Rassegna stampa 2 dicembre

 

Calderoli: castrazione chimica per i pedofili. Per la stampa la chiama “blocco androgenico”. L’iniziativa dopo la richiesta di un imputato di essere sottoposto a questo trattamento

di Francesco Vizzani

 

L’Opinione, 2 dicembre 2005


L’importante è intendersi sui nomi. Che spesso contengono in sé le relative maledizioni. Se la si chiama “castrazione chimica” tutti insorgono e urlano alla barbarie. Se invece le diamo il nome di “blocco androgenico”, magari su stessa richiesta del detenuto iper recidivo di abusi sessuali su bambini, come l’uomo il cui avvocato, tale Veroni, ha fatto da spalla al ministro delle Riforme Roberto Calderoli nella conferenza stampa tenuta ieri alla Camera, allora forse si capirà “che la nostra proposta è tutt’altro che forcaiola”. Magari provocatoria, vagamente insaporita da quella captatio benevolentiae verso un certo elettorato che ha un idem sentire con i padani della Lega Nord, ma tutt’altro che irragionevole.
Ecco le parole del ministro : “ è un procedimento chimico assolutamente reversibile, e viene già usato in molti paesi civili d'Europa. I dati in nostro possesso dimostrano infatti che dopo il trattamento non ci sono più casi di recidiva”. Inoltre costituiscono una cura per certi soggetti che hanno una coazione a ripetere queste violenze e che spesso chiedono spontaneamente di essere curati e di non nuocere più, magari con un cospicuo sconto di pena. Lo stesso avvocato Veroni, legale di un povero disgraziato di 59 anni, violentato a sua volta da piccolo, e resosi colpevole di abusi su quindici ragazzini, ha caldeggiato i ragionamenti politici del ministro per le Riforme dipingendo il proprio assistito come un malato che non vuole passare tutta la vita in galera a nascondersi da sé stesso.
“L’uomo è colpevole di 15 episodi di abusi ai danni di bambini – ha spiegato l’avvocato in conferenza stampa - e nel corso del processo, è venuto fuori che aveva subito a sua volta numerosi abusi, anche in carcere, è un dovere dello Stato fare qualcosa, perchè il problema della pedofilia va affrontato, e non è chiudendo in carcere una persona che si risolve il problema. Basta non chiamare il blocco androgenico con il nome di castrazione.. chiamiamolo invece cura per quella che è una malattia”. Parole forti per una società di mamme e di mammisti che ancora venera il fallo come un idolo pagano, simbolo di fertilità. Ma siamo sicuri che si fa l’interesse di un malato lasciandolo solo in un carcere a marcire con il proprio male, nella prospettiva, una volta uscito, di non potere difendersi da sé stesso e dalle sue pulsioni? Tutto sommato questo disinteresse fa il paio con il fatalismo della sinistra sugli effetti della legge 180 sulla chiusura dei manicomi. Altra icona del post ’68. Facile dire che è sempre colpa della società e schivare le responsabilità del singolo.

 

 

La grazia a Sofri? Bossi: ora si può

 

di Redazione, Il Giornale, 2 dicembre 2005


Per la prima volta Umberto Bossi ha ieri parlato del caso Sofri e lo ha fatto «aprendo» all'ipotesi della grazia da lui in passato esclusa: «So che è in fin di vita e non si può tenerlo in carcere. Se ci fosse una richiesta di grazia io non mi opporrei e penso nemmeno Castelli». L'ex leader di Lotta continua è intanto ancora in coma farmacologico da sabato scorso dopo l'intervento d'urgenza a cui è stato sottoposto all'ospedale Santa Chiara di Pisa per la lacerazione dell'esofago. Il risveglio potrebbe esserci lunedì prossimo se la salute di Sofri nei prossimi tre giorni non manifesterà problemi. Comunque, anche la prossima settimana sarà a rischio in quanto permarrà il pericolo infezioni. Incoraggiante l'assenza di febbre.

