Rassegna stampa 14 aprile

 

Amnistia: nuovi ostacoli all’orizzonte del provvedimento

 

Il Campanile, 14 aprile 2005

 

Un voto di principio. È il prossimo ostacolo che potrebbe sbarrare la strada al provvedimento di amnistia e indulto. Lo proporrà mercoledì prossimo il presidente della commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella, "per uscire dall’impasse e far assumere a tutti le proprie responsabilità, al di là delle dichiarazioni giornalistiche".

Dall’esito del voto di principio, dipenderà il futuro della proposta. E, soprattutto, il destino di quei detenuti che potrebbero beneficiarne. Con una prevalenza di no, infatti, amnistia e indulto finirebbero nel dimenticatoio. Se, invece, la commissione si pronunciasse a favore, "si passerà, poi, all’esame concreto di quello che dovrà essere il contenuto dei singoli provvedimenti", spiega Pecorella. Ma precisa: non si accettano "no condizionati".

Chiaro il riferimento ad An, in particolare alla corrente guidata dal vice presidente, Ignazio La Russa, che subordina il sì, all’approvazione di provvedimenti che inaspriscano le pene per i recidivi. Posizione inaccettabile per il forzista, favorevole all’amnistia, ma deciso ad evitare "un trascinarsi di attese, di speranze, di prospettive".

E l’unico modo per farlo è "chiedere alla commissione una decisione e, quale che sia il contenuto di questa decisione – chiosa il presidente - un organo parlamentare per decidere deve votare". Si allungano i tempi, quindi. Inizialmente, infatti, Pecorella aveva disposto che martedì prossimo la commissione cominciasse già l’esame degli emendamenti. Ma l’incertezza in cui naviga la proposta, lo ha spinto ad esigere una presa di posizione da parte di tutti i gruppi parlamentari. Tra le file della maggioranza, per ora, solo Forza Italia si è espressa chiaramente per il sì.

An è divisa tra favorevoli, contrari e "no condizionati". La linea di La Russa, però, dovrà fare i conti con quella di Gianni Alemanno e Altero Matteoli, attestati su posizioni diametralmente opposte, che tengono conto delle "condizioni reali nelle carceri" e della necessità di renderle accettabili. L’Udc ancora non cala le sue carte e la Lega rimane fermamente contraria. Più definita, invece, la collocazione dell’Unione. Escludendo Italia dei valori, tutti i partiti della coalizione sono d’accordo, convinti che sia doveroso porre rimedio alla politica inadeguata attuata dal governo Berlusconi. Carceri sovraffollate e strutture insufficienti chiedono una risposta tempestiva.

Intanto, le titubanze e i veti che risuonano in questi giorni tra gli schieramenti politici mettono in allarme il leader dei Radicali, Marco Pannella, strenuo fautore di amnistia e indulto. A quarantotto ore dalla sospensione dello sciopero della fame e della sete, il settantacinquenne è pronto a riprendere la protesta. Un digiuno cui si sottopongono da oggi anche il garante dei diritti dei detenuti, Luigi Manconi, e le associazioni del carcere romano di Rebibbia, per sensibilizzare l’opinione pubblica e il Parlamento. Lo stesso digiuno che da nove giorni portano avanti i familiari delle vittime del terrorismo. Per motivi contrari.

Amnistia: Ferrari (Confer. Volontariato Giustizia); siamo scettici

 

Quotidiano Sociale, 14 aprile 2005

 

Non si mostra sorpreso, Livio Ferrari, alla notizia che martedì prossimo la questione dell’amnistia sarà inserita all’ordine del giorno della commissione Giustizia della Camera. Ferrari è presidente della Conferenza nazionale volontariato e giustizia, che rappresenta gli enti e le associazioni impegnate nel volontariato dentro e fuori gli istituti penitenziari: tra le tante, la Caritas, l’Arci, il Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario, Libera, le associazione Papa Giovanni XXIII e Antigone e il comitato italiano per il Telefono azzurro (che si occupa, in questo caso, di assistere i bambini figli delle detenute).

 

In questi ultimi giorni si è tornato a parlare di amnistia. Che cosa ne pensa?

Siamo scettici su questo argomento. Già nel 2000 eravamo favorevoli a provvedimenti di clemenza, insieme, però, con un progetto di accoglienza per il dopo carcere. Altrimenti tutte gli altri provvedimenti, come l’indulto, finiscono con il provocare una fuoriuscita in massa dagli istituti con un possibile rientro immediato. Non basta farli uscire, bisogna evitare che rientrino in carcere.

 

Che cosa pensa dell’impegno che hanno promesso alcune forze politiche in merito?

Non mi piace l’atteggiamento di alcuni di loro che mettono i paletti all’amnistia. O la si fa indistintamente, con un accordo con il mondo del volontariato, o si fa una grande confusione. È in atto una strumentalizzazione da parte di alcuni politici, che vorrebbero affossarla.

 

A suo avviso, è stata strumentalizzata anche la figura del Papa che si era schierato a favore?

