Rassegna stampa 21 ottobre

 

Giustizia: Forza Italia preme, ma alla Camera slitta la ex Cirielli

 

Il Gazzettino, 21 ottobre 2005

 

Ma quale legge "salva-Previti", la ex Cirielli (che allunga i tempi della prescrizione per i recidivi, ma li riduce per gli incensurati) è una legge ottima e necessaria: e presto dovrà essere approvata, afferma Berlusconi. Ma, proprio ieri, la conferenza dei capigruppo a Montecitorio, ha fissato l’esame della ex Cirielli per la prossima settimana, ma al quarto punto all’ordine del giorno: in una riunione piuttosto agitata - Vito (Fi) chiedeva un esame sollecito, ma non aveva l’appoggio degli altri capigruppo di maggioranza, mentre l’opposizione insorgeva - dunque, la ex Cirielli scivola in basso nel calendario dei lavori ed è probabile che, la prossima settimana, non si faccia in tempo a discuterla, a meno che la Cdl non chieda ed ottenga l’inversione dell’ordine del giorno.

Il premier Berlusconi, comunque, difende a spada tratta una legge che ha suscitato l’ira dell’opposizione e dell’Associazione Nazionale Magistrati. Lo stesso fa La Russa (An), che pure parla di legge perfettibile: "Difenderò questa legge fino alla morte, perché a quelli che pongono l’accento sul disagio temporaneo creato da alcune norme, io contrappongo il loro disinteresse per quelle misure che da domani inaspriranno pene e trattamenti per i recidivi", mette in chiaro. Preoccupato è, invece, lo stesso ministro della Giustizia, Castelli (Lega), che teme le conseguenze della legge e spiega: "Ci sarà un aumento dei detenuti, visto che l’inasprimento delle pene previste per i recidivi farà crescere il numero dei detenuti. Gli stati d’animo sono un conto, i numeri sono un altro. Su 23 mila reati, facendo riferimento all’ultimo screening della Cassazione, loro dicono che se ne prescrivono tremila. Fate voi i conti, io ragiono sui conti ed ho già chiesto in finanziaria risorse straordinarie".

Intanto Fassino (Ds) denuncia l’intollerabile arroganza della maggioranza che, dopo la riforma elettorale, dopo la devolution, si prepara a un nuovo "strappo", cioè ad approvare una normativa che "mette in discussione la certezza del diritto con una legge vergognosa come la Cirielli". Contro la ex Cirielli anche l’Associazione nazionale magistrati, che parla di "guasti insanabili". Insomma, è scontro aperto, come sempre quando si tratta di ritoccare il sistema giudiziario. Berlusconi va dritto per la sua strada, incurante delle critiche e spiega con dovizia di particolari che cosa accadrà dopo l’approvazione oramai certa. Dice il premier: "La Cirielli aumenta i tempi della prescrizione per i professionisti del crimine, quindi chi è recidivo avrà un aumento dei tempi di prescrizione. Li diminuisce, ma assolutamente in modo parziale, per gli incensurati e toglie di mezzo l’arbitrarietà circa la durata della prescrizione, che lascia al singolo giudice di decidere per differenti imputati dello stesso reato quale debba essere il periodo di prescrizione, il che comporta un’assoluta incertezza e una disparità di trattamento nei confronti dei cittadini". All’opposizione, il presidente del consiglio manda a dire: "Non fa altro che cercare i mezzi più bassi, maliziosi, per attaccare quella che è una buona legge e in questo caso l’ha chiamata legge "salva-Previti"". Comunque, lo stesso Berlusconi deve riconoscere che l’opposizione non ha tutti i torti: "Credo - dice infatti il premier - che se un componente della Cdl, implicato in processi giudiziari, può beneficiare di una legge approvata in Parlamento, questo non toglie nulla al fatto che sia una buona legge".