 

 

Pena di morte, eseguita negli Usa la millesima condanna
Raduni di proteste e veglie davanti al carcere di Raleigh nella Carolina del nord
Kenneth Lee Boyd giustiziato con un iniezione letale alle 8 (ora italiana)

Inutile la richiesta di grazia al governatore Mike Easley


SUPEREVANOTIZIE, 2 dicembre 2005


Raleigh - E' stata eseguita a Raleigh, nella Carolina del nord, la condanna a morte di Kenneth Lee Boyd, la millesima eseguita negli Stati Uniti da quando è stata reintrodotta la pena capitale nel 1976. A Boyd, 57 anni, è stata praticata un'iniziezione letale poco dopo le ore 8 italiane, dopo che il governatore della Carolina del Nord ha respinto la richiesta di grazia.
L'uomo, ex combattente in Vietnam, è stato condannato a morte per avere ucciso nel 1988 la moglie e il padre della donna davanti ai suoi tre figli. Nelle ultime ore prima di morire Boyd ha consumato il suo ultimo pasto: una bistecca patete ed insalata. L'uomo ha anche incontrato i suoi famigliari. "Il suo morale è buono, lui sa che andrà in un posto migliore", ha detto ai giornalisti Kenneth Smith, uno dei figli del condannato.
Per tutta la notte davanti al carcere, un centinaio di attivisti hanno dimostrato contro la pena di morte. In contemporanea alle veglie per Boyd, si sono svolte manifestazioni in California per chiedere la grazia a favore di Stanley 'Tookie' Williams, ex fondatore della gang dei Crips, la cui esecuzione è prevista per il 13 dicembre.

 


Amnistia/appello Cossiga, Segio e Imposimato a sostegno Pannella
"Clemenza ora è assolutamente improcastinabile"

 

VIRGILIO NOTIZIE, 2 dicembre 2005


Roma - Un ampio schieramento di personalità politiche e rappresentanti del mondo carcerario, della giustizia e del volontariato, ha lanciato oggi un appello a sostegno della iniziativa di Marco Pannella "Amnistia per Natale". L'appello vede tra i primi firmatari il Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, Sergio Segio, l'ex magistrato Ferdinando Imposimato, il Vice Presidente del Senato Cesare Salvi, Don Luigi Ciotti, il Presidente dell'Arci Paolo Beni, il portavoce della Comunità di Sant'Egidio Mario Marazziti, il Presidente di "Antigone" Patrizio Gonnella, il Presidente Unione Camere Penali Ettore Randazzo, il responsabile settore penitenziario della CGIL-Funzione Pubblica Fabrizio Rossetti, il cappellano di Rebibbia e responsabile dei Volontari in Carcere Don Luigi Spriano, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni, Stefano Anastasia, Enrico Boselli, Enrico Buemi, Franco Corleone, Luigi Manconi e Giuliano Pisapia. All'Appello hanno aderito anche Emma Bonino, il Segretario di R.I. Daniele Capezzone e la Tesoriera Rita Bernardini, il Segretario dell'Associazione Coscioni Marco Cappato, il Presidente del P.R. Sergio Stanzani, il Presidente vicario del Senato del P.R. Maurizio Turco, il Segretario di Nessuno tocchi Caino Sergio D'Elia e la Segretaria dell'Associazione "Il Detenuto Ignoto" Irene Testa. 
I firmatari dell'Appello sostengono anche la proposta di tenere la mattina del 25 dicembre una grande "Marcia di Natale per l'Amnistia, la Giustizia, la Libertà", per invitare la politica a decidere "con la massima urgenza un provvedimento di amnistia-indulto, un atto di buon governo ormai necessario e, dati alla mano, assolutamente improcrastinabile." 
Dopo aver ricordato che "sono passati 3 anni da quando il Parlamento tutto applaudì ripetutamente e calorosamente Giovanni Paolo II mentre invocava una riduzione delle pene", i firmatari dell'Appello denunciano che "in assenza di risposte, in questi anni, il problema da grave si è fatto gravissimo." 
Il problema non riguarda solo la situazione nelle carceri, ma anche quello della crisi della giustizia che - secondo i firmatari dell'Appello - costituisce ormai la prima grande questione sociale del nostro paese, per definire la quale vengono segnalate tre cifre: oltre l'80% di reati impuniti, nove milioni di processi pendenti e oltre un milione di reati penali prescritti negli ultimi cinque anni, una "amnistia strisciante, crescente e nascosta", aggravata da "quella di classe ora introdotta dalla approvazione definitiva della legge ex-Cirielli". 
"È questo enorme 'tappo' che va rimosso - afferma l'Appello - se si vogliono per davvero costruire le condizioni di una nuova giustizia, di una nuova garanzia per tutti i cittadini di vedere tutelati i propri diritti e interessi."

