Rassegna stampa 23 settembre

 

Giustizia: il sistema penitenziario è sull’orlo del naufragio

 

Vita, 23 settembre 2005

 

"Il sistema penitenziario è diventato come il Titanic: sull’orlo del naufragio". Lo denuncia Sergio Segio al quinto giorno di digiuno totale, mentre altri hanno digiunato o stanno digiunando in una staffetta che durerà alcune settimane. "Oggi abbiamo tenuto una conferenza stampa davanti al carcere di San Vittore - afferma Segio - nei prossimi giorni iniziative analoghe si terranno in altre città per dire ad alta voce che la situazione carceraria è ormai insostenibile". Intanto, anche a nome dell’associazione "Dirittiglobali", Segio annuncia che i sindacati confederali e autonomi degli agenti e del personale dipendente dell’amministrazione penitenziaria hanno proclamato lo stato d’agitazione e mercoledì 28 settembre effettueranno una manifestazione nazionale a Roma per protestare contro il sovraffollamento delle carceri, giunto al 31 agosto 2005 a 59.649 detenuti presenti a fronte di una capienza nelle 207 carceri di 42.959 posti, e le condizioni di lavoro.
Dal 5 al 7 ottobre prossimi il sindacato degli infermieri penitenziari ha organizzato la mobilitazione e a Roma gli infermieri stazioneranno giorno e notte davanti al Dap, per protestare contro la continua diminuzione delle ore di assistenza infermieristica nelle carceri e contro il trattamento economico e di lavoro loro riservato, per chiedere il passaggio al sistema sanitario nazionale, come disposto dalla legge sin dal 1999. "Per capire qual è la situazione sanitaria, basti sapere che nel 57,5% delle carceri si sono registrati casi di Tbc e nel 66% di scabbia" spiega ancora Segio. Nei mesi scorsi gli assistenti sociali e il personale dei Centri di servizio sociale del ministero della Giustizia avevano protestato contro la legge "Meduri" sul riordino delle carriere dirigenziali, per gli effetti negativi che questa porterà dal punto di vista delle misure alternative e del sostegno al reinserimento sul territorio.

Assistenti sociali, educatori e psicologi delle carceri continuano a essere sotto organico. Rispettivamente, sono 1.223 rispetto ai 1.630 previsti dalla pianta organica (1 ogni 48 detenuti); 551 anziché 1.376 (uno ogni 107 detenuti); 400, con una media di sole 2 ore per istituto (uno ogni 148 detenuti).

Il 28 settembre è previsto un sit-in davanti alla sede del Consiglio Regionale della Lombardia con l’iniziativa della "Memoria itinerante", che ricorda i nomi delle 70 persone morte in carcere dall’inizio dell’anno e che sarà ripetuta davanti ad altre carceri nelle prossime settimane. Si tratta del censimento che viene svolto dalla rivista "Ristretti Orizzonti" del carcere di Padova e Venezia (www.ristretti.it). Si tratta di morti in carcere, la gran parte per suicidio e per malasanità.

"Nei giorni scorsi - afferma Sergio Segio - è stato sollecitato il presidente della Camera Casini, che ha preso atto della grave situazione e in particolare del sovraffollamento, riservandosi di sottoporre all’attenzione dei Capigruppo talune proposte di legge in materia all’esame della Camera. Nei prossimi giorni anche i promotori di questa iniziativa si rivolgeranno ai Capigruppo parlamentari per sollecitare la messa all’ordine del giorno di alcune misure legislative".

Giustizia: le nostre patrie galere fuorilegge e i diritti umani

 

Galileo, 23 settembre 2005

 

Le carceri italiane sono ufficialmente fuorilegge. Sono infatti scaduti lo scorso 20 settembre i cinque anni, previsti dal Decreto 230 del 30 giugno 2000 (Regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario), per realizzare alcuni fondamentali miglioramenti nelle condizioni di vita dei detenuti. E nella maggior parte dei 207 edifici carcerari del nostro paese i lavori strutturali, necessari per adeguarsi ai parametri della normativa, non sono mai stati avviati. Così per i 59.649 detenuti (dati forniti dal Dipartimento di Amministrazione penitenziaria e aggiornati al 31 agosto scorso) delle carceri italiane (rispetto a una capienza di 42.959) questi cinque anni sono passati uguali agli altri, in celle sovraffollate, senza doccia, senza acqua calda, senza bidet nei reparti femminili.