Giustizia: La Russa (An); difenderò l'ex-Cirielli fino alla morte

 

Ansa, 21 ottobre 2005

 

"Difenderò questa legge fino alla morte, perché a quelli che pongono l’accento sul disagio temporaneo creato da alcune norme, io contrappongo il loro disinteresse per quelle misure che da domani inaspriranno pene e trattamenti per i recidivi". Il capogruppo di Alleanza nazionale alla Camera, Ignazio La Russa, difende così la proposta di legge ex Cirielli, ormai conosciuta come ‘salva-Previti’. L’esponente di An, prima di entrare nella sala del governo, dove lo attende un vertice della CdL con il ministro della Giustizia per capire l’incidenza che questa legge avrà sui processi in corso, respinge al mittente tutte le critiche. "Gli stessi che criticano la possibilità che qualche processo eventuale venga prescritto - aggiunge La Russa - dimenticano che questa proposta di legge garantirà misure più severe per gli habituè del crimine. È la prima volta in Italia, infatti, che si fa una differenziazione tra chi delinque solo una volta nella vita e tra chi invece entra ed esce dal carcere continuamente". "Non tenere in considerazione quest’aspetto della legge - conclude - significa non valutarla con obiettività. Oggi comunque esamineremo tutti i dati che ci sono stati forniti anche dalla Cassazione riguardo i processi che potrebbero concludersi per la prescrizione dei reati e decideremo il da farsi: se si stabilirà di far tornare il provvedimento al Senato per l’ennesima navetta, allora significherà che potranno essere accolti degli emendamenti migliorativi del testo senza alcun problema. Ma se si deciderà invece di salvare comunque l’impianto della legge, cercando di approvarla in tempi rapidi, non credo che ci sarà - conclude - grosso spazio per esaminare eventuali proposte di modifica".

Giustizia: Di Somma (Dap); nelle carceri servono 18 mila posti

 

Ansa, 21 ottobre 2005

 

Il fabbisogno di posti in carcere è "sotto gli occhi di tutti" per il vicedirettore del Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap), Emilio Di Somma: "Se abbiamo una capacità ricettiva di 42 mila detenuti e abbiamo 60 mila detenuti presenti - ha spiegato - il conto è presto fatto: ci servirebbero circa 18 mila posti, il che mi sembra un’impresa decisamente ardua". "Intanto - ha detto Di Somma -, con le ristrutturazioni, è possibile recuperare, nell’arco del 2006-2007, ancora due o tremila posti e con la costruzione di nuovo istituti si possono recuperare altri quattro, cinquemila posti. Nel frattempo, probabilmente, bisogna muoversi anche su altri versanti cercando di capire quale strada si vuole imboccare per risolvere il problema". È difficile per Di Somma, stamani presente nel carcere di Bollate (Milano) per l’inaugurazione di un azienda agricola, stabilire se il tetto massimo di detenuti sia quello di 60 mila. "È molto difficile da capire - ha risposto alle domande dei cronisti -, soprattutto per noi che riceviamo persone portate in carcere su ordine dell’autorità giudiziaria e il scarceriamo su ordine dell’autorità giudiziaria. È un fenomeno difficilmente governabile da parte nostra. Interventi legislativi che approfondiscano che cosa può essere tenuto fuori dal carcere e che cosa debba necessariamente rimanerci potrebbero fermare questa tendenza".

Giustizia: Fp-Cgil, manca anche la benzina per trasporto detenuti

 

Ansa, 21 ottobre 2005

 

