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  Il sostituto procuratore di Savona, Alberto Landolfi, critica il sistema penitenziario italiano e si dichiara anche favorevole ai lavori forzati

 

“L’Italia è il paese delle pene virtuali. Uno viene condannato all'ergastolo e dopo vent’anni esce per buona condotta, a un altro gli vengono inflitti trent’anni ed esce dopo 15 anni. Non dovrebbero essere previsti questi premi... così la condanna perde efficacia”.

 

Landolfi guarda alla legislazione statunitense

 

“Negli USA la pena è effettiva: se il detenuto si comporta bene in carcere, torna in libertà dopo aver scontato tutta la condanna, non prima: se invece si è comportato male, resta in cella più di quanto ha stabilito il giudice”.

 

Il magistrato prende in esame anche l’ergastolo

 

“Io sono contro l'ergastolo. Non dovrebbe essere previsto dalla nostra legislazione. Però se viene fissato un massimo di vent’anni, ritengo che tali debbano essere, vale a dire che siano effettivamente vent’anni, e questo anche se il detenuto si è distinto per una condotta esemplare in carcere”.

 

Landolfi è favorevole anche all’applicazione del lavoro forzato nelle carceri

 

“I detenuti dovrebbero essere utili per la società. Come in America, dove vengono impiegati per la pulizia di strade, campi, linee ferroviarie. Potrebbe essere anche data la facoltà al detenuto di decidere se lavorare o meno: nel caso in cui il detenuto però sceglie di restare in cella a riposare, allora nei suoi confronti scatterà una pena detentiva maggiore”.

 

(Dal Sito Internet www.informanziani.it, 16 giugno 2001)

 

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