Rassegna stampa 7 aprile

 

Amnistia: Pannella prosegue sciopero sete, ci sono dei fatti

 

Agenzia Radicale, 7 aprile 2005

 

Comunicato di Daniele Capezzone, segretario di Radicali Italiani. Alle 19, Marco Pannella è giunto alla 91a ora di sciopero totale della fame e della sete. Nel corso della conferenza stampa che ha tenuto nel pomeriggio, Pannella ha preso atto dei primi fatti emersi in questa giornata: alla Camera, l’annuncio del Presidente della Commissione Giustizia Pecorella di voler incardinare il dibattito; al Senato, anche grazie al contributo dell’amico Luigi Compagna, l’annuncio di un disegno di legge sottoscritto dai senatori a vita Andreotti, Colombo e Cossiga (e da altre decine di parlamentari); per altro verso, l’analogo preannuncio venuto dai Ds attraverso i senatori Calvi e Brutti.

Ma, pur prendendo atto di tutto questo, Pannella ha aggiunto che mentirebbe a se stesso, ai cittadini e ai detenuti se affermasse che questi fatti costituiscano qualcosa di non riassorbibile nelle sabbie mobili della "politica ufficiale" italiana. Per questo, Pannella ha annunciato che proseguirà nella sua iniziativa (alla quale, ora, non ha fissato alcun termine temporale), e ha invitato parlamentari, forze politiche di maggioranza e di opposizione, Governo, a fare quanto possibile nelle prossime ore. In particolare, il disegno di legge sottoscritto dai senatori a vita è aperto, in queste ore e anche domani, alle firme di ogni altro deputato e senatore. sarebbe fondamentale che in tanti, in queste ore, facessero tesoro di questa occasione.

Giustizia: la Toscana si impegna contro la pena di morte

 

ViaRoma 100, 7 aprile 2005

 

La Toscana e il suo impegno contro la pena di morte - Salta la riunione a Firenze della Coalizione mondiale - Rinviata a maggio per la concomitanza delle esequie del Papa.

Non si riunirà più venerdì, a Firenze, l’assemblea della Coalizione mondiale contro la pena di morte. "Il motivo - spiega il vicepresidente ed assessore alle politiche sociali della Toscana, Angelo Passaleva - è la concomitanza con le esequie del pontefice Giovanni Paolo II e i conseguenti impegni di numerose autorità che dovevano partecipare all’assemblea". La riunione è così stata rinviata a maggio, anche se il giorno non è ancora stato deciso. A Firenze erano attese per venerdì 8 aprile, nell’auditorium del Consiglio regionale, decine di rappresentanti di associazioni ed autorità da tutto il mondo: una sessione interna alla mattina ed una pubblica al pomeriggio, a cui avrebbe dovuto portare i propri saluti anche Jane Barnabei, la madre di Rocco, l’italo-americano di origini senesi giustiziato cinque anni fa nel braccio della morte della Virginia, negli Stati Uniti.

La Toscana è impegnata da tempo contro la pena di morte. "E nel corso degli ultimi anni, per rompere quel silenzio colpevole che è il miglior alleato della pena capitale - commenta Passaleva - abbiamo scelto il teatro". Il progetto si chiama "Dead man walking" ed è stato sviluppato assieme a "Pupi e Fresedde" ed il Teatro di Rifredi a Firenze, con il contributo della Provincia e della Cassa di Risparmio: un video, proiettato l’anno scorso al Parlamento Europeo e in oltre cinquanta istituti italiani di cultura di cinquanta paese, e tre spettacoli teatrali, con varie matinée per le scuole e in tournee per mezza Italia "La Toscana è stato il primo Stato nel mondo a bandire nel 1786 la pena di morte e la tortura - ricorda ancora il vicepresidente della Toscana - e alla fine dell’anno scorso abbiamo anche bandito, assieme al Teatro di Rifredi e alla Camera dei Deputati, un concorso letterario rivolto ai ragazzi di tutta Italia che frequentano le scuole medie inferiori e superiori.

Un invito a riflettere sulla pena di morte e sul tema, più ampio, del rispetto dei diritti umani, scrivendo due lettere: una al condannato a morte e l’altra al suo carnefice". I paesi nel mondo che ancora ammettono la pena di morte sono diminuiti. Secondo il rapporto 2004 di "Nessuno tocchi Caino" erano 63 nel 2003, tre in meno rispetto al 2002, 48 tra dittature e governi autoritari: ma sono state quasi 5600 le esecuzioni, secondo stime ufficiose, e a migliaia sono i detenuti che attendono l’ora dell’esecuzione nei bracci della morte. "È importante far sentire la nostra voce. E che alla nostra voce si unisca quella di altri, nella speranza che tutto ciò possa anche educare le menti e i cuori, a partire da quelle dei giovani" conclude Passaleva. Per questo la Regione Toscana ha partecipato alla campagna per la moratoria universale della pena di morte e alla Coalizione mondiale. La Toscana ha anche raccolto firme per Amina e Safiya, le donne nigeriane condannate a morte per lapidazione con l’accusa di adulterio e poi salvate proprio grazie alla mobilitazione internazionale.

Amnistia: favorevole il Garante dei detenuti del Lazio

 

Comunicato Stampa, 7 aprile 2005

 

In un memorabile discorso alle Camere riunite in seduta comune nel 2002, papa Karol Wojtyla sollecitò invano interventi straordinari a favore dei detenuti. In questo ore, mentre milioni di pellegrini rendono omaggio al Santo Padre deceduto, il Garante regionale dei diritti del detenuti del Lazio Angiolo Marroni si dice favorevole alla riapertura del dibattito su un provvedimento legislativo straordinario di amnistia e indulto.