L’amministrazione penitenziaria è indebitata a tal punto da non poter garantire l’acquisto di benzina per i mezzi di trasporto dei detenuti. La denuncia è della Fp Cgil che, in una nota, fa sapere che il Dap ha diramato in questi giorni una circolare a provveditorati regionali, istituti penitenziari e altri servizi, in cui si comunica l’impossibilità di provvedere alla benzina per il trasporto terrestre e navale dei detenuti. "La paralisi del sistema penitenziario preannunciata dal Guardasigilli per il 2007 è già in atto" commenta Fabrizio Rossetti, responsabile nazionale Fp Cgil penitenziario. La circolare del Dap "significa in concreto che non potranno essere più garantite quelle attività di traduzione dei detenuti da un carcere all’altro, da un carcere alle aule di giustizia, da un carcere agli ospedali, anche in caso di ricoveri urgenti, da un carcere agli arresti domiciliari. I cosiddetti cellulari, le macchine di servizio della Polizia penitenziaria e le unità navali operanti sulle isole resteranno ferme per mancanza di benzina e ciò potrebbe mettere a serio rischio non solo il normale svolgimento delle attività giudiziarie (processi, interrogatori, ecc), ma - aggiunge Rossetti - potrebbe ledere il diritto dei detenuti alla salute, all’avvicinamento ai propri nuclei familiari". La Fp Cgil ricorda infine di aver denunciato da mesi "l’insostenibile indebitamento dell’amministrazione carceraria, che non riesce più a garantire il pagamento degli affitti degli immobili, dei servizi di erogazione di acqua luce e gas, delle utenze telefoniche, delle semplici attività di minuto mantenimento in carcere (carta igienica, sapone ecc.)". "Per non parlare, poi, della gravissima situazione in cui versa l’assistenza sanitaria in carcere le cui risorse, anno dopo anno, sono state drasticamente ridotte passando dai circa 103 milioni di euro del 2001 ai poco più di ottanta spesi nel 2004 e ciò a fronte del notevole aumento della popolazione detenuta, poco più di 53.000 nel 2001, oltre 60.000 oggi". "Oltre 150 milioni di euro di debiti - conclude Rossetti - sono l’unico risultato utile che il Ministro della Giustizia può vantare dopo quattro anni e mezzo di governo carcerario".

Firenze: accordo per impiegare i detenuti in cantieri edili

 

Asca, 21 ottobre 2005

 

I detenuti della seconda casa circondariale di Firenze (detta ‘Solliccianinò) potranno lavorare in cantieri edili. È quanto prevede un accordo sottoscritto dalla Provincia di Firenze, dalla direzione del carcere e dalla Scuola professionale edile di Firenze. In base all’accordo, la Scuola edile accoglierà presso i cantieri scuola da essa organizzati allievi provenienti dall’istituto di pena. Gli allievi, al massimo cinque, saranno scelti tra coloro che frequentano i corsi di formazione professionale di edilizia all’interno di Solliccianino. L’intesa prevede che la Scuola edile si assuma tutte le responsabilità inerenti la formazione, la prevenzione e la sicurezza contro gli infortuni per lo svolgimento dell’attività formativa all’interno dei cantieri scuola, mentre la Provincia di Firenze metterà a disposizione dei frequentanti una indennità di 310 euro mensili. La direzione di Solliccianino si impegna invece a favorire la realizzazione, all’interno dell’Istituto, di corsi di formazione professionale nel settore edile. "Lo sbocco occupazionale per persone provenienti dall’area penale - spiega l’assessore provinciale alle politiche sociali Martini - dà un presupposto essenziale di un percorso di sviluppo della persona sul piano personale e sociale nella direzione della completa autonomia. Grazie a una precedente intesa, tra l’altro, sono stati già tredici a trovare lavoro in modo stabile. Uno è già capocantiere".

Milano: inaugurata la "Cascina Bollate" nella Casa di Reclusione

 

Redattore Sociale, 21 ottobre 2005

 

Zappe e rastrelli, 2000 mq di serre riscaldate nuove di zecca e un ettaro di terreno a cielo aperto. Quanto basta per metter su un’azienda agricola coi fiocchi. Anche dentro un carcere. Nella casa circondariale di Bollate, periferia nord di Milano, si è avverato un sogno: questa mattina è stata inaugurata la "Cascina Bollate", uno spazio dove dieci detenuti possono coltivare fiori come le violette e primule, ma anche tutti i prodotti dell’orto, da vendere all’esterno e in uno spazio commerciale accessibile ai visitatori della struttura carceraria. La realizzazione della struttura è stata possibile grazie all’impegno della cooperativa Centoventi, attiva nel settore dell’agricoltura biologica.

