Rassegna stampa 12 aprile

 

Amnistia: impegno di Pera, Unione possibilista, Maroni frena

 

La Sicilia, 12 aprile 2005

 

Dopo il flop dell’indultino, il Parlamento si prepara ad affrontare un’altra difficile sfida per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri: l’amnistia. Gli istituti penitenziari sono quasi al collasso. I detenuti sono 56.840 e lo strumento faticosamente messo in campo per affrontare l’emergenza non ha prodotto grandi risultati. Con il cosiddetto indultino, infatti, sono tornate in libertà 5936 persone (893 in Sicilia), un numero che non riduce la portata dal problema.

Marco Pannella, leader dei Radicali, ha sospeso lo sciopero della sete e della fame per chiedere un impegno dei partiti sull’argomento e ha dato l’annuncio ringraziando il presidente del Senato, Marcello Pera, che si è impegnato a portare la questione alla conferenza dei Capigruppo di oggi. Il leader radicale esprime riconoscenza anche per l’impegno di Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera, che per primo ha dato l’annuncio della ripresa dei lavori per martedì 19 attirandosi le critiche del fronte del "no". La Lega ribadisce di essere contraria ad un atto di clemenza e in favore della costruzione di nuovi istituti penitenziari e critica Pecorella che ha rimesso in calendario il provvedimento "senza sentire i gruppi".

Un atteggiamento che lascia perplessa anche Erminia Mazzoni dell’Udc che ribadisce: la posizione del suo partito sul tema dell’amnistia è di "cauto favore". Il Guardasigilli Roberto Castelli gela gli animi di chi è favorevole alla clemenza: prima di iniziare la discussione in Parlamento su temi come l’amnistia che "potrebbero ingenerare false aspettative nei detenuti, che sono poi le vere vittime del fallimento di queste iniziative, se ne verifichi l’effettiva praticabilità".

Per un provvedimento di questo tipo serve una maggioranza qualificata (i due terzi del Parlamento). Il Carroccio non ci sta, l’Udc non è troppo convinto e An inizia a sciogliere qualche riserva. Favorevoli, invece, Forza Italia e l’opposizione. Ieri si sono riuniti i responsabili per la Giustizia e parlamentari dell’Unione che chiedono un impegno "chiaro e in equivoco" di tutte le forze politiche prima dell’avvio dell’esame in Commissione e assicurano che l’Unione è già pronta. Anna Rita Rapetta

Giustizia: l'indulto e poi amnistia, si riapre la trattativa…

 

Corriere della Sera, 12 aprile 2005

 

Un’amnistia comprensiva dei reati puniti con una pena massima fino a 4 anni (ipotesi formulata dall’Unione) farebbe uscire di prigione un centinaio di detenuti, ma poi manderebbe al macero forse un milione e mezzo di processi destinati al 90 per cento alla prescrizione. Se, invece, il tetto si alza a 5 anni (opzione dei "senatori a vita" sponsorizzata da Forza Italia) si estinguerebbe un numero doppio di processi perché la fascia dei reati la cui pena massima è compresa tra i 4 e i 5 anni è vastissima. E comprende anche il reato di corruzione che continua a costituire uno scoglio tra i due Poli.

 

Indulto

 

Con l’indulto di 2 anni, i detenuti destinati alla liberazione sarebbero 9 mila, se il provvedimento prevede numerose esclusioni oggettive (testo della commissione Giustizia della Camera), mentre sarebbero più di 12 mila se lo sconto viene concesso "erga omnes", come prevedono i senatori a vita, che non esclude i recidivi. Si gioca intorno a questi parametri di massima il destino degli indagati, degli imputati e dei carcerati (quasi 57 mila) che potrebbero usufruire di un atto di clemenza varato dal Parlamento.

L’apertura del presidente del Senato, Marcello Pera, ha indotto Marco Pannella a sospendere lo sciopero della sete e della fame che era arrivato ormai al nono giorno: "Torno formalmente a ringraziare il presidente Pera che, con la sua straordinaria iniziativa pubblica, nei modi e nei contenuti, mi ha in qualche modo imposto, politicamente e moralmente, l’atto di fiducia di sospendere immediatamente lo sciopero della fame e della sete anche se non so ancora se per poche ore o diversi giorni". Pannella è tornato a mangiare e a bere e i suoi medici hanno potuto tirare un sospiro di sollievo: "I detenuti sanno che non si devono fare illusioni, ma credo ci siano le condizioni per fare un atto che definisco di buon governo, ce la faremo".

 

La lettera

 

Pera ha scritto al presidente della commissione Giustizia, il senatore Antonino Caruso, "raccomandando alla sua attenzione una materia cui continuano a rivolgersi, anche dopo l’autorevole richiamo al Parlamento da parte del compianto Giovanni Paolo II, le pressanti attese della società civile...". Caruso, però, ha le mani legate perché, sull’indulto, la Camera è vicina al primo traguardo e il regolamento non prevede duplicazioni in corso d’opera. La Camera, dunque, ha la precedenza e il clima fin qui creato dalla Cdl non è sfavorevole: oltre alle aperture di altri esponenti azzurri (da Franco Frattini e Alfredo Biondi), c’è da registrare un atteggiamento più morbido di An (da Adolfo Urso a Ignazio La Russa) e una nuova strategia della Lega che aveva sempre detto di no all’indulto. Osserva il Guardasigilli, il leghista Roberto Castelli, ricordando che ci vogliono i due terzi del Parlamento per approvare amnistia e indulto: "Mi pare del tutto evidente che, a meno che i Ds non mettano in atto una svolta a 180°, questo provvedimento non vedrà mai la luce. Sono note infatti le posizioni più volte espresse su questo tema dall’onorevole Luciano Violante. Con l’approssimarsi dell’estate, dunque, la vicenda rischia di risolversi nel solito irresponsabile balletto di chi mira a illudere i detenuti e a eccitarne gli animi".