"Il Santo Padre - ha detto Marroni - ha girato il mondo per aiutare i più deboli e qui a Roma ha trovato sofferenza anche a poche decine di metri dal Vaticano, nel carcere di Regina Coeli. Penso sarebbe utile se, in queste ore, prendessimo l’impegno di portare a termine il dibattito che alla Camera la riaperto riavviando l’iter del progetto di legge su questi temi. Un impegno che era stato solennemente preso dal Parlamento e che, purtroppo, fino ad oggi è stato disatteso".

Un provvedimento legislativo su amnistia e indulto è un tema che, secondo Marroni, a breve dovrà comunque tornare di attualità visto che il sovraffollamento delle carceri "è uno dei problemi più gravi del sistema che impedisce, fra l’altro, il concreto svolgimento delle iniziative necessarie al reinserimento sociale dei detenuti".

Amnistia: presentato al Senato ddl del centro sinistra

 

Ansa, 7 aprile 2005

 

I senatori dell’Unione hanno presentato in Senato un disegno di legge che mira alla concessione di un’amnistia e dell’indulto. L’amnistia per i reati fino a quattro anni e l’indulto per i reati fino ai due anni, escludendo, secondo le attuali norme, i condannati per reati gravi come quelli che riguardano il terrorismo, l’appartenenza alle organizzazioni della criminalità organizzata, la violenza sessuale e sui minori, i reati di natura finanziaria e il traffico di stupefacenti. Il ddl, che ha come primo firmatario il senatore della Margherita, Sandro Battisti, è stato illustrato nella sala stampa di Palazzo Madama dal diessino Guido Calvi.

Nella relazione si ricorda anche la visita del Papa in Parlamento nel novembre 2002 e il passaggio del discorso del Papa, nel quale era stata evocata l’opportunità di un "segno di clemenza" da parte delle istituzioni, quale chiara manifestazione di sensibilità che non avrebbe mancato di stimolare, presso i detenuti, un "impegno di personale recupero in vista di un positivo reinserimento nella società". "Quel richiamo - nota la relazione che accompagna il disegno di legge - che pure aveva allora incontrato un larghissimo apprezzamento presso le forze politiche, è rimasto a tutt’oggi completamente disatteso".

"La sollecita approvazione di questo disegno di legge costituirebbe anche un modo per corrispondere, ancorché tardivamente, a un richiamo alto e autorevole all’istanza morale di solidarietà e tutela della dignità umana. La nostra iniziativa - ha spiegato Calvi illustrando ai giornalisti il disegno di legge - è conseguenza della volontà, già da noi allora manifestata, di aderire al provvedimento di clemenza sollecitato dal Papa nella sua visita in Parlamento, ed è ulteriormente motivata dall’allarme lanciato dal procuratore generale della Cassazione, che ha detto che a fronte di 55 mila detenuti ci sono a disposizione 40 mila posti.

Inoltre - ha aggiunto - il governo e il ministro della Giustizia non hanno fatto nulla". Marco Pannella, ieri al quarto giorno di sciopero della sete (oggi Oreste Scalzone "s’affiancherà" da Parigi con uno sciopero della fame per l’amnistia), ha intanto annunciato che stasera "sarà presentata al Senato una proposta di legge su iniziativa dei senatori Cossiga, Andreotti e Colombo assieme ad altri 30 senatori di tutti i gruppi". Pannella, in una conferenza stampa, ha fatto il punto sulla sua iniziativa non violenta per sollecitare il Parlamento alla concessione di un’amnistia per dare una risposta positiva a quella richiesta di clemenza per i detenuti che il Papa fece durante la sua visita a Montecitorio.

Papa: lettera dei detenuti del carcere di Cremona

 

Caritas Cremonese, 7 aprile 2005

 

Carissimo santo Padre, sono le 21.37, in sezione solo apparentemente è tutto come al solito, ma questa sera qualcosa non va e tutti lo percepiscono. Piano piano la notizia del tuo ritorno alla vera casa inizia a diffondersi fra noi detenuti. Ognuno di noi aspettava che qualcosa accadesse, erano ormai troppe le ore di sofferenza. Come in ogni parte del mondo anche qui, nel carcere di Cremona, è caduto un grande silenzio. È stato il nostro modo per stringerci tutti intorno a te, grande uomo che ha speso la sua vita fino all’ultimo respiro facendone un dono per la gente del mondo intero, senza differenza alcuna. Chiunque, giovane o anziano, povero o potente, si ricorderà di te, dei segni, dei gesti, degli insegnamenti che tu, padre venuto da lontano, sei riuscito a trasmetterci facendoci assaporare e apprezzare che nulla è più bello e gioioso della vita che Gesù ci dona. Sei stato l’amico di noi detenuti, ci sei venuto a trovare, ci hai difeso, ci hai spronato, con ostinazione hai anche chiesto un gesto di clemenza… non c’è stato, ma resta il tuo amore per noi.

Ti ricordiamo come una bellissima cometa che certo passa e va, ma lascia una scia di luce che resta perché tu ci hai portato la luce di Cristo. Credi Santo Padre che nei nostri cuori ci resterai, con la tua carica di vita, la gioia, i sorrisi. Noi continuiamo il nostro cammino e cercheremo, come ci hai detto, di non avere paura; tu, Santo Padre, continua a essere il nostro amico e ora che sei faccia a faccia con Dio ancora di più, prega per noi.

