Si torna a parlare di amnistia

 

Nordio: "Ci vuole l’amnistia per terrorismo e Tangentopoli"

 

Il Giorno, 14 giugno 2002

 

Per "ricostruire la giustizia" in Italia serve un "grande gesto di coraggio", vale a dire un provvedimento di amnistia per la gran parte dei reati di terrorismo (esclusi gli omicidi) e per tutti i reati di Tangentopoli. Così Carlo Nordio — sostituto procuratore a Venezia e collaboratore del ministro Castelli nelle vesti di presidente della commissione per la riforma del codice penale — commenta l’appello di Gaetano Pecorella alle forze politiche perché si trovi un accordo su un’amnistia che chiuda definitivamente gli Anni di piombo.

Da tempo — spiega Nordio — penso che la ricostruzione della giustizia in Italia debba passare attraverso una riappacificazione sia degli Anni di piombo sia di Tangentopoli". L’amnistia sarebbe pertanto "un gesto di coraggio per rasserenare gli animi ed eliminare i condizionamenti reciproci tra politica e giustizia".

Riferendosi al terrorismo, Pecorella — che oltre a essere un avvocato è anche deputato di Forza Italia e presidente della Commissione giustizia della Camera — aveva espresso la necessità di "ripensare a un’epoca della storia italiana ormai chiusa. Chiediamoci, quindi, se non sia venuto il momento di un intervento, in alcuni casi con la grazia, in altri casi con una amnistia politica, per i reati meno gravi".

Pecorella ha infine rinnovato la richiesta di grazia per Ovidio Bompressi, in carcere per l’omicidio del commissario Calabresi.

 "No all’amnistia, il Paese non è pacificato"

 

Il Tempo, 15 giugno 2002

 

Castelli: il momento sarà deciso da opposizione e opinione pubblica. Sì di Verde ma non per Tangentopoli. Il ministro della Giustizia boccia la proposta di Pecorella anche per la grazia a Bompressi: "La questione deve essere globale". 

Per il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, i tempi non sono ancora maturi per un’amnistia che chiuda definitivamente gli anni di piombo. A riproporre la questione è stato l’altro giorno il presidente della commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella, di Forza Italia, che ha anche sollecitato la grazia per Ovidio Bompressi, uscito dal carcere per gravi motivi di salute, ritenuto colpevole (come Adriano Sofri, in carcere a Pisa) dell’uccisione del commissario Luigi Calabresi. Ma secondo il Guardasigilli leghista, "per concedere amnistie bisogna che nel paese ci sia un’atmosfera pacificata". "Le grazie, gli indulti, le amnistie", ha spiegato durante un convegno sulla giustizia a Cassano d’Adda, "si danno per chiudere una stagione di scontro ed aprirne una di pace. Quando il paese sarà pronto", ha assicurato, "sono pronto a discuterne anch’io".

Ma, a stabilire se il clima è maturo, secondo Castelli, dovrebbero essere soprattutto le forze politiche, soprattutto l’opposizione, e poi l’opinione pubblica".

Quanto alla grazia per Bompressi, "la questione delle grazie va affrontata in modo globale e non singolarmente per questa o quella persona".

Decisamente contrario alla grazia per l’ex militante di Lotta continua l’ex sottosegretario agli Interni Carlo Taormina perché "gli anni di piombo li stiamo ancora vivendo", sostiene, ricordando l’uccisione di Massimo D’Antona e di Marco Biagi. Taormina è invece favorevole ad una amnistia per i reati minori degli anni di piombo e anche per le vicende più recenti di Tangentopoli.

Io sono del tutto contrario alle amnistie", dichiara il presidente dei deputati DS, Luciano Violante, liquidando la proposta di Pecorella. Per Violante "se ci sono casi singoli da guardare con attenzione, c’è l’istituto della grazia".

Il vice presidente del Consiglio superiore della Magistratura, Giovanni Verde, è favorevole ad un’amnistia per i reati, non di sangue, degli anni di piombo. Ma se si parla di estenderla anche a Tangentopoli avverte: "Questo è un problema politico e va affrontato politicamente". Secondo Verde forse è stato un errore la decisione, presa una decina di anni fa, di disciplinare l’amnistia in modo tale che difficilmente possa essere concessa perché le maggioranze richieste sono troppo alte. E oggi si potrebbe tornare sulla decisione.

I socialisti chiedono che si parli di amnistia per Tangentopoli dopo i risultati della Commissione d’inchiesta sul finanziamento illegale della politica, proposta dallo SDI. Per Enrico Buemi, SDI, "il principio italico del "chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato", è bene, nel limite del possibile, metterlo da parte". Il terrorismo, a suo parere, non è stato definitivamente battuto, ed è strano che mentre si nega la sanatoria a tanti uomini e donne extracomunitari che lavorano onestamente nel nostro paese, si pensa di concedere l’amnistia per fatti di terrorismo che hanno ancora oggi una tragica continuazione.

Al convegno di Cassano d’Adda si è parlato anche delle riforme dell’ordinamento giudiziario e dunque dello sciopero dei magistrati proclamato per il 20 giugno.