 

L’Unione

 

Il centrosinistra non ci sta a rimanere col cerino in mano. Spiega Massimo Brutti, responsabile Giustizia dei Ds: "L’Unione ha già dichiarato la sua disponibilità, tocca ora a ogni componente della Cdl chiarire il proprio orientamento. Per quanto riguarda i Ds sono note le condizioni che abbiamo fissato. Siamo d’accordo con gli altri partiti dell’Unione che debbano essere esclusi i reati più gravi ed odiosi a cominciare da quelli di mafia, di corruzione, quelli legati alla tratta di esseri umani e alla pedofilia". Brutti, poi, annuncia che per l’Unione fa fede il testo firmato dai senatori Battisti (Margherita) e Calvi (Ds). Ma, con una buona dose di realismo, il sottosegretario alla Giustizia Michele Vietti (Udc) dice che "raggiungere un quorum così alto è stato difficile in passato e lo sarà anche ora". Condivide Giuliano Pisapia (Prc): "Auspico il raggiungimento della maggioranza dei due terzi ma, con le elezioni così vicine, credo che sarà impossibile". Dino Martirano

Amnistia: la riconoscenza dei detenuti per Marco Pannella

 

Basilicata News, 12 aprile 2005

 

C’era un nome che ieri riecheggiava nei bracci e nei corridoi del carcere di Potenza… "Marco, salutateci Marco", ci dicevano i detenuti. Abbiamo ancora una volta toccato con mano quanto in quelle carceri, che in passato hanno sostenuto con forme di lotta nonviolenta battaglie per la legalità costituzionale (plenum della Camera e della Corte Costituzionale), sia popolare e conosciuta la figura di Marco Pannella.

C’era riconoscenza, c’era voglia di partecipazione nelle parole dei detenuti. Radio carcere (trasmissione di Radio Radicale condotta da Riccardo Arena) e non "Porta a Porta" la trasmissione più ascoltata, Radio Radicale la frequenza su cui alcuni sono sintonizzati pressoché 24 ore su 24. C’è davvero da augurarsi che questa volta il Parlamento italiano sappia essere all’altezza dell’iniziativa nonviolenta di Marco Pannella e che sul pianeta carceri non piova un nuovo indultino, per non parlare di quanto di pessimo è contenuto nel disegno di legge noto come "ex Cirielli". Per quanto possibile le nostre visite nelle carceri lucani proseguiranno anche nei prossimi giorni, con la finalità di illustrare a tutti i detenuti i contenuti dell’iniziativa non violenta condotta da Marco Pannella.

 

Maurizio Bolognetti, Segretario Radicali Lucani

Amnistia: il "no" della Lega ora è diventato più morbido…

 

Vita, 12 aprile 2005

 

Soltanto dalla Lega Nord, nei giorni scorsi, sarebbe venuto - come sempre - un no all’ipotesi di varare prima dell’estate un provvedimento di clemenza. Tuttavia, a quanto risulta all’agenzia di stampa Il Velino, sono in corso colloqui ai diversi livelli istituzionali e politici per verificare a quali condizioni il veto dei lumbard potrebbe attenuarsi. Non si esclude che la disponibilità della maggioranza a far rientrare le ultime riserve, del ministro Gianni Alemanno e del sottosegretario Michele Vietti, sulla prosecuzione dell’iter della riforma dell’ordinamento giudiziario potrebbe contribuire ad aprire, nella Lega, una fase di riflessione che non significherebbe un "sì" a iniziative di clemenza, ma neppure una battaglia campale in Parlamento a favore del "no".

È lo stesso ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli, a non respingere più, oggi, e a priori la riapertura di un dibattito. Castelli addebita al presidente dei deputati della Quercia, Luciano Violante, buona parte delle responsabilità per la mancata approvazione fino a oggi di un testo condiviso sull’amnistia.

Nel suo comunicato di questa mattina, il Guardasigilli, infatti, sostiene: "Mi pare però del tutto evidente che, a meno che i Democratici di sinistra non mettano in atto una svolta a 180 gradi nel loro atteggiamento, questo provvedimento non vedrà mai la luce. Sono note, infatti, le posizioni su questo tema più volte espresse dall’on. Luciano Violante".

La nota di Castelli si riferisce a quanto sostenuto ancora una volta e appena una settimana fa dall’ex presidente della Camera: "Oggi un’amnistia senza una riforma seria - del processo penale, ndr - non avrebbe senso. Sarebbe un alibi per continuare a non cambiare nulla". Una posizione, quella di Violante, in linea con quella dell’Associazione nazionale dei magistrati e soprattutto della corrente di sinistra, Magistratura democratica. Per l’Anm, "l’amnistia, vanificando il principio della inderogabilità della pena, costituirebbe una contro spinta alla definizione dei processi con riti alternativi, ingenerando inevitabilmente negli imputati l’attesa di futuri analoghi provvedimenti di clemenza".

Amnistia: Castelli sollecita i Ds a prendere posizione...

 

Gazzetta del Sud, 12 aprile 2005

 

Primo: aprire un confronto serio e rapido per rispondere ad un problema grave come quello del sovraffollamento delle carceri, senza però favorire chi si è macchiato di reati particolarmente gravi. Secondo: non illudere i detenuti (gli interessati sono 56.840) e le loro famiglie. Dopo lo stop dello sciopero della fame e della sete di Marco Pannella, le forze politiche tornano a confrontarsi sul tema dell’amnistia.