Amnistia: Pannella va avanti con lo sciopero della sete

 

Agenzia Radicale, 7 aprile 2005

 

Quinto giorno di sciopero della sete, presentate due nuove proposte di legge. Corsa al deposito in Senato, i progetti dell’Ulivo e di Cossiga - Andreotti - Colombo. "Qualcosa si muove", dice a metà pomeriggio Marco Pannella che oggi comincia il suo quinto giorno di sciopero della fame e della sete a sostegno dell’amnistia. Sciopero che per il momento non interrompe anche se si sottoporrà a una serie di esami medici che potrebbero spingerlo a riprendere almeno a bere. Ma dopo la morte di Giovanni Paolo II – che di "atto di clemenza per i detenuti" aveva parlato sia durante il Giubileo sia durante la visita al Parlamento del 2002 la questione carceri e di nuovo al centro dell’attenzione politica. Anzi, e quasi corsa ad occuparsi del problema.

Le cose che si stanno muovendo, per dirla con Pannella, sono tre: la presentazione al Senato di una proposta di legge appoggiata da tutta l’Unione, tranne Antonio Di Pietro. Un altro testo firmato dai senatori a vita Francesco Cossiga, Giulio Andreotti ed Emilio Colombo. La ripresa dei lavori alla Camera sui progetti tenni da mesi. La proposta dell’Unione - primi firmatari Alessandro Battisti per la Margherita e Guido Calvi dei Ds riguarda i reati compiuti fino a tutto il 2004 e puniti con non più di 4 anni. "Davanti alle inadempienze del ministro Castelli e all’aggravarsi della situazione carceraria - dice per la Margherita Mario Cavallaro temporeggiare sarebbe disumano". Di Pietro spiega i motivi della sua contrarietà: "Il cordoglio per la morte del Pontefice ci accomuna tutti, ma non può essere motivo per abbassare la guardia contro la criminalità".

Non lo convince nemmeno la replica del diessino Guido Calvi: "Evidentemente non ha letto il testo, che non si applica a Tangentopoli". La proposta dei tre senatori a vita riguarda invece i reati puniti fino a 5 anni di carcere.

Ed è Luigi Compagna, altro firmatario del testo per l’Udc, a spiegare che era stato presentato un giorno prima rispetto a quello dell’Unione: Per non ingenerare attese e disillusioni nelle carceri - dice non avevamo fatto alcun annuncio alla stampa. Dopo l’inizitiva dei colleghi abbiamo dovuto darne notizia anche noi". Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera, ha annunciato allo stesso Pannella la sua intenzione di riprendere i lavori: "In un senso o nell’altro - afferma - ci dobbiamo pronunciare.

Ho proposto al colleghi della commissione di definire un iter, loro mi hanno chiesto qualche giorno di tempo perle opportune consultazioni. La prossima settimana avremo una risposta". Anche perché fin quando e la Camera ad occuparsi di amnistia, per regolamento il Senato non può nemmeno partire. Qualcosa si muove, quindi, ma il verde Paolo Cento è preoccupato: "Attenzione a non riprodurre un dibattito inconcludente con l’unico risultato di illudere i detenuti".

Sull’amnistia un altro balletto?, articolo di Manuela Cartosio

 

Il Manifesto, 7 aprile 2005

 

Novembre 2002: Karol Wojtyla, primo papa in visita al Parlamento, sollecita alle istituzioni "un segno di clemenza" per i carcerati. Lui vivo, il Parlamentonon diede seguito alla sua richiesta. Lui morto, qualcuno cerca di rimediare. È ripartito il dibattito su ammnistia e indulto. Visti i precedenti, c’è il fondato timore che riduca a un balletto. "Vergognoso", dice Giuliano Pisapia (Prc), tanto favorevole all’amnistia quanto pessimista: "Non se ne fece nulla allora, dubito si arrivi a qualcosa di concreto ora, siamo in campagna elettorale e durerà un anno".

La prima mossa l’ha fatta Marco Pannella. Il suo sciopero della sete, iniziato quattro giorni fa, ieri ha avuto qualche riscontro. Alla Camera, il presidente della commissione giustizia Gaetano Pecorella (Fi), ha chiesto che vengano rimesse all’ordine del giorno le proposte di legge in materia di amnistia e indulto. Al Senato, sono stati presentati due nuovi disegni di legge: uno dell’Unione, l’altro "trasversale", firmato anche da Andreotti e Cossiga. Ieri si sono ascoltate solo due voci contrarie. Quella sprezzante del leghista Luciano Dussin: "Ma stiamo scherzando? Noi non voteremo mai a favore. Se vogliono farsi del male, sappiano quel che li aspetta" . E quella rocciosa di Antonio Di Pietro: "Non si può abbassare la guardia contro la criminalità, né concedere impunità". L’Italia dei valori, ha aggiunto, non è d’accordo con la proposta di legge presentata al Senato. Che, quindi, va intesa come un’iniziativa fatta "a titolo personale". Per approvare amnistia e indulto occorre la maggioranza dei due terzi. Il voto contrario della lega (l’IdV non ha rappresenti in Parlamento) non basterebbe a bloccare un provvedimento di clemenza. Sembrerebbe tutto fatto. E invece no, perché resistenze, vischiosità, tentennamenti occulti sono molto robusti. E serpeggiano anche nel centro sinistra.

