Rassegna stampa 23 novembre

 

Milano: allarme sanità, un detenuto su 5 ha la tubercolosi

 

Antenna Tre, 23 novembre 2004

 

Tubercolosi, scabbia, aids, suicidi e impossibilità di curare i malati terminali: allarme sociale e sanitario nelle carceri italiane. Cgil e altre associazioni, tra cui Gruppo Abele, Caritas Ambrosiana, Emergency e operatori del settore, promuovono una serie di iniziative davanti le case circondariali lombarde. Tra le richieste presentate davanti al carcere di San Vittore, estendere a tutte le case circondariali la figura del garante dei detenuti, già esistente in alcune città, e la proposta ai parlamentari di adottare il carcere del loro territorio.

"Secondo dati recenti la situazione sanitaria nelle carceri è disastrosa - ha detto Susanna Camusso, segretario generale Cgil Lombardia - Ricompaiono malattie che si credevano debellate, come la scabbia e la tubercolosi: un detenuto su 5 è risultato positivo alla Tbc. Non è comunque solo l’aspetto sanitario a preoccupare, ma anche quello del recupero dei detenuti, la loro formazione professionale, l’inserimento lavorativo".

Secondo Sergio Segio, responsabile del Gruppo Abele, occorre squarciare il velo di silenzio che è calato sulle carceri, dove, nel solo mese di ottobre sono morti 7 detenuti (2 suicidi a Milano).

Domani giustizia ferma: magistrati e avvocati in sciopero

 

Corriere della Sera, 23 novembre 2004

 

Domani si ferma il servizio giustizia. Magistrati e avvocati, seppure per motivi opposti, scioperano contro la riforma del governo che, secondo le toghe dell’Anm, introduce nell’ordinamento "carrierismo e gerarchizzazione" mentre, per i penalisti, non separa sufficientemente le carriere di giudici e pubblici ministeri.

Nei 163 tribunali italiani funzioneranno soltanto i servizi essenziali, come stabilisce il codice di autoregolamentazione dell’Associazione nazionale magistrati presieduta da Edmondo Bruti Liberati: nel civile, si svolgeranno le udienze per i licenziamenti e gli atti antisindacali mentre nel penale il divieto di astensione riguarda tutti i processi con detenuti, molti atti dei giudici di sorveglianza e gli atti urgenti dei pubblici ministeri. Tutto il resto si fermerà per 24 ore anche perché allo sciopero indetto dall’Anm aderiscono anche 120 capi di altrettanti uffici giudiziari.

 

I capi

 

Si prevedono percentuali bulgare tra i dirigenti della cittadella giudiziaria di Roma dove sciopereranno i presidenti del Tribunale, del Tribunale per i minorenni, del Tribunale di Sorveglianza, della Corte d’Appello oltre i capi della Procura generale, della Procura della Repubblica e della Procura presso il Tribunale per i minorenni. In Cassazione aderirà anche il primo presidente aggiunto, Vincenzo Carbone. Mentre a Milano non saranno nei loro uffici 4 capi su 8. Nella "lista dei 120" diffusa dall’Anm ci sono magistrati di orientamenti culturali decisamente diversi: i torinesi Gian Carlo Caselli e Marcello Maddalena, il veneziano Vittorio Borraccetti, il procuratore di Verona Guido Papalia, i siciliani Piero Grasso, Francesco Ingargiola e Leonardo Guarnotta. Nella lettera che oggi verrà inviata al ministro Roberto Castelli, come ultimo atto puramente formale per salvare il dialogo, i magistrati chiedono alla maggioranza di governo di fermare la legge delega sull’ordinamento giudiziario che pure sta per essere approvata definitivamente alla Camera: "Gli stanziamenti per la giustizia si riducono ogni anno e nemmeno consentono di affrontare le spese minime necessarie per il funzionamento degli uffici". Inoltre, lamenta l’Anm, "i magistrati saranno meno liberi in quanto la loro carriera non dipenderà più dall’organo di autogoverno previsto dalla Costituzione, il Csm, ma, in molti aspetti dal ministro e dalla gerarchia interna".

 

Concorsi

 

Antonio Patrono, il leader dei moderati di Magistratura indipendente che domani parteciperà ad un’assemblea a Bari, ha studiato il nuovo modello dei concorsi che apre una corsia preferenziale di carriera "ai giovani magistrati ambiziosi". Quelli che solo dopo 8 anni, e non più dopo 13 anni, "si troveranno nelle funzioni di secondo grado, i soli che potranno accedere poi ai concorsi per dirigenti". In altre parole, dice Patrono, si diventerà "capo" e "vice capo" solo sulla base di una serie di prove teoriche che poco hanno a che fare con il lavoro di tutti i giorni.

 

Avvocati

 

Per Ettore Randazzo, il presidente dell’Unione delle Camere penali che scioperano domani e giovedì, quella di Castelli "è una finta riforma". E così gli avvocati stanno facendo circolare un appello per la separazione delle carriere tra giudici e Pm che ha già raggiunto 300 firme: tra gli altri, Giuliano Pisapia (Prc), Marco Boato (Verdi), Enrico Boselli (Sdi), i radicali Emma Bonino e Daniele Capezzone e gli avvocati Giuliano Spazzali e Alessandro Gamberini.

Nel centrosinistra, Luciano Violante ricorda che "mettere su questo marchingegno senza copertura finanziaria, francamente vuol dire condannarlo all’eutanasia". Ma nello stesso giorno il Riformista di Antonio Polito pubblica un commento in cui il professor Tommaso Edoardo Frosini pone un quesito all’Anm e a chi ne sostiene le ragioni: "Siamo sicuri che scioperando, astenendosi dal fare giustizia, i magistrati appaiano nei confronti dell’opinione pubblica come soggetti veramente autonomi e indipendenti?"