La figura di Giovanni Paolo II è sempre stata usata dai media, nel bene e nel male. Sull’amnistia non gli diedero risposta da vivo, ora sarebbe mistificatorio. Adesso le carceri esplodono, abbiamo superato il livello di guardia e i drammi al loro interno sono sempre più numerosi. E i politici non vogliono affrontare il problema. Perché, secondo lei? Perché il carcere costituisce un problema immenso, è un tema sdrucciolevole sul quale si rischia il consenso politico. E alla fine ci rimettono tantissimi istituti dove non è garantita la minima dignità al recluso: per esempio a certi istituti in Sardegna che ho visitato personalmente, come il San Sebastiano di Sassari o il Bad ‘e Carros di Nuoro. Andrea D’Agostino.

Amnistia: Cento (Verdi); il no di An è un pesante macigno

 

Ansa, 14 aprile 2005

 

Secondo il vicepresidente della commissione Giustizia, Paolo Cento, "Il no di AN e la contrarietà del ministro Castelli, che mischia un provvedimento di clemenza con le riforme della maggioranza sulla Giustizia, rappresentano un macigno pesantissimo nel dibattito sull’amnistia aperto dall’iniziativa di Marco Pannella".

Secondo Cento "Ancora una volta, dal centro destra arriva un richiamo ipocrita alla certezza della pena e alla sicurezza dei cittadini, anche se, proprio questa maggioranza, si è qualificata per l’approvazione di provvedimenti ad personam. Mercoledì prossimo, come deciso dalla commissione Giustizia, si vada ad un chiarimento definitivo anche se è chiaro, purtroppo, che la strada è segnata: noi Verdi continueremo a batterci perché fino a quando esisterà anche una minima possibilità di ripresa del dibattito per un provvedimento di clemenza che resta l’unica possibilità per migliorare le condizioni di vita dei detenuti".

Amnistia: Unione Camere Penali; no a scambi con ex-Cirielli

 

Ansa, 14 aprile 2005

 

Niente scambi tra l’amnistia, che in questo momento è "ineludibile" per "ridare dignità alla condizione carceraria", e l’ex Cirielli. La richiesta viene dall’Unione delle Camere penali che invita le forze politiche ad "affrontare la questione in maniera responsabile, rifuggendo da posizioni propagandistiche o da contrapposizioni di schieramento".

I penalisti ribadiscono che "i provvedimenti di amnistia e di condono, se non accompagnati da riforme di sistema, non risolvono i problemi del carcere", che invece meriterebbero "un’attenzione costante". Tuttavia "trascorsi quindici anni dall’ ultimo provvedimento di clemenza, la necessità di approntare tale strumento eccezionale per ridare dignità alla condizione carceraria è sicuramente ineludibile e per questo motivo la proposizione della tematica è da registrare come fatto positivo e coraggioso".

"Ciò che dovrebbe essere evitato - ammonisce la giunta dell’Unione - è che la questione venga soffocata dalle polemiche tra la maggioranza e l’opposizione o venga legata, come purtroppo si sta già verificando, al destino di altri provvedimenti legislativi all’esame del Parlamento, come il disegno di legge noto come ex Cirielli". E il perché è evidente: la ex Cirielli è "animata in materia di recidiva, da una impostazione diametralmente opposta a quella che ispira un provvedimento di clemenza"; è "un progetto di autentica restaurazione repressiva i cui effetti sarebbero quelli di riprodurre in breve la situazione attuale". Proprio per questo l’Ucpi auspica che "la questione venga affrontata in maniera da evitare scambi destinati a perpetrare quella schizofrenia legislativa che già tanti mali ha arrecato al sistema penale".

Amnistia: Alemanno (An), La Russa sbaglia, Matteoli è con me

 

Ansa, 14 aprile 2005

 

"Sono assolutamente favorevole all’amnistia". Lo ha detto a Radio Radicale - nell’ambito della trasmissione Radio Carcere - il ministro per le politiche agricole Gianni Almanno. Il ministro ha preso anche le distanze dal no condizionato espresso ieri dal vicepresidente vicario di An, Ignazio La Russa, sul provvedimento.

"Con La Russa - ha spiegato - abbiamo due visioni diverse. Lui vede l’amnistia come una cosa negativa, un atto di indulgenza, mentre io penso che fare un provvedimento del genere, rispetto alla situazione delle carceri, non è una questione di indulgenza ma un dato di riconoscimento delle condizioni reali nelle carceri.

Per questo dico che un conto è la Cirielli e la recidiva, un altro è cercare condizioni di vita accettabili nelle carceri. L’amnistia è legata a diritti civili negati". "Mi hanno convinto - ragiona Alemanno - i parroci nelle carceri, che hanno denunciato condizioni di vita inumane, condizioni che creano criminalità, che non aiutano processi di ravvedimento. Per questo non sono d’accordo con La Russa, mentre fui d’accordo con il Papa e con l’appello che conosciamo".

"Deve esserci un provvedimento di clemenza - è l’appello del ministro - e deve essere ampio, perché un provvedimento che fa uscire 50 persone non serve a nessuno". "Quanto ad An - conclude - dovremo discutere e sulle mie posizioni c’è anche un altro importante esponente del partito come Altero Matteoli. Può accadere che si giunga alla scelta di un voto di coscienza, che il presidente Fini consentì al tempo del messaggio del Papa, oppure che si decida. Ma in questo caso credo che dovremmo confrontarci con la realtà e non con l’ideologia".