 


Castelli, "Sofri, mi sto arrovellando, la grazia è questione di coscienza"
Bruxelles, il ministro della Giustizia è tornato sull'ex leader di Lc
"Prima o poi deciderò, ma no a santificazione del reo"

 

La Repubblica, 2 dicembre 2005

 

BRUXELLES - Un fatto "di coscienza". Il ministro della giustizia, Roberto Castelli, è tornato a parlare dell'eventuale concessione della grazia ad Adriano Sofri. "Mi sto arrovellando e prima o poi prenderò una decisione", ha detto il titolare del dicastero di via Arenula. 
"Ripeto, per me Sofri è uno dei tanti casi, delle tante centinaia", ha detto il ministro nella conferenza stampa finale nel consiglio della giustizia in corso a Bruxelles. "Se posso fare un commento lo dico da cittadino non da uomo politico, rifiuto la santificazione del reo Sofri: oggi sembra che sia diventato un santo dell'Italia, ma così non è". 
Ai cronisti che gli hanno chiesto un commento sulle parole di Bossi circa il caso, Castelli ha risposto: "Bossi mi ha sempre detto che questa è una questione che devo risolvere io davanti alla mia coscienza e davanti a Dio. Naturalmente, lui ha espresso la sua opinione, io ho doverosamente ripreso in mano e riesaminato la questione alla luce di quanto è accaduto". 
Nel ricordare che oggi l'ex leader di Lotta Continua "è un cittadino libero", Castelli ha detto che Sofri "non è il solo malato in carcere". Il ministro ha anche ribadito che "per quanto riguarda l'esame dei problemi di grazia, non c'è nessuna priorità: sono tutti eguali e con regolarità esamino i casi istruiti dal mio ufficio e decido sempre con grande tormento". 

"Ribadisco che per me non c'è alcun cambiamento come approccio, sono cambiati i fatti. Sofri è stato male", ha proseguito Castelli, ricordando che quello della malattia dell'ex leader di Lotta Continua non è una "discriminante", bensì "un elemento in più " da tener conto per la decisione. 
"Altre volte ho proposto al presidente della Repubblica di concedere la grazia a detenuti che erano molto vecchi o stavano molto male", ha detto il ministro sottolineando, però, che "non basta stare male per essere graziati".

 

 

Detenuto morto misteriosamente nel carcere di Lucca


LA REPUBBLICA.IT, 2 dicembre 2005


Misteriosa morte in carcere a Lucca. Emanuele Lucchesi, di 32 anni, detenuto nella casa circondariale di San Giorgio a Lucca, e' stato trovato morto in cella. A trovarlo sono stati i suoi compagni di cella, che hanno dato subito l'allarme e chiesto l'intervento della polizia carceraria. Ma per il giovane non c'era gia' piu' niente da fare. Sembra che la causa del decesso di Lucchesi - che si trovava in carcere per scontare un residuo di pena, per reati legati allo spaccio e detenzione di stupefacenti - sia un'overdose e che, in cella con lui, si trovassero due ragazzi arrestati alcuni giorni fa proprio per possesso di eroina. La vicenda ha contorni ancora confusi, che saranno le indagini dei prossimi giorni a delineare completamente.

 


Monsignor Riboldi presenta il suo ultimo libro, “Gli scugnizzi di don Antonio”


Inform, 2 dicembre 2005

 