Da oggi in commissione Giustizia alla Camera riprenderà l’iter di una proposta di legge sulla questione e l’intenzione del presidente dell’organo parlamentare, l’azzurro Gaetano Pecorella, è quello di fissare per il 19 aprile il termine per la presentazione degli emendamenti per poi concludere le votazioni in una decina di giorni e avere il provvedimento pronto per l’Aula. A quel punto spetterà al presidente della Camera fissare il dibattito in Assemblea.

E una volta avuto l’ok di Montecitorio la proposta di legge potrà essere votata rapidamente anche a Palazzo Madama. A questo scopo si è speso esplicitamente il presidente del Senato Marcello Pera che, in una telefonata a Pannella e attraverso una lettera al presidente della II commissione Antonio Caruso, ha assicurato che l’argomento verrà affrontato da Palazzo Madama. Proprio per questo, perché qualcosa finalmente si muove su questo fronte, Pannella smette, per il momento, la sua azione "non violenta" e brinda con alcune spremute.

Il ministro Guardasigilli Roberto Castelli frena ma non del tutto. Più che altro puntualizza che per approvare questo tipo di provvedimento è necessaria la maggioranza dei due terzi del Parlamento. Castelli chiama in causa in particolare la Quercia. I Ds, registrano e rilanciano con Vannino Chiti e Francesco Bonito: "I Ds sono a favore di un provvedimento di clemenza, ma crediamo che affrontare una questione di tale delicatezza senza avere chiara la posizione politica di tutti sarebbe da irresponsabili".

Dalla Quercia, che mette anche dei "paletti" (in particolare il provvedimento non deve riguardare i reati più gravi), arriva quindi un invito alla Cdl a venire allo scoperto. Invito rivolto soprattutto ad An. Se Forza Italia, infatti, con Sandro Bondi e Franco Frattini, si dice favorevole al provvedimento di clemenza, lo stesso, nonostante qualche apertura, non si può dire per il partito di via della Scrofa.

"Credo che sul tema dell’amnistia - fa sapere Ignazio La Russa - An abbia il dovere di fare uno sforzo in più". Una nuova linea che sarà elaborata in un vertice di "tecnici" della giustizia che si terrà fra oggi e domani. In buona sostanza An dovrebbe arrivare ad un "sì condizionato".

Se così fosse la maggioranza qualificata per approvare il testo potrebbe considerarsi raggiunta con l’Unione schierata compattamente per il sì (anche Bertinotti e Pecoraro Scanio che ieri hanno preso posizione) alla quale si aggiungerebbero Forza Italia, An e, con tutta probabilità, l’Udc. A quel punto la Lega si vedrebbe costretta ad adeguarsi e a rimettersi alla decisione del Parlamento, come spiega la responsabile giustizia del Carroccio, Carolina Lussana.

Genova: in scena per i detenuti il Teatro dell’Ortica

 

Secolo XIX, 12 aprile 2005

 

Si intitola "Vite", spettacolo teatrale scritto e interpretato da Maurizio Raffo ed è un omaggio a chi ha vissuto la guerra e a chi ne ha solo sentito parlare, leggendo le cronache dei libri di storia. Lo porta in scena il Teatro dell’Ortica, Cooperativa Sociale Onlus, e questa mattina andrà in scena in uno spazio molto particolare: all’interno della casa circondariale di Marassi, per i detenuti, prima di riprendere gli spettacoli al teatro Von Pauer domani e venerdì, al teatro Hop Altrove martedì 19. "Vite è un racconto della mia famiglia - scrive Raffo - pensando anche a quelle degli altri che non conosco ma che, sono certo, hanno vissuto e sofferto gli stessi eventi".

Pannella e l’amnistia opportuna, lettera di Alfredo Biondi

(Vice Presidente della Camera dei Deputati)

 

L’Opinione, 12 aprile 2005

 

Caro Direttore, sono contento che Marco Pannella abbia sospeso lo sciopero della sete, sia per la sua salute sia per la libertà che può consentire a ciascuno di esprimersi senza il timore che ciò comporti un aggravio delle sue condizioni. Il tema di un provvedimento di clemenza non è né emotivo né passionale ma assolutamente legato alla duplice esigenza di assicurare nelle carceri una vita dignitosa sia ai detenuti che agli agenti di custodia esposti a sacrifici incredibili per assicurare la regolarità e la sicurezza del servizio, spesso com’è avvenuto nel carcere di Marassi a Genova, con gravi rischi personali. La calma e la sicurezza delle carceri dipendono dalla serietà delle decisioni che saranno assunte. Credo che a scegliere la via giusta su queste non dovrebbero esistere interessi o speculazioni di carattere politico.

L’ultima amnistia in Italia risale a tre lustri fa, un record rispetto ad altri tempi quando l’amnistia aveva un carattere quadriennale risultando quasi uno sfiatatoio per l’intasamento dei processi, che è sempre stato molto grande. Dopo tanti anni i problemi si sono ingigantiti, le situazioni sociali sono cambiate e le riforme promesse non ci sono state, indipendentemente da chi si trovava al Governo.

Penso che una misura di clemenza che veda contemporaneamente indulto ed amnistia, come strumenti di riequilibrio, sia non solo possibile ma opportuna. L’avarizia dell’indultino non ha risolto nessun problema, anzi ha creato qualche ingiustizia in più. Quindi se alla Camera dei Deputati si aprirà un dibattito chiaro e positivo la mia firma ad un provvedimento condiviso tra maggioranza ed opposizione ci sarà, se dovesse crearsi una diaspora di tipo pre-elettorale, allora sarà bene che almeno le forze politiche lascino libertà di coscienza consentendo che si formi, indipendentemente dalle rispettive militanze un’area di comune consenso su cui realizzare un dibattito serio per una soluzione confrontata e meditata".

