La giustizia? Malata

 

Il j'accuse di Nordio: La giustizia? Malata

 

 

Il pm di Venezia sulla riforma penale: "Troppe lentezze".  Il j'accuse di Nordio: La giustizia? Malata

 

Gazzetta di Parma, 19.02.2004

 

"La giustizia è come la salute: ci accorgiamo di quanto sia importante quando viene a mancare". E un processo troppo lungo, specie se è un processo penale, è già di per sé un'ingiustizia, anzi, "non è né giusto né ingiusto: è una presa in giro. Senza calcolare che spesso la sentenza è preceduta dalla carcerazione preventiva". Parola di Carlo Nordio, pubblico ministero alla Procura della Repubblica di Venezia, celebre per aver firmato nel '95 gli avvisi di garanzia indirizzati all'allora segretario del Pds Massimo D'Alema e al suo predecessore alla guida del Pci Achille Occhetto, finiti sotto inchiesta per i finanziamenti illeciti delle cooperative rosse al partito comunista prima e al Pds poi.

Ma l'altra sera, a Palazzo Soragna, il magistrato lagunare è intervenuto per parlare di rapidità - o meglio di lentezza - della giustizia e della riforma del codice penale. Proprio Nordio presiede infatti la commissione che sta elaborando la bozza di un nuovo codice. L'occasione per parlare di questi temi è stato l'incontro promosso da "Il Circolo", l'associazione culturale di Forza Italia guidata a Parma dal senatore Vittorio Guasti. A introdurre l'ospite veneziano c'era per l'associazione Maria Vittoria Valdrè, consigliere comunale del partito e componente della direzione provinciale.

Uno degli strumenti per accelerare il corso della giustizia, secondo Nordio, è quello di fare in modo che siano perseguiti penalmente solo i reati realmente gravi, lasciando che quelli cosiddetti bagatellari vengano sanzionati per via amministrativa, "spesso più rapida ed efficace". Insomma, "ridurre la materia del contendere" per snellire la macchina della giustizia. "Anche la giustizia deve ottemperare a criteri di efficienza", ha ricordato il pm veneziano, per il quale il nuovo codice dovrà innanzitutto tenere conto dei profondi mutamenti sociali intervenuti dagli anni Trenta - quando fu emanato il codice attualmente in vigore - ad oggi.

La gravità di molti reati previsti dal nostro codice non è più avvertita come tale ai nostri giorni dalla società, mentre molte questioni alle quali la coscienza collettiva è particolarmente sensibile non sono adeguatamente trattate, come i reati ambientali, la tutela dei diritti del lavoro, la clonazione, la genetica, l'eutanasia e l'informatica.

Dare più certezza alla pena è un altro degli obbiettivi del nuovo codice. "Quello attuale minaccia ma non mantiene. Basti pensare che un ladro che commetta più furti in abitazione nella stessa notte rischia teoricamente fino a trent'anni di carcere, ma poi per un gioco perverso di combinati disposti, prende sei mesi con la condizionale. Tutto questo crea incertezza del diritto".

La filosofia del testo che sta per essere licenziato dalla commissione prevede invece "pene più eque, meno severe, ma irrogate in modo serio, con la certezza che la sanzione prevista sarà inflitta". Anche se, precisa il pm veneziano, con ampia possibilità di pene alternative rispetto al carcere, come i lavori di pubblica utilità, i risarcimenti danni e la semidetenzione. E con un punto fermo, che viene sottolineato da Nordio: "No a un indulgente perdonismo".

All'incontro è intervenuto anche l'avvocato Nino Tuccari, presidente della Camera penale di Parma, che ha portato l'opinione degli avvocati sul problema. Per rimettere in moto la macchina della giustizia in Italia, ha detto, "occorre un piano organico e strategico e una volontà politica", e non, com'è avvenuto in passato, "riforme fatte sull'onda di questa o quell'emergenza". Altri elementi fondamentali sono "più risorse per la giustizia" e la volontà di arrivare a una separazione delle carriere fra magistratura giudicante e inquirente, sapendo in questo "opporsi veramente alla corporazione della magistratura". Era presente anche il vicesindaco Roberto Marchini, che ha ricordato la necessità di "adeguare il nostro sistema giuridico a quello europeo, per evitare le enormi discrepanze che oggi si riscontrano in alcune materie e che creano di fatto una disparità di trattamento fra i cittadini italiani e quelli degli altri paesi a fronte dei medesimi reati".

 

 

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