Sì, perché anche di questo si occupava il regolamento del 2000: "Niente di sconvolgente o rivoluzionario, solo norme di buon senso con lo scopo di rendere più vivibili gli spazi, migliorare la qualità del vitto e l’igiene personale" dice Patrizio Gonnella presidente di Associazione Antigone, intervenuto al convegno "Il carcere è fuorilegge?" con cui è stato formalmente annunciato, proprio lo scorso 20 settembre, il passaggio del sistema penitenziario italiano nel regno dell’illegalità.

Ma a cosa è dovuto questo palese inadempimento? La mancanza di risorse economiche, lo dicono le nuove regole penitenziarie europee, non può più giustificare alcuna violazione dei diritti umani, e poi, per le ristrutturazioni in questione, non si trattava certo di spese insostenibili. Altre quindi le ragioni da addurre: "Sono solo due in ultima analisi i motivi del mancato adeguamento, uno di natura formale e uno sostanziale" sostiene Salvatore Ferraro, noto alle cronache per essere stato coimputato nell’omicidio di Marta Russo, ora militante nell’associazione "Il detenuto Ignoto". "La negligenza avviene o perché le norme che regolamentano l’esecuzione penitenziaria sono per loro natura poco vincolanti, oppure perché lo stato di necessità, dettato da condizioni croniche di sovraffollamento, giustifica la trasgressione".

Per evitare che il sovraffollamento continui a fornire un alibi per violare le regole, c’è un’unica cosa urgente da fare: svuotare le carceri. Eppure, alcuni recenti provvedimenti dell’attuale governo sembrano marciare in direzione opposta. Pensiamo ad esempio alla legge "ex-Cirielli", nota soprattutto per le prescrizioni rapide a vantaggio di alcuni reati (da cui il nome "salva Previti"), che prevede considerevoli aumenti di pena per i recidivi, provocando di conseguenza l’incremento della popolazione carceraria. Tutto ciò va ad aggiungersi alla legge sulle tossicodipendenze e sull’immigrazione, che già hanno contribuito ad aumentare il numero di detenuti. Un numero tanto elevato da rendere urgente, dice il ministro Castelli, la costruzione di nuove carceri, la cui inaugurazione però non può essere prevista prima di dieci anni: tempi inadeguati al tasso di crescita della popolazione carceraria. L’obiettivo dello svuotamento, in attesa di un’amnistia (a 15 anni di distanza dall’ultima) passa necessariamente attraverso altri provvedimenti. Quali?

È Luigi Manconi, garante per i diritti dei detenuti del Comune di Roma, a presentare alcune proposte: depenalizzazione, decarcerizzazione, riduzione dei termini di custodia cautelare. Il che si traduce necessariamente in una seria riforma del codice penale (che non ha accompagnato la riforma della procedura penale del 1989); nell’introduzione di sanzioni diverse dalla reclusione in cella, anticipando al momento della sentenza la destinazione a misure alternative (di cui oggi si avvale solo il 2,5 per cento dei detenuti); e nell’interruzione di quel meccanismo perverso che ribalta, oramai senza troppi scandali, l’iter stabilito dal diritto, ossia "imputazione-giudizio-carcere", nell’aberrante percorso "imputazione-carcere-attesa di giudizio" (il 44 per cento dei detenuti non ha una condanna definitiva). "Ma volendo si potrebbe andare oltre e infrangere il tabù giuridico dell’obbligatorietà dell’azione penale" dice Sergio D’Elia, presidente dell’associazione "Nessuno Tocchi Caino". Il principio contenuto nell’articolo 112 della Costituzione, posto a salvaguardia di tutti i cittadini di fronte alla legge, viene in realtà già smentito nella quotidiana attività dei magistrati che, per necessità, stabiliscono a quali reati dare la precedenza. Eppure alcune iniziative che cercavano in qualche modo di attenuare il rigore dell’obbligatorietà dell’azione penale, come una famosa circolare di Valdimiro Zagrebelsky che indicava ai magistrati della pretura da lui diretta alcuni criteri di priorità con cui smaltire le pratiche in loro possesso, fu oggetto di critiche e suscitò lunghe e animate discussioni. Prima ancora, se già adesso le condanne con pene inferiori ai tre anni (un furto semplice senza aggravante), in condizioni di inconsistente pericolosità sociale, venissero scontate fuori dalle celle, potrebbe venire inferto un primo colpo al sovraffollamento carcerario italiano.