Amnistia: La Russa; An deve fare sforzo in più ma serve rigore

 

Ansa, 12 aprile 2005

 

"Credo che sul tema dell’amnistia An abbia il dovere di fare uno sforzo in più: dobbiamo elaborare una posizione diversa da quella avuta fino ad oggi". Lo afferma il vicepresidente vicario di Alleanza Nazionale Ignazio La Russa che, davanti allo sciopero della fame e della sete di Marco Pannella per un gesto di clemenza nei confronti dei detenuti, cui da sempre An è nettamente contraria, annuncia una riflessione nel partito.

Pur presentando una posizione nuova, a Radio radicale, La Russa sottolinea che qualsiasi apertura di An deve essere subordinata "ad una maggiore severità nei confronti degli "habitué del crimine" ed al "mantenimento dell’equilibrio tra la certezza della pena e la non volontà di incrementare fenomeni criminali". "Siamo tra l’incudine e il martello, il che però non vuol dire che non se ne possa discutere". Per questo, ha annunciato l’esponente di An, sui temi della giustizia e dell’amnistia domani si terrà una riunione con i capigruppo parlamentari del partito.

Ascoli: uno sportello informativo per detenuti e parenti

 

Comunicato Stampa, 12 aprile 2005

 

La Casa di Reclusione di Fermo e il Centro di Servizio Sociale per Adulti di Macerata, insieme a diverse Associazioni territoriali, hanno sottoscritto con l’Ambito Territoriale Sociale XIX (Comune capofila Fermo) un protocollo d’intesa per la realizzazione di un progetto che prevede l’apertura di uno Sportello Informativo presso il Comune di Fermo (AP) denominato "L’Altra Chiave", il quale fornirà un servizio di ascolto, informazione, orientamento, consulenza ed accompagnamento rivolto alle persone in esecuzione penale o sottoposte a procedimento penale, alle loro famiglie ed ai cittadini.

Tale Sportello, già attivato, ha l’obiettivo di sopperire alla disinformazione e all’assenza di supporti specifici, permettendo ai soggetti che vi accedono di usufruire di momenti individuali al fine di rafforzare le loro conoscenze in materia di diritti essenziali, di modalità di accesso ai servizi del territorio e alle misure alternative alla detenzione. Il servizio si propone anche di ridurre le difficoltà e i disagi correlati alla vicenda penale, favorendo l’integrazione e il reinserimento della persona nel contesto sociale e lavorativo di appartenenza attraverso percorsi di accompagnamento di ex-detenuti o di soggetti in esecuzione penale esterna. È prevista la presenza di una figura professionale specializzata in campo penitenziario, adeguatamente formata per l’attività di sportello nonché di un "tutor" per l’accompagnamento nella fase del reinserimento sociale e lavorativo.

Saranno, inoltre, organizzati momenti di sensibilizzazione con particolare riferimento agli organismi del territorio.

 

Il Direttore del Cssa di Macerata, dr.ssa Mariantonietta Cerbo

Milano: detenuto scava buco nel muro e fugge da San Vittore

 

Tg Com, 12 aprile 2005

 

Il carcere milanese di San Vittore non è Alcatraz, ma davvero nessuno poteva sospettare che i detenuti escogitassero piani di fuga degni di Clint Eastwood. E invece un boss albanese è riuscito a scappare dopo aver fatto un buco sotto la finestra della sua cella, al quarto piano del sesto raggio del carcere. È saltato su un ponteggio e poi ha fatto perdere le tracce. Il detenuto-acrobata, Klodian Ndoj, era stato arrestato il 14 febbraio scorso, in un’operazione della squadra mobile di Milano contro una grossa banda di albanesi che compiva rapine in villa e trafficava droga. Con lui era finito in manette anche il fratello Illy, 28 anni, il capo della banda che per mesi ha terrorizzato numerose famiglie in diverse regioni italiane. Da quanto si è appreso, intorno alle 5 del mattino, l’uomo ha scavato un buco, di circa 30 centimetri per 40, dietro il gabinetto alla turca che si trova nella sua cella, al quarto piano del sesto raggio. Quindi lo ha attraversato e con delle strisce di lenzuola annodate è sceso in cortile, per poi superare il muro del carcere arrampicandosi su un tubo e calandosi dall’altra parte.

Prima di riuscire a oltrepassare il muro del carcere, Klodian Ndoj ha attraversato una zona in ristrutturazione dell’istituto penitenziario e da lì è arrivato al muro di cinta. Le sentinelle lo hanno visto e hanno subito lanciato l’allarme, ma è stato tutto inutile: il rapinatore è riuscito a calarsi dall’altra parte e a fuggire lungo via Bandello. Klodian Ndoi era in attesa di giudizio con l’accusa di spaccio di droga, porto abusivo d’arma, associazione a delinquere finalizzata alla rapina, e per il tentato omicidio del figlio di un imprenditore durante una rapina in una villa a Pian Camuno. Ora sulla sua rocambolesca evasione è stata avviata un’indagine interna nel carcere. Gli accertamenti sulle modalità dell’evasione saranno fatti dal provveditore alle carceri lombarde, Luigi Pagano, ex direttore del carcere milanese.

