, probabilmente, alla condanna definitiva a sei anni per corruzione in atti giudiziari inflitta all’ex ministro Cesare Previti (Forza Italia): al quale, con l’indulto, verrebbe riconosciuto l’affidamento ai servizi sociali.

Nel due Poli, tuttavia, il fronte giustizialista è minoritario. E così, al termine di un lungo confronto tra Gaetano Pecorella (FI) e Massimo Brutti (Ds), è stata siglata l’intesa tra i due maggiori partiti (per varare un provvedimento di clemenza servono i due terzi del Parlamento, ndr) per votare l’indulto subito e l’amnistia dopo l’estate. E ieri, Paola Balducci (Verdi) ha chiesto la calendarizzazione delle proposte di legge di amnistia subito dopo al pausa estiva.

Nel centrodestra, invece, la Lega ha duramente contestato il deputato Mario Pepe (FI) che ha parlato in commissione di "di indulto utile per favorire il reinserimento nella società dei detenuti". Per Carolina Lussana (Lega) Pepe sbaglia: "Perché ora torneranno in libertà soprattutto gli extracomunitari che poi sono quelli a più alto tasso di recidiva".

Giustizia: arriva l’indulto "largo", il centrodestra si divide

 

Il Messaggero, 14 luglio 2006

 

Sconto di pena per tutti i reati commessi "fino a tutto il 2 maggio 2006". Questo il testo adottato ieri dalla commissione Giustizia della Camera. La formulazione supera quella che prevedeva il 31 dicembre 2005 come data ultima. Ampliato anche l’elenco dei reati che non potranno beneficiare dell’indulto. A parte tutti quelli di maggiore pericolosità sociale come stragi, terrorismo e mafia, i parlamentari dell’Ulivo hanno deciso di escludere dal provvedimento di clemenza anche tutti quelli a sfondo sessuale (dalla violenza anche di gruppo alla pedo-pornografia) compreso quello di detenzione di materiale pornografico; la tratta di persone e il sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione. Potranno beneficiare dell’indulto invece quelli contro la pubblica Amministrazione.

Hanno votato a favore dell’adozione di questo testo tutti i gruppi ad eccezione di Lega e An che hanno detto "no" e dell’Udc che era assente. La responsabile Giustizia della Lega Carolina Lussana ha definito "piuttosto singolare" la posizione di Forza Italia che, con il deputato Mario Pepe, avrebbe sostenuto come l’indulto sia una "misura utile per favorire il reinserimento nella società dei detenuti".Anche An ha votato contro, ma Edmondo Cirielli ha motivato la contrarietà del suo gruppo sostenendo che un provvedimento di clemenza dovrebbe essere accompagnato da un insieme di altre misure come quello del risarcimento delle vittime dei reati; un potenziamento dell’edilizia carceraria; un rafforzamento dell’impiego della polizia penitenziaria e del numero dei magistrati di sorveglianza; un incremento degli accordi con gli Stati di appartenenza dei detenuti extracomunitari per consentire che questi ultimi scontino la pena nel proprio Paese di origine".

L’indulto, ha annunciato Pierluigi Mantini (Ulivo), "sarà accompagnato da altri provvedimenti". Sempre nella riunione di stanotte convocata dal responsabile Giustizia dei Ds Massimo Brutti, ha raccontato Mantini, si è deciso di presentare già dal prossimo martedì una proposta di legge che aumenta le pene edittali di alcuni reati come il furto in appartamento, la violenza sessuale e la rapina. "È molto probabile - dichiara Enrico Costa di FI - che il testo sull’indulto possa venire approvato entro giovedì prossimo". Il presidente della commissione Pino Pisicchio ha infatti annunciato che il termine di presentazione degli emendamenti è stato fissato a martedì prossimo.

Torino: si può curare la malattia mentale dietro le sbarre?

 

Redattore Sociale, 14 luglio 2006

 

La malattia mentale può essere curata in carcere? "Posta in questo modo, è una domanda di difficile risposta. Io la metterei così: ad oggi - risponde Pietro Buffa, direttore della casa circondariale "Lorusso e Cotugno" di Torino - ritengo che ciò che è possibile realizzare siano iniziative come il nostro progetto Il Sestante. Non voglio affermare che il carcere è di per sé curativo: questa sì, sarebbe una contraddizione. Però in un ambiente come il carcere, che presenta tutta una serie di disagi e di aspetti organizzativi, ecco che un intervento come il nostro si differenzia dallo standard, perché vede l’ingresso della Sanità pubblica con parametri uguali a quelli esterni, ovviamente tenendo conto di un contesto diverso".