"La Cascina Bollate è un progetto nato per dare la possibilità di far uscire all’esterno sia i prodotti orticoli sia, prossimamente, anche i detenuti che vorranno lavorare esternamente -dice Michele Segreto della cooperativa Centoventi-. Attualmente abbiamo quattro serre e unn campo di 10mila mq di campo, che abbiamo intenzione di lavorare in modo più massiccio sul campo. All’interno di Bollate ci sono molti spazi utilizzabili, su cui vogliamo lavorare per creare attività quasi professionali". Un’ambizione in parte già realizzata, visto che l’anno scorso i detenuti che lavorano con la cooperativa hanno prodotto oltre due tonnellate di vegetali, vendute a soggetti esterni tra cui i Gruppi di acquisto solidali e migliaia di fiori tra ciclamini, primule e violette, tra cui le 30mila destinate alle aiuole del Comune di Monza.

"In queste attività sono coinvolti 25 detenuti -prosegue Segreto-: 15 nel progetto Agricola, partito un anno fa in collaborazione con la Scuola agraria di Monza, e 10 nel progetto della Cascina Bollate". Uno di loro, prossimamente, potrà spostarsi anche nella parte più "esterna" del carcere, per lavorare nel negozio inaugurato oggi, dove verranno venduti i prodotti della terra coltivati dai detenuti. Il punto vendita, interno ma vicino all’ingresso, sarà accessibile alle persone in visita alla struttura carceraria.

Cuneo: il Progetto "Eleutheria" continua con un concerto

 

La Stampa, 21 ottobre 2005

 

Il Comune di Bra ed il Comune di Alba, in collaborazione con il Ministero di Grazia e Giustizia - Casa Circondariale di Alba e Centro Servizi Sociali per Adulti di Cuneo, nel corso del 2005 hanno promosso il progetto "Eleutheria, percorsi di inclusione sociale e lavorativa di persone con problemi di giustizia", intervento rivolto a persone soggette a misure limitative della libertà e finalizzato ad offrire loro un sostegno nella riscoperta di abilità e di risorse, utili ad avviare un percorso virtuoso di inclusione sociale.

Tra le varie fasi del progetto che si stanno realizzando, anche un evento musicale: sabato 22 ottobre 2005 alle 15, presso la Casa Circondariale di Alba, si terrà il concerto dei "Doriano e i suoi Crackers" quale importante occasione di incontro tra carcere e territorio. Al concerto parteciperanno gli ospiti della Casa Circondariale e rappresentanti delle Istituzioni pubbliche, private e del volontariato locale.

Gli artisti che compongono il gruppo dei "Doriano e i suoi Crackers" hanno dato la loro disponibilità ad esibirsi gratuitamente, dando così la possibilità di creare simili opportunità culturali di scambio e di conoscenza non soltanto a beneficio dei detenuti, ma, in particolare, del nostro territorio.

Napoli: il team sportivo del carcere pronto al debutto

 

Il Mattino, 21 ottobre 2005

 

La passione per il calcio non ha confini. Sono in diciotto, tutti militari detenuti nell’istituto di pena di Santa Maria Capua Vetere, e hanno costituito un’associazione sportiva, l’Unione Sportiva Carcere Militare Santa Maria Capua Vetere. Hanno formato una squadra di calcio vera che il 30 ottobre esordirà nel campionato provinciale casertano di terza categoria. Li unisce l’amore per lo sport e hanno trovato sensibilità e collaborazione in Elisa Bosco, operatrice del Nucleo di Osservazione Scientifica che ha dato l’okay al progetto e ha chiesto e ottenuto i necessari permessi. È la seconda volta in Italia che una squadra di detenuti disputa un campionato ufficiale dopo l’esperienza milanese del carcere di Opera. Ma è la prima in assoluto per detenuti militari. A Santa Maria Capua Vetere, in passato, c’era stata una prima esperienza legata al rugby. "Ho creduto subito in questa iniziativa - spiega Elisa Bosco - perché credo che migliorerà notevolmente la condizione carceraria dei detenuti. Ho affrontato questa esperienza con entusiasmo e devo dire grazie alle autorità militari che mi hanno aiutata nel progetto".