Milano: Sappe su evasione; responsabilità dei "colletti bianchi"

 

Comunicato Stampa Sappe, 12 aprile 2005

 

"L’evasione dal carcere milanese di San Vittore di un detenuto albanese, avvenuta questa mattina all’alba, è l’ennesima a dimostrazione di quali carenze soffre il sistema penitenziario nazionale, specie nel Nord Italia: carenza di personale di Polizia Penitenziaria e mancata adozione di adeguati strumenti anti-scavalcamento e di sistemi di sicurezza per le strutture carcerarie.

Le nostre strutture sindacali di San Vittore lo denunciano da tempo. Basti pensare che durante l’evasione erano impiegati solamente tre agenti nella sorveglianza di quel reparto detentivo, sovraffollato da 480 detenuti di tutte le nazionalità. San Vittore è un carcere al limite della sopportazione: i detenuti presenti sono ben 1.420!

E nonostante questo grave sovraffollamento il sistema anti-scavalcamento non funziona per mancanza dei fondi necessari alla manutenzione ordinaria e straordinaria e non esiste neppure una centrale radio per poter comunicare con il personale di Polizia Penitenziaria che espleta la sorveglianza esterna".

Il Sappe, come Sindacato più rappresentativo della Polizia Penitenziaria, aveva denunciato tali gravi deficienze di San Vittore già lo scorso anno, in occasione di un’altra evasione dal penitenziario milanese. Nulla è stato fatto al riguardo, e quindi eventuali responsabilità vanno individuate tra i "colletti bianchi", tra coloro cioè che non hanno adottato nessun intervento correttivo, che non hanno incrementato il Personale di Polizia Penitenziaria e non hanno stanziato gli adeguati fondi per i necessari interventi strutturali.

Vogliamo esprimere pubblicamente la nostra solidarietà e vicinanza a tutti i colleghi e le colleghe di Milano San Vittore, che oggi si sentono demotivati e abbandonati. E ci auguriamo che questo grave episodio faccia riflettere seriamente e determini un adeguamento incremento di agenti di Polizia Penitenziaria a Milano San Vittore, ad esempio incorporando in servizio permanente effettivo i circa 500 agenti ausiliari attualmente in attività, ingiustamente dimenticati dalla ultima legge Finanziaria a differenze degli altri Corpi di Polizia, che al termine del servizio di leva verrebbero licenziati". Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, commenta l’evasione di un detenuto albanese avvenuta questa mattina all’alba dal carcere di Milano San Vittore.

"Continua l’emergenza personale" aggiunge Capece. "Troppi agenti assegnati sulla carta a Milano sono distaccati in altre sedi del Centro - Sud Italia senza alcun motivo (ad esempio alle dipendenze del Gruppo Operativo Mobile), e questo influisce sull’organizzazione del lavoro e la sicurezza stessa della struttura. La carenza di organico è allarmante al Nucleo Traduzioni e Piantonamenti, tant’è che spesso le scorte avvengono sotto il livello minimo di sicurezza; in ospedale si effettuano piantonamenti di detenuti con un rapporto 1 a 1 (anziché 1 a 2 oppure 1 a 3 come prevedono le disposizioni di legge); le assenze per malattia sono circa 150, a testimoniare lo stato di malessere che il Personale vive in quella sede per una Direzione poco attenta alle esigenze professionali ed umane dei poliziotti. Le responsabilità di questa ennesima evasione vanno individuate tra i "colletti bianchi", tra coloro cioè che non hanno adottato nessun intervento correttivo, che non hanno incrementato il Personale di Polizia Penitenziaria e non hanno stanziato gli adeguati fondi per i necessari interventi strutturali."

Perugia: apre nuovo carcere, trasferito il femminile

 

Il Messaggero, 12 aprile 2005

 

Alla fine di aprile la città di Perugia avrà detto addio all’istituto circondariale di piazza Partigiani (una parte del carcere femminile è già stata imballata e spedita). Al contempo si inaugurerà il nuovo carcere di Capanne: una struttura in grado di risolvere i problemi di natura carceraria a Perugia.

Dopo quindici anni di lavori, varie inchieste della magistratura e proteste dei cittadini, numerosi cambiamenti delle ditte incaricate della costruzione, alla fine il supercarcere di Capanne diventa operativo. Nella fatiscente e vecchia struttura di piazza Partigiani (nata sul finire dell’ottocento con finalità detentive ben diverse da quelle moderne), dove sono ospitati 178 detenuti nella sezione maschile e 58 nel femminile, rimarrà il centro clinico e i detenuti sottoposti al regime duro; questo per almeno i prossimi 2 anni. La struttura di Capanne, è costata complessivamente 60 milioni di euro ed è in grado di ospitare 310 detenuti divisi tra sezione penale, giudiziaria, infermeria, isolamento e sezione femminile. Calcolati anche spazi per la scuola, le sale colloquio, luoghi per poter incontrare i familiari, soprattutto i figli.

Ma su questo fronte i sindacati protestano. "Il personale assegnato non può garantire il corretto funzionamento della struttura – dice Rodolfo La Sala della Cisl - il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha assegnato altri 70 agenti, ma non bastano, anche perché almeno 30 di essi rimarranno nel vecchio carcere per il centro clinico". L’ordine, quindi, è quello di trasferire detenuti e uffici entro aprile, ma la situazione è ben diversa. "Abbiamo chiesto al Ministero di rivedere gli organici, di aumentare il numero di agenti destinati al nuovo carcere – continua La Sala – ma motivi di bilancio e di personale impediscono nuove dotazioni. Eppure il bisogno ci sarebbe, soprattutto per garantire l’efficienza e la serenità degli agenti, ma anche la tranquillità dei detenuti". Il risultato dovrebbe essere quello dei turni di lavoro articolati su 8 ore, invece che 6, straordinari e meno agenti destinati ai piantonamenti e alle traduzioni dei detenuti.