Alghero: agente polizia penitenziaria aggredito in carcere

 

Alguer.it, 23 novembre 2004

 

L’episodio pare essere esplicativo delle condizioni in cui si trovano ad operare gli agenti carcerari, sempre più scontenti della loro condizione perché sottodimensionati rispetto al sempre crescente numero di carcerati

Lo scorso venerdì nel carcere di Alghero un detenuto è sgusciato via dalla sua cella, approfittando della momentanea apertura della pota d’ingresso. Immediato l’intervento dell’agente che però, nel tentativo di ricondurre il recluso in cella, si è visto arrivare una scarica di pugni in pieno volto. La guardia è stata quindi trasportata all’ospedale civile dove ha ricevuto le cure necessarie.

Questo episodio pare essere esplicativo delle condizioni in cui si trovano ad operare gli agenti carcerari, sempre più scontenti della loro condizione perché sottodimensionati rispetto al sempre crescente numero di carcerati. Infatti il numero dei detenuti negli ultimi anni è addirittura raddoppiato, mentre quello delle guardie è rimasto sempre uguale. Pare infatti che questo non sia stato un episodio sporadico, ma che spesso vi siano casi simili che rimangono celati fra le mura del carcere di via Vittorio Emanuele.

Como: diritti dei detenuti, chiesta l’istituzione del garante

 

La Provincia di Como, 23 novembre 2004

 

L’istituzione, a livello comunale e provinciale, di un garante delle persone private della libertà personale come è già avvenuto con delibere in alcune città - Roma, Firenze, Bologna, Torino - e annunciato in altre - Padova, Napoli e Monza - nonché nella Regione Lazio con apposita legge regionale.

Una figura, questa del garante, che potrebbe utilmente svolgere le funzioni di prevenzione dei conflitti all’interno dei luoghi di detenzione e di mediazione tra i diversi soggetti che operano in quei luoghi, di informazione e supporto rivolto ai tanti bisogni dei detenuti, ma anche di controllo di legalità, oggi molto poco garantito e, dove fosse necessario, anche di denuncia.

Un ruolo, dunque, di controllo e mediazione ma anche di promozione: troppo spesso le carceri sono luoghi del "non fare". Questa la precisa richiesta presentata ieri mattina, davanti alla casa circondariale comasca del Bassone, dai promotori locali dell’iniziativa nazionale "Carcere, un disastro annunciato" che vede unite numerose associazioni - dalla Cgil alla Caritas Ambrosiana, dall’Arci e la Lila a Emergency - alle forze politiche e istituzionali del centrosinistra. Presenti Massimo Patrignani, consigliere provinciale di Rifondazione Comunista, Francesco Vazzana dell’ufficio Politiche sociali della Cgil di Como, Mauro Porcelli della segreteria Cgil Como, Angelo Pipero della Caritas, l’ex detenuto e attuale coordinatore della comunità "Il Gabbiano" Cecco Bellosi, Alberto Buzzoni, Rina Del Pero e altri volontari del Bassone.

Dopo l’illustrazione dell’iniziativa da parte di Vazzana, sono seguiti gli interventi di tutti i presenti con varie testimonianze mirate sulla realtà del Bassone ed è stata sottolineata la necessità dell’apertura di un dialogo costruttivo tra la città e il carcere e viceversa. È stato inoltre ribadito che, proprio la scorsa settimana, il senatore Roberto Biscardini (già membro della commissione carceri della Regione Lombardia che aveva visitato l’anno scorso la struttura) ha presentato una specifica interrogazione sul carcere di Como al ministro della Giustizia Roberto Castelli.

Lodi: migliorare le carceri conviene a tutta la società…

 

Il Cittadino, 23 novembre 2004

 

Anche il Lodigiano firma l’appello per il miglioramento delle condizioni di vita all’interno delle carceri lombarde che ieri è stato presentato a davanti ai penitenziari di San Vittorie a Milano, di Busto Arsizio, Monza, Pavia, Como e Brescia. Si tratta di un’iniziativa che mira a coinvolgere istituzioni e forze politiche per "garantire condizioni di vita dignitose a chi vive nel carcere, per assicurare le risorse indispensabili, per introdurre la figura del garante dei diritti delle persone private della libertà, per porre il problema della carenza di personale e per rafforzare la comunicazione e l’informazione sulla realtà penitenziaria".

I lodigiani che per primi si sono schierati a favore dell’appello sono Giuseppe Foroni, segretario generale della Cgil provinciale, Carlo Carelli, componente della segreteria della Cgil, Grazia Greni, volontaria del carcere, Andrea Ferrari, capogruppo Ds a Palazzo Broletto, Silvana Cesani, capogruppo di Rifondazione nel consiglio comunale di Lodi, Sergio Imeri dei comunisti italiani, Luigi Visigalli coordinatore provinciale dei Verdi, Ivan Cattaneo di "Pace e salute" a Ospedaletto, Chiara Cremascoli e Silvia Bosi dell’associazione Adelante.

L’iniziativa coinvolge Lodi anche se il carcere di via Cagnola, nonostante ospiti circa 100 detenuti su 60 posti previsti, offre una situazione certamente migliore delle altre realtà lombarde. "Entro la fine dell’anno o al massimo nei primi mesi del 2005 sarà aperta la nuova ala con la biblioteca, la palestra, la sala lettura e le aule scolastiche, il tutto in un’ottica di reinserimento sociale dei detenuti - spiega Andrea Ferrari dei Ds, coordinatore del progetto del giornale del carcere "Uomini liberi" - . Il reinserimento è importante perché le ricerche dimostrano che la percentuale di chi torna a delinquere una volta uscito dal carcere è dell’80 per cento fra chi non ha vissuto progetti di reinserimento e scende fra il 30 e il 50 per cento fra chi invece ne ha potuto usufruire".

