Intervista al ministro Castelli

 

Castelli: nella giustizia non funziona niente

 

 

Il Giornale, 7 ottobre 2002

 

Lasciando il suo studio di Guardasigilli, ho detto a Roberto Castelli: "Ne è valsa la pena". Parlavo dell’intervista appena finita. Mi era piaciuta per la schiettezza. Lui però ha risposto: "Vedremo cosa uscirà".

È uno che si fida poco dei giornalisti. Pensa che se dici "a" loro ti attribuiscono tutto l’alfabeto. Tra le domande, ne avevo fatta una a nome della categoria: "Come frenare la querelomania dei magistrati che si arricchiscono a spese della stampa?".

"Mi piacerebbe riformare il reato di diffamazione - ha risposto il ministro leghista ma apro i giornali e vedo le calunnie più infamanti. Su quelli della sinistra, Unità, Espresso, Repubblica, ho letto falsità assolute: che mia moglie lavora qui al ministero, che volo gratis per andare in vacanza. Mi viene voglia di querelare tutti i giorni. Quindi non riformerò un bel niente". Castelli è lombardo. Largo accento padano, niente giri di parole, puntuale al minuto. Sono arrivato e ha subito sbrigato la pratica, senza farmi penare in anticamera.

L’intervista è durata un’ora. Ogni tanto si affacciavano dei collaboratori coi visi imbufaliti perché andavamo per le lunghe. Telefonate di sollecito squillavano qua e là, facendo casino. Avrei mandato tutti all’inferno. Il ministro invece neanche una piega. "Sono ingegnere acustico" ha detto, spiegando la sua indifferenza al putiferio. I Castelli sono tutti ingegneri dall’Ottocento. Nonno, zii, cugini. Anche il figlio è ingegnere e ha preso il suo posto nella società di ingegneria di famiglia. "Io invece la sto lasciando per evitare qualsiasi sospetto di conflitto d’interessi", dice.

"Che vuole dire ingegnere acustico?", chiedo. "Cultore dell’antirumore. Ho cominciato nel settore motociclette. Come lei sa, i motori sono rumorosi. La mia era una di quelle medie aziende di straordinaria vitalità che sono la nostra ricchezza. Mi hanno spedito negli Usa per studi e ricerche. Ho ripagato con la messa a punto di ottimi sistemi antirumore. Oggi, la ditta è fornitrice diretta di silenziatori per la BMW), dice il ministro e manifesta l’orgoglio allungando braccia e gambe in una vigorosa stirata ad arco. Poi prende l’atteggiamento composto che terrà per tutta l’intervista: seduto in maniche di camicia, la destra che carezza lievemente il mignolo sinistro.

 

Prima di diventare Guardasigilli aveva la più pallida idea del Diritto?

 

"Nel ‘68 all’università, non mi perdevo mai le assemblee, ricche di cavilli giuridici. Poi ho capito che quelli del movimento studentesco erano fascisti col fazzoletto rosso, intrisi di violenza".

 

Tutto qui il suo Diritto?

 

"Sono parlamentare da quattro legislature. Non è da buttare via. Do i punti anche ai magistrati. Vedo tanti che fanno fatica a distinguere leggi e decreti, come il girotondista Nanni Moretti che chiama decreto il disegno di legge Cirami sul legittimo sospetto".

 

Un ingegnere - ministro della Giustizia, è però un cavolo a merenda.

 

"Argomento mistificatorio dovuto a ignoranza della Costituzione. Il Guardasigilli non deve fare codici e pandette, ma garantire il servizio, chi meglio di un ingegnere può gestire un organico di 150 mila persone, occuparsi di edilizia penitenziaria, eccetera?".

 

In che stato di salute ha trovato la Giustizia?

 

"Sono imbarazzato. Vengo da un mondo in cui l’efficienza è tutto. E qui ho trovato...".

 

Coraggio

 

"...la situazione peggiore d’Europa. Nella giustizia non funziona quasi niente. Mi secca dirlo, perché sembra che voglia giustificare i ritardi di questo ministero. C’è "un debito pubblico giudiziario" di 10 milioni di processi arretrati, a cui si aggiunge un rapporto patologico tra magistratura e politica che invelenisce il clima".

 

Quanti, su 8.500, sono i magistrati partigiani?

 

"Saranno il venti per cento quelli che assumono posizioni ideologiche. Ma la parte restante si è accodata per spirito corporativo. I segnali di collaborazione che ho mandato per un anno, sono caduti nel nulla. Pensano che la mia azione sia punitiva e che voglia soffocare autonomia e indipendenza della magistratura".

 

Non è così?

 

"Assolutamente no. Ma bisogna intendersi. Indipendenza non vuole dire che non si risponde a nessuno. La Costituzione, che più leggo, più mi piace, dice all’articolo 110: "La giustizia è amministrata in nome del popolo".

 

Allora?

 

"Se il magistrato è indipendente dagli altri poteri, deve però rendere conto di come fa funzionare il sistema. Siccome il sistema non funziona, governo e Parlamento hanno tutto il diritto di riformarlo per renderlo efficiente".

 

Un commissariamento della Giustizia?

 

"Nessuno discute le sentenze, ma la magistratura risponda a questo quesito: perché un processo civile a Rovereto si conclude in 200 giorni e invece a Lamezia Terme in milleduecento? Io ministro ho il diritto di sapere, e voi avete l’obbligo di spiegarmi, perché siete sei volte più lenti".