Giustizia: Castelli; senza soldi le carceri esploderanno a fine 2006

 

Agi, 23 settembre 2005

 

"Servono stanziamenti straordinari per le carceri superiori a 30 milioni di euro. Altrimenti alla fine del 2006 non sapremo dove mettere i detenuti. Chi mi conosce sa come lavoro: se chiedo 100 non è per ottenere 50. Se chiedo 100 è perché ho bisogno di 100, altrimenti non chiedo nulla.

I detenuti aumentano di 4mila unità l’anno. Alla fine del 2006 saranno 67mila. O abbiamo i soldi per predisporre nuovi posti nelle carceri oppure il sistema carcerario crollerà". Lo afferma il ministro della Giustizia Roberto Castelli, in vista della prossima approvazione da parte del Governo della legge finanziaria.

Roma: detenuti salvano un compagno di cella dal suicidio

 

Ufficio del garante regionale dei detenuti, 23 settembre 2005

 

Hanno salvato un loro compagno di cella da un tentativo di suicidio, sono rimasti traumatizzati dall’accaduto e nell’attesa di uno psicologo, hanno deciso di ricorrere ad una sorta di terapia "fai da te" creando un gruppo fra loro ed ascoltandosi a vicenda. Protagonisti di questa storia - raccontata dal Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti Angiolo Marroni - quattro detenuti del carcere romano di Regina Coeli.

Il 9 agosto - riferiscono i detenuti in una lettera inviata al Garante regionale dei detenuti e al direttore del carcere - i quattro hanno salvato la vita a un compagno di cella che aveva tentato il suicidio barricandosi nel bagno, tagliandosi profondamente il polso fino a recidere i tendini e immergendo i piedi in un secchio di acqua calda. Ad accorgersi di quanto stava accadendo è stato uno dei detenuti che ha visto il sangue uscire dal bagno. Forzata la porta, l’aspirante suicida è stato bagnato con acqua fredda e soccorso con un cinta stretta sul braccio prima di essere portato in infermeria dove è stato salvato in extremis.

Ma la scena cruenta ha impressionato i quattro compagni di cella che per giorni hanno rivissuto quell’incubo. Uno di loro, con qualche studio di psicologia e pedagogia, ha proposto agli altri di fare un gruppo "per parlare e tirare fuori almeno in parte le cose che abbiamo dentro". La cosa è durata fino a quando, è intervenuta una psicologa e ha chiamato a colloquio tutti e quattro i detenuti.

"Se stiamo qui dentro qualche peccatuccio lo abbiamo fatto - scrivono i detenuti nella loro lettera - Però saremmo lieti se quando succedono queste cose, qualcuno ci desse un piccolo sostegno. Ci farebbe sentire più umani". "Questa lettera è uno spaccato straordinariamente drammatico di quanto accade dietro le mura di un carcere - ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni - Quattro detenuti con questo gesto, hanno messo in risalto la loro umanità e le loro paure. Spero che questa vicenda serva da lezione a tutti. Il carcere non può far notizia solo quando ci sono fatti drammatici e violenti, bisogna che tutti sappiano che esso è anche luogo di grandi manifestazioni di solidarietà umana. La stessa Direzione del carcere, riconoscendo l’alto valore morale del gesto, mi riferisce che intende procedere proponendo un encomio per i quattro detenuti".

