Rassegna stampa 14 giugno

 

Amnistia: Taglialatela (An); Napoli andrebbe comunque esclusa

 

Ansa, 14 giugno 2006

 

"Qualsiasi ipotesi di amnistia va tenuta al di fuori della realtà metropolitana di Napoli". Questa la dichiarazione del parlamentare Marcello Taglialatela, coordinatore cittadino di Alleanza Nazionale a Napoli. "Un’eventuale amnistia sarebbe soltanto l’ultimo regalo in grado di garantire la totale impunità a coloro che si macchiano di quei reati di maggiore allarme sociale", prosegue il parlamentare di An. "I napoletani ed i turisti hanno bisogno di ben altro per sentirsi sicuri e circolare liberamente in strade e piazze della città. Ritengo - dice ancora - che non ci possa essere alcuna resa verso la criminalità organizzata e la micro delinquenza. Anche gli ultimi gravissimi episodi di violenza confermano che non si può certamente abbassare la guardia attraverso una qualche forma di condono dei reati. La cronaca dei giornali continua ad essere piena di episodi di delinquenza e non passa giorno che non si registrano aggressioni e rapine. Tutto questo ci dice che Napoli e la sua area metropolitana vanno tenute al di fuori di un eventuale provvedimento di amnistia. E così come il ministro della Giustizia Mastella ha già detto che i reati di mafia e pedofilia vanno tenuti fuori da una ipotetica amnistia, ritengo che anche per i reati di maggiore allarme sociale, come lo spaccio di droghe, le rapine, gli scippi, occorre procedere in tal senso".

Teramo: un poliziotto penitenziario aggredito in carcere

 

Comunicato stampa, 14 giugno 2006

 

Un poliziotto penitenziario è stato aggredito con calci e pugni da un detenuto nella Casa Circondariale di Teramo, riportando una prognosi di sei giorni. Queste le conseguenze di una situazione critica più volte rappresentata dal Sappe.: a Teramo, infatti, le carenze organiche sono decisamente allarmanti, dal momento che il contingente previsto è tuttora quello di sette anni or sono, mentre la popolazione detenuta è quasi raddoppiata e comprende "protetti" e tossicodipendenti, oltre a unità provenienti da tutto l’Abruzzo, dalle Marche e dal Molise; 100 detenuti sono sottoposti al regime del 416bis. Il personale adempie i compiti istituzionali con carichi di lavoro onerosissimi, con turni di otto - nove ore continuative, con un diniego costante dei diritti soggettivi, che pur dovrebbero essere rispettati. A Teramo mancano 80 agenti, i disagi e gli inconvenienti non si contano più, lo stress è alle stelle.

Il Sappe, nell’esprimere la più significativa solidarietà al collega aggredito e a tutto il personale così oberato, ritiene che sia giunta l’ora di accorgersi della struttura abruzzese e di assumere i provvedimenti più opportuni con grande senso di responsabilità. "Quello di Teramo, dopo Genova Marassi e Pesaro, è il terzo caso in pochi giorni di agenti aggrediti da detenuti nelle carceri italiane" afferma il Segretario Generale Donato Capece. "Non bisogna nascondersi dietro un dito: le difficoltà di lavoro delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria, la loro stessa incolumità personale, sono una vera e propria emergenza e per tanto è auspicabile che questo tema sia posto tra le priorità di intervento del ministro della Giustizia Clemente Mastella, del Sottosegretario delegato alle carceri Luigi Manconi e del Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Tinebra.

Trieste: conferenza stampa per fine del corso professionale

 

Comunicato stampa, 14 giugno 2006

 

Mando per opportuna conoscenza il seguente comunicato stampa relativo alla conclusione del corso per la "manutenzione del verde", al quale, in regime di lavoro all’esterno, hanno partecipato numerose persone detenute ristrette in questa casa circondariale.

