Il Carcere Possibile

 

Progetto "Il Carcere Possibile"

Il Professor Onida ed il detenuto Antonio

 

"Il Carcere Possibile" è anche quello del Prof. Valerio Onida, fino ad alcuni giorni fa Presidente della Corte Costituzionale, che ha scelto di fare volontariato nell’Istituto di Pena di Bollate. Il Professore, Ordinario di diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale di Milano, un giorno alla settimana aiuta i detenuti a scrivere le istanze ed a chiedere permessi.

La notizia è un raro esempio d’interesse alla realtà drammatica della detenzione in Italia, mentre il mondo politico, senza distinzioni di schieramenti, continua ad avallare una situazione di degrado, contraria ai principi costituzionali ed inaccettabile per un paese civile.

L’Istituto di Bollate è tra i migliori d’Italia per struttura ed organizzazione e, da un anno e mezzo, ha aperto al suo interno uno "Sportello Giuridico" che offre una consulenza gratuita per i reclusi, aiutandoli a scrivere istanze, a chiedere permessi, a valutare la loro posizione giuridica.

Questo prezioso strumento (non solo per i detenuti, ma anche per il Tribunale di Sorveglianza, che non viene inutilmente intasato da richieste assurde e palesemente inammissibili), che vedeva già all’opera un ex Giudice del Lavoro, un Avvocato civilista ed alcuni internati, si è arricchito così di un’illustre presenza, che ha già prodotto i suoi primi effetti.

Lo spazio dedicato dai mass-media alla notizia, infatti, è dovuto esclusivamente a lui. Al contributo meraviglioso di un uomo che, all’apice del successo professionale, ha deciso di dedicare parte del suo tempo al volontariato nelle carceri.

Grazie al Professore Onida, infatti, è stata conosciuta da tutti la realtà dell’Istituto di pena di Bollate, dove la Direttrice, la Dott.ssa Lucia Castellano, ha il grande merito di coinvolgere i detenuti in iniziative finalizzate realmente al recupero ed al reinserimento sociale.

Ma parliamo di un’isola felice e la disparità di trattamento tra chi è recluso a Bollate e chi deve scontare una pena detentiva altrove è enorme.

Nell’inferno di alcune carceri del Meridione la regola è la sopravvivenza in condizioni disumane, senza possibilità di protestare per non perdere il beneficio della liberazione anticipata.

La Camera Penale di Napoli, con il progetto "Il Carcere Possibile", ha portato avanti alcune iniziative, che hanno coinvolto i detenuti degli Istituti Penitenziari della città.

La gratitudine di queste persone per quanto veniva loro offerto, può essere racchiusa in queste frasi che uno di loro ha scritto e che sono state pubblicate sul giornale "Impegno Vincenziano":

"Il 13 dicembre 2004 è stato per me un giorno molto importante. Ho vissuto una piccola esperienza culturale che mi ha fatto vivere delle grandi emozioni e tante riflessioni….Non saprei spiegare cosa ho provato in quel momento, di sicuro tanto amore e tanto rimorso….Fino a quel giorno del 13 dicembre ho vissuto un po’ come un autistico, con la differenza però che in quel mondo mi ci ero chiuso da solo e non per ragioni di salute mentale, ma per devianze, per la fiducia persa in me stesso che sistematicamente mi allontanava sempre più dall’idea che si può cambiare….Questa piccola esperienza mi ha fatto capire tante cose, ne cito una che per me è la più importante: non ci vuole tanto per essere appagati e felici, la vita è bella. Sono ancora detenuto, potrò affermare i miei pensieri e le mie idee, quando finalmente passerò al di là di queste mura. Per adesso posso dire che vivo di una grande energia positiva e che sono ottimista per il futuro. Ho ancora impressi nella mente gli occhi di mia moglie seduta tra il pubblico, brillavano di gioia e di orgoglio; erano molto diversi da quegli occhi impauriti e disperati, di quando ha assistito dal pubblico di un’aula del tribunale al mio processo".

 

Antonio

 

Le parole di Antonio fanno comprendere come basti poco, davvero poco, per contribuire al recupero di chi ha sbagliato e che, comunque, vale la pena tentare. Se nel Meridione le carceri sono l’"inferno" , cerchiamo di migliorarle. Se i politici non rispettano l’obbligo giuridico d’intervenire, facciamoci promotori d’iniziative che possano quanto meno alleviare l’ingiusta condizione in cui questi detenuti "diversi" vivono. Gli intellettuali, gli imprenditori, la c.d. "società civile" prenda esempio dal Professor Onida, avranno una grande occasione per migliorare loro stessi e gli altri.

 

Avv. Riccardo Polidoro (Camera Penale di Napoli - Delegato al Progetto "Il Carcere Possibile")

 

 

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