Ed evitare che gli ex detenuti compiano nuovi reati è conveniente per la società anche dal punto di vista economico, visto che ogni persona in carcere costa allo Stato fra i 200 e i 250 euro al giorno. Per il futuro, i volontari che a Lodi si occupano dei detenuti, puntano ad ottenere un educatore carcerario in pianta stabile tutti i giorni (mentre adesso è solo per due giorni su cinque) e poi a istituire la figura del garante dei detenuti, che funga un po’ da interfaccia fra chi sta dietro le sbarre e il resto del mondo esterno. Progetti che potrebbero alleggerire l’impatto del carcere sulla vita dei suoi "ospiti", ma che purtroppo non vengono concretizzati nonostante siano previsti dalla legge per la cronica mancanza di risorse economiche.

Enna: le iniziative del Rotary Club per i detenuti…

 

Vivi Enna, 23 novembre 2004

 

La promozione umana dei detenuti è stato il tema centrale di una riunione, organizzata dal locale Rotary Club, presieduto dalla professoressa Lucia Giunta, nella sala congressi di un albergo armerino. Il titolo della conferenza è stato "Il polo di Eccellenza di promozione umana e della solidarietà "Mario e Luigi Sturzo". Un argomento di grande attualità tenuto conto che, quindici giorni fa, è stata inaugurata la cittadella, nel fondo rurale degli Sturzo, destinata al reinserimento sociale dei detenuti in fase finale di pena.

Il relatore è stato Monsignor Michele Pennisi, vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, che, attraverso una video-conferenza, ha spiegato l’importanza del progetto ed i sentimenti di umana solidarietà che hanno consentito la concretizzazione dell’iniziativa voluta da Monsignor Francesco Di Vincenzo e dal compianto vescovo armerino Monsignor Vincenzo Cirrincione.

L’Opera è articolata in successive fasi di sviluppo, ed impegnerà le componenti sociali, ecclesiali e imprenditoriali legate al mondo del volontariato, del lavoro, della produzione e della formazione culturale, al fine di promuovere la dignità integrale del detenuto, nella piena convinzione che ogni misura detentiva debba essere educativa prima ancora che punitiva e che tutti devono collaborare alla realizzazione dell’Opera.

Fra gli ospiti presenti alla serata il Governatore del Distretto 2110 Sicilia-Malta Avvocato Ferdinando Testoni Blasco, Salvo Sampietro, segretario distrettuale, Alfio Di Costa assistente del Governatore, Paolo Orlando delegato della Rotary Foundation, Area terre di Cerere.

Myanmar: fermo il piano di liberazione dei detenuti politici

 

Agi, 23 novembre 2004

 

È fermo ormai da giorni il progetto della giunta militare di Myanmar (l’ex Birmania) di rilasciare quasi 4.000 prigionieri, tra i quali anche dissidenti politici. La denuncia arriva dall’Associazione di assistenza dei prigionieri politici del regime birmano.

Il regime di Yangon ha annunciato lo scorso giovedì che avrebbe rilasciato nel giro di una settimana 3.937 persone che potrebbero essere stati incarcerati a torto dall’intelligence militare appena disciolto. Tuttavia, secondo l’associazione, dalla scorsa domenica non è avvenuta alcuna nuova liberazione di prigionieri e attualmente il numero di coloro a cui è stata restituita la libertà si mantiene a circa 700, tra i quali 28 dissidenti che avevano però già scontato la condanna.

Tra i dissidenti liberati, Win Tin, giornalista ed ex consigliere di Aung San Suu Kyu, la leader dell’opposizione democratica birmana agli arresti domiciliari dallo scorso 30 maggio dell’anno scorso. La liberazione di uno dei leader della protesta studentesca, Min Ko Naing, considerato il secondo più importante detenuto politico nelle carceri birmane, aveva alimentato la speranza che le porte delle carceri si stessero per aprire a molti altri. Ma la speranza si sta affievolendo giorno dopo giorno. Amnesty International, nel suo Rapporto 2004, stima che nel Paese ci siano oltre 1.350 prigionieri politici, ma la giunta di Yangon non lo ha mai ammesso.

Rossano Calabro: intervista alla direttrice del carcere...

 

Quotidiano di Calabria, 23 novembre 2004

 

Del nuovo complesso penitenziario di località Ciminata Greco allo Scalo, della vita interna alla struttura, dell’importanza di una donna con grande responsabilità, e di altre questioni, ne abbiamo discusso a tu per tu con la Direttrice della Casa di Reclusione Rossanese, Angela Paravati.

 

Direttrice, come peraltro fatto durante la conferenza stampa di alcuni giorni fa sull’inaugurazione dell’Area Peter Pan, si è parlato del complesso penitenziario come di una perla nel panorama regionale, e non solo, degli istituti penitenziari. Sta rivestendo un ruolo importante anche sul punto di vista della sicurezza, ci sono detenuti che hanno grosse pene. Può delucidarci in merito?

"Da quando ho assunto la Direzione del carcere di Rossano, circa due anni fa, ho focalizzato tutto il mio impegno nel cercare di costruire una struttura in linea con i principi dell’Ordinamento Penitenziario che prevede la pena come momento di rieducazione e risocializzazione. Abbiamo fatto molto ma altrettanto rimane da fare, senza però ovviamente trascurare l’aspetto della sicurezza oggi ancor di più se si considera che sono attive due sezioni di Alta Sicurezza che ospitano quindi detenuti con un certo spessore criminale e con lunghe pene ancora da scontare".

 

Dalla nascita del complesso ad oggi, si è registrata una crescita dal punto di vista sia dei detenuti che del personale di Polizia Penitenziaria?