Pietro Buffa risponde a Redattore Sociale a margine del seminario "L"intervento psichiatrico in carcere", organizzato proprio al "Lorusso e Cotugno" dalla Sip (Società italiana di psichiatria) e dal Dsm (Dipartimento di salute mentale) "Giulio Maccacaro" della Asl 3 di Torino sul tema: "L’intervento psichiatrico in carcere". Il Sestante, l’iniziativa citata da Buffa, è un progetto sperimentale nato dalla collaborazione fra l’istituto penitenziario torinese e il Dsm dell’Asl 3: due aree di detenzione del "Lorusso e Cotugno" sono state trasformate in un reparto di osservazione e trattamento psichiatrico che con un’équipe di psichiatri, psicologi, infermieri, educatori e medici di medicina generale garantisce l’intervento sui detenuti con disturbi mentali, provenienti anche da altri regioni. "In 4 anni d’attività a Il Sestante sono passate ormai centinaia di persone, e con buoni risultati", afferma Buffa.

Una ricerca ha evidenziato come il 12% delle persone che entrano nelle carceri del Piemonte presentino problemi psichiatrici. (Quanto alle dimensioni del problema nelle carceri italiane, che hanno ormai raggiunto il triste record di 62.000 detenuti per 43.000 posti disponibili, ai margini del seminario sono circolati dati contrastanti, che spaziano da 6000 detenuti con disagio psichico a ben il 20% di tutti i detenuti). Al di là delle cifre, il segretario nazionale della Sip Luigi Ferrannini ha ricordato nel suo intervento che "già gli atti di autolesionismo richiedono letture diverse rispetto a quanto avviene fuori dal carcere. A scatenarli possono bastare gli ostacoli a piccole addiction, a piccole dipendenze come quelle da cellulare, che come si sa in carcere non si possono tenere".

Queste invece le cifre del disagio psichico-giudiziario estremo: sono 1151 gli internati nei 6 Opg (ospedali psichiatrici giudiziari) e nel Centro di cura e custodia di Firenze, ai quali però bisogna aggiungere 120 persone in licenza penale di esperimento. Adolfo Ferraro, direttore dell’Opg di Aversa (Ce), ha tratteggiato la situazione sociale e giudiziaria degli internati: il 90% provengono da condizioni economiche disagiate ("i ricchi all’Opg non ci finiscono quasi mai"), sono spesso celibi sui 30-40 anni, il 60% sono trattenuti per una proroga della "misura di sicurezza", una proroga che a sua volta è dovuta in gran parte alla mancanza di servizi esterni di accoglienza. "Da noi ad Aversa il 12% dei 300 internati è lì per maltrattamenti in famiglia. Mentre io credo che l’Opg dovrebbe essere il luogo per la diagnosi e la terapia dei soggetti veramente pericolosi".

In un duro intervento, il sociologo clinico Claudio Renzetti ha collegato la crescita abnorme dell’area penale in Italia negli ultimi 15 anni all’aumento delle "vite di scarto" emarginate dai processi produttivi e alle "difficoltà a riciclarle" nella società: "Matti, alcolisti, tossicodipendenti, giocatori compulsivi sono individui che si sono misurati con le ‘offertè impossibili e spiazzanti di cui le nostre città sono piene. È un problema di come li trattiamo, ma anche di come ci trattiamo". Alla stessa domanda rivolta da Redattore sociale al direttore Pietro Buffa, ancora a margine del seminario (che si conclude oggi) Renzetti ha risposto: "No, in un carcere la malattia mentale non la si può curare. Curare in costrizione può essere un episodio, come avviene per il Tso. Ma in un contesto così pieno di vincoli come il carcere è un controsenso".

Larino: 10 detenuti ottengono il diploma di perito industriale

 

Ansa, 14 luglio 2006

 

Dal carcere al diploma di perito industriale. È la strada percorsa da dieci detenuti del penitenziario di Larino. Il successo dell’iniziativa ha portato la direzione del carcere a valutare possibilità di una convenzione con l’Università degli studi del Molise per permettere ai detenuti di proseguire gli studi e sostenere i relativi esami. Intanto, il prossimo 21 luglio, è prevista la cerimonia ufficiale di consegna dei diplomi.