La circostanza che fosse rivolto a detenuti (in numero di 10) ammessi al lavoro all’esterno, quindi con una non insignificante assunzione di responsabilità da parte del direttore dell’istituto, del direttore coordinatore dell’area pedagogica, del comandante di reparto e della equipe di osservazione e trattamento, trovando nel magistrato di sorveglianza e nell’A.G. giudicante (GIP) interlocutori attenti e sensibili verso le iniziative trattamentali, rappresenta una ulteriore prova che, ove si voglia per davvero, con le norme che già esistono, pure sono possibili strategie di governo del carcere in una ottica deflattiva, ma non per questo meno rispettosa del dettato costituzionale, che vuole il primato della pena rieducativa.

La speciale attenzione, poi, dedicata dall’ente di formazione nel cablare la propria azione, interpretando per un verso le oggettive preoccupazioni degli operatori penitenziari sulla buona riuscita del corso, anche in termini di sicurezza, intesa soprattutto come "clima" dove la fiducia e il senso di responsabilità risultino ragionevolmente equilibrate, talchè le periodiche e doverose attività di controllo assicurate, in ambiti esterni, dalla polizia penitenziaria debbano percepirsi come anch’esse facenti parte di un gioco rieducativo, hanno agevolato il lavoro di tutti e spronato la generalità degli attori istituzionali e della formazione ad insistere su future analoghe progettazioni sociali. Infine, si segnala che, con decorrenza dal 21 novembre 2005, sono stati pure inseriti, con borsa lavoro presso il Comune di Trieste grazie ad una convenzione tra direzione ed ente locale, attraverso la misura del lavoro all’esterno, altre 7 persone detenute, per la manutenzione di spazi e aree comunali, a queste poi dovrebbero aggiungersi tutte le ulteriori persone ammesse alla semilibertà che quotidianamente, da sempre, sono presenti in numero significativo presso questa Casa Circondariale.

Giovedì 15 giugno alle ore 12.30 si concluderanno le attività del progetto "Addetto alla manutenzione del verde" con un momento conviviale al quale parteciperanno tutti gli allievi assieme al Direttore, all’educatrice ed al comandante della Polizia Penitenziaria, ai Direttori Generale e di Centro di Enaip ed allo staff che ha gestito la fase di erogazione del progetto, alla dirigente e alle assistenti sociali dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna e alcuni soci dell’Amis.

Il progetto "Addetto alla manutenzione del verde", progettato e gestito dal centro servizi formativi di Enaip Fvg Trieste e fortemente voluto dal direttore della Casa Circondariale di Trieste dott. Enrico Sbriglia e della educatrice sig.ra Anna Bonuomo, si avvia infatti alla conclusione dopo 268 ore di lezioni teorico/pratiche e 120 ore di stage aziendale. Il percorso formativo si è svolto inizialmente presso le aule didattiche della Casa Circondariale di Trieste, per poi trasferirsi per la parte pratica presso l’ostello scout Alpe Adria a Campo Sacro messo a disposizione dal Presidente dell’Amis Fabiano Mazzarella. La formazione è continuata con la fase di stage presso le seguenti aziende del settore: Civico orto botanico del Comune di Trieste; Azienda Florovivaistica Vogrig Tomaso; Agricola Monte San Pantaleone coop. sociale a r.l.; Croce del Sud - Soc. Coop. Soc. Il Nuovo Verde di Dino Nesich s.a.s.. La festa di fine corso rappresenterà l’occasione per condividere i risultati di questa straordinaria iniziativa che, per i risultati raggiunti e la grande sensibilità e disponibilità dimostrata da istituzioni e territorio, rappresenta per tutti i soggetti coinvolti motivo di grande soddisfazione. Per l’occasione, lo stesso giorno alle ore 12.00, sarà organizzata una conferenza stampa.

Sappe: da lunedì serie di assemblee nei penitenziari italiani

 

Comunicato stampa, 14 giugno 2006

 

Parte, lunedì prossimo 19 giugno da Treviso, una serie di assemblee con il Personale di Polizia Penitenziaria in servizio nelle oltre 200 carceri italiane del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. "Un appuntamento importante" spiega il segretario generale Sappe Donato Capece, che sarà accompagnato dai pertinenti delegati regionali, provinciali e locali "voluto dal Sindacato per tastare il polso delle Case circondariali e di Reclusione italiane anche alla luce delle recenti vicende accadute (recente incontro del Sappe con il ministro della Giustizia Mastella, ipotesi amnistia-indulto)".