"I detenuti sono passati da una media di 90 ad una media giornaliera di 250. Non può dirsi lo stesso per quanto riguarda il Personale di Polizia Penitenziaria che è rimasto sostanzialmente sugli stessi numeri. Ma è pur vero che prima il rapporto non era molto sbilanciato" .

 

Sotto la Vostra direzione sono state molteplici le iniziative all’interno della Casa di Reclusione. Qualcuno potrebbe scambiare queste iniziative come troppo "buoniste". Cosa ne pensa?

"Non credo, anche se poi ognuno può leggere le cose in modo assolutamente personale. Io insieme ai miei collaboratori abbiamo l’obbligo di porre in essere quelli che vengono praticamente definiti gli elementi del trattamento. Ripeto, è certo possibile anche che siano considerate buoniste".

 

Cosa vuol dire per una donna dirigere un istituto penitenziario?

"Vuol dire la consapevolezza delle responsabilità connesse alla professione e di svolgere una funzione delicata ed impegnativa. Ritengo che in fondo il Direttore di un Istituto Penitenziario svolge un ruolo come tanti altri che vengono onorati egregiamente dalle donne. Al di là di essere uomo o donna lavori come questi devono sicuramente essere svolti con la giusta autorevolezza, competenza e professionalità fattori necessari e che in pratica possono certamente contribuire ad eliminare gli eventuali pregiudizi".

 

La città di Rossano, sia tramite le Istituzioni, sia come società civile, la sente vicina all’azione quotidiana che lei svolge in seno alla comunità?

"Proprio grazie all’ottimo rapporto istaurato con la società civile, con il mondo della scuola ed, in particolar modo, con il Comune di Rossano è possibile riuscire a acquisire risultati importanti. L’interesse sinergico riversato sulla struttura dai soggetti esterni al penitenziario ha prodotto l’integrazione della struttura e della sua comunità nel contesto sociale della città di Rossano e ciò rappresenta un elevato indice di civiltà raggiunto dalla popolazione che non sempre è riscontrata in altri contesti".

 

Ci parli di una bella esperienza vissuta de Lei dentro il carcere, magari di qualche detenuto che le a dato la convinzione che sta intraprendendo la strada giusta.

"Esperienze positive che mi ripagano ampiamente per l’impegno profuso c’è ne sono tante ma, forse, la più significativa resta quella relativa ad un detenuto che, in carcere da molto tempo, ha inteso ringraziarmi per avergli concesso di trascorrere qualche ora con i propri figli all’aperto, in uno spazio (denominato Area Verde) attrezzato ove per la prima volta, durante tutta la sua trascorsa detenzione, ha avuto la possibilità di intercalarsi in una dimensione normale, fuori dal reale contesto fatto di grate e di luoghi freddi, sottolineando l’importanza e le sensazioni che ha provato nel stringere a se i propri figli e sentirne il calore".

 

La giornata tipo di un detenuto qual è? È vero che vengono assistito anche dal punto di vista spirituale ­ religioso? Quali sono le prossime iniziative in programma?

"Il detenuto in carcere è adeguatamente assistito anche sotto l’aspetto spirituale infatti, un Cappellano cura quest’importante aspetto e non solo hanno regolarmente accesso nel penitenziario i Ministri di Culto che si occupano dei soggetti professanti religioni diverse da quella cattolica. La vita dei detenuti è scandita da orari durante i quali è possibile l’accedere ai vari servizi attivi finalizzati soprattutto ad accrescere il loro bagaglio culturale.

Molti dei reclusi espletano una regolare e retribuita mansione lavorativa che consente loro anche di concorrere al mantenimento economico del rispettivo nucleo familiare. In pratica sono a loro disposizione una vasta gamma di possibilità che gli permettono di attutire la sofferenza data dalla restrizione fisica.

Una ricca programmazione per il futuro è stata pianificata che mira ad ampliare i servizi esistenti e d’intraprendere nuove iniziative che spaziano dall’aspetto ricreativo a quello culturale e sportivo, finalizzate anche a rendere disponibile la comunità detenuta per soddisfare le necessità collettività esterna".

Treviso: bambini soli, progetto "adozioni a vicinanza"

 

Il Gazzettino, 23 novembre 2004

 

Bambini soli, maltrattati, sfruttati. Sono sempre più numerosi i casi di minori in difficoltà segnalati dai servizi sociali anche nel nostro territorio. Lo denuncia la Caritas tarvisina che da anni si impegna per offrire sostegno concreto e psicologico a nuclei familiari con varie problematiche e ai bambini soli, promuovendo progetti specifici nelle varie comunità.

Un segnale positivo - secondo il direttore della Caritas tarvisina don Bruno Cavarzan giunge dalle quaranta adesioni finora pervenute al progetto denominato "Adozioni a vicinanza" rivolto ai figli minori dei detenuti nel carcere di Treviso. "La nostra speranza - commenta don Cavarzan - è di poter creare una rete fra tutte le risorse del territorio che si interessano all’infanzia e alla promozione della cultura della solidarietà".

La Caritas attualmente sta operando in collaborazione con i servizi pubblici per individuare e sostenere le situazioni di disagio che coinvolgono i bambini nella Marca, focalizzando l’attenzione sui nuclei familiari che vivono ai margini della società. Si tratta molto spesso di mamme sole con uno o più figli a carico, straniere ma anche italiane, che stentano a sopravvivere. Una decina i casi di questo tipo seguiti dall’équipe diocesana e dai suoi operatori qualificati. Chi desidera collaborare o contribuire può rivolgersi alla Caritas in Casa Toniolo, via Longhin 7 a Treviso, telefono 0422.576816.