PADOVA - Sabato 3 dicembre alle ore 11 si inaugura a Padova, al Museo Diocesano, la terza edizione della Rassegna Internazionale per l’Infanzia “I Colori del Sacro”, imperniata quest’anno sul tema dell’acqua. In occasione dell’inaugurazione di questa mostra dedicata ai bambini, monsignor Antonio Riboldi, Vescovo emerito di Acerra, presenta il suo nuovo libro “Gli Scugnizzi di don Antonio”“ (Edizioni Messaggero Padova). 
Un libro in cui monsignor Riboldi racconta come ha aiutato i bambini ad uscire dalle situazioni più difficili. Sin da quando, parroco di Santa Ninfa nel Belice piagato dal terremoto, raccolse i bambini figli delle baracche e li portò a Roma, dal Presidente della Repubblica per smuovere le coscienze politiche affinché curassero la cancrena delle baraccopoli dei terremotati. 
Ma chi sono i bambini di don Antonio? Sono i bambini nati già grandi che conoscono i crimini degli uomini e che leggono la devastazione del carcere negli occhi dei padri. Come il ragazzo che scrive una lettera al papà detenuto: “A pà, nun te piglià collera, ma sta vita mia nun sarà comm’a toja!” – “papà non ti arrabbiare, ma questa mia vita non sarà come la tua!”. Sono i ragazzi non più bambini che don Antonio è riuscito a recuperare e che porta ancora nel cuore. Sono gli “scugnizzi” che ce l’hanno fatta e che sono diventati uomini, professionisti e a loro volta padri di bambini che, si spera, percorreranno sicuri la strada dell’amore.
Antonio Riboldi, nasce a Triuggio (MI) il 6 gennaio 1923. A dodici anni inizia il suo cammino vocazionale tra i padri Rosminiani e al carisma di Antonio Rosmini rimane fedele per tutta la vita. A Novara il 29 giugno 1951 riceve l’ordinazione sacerdotale. Dal settembre 1958 al gennaio 1978 è parroco nel Belice a Santa Ninfa (Trapani). Ad Acerra (Napoli) è nominato vescovo il 25 gennaio 1978. Dal 4 febbraio 2000 è vescovo emerito di Acerra. (Inform)

 

 

Cremona: Prima riunione del nuovo Comitato Carcere Territorio 
«Costituire e sperimentare un modello di intervento a «rete» dentro e fuori la struttura penitenziaria»

 

WELFARECREMONA, 2 dicembre 2005

 

Si è tenuta questa mattina a Palazzo Comunale la prima riunione del neo costituito Comitato Carcere Territorio, coordinato dal Vice Sindaco Luigi Baldani. L'incontro è servito a fare il punto sulle future tematiche di cui il Comitato dovrà occuparsi ed è stata anche l'occasione per costituire dei gruppi di lavoro che avranno il compito di approfondire alcuni aspetti di particolare rilevanza legati al mondo carcerario, cioè l'inserimento lavorativo dei detenuti e il reperimento della casa per chi esce dal carcere.
Il Comitato Carcere Territorio è un organismo nato dalla volontà espressa da soggetti pubblici e privati di costituire e sperimentare un modello di intervento a "rete" dentro e fuori la struttura penitenziaria. È composto da un Comitato Politico e da un Comitato Tecnico: nel primo sono presenti gli enti aderenti al loro massimo livello politico amministrativo, il secondo è invece composto da un operatore per ciascun ente aderente. Gli attori principali del Comitato sono stati il Comune e la Provincia di Cremona. Uno degli ultimi lavori di questo organismo nella passata amministrazione è stata la predisposizione di una bozza di protocollo d'intesa per la formalizzazione dell'adesione allo stesso, che prevede il coinvolgimento di altri enti, nonché l'esplicitazione delle finalità, delle relative modalità di lavoro e degli obiettivi del Comitato, nel cui ambito il Comune di Cremona è stato individuato quale promotore e coordinatore.
Il neo costituito Comitato Carcere Territorio risulta ora composto dal Vice Sindaco Luigi Baldani quale Coordinatore e dai seguenti membri: Assessore Maura Ruggeri; Assessore Celestina Villa; Assessore Daniela Polenghi; Assessore Provinciale Anna Maria Rozza; Assessore Provinciale Manuela Piloni; Marco Zanotto, Dirigente della Sede Territoriale di Cremona della regione Lombardia; Ornella Bellezza, Direttore della Casa Circondariale di Cremona; Andrea Belloli, Direttore Generale dell'ASL di Cremona; Giuseppe Corsini, Direttore Sociale dell'ASL di Cremona; Antonietta Carfagna, Direttore del Centro di servizio Sociale per Adulti del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria del Ministero di Grazia e Giustizia; Gianpaolo Bedeschi, Presidente dell'Associazione Centro Studi e Ricerca sulla condizione giovanile e il disagio sociale; Renato Suppini, Dirigente Scolastico del Centro territoriale Permanente Educazione Adulti di Cremona; Alessio Antonioli, Presidente dell'Associazione Volontari Carcere "Zona Franca".