Il disegno di legge dei senatori dell’Unione prevede l’amnistia per i reati con pene fino a quattro anni e l’indulto di due anni, non applicato però alle condanne per reati gravi (terrorismo, criminalità organizzata, violenza sessuale e sui minori, traffico di stupefacenti, corruzione e concussione, rea ti di natura finanziaria). Il provvedimento di clemenza è "sempre più necessario e urgente, dice il primo firmatario Alessandro Battisti (Margherita), per sfoltire sia la popolazione carceraria - 55 mila detenuti per 40 mila posti - che i processi. Amnistiati i reati minori i processi per i reati più gravi sarebbero celebrati più celermente. Le diverse iniziative in campo fanno "ben sperare" Massimo Brutti, responsabile giustizia dei Ds, "stiamo lavorando perché al più presto si crei un orientamento condiviso e definito all’interno dell’Unione, a cominciare dalla precisa portata del provvedimento". Dal che si evince che nel centro sinistra l’accordo ancora non è stato trovato. Quanto alla Casa delle libertà, i suoi inquilini sono in tutt’altre faccende affaccendati.

Di qui il pessimismo di Giuliano Pisapia che, a scanso di equivoci, fissa in una settimana il tempo massimo per fare chiarezza: o la maggioranza dei due terzi c’è, oppure si lasci perdere. Per decenza politica e per rispetto dei detenuti già ripetutamente illusi e delusi. "Non si scherza con la vita delle persone" . Sulla stessa lunghezza d’onda il verde Paolo Cento: "Siamo pronti a un impegno serio e concreto, l’unica cosa su cui siamo indisponibili è contribuire a un dibattito astratto e inconcludente che illuda i detenuti e le loro famiglie". Marco Pannella deciderà oggi se continuare lo sciopero della fame e della sete. Da Parigi Oreste Scalzone si "aggiunge", cosa diversa dall’"aderire", allo sciopero della fame del leader radicale. "Il mio interlocutore - dice l’ex di Potere Operaio - non è la Politica, bensì il movimento dei movimenti". Al quale Scalzone pone due domande: è d’accordo a promuovere un referendum per abrogare il quorum dei due terzi in materia di amnistia e indulto? Ci sta a promuovere una legge di iniziativa popolare che riproponga il progetto d’indulto del ‘97?

Monza: agenti penitenziari picchiarono detenuto, condannati

 

Ansa, 7 aprile 2005

 

Dopo la condanna in sede penale, anche il tribunale civile ha colpito sette agenti penitenziari che, nel carcere di Monza, sarebbero stati protagonisti di un pesante gesto di violenza nei confronti di un detenuto, Antonio B. colpendolo ripetutamente in più parti e costringendolo al ricovero in ospedale. Lì il paziente fu sottoposto all’asportazione della milza e a lunghe cure.

Dopo la disavventura, l’uomo decise di citare in giudizio i sette agenti, chiedendo un risarcimento pari a circa un miliardo di vecchie lire. Il giudice Francesco Malaspina, della quinta sezione del tribunale civile, alla fine ha dichiarato accoglibile l’istanza dell’ex detenuto e, insieme agli agenti penitenziari, ha condannato anche il ministero della Giustizia a pagare 52.248 euro oltre agli interessi nel frattempo maturati e alla spese di causa calcolate in 8 mila euro.

Amnistia: Pecorella vede Pannella, da oggi riparte iter pdl

 

Ansa, 7 aprile 2005

 

"Abbiamo tutti il dovere morale e politico di dare una risposta sulla questione dell’amnistia che da anni si trascina senza che ciascuno prenda con chiarezza posizione". Lo ha detto il presidente della commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella (Fi), che questa mattina ha incontrato il leader radicale Marco Pannella in sciopero della fame e della sete per chiedere un provvedimento di clemenza per i carcerati. Pecorella spiega, tra l’altro, che da oggi ripartirà l’iter delle pdl su amnistia e indulto nella sua commissione a Montecitorio.

"Lo dobbiamo - prosegue Pecorella - alla richiesta, rimasta inascoltata, fatta dal Pontefice Giovanni Paolo II al Parlamento. Lo dobbiamo anche a coloro che aspettano di conoscere il proprio destino". "Per questo - conclude - riprenderà oggi l’iter in Commissione Giustizia della Camera dell’esame delle proposte di legge su amnistia e indulto sino a pervenire ad un voto finale, positivo o negativo che sia".

Tortura: Antigone; decisione Camera piccolo passo, manca legge

 

Ansa, 7 aprile 2005

 

"L’approvazione da parte della Camera dei Deputati del provvedimento che finanzia il fondo delle Nazioni Unite per le vittime di tortura è un buon provvedimento, ma è pur sempre un atto dovuto. Così come è un atto dovuto introdurre il reato di tortura nel nostro codice penale". A dichiararlo è Patrizio Gonnella, coordinatore nazionale dell’Associazione Antigone.

"L’Italia - aggiunge Gonnella - è inadempiente da ormai 21 anni. Tutto questo è inaccettabile e significa delegittimare gli organismi internazionali che si occupano di diritti umani". Secondo Gonnella, infatti, "il rischio tortura anche nelle democrazie occidentali è sempre presente, ciò che è accaduto ad Abu Ghraib, a Guantanamo, a Genova, è testimonianza che non bisogna mai abbassare la guardia".

Dunque "al più presto, va ratificato il Protocollo Onu alla Convenzione sulla tortura che prevede un organismo ispettivo universale in tutti i luoghi di detenzione, anche se in stato di guerra. L’Italia ha prontamente firmato il Protocollo ma non lo ha ancora ratificato. Speriamo - conclude Gonnella - che non si debba nuovamente incorrere nei consueti e periodici rimbrotti della Commissione Onu di Ginevra sui diritti umani".