Giustizia: Udeur; una riforma per salvare la polizia penitenziaria

 

Il Campanile, 23 settembre 2005

 

Basta con la "cattiva gestione" della polizia penitenziaria, serve una riforma per "salvare" i 47 mila agenti. Un progetto che l’Udeur si impegna a presentare, anticipa una nota della direzione nazionale del partito. "La cattiva gestione del personale di polizia penitenziaria sostiene l’Udeur - ha risvolti gravi sull’istituzione in sé e sui costi della stessa: 200 euro al giorno per 60mila detenuti. Riteniamo importante che la politica si faccia carico dei problemi carcerari insieme a tutti gli attori coinvolti". L’Udeur fa sapere quindi che presenterà un progetto di riforma "salva polizia penitenziaria" e "sosterrà" la giusta causa dei 47mila poliziotti penitenziari anche con un ufficio del partito per le politiche penitenziarie.

Firenze: dall’Opg di Montelupo alla campagna "puliamo il mondo"

 

Ansa, 23 settembre 2005

 

Da dodici anni Legambiente è l’ente organizzatore di questa campagna di pulizia che vede coinvolte amministrazioni, scuole, comitati e associazioni e pone al centro dell’attenzione la necessità e la voglia di ognuno di noi di riappropriarsi del proprio territorio prendendosene cura. 1.800 Comuni italiani aderiscono a questo progetto per sottolineare così il bisogno degli individui di attivarsi per tutelare gli spazi pubblici, prendendo coscienza del fatto che, oltre a ripulire, si dovrebbe imparare a non sporcare. L’azione dei volontari spazia dalla raccolta di cartacce, mozziconi e rifiuti di vario genere nelle piazze, nei boschi e sulle spiagge, alla battaglia contro le discariche abusive. Ma Puliamo il Mondo è anche l’occasione per mettere sotto la lente d’ingrandimento i problemi legati al degrado ambientale e costruire insieme le soluzioni possibili. Un’iniziativa patrocinata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio, dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e da una rappresentanza della Commissione Europea. Lo scorso anno in Italia i volontari coinvolti lungo tutta la penisola sono stati più di 700.000. Sono state ripulite oltre 4.000 aree, tra piazze, boschi, strade, argini dei fiumi, spiagge. Sono state raccolte 2.000 tonnellate di rifiuti. A tutti gli intervenuti sarà consegnato un kit di Legambiente.

A Montelupo l’iniziativa promossa da Legambiente acquista un valore particolare perché coniuga l’attenzione all’ambiente, con una spiccata vocazione sociale. Alla giornata fissata per il 24 settembre aderiranno anche gli internati dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Si tratta di un caso unico in Italia che testimonia la volontà delle persone che si trovano presso la struttura di non essere soltanto ospiti, ma di contribuire a migliorare la città di Montelupo Fiorentino.

Come spiega lo stesso direttore dell’ospedale dr. Franco Scarpa: "Iniziative come questa intendono favorire la partecipazione dei detenuti e delle persone internate ad interventi che restituiscano un valore socialmente utile alla Comunità, fornendo occasione all’Istituzione Penitenziaria di realizzare in maniera più completa il compito di rieducazione e di risocializzazione delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà. In tali iniziative gli interventi di trattamento terapeutico e di riabilitazione dei pazienti internati nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario, già attivati e condotti con il coinvolgimento dell’Ente Locale e delle Associazioni del territorio, possono trovare un occasione di concreta ed efficace realizzazione. Con tale partecipazione si può affermare il principio che "la cura" non vuol dire solo trattamento psichiatrico ma anche e soprattutto impegno effettivo in servizi alla Comunità".