Civitavecchia: sentimenti in libertà con "Il canto dentro"

 

Il Messaggero, 14 luglio 2006

 

Sembrava di non essere tra le mura di un carcere, ieri mattina, nella casa circondariale nuovo complesso penitenziario di Aurelia in occasione del concerto a chiusura del progetto "Il canto dentro" realizzato con l’associazione "Grandi laboratori riuniti" e con il patrocinio della Provincia di Roma. Protagoniste alcune detenute ed alcune cantanti di un altro coro femminile dirette da Micaela Grandi che hanno eseguito Gracias a la vida, Se bastasse una canzone, Fragile, Il mio canto libero. È stata letta anche una poesia ed è stato spiegato il significato del corso per il canto. Nel finale è arrivata Oh happy day. "Con il canto - ha sottolineato Micaela Grandi - oltre alle capacità prettamente artistiche, è possibile esprimere sentimenti ed emozioni comuni a tutto il genere umano in maniera diretta e libera da vincoli culturali o ambientali. Questo è stato il succo di questo lavoro: trovandosi tutte sullo stesso piano, un gruppo di donne ha realizzato un lavoro significativo seppure apparentemente modesto".

Soddisfatta della riuscita del piano di lavoro Patrizia Bravetti, vicedirettore del carcere coordinatrice del progetto con il direttore dottor Giuseppe Tressanti che sottolineato l’importanza dell’iniziativa ed ha auspicato future collaborazioni con l’Amministrazione Comunale. Era presente il vice sindaco Rita Stella che nel rilevare che "Micaela Grandi ha portato gioia e serenità", si è impegnata a sostenere proposte future.

Alessandria: sottraeva denaro ai detenuti, agente nei guai

 

Secolo XIX, 14 luglio 2006

 

Sottraeva denaro dalle lettere indirizzate ai detenuti, imitandone la firma sul registro della consegna delle corrispondenze. Ora sarà il tribunale a pronunciarsi sulla vicenda che vede coinvolto Rosario Chieppa, 49 anni, abitante in città, sovrintendente della polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale don Soria.

Il processo è fissato il prossimo 25 ottobre. L’uomo è imputato di violazione di corrispondenza, peculato e falso. Secondo l’accusa in tre occasioni, nel periodo tra il 14 novembre 2003 e il 15 aprile dell’anno successivo, avrebbe aperto le lettere inviate a ospiti del carcere, prelevando le banconote (200 euro e un assegno non trasferibile di 512); in un altro caso si sarebbe appropriato di 120 euro di una detenuta in ingresso nella struttura.

L’inchiesta, coordinata dalla procura, era partita dalla segnalazione di alcuni reclusi. Per scoprire chi apriva le lettere, nell’ufficio comando era stata installata una telecamera ma le registrazioni non avevano consentito di acquisire elementi certi. Era stata così studiata e messa a punto una trappola: una raccomandata indirizzata a un detenuto, già scarcerato, contenente una banconota facsimile. La lettera, non potendo essere recapitata, avrebbe dovuto essere ritrovata per la restituzione al mittente oppure nell’ufficio preposto. Non ne è stata trovata traccia. Dagli accertamenti disposti sarebbe emerso che nessuno ha avuto accesso all’ufficio oltre al sovrintendente. Alla vicenda delle due detenute che hanno "perso" 100 euro ciascuna e a quella del recluso che non ha ricevuto l’assegno si è aggiunto un altro fatto.

Dalle indagini, condotte dalla stessa polizia penitenziaria, è risultato che all’arrivo in carcere una donna che abita in provincia aveva 300 euro, diventati 180 al momento del controllo del denaro, pratica che viene espletata prima di assegnare ai detenuti le rispettive sezioni. Ne aveva accennato all’agente femminile ma non aveva presentato alcuna denuncia.

Droghe: 2001 - 2005, una fotografia della situazione in Italia

 

Panorama, 14 luglio 2006

 

Aumenta in Italia la diffusione delle droghe illegali, raddoppiano i consumatori di cocaina e cannabis mentre si scopre che tabacco e alcol sono le "sostanze di iniziazione" per la maggioranza degli assuntori di sostanze. La stima è contenuta nella Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, presentata a Roma.