Amnistia: Dussin (Lega); non cambiamo idea, voteremo contro

 

Ansa, 7 aprile 2005

 

"Ripropongono l’amnistia e l’indulto? Ma dico, stiamo scherzando? Forse non si rendono conto..Noi non voteremo mai a favore". Il capogruppo della Lega in commissione Affari Costituzionali della Camera Luciano Dussin è categorico: il Carroccio non dirà mai sì ad un provvedimento di clemenza come l’amnistia o l’indulto che oggi invece il presidente della commissione Giustizia Gaetano Pecorella ha annunciato di voler rimettere al centro del dibattito dopo la morte del Pontefice e le sollecitazioni di Marco Pannella.

"Quando tirarono fuori la storia dell’indultino - ricorda Dussin - tirarono in ballo il Papa dicendo che era stato lui a chiedere un atto di clemenza in favore dei detenuti. Ma forse dimenticano che il Papa non parlò solo di questo, ma anche di aborto, di divorzio ecc. ecc...

Quindi che si fa? Si riaffrontano anche questi temi?". "La Lega ha degli elettori che votano sulla base di quello che fa il partito. Per noi - aggiunge - contano i fatti. Non ci votano così a prescindere come fanno forse i sostenitori del centrosinistra. Ci votano per quello che facciamo, per i risultati che riusciamo a perseguire. E quello della sicurezza è uno dei nostri obiettivi. Forse molti nella Cdl dimenticano che nel 2001 si vinse anche per la richiesta di maggiore sicurezza che veniva dal Paese". "Noi - conclude - siamo contrari all’amnistia e all’indulto. Lo abbiamo detto più volte e torniamo a ripeterlo. Non cambiamo idea. Se vogliono riproporlo sanno cosa li aspetta. Si faranno del male da soli...".

Torino: colpevole di violenza sessuale sarà curato in comunità

 

Ansa, 7 aprile 2005

 

Un uomo colpevole di violenza sessuale su due ragazzi di 14 anni ha chiesto e ottenuto di essere sottoposto a cure specialistiche in una comunità "perché queste cose non succedessero più": è accaduto a Torino. Il protagonista del caso è un uomo di 36 anni, allenatore di una squadra di pallavolo. Lo scorso 4 marzo, in tribunale, l’uomo è stato condannato a quattro anni e otto mesi di carcere con l’accusa di avere fatto pesanti avance ai giovani dopo averli ipnotizzati con l’aiuto di farmaci. Per questi episodi, risalenti al 2004, era stato arrestato e si trovava in carcere. Gli avvocati difensori, Savino Bracco e Lorenzo Zacchero, avevano però fatto presente che "l’intera drammatica vicenda era frutto di un grave disturbo della personalità dell’imputato, e che lui stesso chiedeva di essere curato perché queste cose non succedessero più".

Il loro consulente tecnico, lo psichiatra Alessandro Meluzzi, aveva anche indicato il percorso terapeutico che poteva seguire se anziché in carcere fosse stato rinchiuso in una comunità. Il giudice Roberto Arata, dopo avere affidato al professor Elvezio Pirfo il compito di esaminare il caso, ha accolto la richiesta disponendo gli arresti domiciliari in una casa di cura. "Finalmente - commentano gli avvocati - la giustizia studia quello che succede nella mente di commette questi reati e si preoccupa di rendere effettiva la funzione rieducativa della pena, senza limitarsi a chiudere in galera il colpevole".

Amnesty International: 3.797 uccisi in nome della legge

 

Il Manifesto, 7 aprile 2005

 

Almeno 3.797 esecuzioni all’anno. Sono i dati di Amnesty sulla pena di morte nel mondo Dieci morti al giorno e sono solo dati ufficiali. La tendenza "abolizionista" cresce ma pochi paesi continuano ad uccidere. Cina (3.400), Iran (159), Vietnam (64) e Usa (59). Nonostante nel corso del 2004 altri cinque paesi abbiano abolito la pena di morte, aggiungendosi ai 115 che già l’avevamo cancellata dal proprio ordinamento giudiziario, l’anno scorso nel mondo sono state uccise almeno 3.797 persone detenute in 25 paesi; e circa il doppio - almeno 7.395 persone - sono state condannate a morte in 64 paesi.

Significa che mentre in nome del rispetto per la vita a tutti i costi si mettono in scena isteriche crociate, ogni giorno ci sono più di dieci assassinati dalla legge nell’indifferenza generale. E nella speciale classifica dei paesi che "giustiziano" di più, gli Stati Uniti d’America, con 59 esecuzioni nel 2004 (6 in meno rispetto al 2003) si posizionano ancora al quarto posto. Anche se Amnesty International, che ieri ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo, il mese scorso ha apprezzato la sentenza della Corte suprema degli Usa che ha dichiarato incostituzionale la condanna capitale nei confronti di chi ha ucciso quando aveva meno di 18 anni. Con la pubblicazione del rapporto 2004, l’associazione ha chiesto alla Commissione dell’Onu sui diritti umani, riunita a Ginevra, di condannare la pena di morte come violazione dei diritti umani fondamentali.

"Questi dati - ha commentato Marco Bertotto, presidente della sezione italiana di Amnesty International - sono purtroppo solo la punta dell’iceberg. Il quadro effettivo è di difficile descrizione, in quanto molti paesi continuano a eseguire condanne a morte in segreto, contravvenendo agli standard delle nazioni unite che chiedono di rendere pubbliche le informazioni sulla pena capitale". Un esempio su tutti, la Cina. Da sola manda ufficialmente a morte almeno 3400 persone all’anno (la quasi totalità dei condannati a morte è cinese), ma secondo altre fonti potrebbe addirittura arrivare ad uccidere fino a 10.000 detenuti.