Amnistia: Rebibbia si mobilita, sciopero della fame a turni

 

Vita, 14 aprile 2005

 

Da domani in agitazione per l’amnistia le associazioni di detenuti e in sciopero della fame il garante Manconi. A partire da giovedì 14 aprile, le associazioni di detenuti presenti a Rebibbia Nuovo Complesso - Papillon, Arci La Rondine, Legambiente, Circolo Giano, Nonsolochiacchiere - attueranno un’iniziativa pubblica tesa a sensibilizzare l’opinione pubblica e il Parlamento riguardo la proposta di amnistia di cui si discute in questi giorni: i detenuti, in ogni sezione, a turno, attueranno uno sciopero totale della fame.

Ne dà notizia un comunicato in cui si rende noto che il Garante dei diritti dei detenuti, Luigi Manconi, il Direttore Stefano Anastasia e i componenti dell’Ufficio si asterranno dal cibo, a turno, per 48 ore, in concomitanza con la mobilitazione pacifica intrapresa dai detenuti.

Le motivazioni dell’iniziativa vanno dal fatto "che dal 1990 non è stato promulgato alcun provvedimento di amnistia: (all’epoca i detenuti superavano appena le 40.000 unità; oggi sono stabilmente oltre le 55.000), che da oltre 5 anni ai detenuti vengono fatte promesse regolarmente disattese e infine che un’amnistia "non risolve i problemi del carcere", ma è altrettanto vero che senza una drastica riduzione dell’affollamento nessuna riforma, grande o piccola, è concepibile".

Roma: 4 detenuti tentano evasione da Regina Coeli

 

Roma One, 14 aprile 2005

 

Un altro piano di fuga da un carcere, da quello romano di via della Lungara, questa volta sventato dalla polizia penitenziaria. I quattro fuggitivi, stranieri, avevano scavato un cunicolo di 35 cm di altezza e 40 di profondità. Un altro piano di evasione da un carcere, questa volta da quello romano di Regina Coeli (l’ultima era avvenuta a San Vittore) e questa volta sventato dagli agenti della polizia penitenziaria. I quattro, stranieri, avevano scavato un cunicolo di 35 centimetri di altezza e 40 di profondità dalla loro cella utilizzando i fermi di ferro delle finestre.

Secondo le prime informazioni i quattro detenuti stranieri, reclusi nella sesta sezione del carcere romano, avevano scavato un cunicolo di 35 centimetri di altezza e 40 di profondità sollevando un pietrone di oltre 70 centimetri di diametro facente parte della vecchia struttura.

La cella dove si trovavano i quattro - due albanesi, un norvegese e un bulgaro - si trova al secondo piano della struttura. Il piccolo tunnel è stato scoperto sotto uno dei due letti a castello all’interno della cella. Per sollevare la pietra e scavare i reclusi hanno utilizzato i fermi metallici delle finestre.

Lo scavo era stato occultato sotto un cartone incollato sul pavimento. A quanto si è appreso, mancava ancora poco per far cadere l’ultimo diaframma.È probabile che a quel punto i quattro si sarebbero calati nei cortili interni e da lì avrebbero tentato la fuga. La scoperta del tunnel è avvenuta nel corso di controlli disposti dalla direzione e dalla polizia penitenziaria dopo l’evasione di ieri dal carcere milanese di San Vittore. In particolare, i controlli hanno riguardato le celle dove sono reclusi la quarantina di cittadini albanesi attualmente detenuti a Regina Coeli. I quattro, arrestati per tentata evasione, saranno processati domani mattina per direttissima.

Mancavano "appena cinque centimetri" ai quattro detenuti di Regina Coeli che hanno tentato la fuga per terminare il cunicolo e sbucare nel cortile del carcere. È quanto fa notare Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe).

"A Regina Coeli ci sono 1.100 detenuti, contro una capienza massima di 400-500. Sulla carta - afferma Capece - i poliziotti penitenziari sono 600, invece oltre 100 sono distaccati altrove, a fare i più svariati compiti. C’è chi è stato trasferito al bar del provveditorato, e chi invece fa il commesso a Via Arenula". Il Sappe ritiene che "grazie alla professionalità dei colleghi sia stata sventata l’evasione di oggi", ma giudica "insufficienti" le risorse in organico: "Chiediamo quantomeno che i 500 ausiliari di polizia penitenziaria che stanno per terminare il corso rimangano in servizio permanente effettivo", conclude Capece. Intanto il Dipartimento dell’ Amministrazione Penitenziaria ha incaricato il provveditore regionale per il Lazio, Ettore Ziccone, di condurre un’ispezione nel carcere di Regina Coeli per accertare la dinamica della tentata evasione.

Giustizia: 30% dei detenuti privo qualsiasi titolo di studio

 

Redattore Sociale, 14 aprile 2005

 

Detenuti e istruzione: il 38% della popolazione penitenziaria ha raggiunto la licenza media, il 28% quella elementare, ma circa il 30% è privo di titolo di studio o analfabeta. I dati sono stati riferiti questa mattina alla Provincia di Roma da Luigi di Mauro, coordinatore del Piano carceri, e l’assessore provinciale alle Politiche educative, Daniela Monteforte.