 


Piacenza: Parole oltre il muro, voci dal carcere


VIVIPIACENZA, 2 dicembre 2005

 

Sabato 3 dicembre al Gioia la cerimonia di premiazione del concorso letterario rivolto ai detenuti, interverrà Edoardo Albinati 
“Parole oltre il muro” è il titolo di un concorso letterario promosso dalla redazione del periodico Sosta Forzata e rivolto ai detenuti del carcere di Piacenza, la quarta edizione del concorso che rientra all’interno del più ampio progetto "Il carcere nel cuore della città", promosso dal Centro di servizio per il volontariato di Piacenza (Svep). 
La cerimomia di premiazione del concorso avverrà sabato 3 dicembre presso il Liceo Gioia di Piacenza (a partire dalle ore 10.30), dai detenuti sono arrivati 24 racconti e 12 poesie che sono stati esaminati dalle commissioni giudicanti, alle selezioni finali sono approdati solo tre opere e un ulteriore componimento che concorrerà per il Premio Poesia. 
La prima commissione, composta da tre classi del Liceo Cassinari e da una del Liceo Gioia ha selezionato sei lavori tra tutti quelli pervenuti, la seconda commissione, composta da studenti dell’Università Cattolica di Piacenza, presieduta da Ivana Galione e Brunello Buonocore, ha selezionato i tre finalisti. 
Verranno assegnati tre premi in denaro, il primo da 500 euro, il secondo da 400 euro e un premio speciale “Stefania Manfroni” di 250 euro. Il Premio Poesia verrà invece assegnato dal Rotary Club di Piacenza con una somma di 250 euro. Presenteranno la serata la giornalista Carla Chiappini e Brunello Buonocore, interverrà anche il noto scrittore Edoardo Albinati che da più di dieci anni insegna nel carcere romano di Rebibbia. Il peridico Sosta Forzata viene distribuito trimestralmente in allegato a “Il Nuovo Giornale”. 

 

 

Dopo quindici stupri: castratemi 
Un detenuto di Reggio Emilia in carcere dall’estate scorsa per aver violentato i ragazzini

E' l'esempio «cavalcato» dalla Lega
Rischia 20 anni: «Potrei farlo di nuovo». Calderoli: non è una violenza ma una cura

di Franco Giubilei

 

La Stampa, 2 dicembre 2005

 