In Iran, al secondo posto, le esecuzioni nel 2004 sono state 159 (con almeno tre minorenni uccisi, e uno nel 2005), in Vietnam 64. Sono pochi paesi in contrasto con una tendenza "abolizionista" mondiale. Buthan, Grecia, Samoa, Senegal e Turchia l’hanno cancellata; Tagikistan e Kyrgyzstan invece hanno sospeso la sua applicazione, e tra i paesi che osservano una moratoria sulle esecuzioni ci sono anche Malawi e Corea del Sud. Turchia, Belgio, Irlanda e Turkmenistan, invece, hanno inserito il divieto di uccidere nella carta costituzionale. In occasione della presentazione del rapporto, la sezione italiana di Amnesty ha chiesto anche un incontro urgente con Nemer Hammad, l’ambasciatore dell’Autorità palestinese in Italia.

Amnesty teme l’intenzione già manifestata dal presidente Mahmoud Abbas di ripristinare la pena capitale per cinque prigionieri accusati di aver stuprato e ucciso, una decisione che di fatto interromperebbe la moratoria che continua dal 2002. Nelle carceri palestinesi, sottolinea Amnesty, ci sono 50 persone che rischiano la morte, sono stati condannati tra il 1996 e il 2004 per omicidio e stupro e per aver collaborato con le forze israeliane.

"Nonostante la tendenza mondiale verso l’abolizione - commenta Bertotto - questi numeri evidenziano una perdurante necessità di un’azione coordinata della comunità internazionale per consegnare la pena di morte alla storia. È allarmante notare che la maggior parte dei prigionieri messi a morte non ha avuto diritto a un processo equo e che molti di essi sono stati condannati sulla base di prove estorte con la tortura". Per non parlare degli errori giudiziari. Ha suscitato clamore, proprio negli Usa, il caso di Ryan Matthews. L’anno scorso, è stato il 115esimo condannato a morte ad essere rimesso in libertà perché innocente. L’accusa aveva nientemeno che nascosto alcune prove alla giuria, e Matthews è vivo solo grazie all’esame del dna. Era stato condannato nel 1999 in Louisiana per un omicidio che non aveva commesso all’età di 17 anni.

Amnistia: spaccatura trasversale nei Poli, i partiti prendono tempo

 

Gazzetta di Parma, 7 aprile 2005

 

Come al solito, quando in Parlamento si parla di amnistia o di indulto esplode la bagarre. Sollecitati dallo sciopero della sete di Marco Pannella, che chiede a gran voce un provvedimento di clemenza per i detenuti in occasione della morte del Papa, i parlamentari riaffrontano il tema all’indomani del voto regionale. E subito il clima si riscalda.

A Montecitorio il presidente della commissione Giustizia Gaetano Pecorella convoca in mattinata un ufficio di presidenza per chiedere che il testo unificato su amnistia e indulto pendente dal 2002 venga rimesso all’ordine del giorno. I poli discutono e prendono tempo. La capogruppo dei Ds in commissione Anna Finocchiaro spiega che questa è una decisione che va presa a livello di partito. E tutti, anche nella Cdl, concordano.

La Lega infatti è contraria. Anche An ha forti perplessità, mentre l’Udc la vedrebbe di buon occhio e, a 48 ore dalla sconfitta elettorale, osservano, forse non è il caso di buttare altra acqua sul fuoco. Un’ennesima divisione ora della maggioranza non sarebbe una cosa da augurarsi. Così si rinvia alla prossima settimana. E la federazione del centrosinistra convoca per oggi una riunione proprio per stabilire una linea politica sul tema. Si annunciano altre proposte di legge al Senato, su entrambi i fronti. Nei poli si apre lo scontro. La Cdl è divisa, ma anche l’Unione non è da meno.

Lecco: part-time negato, agente fa condannare il ministero

 

La Provincia di Lecco, 7 aprile 2005

 

Ha vinto la sua battaglia l’agente di polizia penitenziaria che aveva fatto causa al ministero della giustizia perché non aveva ottenuto il part-time che aveva regolarmente richiesto a suo tempo. Ieri mattina il giudice del lavoro Claudio Cecchetti ha accolto il suo ricorso, condannando il ministero a concedere il part-time alla donna (sposata e madre di tre figli) oltre al pagamento delle spese, quantificati in complessivi 1.860 euro.

Como: operatore in comunità, accusato di abusi su bambina

 

La Provincia di Como, 7 aprile 2005

 

Operatore in una nota comunità terapeutica di recupero, esponente di una rispettata famiglia comasca. Condannato a 8 anni e sei mesi di carcere per violenza sessuale pluriaggravata sulla figlia avuta in affido. È una sentenza scioccante quella emessa nei giorni scorsi dal giudice preliminare Valeria Costi, destinatario un quarantenne residente in città le cui generalità - per rispetto della ragazza abusata - non possono essere rese note per un espresso divieto di legge.

L’uomo, molto noto nell’ambiente del volontariato, padre anche di una bambina nata dentro il suo matrimonio, si era occupato della futura vittima quando, 7 anni fa, la madre naturale era morta di Aids in una comunità di recupero, sotto gli occhi della povera ragazzina all’epoca 11enne. L’operatore chiese subito di poter ottenere l’affidamento della bambina, che anni prima aveva già perso il padre suicida - e che anche in quella circostanza era stata testimone della tragedia - ; la richiesta venne subito accolta, grazie al credito di cui l’operatore psicoterapeutico godeva.

