Tinebra: valutare la pericolosità

 

Tinebra: valutare la pericolosità del condannato

 

Gazzetta del Sud, 29 luglio 2002


«Il braccialetto elettronico non andrebbe concesso nel caso in cui vi sia un contenuto di pericolosità notevole della persona». Giovanni Tinebra, direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), va cauto e non vuole esprimere «giudizi avventati» sulla fuga di Antonino De Luca. «Bisogna capire cos’è che non è andato e poi ragionarci su. Ieri il braccialetto ha dato l’allarme.

Resta ora da verificare cosa non ha funzionato. Ho troppe poche notizie - afferma - per potermi avventurare in interpretazioni che potrebbero essere smentire dai fatti». Ad oltre un anno dall’ avvio della sperimentazione del braccialetto, nato per iniziativa dell’ allora ministro dell’Interno Enzo Bianco con l’intento di ridurre gli uomini delle forze di polizia assegnati al controllo dei detenuti agli arresti domiciliari, Tinebra è però convinto che, in casi di «notevole pericolo», il braccialetto sia da evitare. «Ma questa - precisa - è una valutazione che spetta esclusivamente al magistrato di sorveglianza».

E per quanto riguarda Antonino De Luca? Tinebra conferma che il killer condannato all’ergastolo era reduce dal regime di 41 bis e che gli erano stati concessi gli arresti ospedalieri per incompatibilità tra il suo stato di salute e il regime detentivo. E se gli si chiede come la pensasse prima che il braccialetto elettronico entrasse in vigore, Tinebra risponde: «Per me era una buona idea. Ma come tutte le buone idee bisogna aspettare di tradurla in realtà per poterla valutare».

 

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