Infatti l’assessorato di Palazzo Valentini ha presentato i progetti per l’educazione permanete della popolazione carceraria adulta presente nelle case di detenzione di Roma e provincia. Gli uomini detenuti che hanno frequentato la scuola dell’obbligo, conseguendo la licenza elementare o media, sono circa il 66%, mentre per le donne la percentuale scende al 54% (più alto il numero di diplomate); l’incidenza dei laureati è bassissima. Quindi "risulta ancora molto forte l’esigenza di rinforzare le competenze di base e al contempo integrare il livello culturale attraverso percorsi formativi brevi e modulari che tengano conto della durata della pena e consentano l’acquisizione di competenze certificabili e spendibili all’esterno, sia per un diretto inserimento lavorativo sia, eventualmente, per proseguire il percorso di formazione", commenta l’Assessorato.

Per quanto riguarda i detenuti stranieri, "appaiono utili interventi formativi finalizzati all’alfabetizzazione e all’acquisizione di crediti che consentano l’accesso al lavoro, alla formazione professionale e, eventualmente, in settori tali da poter essere ‘spesi’ nel paese d’origine", aggiunge l’Assessorato provinciale, evidenziando l’importanza che le esperienze formative rispondano "a un’ottica interculturale", quindi in sinergia con i mediatori culturali quali "traduttori" dei codici "culturali e valoriali". Senza dimenticare che, per attuare queste iniziative, bisogna tener conto della durata della pena: ben il 51% dei detenuti ha una pena inferiore ai 5 anni e il 60% inferiore ai 6 anni.

"A Roma sono presenti il 50% dei detenuti della Regione", ha riferito Ettore Ziccone, Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per il Lazio, territorio che rappresenta in Italia la 4° regione per numero di reclusi. "Colmare le lacune culturali è il primo passo importante nelle possibilità di recupero o reinserimento – ha notato di Mauro -. Per gli stranieri è importante conoscere la lingua italiana per potersi difendere e farsi curare, come per accedere al mondo del lavoro.

Roma: tutte le iniziative formative promosse dalla Provincia

 

Redattore Sociale, 14 aprile 2005

 

Informatica, riprese e montaggio digitale; e ancora, educazione alla salute, al teatro, alla scrittura. Sono alcune delle iniziative formative promosse nelle carceri dalla Provincia di Roma, che ha in cantiere attività inerenti la manutenzione e gestione di spazi sportivi, corsi di arbitraggio, esperienze di segreteria per i detenuti più giovani. I progetti per l’educazione permanente della popolazione carceraria adulta presente nelle case di detenzione di Roma e provincia sono stati illustrati stamani presso la Sala delle Bandiere di palazzo Valentini dall’assessore provinciale alle Politiche scolastiche, Daniela Monteforte.

"La Giunta Gasbarra ha pubblicato un bando per la realizzazione dei progetti. L’idea di base è quella che si ispira alla consapevolezza che il detenuto non debba essere lasciato solo a se stesso, ma debba iniziare, soprattutto attraverso l’istruzione, un percorso di formazione culturale e professionale, per la riconquista della propria dignità, ma anche per un positivo reinserimento nel contesto sociale e nel mondo del lavoro", ha detto Monteforte.

"Grazie al lavoro in sinergia realizzato con tutti i soggetti istituzionali che operano in tale settore, provincia e Comune di Roma, l’amministrazione carceraria e le associazioni di volontariato, abbiamo dato una risposta concreta alle reali necessità dell’universo carcere - ha riferito Monteforte -. In tale contesto sono risultati vincitori del bando l’associazione Sol.co, Consorzio della Cooperazione Sociale di Roma, e l’Upter, l’Università della Terza Età di Civitavecchia".

I progetti sono stati selezionati da una commissione mista, formata da personale dell’assessorato provinciale alle Politiche della Scuola e dai rappresentati dell’amministrazione carceraria. A Roma, in collaborazione con il Sol.co, verranno realizzati corsi per la formazione in informatica, con preparazione in Ecdl, per operatore specializzato per riprese e montaggio digitale e per le tecniche multimediali. A Civitavecchia, invece, l’Upter proporrà ai detenuti tre moduli didattici su corsi di educazione alla salute, al teatro e alla scrittura.

"Ci sono molti interventi in carcere ma non sempre coordinati; invece la collaborazione tra Comune e Provincia di Roma è partita dall’ascolto dei bisogni dei detenuti, evitando iniziative sporadiche e propagandistiche", ha affermato Raffaela Milano, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Roma, riferendo che con l’assessore alle politiche della semplificazione Mariella Gramaglia è stato concesso ai detenuti il riconoscimento della paternità dietro le sbarre, semplificando i passaggi burocratici. (lab)

Roma: tentata evasione. Sappe: pochi centimetri ed erano fuori…

 

Ansa, 14 aprile 2005

 

Il tentativo di evasione di 4 detenuti dal carcere romano di Regina Coeli di oggi, sventato grazie alla professionalità della Polizia Penitenziaria, e quella avvenuta ieri a Milano San Vittore di un detenuto albanese sono un fenomeno estremamente preoccupante e sono l’indice di una necessaria ed urgente revisione del sistema carcere in Italia. Per questo è opportuno insediare quanto prima un tavolo politico e tecnico con il ministro della Giustizia Castelli e il Capo del Dap Tinebra per affrontare quella che, allo stato, pare essere proprio un’emergenza": lo afferma Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, il più rappresentativo della Categoria.