Secondo Edmondo Bruti Liberati, presidente dell’ANM, alla fine vi parteciperanno anche coloro che non lo condividono. Castelli ha ricordato il clima di dialogo che si era instaurato con il predecessore di Bruti Liberati, Antonio Patrono, "mentre la nuova presidenza ha scelto la strada dello scontro che non porterà a nulla. Ribadisce comunque la sua disponibilità e parla di un "documento ancora aperto".

Verde non è entrato nel merito, sostenendo che un’eventuale intesa tra ministro e Associazione potrebbe essere "sconfessata dal Parlamento". "Avendo forte rilievo da un punto di vista costituzionale - ha aggiunto il vicepresidente del CSM - mi sembra una via non corretta affidare questa normativa a una sorta di trattativa sindacale".

Grazia a Bompressi e amnistia

No di Brutti (DS): "Il terrorismo è ancora ben presente"

 

La Provincia pavese, 14 giugno 2002

 

Grazia a Bompressi (foto) e poi amnistia. E’ l’appello di Gaetano Pecorella, presidente della Commissione giustizia della Camera, per chiudere gli anni di piombo. Con un accordo tra i partiti si potrà poi parlare di un’amnistia politica.

Bisogna ripensare a un’epoca della storia italiana ormai chiusa - ha detto a Radio Radicale l’esponente di Forza Italia - una storia che ha visto certo dei lutti gravi, ma che ha riguardato una generazione che si è dispersa o nelle carceri, o all’estero. Chiediamoci quindi se non sia venuto il momento di un intervento, in alcuni casi con la grazia, in altri casi con un’amnistia politica, per i reati meno gravi. Naturalmente lasciando da parte episodi di indiscriminato terrore come possono essere state le stragi di Milano e di Bologna". "Ci sono due aspetti diversi - ha spiegato Pecorella - c’è in corso una domanda di grazia per Ovidio Bompressi, fondata anche su uno stato di salute molto grave. Si tratta di compiere un atto prima di tutto di umanità e quindi sarà nella responsabilità politica del ministro della Giustizia e del Presidente della Repubblica. Credo che sia sacrosanto un appello che vada nel senso di riconoscere ad una persona, che di tutta questa vicenda ha sofferto, la possibilità di restare fuori dal carcere. Problema diverso - ha detto Pecorella - è invece quello di un’amnistia politica: è una prospettiva, parliamone dopo che le forze politiche avranno trovato un accordo".

Il senatore Massimo Brutti, vicepresidente del gruppo DS, ha bocciato la proposta di Pecorella. "L’idea di proporre oggi una amnistia per i reati di terrorismo con particolare riferimento al terrorismo rosso è assolutamente inopportuna. Il terrorismo brigatista è ben presente - sottolinea Brutti - ed attivo: gli assassini di D’Antona e Biagi non sono stati ancora catturati. Parlare di amnistia oggi significherebbe lanciare un segnale di smobilitazione". L’avvocato Carlo Taormina condivide in parte l’appello di Pecorella: non vi deve essere alcuna indulgenza per gli assassini, quindi niente grazia a Bompressi. Sì invece all’amnistia per i reati non gravi. E’ d’accordo con Pecorella il verde Paolo Cento (vicepresidente della commissione Giustizia): "E’ un fatto importante e positivo che trova noi Verdi pienamente favorevoli". Carlo Nordio, sostituto procuratore a Venezia e presidente della commissione per la riforma del codice penale, condivide l’appello di Pecorella: "Da tempo penso che la ricostruzione della giustizia in Italia passa attraverso una riappacificazione degli anni di piombo e di Tangentopoli".

Nelle carceri italiane sono 128 i detenuti per reati di terrorismo di sinistra. Sono invece 25 i detenuti legati al terrorismo di destra. Tra i detenuti legati al terrorismo di sinistra, 60 sono i reclusi senza benefici di pena, 49 godono invece del regime di semilibertà, e 19 hanno applicato l’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, che permette il lavoro all’esterno del carcere, mentre in serata devono tornare in cella. Sono poi circa 200 i latitanti, dei quali circa 170 legati al terrorismo di sinistra, e 30 legati alla destra. Tra i latitanti legati alla sinistra, un centinaio circa si sono rifugiati in Francia. Tra i latitanti di sinistra, 49 sono stati condannati per fatti di sangue, e 119 per fatti non di sangue. Per quanto riguarda invece i terroristi di destra, 10 sono ricercati perché responsabili di fatti di sangue, e 15 perché colpevoli di reati non di sangue.