Occasioni come queste sono importanti perché i cittadini di Montelupo incontrano coloro che stanno dentro le mura del carcere e si rendono conto del loro valore umano. L’amministrazione di concerto con la direzione dell’ospedale psichiatrico giudiziario ed anche i servizi sanitari cercano di moltiplicare le opportunità di contatto e interazione, importanti sia per i detenuti sia per gli abitanti della città. La creazione di un gruppo podistico intitolato i Lupi del Monte, l’apertura alla popolazione delle porte della Villa Medicea (sede del carcere) in occasioni di feste e manifestazioni, la creazione di un centro diurno in cui vengono proposti laboratori artistici, di teatro e di scrittura sono altre azioni che rientrano in questo progetto di integrazione e riabilitazione dei carcerati. "È molto importante aver unito una manifestazione a livello nazionale come Puliamo il mondo con il progetto di integrazione degli internati dell’Opg, la creazione di momenti di incontro è, a mio avviso centrale, in un percorso riabilitativo, per questo ho sostenuto questa proposta giunta dal dottor Scarpa", afferma Luca Rovai assessore all’ambiente del Comune di Montelupo.

Il tema della tutela ambientale è sempre stato caro all’amministrazione di Montelupo che in questo ultimo periodo, anche su segnalazione dei cittadini, ha intensificato le attività di informazione e promozione. Per l’assessore all’ambiente Luca Rovai "pulire un giorno non ha un’utilità di per se stessa, ma ripetere ogni anno questo evento stimola una maggiore attenzione al patrimonio ambientale ed in particolare ad un tratto di città che gli interventi di riqualificazione hanno restituito alla popolazione; manifestazioni di questo genere sono sicuramente formative per le nuove generazioni, per questo auspico che i ragazzi delle scuole elementari e medie aderiscano numerosi". Ci sono fasce della popolazione che già prestano attenzione all’ambiente e che lo testimoniano aderendo all’iniziativa, come le tante associazioni che si sono date appuntamento sabato mattina: Gruppo Ittico di Montelupo, Pubblica Assistenza, Associazione La Racchetta, Misericordia... L’appuntamento è fissato per le ore 9.00 in due luoghi di concentramento, piazza dell’Albero alla Torre e presso la Madonnina di Fibbiana, il tratto che sarà ripulito è quello lungo l’Arno che collega le due frazioni. A tutti i partecipanti sarà distribuito un kit da lavoro e al termine della mattinata una colazione.

Napoli: accertati 14 casi di scabbia nei padiglioni di Poggioreale

 

Il Giornale di Napoli, 23 settembre 2005

 

Nel carcere di Poggioreale la situazione è divenuta drammatica. Ieri alcuni detenuti hanno chiesto di essere visitati e ai medici sono bastati pochi secondi per rendersi conto del problema. All’interno della casa circondariale di Napoli c’è la scabbia, malattia altamente infettiva. Fino a ieri sono stati accertati difatti ben 14 casi ed il numero secondo le previsioni è destinato a crescere e occorre presto il varo di un piano per evitare il contagio e la diffusione che diventerebbe nel giro di pochi giorni incontrollabile. Non si esclude che i detenuti possano intraprendere scioperi ben più duri come quello della fame e della sete e allora la situazione potrebbe diventare delicata.

Giustizia: una legge per ridurre da tre a due i gradi di giudizio

 

Il Gazzettino, 23 settembre 2005

 

È passato alla Camera il progetto di legge presentato da Gaetano Pecorella, presidente della Commissione Giustizia oltre che legale di Silvio Berlusconi, per cui diventano inappellabili le sentenze di primo grado in cui l’imputato è stato assolto. La legge, se passerà al Senato e diventerà definitiva, avrà valore retroattivo in base al principio generale della "retroattività" della legge penale più favorevole al reo o presunto tale e quindi tutti gli appelli in corso vengono cancellati.

L’opposizione afferma che si tratta della solita legge "ad personam" a favore di Silvio Berlusconi che, assolto o prescritto in primo grado, deve affrontare alcuni ricorsi in Appello, in particolare quello per il processo Sme. Non lo so. Certo è che con un premier coinvolto in innumerevoli "guai giudiziari" ogni iniziativa del Governo in materia di Giustizia diventa inevitabilmente sospetta e che un Governo guidato da un premier in queste condizioni non pare il più adatto a legiferare in tale materia.