Sul fenomeno evasioni, Capece rileva come sia significativo che spesso, a porre in essere tentativi o vere e proprie evasioni, siano detenuti stranieri ed extracomunitari: "Non hanno nulla da perdere: non hanno interesse a fruire di misure alternative alla detenzione perché non hanno i requisiti previsti ed anche l’approvazione dell’indultino li ha visti praticamente esclusi dalla concessione del beneficio.

Il sindacalista punta su aspetto fondamentale: "Non si può fare sicurezza senza avere le donne e gli uomini a disposizione, per cui è urgente provvedere a nuove assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria, ad esempio incorporando in servizio permanente effettivo i circa 500 agenti ausiliari attualmente in attività, ingiustamente dimenticati dalla ultima legge Finanziaria a differenze degli altri Corpi di Polizia, che al termine del servizio di leva verrebbero licenziati".

"E non si può fare sicurezza" prosegue ancora "quando gli organici, come quello del Reparto di Polizia Penitenziaria di Regina Coeli e di Milano San Vittore, sono palesemente falsati. Gli agenti che sono effettivi, sulla carta, non corrispondono a quelli effettivamente in servizio per la consolidata brutta abitudine dell’Amministrazione Penitenziaria di distaccare e quindi di distrarre tante unità (120 quelle di Regina Coeli, 250 quelle di San Vittore) non per gravi motivi familiari ma per motivi incomprensibili quali servizi non istituzionali.

Cosenza: da scuola media una raccolta di libri per i detenuti

 

Quotidiano della Calabria, 14 aprile 2005

 

Nel corso delle attività svolte nell’ambito del progetto "Educazione alla legalità", i docenti e gli alunni della Scuola Media "Gullo" di Cosenza hanno deciso di procedere ad una raccolta di libri da regalare, alla fine dell’anno scolastico, ai detenuti del carcere di via Popilia.

"Il ragionamento fatto nella Scuola Media Gullo "è - si legge in una nota - molto semplice: le biblioteche delle carceri hanno sicuramente bisogno di essere arricchite e rese appetibili ai fruitori con testi nuovi ed interessanti". Per l’occasione e per dare più senso e spessore all’iniziativa, gli alunni e i docenti della "Gullo" invitano quanti fossero interessati a regalare un libro a un carcerato a mettersi in contatto con la segreteria della scuola (tel. 0984.411647). L’invito è rivolto in modo particolare a tutte le scuole della città, all’amministrazione comunale, all’amministrazione provinciale, alle associazioni di volontariato e alle parrocchie.

Castrovillari: progetto alternativo per chi ha pene minori

 

Quotidiano della Calabria, 14 aprile 2005

 

A breve partirà un progetto per le persone che si trovano a scontare pene detentive per reati non gravi. Nei giorni scorsi è stata firmata una convenzione tra il Tribunale ed i comuni di Castrovillari, Trebisacce, Oriolo e Lungro che vede l’impiego di imputati, condannanti per reati minori, in lavori utili per la collettività.

Il progetto potrebbe chiamarsi "Ramazza al posto del carcere" e prevede l’impegno di queste persone per lavori di protezione civile, tutela del patrimonio ambientale e culturale, salvaguardia del patrimonio boschivo o di particolari produzioni agricole.

I lavori potranno riguardare anche l’arredo urbano, il verde pubblico, la custodia di parchi, di ville presenti sul territorio o l’aiuto ad enti e associazioni che si occupano di anziani, minori e disabili. Una sorta di affidamento ai servizi sociali ancora poco praticato in Italia.

In questo modo la pena sarà espiata attraverso lavori utili in alternativa alle giornate d’ozio trascorse in carcere. La pena durerà fino a quando il condannato non avrà saldato il conto con la società. In ogni caso sarà il condannato chiedere il beneficio di questa pena alternativa.

Il progetto si è reso possibile per le nuove competenze penali del Giudice di Pace e così i comuni potranno utilizzare i mancati detenuti, massimo quattro per volta, proprio come dei dipendenti comunali. L’iniziativa secondo il Tribunale ed il suo presidente, Ottavio Abbate, potrebbe portare alla riabilitazione della persona condannata (naturalmente non pluri-pregiudicata), che avrebbe un’occasione in più per riabilitarsi agli occhi della società. Chi coordinerà le prestazioni lavorative, scontata la pena, dovrà redigere al Tribunale, una relazione attestante il comportamento del soggetto affidato al comune, descrivendo l’impegno profuso a favore della comunità e i compiti affidati. Durante il periodo di affidamento, le persone potranno usufruire dei benefici propri del dipendente comunale anche se dovranno prestare la loro opera gratis ma assicurati contro ogni evenienza.

Usa: voto dell'Assemblea dello Stato di NY; stop alla pena di morte

 

Tg Com, 14 aprile 2005

 

Con undici voti contro sette, una commissione dell’Assemblea dello stato di New York ha bloccato l’applicazione della pena di morte. Promotore dell’iniziativa è stato il democratico Joseph Lentol, un tempo sostenitore della pena capitale, reintrodotta nel 1995 ma mai inflitta finora. Lo scorso giugno la Corte suprema dello Stato aveva bocciato la legge, sottolineando l’incostituzionalità di una sua parte. A marzo il Senato statale aveva approvato un nuovo provvedimento per riprendere la pena di morte e il governatore Georges Pataki si era detto pronto a firmarlo.