Solidarierà e partecipazione anche dal mondo del calcio. "Le società inserite nel girone della squadra del carcere di Santa Maria - dice Salvatore Colonna, presidente del Comitato Campano della Federcalcio - hanno accettato di giocare le partite casalinghe contro la squadra dei detenuti a campi invertiti. Un grande esempio di solidarietà, un bel gesto giunto naturalmente e senza forzature. Abbiamo collaborato pienamente a questa iniziativa che ci vede entusiasti. Tra l’altro, il carcere militare di Santa Maria è dotato di un campo sportivo perfettamente regolare e in ottimo stato". Mancherà ovviamente il pubblico, ma non mancheranno permessi d’ingresso speciali per parenti e dirigenti che vorranno assistere agli incontri. Adesso finalmente è tutto pronto. Maglie biancoblù, i diciotto calciatori si allenano con impegno mentre il gruppo di appassionati dirigenti ha completato le pratiche burocratiche. Presidente della società è il comandante colonnello Antonio Del Monaco, il vice presidente è lo stesso direttore Bosco, il segretario è il capitano Domenico Filippella. Lunedì prossimo, nella casa circondariale militare più sportiva d’Italia, si terrà la presentazione della squadra di calcio alla presenza delle autorità cittadine e delle istituzioni sportive.

Tratta: a Firenze Giornate europee di lotta contro il traffico

 

Redattore Sociale, 21 ottobre 2005

 

È in corso a Firenze la seconda giornata dei lavori dell’incontro europeo di lotta contro il traffico di Esseri umani, organizzate dal movimento Emmaus Internazionale, in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti di Firenze, con il Patrocinio della Regione Toscana e del Comune di Firenze.

Oggi è stato il momento di quattro laboratori paralleli per mettere a punto un piano di azione comune su: sensibilizzazione ed iniziative sociali ed economiche di prevenzione; accoglienza ed assistenza alle vittime; alternative economiche e sociali "correttive" finalizzate al reinserimento; azioni di pressione pubblica e politica per ottenere nuovi statuti giuridici e la Ratifica delle convenzioni internazionali in materia. Con l’obiettivo di unire le forze esistenti in Europa e individuare un programma, una metodologia pratica e politica per lottare insieme contro la schiavitù contemporanea, trovare un coordinamento comune per una proposta di azione che verrà presentata domani mattina alle istituzioni. Il confronto nei laboratori è avvenuto tra i gruppi Emmaus a livello internazionale, le associazioni provenienti da 25 nazioni di Europa, Africa, Asia e America latina, istituzioni europee e italiane.

Tra le prime proposte emerse dal dibattito vanno segnalate: sottoscrivere e ratificare la Convenzione per i diritti dei Migranti: infatti nessun paese europeo l’ha fatto, e nemmeno l’Italia (ad eccezione della Bosnia Erzegovina). E ancora: regolamentare il rilascio di un permesso di soggiorno speciale per le vittime della tratta, anche se non collaborano con le autorità di polizia. "Questo permesso – è stato detto - favorisce l’emergere di situazioni clandestine e assicura un sostegno alle vittime e un possibile reinserimento". Garantire alle vittime sicurezza, assistenza sociale, sanitaria, psicologica, protezione, reinserimento lavorativo e di studio, assistenza giuridica, possibilità di rimpatrio assistito nella libera scelta. Contro i trafficanti criminali: la repressione e confisca dei beni, che dovranno essere destinati al risarcimento alle vittime. Promuovere iniziative, campagne di sensibilizzazione e di prevenzione attraverso strumenti formativi, educativi e attraverso mass media su tutti i soggetti interessati: potenziali vittime e clienti, istituzioni, governi, opinione pubblica generale. Con il coinvolgimento fondamentale della società civile organizzata di tutti i paesi coinvolti, sia di provenienza che d’arrivo.

Le giornate europee organizzate da Emmaus sono un momento di denuncia, di prevenzione e di proposta per lavorare e agire insieme contro la schiavitù contemporanea. "È necessario a livello politico – è stato detto - favorire la cooperazione giudiziaria e armonizzare regole e definizioni dei reati in ambito europeo. A livello operativo garantire alle vittime la tutela dei diritti fondamentali".

Sabato 22 e Domenica 23 ottobre si svolgerà una mostra-vendita di solidarietà delle Comunità Emmaus d’Italia e d’Europa presso il teatro Saschall di Firenze (Lungarno Aldo Moro, 3 - Orario: dalle 9 alle 20). Il ricavato servirà a dare sostenere le azioni di solidarietà nei paesi dell’est dell’Europa ed in Africa per interventi ed iniziative scelte dai rispettivi Gruppi Emmaus del posto.