Ma veniamo al merito del progetto di legge che, come tanti altri di questi ultimi tempi, appare assurdo. Il processo si basa sulla parità dei diritti delle parti, dell’accusa e della difesa. Se la difesa può appellare quando l’imputato sia stato condannato in primo grado e l’accusa no è evidente che questa parità viene meno. L’opinione pubblica, in genere, è portata istintivamente a parteggiare per l’imputato contro i Pubblici ministeri, ma non bisogna dimenticare che nel processo ci sono anche le parti civili, cioè le vittime del reato, le quali a loro volta non potranno appellarsi davanti a una sentenza di assoluzione.

La legge trova naturalmente l’entusiastica approvazione del centrodestra che in questi anni ha rivelato un’anima super-garantista. Naturalmente quando ci sono di mezzo "lorsignori". Ma questo stesso centrodestra si indignò quando il giudice milanese Giuseppina Forleo assolse dall’accusa di terrorismo il marocchino Mohammed Dakri che raccoglieva fondi da mandare ai combattenti iracheni e plaudì, una volta tanto, alla Procura di Milano che fece ricorso contro quella sentenza. Se passa la legge approvata ieri alla Camera la sentenza che ha assolto Dakri sarà inappellabile e il presunto terrorista non avrà più nulla da temere dalla giustizia italiana.

Il processo italiano ha urgente bisogno di essere snellito. Ma con misure equilibrate. Impedire l’appello quando l’imputato sia stato assolto in primo grado risolve poco da questo punto di vista. Poiché infatti la possibilità dell’appello rimane per l’imputato condannato le Corti d’Appello dovranno comunque restare e i giudici e i pubblici ministeri di quelle Corti non potranno essere dislocati altrove per aiutare i colleghi a smaltire l’enorme numero di cause arretrate che i Tribunali italiani hanno accumulato. Ci sono molti casi poi in cui gli imputati sono plurimi e alcuni vengono assolti e altri condannati. Questi potranno fare appello ma coinvolgeranno inevitabilmente anche gli imputati assolti. Come ci si regola in questi casi? Insomma, un pastrocchio inestricabile e inverecondo.

Molto più sensato, oltre che equo, sarebbe abolire il secondo grado di giudizio per tutti, sia nei casi di sentenze di assoluzione che di condanna, e restituire alla Cassazione il suo ruolo di Tribunale che controlla la mera legittimità formale delle procedure precedenti, mentre attualmente si è trasformata, grazie al grimaldello della coerenza del dispositivo con le motivazioni, in un terzo, defaticante, giudizio di merito.

Ma queste sono cose troppo sensate per interessare una classe dirigente che, in materia di giustizia, sembra preoccuparsi solo della propria auto tutela, poco o nulla importandogli dell’ulteriore scempio di quel poco che resta del diritto in Italia e di un senso della legalità che, da questo punto, nessuno, a meno che non sia un fesso inveterato, può conservare.

Droghe: le proposte di "Non incarcerate il nostro crescere"

 

Redattore Sociale, 23 settembre 2005

 

Si terrà a Palermo dal 5 al 7 dicembre la Quarta Conferenza nazionale sulle droghe, dopo l’annullamento delle date di Pescara. Oggi a Roma un cartello di organizzazioni, enti pubblici e privati del settore - promotori della campagna "Non incarcerate il nostro crescere" - hanno incontrato esponenti delle Regioni e parlamentari del centro-sinistra per consegnare alla politica le proprie domande e le proprie condizioni affinché si riapra un dialogo tra istituzioni ed operatori sul tema droghe, in vista della Conferenza di Palermo.

"Non incarcerate il nostro crescere" è un cartello nato dal "profondo dissenso" verso la proposta di legge Fini sulle droghe, che non soltanto peggiora la legge attuale sulle droghe, ma per di più nasce trascurando completamente il confronto con le realtà operative, che rivendicano competenza, responsabilità e partecipazione.