A spingere verso un progressivo cambiamento d’opinione negli Stati Uniti sulla pena capitale sono stati i numerosi casi di detenuti da anni nel braccio della morte, poi scagionati dalla prova del Dna. Al momento la pena di morte esiste in 37 stati dell’Unione, ma in Illinois due successivi governatori hanno imposto una moratoria. Sia in Kansas che in New Jersey è intervenuta la Corte Suprema dello stato, bloccando nel primo caso la legge e imponendo una moratoria nel secondo. Inoltre l’anno scorso nei tribunali di tutti gli Stati Uniti sono state approvate il 50% di condanne capitali in meno rispetto a dieci anni fa. Lo stesso Lentol ha spiegato che il suo pensiero è cambiato proprio in seguito ai tanti casi controversi. "La prima volta che ho votato per la pena di morte credevo nella maestà della legge e pensavo fosse difficile sbagliare. Poi uno cresce. Guardate la prova del Dna. E capisce che la gente può sbagliare", ha ammesso.

Guinea Equatoriale: decine di detenuti rischiano di morire di fame

 

Amnesty International, 14 aprile 2005

 

Almeno 70 detenuti rischiano di morire di fame in una prigione di Malabo, la capitale della Guinea Equatoriale. La situazione più grave riguarda 11 cittadini stranieri (sei armeni e cinque sudafricani), condannati al termine di un processo irregolare nel novembre scorso, e decine di detenuti politici locali arrestati nel 2004 e tuttora in attesa di ricevere un’accusa formale.

Secondo informazioni in possesso di Amnesty International, nelle ultime sei settimane la situazione nella prigione della "Spiaggia Nera", si è fortemente deteriorata: le autorità hanno sospeso la fornitura del cibo e bloccato ogni contatto con familiari, avvocati e consolati. Molti prigionieri sono già in precarie condizioni di salute a seguito dei maltrattamenti, delle torture e di malattie che si sono cronicizzate a causa della mancanza di cure mediche adeguate".

Ridurre all’inedia i prigionieri, negare cure mediche e perpetuare condizioni di detenzione agghiaccianti `e un segnale, scandalosamente evidente, di come le autorità della Guinea Equatoriale non tengano conto degli obblighi previsti dal diritto internazionale. Se non interverranno immediatamente, la maggior parte dei detenuti della Spiaggia Nera morirà" - ha denunciato Javier Gonz, del Coordinamento Africa occidentale di Amnesty Italia.

La fornitura di cibo è stata progressivamente ridotta da una tazza di riso nel dicembre 2004 a uno o due pezzi di pane, non più garantiti a partire dalla fine di febbraio. Attualmente l’unica possibilità, per i prigionieri, è di ricevere cibo dai familiari attraverso il personale penitenziario; possibilità inesistente per i detenuti stranieri e per quelli arrestati nella parte continentale della Guinea Equatoriale.

Tutti i prigionieri della "Spiaggia nera" rimangono chiusi nelle proprie celle 24 ore su 24, gli stranieri persino con le mani e i piedi costantemente legati. Oltre a quella degli undici stranieri già citati, Amnesty International denuncia anche la situazione di quattro cittadini nigeriani, che si trovano alla "Spiaggia nera" da diversi mesi senza che neppure sia stata informata la loro ambasciata. Due ex prigionieri politici della "Spiaggia nera" sono tuttora reclusi nella stazione centrale della polizia di Malabo. Sono stati condannati al termine di un processo iniquo per aver tentato, nel giugno 2002, un colpo di Stato.

Amnesty International li considera prigionieri di coscienza e teme fortemente che siano sottoposti a torture. L’organizzazione per i diritti umani chiede alle autorità della Guinea Equatoriale di fornire subito cibo adeguato e regolare e cure mediche a chi ne necessita, proibire l’uso di ceppi e manette, porre fine alla detenzione senza contatti col mondo esterno e consentire agli organismi umanitari come il Comitato internazionale della Croce rossa di avere immediato accesso ai prigionieri.

Droghe: Mantovano; solo modifiche tecniche a ddl stupefacenti

 

Ansa, 14 aprile 2005

 

Solo modifiche tecniche per il disegno di legge sugli stupefacenti e le tossicodipendenze che non comportino stravolgimenti nella speranza che il testo venga approvato entro la fine della legislatura. È questa, in sostanza, la posizione espressa dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, questa mattina in Senato a margine della seduta delle commissioni riunite Sanità e Giustizia che stanno esaminando il testo presentato dal Governo.

"Siamo arrivati all’illustrazione degli emendamenti all’articolo 28 - ha detto Mantovano - e dall’espressione dei pareri si dimostra che sia i relatori che il Governo sono aperti a modifiche migliorative della legge che però non ne stravolgano i cardini. La legge ha una sua logica non c’è nessuna blindatura e non c’è nessuna affezione alle singole parole del testo". Il sottosegretario ha definito la legge "complessa" e ha aggiunto "non soltanto quantitativamente articolata ma anche qualitativamente impegnativa". "All’inizio della legislatura - ha continuato - leggi egualmente complesse, penso a quella sull’immigrazione, con un esame assolutamente non sommario sono state approvate in tempi accettabili, la legge sull’immigrazione è stata approvata in sette mesi con il doppio esame del Senato. Teoricamente i tempi ci sono, tutto dipende dal quadro politico generale e dall’effettiva condivisione di questo ddl che il consiglio dei ministri comunque ha approvato all’unanimità".