In quattro anni, dal 2001 al 2005, sono quasi raddoppiati gli italiani che fanno uso di cannabis (da 2 a 3,8 milioni), come pure i consumatori di cocaina (da 350 mila a 700 mila). Mentre si scopre che tabacco e alcol sono le "sostanze di iniziazione" per la maggioranza degli assuntori di sostanze.

È questa la fotografia scattata dalla "Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia" sul pianeta-droghe nel nostro paese presentata dal Ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero.

Allo studio ha contribuito anche il Cnr, che attesta come, comunque, l’uso di eroina e di cocaina sia disapprovato e percepito come "rischioso" dalla maggioranza dell’opinione pubblica del nostro Paese mentre "maggiore tolleranza" si rileva rispetto ai consumi di cannabis. Sono circa 9 milioni quelli che approvano l’utilizzo di hascisc e marijuana e lo ritengono non dannoso per la salute. Nel 2005, 3 milioni e 800 mila italiani hanno fatto uso di cannabis, e tra questi mezzo milione ha un’età compresa fra i 19 e i 21 anni. Anche perché la sostanza più semplice da reperire sul mercato è proprio la cannabis, anche se il 52% dei soggetti fra 15 ed i 34 anni, che hanno consumato almeno una volta sostanze illegali, riferisce di poter trovare agevolmente sia cocaina che stimolanti.

Eroina e cocaina, pur essendo condannate socialmente, continuano comunque ad essere usate e a mietere vittime. Ogni anno, in Italia, 29 mila persone cominciano ad abusare di eroina e 9 mila di cocaina. E le persone che hanno bisogno di cure sono circa 200 mila per gli oppiacei (eroina) e 150 mila per la cocaina.

 

Sempre più cocktail

 

Altro dato allarmante: cresce l’uso combinato di sostanze. Dagli studi campionari di popolazione, risulta che oltre 2 milioni di italiani hanno dichiarato di aver fatto uso nella vita di più sostanze illegali. Proiettando il dato dell’indagine campionaria sulla popolazione generale, risultano oltre 560 mila le persone che nel 2005 hanno fatto uso combinato di droghe.

Tabacco e alcol sono le sostanze di iniziazione per la maggioranza dei consumatori di droghe; l’85% di chi fa uso di cocaina e il 74% di chi consuma eroina dichiara di aver cominciato con la cannabis, mentre il 75% dei consumatori di hascisc e marijuana restano "fedeli" alla loro sostanza di iniziazione.

 

603 vittime di overdose

 

Nel 2005 sono morte per overdose 603 persone, un dato sottostimato poiché non tiene conto dei casi in cui non sia intervenuta l’Autorità Giudiziaria e dei decessi correlati diversi dall’overdose. La causa è stata attribuita nella maggior parte dei casi all’eroina. Si muore soprattutto in Umbria e Lazio. Il dato è in linea con quello dell’anno precedente (600), tuttavia nell’ultimo biennio si osserva un aumento, che rappresenta un’inversione di tendenza rispetto alla diminuzione registrata dal 1996 al 2003. Si muore di overdose prevalentemente nella propria abitazione. Umbria e Lazio sono le regioni dove si registra il maggior numero di decessi per overdose, Perugia e Roma le province più a rischio. La maggior parte delle segnalazioni per possesso di stupefacenti riguardano la cannabis, ovvero l’80% delle oltre 90.000 segnalazioni effettuate nel 2005, il 13% la cocaina e il 7% l’eroina. Sono in aumento le segnalazioni per possesso di cocaina e in diminuzione quelle per possesso di eroina. Dal documento risulta un aumento dei detenuti per reati connessi alla droga, che nella maggior parte dei casi sono maschi e di nazionalità italiana; aumentano anche i tossicodipendenti in carcere, circa il 29% del totale della popolazione carceraria del 2005.

Droghe: Mastella; verifiche per San Patrignano e Don Gelmini

 

Affari Italiani, 14 luglio 2006

 

Clamorosa decisione del ministro della Giustizia Clemente Mastella. Il Guardasigilli ha annunciato che avvierà degli accertamenti per verificare se la Comunità di San Patrignano e quella di Don Gelmini, la Comunità Incontro, sono accreditate presso le Asl territoriali e hanno una regolare convenzione con il sistema sanitario.

