Nuove misure nelle carceri

 

Castelli: lo stato interverrà, nuove misure nelle carceri

di Virginia Piccolillo

 

Corriere della Sera, 31 marzo 2004

 

Il ministro della Giustizia risponde all’appello di Bassolino: mano dura?

Bene, poi non diciamo che sono un forcaiolo

 

"Il nostro obiettivo è quello di spezzare i legami tra i detenuti e la crimii1alità all’esterno. Il nuovo Codice introdurrà la certezza della pena. Di fronte a fatti come questi è stata giusta la proroga a Cordova"

 

"Misure immediate e, presto, un nuovo Codice penale che eliminerà una serie di reati lievi e rafforzerà la certezza della pena".

Nel giorno in cui il popolo di Forcella scende in piazza in massa per chiedere "giustizia", il ministro Roberto Castelli assicura: "la risposta dello Stato ci sarà. E nei prossimi giorni vedremo già i primi effetti". Ma a chi invoca la linea della fèrmezza replica: "Dopo non venite a dirmi che sono forcaiolo, come è accaduto per l’indultino".

 

Ministro cosa farà?

L’episodio è gravissimo, ma non si può legiferare sotto l’onda emozionale. Soprattutto su fenomeni criminali come questi che vanno combattuti in primis sul piano culturale. E avranno fine solo quando questi individui verranno considerati nel loro ambiente per quelli che sono: volgari criminali.

 

Nel frattempo?

Il governo non sta con le mani in mano. D’accordo con il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: abbiamo preso misure che scatteranno nelle carceri a partire dai prossimi giorni. Per cercare di spezzare i legami all’interno della criminalità.

 

Misure disciplinari o trasferimenti di detenuti?

Per ragioni di sicurezza non possiamo dire di più. Ma sarà solo il primo passo. Abbiamo quasi concluso il nuovo Codice penale che si concentra sui reati più importanti e introduce una volta per tutte la certezza della pena. Voglio vedere se chi chiede rigore ora ne condividerà la filosofia.

 

Anche l’omicida della mamma che denunciò i pedofili era appena uscito dal carcere. Come mai?

Aspetto il resoconto della loro situazione. Ma se avevano scontato tutta la pena non c’è nulla da dire.

 

Antonio Bassolino, dalle colonne del Corriere, ha chiesto provvedimenti legislativi per lasciare gli assassini dietro le sbarre.

Non voglio far polemica in un momento in cui tutti si devono industriare per trovare soluzioni. Ma o l’una o l’altra. Vogliamo la mano dura? Va bene. Rendiamoci conto però che la ricettività delle carceri non è ottimale, anche se abbiamo in programma 23 nuovi penitenziari (lunedì inauguro quello di Sant’Angelo dei Lombardi). E non solo.

 

Cos’altro?

A Bassolino ricordo che non si può da un lato invocare l’indultino e dall’altro la certezza della pena. È facile chiedere la fermezza e attaccarmi se la applico. Come per il caso Cordova. Di fronte a fatti come questi pensiamo cosa significherebbe avere un vuoto al vertice della procura, ma io sono stato contestato perché l’ho prorogato.

 

Il Csm, che ha trasferito Cordova per incompatibilità ha designato un nuovo procuratore. Darà il suo concerto?

A me non è arrivata nessuna proposta. Intanto non è stata lasciata acefala una procura così delicata: dopo l’introduzione del giudice unico qui ci si è trovati con 700.000 procedimenti. Mi si dica l’azione penale obbligatoria dove può essere finita.

 

La riforma dell’ordinamento giudiziario non sembra scollata da questa realtà?

Sono piani diversi. C’è quello operativo vigente e quello delle riforme che dovrebbero far funzionare meglio le procure stabilendo più precise responsabilità e competenze. Almeno questo e il fine.

 

È proprio il punto che i magistrati contestano.

Però poi bisogna essere coerenti. Efficienza e capacità di intervento vanno di pari passo con responsabilità e precise gerarchie.

 

La riforma federalista prevede polizie locali. In zone come queste non cresce il rischio di infiltrazione criminale?

È una critica strumentale. Dà quando sono ministro e ho la scorta, nella mia zona i reati sono diminuiti del 60%. Il poliziotto di quartiere e quello locale possono avere maggiore efficacia soprattutto nella prevenzione. E lo dico io che non sono affatto un frazionista.

 

In che senso?

Per i reati come il grande traffico di droga o di armi sono convinto che serva altro. Ad esempio continuo a proporre la super procura antiterrorismo.

 

Ne ha parlato anche al Consiglio dei ministri di ieri?

No, abbiamo avuto solo contatti informali, ma non c’è sufficiente unanimità. Però bisognerebbe ricordare che i terroristi hanno forti legami con la criminalità organizzata. Allora, anche qui occorre coerenza. Se si invoca il rigore poi si deve essere pronti a metterlo in pratica.

 

 

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