In attesa che l’amministrazione comunale trovi i fondi per realizzare la cittadella giudiziaria, sfruttando gli spazi lasciati vuoti dalle celle e dagli uffici, il carcere di piazza Partigiani è stato sottoposto alle prime operazioni di pulizia. Alcune parti dell’intonaco del muraglione esterno, si sono staccate. La direzione dell’istituto ha subito attivato le procedure per rimuovere tutto l’intonaco: "è una questione di sicurezza – ha affermato la direttrice Bernardina Di Mario – per tutti i pedoni e le auto che percorrono la strada su cui si affaccia il muraglione. Non potevamo lasciare un potenziale pericolo sulla testa dei passanti".

Vicenza: l’Inps entra in carcere e offre servizi per i detenuti

 

Giornale di Vicenza, 12 aprile 2005

 

È stato siglato ieri mattina nella sede del comitato provinciale dell’Inps l’accordo tra la direzione dell’istituto previdenziale, la Casa circondariale di Vicenza, il patronato Inca (Cgil), la comunità terapeutica San Gaetano, il consorzio Prisma e l’assessorato per i Servizi sociali e abitativi del Comune di Vicenza, per la creazione di uno sportello polifunzionale per i carcerati.

"Si tratta di un servizio", ha spiegato Donato Aquaro, direttore provinciale dell’Inps di Vicenza, "che mira a garantire parità di diritti e accesso ai servizi assicurativi anche ai soggetti che si trovano all’interno della Casa circondariale e hanno bisogno di ricongiungere periodi di lavoro differenti, accreditare contributi figurativi e vedere riconosciute le tutele previdenziali riservate a tutti i cittadini. Lo sportello sarà operativo per due ore la settimana, con un periodo di sperimentazione di sei mesi, al quale si aggiungerà un ulteriore biennio di operatività".

Parole di encomio nei confronti della Casa circondariale, che ha richiesto l’attivazione di questo servizio, sono state profuse anche da Davide Piazza, assessore ai Servizi sociali ed abitativi del Comune di Vicenza: "L’istituzione di uno sportello polivalente è fondamentale per creare un legame tra i carcerati, in particolare quanti stanno per reinserirsi nella società, e il mondo esterno. La prima accoglienza di quanti escono di prigione è un problema non indifferente, perciò il Comune ha deciso di intervenire con un contributo di cinquemila euro per garantire buoni pasto e biglietti dell’autobus a coloro che si ritrovano spesso in mezzo a una strada. Allo stesso modo interverremo nella ricerca di alloggi idonei, grazie alla collaborazione del Settore servizi abitativi".

All’interno del carcere, però, i detenuti devono anche crescere, culturalmente e professionalmente, perciò al San Pio X non si tralascia l’aspetto formativo e il recupero in senso ampio della persona. "È operativa da tempo la cooperativa sociale Saldo & Mecc", ha spiegato Irene Iannuzzi, direttore della Casa circondariale, "che da tempo, con la propria attività di saldatura e carpenteria metallica, offre opportunità di formazione e impiego ai cittadini detenuti, circa 280 persone, di cui il 35 per cento stranieri". Tra le attività che vengono svolte all’interno del carcere, oltre ai corsi finanziati dal Fondo sociale europeo per l’apprendimento delle tecniche di saldatura e la lavorazione dei metalli, compare anche il giardinaggio. "Nel carcere", ha spiegato Franco Balzi, presidente del consorzio Prisma, "ci sono ben tre serre necessarie per far conoscere ai detenuti le tecniche dell’agricoltura biologica. Uno spazio importante è poi dedicato alla scolarizzazione e alla alfabetizzazione degli stranieri". Matteo Crestani

Milano: nel Cpt di Via Corelli sciopero della fame in tutte le sezioni

 

Redattore Sociale, 12 aprile 2005

 

In via Corelli non si mangia più. Al Centro di permanenza temporanea per persone immigrate irregolari (Cpt) di Milano, lo sciopero della fame si è esteso a tutte le sezioni della struttura. La protesta era iniziata sabato scorso dopo che, venerdì 8 aprile, una rivolta dei reclusi contro il ritardo nel soccorrere un giovane algerino era stata sedata dalla polizia (vedi lancio sul notiziario dell’11 aprile; ndr). Il Comitato di appoggio alla lotta dei detenuti di Corelli ha annunciato altre iniziative per i prossimi giorni: un’assemblea mercoledì 13 alle 20 in via Pergola 5, un presidio e una conferenza stampa giovedì 14 alle 12 davanti al Palazzo di Giustizia, durante il processo per direttissima alle due persone immigrate arrestate per danneggiamenti; e infine un presidio davanti al Cpt in programma per sabato alle 16. Intanto, la Prefettura non ha concesso l’incontro richiesto dalle persone recluse con una loro delegazione.

"A noi risulta che all’interno del centro tutti i detenuti abbiano cominciato lo sciopero della fame -dice Piero Maestri, consigliere provinciale di Rifondazione comunista-. Abbiamo fatto un presidio anche dalle 5 di stamattina, peché ci era arrivata notizia di una possibile deportazione di un detenuto. In effetti, verso le 7.30 un peruviano è stato trasferito all’aeroporto per essere rimpatriato". In seguito agli ultimi trasferimenti, Maestri stima una presenza di 100-120 persone all’interno del Cpt: "Bisogna insistere nella pressione, perché venga dato ascolto a questi detenuti -continua Maestri -. Ci dev’essere un incontro con una delegazione delle persone recluse in sciopero della fame: se loro non possono uscire dal Cpt qualcuno può sempre entrare e parlare con loro, per capire le loro rivendicazioni. E soprattutto per rendersi conto che il Cpt di via Corelli è un luogo ai margini della legalità".