La decisione di Mastella arriva dopo un’interrogazione parlamentare di Luigi Cancrini, medico ed esponente dei comunisti italiani, a chiedere alla Camera notizie sulle due comunità. Voleva conoscere requisiti e convenzioni. E il Guardasigilli lo ha accontentato: solo che Cancrini ora si difende dicendo di non avercela con i due centri di recupero dei tossicodipendenti, ma semplicemente "La mi interrogazione era ben più delicata", dice, aggiungendo che siccome "sia San Patrignano che le comunità di don Gelmini non sono accreditate presso il sistema sanitario, ma prendono i soldi dal ministero della Giustizia". Che cosa si rischia? Per il deputato comunista il problema è sui soldi, "Che non passando attraverso il sistema sanitario non tengono nessuno standard di personale e di strutture per una comunità. A me questo non sembra corretto".

E a questo punto tutto scivola nella bagarre politica, con chi sospetta un interesse della sinistra a danneggiare la destra, visto che San Patrignano, tra l’altro, è frequentato da Letizia Moratti insieme al marito Gianmarco. Sono due sostenitori del progetto pensato da Vincenzo Muccioli, mentre Silvio Berlusconi ha donato cinque milioni di euro alla comunità di Don Gelmini in occasione dell’ottantesimo compleanno del fondatore, nel 2005. Ma le comunità tuonano contro Cancrini: per don Gelmini parla il suo portavoce, Aldo Curiotto, per il quale "il ministro Mastella prende per buona l’osservazione che la comunità Incontro ospiterebbe detenuti in convenzione senza l’iscrizione all’albo nazionale delle comunità terapeutiche, quando invece avrebbe potuto verificare che la normativa parla di iscrizione ad albi regionali, cosa con cui la comunità è perfettamente in regola". E da San Patrignano fanno sapere che "San Patrignano corrisponde in pieno alle richieste del nostro ordinamento giuridico in materia di pene alternative al carcere". E la destra alza la voce, con An pronta a difendere le due comunità a spada tratta.

Droghe: Turco; ridefinire i quantitativi massimi di cannabis

 

Affari Italiani, 14 luglio 2006

 

Il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, sta lavorando a un nuovo disegno di legge sulle tossicodipendenze che "mentre si abroga la legge Fini-Giovanardi, sia in grado di costruire una normativa di ispirazione più europea".

Lo ha detto lo stesso ministro arrivando al convegno dedicato al tema delle tossicodipendenze nella giornata mondiale di lotta agli abusi e alle dipendenze da sostanze. La nuova normativa, ha spiegato il ministro, sarà centrata sui "quattro pilastri" su cui si fonda la lotta alla droga, cioè quelli della cura, della prevenzione, della riduzione del danno e della lotta al narcotraffico. Il ministro ha insistito sulla necessità di operare una netta distinzione fra le droghe leggere e quelle pesanti, dividendo nettamente il consumo dallo spaccio "combattendo da una parte le narcomafie e dall’altra depenalizzando il consumo di droghe leggere e togliendo le sanzioni amministrative". Nella strategia di riduzione del danno, che sarà prevista nella legge, - ha precisato Ferrero - "le regioni decideranno le forme di sperimentazione da attuare". Quanto alle narcosalas - ha concluso - "non sono nel programma di governo e non le sto riproponendo; ma sono tanti gli strumenti da utilizzare e tante le forme attraverso le quali le Regioni potranno lavorare a una sperimentazione verificata di politiche di riduzione del danno".