Perugia: convegno Caritas, aprire nuovo carcere a volontari

 

Il Messaggero, 23 novembre 2004

 

Erano 300 i partecipanti all’incontro, promosso dalla Caritas diocesana di Perugia nel nuovo carcere di Capanne, il primo di un ciclo denominato "Le 7 opere di misericordia", che vuole a livello territoriale sensibilizzare e richiamare l’attenzione della gente, soprattutto delle comunità parrocchiali, verso le realtà sociali di maggiore povertà non solo materiale. "Il carcere, guardando oltre le mura" è stato il tema dell’incontro.

Tanti gli "sguardi" al di fuori delle mura, che dimostrano interesse verso quel mondo, spesso emarginato dall’indifferenza e dai pregiudizi, sempre più bisognoso di non essere lasciato in solitudine. E questo è anche l’appello di chi ci lavora come educatore o sorvegliante ed il grido di aiuto di chi è detenuto. Basti pensare che, nel primo semestre del 2004, in Italia i detenuti erano 56.500, di cui 2.600 donne, il 40% straniero, e in Umbria erano 1.025.

Nella Casa circondariale di Perugia ci sono attualmente 177 detenuti (40 in più rispetto alla capienza regolamentare) e 73 detenute. La direttrice Bernardina Di Mario ha anche ricordato che questa ampia struttura detentiva, con una superficie di 40 ettari (più della metà sono riservati alla realizzazione di un’azienda agricola) e con una capacità d’accoglienza di 350-500 tra detenuti e detenute, necessita soprattutto di un ampliamento dell’organico del personale educativo e di sorveglianza. "Questi grandi spazi non possono essere riempiti solo di carcerati, carcerate e di addetti, ma anche di gente esterna, come i volontari - ha sottolineato il direttore - che contribuiscono con la loro opera alla pace sociale".

"Prevenire meglio che curare", è quello che ha detto l’arcivescovo monsignor Giuseppe Chiaretti, nel sottolineare l’importanza di tutta la società nell’aiutare il suo prossimo a non porsi nell’illegalità. È un impegno assai arduo, ma non impossibile, quello del volontariato in carcere. Don Lucio Gatti, direttore della Caritas diocesana, da anni impegnato nell’ascolto dei detenuti e nella loro accoglienza presso le opere-segno diocesane, ha lanciato agli operatori delle parrocchie la proposta di attivarsi non solo nel sensibilizzare la comunità locale verso la realtà carceraria, portandola con il volontariato all’interno del carcere, ma a rimboccarsi le maniche affinché "nelle case parrocchiali si faccia posto anche al detenuto che vuole essere aiutato".

È intervenuta anche Nicola Restivo, già magistrato del Tribunale di sorveglianza di Perugia, che ha parlato dei "giusti limiti del cittadino di vedere il detenuto, ma nello stesso tempo è importante non chiudergli la porta e farlo macerare in carcere... Chi vuole intraprendere l’esperienza di volontariato carcerario deve lasciarsi guidare dal cuore e contribuire affinché questo nuovo ambiente non sia visto come un ghetto lontano dalla città".

Droghe: usa marijuana per non ricadere nell’eroina, assolto

 

La Repubblica, 23 novembre 2004

 

Detenere e consumare marijuana per evitare di ricadere nell’eroina può non essere reato. Il gup di Busto Arsizio ha accolto, infatti, la richiesta formulata dal difensore di R.C., un ex tossicodipendente affetto da epatite cronica trovato in possesso di marijuana, che aveva dichiarato di consumare quel tipo di droga per affrancarsi dalla dipendenza da eroina e per curare la perdita di appetito che era derivata dall’epatite.

Il gup ha escluso, dunque, che la sostanza fosse detenuta a fini di spaccio, e ha respinto l’accusa di rinvio a giudizio, disponendo l’assoluzione come chiesto dalla difesa.

Napoli: sociologia non basta più, necessaria tolleranza zero…

 

Il Mattino, 23 novembre 2004

 

malattia locale pressoché incurabile. Ma sarebbe una diagnosi errata, sia perché qualche medicina esiste sia perché ci troviamo di fronte a una situazione che non è immobile.

Consideriamo prima quest’ultimo punto. La Napoli di oggi, sia sul piano sociale sia su quello economico, non è più la città degradata e povera degli ultimi decenni dell’Ottocento. Accanto a Scampìa, simbolo di una periferia infestata dalla delinquenza, c’è anche un’altra Napoli, che lavora, studia e vive in quartieri che non hanno niente da invidiare a quelli delle città più progredite. Si parlò spesso, in passato, dell’esistenza di "due città".

Oggi quella migliore si è grandemente allargata, è diventata nettamente maggioritaria. Ma una constatazione del genere rappresenta una ben magra consolazione, perché tutti i cittadini napoletani si accorgono che l’illegalità si sta progressivamente estendendo, sta penetrando anche nelle zone della città che prima lambiva appena. Non esistono più confini di sicurezza, si può essere raggiunti da un colpo di arma da fuoco in qualsiasi strada o piazza. Di fronte a un’infezione che minaccia di essere mortale, bisogna trovare una medicina che sia in grado di estirparla definitivamente.

Per riuscirci, bisogna anzitutto mettere da parte il sociologismo e il pietismo che ormai permeano l’intera società italiana. La loro mescolanza ha prodotto una situazione di pericolo di cui molti si rendono conto, ma al quale pochi cercano di trovare rimedio. L’esplosione della criminalità a Napoli è soltanto la manifestazione più evidente di un male che corrode l’Italia e che è alimentato da una diffusissima ipocrisia sociale, prodotta dal predominio ricattatorio del "politicamente corretto".

Dappertutto ormai i criminali si stanno convincendo che è possibile rubare e ammazzare e continuare a vivere felici e contenti, tranne qualche breve parentesi di privazione della libertà, confortata da misericordiosi assistenti sociali e spirituali, pronti a giurare sul loro pentimento e a chiedere un’abbreviazione della pena.