Mantovano si è poi soffermato su quelli che vengono ritenuti i quattro pilastri dell’intervento normativo: non esiste graduazione e differenza tra le sostanza stupefacenti e quindi l’unificazione delle tabelle in una sola; l’opportunità di ritenere che la detenzione oltre un certo ordine quantitativo non è lecita; l’individuazione di percorsi seri di recupero di alternativa al carcere; svincolare le comunità dal passaggio attraverso i Sert per quanto riguarda sia la certificazione alla tossicodipendenza sia l’approvazione del programma di recupero. "Questa è una legge che porterà meno tossicodipendenti in carcere - ha spiegato Mantovano - e più verso cammini di recupero effettivo.

Il provvedimento va verso una maggiore elasticità nell’individuazione della comunità come percorso di recupero al posto della detenzione piena. Il limite di condanna per ottenere la sospensione dell’esecuzione della pena è stato elevato da 4 a 6 anni e si possono considerare i reati, se commessi sotto l’impulso tossicomanico, sotto un unico reato".

Ddl Meduri: le proposte dell’Ordine nazionale assistenti sociali

 

Redattore Sociale, 14 aprile 2005

 

L’ordine nazionale degli assistenti sociali ha scritto nei giorni scorsi ai presidenti del gruppi parlamentari e ai parlamentari della Camera che si trovano a dover prendere in esame la proposta di legge n. 5141, la legge Meduri, già approvata dal Senato della Repubblica.

Tra le altre cose, la lettera evidenzia come il legislatore, più volte intervenuto dal 1975 ad oggi nella materia penitenziaria, ha sempre confermato l’impianto del sottosistema concernente le misure alternative alla detenzione, negli attuali principi e contenuti tecnici.

"Un eventuale cambiamento di rotta – afferma nella lettera la presidente dell’Ordine, Paola Rossi -, peraltro non dichiarato apertamente e ottenuto spostando o cambiando pochi tratti formali che ad un esame superficiale possono apparire insignificanti, risulterebbe, oltre che non giustificato dai fatti, non consono alla serietà delle istituzioni". Dunque, per evitare che possano verificarsi le conseguente temute, gli assistenti sociali propongono le seguenti modifiche, per emendare il testo in discussione qualora non venga soppresso direttamente l’articolo 3, quello incriminato.

L’opzione principale, infatti, concerne proprio la soppressione pura e semplice dell’art. 3. "Così come è previsto dall’art. 72/Meduri – si afferma - , l’Ufficio per l’esecuzione penale esterna appare infatti come una struttura vuota che può essere riempita ad libitum di soggetti e metodologie operative su cui la normativa nulla dice di specifico in senso tecnico proprio. L’eliminazione sistematica di ogni richiamo all’azione professionale del servizio sociale lascia tuttavia intendere - se le cose hanno un senso - che tale Ufficio verrà organizzato in modo non compatibile con quello attuale senza apparente tutela della professionalità di chi vi opera".

In via subordinata, dovendo ripiegare sulla proposizione di emendamenti, si dà per acquisita la correzione del testo là dove si limita la portata della modificazione al solo art.72 e si concentra la richiesta su pochi passaggi fondamentali, che vengono elencati prendendo come riferimento il testo attuale già parzialmente emendato, indicato come art. 72/Meduri: "Il titolo del Capo III può rimanere identico; la rubrica dell’art. 72 dovrebbe portare la dicitura "Uffici di servizio sociale per l’esecuzione penale esterna"; il primo comma dell’art. 72/Meduri (prima parte) dovrebbe risultare: "Gli uffici di servizio sociale per l’esecuzione penale esterna dipendono dal Ministero della Giustizia e la loro organizzazione è disciplinata dal regolamento".

"Oltre al nome degli uffici, ripetuto nella nuova formulazione - afferma Paola Rossi - si prevede che la regolamentazione degli uffici stessi sia disciplinata dal regolamento, e cioè da un normale DPR (e non dalla procedura inconsueta, per una materia di tal natura, di un semplice decreto ministeriale emesso ai sensi della legge 23 agosto 1988, n. 400 e successive modificazioni). Si noti che il regolamento di esecuzione vigente è di formulazione relativamente recente (Dpr 30 giugno 2000, n. 230), e contiene una serie dettagliata di previsioni sull’attività dei Centri di servizio sociale che (in una prospettiva di totale sostituzione delle norme attuali, anziché di una loro integrazione) rischiano di essere completamente azzerate. Anche in questo caso, se non è tale l’intento della proposta Meduri, non dovrebbero essere sollevate difficoltà sulla nuova formulazione suggerita".

Inoltre, sempre nel testo del primo comma dell’art. 72/Meduri (seconda parte) si propongono delle modificazioni rispetto al testo dell’art. 72 vigente (e cioè, gli attuali quarto e quinto comma); modificazioni che andrebbero invece eliminate.