Immigrazione: Pisanu chiude Lampedusa, il Cpt sarà declassato

 

Il Manifesto, 21 ottobre 2005

 

Non sarà chiuso ma "declassato", il centro di permanenza temporanea per immigrati di Lampedusa. Declassato in struttura di primo soccorso e smistamento, dove gli immigrati potranno sostare fino a un massimo di 48 ore prima di essere trasferiti in un altro cpt. È la decisione più eclatante tra quelle prese ieri in un vertice a Roma tra il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, il presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, il sottosegretario all’Interno Giampiero D’Alia, i prefetti Carla Mosca e Alessandro Pansa, prefetto e questore di Agrigento, il sindaco di Lampedusa Bruno Siragusa e il vice capo della Protezione civile Vincenzo Spaziante. Ma non c’è solo questo, perché a Lampedusa sarà anche garantito l’accesso all’Alto commissariato Onu per i rifugiati, come Pisanu e il vicepremier Gianfranco Fini hanno garantito sempre ieri all’Alto commissario Onu Antonio Manuel de Oliveira Gutierres. La decisione è frutto del clamore e delle proteste suscitate dal reportage di Roberto Gatti sull’Espresso, due settimane fa, che denunciava le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere gli immigrati a Lampedusa, nonché gli abusi e i soprusi dei carabinieri e dei volontari della Misericordia che gestiscono il centro. Anche se il cpt di Lampedusa era già da tempo nel mirino di organizzazioni umanitarie come Amnesty international e Medici senza frontiere nonché dei movimenti antirazzisti. Dopo le polemiche suscitate dal reportage, Pisanu aveva prima deciso di inviare il capo del Dipartimento per l’immigrazione Pansa per un "sopralluogo accurato". Poi l’improvviso il dietrofront, e il ministro aveva affidato l’inchiesta interna al prefetto di Agrigento, mentre da sinistra si chiedeva l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta e molti invocavano la chiusura del centro. Pisanu, chiamato a rispondere al parlamento, aveva invece ribadito che i cpt non vanno chiusi. Infine, a sorpresa, la visita a Lampedusa, nella quale il ministro aveva perlustrato il centro e parlato con alcuni immigrati. Ma all’uscita si era rifiutato di rilasciare dichiarazioni.

Ieri quella che lo stessa agenzia dell’Onu definisce una svolta. "Si apre un capitolo nuovo fra l’organizzazione e il governo italiano", ha detto Guterres, che ha risposto sì alla proposta italiana di creare un’"antenna" dell’Unhcr sull’isola a sud della Sicilia. "I colloqui con le autorità italiane sono stati fruttuosi", ha sottolineato l’Alto commissario in una conferenza stampa ieri pomeriggio a Roma, e ha aggiunto: "Credo che oggi siano stati fatti passi avanti per definire il nostro accesso a Lampedusa in tempi rapidi". Poi ha spiegato: "Lampedusa deve essere un centro di prima accoglienza e di transito ma niente di più. È un’area troppo piccola per fare uno screening delle persone arrivate, per portare avanti le procedure necessarie a stabilire chi ha diritto alla concessione dell’asilo. Per queste operazioni le persone devono essere trasferite in centri più grandi e di altro tipo". Inoltre, "queste procedure devono essere credibili in maniera che venga concesso lo status di rifugiato solo a chi ne ha veramente bisogno e diritto".

Quella che nemmeno l’Unhcr mette in discussione è la politica italiana sull’immigrazione. Il "nuovo capitolo" di cui parla Guterres, ieri ricevuto anche dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, è infatti basato sul "principio del riconoscimento per ogni Stato del diritto di difesa dei propri confini e di una propria politica sull’immigrazione, da un lato, e dall’altro che quella politica e quella gestione siano in linea con il diritto delle persone in possesso dei requisiti ad avere accesso alla piena protezione e accoglienza in base al principio di non respingimento". Dunque, piena legittimità all’Italia a blindare le frontiere, in cambio di alcune promesse sull’"umanizzazione" dei cpt, su un sostanziale ridimensionamento di quello di Lampedusa per mettere a tacere le accuse di mancato rispetto dei diritti umani, e sul non respingimento di chi richiede asilo politico, anche se l’Italia non ha ancora una legge organica in materia. Nel frattempo, a Lampedusa ieri è arrivata l’ennesima carretta del mare. A bordo 158 immigrati.