Ah, se ci fosse qualche sano, autentico conservatore che avesse il coraggio di chiedere ad alta voce la "tolleranza zero" cara a Ralph Giuliani, che quasi tutti i cittadini sperano in cuor loro di vedere finalmente applicata! E anche di chiedere il rispetto della legalità "senza se e senza ma". Mentre l’Italia dà ormai lavoro a milioni d’immigrati, si continua spesso a dire che se ci fosse lavoro non ci sarebbe nemmeno la microcriminalità. Certo, anche la disoccupazione, soprattutto a Napoli, è un problema molto grave, ma non può costituire un alibi.

In una situazione che si va sempre più deteriorando i politici, napoletani e nazionali, hanno pesanti responsabilità. Nessuno chiede loro di sostituirsi ai poliziotti, che fanno egregiamente il loro dovere, in condizioni estremamente difficili e senza il sostegno di leggi che aiutino a mantenere in carcere i criminali che essi, spesso a rischio della vita, riescono faticosamente a portarvi. Ma cerchino di trovare, e senza dividersi, che cosa non va nelle leggi in vigore e che cosa si può fare, perché i cittadini vedano finalmente rispettato il diritto alla sicurezza, che è anch’esso, come quello alla libertà, di fondamentale importanza. Prima che sia troppo tardi.

Giustizia: Cdl si spacca sulla legge "Salva Previti"…

 

Quotidiano Nazionale, 23 novembre 2004

 

La norma cosiddetta "Salva - Previti" spacca la Cdl. I sub emendamenti alla proposta di legge sulla recidiva, presentati dal relatore Luigi Vitali (FI), sono passati con i soli voti di An e Fi. L’Udc infatti ha votato contro e la Lega era assente. "Berlusconi - dichiara Vitali subito dopo il voto - ha inaugurato un nuovo corso. Ricatti non ne accettiamo più da nessuno...".

I sub-emendamenti di Vitali, che alla fine sono stati approvati senza i voti di tutti gli alleati, così come il relatore si era augurato che avvenisse nei giorni scorsi, riducono la portata dell’emendamento di Enzo Fragalà (An) che prevedeva una drastica riduzione dei tempi di prescrizione per quasi tutti i reati.

Nelle proposte di modifica di Vitali, infatti, prima di tutto si prevede che tutti quelli che abbiano compiuto i 70 anni, a meno che non siano stati dichiarati delinquenti abituali o professionali, non faranno più un solo giorno di carcere. Potranno scontare infatti la pena o nella propria abitazione o "in altro luogo pubblico di cura, assistenza e accoglienza".

Ma la vera novità dei sub-emendamenti di Vitali è che "in nessun caso la sospensione e l’interruzione della prescrizione, anche congiuntamente computate" potranno comportare "l’aumento di più di un quarto del tempo necessario a prescrivere". Significa, prevedendo questo tetto di non più di "un quarto del tempo della prescrizione", che basterà chiedere ed ottenere un solo rinvio o al massimo due perché il reato venga prescritto. Oggi infatti il calcolo della prescrizione viene fatto aumentando della metà il massimo della pena prevista per il reato.

Vitali invece prevede che l’aumento non sia più di un quarto. "Tutto questo - spiega la responsabile Giustizia dei Ds Anna Finocchiaro - significa che si allungheranno i tempi dei processi e che sarà una sorta di amnistia camuffata".

"Sorprende - aggiunge Finocchiaro - che abbiano appoggiato un simile provvedimento proprio quelle forze politiche che continuano a sostenere la necessità della certezza della pena e che da sempre si sono schierate contro l’amnistia". "È una totale garanzia di impunità - sottolinea un altro esponente della Quercia Giovanni Kessler - per chi riesce a difendersi dal processo dilatandone al massimo i tempi".

"Non capiamo davvero l’urgenza per questo tipo di intervento normativo - spiega la responsabile Giustizia dell’Udc Erminia Mazzoni - anche perché nutriamo perplessità non da poco. La nostra è una posizione più tecnica che politica, ma riteniamo che così facendo si apra un varco alla distorsione del sistema. Il nostro è un no complessivo sia all’emendamento di Fragalà, sia ai sub-emendamenti di Vitali...".

Napoli: pene certe, Poli d’accordo per la nuova legge...

 

Il Mattino, 23 novembre 2004

 

Sicurezza, prima di tutto. Le adesioni al manifesto per Napoli proposto dal filosofo Aldo Masullo e rilanciato dal Mattino, che continuano ad arrivare numerose in redazione, portano questo messaggio forte. Una sicurezza che passa attraverso il perfezionamento del sistema di controllo del territorio e delle strategie investigative ma anche - o forse soprattutto - l’adeguamento delle pene e la garanzia di certezza della pena.

Per raggiungere l’obiettivo è stata anche indicata la strada: una proposta di legge bipartisan, con ipotesi di modifica del codice e degli iter processuali, scritta dai parlamentari napoletani che intendono lasciar cadere i paletti politici per marciare insieme nell’interesse della città.

L’appello è lanciato, le risposte non mancano. Punti di vista diversi, percorsi diversi, ma indirizzati verso lo stesso traguardo. Gli esponenti dei due poli si dichiarano pronti a un percorso di avvicinamento, a far convergere la loro voglia di agire.

Lo hanno detto, ieri, il deputato Ds Vincenzo Siniscalchi ("Da parte nostra massima disponibilità, spero che il manifesto sia l’occasione buona per trovare una linea comune) e il deputato di An Marcello Taglialatela ("Esistono tutti i presupposti perché l’iniziativa vada in porto"); lo ripetono, oggi, il deputato della Margherita Riccardo Villari ("Sia nel centrosinistra che nel centrodestra si trovano molte persone che hanno maturato questo livello di sensibilità") e il deputato di Forza Italia Paolo Russo: "Mettiamo da parte gli steccati ideologici di partito e assumiamo le nostre responsabilità per il bene di Napoli").