L’affidamento divenne però ben presto un incubo per la poveretta: il padre - ha dimostrato la perizia sui computer di casa - le spediva messaggi in posta elettronica a contenuto erotico e scurrile spacciandosi per un timido compagno di scuola (e nel frattempo scaricava anche materiale pedopornografico da internet).

Poi durante l’età della pubertà le attenzioni si fecero anche più ravvicinate, dapprima esplorazioni dei cambiamenti fisiologici, poi violenze sessuali complete e consumate, dietro la velata minaccia ricattatoria di "restituirla" al comune varesino da cui proveniva. Nell’ottobre di due anni fa la ragazzina confidò tutto alla madre affidataria - moglie dell’operatore terapeutico, e madre della sorellastra con cui nel frattempo era nato un rapporto straordinario - innescando l’inchiesta portata a giudizio dal pubblico ministero Maria Vittoria Isella, che aveva chiesto 9 anni di carcere. L’imputato si è sempre professato innocente. A. Gal.

Basilicata: clemenza per i detenuti, un sostegno a Pannella

 

Maurizio Bolognetti, segretario Radicali Lucani, 7 aprile 2005

 

"Merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l’impegno di personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società". Così si esprimeva Giovanni Paolo II nella sua visita a Montecitorio del 14 novembre 2002, rivolgendosi a Deputati e Senatori. L’intervento viaggiava nel solco di quanto già chiesto dal Papa in occasione dell’Anno santo.

Ed è da questa reiterata richiesta che parte l’iniziativa nonviolenta di Marco Pannella, giunto, in queste ore, al 4 giorno di sciopero della sete e della fame. Pannella sta invitando il Parlamento e la politica italiana ad essere coerenti, anche rispetto a quanto mostrano e ostentano. Un atto di clemenza è davvero un gesto concreto per onorare la memoria di Papa Karol, al di là della inevitabile retorica di queste ore. Sono tante le cose che ci separano dalle scelte di questo papato e delle gerarchie Vaticane, eppure siamo convinti, per dirla con le parole di Pannella, che Chiesa e Radicali sono stati per anni uniti dalle stesse urgenze, dalle stesse domande, "uniti contro le masse degli indifferenti, degli estranei ai grandi interrogativi civili e umani del nostro tempo...".

"Siamo stati uniti, e lo restiamo anche nelle risposte a quelle urgenze ed a quelle domande con la grande maggioranza dei credenti cattolici, tanto quanto con loro opposti alle scelte delle Gerarchie ecclesiastiche". Aggiungo: vorremmo ancora poter essere uniti dall’imminente scontro referendario. Ma, intanto, c’è da conquistare un atto di riconoscenza nei confronti di Karol Wojtila, che farebbe rima con un provvedimento di civiltà, teso a rendere maggiormente vivibile la situazione nelle carceri del nostro Paese.

Le condizioni di detenzione nelle carceri italiane sono lontane anni luce da quei parametri di civiltà, che pure dovrebbero caratterizzare gli istituti penitenziari di una democrazia; esse tradiscono palesemente il dettato costituzionale che parla di recupero e reinserimento. Oggi le carceri italiane sono un autentico girone dantesco.

Chi oggi afferma che un provvedimento di clemenza ridurrebbe la sicurezza del Paese, dovrebbe riflettere sulla strisciante amnistia di fatto e di classe costituita dai 997.599 reati prescritti tra il 2001 e il 2003 (dati del Ministero di Grazia e Giustizia) e sui dati forniti dal Procuratore generale della Cassazione, Francesco Favara, che ci dicono che in Italia il 95% dei furti, il 50% degli omicidi e l’80% delle rapine restano impuniti. Chiedo a tutti i candidati alla presidenza della regione di far sentire al più presto la loro voce su questa questione.

Amnistia: Capezzone; l'Unione alla Camera sceglie di temporeggiare

 

Agenzia Radicale, 7 aprile 2005

 

Dunque, l’Unione, alla Camera, si pone in una situazione di attesa, temporeggia. Questo vuol dire affossare tutto, ed è bene che sia ben chiaro. Poiché infatti (e Pannella lo sa bene, e lo ha ricordato) che, essendoci proposte pregresse alla Camera, la competenza è proprio di quel ramo del Parlamento (a meno che non emerga una diversa intesa con Palazzo Madama), questo atteggiamento dilatorio è volto a smorzare lo slancio che la stessa Unione aveva manifestato ieri al Senato, attraverso l’iniziativa assunta da Calvi. È una situazione gravissima, mentre Pannella è al quinto giorno di sciopero della sete. Mi auguro che tutto questo sia chiaro, e che si colga l’occasione dell’iniziativa dei senatori a vita Andreotti, Colombo e Cossiga: la loro proposta può essere sottoscritta alla Camera e al Senato. È un modo concreto di evitare che le sabbie mobili riassorbano le buone intenzioni emerse ieri.

Giustizia: in Parlamento si riparla di indulto e amnistia

 

Il Gazzettino, 7 aprile 2005

 

Un disegno di legge per la concessione di una amnistia e dell’indulto presentato dai senatori dell’Unione, un altro presentato dai senatori a vita Cossiga, Andreotti e Colombo, a Palazzo Madama, mentre a Montecitorio, il presidente della commissione Giustizia, Pecorella, chiede che siano rimesse all’ordine del giorno dei lavori le proposte di legge presentate in materia: l’emozione per la morte del Pontefice riporta alla ribalta quel provvedimento di clemenza ai carcerati che Giovanni Paolo II aveva chiesto al Parlamento durante la sua visita alla Camera.

