Adottiamo i detenuti...

 

L’iniziativa parte dalla Casa Circondariale di Montorio

col sostegno del cappellano don Luciano Ferrari. E l’appoggio del vescovo

 

L’Arena, 4 gennaio 2003

 

I detenuti chiedono un’opportunità di reinserimento una volta scontata la pena. "Adotta un carcerato" è l’iniziativa che i detenuti della casa circondariale di Montorio, coadiuvati dal cappellano del carcere don Luciano Ferrari, hanno avviato nella speranza di avere un’altra possibilità dopo aver scontato la pena. "Il lavoro di sensibilizzazione voluto dai detenuti" spiega don Luciano, "nasce lo scorso marzo con la presentazione del sinodo diocesano alla casa circondariale di Montorio.

Il messaggio che ne è uscito è semplice ed è quello di modificare il concetto di detenuto. In parole povere si desidera solamente che chi ha sbagliato e ha scontato la propria condanna venga considerato sempre e solo come una persona. A sostegno di questo pensiero sono state inviate lettere ai parroci, alle congregazioni religiose e al vescovo, padre Flavio Carraro.

Quest’iniziativa ha preso vita proprio con la visita fatta dal vescovo il 5 dicembre scorso ed è proseguita con la presentazione ufficiale di una lettera aperta indirizzata all’assemblea sinodale, sempre nello stesso mese. Il pensiero esposto è proprio quello di accogliere gli ultimi e di includere tra i deboli anche i fratelli detenuti".

Per sostenere questa volontà, don Luciano già da alcuni anni ha dato vita all’associazione Don Tonino Bello che opera per l’appunto nel campo del reinserimento sociale e lavorativo degli ex detenuti. "Il più delle volte queste persone tornano a delinquere proprio perché non hanno alternative. La verità è che mancano supporti all’esterno, ecco perché io con altri volontari abbiamo dato vita all’associazione Don Tonino Bello, prendendo a modello proprio questo prelato, vescovo di Molfetta, che dedicò la sua vita agli ultimi.

La sede dell’associazione è presso l’eremo di San Rocchetto a Quinzano. Qui diamo alloggio e assistenza fino a quando la persona si sente sicura di camminare con le proprio gambe. Da sottolineare che la maggior parte dei detenuti al momento è extracomunitaria e manca dei supporti più elementari. Occorre dare un aiuto concreto, come inviare dei francobolli in modo che queste persone possano scrivere alle loro famiglie, carta da lettera e quanto può essere utile a chi vive in una situazione priva di libertà".

A passare dalle parole ai fatti è stato proprio padre Flavio che in questi giorni ha nominato a sostegno ed affiancamento del lavoro di don Luciano il diacono permanente dell’eremo, Carlo Bernardi.

Chi fosse intenzionato nel portare il proprio aiuto potrà farlo rivolgendosi direttamente al cappellano del carcere telefonando al numero 045.583014 o all’eremo di San Rocchetto al numero 045.8301114 o ancora via e-mail scrivendo a elleffe@libero.it.

 

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