Con le dichiarazioni d’intenti arrivano anche le proposte operative. Contenimento dei termini di custodia cautelare, intervento sulla prescrizione dei reati perché nessuno possa sfuggire alla pena che merita, riduzione dell’eccesso di garanzie che produce estenuanti rinvii dei processi, divieto di concessione delle attenuanti in caso di recidiva, condanna da scontare sempre in carcere per chi commette reati gravi dal punto di vista dell’impatto sociale, istituzione di una camera di giudizio permanente per gli episodi di microcriminalità, revisione dell’istituto del rito abbreviato.

Intorno a questi spunti si dovrà individuare un tracciato condivisibile e costruire una bozza da presentare in Parlamento. Dove e quando? "Ogni sede può andar bene, purché fissiamo un incontro al più presto", è l’invito di Villari.

Un contributo alla riflessione viene intanto fornito dal comitato "L’Ego di Napoli", impegnato in un progetto di studio sull’attuale stato della legislazione italiana in materia di esecuzione della pena: "Approfondiremo, in particolare, l’analisi dell’istituto della sospensione condizionale della pena previsto dagli articoli 163 e seguenti del Codice penale, ormai divenuto un mero strumento di "fuga dalla sanzione" e non più rispondente all’originaria ottica di messa alla prova, nonché l’attuale disciplina delle misure alternative che finiscono spesso per incidere sull’esecuzione della pena senza garantire un reale reinserimento nel tessuto sociale".

Croazia: nell'ex gulag nasce la "vacanza da detenuto"


 

Adnkronos, 23 novembre 2004

 

Buone notizie per chi ama le "esperienze forti". Sarà infatti possibile trascorrere una "vacanza" vivendo come un prigioniero politico in un carcere del periodo comunista nell’isola Goli Otok in Croazia. Lavori forzati e misere razioni di cibo compresi.

"Se vuoi vivere la miseria che hanno sofferto i prigionieri politici a Goli Otok, apri la porta, paga e sarai trattato come un detenuto", ha affermato Josip Modric, uno degli ideatori del progetto da lui definito "un’idea nuova". I finti carcerati riceveranno abiti da prigionieri, dormiranno in cella e mangeranno cibo da detenuti. "L’idea è perfetta - ha affermato entusiasta Vladimir Bobinac, ex prigioniero di Goli Otok - Noi che lì siamo stati potremo fare da guida".

Sit-in davanti al Parlamento per il giorno 15 dicembre

 

Consulta permanente cittadina del Comune di Roma per i problemi penitenziari

 

La Consulta Penitenziaria del Comune di Roma promuove con la Cgil-Fp, il Cnca, il Forum 32, Forum nazionale per la Giustizia Minorile, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Seac, Nessuno tocchi Caino, Ristretti Orizzonti, Società italiana Psicologia Penitenziaria, Ordine Nazionale Assistenti Sociali, Antigone, Cittadinanza Attiva, Papillon Rebibbia, PID, Ora d’Aria, Cidsi, Ain Karim, Men At Work, Progetto Carcere Fondazione Villa Maraini, Viccaritas, Ist. Santi, Parsec Consortium, Parsec Flor, A Roma Insieme, Il Cammino, Arabafenice, Ceis, Ibis, Sintax Error, Magliana 80 Onlus, Verdeartemisia, Arte Studio, Lila, NO.DI., Gisca, Circolo Mario Mieli, Arcitrans circolo Libellula, Città Visibile, Coop. Cecilia, Lega Autonomie Locali, Biblioteche di Roma, Milleunidea, 32 dicembre, Ordine Psicologi Regione Lazio, Voreco, Seriarte Ecologica, Cesv,

 

promuovono

 

un sit-in davanti al Parlamento per il giorno 15 dicembre, dalle ore 9,00 alle ore 15.00, per manifestare il disappunto del mondo del volontariato e della società civile democratica e sottolineare l’urgenza di riconsiderare tutte le possibili soluzioni in grado di fare del carcere una realtà moderna e democratica in cui il tempo della pena possa assumere una reale funzione di risarcimento e di reinserimento autentico.

Per rendere la protesta più visibile, ogni trenta minuti simuleremo la battitura dei detenuti, pertanto

è necessario munirsi di stoviglie in metallo. Inoltre, così come deciso in assemblea, ogni partecipante dovrebbe scrivere degli slogan tematici (salute, lavoro, madri con figli, stranieri, ecc.)

su cartoni da esporre.

Il sistema carcere è in crisi per essere considerato sempre l’unico rimedio ai disagi sociali e all’emarginazione e per la conflittualità che questi problemi inevitabilmente innescano rendendo invivibili le condizioni di vita delle persone detenute e degli operatori penitenziari.

Troppi suicidi di detenuti e operatori penitenziari. Inutili appelli. Mobilitazioni e scioperi della fame non sono serviti a sollecitare nessun provvedimento del Governo e del Ministro della Giustizia per risolvere i gravissimi problemi che vivono le persone detenute ma anche gli operatori e i lavoratori del carcere.

Se non si apportano immediatamente delle soluzioni, le carceri rischiano, nonostante le civilissime proteste dei detenuti, di diventare una polveriera come lo furono, per chi ha memoria, quelle di prima della riforma del ’75.

 

Occorre intervenire immediatamente

 

Il fallimento è da attribuire a tutta la classe dirigente che non è riuscita a trovare una soluzione in sede legislativa alla richiesta che da più parti è stata espressamente fatta nei confronti del problema del carcere e della detenzione.