Imperia: il consigliere regionale Bonello in visita al carcere

 

Sanremo News, 21 ottobre 2005

 

Il Consigliere Regionale Franco Bonello si è recato in visita presso il carcere di Imperia incontrando, nell’occasione, il Comandante, le Guardie penitenziarie, i detenuti e un medico in servizio all’interno del complesso. Nel carcere si stanno svolgendo lavori di ristrutturazione che permetteranno ai detenuti di vivere in condizioni migliori e in maggior spazio; nonostante ciò molte sono state le problematiche emerse durante l’incontro. "il sovraffollamento – dice il consigliere Franco Bonello - in gran parte causato dall’alto numero di extracomunitari e tossicodipendenti, e di conseguenza il basso numero di agenti impiegati (64 agenti, rispetto ai 79 previsti dall’organico). Idem per il personale medico, regolato da contratti convenzionali per un numero di ore giornaliero pari a 9".

La conseguenza di tutto ciò è rappresentata dal fatto che la funzione di riabilitazione e di reinserimento nella società, che dovrebbe essere il compito primario degli istituti di pena, di fatto è resa quasi impossibile per il numero insufficiente di operatori sociosanitari e per l’assenza quasi totale di rapporti tra le problematiche del carcere e le istituzioni pubbliche, come ASL, Comuni e Province. "Mancano convenzioni con l’ASL per prestazioni mediche specialistiche – precisa franco Bonello - che sono di grande importanza per la popolazione carceraria e che in qualche modo, quando le stesse debbono essere fatte al di fuori del carcere, impegnano un numero elevato di agenti per il trasferimento dei carcerati-pazienti nelle strutture ospedaliere".

Ma i problemi investono anche i dipendenti del carcere che non hanno a disposizione un apposito parcheggio e, dovendo raggiungere il luogo di lavoro con la propria auto, si trovano costretti a pagare multe per divieto di sosta o per avere lasciato la propria auto per un numero di ore superiore a quelle consentite.

"Ho sensibilizzato il sindaco Sappa – ha continuato Bonello - al fine di poter realizzare una convenzione tra i dipendenti del carcere e la società che gestisce i parcheggi del Comune di Imperia e mi farò parte attiva nei confronti della Direzione Generale delle ASL al fine di attivare convenzioni per la medicina specialistica tra l’ASL e l’Amministrazione penitenziaria".

Droghe: tossicodipendenti senza dimora esclusione sociale avanza

 

Redattore Sociale, 21 ottobre 2005

 

Sempre più sfaccettata la realtà sulla strada, fa notare Vincenzo Castelli (consulente di politiche sociali): gli homeless sono anche "tossicodipendenti, alcolisti, hanno problemi psichiatrici; sono stranieri e italiani emarginati, ma anche persone ‘normali’ diventate povere per la precarizzazione della vita. Anche le badanti sono a rischio prostituzione". Castelli è intervenuto questa mattina alla Sala Tevere della Regione Lazio durante il seminario promosso dal Cnca sul tema "Tossicodipendenze e marginalità urbane: dall’emergenza all’intervento di comunità".