"Mi aspetto molto da queste assemblee, di sentire i problemi che ci sono direttamente dalla voce delle nostre colleghe e dei nostri colleghi" aggiunge Capace "perché ciò che emergerà sarà portato all’attenzione dei vertici del Ministero della Giustizia, del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e dei Provveditorati penitenziario competenti per individuare le soluzioni a problemi di carenza di personale e di sovraffollamento delle strutture che si trascinano da molti anni". E proprio sulla carenza di personale di Polizia Penitenziaria a Treviso, Capece snocciola le cifre fornite dal Ministero (contestate dal Sappe perché sono in difetto): "Mancano complessivamente 5 Ispettori uomini, 7 sovrintendenti uomini, 26 agenti ed assistenti tra uomini e donne! E queste cifre parlano da sole su quali e quanti sacrifici deve quotidianamente fare il Personale in servizio per garantire sicurezza e ordine nei penitenziari ma anche per tentare (di più non si può...) di rendere la pena anche occasione di rieducazione… A Treviso c’è anche da registrare anche una forte conflittualità tra Segreteria sindacale locale e Comandante di Reparto, sfociata in querele di parte. Voglio capire cosa succede e tirare le somme per rappresentare ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria le iniziative più opportune da adottare".

Immigrazione: coalizione internazionale contro la detenzione

 

Redattore Sociale, 14 giugno 2006

 

I principali leader musulmani, cristiani e cattolici appoggiano la neo Coalizione Internazionale: ne fanno parte circa 100 organizzazioni di 36 paesi del mondo in cui basta essere immigrato per finire in prigione.

Sono circa cento le organizzazioni di tutto il mondo per la difesa dei diritti umani, che hanno deciso di fare fronte comune e chiedere misure alternative alla detenzione di immigrati e rifugiati. Si tratta di Ong, organizzazioni di ispirazione religiosa, ma anche di accademici e singoli individui di paesi in cui la detenzione scatta semplicemente sulla base dello status di immigrato di una persona. In totale sono 36 i paesi coinvolti, tra Europa, Medio Oriente, Africa, Asia, Oceania, Caraibi, nord, centro e sud America. Le organizzazioni che operano in quei paesi hanno da poco dato vita alla "Coalizione Internazionale per la Detenzione dei Rifugiati, Richiedenti Asilo e Immigrati" che ha già ricevuto l’appoggio dai principali leader musulmani, cristiani e cattolici, e che viene "lanciata" questa settimana , a livello internazionale, attraverso una serie di eventi.

Il comitato direttivo della Coalizione - di cui fanno parte Ong come Amnesty International, Human Rights First, l’Osservatorio per i Diritti Umani, La Commissione delle Donne per le Donne e i Bambini Rifugiati - esprime tutta la sua preoccupazione per il trattamento riservato agli immigrati detenuti. La costituzione della Coalizione rientra nella strategia volta a sensibilizzare, da una parte, l’opinione pubblica sulle politiche e le pratiche di detenzione dei governi e, dall’altra, per promuovere protezione e rispetto dei diritti umani dei detenuti.

Padre Lluís Magriñà SJ, direttore internazionale del Servizio Gesuita per i Rifugiati (Jrs), dichiara: "Dopo aver affrontato la persecuzione e la povertà estrema nei loro paesi, i rifugiati si trovano ad affrontare nuove ulteriori sofferenze, nel momento in cui vengono privati della loro libertà di circolazione e rinchiusi in centri di detenzione - semplicemente per essere fuggiti per salvare le proprie vite. Da più di 20 anni rivisitiamo i centri di detenzione per immigrati in tutto il mondo e il nostro personale è testimone diretto dei danni fisici e psicologici causati ad individui già molto vulnerabili, in modo particolare i bambini".