Il problema oggi più che ieri si ripropone con forza perché il sovraffollamento, che riduce la possibilità di spazi per la socializzazione e per le attività di recupero, la incompatibilità con il carcere di alcune tipologie di detenuti, soprattutto quelli affetti da patologie psico-fisiche, la grave carenza di personale, i fondi sempre più esigui generano un corto circuito che rischia di far implodere l’intero sistema penale sempre più simile a quelli di Paesi dittatoriali e sottosviluppati.

 

Devono essere immediatamente trovate soluzioni adeguate ed opportune

 

Pur consapevoli che l’attuale parlamento non sarà in grado, viste le imminenti campagne elettorali, di avviare l’iter per risolvere tali gravi problematiche, noi non desistiamo dal considerare la ricerca di una soluzione a questi problemi come una priorità.

Più specificamente il sit in è a sostegno di una proposta di indulto e della approvazione di riforme che consentano di risolvere i problemi del sovraffollamento attraverso la scarcerazione di tossicodipendenti, malati di Aids, madri con i figli da zero tre anni, malati psichiatrici e di tubercolosi, malati di cancro epatiti, malati terminali, ecc. Ma il sit-in vuole anche evidenziare i problemi di reinserimento e la non applicazione dei benefici previsti dalla Legge Gozzini, l’uso eccessivo della carcerazione preventiva.

 

Chiediamo

 

A tutte le forze politiche che con più ragionevolezza e meno strumentalità riconsiderino l’opportunità e la necessità di avviare un iter parlamentare per apportare le dovute soluzioni ma soprattutto che le Commissioni Giustizia di Camera e Senato si adoperino perché lo scarto tra la realtà carceraria e le leggi già varate ed esistenti sia colmato.

La Consulta e tutti gli aderenti al sit in intendono, inoltre con tale iniziativa sostenere la protesta civile, pacifica e silenziosa che da mesi viene portata avanti dalle persone recluse negli istituti di pena.

 

Novembre 2004

Tel/fax 0671072092 – 333.4881097

Firenze: l'apertura del negozio "la poesia delle bambole"

28 novembre 2004, ore 11.00 - 19.00

 

La poesia delle bambole, apre il negozio - spazio espositivo, in Via A. Tavanti, 22, a Firenze. Il negozio sarà aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00. È un progetto che ci sta molto a cuore, a cui crediamo fortemente e nel quale sono coinvolte una trentina di persone: circa venti nelle sezioni femminili del carcere di Sollicciano, una diecina nel laboratorio esterno (tre a contratto a progetto, le altre come volontarie).

L’iniziativa è nata alla fine del 2001 e si è sviluppata in varie fasi. Domenica 28 è per noi un momento importante, è un passo in avanti nel far conoscere le nostre bambole, gli gnomi e le gnome, le fate dei fiori, ecc. ad un pubblico più vasto, è un momento necessario nel passaggio da un’attività legata ad una associazione di volontariato a quella di una piccola impresa economica. Per questo e per tanti altri motivi ti chiediamo di dedicarci una mezz’ora (e se puoi anche di più) e di venire a trovarci. Potrai così conoscere le nostre bambole, le ragazze che le creano e i volontari della nostra associazione. Ti chiediamo di far conoscere questa notizia alle tue amiche ed ai tuoi amici.

 

Associazione Pantagruel

Via A. Tavanti, 20 50134 Firenze

Tel. 055-473070

Mail: asspantagruel@virgilio.it

Inapplicabilità del TU sull’immigrazione ai cittadini rumeni

 

Il Tribunale di Livorno è intervenuto per la prima volta sulla applicazione del TU sull’immigrazione nei confronti dei cittadini stranieri provenienti dai Paesi dell’Est entrati a far parte di recente della UE.

La sentenza riveste particolare importanza perché ha sancito la inapplicabilità del TU sia ai nuovi cittadini UE che ai cittadini rumeni, in vista dell’ingresso della Romania nella Unione Europea e dei negoziati che regolamentano sin da ora la libera circolazione delle persone negli stati membri della UE.

Pertanto, secondo il Tribunale toscano, se la normativa di cui al D. Lvo 286/98 sull’immigrazione non si applica ai cittadini di stati già membri dell’U.E. (vd. Cass. pen., sez III 27.01.00 n. 439) in via analogica tale esclusione deve applicarsi, stante l’identità di ratio, anche ai cittadini degli stati candidati, il cui ingresso nell’U.E. sia già fissato a data certa e rispetto a cui esiste già una regolamentazione della libera circolazione.

 

Tribunale di Livorno sentenza 1122 del 15 ottobre 2004:

(...omissis....) "Quanto al capo B, come è emerso dalla deposizione del p.u. Cabras, l’unica che risultava sprovvista di qualsiasi documento di identità era Mariana T, di cittadinanza rumena.

Pertanto, Marius T. e Lacramiora F. devono essere assolti per tale capo di imputazione, perché il fatto non sussiste.

Quanto invece a Mariana T., occorre tener di conto che la Romania, in quanto stato candidato U.E., ha stipulato, in vista del suo ingresso nell’Unione, una serie di negoziati che regolamentano, fin d’ora, tra l’altro, la libera circolazione delle persone.

Pertanto, se la normativa di cui al D. Lvo 286/98 sull’immigrazione non si applica ai cittadini di stati già membri dell’U.E. (vd. Cass. pen., sez III 27.01.00 n. 439) in via analogica tale esclusione deve applicarsi, stante l’identità di ratio, anche ai cittadini degli stati candidati, il cui ingresso nell’U.E. sia già fissato a data certa e rispetto a cui esiste già una regolamentazione della libera circolazione.

Dall’inapplicabilità di detta norma, discende la riqualificazione del fatto di cui al capo B), nell’esercizio dei poteri di cui all’art. 521 c.p.p., nella fattispecie di cui all’art. 651 c.p., di minor gravità rispetto al capo originario di imputazione. (...)"

 

 

Precedente Home Su Successiva