Per Riccardo De Facci, responsabile tossicodipendenze del Cnca (Coordinamento nazionale comunità d’accoglienza) "il confronto è un dovere della politica verso i consumatori e gli operatori". "Occorre rilanciare il ruolo delle Regioni e la necessità di una riflessione che abbandoni le categorie dell’emergenza e consideri invece la differenziazione tra consumo, abuso, abuso problematico, dipendenza e tra i comportamenti connessi". "La conferenza è in ritardo di due anni e il governo non ha recepito le direttive europee in materia - continua De Facci, che poi conclude - Occorre costruire luoghi di confronto, pensare nuove politiche giovanili e ragionare su fondi certi". Di 140milioni di euro del Fondo nazionale per le sostanze stupefacenti ne sono stati erogati solamente un terzo. Sulle risorse batte il ferro anche Maurizio Coletti (Itaca), che chiede più soldi per la ricerca chiede ai candidati al prossimo governo "un programma elettorale che sia capace di mettere al posto giusto le priorità che noi rivendichiamo".

Per Franco Corleone (Forum Droghe) la politica è "disattenta e distratta su carcere e droghe", la proposta Fini è "da bocciare" come pure la legge in vigore. "Occorre passare da uno stato penale a uno stato sociale". Sulla proposta Fini non ha dubbi, non sarà approvata entro fine legislatura, specie dopo la crisi politica di ieri e le dimissioni di Siniscalco. "La legge è ferma alla commissione bilancio - afferma Corleone - perché la Sottosegretario all’economia e alle finanze Maria Teresa Armosino da giugno non riesce a quantificare le spese della sua attuazione". L’approvazione della tanto temuta riforma pare quindi improbabile a fine legislatura, sebbene rimanga l’incognita del decreto Calderoli che vorrebbe salvare i punti nodali della legge. Per questo il cartello nato "contro" una legge si fa sempre più "per" una nuova legge. La proposta è rivolta in primo luogo al centro-sinistra e chiede che la totale depenalizzazione del consumo sia resa effettiva, che siano previste alternative al carcere reali e efficaci e che sia introdotta una seria politica di riduzione del danno.

Treviso: un progetto al minorile, il video-teatro per raccontarsi

 

Il Gazzettino, 23 settembre 2005

 

Videoteatro per raccontare esperienze di vita ed emozioni, infrangendo idealmente il muro del carcere. È l’obiettivo di un progetto avviato all’Istituto penale minorile di Treviso con finanziamenti regionali dall’associazione Nat’s, che si occupa di tutelare i diritti dei bambini lavoratori nel mondo. A Treviso segue la realtà del carcere minorile dove sono detenuti venti ragazzi per la maggioranza immigrati di origine magrebina e rumena. L’istituto finisce spesso nelle pagine di cronaca per l’inadeguatezza delle strutture, l’eccessiva vicinanza con il carcere degli adulti, la scarsità di spazi interni. Oggi alle 15 le porte del minorile si apriranno per far entrare alcune classi di una scuola superiore trevigiana. Gli studenti potranno assistere allo spettacolo di video-teatro realizzato dagli ospiti dell’istituto con il titolo "Tante storie". Cinque attori in scena e la proiezione di brevi filmati realizzati durante l’estate sono gli ingredienti di una proposta forte, coordinata da Nicola Mattarollo, Valentina Paronetto e Marica Tesser, con l’appoggio della direzione dell’Istituto, degli educatori e del corpo di polizia penitenziaria. "L’attività di video-teatro - spiega Mattarollo - coinvolge i ragazzi in un percorso educativo che stimola la creatività fisica e vocale, la fiducia nelle proprie potenzialità, la capacità di relazionarsi su piani diversi".