Di fronte a questa situazione, la Coalizione intende promuovere iniziative di advocacy a favore di un uso limitato della detenzione, di pratiche alternative e di forme minime di detenzione per gli immigrati. La Coalizione sta anche raccogliendo informazioni sulle pratiche di detenzione degli immigrati nei 36 paesi coinvolti, dalle quali risulta che le peggiori pratiche adottate da alcuni governi vengono poi replicate in altri paesi. Stando alle indicazioni rilevate, i governi giustificano frequentemente le proprie politiche di detenzione degli immigrati sulla base del fatto che altri paesi, spesso più ricchi, attuano una politica simile.

Il primo "lancio" della Coalizione in Italia è previsto a Roma, giovedì 15 giugno, in una tavola rotonda interreligiosa sulla detenzione organizzata dal Jrs, uno dei fondatori della neo-coalizione. Moderatore della tavola rotonda, Padre Lluís Magriña SJ. Presiederanno invece il cardinale Martino (del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace), Mario Scialoja (presidente della Lega Musulmana in Italia) e Alan Nacceche (presidente della Organizzazione Ebraica Giovanile Bnai Brith).

Afferma Mario Scialoja: "Anche all’interno di centri chiusi, in molti dei paesi di arrivo, come l’Italia, le procedure legali che regolano la detenzione sono totalmente inadeguate e le condizioni di detenzione sono inaccettabili. Un tale trattamento spesso risulta essere illegale, ma in è comunque sempre immorale e degradante per la persona". Alan Naccache dichiara invece che "nell’esercizio del proprio ruolo di controllo e regolazione dei flussi migratori è comprensibile che gli stati possano creare dei centri di detenzione temporanea. Tuttavia gli stati non dovrebbero mai dimenticare i loro obblighi internazionali verso i rifugiati e gli altri immigrati. In particolare la detenzione arbitraria dei rifugiati penalizza la persona per il semplice fatto di aver messo in salvo la propria vita e nega la sua umanità". Su questo ultima considerazione, concorda e conclude il Cardinal Martino: "La detenzione arbitraria avvelena la società umana. Danneggia coloro che la praticano e coloro che la subiscono".

Droghe: Beccalossi (An); mai "stanze del buco" in Lombardia

 

Ansa, 14 giugno 2006

 

Porte chiuse in Lombardia alle stanze del buco: Viviana Beccalossi, vicepresidente della Regione e membro della direzione nazionale di An, respinge con forza la proposta lanciata dal ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, di istituire anche in Italia locali dove consumare eroina. "Se qualcuno della banda del buco - scrive Beccalossi in un comunicato - ha in mente di sperimentare le stanze della morte in Lombardia, regione in cui il fenomeno della tossicodipendenza è purtroppo una piaga profonda, se lo tolga dalla mente, perché da noi troverà sempre le porte sbarrate". Beccalossi giudica "soluzioni farneticanti e sconcertanti", quelle avanzate dal ministro. "Da madre - aggiunge - prima ancora che da rappresentante delle Istituzioni, chiedo al Presidente del Consiglio di intervenire tempestivamente evitando che una sciagurata proposta, sotto la spinta dell’estrema sinistra, dei centri sociali, dei no-global, si trasformi in realtà". Per Beccalossi la giusta via da seguire nella lotta contro la droghe "è stata già indicata dal presidente del suo partito, Gianfranco Fini". "Recupero e inserimento sociale: devono essere questi - conclude Beccalossi - i punti saldi per affrontare il problema della tossicodipendenza, principi chiari e puntuali della legge del nostro Presidente Fini. Non accetteremo mai l’istituzionalizzazione di camere asettiche in cui si uccidono giovani vite".

Droghe: Lupi (Fi); il governo distante da sensibilità italiani

 

Ansa, 14 giugno 2006

 

"L’uscita del ministro Ferrero sulle cosiddette stanze del buco dimostra ancora una volta che questo governo è distante anni luce dalla sensibilità dei cittadini italiani". Lo afferma il responsabile territoriale di Forza Italia Maurizio Lupi. "Non può sfuggire - continua l’esponente azzurro - che tutti coloro che hanno speso la loro vita a favore del recupero e del reinserimento dei tossicodipendenti stanno nettamente prendendo le distanze dalla proposta di Ferrero.