Argentina: 13 morti per scontro fra gang in carcere

 

Reuters, 12 aprile 2005

 

Tredici persone sono state uccise in un affollato carcere argentino dopo uno scontro fra due gang nella notte, riferiscono le autorità carcerarie. La rivalità fra detenuti di diverse città si è trasformata in aperta violenza ieri, e i rivoltosi hanno preso in ostaggio due guardie nel carcere di Coronada - cittadina della provincia di Santa Fe a nord di Buenos Aires - con 1.400 carcerati.

"Le morti sono state provocate da una battaglia fra detenuti in un settore della prigione. C’è un costante conflitto fra prigionieri di Santa Fe e Rosario, che è sfociato in questa battaglia", ha detto alla radio locale Oscar Mansilla, direttore del carcere di Coronada. Undici delle vittime sono morte per ferite da taglio e due sono morte per ustioni. Sei detenuti sono rimasti feriti, tre di loro sono ricoverati in condizioni serie. Le guardie sono state rilasciate sane e salve. Secondo le fonti, il sovraffollamento ha contribuito alle violenze, terminate alle 3.30 del mattino (le 8.30 italiane). Il numero di prigionieri nel carcere di Coronada supera di 200 unità la capienza, ha detto Mansilla.

"Uno dei problemi che abbiamo è una mancanza di capienza in questa e altre prigioni ed ecco perché ne stiamo costruendo altre", ha detto Jose Luis Benaglia, vice ministro della Giustizia per la provincia di Santa Fe. Lo scorso febbraio otto persone persero la vita in uno scontro nel carcere di Cordoba. I detenuti chiedevano di risolvere il sovraffollamento e altri problemi.

Firenze: i Verdi in sit-in davanti al carcere di Sollicciano

 

Nove da Firenze, 12 aprile 2005

 

Oggi i Verdi della Toscana si sono ritrovati in delegazione di fronte al carcere di Sollicciano a Firenze per chiedere un provvedimento urgente a favore dell’amnistia. "Un serio provvedimento di clemenza è un primo ma necessario passo per affrontare la drammatica situazione delle nostre carceri". Così il consigliere regionale dei Verdi Fabio Roggiolani interviene nel dibattito sulle proposte di amnistia, confermando la posizione favorevole del partito. "Si tratta quindi - ha aggiunto Roggiolani - di aprire un percorso vero e di evitare un cinico balletto di ambiguità". "Dopo il fallimento dell’indultino - dichiara il consigliere provinciale Luca Ragazzo – nessuno pensi a provvedimenti farsa o a discussioni ipocriti, incapaci di portare a decisioni concrete così come auspicato dal Santo padre". "Amnistia e indulto sono provvedimenti generali che vanno presi di fronte alla drammatica situazione delle carceri italiane e per chiudere definitivamente le pagine degli anni di piombo".

"L’essere a Sollicciano oggi - ha concluso il portavoce comunale Duccio Braccaloni - vuole essere proprio un ulteriore grido di allarme riguardo le drammatiche condizioni di questo carcere: in questo momento si trovano a Sollicciano circa 1000 detenuti e l’edificio nel suo complesso era stato progettato per contenere 400 persone, in pratica sono più del doppio del consentito".

"I detenuti vivono rinchiusi in celle piccolissime, non esiste la mensa comune, le possibilità di lavoro pochissime, le condizioni dell’edificio invivibili (d’estate il caldo aumenta e d’inverno fa freddissimo), il personale largamente sotto organico e costretto a turni massacranti". "Tutto questo - conclude Braccaloni - non può più continuare e massimo sarà l’impegno dei Verdi per tenere alta l’attenzione su questo tema"

Amnistia: Di Pietro; è un atto di resa dello Stato...

 

Ansa, 12 aprile 2005

 

"È un atto di resa dello Stato", così Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei valori, ribadisce la sua contrarietà ad un provvedimento di amnistia o indulto, intervenendo al programma "Nove in punto" di Radio 24-Il Sole 24 ore. "È una dichiarazione di sconfitta: abbiamo le carceri piene mettiamo fuori i criminali. Poi, tra 15 giorni, le carceri si riempiranno di nuovo". Le soluzioni al sovraffollamento dei penitenziari italiani, secondo Di Pietro, sono invece altre: "Servono processi più veloci, alcuni reati vanno depenalizzati, vanno riformati il Codice Penale e il Codice di Procedura Penale, bisogna prevedere un piano per la risocializzazione all’interno delle carceri". In conclusione, Di Pietro si è detto "d’accordo con Castelli quando sostiene che non bisogna creare false speranze tra i detenuti, e con Brutti quando dice che serve una riforma complessiva del sistema giustizia".

Amnistia: Siniscalchi; approvare indulto non è atto perdonismo

 

Ansa, 12 aprile 2005

 

La commissione Giustizia della Camera riprende da oggi l’esame delle proposte di legge per "introdurre l’indulto revocabile per le pene detentive. L’iniziativa legislativa - afferma Vincenzo Siniscalchi (Ds), presidente della Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio e componente della commissione Giustizia - non è assolutamente riconducibile ad un perdonismo di comodo che appare più come una resa dello Stato nei confronti dei condannati".