"Le politiche e la sensibilità delle istituzioni sono lontane dalle esigenze sui territori, mentre l’esclusione sociale avanza, crescono le difficoltà di carattere economico e culturale, e si moltiplicano interventi assistenziali e buonisti", ha rilevato Castelli, riferendo i dati di una ricerca sugli homeless della Regione Veneto: su 144 persone rilevate, 80 nei dormitori e gli altri in strada, il 45% erano italiane. "Assistiamo a un percorso graduale di pauperizzazione che porta sulla strada persone ‘normali’ a causa della perdita del lavoro o della morte del coniuge – ha evidenziato -. La marginalità estrema coinvolge anche chi ha fatto una vita normale e ha perso progressivamente casa, lavoro, relazioni". Importante è anche il "processo identitario della persona senza dimora e relazioni affettive: alcuni non vogliono dare il loro nome o si fanno chiamare con un numero; avviene una destrutturazione dell’identità personale, che diventa un’indicazione per gli operatori, chiamati a stabilire un rapporto affettivo con queste persone". Un altro elemento costante è la cronicità della condizione degli homeless: dura dai 4 ai 12 anni, ha osservato Castelli, ed è fortissima "l’incapacità a uscirne". Altro aspetto ancora poco indagato è quello della dimensione femminile delle nuove povertà. "Continua l’impegno del Cnca sulla strada e nella riduzione del danno, attraverso la sperimentazione sul campo. Dopo i progetti già realizzati dei servizi a bassa soglia, è arrivato il momento di ragionare sul senso politico di quello che abbiamo fatto", ha rilevato Teresa Marzocchi, vicepresidente del Coordinamento nazionale. E Duccio Scatolero, docente di Criminologia all’Università degli Studi di Torino, ha osservato: "Come parlare di accoglienza e inclusione in una società incapace di relazionarsi con persone diverse? Diventa una questione e un problema di tipo estetico: non si vogliono vedere gli esclusi; la questione etica non si pone più. Dobbiamo imparare, invece, a gestire la contiguità e vicinanza tra normali ed esclusi. Le persone dicono che si sentono al sicuro nel quartiere ma insicure in città: è il fattore relazionale che dà sicurezza, non quello economico". D’altra parte – ha concluso il criminologo – "insistere sull’efficacia repressiva è un’illusione; ci si preoccupa di allungare le pene e non di dar luogo a sanzioni recuperative, con l’implementazione del controllo della vita quotidiana. Invece è importante l’equilibrio tra gestione di carattere sociale e controllo pubblico del territorio, lavoro deputato alle forze dell’ordine. È in crisi (perché diminuisce il legame sociale) la regolazione sociale e informale dei conflitti: il 90% è gestito dalla gente senza passare per le istituzioni; diventa quindi attraente la risposta illegale ai conflitti".

L’assessore capitolino alle Politiche sociali e Promozione della salute, Raffaela Milano, ha confermato il taglio del Fondo nazionale delle politiche sociali 2005: "Sono soldi che i Comuni hanno già spesi,ì; l’anno prossimo non ci sarà un abbassamento del Fondo rispetto a questo taglio. Assistiamo a due attacchi al sistema di welfare, dal fronte delle risorse e dal punto di vista culturale: si sta tornando indietro, passando dal costruire una rete di servizi che risponde ai bisogni della collettività a una logica dell’assegno e del buono".

Romania: un carcerato denuncia Dio; è all’origine dei miei guai...

 

Ign, 21 ottobre 2005

 

Sono stato battezzato, ho pregato più volte il Signore e credevo che questo mi avrebbe tenuto al riparo dai guai, come d’altronde insegna la Chiesa. Invece non è stato così e quindi denuncio il Padreterno. È questa, in soldoni, l’argomentazione che ha spinto Mircea Pavel, rinchiuso nel carcere romeno di Timisoara, dove sta scontando una condanna a 20 anni per omicidio, a sporgere denuncia contro il Signore. L’uomo - di cui sono note le turbe psichiche - nella richiesta al giudice di procedere contro Dio, ha scritto che l’Onnipotente si è macchiato nei suoi confronti dei seguenti reati: truffa, falso e circonvenzione. Come un volgare delinquente da strada per intenderci. E la sua denuncia con tanto di busta era destinata "all’onnipotente, domiciliato in cielo".

L’uomo non demorde e convinto del suo diritto, spiega ancora - come riporta il quotidiano on line romeno, evenimentulzilei.ro - che "il battesimo è un contratto che io ho fatto con Dio, che deve mantenere i guai lontani dall’uomo. Così non è stato nel mio caso e quindi qualcuno ne deve rispondere". Appunto. Ma come sarà possibile recapitare l’avviso di garanzia al Padreterno con quell’indirizzo della raccomandata così vago: "All’onnipotente, domiciliato in cielo"?

 

 

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