REGGIO EMILIA. A Novellara, nella Bassa reggiana, lo chiamavano «il pedofilo del camper», perché adescava i bambini e poi li portava in un camper dove abusava di loro. Ora Natale Terzo, 59 anni, detenuto in attesa di giudizio per violenza carnale su 15 bimbi di età compresa fra gli 8 e i 13 anni, chiede di essere messo in condizione di non nuocere più: «Castratemi: se dovessi tornare libero non riuscirei a trattenermi».
L’appello del pedofilo arriva attraverso il legale Alessandro Verona, che ieri ha partecipato a una conferenza stampa col ministro Calderoli - che ha dichiarato «non è una violenza ma una cura - in cui ha fatto la proposta di sperimentare sul suo assistito un rimedio farmacologico che ne neutralizzi le pulsioni sessuali. La storia di Natale Terzo è una squallida sequela di comportamenti violenti ai danni di ragazzini provenienti a loro volta da realtà familiari e sociali problematiche, una serie di vicende per cui l’uomo, che viveva di lavoretti ed espedienti, ha almeno un paio di condanne per atti di libidine violenta. Coinvolto in un’inchiesta perché sospettato di aver abusato di un bambino di 11 anni, è stato scagionato e nel 2001 è uscito dal carcere dopo un anno di custodia cautelare, fra le proteste degli abitanti di Novellara, ma una volta libero ha subito ricominciato: una serie di violenze che l’ha portato ad abusare di 15 piccoli nel camper con cui si muoveva fra le province di Modena e Reggio, andando ad adescare i ragazzini davanti alle scuole. 
E’ stato arrestato, e la scorsa estate ha confessato di aver usato violenza a dieci di quei bambini, e assieme alla confessione è arrivata la richiesta di essere sottoposto a un intervento farmacologico: «Quando ha confessato i dieci abusi sessuali su minori ha anche chiesto di essere curato – racconta l’avvocato Verona – La confessione è stata rilasciata in seguito al lavoro di uno staff di psichiatri, psicologi e criminologi che l’ha portato a rievocare gli abusi che lui stesso ha subìto da bambino. A questo punto gli abbiamo prospettato la cura farmacologica». Spiega il legale che l’uomo riconosce di agire in preda a impulsi che non riesce a controllare, per questo ha detto «curatemi»: «A noi non piace l’espressione “castrazione chimica”, perché qui c’è il consenso. La cura consiste nella somministrazione di svariati farmaci che impediscono l’azione del testosterone riducendo sensibilmente lo stimolo sessuale. All’impiego delle medicine andrebbe associato un trattamento psicoterapico». 
Quando il ministro delle riforme istituzionali Roberto Calderoli ha fatto la proposta della castrazione chimica, l’avvocato di Terzo si è messo in contatto con lui e ieri si è tenuta la conferenza stampa a Roma. Il legale aggiunge: «La legge in realtà non lo vieta, serve però la prescrizione di farmaci che normalmente vengono utilizzati per la cura del tumore alla prostata. Il problema dunque è la motivazione nel prescrivere il medicinale, perché c’è la responsabilità del medico nell’indicare il farmaco per questa particolare patologia. Quindi potrebbe essere necessaria una circolare ministeriale del ministro di Grazia e giustizia, se non un disegno di legge». 
L’avvocato Verona commenta: «E’ proprio in un caso come questo che vale la pena approfondire la possibilità di una altro tipo di intervento: normalmente chi viene condannato per reati di pedofilia si fa qualche anno di carcere, poi esce e puntualmente ci ricasca. Allora, per tutelare al meglio le potenziali vittime, bisogna riconoscere che il pedofilo è un malato e che va curato, senza dimenticare che nella maggior parte dei casi ha subìto violenza lui stesso da bambino. E che proprio questa violenza è alla base delle sue azioni da adulto».

 

 

Irlanda: nel 2006 a Dublino la "Boheme" dei detenuti
A cura di: Elisa Cerasoli, 

 

IRLANDAONLINE.COM, 2 dicembre 2005

 

40 detenuti del carcere italiano di massima sicurezza di Maiano, in provincia di Spoleto, e 15 di Mountjoy di Dublino, stanno lavorando all'allestimento della "Boheme" di Puccini nell'ambito del progetto 'I detenuti incontrano Mimi' presentato questa mattina a Roma.
La prima dell'opera e' prevista per il 18 novembre 2006 al Gaiaty Theatre della capitale irlandese, dove restera' in cartellone per 5 repliche, mentre nel 2007 l'allestimento arrivera' nel circuito teatrale italiano. 
Rispetto all'originale, l'azione sarà amientata quasi dopo: Mimi' e Rodolfo vivranno la loro storia d'amore nella Parigi degli anni '70 del '900. I musicisti e i cantanti saranno tutti professionisti: per il debutto dublinese coro e orchestra saranno quelli del teatro, mentre il cast sara' composto da artisti per la maggiorparte italiani. Il direttore dell'Opera Ireland Dieter Kaegi e' rimasto particolarmente colpito "dal coinvolgimento con cui i detenuti si sono dedicati al progetto: "E' un'esperienza che servira' a loro,-ha affermat il Maestro- ma anche al pubblico, per conoscere piu' a fondo quella che e' la reale vita in prigione".
Il compito dei detenuti di Maiano e di Mountjoy, e' stata la creazione di tutte le scene e dei costumi.
All'origine di questo progetto, promosso dai due carceri, con, tra gli altri, il Senato irlandese, c'e' un video girato un anno fa da Porzia Addabbo a Maiano, nel quale si raccontava il 'dietro le quinte' di un'ideale allestimento della "Boheme": in quell'occasione i carcerati avevano creato i modellini delle scene e qualche costume. La collaborazione con la prigione irlandese, nata dopo che i dirigenti del Mountjoy avevano visionato il filmato, e possibile grazie anche all'intervento della senatrice Mary Henry, ha permesso di trasformare il 'sogno' in una reale messa in scena. Scopo maggiore dell'iniziativa è dimostrare che all'interno della realtà penitenziaria c'è comunque l'essere umano anche se deve scontare una pena.

 

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