"È necessario - sostiene l’esponente della Quercia - dare ingresso in questa materia ad un serio progetto di indulto ispirato ad esigenze di clemenza ed al tempo stesso di ottimizzazione delle strutture carcerarie, senza compromettere la sicurezza dei cittadini. Occorre tendere alla realizzazione di un provvedimento di clemenza idoneo a curare un sistema punitivo che a tratti presenta patologiche disfunzioni".

"Le condizioni in cui versano molti detenuti nelle strutture di reclusione - sottolinea - con il tempo, non sono certo migliorate, al contrario si è registrato un concreto arretramento dell’ intero complesso delle problematiche legate al sovraffollamento di molti istituti, in barba alla funzione della pena ed alle prospettive di concreto reinserimento del condannato". "Nell’ultimo scorcio di legislatura - osserva Siniscalchi - si impone una riflessione seria sulla approvazione, in tempi rapidi, di un testo di legge in materia di indulto, che si orienti concretamente nei confronti di quella numerosa schiera di condannati particolarmente segnati da tratti di debolezza.

Con opportuni contrappesi (revocabilità e specifiche esclusioni) un provvedimento di tal fatta oltre a rendere più vivibili e dignitosi gli spazi carcerari rappresenterebbe un viatico alla celebrazione più celere dei processi per i reati più gravi. Naturalmente i reati di maggiore allarme sociale (associazione mafiosa, pedofilia, corruzione etc.) rimarrebbero esclusi dalla concessione dell’indulto che sarebbe comunque revocato al condannato che, dopo averne beneficiato, commetta ulteriori delitti".

Amnistia: Pecorella; non temo problemi sicurezza per la società

 

Ansa, 12 aprile 2005

 

Il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella, non teme che un eventuale provvedimento di amnistia o di indulto possa creare problemi di sicurezza. Intervenendo nel corso della programma "Nove in punto" su Radio 24-Il Sole 24 ore, Pecorella fa notare innanzitutto che "l’indulto è revocabile" nel caso in cui la persona che ne ha beneficiato torni a delinquere, e che "vivere in 20 mila persone in più nello stesso luogo (vale a dire nelle sovraffollate carceri italiane, ndr) crea una situazione di tensione carceraria e di diseducazione".

Il presidente della Commissione Giustizia della Camera è d’accordo con il ministro Castelli quando sostiene che "non si deve illudere nessuno". Ma ritiene allo stesso tempo "necessario che il Parlamento si assuma la responsabilità di una decisione". "La questione non è stata posta né dallo sciopero della fame e della sete di Pannella né dalla morte del Papa, bensì quando nel 2002, in seduta comune del Parlamento, ci fu un prolungato applauso, che significava condivisione, alle parole del Papa che chiedeva un atto di clemenza". Perciò, se dovesse fallire il tentativo di un atto di clemenza, "sarebbe una scelta sbagliata". Pecorella si è detto in ogni caso favorevole all’esclusione di "reati odiosi" come quelli di sangue e di mafia dalle ipotesi di amnistia o di indulto.

Amnistia: Brutti (Ds); il carcere non deve essere un inferno

 

Ansa, 12 aprile 2005

 

"Non è necessario tenere il coltello tra i denti per affrontare la questione sicurezza dei cittadini". Così Massimo Brutti, responsabile Giustizia dei Ds, replica al ministro della Giustizia, Roberto Castelli, nel corso della trasmissione "Nove in punto" su Radio 24-Il Sole 24 ore che stamani ha affrontato il tema dell’amnistia e dell’indulto. "Noi non abbiamo l’interesse che il carcere sia un inferno: questo nuoce ai cittadini.

Ci hanno detto che la sicurezza era una priorità, e invece le rapine sono aumentate del 14%. Questo - ha aggiunto Brutti - è il risultato della legge Bossi-Fini". Per quanto riguarda la posizione dell’Unione in tema di amnistia e indulto, Brutti ha ribadito che si è favorevoli "ad un confronto nuovo per un provvedimento di clemenza", ora "bisogna entrare nel merito del provvedimento".

Il responsabile giustizia dei Ds condivide l’auspicio del ministro Castelli di non suscitare false speranze nei detenuti, ma allo stesso tempo fa notare che al Senato c’è una proposta di legge (di cui sono firmatari Calvi dei Ds e Battisti della Margherita) che prevede delle "limitazioni rigorose" vale a dire un’amnistia per reati fino a 4 anni e l’indulto per quelli fino a 2, con l’eccezione dei reati di mafia, terrorismo, corruzione, concussione, tratta di esseri umani e pedofilia.

Amnistia: Castelli; non c’è tempo, a meno di sacrificare le riforme

 

Ansa, 12 aprile 2005

 

Per il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, "non c’è il tempo materiale" per discutere e approvare un provvedimento o di indulto, "a meno che non si sacrifichino le riforme ferme in Parlamento". Il Guardasigilli, intervenendo stamani nel corso della trasmissione "Nove in punto" su Radio 24-Il Sole 24 Ore, ha ribadito che "non si può affrontare il tema dell’amnistia sull’onda emozionale di uno sciopero della fame" come quello attuato da Pannella.

Allo stesso tempo, secondo Castelli una risposta al Papa - che nel 2002 aveva chiesto in Parlamento un atto di clemenza nei confronti dei detenuti - "c’è stata", attraverso l’approvazione dell’indultino, che però - ha aggiunto il Guardasigilli - "è servito a poco". Difatti, Castelli ha citato alcuni dati, di circa sei mesi fa, in base ai quali su circa seimila detenuti che hanno beneficiato dell’indultino, 1.500 sono tornati in carcere: "Si tratta sempre degli stessi soggetti che erano usciti".

 

 

Precedente Home Su Successiva