Da don Gelmini, a don Mazzi fino ad Andrea Muccioli è un coro unanime contro il governo". "La cosa non ci meraviglia - conclude Lupi - visto che in appena un mese a palazzo Chigi questo governo ha dimostrato nei fatti quello che era già emerso dal voto. Sono minoranza nel Paese e, per questo, si fanno portavoce di priorità assolutamente minoritarie e demagogiche addirittura in contrasto con il bene comune della nostra società".

Droghe: don Gelmini; stanze del buco? come riaprire manicomi

 

Ansa, 14 giugno 2006

 

"Aprire le stanze del buco, per sostenere le famiglie dei tossicodipendenti, equivale ad aprire i manicomi per sostenere le famiglie dei malati di mente": a dirlo è don Pierino Gelmini, fondatore della Comunità Incontro di Amelia, commentando la posizione del ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero. In un lungo intervento diffuso oggi rivolge tra l’altro appelli a giovani, sacerdoti, famiglie, educatori cristiani e "agli uomini politici che si dicono cristiani".

Secondo il sacerdote "è angosciante e doloroso sentire una proposta di questo genere rivolta ai ragazzi, quasi che i giovani di oggi siano persone senza capacità, senza dignità, senza volontà". "Respingiamo con tutta la forza possibile - afferma ancora don Gelmini - questo tentativo di soffocare la volontà di reagire e, in virtù della filosofia della riduzione del danno, vengono proposte questa famose casitas tanto strombazzate al loro sorgere in Spagna, ma altrettanto passate sotto silenzio per il loro attuale squallore umano, sociale e sanitario. Riteniamo fuorviante l’accezione di ‘scientificità’ attribuita a simili esperimenti già condotti in altri Paesi, quasi facendo della droghe un qualcosa che merita di essere conservato, custodito, concesso, alimentato e, in qualche caso, anche proposto come un diritto (che, comunque, non ti porterà alla morte fisica perché noi siamo pronti a garantirti qualsiasi assistenza per quanto riguarda la sua assunzione protetta), prima ancora del lavoro, prima ancora di tutto quello che è la vita.

Non toccherebbe a noi dirlo, ma non dimentichiamo il fallimento del tanto decantato, quanto squallido, esperimento del Platz Spitz di Ginevra, a cui la Svizzera ha cercato di porre una pezza con quello della distribuzione dell’eroina controllata e protetta a un certo numero di ritenuti irrecuperabili, senza degnarsi di farci più sapere nulla sui risultati". "Noi proponiamo una lotta totale - sostiene ancora il fondatore della Comunità Incontro -, non di semplice riduzione del danno, ma di riscoperta e riaffermazione dei grandi valori della vita attualizzati per l’uomo del nostro tempo. Noi dobbiamo puntare alla salute integrale per i nostri figli e, solo all’interno di un progetto condiviso, si possono prendere poi in considerazione interventi correttivi ed eccezionali che, tuttavia, devono sempre rimanere marginali e sottoposti a vaglio continuo di efficacia e di serietà". Don Gelmini rivolge quindi un appello ai giovani: "ribellatevi a queste proposte minimaliste". "Quello delle overdose - aggiunge - non può essere una giustificazione per organizzare il buco assistito; l’overdose si combatte con altri strumenti, mentre ogni giorno si muore di dosi non ‘over’". Si appella poi ai vescovi, ai sacerdoti, alle famiglie, agli educatori cristiani, "consapevoli della loro dignità: è vero, noi dobbiamo difendere la famiglia".

"Ma difenderla - prosegue - vuol dire mantenere alto il suo significato, con la proposta dei grandi valori, con la capacità di reagire, con la forza della fede in Dio e nell’uomo, e non sminuzzarla in frammenti sul bancone dei vari specialisti, troppo spesso imbonitori del nuovo millennio. La Chiesa è esperta in umanità; ha una voce da far sentire; non può più restare assente e muta, abbandonando il dono terapeutico dello Spirito per affidare l’uomo in mani a sezionatori della psiche e imbonitori delle coscienze. Se combattiamo l’aborto, per difendere coloro che devono nascere; non possiamo lasciare allo sbaraglio, alla mercé di persone senza scrupoli questo tarlo che corrode il senso dell’esistenza dell’uomo moderno". "Facciamo, infine, appello agli uomini politici - conclude don Gelmini - che si dicono cristiani, a non accettare, a non volere, a non sostenere soluzioni di questo tipo, altrimenti dobbiamo riconoscere che, veramente, la ragion politica uccide la ragione umana, sociale e civile".