 Corleone: frasi di alto valore morale

Scettici Taormina e Brutti. No del Sappe

 

Gazzetta del Sud, 14 giugno 2002

 

Il presidente della Commissione giustizia della Camera Gaetano Pecorella (FI) lancia un appello per chiudere definitivamente gli anni di piombo . "Bisogna ripensare a un’epoca della storia italiana ormai chiusa – dice a Radio Radicale l’esponente di Forza Italia – una storia che ha visto certo dei lutti gravi, ma che ha riguardato una generazione che si è dispersa o nelle carceri, o all’ estero. Chiediamoci quindi se non sia venuto il momento di un intervento, in alcuni casi con la grazia, in altri casi con una amnistia politica, per i reati meno gravi. Naturalmente lasciando da parte episodi di indiscriminato terrore come possono essere state le stragi di Milano e di Bologna". "Le forze politiche di oggi – dice ancora Pecorella – devono avere la capacità di chiudere con il passato e guardare verso il futuro. Non è un’iniziativa da attribuire alla maggioranza o all’opposizione, dovrebbe essere un’iniziativa di tipo civile da attribuire al bisogno di ripartire e di guardare avanti lasciandoci dietro le spalle un passato ormai definito". "Ci sono due aspetti diversi: – spiega Pecorella – c’è in corso una domanda di grazia per Ovidio Bompressi , fondata anche su uno stato di salute molto grave. Si tratta di compiere un atto prima di tutto di umanità e quindi sarà nella responsabilità politica del ministro della Giustizia e del presidente della Repubblica. Ma credo che sia sacrosanto un appello che vada nel senso di riconoscere ad una persona, che di tutta questa vicenda ha sofferto, la possibilità di restare fuori dal carcere". "Problema diverso – spiega Pecorella – è invece quello di una possibile amnistia politica. A me pare che non si debba parlare di amnistia fino a quando le forze politiche non abbiano raggiunto su questo piano un possibile accordo per il tipo di intervento e per i reati che dovrebbero essere compresi. Niente di peggio, come già accaduto purtroppo in passato, che far sperare in qualcosa che poi non accade". "L’amnistia – ha concluso Pecorella – e una prospettiva, ma parliamone solo dopo che le forze politiche avranno trovato un accordo". La disponibilità del presidente della commissione Giustizia a chiudere la stagione degli anni di piombo con un provvedimento come l’amnistia, secondo il Verde Paolo Cento (vicepresidente della commissione Giustizia) "è un fatto importante e positivo che trova noi Verdi pienamente d’accordo". "D’altra parte – spiega Cento – se per la vicenda Sofri e Bompressi non c’è altro strumento che la grazia, da tempo auspicata da una mobilitazione trasversale di parlamentari, intellettuali e cittadini democratici, per chiudere gli anni di piombo serve un provvedimento di carattere generale come l’amnistia o l’indulto, anche per riequilibrare condanne penali fortemente viziate da una stagione giuridica emergenziale". La presa di posizione di Pecorella per la grazia a Bompressi "interviene in un momento particolarmente delicato alla vigilia della trasmissione al ministro della Giustizia della istruttoria sulla domanda di grazia da parte del magistrato di sorveglianza di Pisa".

Lo sottolinea l’ex sottosegretario alla giustizia Franco Corleone. "E proprio per questa coincidenza non casuale – aggiunge Corleone – sta il valore politico e morale delle sue frasi. E’ ora che altri, di tutti gli schieramenti politici, intervengano su questo punto per dare fiducia alle decisioni che il governo e il presidente della Repubblica dovranno assumere, senza precostituirsi sulla presa di posizione di Pecorella a favore dell’amnistia e dell’indulto". Carlo Taormina, invece, boccia l’appello di Pecorella ed afferma che non vi deve essere alcuna indulgenza per gli assassini. Sì invece all’amnistia per i reati non gravi. "L’assassinio di D’Antona e di Biagi ad opera delle Br dimostrano che gli anni di piombo sono tornati e con essi il terrorismo internazionale che pare prediliga il territorio italiano, quanto meno come luogo di elaborazione e preparazione delle strategie". Dello stesso parere è il vicepresidente del gruppo Ds Massimo Brutti secondo il quale "l’idea di proporre oggi una amnistia per i reati di terrorismo con particolare riferimento al terrorismo rosso è assolutamente inopportuna". "II terrorismo brigatista, come è noto, è ben presente – sottolinea Brutti – ed attivo: gli assassini di DþAntona e Biagi non sono stati ancora catturati. Questa impunità fa impressione e suscita sconcerto. Parlare di amnistia oggi significherebbe lanciare un segnale di smobilitazione". Ben venga un’ amnistia non solo per chiudere con gli "anni di piombo", ma anche per una riappacificazione che eviti alle forze di polizia "il dover sopportare uno scontro obsoleto tra Stato e antiStato". Leo Beneduci, segretario generale dell’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria (Osapp), plaude alla proposta del presidente della commissione Giustizia alla Camera Gaetano Pecorella. "Pecorella si preoccupa di "chiudere" gli anni di piombo, ma dimentica le centinaia di appartenenti alle forze dell’ordine, magistrati, uomini politici e giornalisti che sono stati trucidati dai terroristi di ogni colore", dice, invece, Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe). "Non riesco a capire – aggiunge Capece in una nota – se il potere dà alla testa: in campagna elettorale, tutti, per primi gli esponenti del centrodestra, puntano tutto sulla sicurezza sociale, sulla necessità che chi sbaglia paghi; poi, una volta assunti incarichi istituzionali, dimenticano le promesse e gli impegni presi con l’elettorato e si muovono in maniera diametralmente opposta".

 

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