L’unica variazione da apportare al testo dell’art. 72 vigente, riguarda per gli assistenti sociali il nome dei Centri divenuti Uffici di servizio sociale per l’esecuzione penale esterna ed il riferimento più ampio all’autorità giudiziaria, anziché alla sola magistratura di sorveglianza. Infine, per l’Ordine nazionale degli assistenti sociali il secondo e terzo comma dell’art. 72/Meduri possono rimanere identici, "con la sola variazione riguardante il nome dei Centri divenuti Uffici di servizio sociale per l’esecuzione penale esterna".

Piacenza: all’Università Cattolica... tra carcere e letteratura

 

Libertà on-line, 14 aprile 2005

 

Sarà un salotto letterario del tutto particolare quello che animerà l’auditorium dell’Università Cattolica il prossimo: in qualità di ente organizzatore, Svep (il Centro di Servizio per il Volontariato di Piacenza) organizzerà infatti in tale occasione un incontro volto a definire la funzione di letteratura e scrittura nel contesto peculiare della vita carceraria.

Pertanto, scopo del convegno, celebrato a conclusione del progetto "Il carcere nel cuore della città", sarà quello di presentare alla cittadinanza una serie di scritture legate a doppio filo con il mondo delle case circondariali.

Gli ospiti, coordinati da Carla Chiappini ed Enrico Fantoni del giornale "Sosta Forzata" per il nostro carcere edito, sono uomini e donne per provenienza, formazione e lavoro diversi tra loro, ma uniti dal comune interesse per la scrittura concepita in carcere, per il carcere, dal carcere: animeranno la serata la scrittrice Adriana Lorenzi e la responsabile del giornale "Ristretti Orizzonti", Ornella Favero (Carcere di Padova); ancora, relazioneranno Giorgio Porrà, giornalista sportivo di Sky e l’ex direttore della Gazzetta dello Sport Candido Cannavò.

In occasione dell’incontro si concentrerà l’attenzione su un problema in particolare: il significato, e ancor prima, la possibilità stessa della letteratura in un ambiente come il carcere. Il dibattito sarà articolato a partire dalla presentazione di tre pubblicazioni "carcerarie" strettamente distinte tra loro. Dapprima sarà la volta del libro di Cannavò "Libertà dietro le sbarre" (edito da Rizzoli), articolato secondo le modalità di un reportage, e volto ad illustrare le condizioni di vita dei detenuti di San Vittore. Di indole diversa è il libro di Porrà "Adriano Sofri, attaccante estremo" (edizioni Scritturapura), ove il giornalista mette per iscritto un’intervista originariamente concepita per la trasmissione televisiva, in cui Sofri, ex leader di Lotta Continua, parla di carcere e calcio.

Un ulteriore testo verrà poi presentato al pubblico: si tratta di "Parole oltre il muro", raccolta dei racconti vincitori negli ultimi tre anni dell’omonimo concorso organizzato nella Casa circondariale di Piacenza.

Al di là dei clamori suscitati forse giustamente dai personaggi più famosi, basta scambiare poche battute con Carla Chiappini, per capire che è proprio in questa pubblicazione anonima e di inevitabile minor impatto commerciale e pubblicitario che risiede l’orgoglio più grande degli organizzatori dell’evento. Per quanto infatti non si possa ancora dire che il carcere sia davvero "cuore della città" (come è intitolato il progetto di Svep che si conclude appunto martedì prossimo), "Parole oltre il muro" sembra costituire la dimostrazione che un contatto tra chi è dentro e chi è fuori di quelle mura sia davvero possibile. E il mezzo di incontro altro non è che la parola, appunto: la letteratura. "Raccontare il carcere, raccontare le persone": martedì 19 aprile, ore 17.30, Auditorium dell’Università Cattolica.

Milano: dopo l’evasione, Castelli dice "non drammatizzerei"

 

Giornale di Brescia, 14 aprile 2005

 

È ricercato in tutta Italia Clodian Ndoj, l’albanese a capo della banda che organizzò un assalto a Pian Camuno e che è evaso martedì dal carcere milanese di San Vittore. Una evasione "preoccupante perché il soggetto è pericoloso, ma non drammatizzerei. Le nostre carceri sono piuttosto sicure". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, conversando ieri con alcuni cronisti in Parlamento.

Il guardasigilli ha fatto notare che nel 2004 ci sono state 18 evasioni di cui due da ospedali, sei da parte di detenuti che non sono più tornati dai permessi, e dieci da parte di chi ha attuato una vera e propria fuga dal carcere. "Questo è un dato - ha commentato Castelli - assolutamente fisiologico. Capisco che in un Paese perfetto le evasioni non dovrebbero esserci, ma non drammatizzerei. È stata aperta una inchiesta amministrativa, oltre a quella della magistratura".

Se dall’inchiesta dovessero emergere delle anomalie il guardasigilli assicura che si interverrà " così come abbiamo fatto a Bergamo per soggetti imputabili di negligenza". Dall’inchiesta, inoltre, Castelli si aspetta risposte anche sul funzionamento o meno dell’impianto antiscavalcamento che, secondo le denunce dei sindacati di polizia penitenziaria, sarebbe fuori uso da tempo a San Vittore. "Faccio rilevare che il provveditore Pagano ha subito respinto l’accusa di mancanza di organico perché ultimamente - ha sottolineato Castelli - abbiamo fatto interventi sul personale soprattutto al Nord".

 

 

Precedente Home Su Successiva