Droghe: Veronesi; se legalizzate calerebbero le dipendenze

 

Ansa, 14 giugno 2006

 

"Liberalizzare le droghe pesanti fa calare il numero dei tossicodipendenti": così Umberto Veronesi, in un’intervista sul settimanale Grazia, commenta il dibattito sulle stanze del buco, luoghi attrezzati con personale sanitario e già attivi in diverse città europee per tenere sotto controllo le tossicodipendenze. Questo risultato, spiega Veronesi, emerge da uno studio condotto dall’università di Zurigo. "L’esperimento è iniziato nel 1991, quando la Svizzera ha cominciato un programma di somministrazione controllata di eroina. Se dieci anni fa i neoconsumatori erano 850, oggi la cifra è scesa a 150 (circa l’82% in meno).

Secondo gli autori dello studio, questi dati dimostrano che la politica ‘liberalè sulla droghe della Svizzera non ha provocato la tanto temuta banalizzazione del consumo di eroina, cioè il rischio di usarla di più perché era più facile procurarsela". "Al contrario - continua il professore - la dipendenza da eroina è diventata sempre più un problema medico e ha perso la sua immagine di atto di ribellione.

I risultati di questa ricerca non mi meravigliano: già dopo un anno dalla legalizzazione dell’eroina per i tossicodipendenti gravi, all’ inizio degli anni Novanta, il governo elvetico aveva ottenuto una riduzione del 20% delle morti per overdose". E aggiunge: "Questo dimostra che la legalizzazione delle droghe ha effetti positivi. Intendiamoci: io sono contro tutti gli stupefacenti, ma penso che non sia con il proibizionismo che si risolva il problema.

Siamo tutti contrari alle droghe, leggere o pesanti, nessuno dice che fanno bene. Ma abbiamo soltanto due scelte davanti a noi: proibire o educare". "La proibizione non è un deterrente - conclude - al contrario fa aumentare nei giovani il desiderio della trasgressione. Non solo: la proibizione rende costosissime le droghe e spinge chi ne fa uso a compiere atti criminali per procurarsele. E c’è un ultimo argomento a favore della droghe di Stato: il proibizionismo è all’origine del mercato nero che alimenta la malavita internazionale e in Italia è la principale fonte di sostentamento per la mafia. Sono convinto che se vogliamo combattere davvero la criminalità organizzata bisognerà considerare seriamente l’abolizione del proibizionismo".

Droghe: Cento; riduzione del danno non deve essere tabù

 

Ansa, 14 giugno 2006

 

"In tutta Europa si discute e si sperimentano politiche di riduzione del danno contro le droghe, e le stesse ‘stanze del bucò sono una realtà su cui ci si confronta con metodo scientifico, con l’unico obiettivo di ridurre i morti per overdose e sottrarre al mercato criminale i tossicodipendenti cronici". Lo afferma il deputato Verde Paolo Cento, sottosegretario all’Economia e alle finanze. "La reazione del centrodestra alle affermazioni del ministro Ferrero - aggiunge Cento - sono strumentali e ideologiche, piuttosto il centrodestra spieghi all’opinione pubblica la legge Fini-Giovanardi che punisce chi fuma uno spinello ed equipara con le tabelle ministeriali lo spaccio della cocaina con la distribuzione della marijuana e dei suoi derivata".

Droghe: don Mazzi; le stanze del buco sono micidiali

 

Ansa, 14 giugno 2006

 

"Micidiali, una cosa vergognosa": così Don Antonio Mazzi, fondatore della comunità di recupero dei tossicodipendenti Exodus, definisce le stanze del buco, sulla cui sperimentazione il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero si è detto favorevole. "Mi domando - aggiunge don Mazzi in - se le priorità di questo governo siano la legalizzazione delle droghe leggere e le stanze del buco. I primi passi sono tutti sbagliati. È una cosa che mi fa pena".