A sostegno dell’amnistia, Marco Pannella (radicali) è da giorni in sciopero della sete e Oreste Scalzone (ex leader di Potere Operaio) inizia oggi quello della fame. Ma si alzano anche le voci contrarie: Dussin (Lega) anticipa che il Carroccio voterà no, Di Pietro (Idv) ammonisce l’Unione: "Non si può abbassare la guardia contro la criminalità né concedere impunità".

La proposta presentata in Senato dall’Unione prevede una amnistia per i reati fino a quattro anni e l’indulto per i reati fino ai due anni, escludendo, secondo le attuali norme, i condannati per reati gravi come quelli che riguardano il terrorismo, l’appartenenza alle organizzazioni della criminalità organizzata, la violenza sessuale e sui minori, i reati di natura finanziaria e il traffico di stupefacenti. Il testo presentato da Cossiga, Andreotti e Colombo, ha anche le firme trasversali di Contestabile (Fi), Boco (Verdi) e Tonini (Ds) e prevede l’amnistia "per tutti i reati non finanziari compiuti entro il 31 dicembre 2004", che hanno registrato una pena detentiva non superiore a cinque anni o una pena pecuniaria (sola o congiunta alla detentiva). L’indulto sarebbe concesso per i reati compiuti entro la stessa data per un periodo non superiore ai due anni per le pene detentive e per quelle pecuniarie sole o congiunte ad esse. L’indulto viene revocato se chi ne ha usufruito commetta, entro cinque anni dalla data di entrata in vigore della legge, un delitto con relativa condanna a pena detentiva "non inferiore a due anni".

L’amnistia annulla il reato e la relativa pena, l’indulto condona la pena, in tutto o in parte. Si tratta di provvedimenti di clemenza di cui periodicamente si torna a discutere. Secondo Pecorella, che ieri ha incontrato Pannella, "abbiamo tutti il dovere morale e politico di dare una risposta sulla questione dell’amnistia che da anni si trascina senza che ciascuno prenda con chiarezza posizione. Lo dobbiamo alla richiesta, rimasta inascoltata, fatta dal Pontefice Giovanni Paolo II al Parlamento". Per Battisti (Margherita), "a 12 mesi dalle elezioni" una amnistia, se era già urgente prima, "ora è sempre più necessaria", specie di fronte ad un ministro come Castelli "che considera le carceri hotel a quattro stelle". Il diessino Brutti è fiducioso: "Vi sono in questo momento varie iniziative messe in campo da diversi soggetti politici per rendere possibile un provvedimento di clemenza che possa rendere meno drammatiche le condizioni in cui versano le carceri italiane", dice. Ma Pisapia (Prc) rimane pessimista, mentre il verde Cento ammonisce: "È necessario dare concretezza al dibattito sull’amnistia, riaperto anche grazie all’iniziativa di Marco Pannella: il Parlamento deve dare seguito all’impegno assunto di fronte a Papa Wojtyla e, purtroppo, disatteso. Il provvedimento di amnistia - indulto che occorre varare è un atto umanitario indispensabile per fare fronte all’emergenza carceraria. I Verdi - conclude - sono pronti ad un impegno serio e concreto in commissione Giustizia: l’unica cosa su cui sono indisponibili è quella di contribuire ad un dibattito astratto e inconcludente che illuda i detenuti e loro famiglie". R.R.

Ddl Meduri: sit in a Roma contro la legge ammazza-volontariato

 

Vita, 7 aprile 2005

 

Pubblichiamo il comunicato-appello dell’associazione del coordinamento degli assistenti sociali della Giustizia. La manifestazione è in programma il 19 aprile. A testimonianza del forte dissenso alla c.d. Legge Meduri “Delega al governo per la disciplina dell’ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria” in discussione presso la Camera dei deputati (DDL n. 5141). Si chiede l’adesione al sit-in in P.zza Montecitorio in data 19 aprile 2005, dalle ore 10.00 alle ore 13.00. Gli operatori chiedono la soppressione pura e semplice dell’art. 3 della proposta di legge n. 5141 in quanto esistono forti perplessità sul fatto che la proposta in questione intenda modificare l’art. 72 dell’Ordinamento Penitenziario l. 354/75 in maniera del tutto strumentale, subdola e decontestualizzata dal quadro complessivo della legge in discussione.

Più semplicemente si ravvisano, benché celate, modifiche sostanziali alla norma di riferimento e ai suoi principi ispiratori. L’impressione che se ne ricava è quella di trovarsi di fronte - ben al di là di una questione nominalistica - ad un’operazione tendente a cancellare il carattere professionale specifico dei Centri di Servizio Sociale per Adulti, strutture di Servizio sociale che da trenta anni sono attivamente e proficuamente presenti nel sistema penitenziario, mutandone radicalmente l’organizzazione e l’operatività. Tale modifica, infatti, oltre che essere inserita impropriamente in un provvedimento di riforma della dirigenza penitenziaria, trasforma gli attuali Cssa (Centri Servizi Sociali Adulti) in “uffici locali per l’esecuzione penale esterna”.

Eliminando sistematicamente ogni riferimento ai termini “servizio sociale” e “servizi sociali” in riferimento all’esecuzione penale riteniamo che si gettano le basi per privare, in un prossimo futuro, il percorso di esecuzione penale esterna e reinclusione dei detenuti del supporto delle indispensabili figure degli assistenti sociali, che, non essendo più esplicitamente previsti dalla legge, potrebbero essere sostituiti con altre competenze anche meramente amministrative o di polizia.

 

 

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