Droghe: gli italiani ci spendono otto miliardi di euro l’anno

 

Affari Italiani, 14 luglio 2006

 

È di otto miliardi l’anno la spesa degli italiani per il consumo di sostanze stupefacenti. Lo rende noto Sabrina Molinaro del Cnr, nel corso del convegno organizzato dal ministero della Solidarietà sociale in occasione della "Giornata mondiale di lotta gli abusi e alle dipendenze da sostanze". Sempre secondo dati del Cnr riferiti all’anno 2004 i consumatori di cannabis almeno una volta al mese sarebbero 900 mila, 300 mila quelli di cocaina e 75 mila quelli di eroina. I consumatori giornalieri di cannabis, sempre riferiti al 2004, sono 550 mila, quelli di cocaina 90 mila e quelli di eroina 75 mila. Il consumo di eroina è fortemente diminuito negli ultimi anni, praticamente dimezzato dal 2000 al 2004. Cresce invece il consumo di cocaina tanto che, in corso di convegno, più di qualcuno ha parlato di una "vera emergenza". Invariato il consumo della cannabis. L’Italia è il terzo paese per il consumo di cocaina dopo Inghilterra e Spagna. Le regioni dove si consuma più droga sono Toscana, Lombardia, Piemonte e Liguria.

Droghe: a Milano è tossicodipendente il 20% dei nuovi detenuti

 

Redattore Sociale, 14 luglio 2006

 

Entrare in carcere per uscire dalla tossicodipendenza. Può capitare se si finisce nelle carceri milanesi di San Vittore e Bollate a regolare i propri conti con la giustizia. Questa mattina il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria della Lombardia e l’Asl di Milano hanno siglato un protocollo d’intesa per ufficializzare la prassi del trattamento dei tossicodipendenti reclusi negli istituti di pena di San Vittore e Bollate. "Il Protocollo riguarda diverse centinaia di persone -dice il Provveditore regionale Luigi Pagano, per anni direttore di San Vittore- .Tra San Vittore e Bollate i detenuti sono 2.300: di questi almeno 400-500, al 50% stranieri, hanno trascorsi di tossicodipendenza".

Abbiamo fatto questo accordo con l"Asl per quanto concerne San Vittore - prosegue Pagano -. Con l’Asl collaboriamo da decenni: è a San Vittore che venivano portati i tossicodipendenti quando venivano arrestati in crisi d’astinenza. Poi la legge ha stabilito che la competenza spettasse al Sert e noi abbiamo fatto iniziative abbastanza importanti tra cui ‘La navè, una sezione del carcere dove vengono ospitati i detenuti tossicodipendenti che seguono un trattamento avanzato, di secondo livello". Oggi dal 10 al 20% dei nuovi arrivati in carcere hanno problemi di tossicodipendenza e il trattamento avanzato riguarda centinaia di detenuti: "Al termine del primo percorso di accoglienza, in cui i neodetenuti vengono seguiti con il metadone cercando via via di scalare le dosi, si procede all’invio alla Nave o a Bollate, per dare occasione ai magistrati di sorveglianza di valutare la possibilità di concedere misure alternative a queste persone. Dal 10 al 20% dei nuovi arrivi in carcere, infatti, hanno problemi di tossicodipendenza". Al progetto partecipano attivamente la Polizia e gli operatori dell’Asl, organizzati in equipe con medico, sociologo e psicologo.

Cina: giustiziato per soprusi un ex direttore di carcere

 

Agenzia Radicale, 14 luglio 2006

 

Un direttore penitenziario è stato giustiziato in Cina lo scorso giugno per aver picchiato un detenuto e ordinato ad alcune guardie di torturarlo, causandone la morte, riporta il giornale Huashang Morning Post Zhang Shuli, che prestava servizio nella provincia del Liaoning, nel marzo e aprile 2003 avrebbe picchiato duramente il detenuto Zhang Bin, almeno 20 volte. Avrebbe inoltre ordinato a sette guardie di picchiarlo, minacciando punizioni se non avessero eseguito l’ordine. Zhang Shuli si era difeso sostenendo che il prigioniero non si impegnasse nel lavoro presso il campo. Per Zhang Jie, fratello della vittima, i detenuti erano invece costretti a fare regali al direttore e alle guardie per evitare abusi. "Per evitare percosse e ottenere incarichi di lavoro relativamente facili, ci si deve ingraziare il direttore del carcere e gli agenti. È una regola che tutti i prigionieri conoscono", ha dichiarato Zhang Jie, riportato dal Law and Life Magazine.

Il caso evidenzia i frequenti abusi praticati in Cina nei confronti di sospetti e detenuti. Lo Special Rapporteur Onu sulla Tortura, Manfred Nowak, ha dichiarato lo scorso anno che le torture sono frequenti nelle prigioni cinesi, in particolare nelle aree rurali e ai danni dei prigionieri politici.

 

 

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