 

La imbarazza ad essere il Guardasigilli, mentre il premier ha processi in corso?

 

"Anche il mio segrètario, Umberto Bossi, ne ha a decine. Non sono in imbarazzo, ma questo crea un problema di rapporto tra magistratura e politica "

 

Colpa dei politici o dei giudici?

 

"Ci sono testi di Magistratura democratica che teorizzano la presa di potere e la gestione del Paese da parte dei giudici. 10 stesso non dovrei dormire tranquillo".

 

In che senso?

 

"Un politico in vista, tra serio e faceto, mi ha detto: Se vai avanti con la riforma dell’ordinamento giudiziario, sarai perseguito. È intollerabile. Sono stato tra quelli che nel ‘94 hanno cambiato l’immunità parlamentare, ma adesso...".

 

È pentito...

 

"Dico che dobbiamo riesaminare la materia per rendere più sicuro e indipendente il potere politico da quello giudiziario".

 

Se Berlusconi sarà condannato che succederà?

 

"Ci penseremo". Se anche resisterà in Italia, L’Europa lo metterà in quarantena. "Un anno fa, il clima UE era ostile. Ma era L’Europa di sinistra che non ci accettava. Oggi è cambiato tutto e siamo assolutamente bene accolti. Grazie all’attività di noi ministri e di Berlusconi che in politica estera ha fatto faville".

 

La situazione carceraria è inumana.

 

"Inumana no, anche al confronto di altri paesi. Comunque, è la prima cosa di cui mi sono occupato. Ho recuperato 900 miliardi per nuove carceri. Ho preso prigioni in leasing da privati. Ho aperto carceri inspiegabilmente chiuse. A San Vittore, i detenuti sono passati da 2.200 a 1.300. I suicidi sono diminuiti, sono aumentati del 30 per cento i detenuti che lavorano".

 

Sfollare con amnistie?

 

"Si crea insicurezza nella popolazione e frustrazione nelle forze dell’ordine. Amnistie e indulti vanno bene per chiudere stagioni, riconciliarsi con gruppi, non per sfollare".

 

Grazia a Sofri e Priebke...

 

"Non ci sono le condizioni, purtroppo. Le ferite sono aperte. Sarebbe bellissimo umanamente poter dare la grazia. Lo farei tutti i giorni da privato. Ma come ministro non posso cedere ai sentimenti".

 

Avete esteso il carcere duro, in barba all’umanità.

 

"Serve a impedire che dal carcere si programmino altri crimini, non per affliggere alcuni detenuti più di altri. Lo abbiamo allargato ai terroristi, dopo i recenti delitti D’Antona e Biagi. Un atto dovuto. C’è anzi da chiedersi perché la Sinistra al governo non l’avesse già lei esteso ai terroristi. È una bella domanda".

 

Un noto magistrato di Sinistra, Giancarlo Caselli, dirigeva fino a qualche tempo fa le carceri. Ha migliorato il sistema?

 

"Non vorrei rispondere".

 

Caselli in ogni caso è stato promosso procuratore generale di Torino col suo concerto.

 

"Il concerto è un’ipocrisia. Il ministro non può opporsi al CSM. Non mi riferisco tanto a Caselli, verso il quale non avevo obiezioni. Ma a una faccenda di Bergamo e ad altre".

 

A Torino c’è un processo delicato per il Centrosinistra: Telekom Serbia. Erano i tempi del governo Prodi, al Tesoro Ciampi, pini agli Esteri. Si è parlato di tangenti. Che si aspetta da Caselli?

 

"Che faccia, come farà, il suo dovere di magistrato. Va bene illegittimo sospetto, ma questo sarebbe un illegittimo sospetto".

 

Che pensa dei magistrati che sbandierano opinioni politiche?

 

"Ci vuole coerenza. Loro dicono che sono cittadini come gli altri col diritto di sbilanciarsi. Poi però pretendono che non si metta in dubbio che sono al di sopra delle parti. La conclusione è che sono agli ultimi posti nella fiducia generale".

 

I magistrati hanno mezzi illimitati e possono incaponirsi oltre l’evidenza. Ci vorrebbero severi criteri di economicità processuale come in Usa.

 

"Giusto ma pericoloso. Come si fa a mettere un alt alle intercettazioni perché il budget è esaurito? E se poi, con la successiva, si poteva acciuffare Bin Laden?".

 

L’arresto di Paolo Persichetti, il primo dopo trent’anni, significa che è finita la pacchia francese per i brigatisti?

 

"Esatto. Da tempo cercavo di riaprire questa porta. Dal governo socialista francese, non ho avuto nessuna collaborazione. Con quello attuale, è ampia".

 

Pietrostefani, condannato per l’omicidio Calabresi?

 

"Non mi accanisco contro questo o quello. Voglio solo che si scontino i delitti. Con la stessa forza sto cercando l’estradizione dal Giappone di Zorzi, condannato per Piazza Fontana".

 

Depenalizzare l’eutanasia?

 

"Assolutamente contrario".

 

Una domanda politica, poi la lascio ai suoi sbuffanti collaboratori. Chi stima dell’opposizione?

 

"Piero Fassino e Francesco Rutelli si sforzano, nel bailamme della Sinistra, di dare vita a un’opposizione corretta. Rutelli è una sorpresa: non ne avevo una grande opinione".

 

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