Droghe: Padova, quattro mesi di laboratori e incontri con i giovani

 

Redattore Sociale, 23 settembre 2005

 

"Corpi indipendenti", quattro mesi di laboratori e incontri con i giovani per capire insieme come prevenire le dipendenze da droghe legali e illegali. Un modo innovativo proposto Da Arci Nuova Associazione di Padova per provare ad affrontare il tema delle dipendenze. L’iniziativa nasce nell’ambito di Collection Prevenzione, un progetto promosso nel territorio regionale dal Dipartimento per le Dipendenze dell’Azienda Ulss 16 di Padova, in collaborazione con numerose realtà del terzo settore, sul tema della prevenzione alle dipendenze dalle droghe legali e illegali. Nello specifico di "Corpi indipendenti" la collaborazione tra soggetti diversi (Regione Veneto, Ulss 16 e Arci Nuova Associazione di Padova) permette di affrontare il tema da tutti i punti di vista, ottenendo un maggiore coinvolgimento dei ragazzi: non saranno solo ascoltatori passivi, ma interverranno direttamente attraverso momenti di dialogo con medici esperti, di confronto con gli attori e di partecipazione diretta (laboratorio teatrale e cinematografico).

Il progetto si divide in due diverse sezioni, che vedranno coinvolti i giovani partecipanti nella sperimentazione delle discipline creative (teatro e video) e nel dibattito con gli esperti. "Una serata anonima" è un percorso promosso dall’associazione "I Fantaghirò" che coinvolge gli studenti di sette scuole superiori. Durante gli incontri in classe i ragazzi potranno leggere e commentare testi scritti da persone affette da alcol-dipendenza, aiutati dalla presenza di un animatore. Tutte le scuole coinvolte nel progetto assisteranno inoltre alla rappresentazione dello spettacolo "Una serata anonima" seguito da un dibattito guidato da un medico dell’ASL 16 specialista in problemi alcol-correlati. La rappresentazione teatrale è tratta da "Uomini in fuga, la grande avventura degli alcolisti anonimi" di Carlo Coccioli. Il testo è adattato dallo scrittore Giulio Mozzi, per la regia di Mirko Artuso. "Arti indipendenti" è invece il titolo della seconda sezione. Si tratta di un laboratorio per la realizzazione di una performance teatrale e di un cortometraggio. L’iniziativa, aperta ai giovani ma non solo, è promossa dall’associazione Abracalam (circolo Arci) e si svolge a Padova. Sono previsti 16 incontri di formazione (nei mesi di ottobre e novembre, per un totale di 48 ore) seguiti da altri 13 incontri per la realizzazione e la messinscena degli spettacoli (dicembre e gennaio). "Arti indipendenti" verrà presentato giovedì 29 settembre, alle ore 18, presso il primo piano della Casa delle Associazioni "Leonardo da Vinci" (Via dei Colli 108, Padova).

Spagna: curati con il Viagra anche detenuti per violenza sessuale

 

Agi, 23 settembre 2005

 

Il giornale El Mundo cita il caso di un galeotto che ha disfunzione sessuale che gli impediva aver rapporti regolari con persone intime che hanno l’autorizzazione di visitare i carcerati. Le autorità carcerarie catalane somministrano dosi di Viagra ai detenuti, compresi quelli colpevoli di violenze sessuali, secondo quanto scrive oggi il quotidiano "El Mundo", secondo cui tale fatto non mancherà di "sollevare polemiche".

Il giornale cita il caso di un recluso per gravi violenze sessuali nel carcere Ponent de Lleida di Barcellona, S.C.C. di 53 anni, che ha ricevuto in diverse occasioni il farmaco per sopperire ad una disfunzione sessuale che gli impediva aver rapporti regolari con persone intime che hanno l’autorizzazione di visitare i detenuti nella prigione.

"El Mundo" cita fonti del ministero della giustizia di Catalogna, responsabile della somministrazione, secondo le quali S.C.C non è il primo caso di un condannato per violenze sessuali detenuto in un carcere della regione a beneficiare del trattamento sulla base di indicazioni fornite alle autorità carcerarie dall’urologo della prigione. "I detenuti sono privati della libertà ma non di altri diritti" come quello di esser curato, ha detto una fonte del ministero catalano.

 

 

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