Droghe: Rotondi (Dc); ministro Ferrero faccia marcia indietro

 

Ansa, 14 giugno 2006

 

"Prodi aveva chiesto ai suoi ministri di esternare il meno possibile: complimenti, ci è riuscito alla grande. Infatti, i suoi ministri esternano a più non posso e spesso a sproposito, come ha fatto Ferrero sparlando della questione droghe come di un qualsiasi argomento". Lo afferma il segretario nazionale della democrazia cristiana, Gianfranco Rotondi. "La stanza del buco, cocaina nel Palazzo - continua il senatore - e chi più ne ha più ne metta. Ferrero, dopo essere stato smentito da autorevoli dirigenti del centrosinistra, abbia almeno la delicatezza di chiedere scusa alle tante famiglie che hanno figli vittime della droghe, e ai politici bersagli di accuse generiche. Ferrero abbia il pudore di fare marcia indietro. Il suo atteggiamento è quantomeno tracotante".

Droghe: Capezzone (Radicali); contro Ferrero solo ignoranza

 

Ansa, 14 giugno 2006

 

Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani e membro della segreteria della Rosa nel pugno, sostiene che "le polemiche scatenate contro il ministro Ferrero, cui va la mia totale solidarietà e l’invito ad andare avanti, sono frutto di provincialismo e ignoranza". Per Capezzone, "ci sono due cose da avere chiare: la prima è che questo esperimento è stato lanciato proprio dalla Spagna di Aznar, cioè da un centro destra - secondo Capezzone - liberale e non ideologico e clericale come il nostro". La seconda cosa da avere chiara è che "si tratta di un tentativo di mettere in contatto il tossicodipendente con un medico, con elementi di garanzia sanitaria, e non con lo spacciatore". "Ma il ticket Giovanardi-Mantovano preferisce, evidentemente, da una parte il carcere per i ragazzi presi con qualche spinello in tasca, e dall’altra parte, di fatto, lasciare alle organizzazioni criminali gli immensi proventi del narcotraffico".

Droghe: Saletti (Saman); ok a Ferrero, ma riordino sistema

 

Ansa, 14 giugno 2006

 

Quanto afferma il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, a proposito delle "stanze del buco" è "meritevole di dibattito" ma prima di dare avvio a un progetto così impegnativo sarebbe bene mettere ordine nel sistema socio sanitario destinato alla cura della tossicodipendenza: così Achille Saletti, presidente di Saman, associazione impegnata da 20 anni nel recupero dei tossicodipendenti. Saletti, che si dice d’accordo con l’ipotesi di Ferrero, invita il ministro a visitare un servizio pubblico di Roma o una sconosciuta comunità terapeutica laziale, campana o siciliana: in tal caso, afferma, salterebbe agli occhi che "prima di qualsiasi sperimentazione è necessario intervenire prontamente per rendere funzionale un sistema che ancora boccheggia, cercando per esempio di integrare gli organici del Sert e di assicurare regolarità di pagamenti alle comunità terapeutiche".

"Accenno a queste due solitarie questioni - precisa - per non spingermi oltre nella disamina delle problematiche con cui ci scontriamo ogni giorno e che dovrebbero essere risolte già da diversi anni". "Le sperimentazioni inserite in una realtà che già sperimenta quanto dovrebbe essere mandato a regime da almeno 10 anni - continua Saletti - non capiamo che senso abbiano.

A meno che anche il governo del centro sinistra non voglia recuperare gli aspetti peggiori del passato governo, limitandosi a enunciati e postulati pre e post ideologici e non modificando di un grammo la realtà esistente". In questa logica, Saman chiede al ministro, prima ancora delle narcosalas, di "ampliare gli interventi di riduzione del danno, che ancora oggi mancano in moltissime aree del paese, dando a questi interventi un assetto stabile; permettere ai servizi una vivibilità dignitosa; avviare una interlocuzione stabile con le regioni che oggi sono le vere protagoniste delle politiche sulla droghe".

 

 

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