Progetto Ekotonos

 

Progetto Ekotonos Casa Circondariale San Vittore

 

Situazione sanitaria alla Sezione Femminile del carcere di S. Vittore

Comunicato dei detenuti del 2° Reparto - C.O.C. della C.C. di Milano

Ecco quello che raccontano i detenuti

Situazione sanitaria alla Sezione Femminile del carcere di S. Vittore

 

Varie volte le detenute si sono lamentate della situazione sanitaria all'interno del carcere: tutti conosciamo che il livello d’ansia e di disagio dato dalla condizione detentiva, molto spesso si traduce in una richiesta di salute, di cura della salute, che la stessa persona non farebbe con la stessa forza, se si trovasse in condizione di libertà.

Spesso si sono discussi questi temi, negli incontri che facciamo con le detenute, ma molte volte abbiamo avuto l'impressione che, tutto sommato, in particolare in questa sezione, vi fosse attenzione, da parte dell'istituzione, alla salute delle donne che, per poco o tanto tempo, sono "ospiti" della struttura.

Adesso è cambiata la situazione.

I medici non ci sono, gli specialisti soprattutto, e i medicinali nemmeno, tutto a causa della mancanza di fondi, tutto simile ad un inasprimento della pena, perché la sensazione d’abbandono, ma anche la paura che il male fisico non sia curato, all'interno di un carcere, diventano insostenibili, fonte di disagio, certo, ma anche di nervosismo, di scontri, in un clima che è già teso per definizione.

Abbiamo provato a raccogliere alcune situazioni che si sono presentate in questo periodo, alcune testimonianze delle detenute, senza pretesa di avere effettuato un’indagine, ma con lo scopo di portare, ancora una volta, la loro voce fuori dalle mura del carcere.

Partiamo dalle medicine: ci sono, non mancano, i cosiddetti "medicinali generici", che attualmente sono però piuttosto scarsi; e per quanto riguarda medicinali specifici per determinate patologie? Non ci sono, manca lo Zirtec, manca il Peconase (?), per l'asma; ma non c'è neanche Ventolin per tutte, ed è considerato un salvavita; con il caldo, gli attacchi d'asma…

Ma poi, manca il Combivir, l'Invimure, che sono medicinali per la terapia della sieropositività, e chi ce lo dice, racconta di essere curata con un "mix" d’altri farmaci, con il pericolo che deriva da una terapia "approssimativa" della sieropositività.

I farmaci, però, te li puoi fare portare da casa, se prescritti in cartella medica, oppure comperarli con i tuoi soldi in carcere, anche se superano il "tetto" di spesa mensile consentito ad un detenuto, all'interno dell'Istituto. Ma se i soldi non li hai? Se sei straniera, non hai casa, parenti, amici che possano portarti le medicine? E' quello che si chiedono tutte: si finisce col rendere più pesante la carcerazione per chi ha già di suo meno risorse.

E poi, se parliamo di malattie infettive, tanto vale lasciare perdere, perché l'infettivologo, che non era pagato da tempo, non fa più visite: una ragazza ci dice che avrebbe dovuto fare i controlli al fegato per una terapia con l'interferone, ma i controlli non sono stati fatti, l'infettivologo non c'è, tutto è rimandato a tempi migliori. Ma l'epatite non è un mal di testa, e poi scarseggiano anche gli antidolorifici.

Di sicuro, per il mal di denti, devi aspettare e tenerlo, perché il dentista non prende più nuovi pazienti, cura solamente le persone che aveva in lista prima (prima della crisi? Prima che finissero i soldi?).

Anche il cardiologo non si fa più vedere, e due persone cardiopatiche che fino a circa tre mesi fa erano visitate ogni 15 - 20 giorni, e con la stessa cadenza effettuavano esami clinici, non vengono più controllate, da oltre due mesi, in uno dei casi, da aprile, nell'altro. Stanno dunque meglio di prima?

E poi: le visite chirurgiche non vengono fatte, una ragazza ha un'ernia che bisogna decidere se sia operabile, e non c'è il chirurgo, e intanto va avanti a iniezioni di antidolorifico; da un mese e mezzo non c'è l'ortopedico; una ragazza che prendeva un medicinale per le cisti ovariche, adesso che non è più disponibile, e non lo può pagare, semplicemente ne fa a meno…

Per associazione d’idee: ortopedico - traumi - ginnastica: il corso di ginnastica c'è, in carcere, ed è anche molto apprezzato, da chi passa la gran parte del tempo all'interno di una cella; adesso, però, non c'è il medico che faccia il certificato per l'attività sportiva, e quindi: niente corso di ginnastica.

D'accordo, non è grave come non avere il cardiologo o il dentista, ma è anche una risorsa, molto salutare, che non viene utilizzata.

Per finire, le ragazze rilevano che mancano le puericultrici per il Nido, le infermiere, i medici, che non vengono pagati, così come le agenti, e gli stessi detenuti "lavoranti" all'interno del carcere.

La paura, tra tutte, è che in questo momento si possa avere assistenza solo in caso d’urgenza, perché allora ci sarà un ricovero immediato in ospedale, ma tutte temono l'eventualità, e la scongiurano, e intanto, la situazione sanitaria meno grave non viene tenuta sotto controllo, per cui può degenerare.

C'è malcontento, per vedersi private di assistenza che prima era possibile ottenere, c'è paura, di stare male e di non essere curate, c'è rabbia, che porta a dire che le proteste non violente degli ultimi tempi non hanno portato alcuna attenzione ai diritti dei detenuti.

I detenuti pagano il proprio debito nei confronti della società, la società dovrebbe cercare almeno di garantirne la salute.

Comunicato dei detenuti del II reparto - C.O.C. della C.C. di Milano

 

Quanto detto sopra riguarda la Sezione Femminile del carcere, ma la situazione vissuta dai detenuti del II reparto della Sezione Maschile non è certo migliore.

Ecco che cosa raccontano della condizione attuale del reparto: innanzitutto vorremmo segnalare la situazione d’invivibilità in cui versa il 2° reparto, comunemente denominato COC.

Iniziamo dalla situazione sanitaria, che ultimamente ha subito un drammatico peggioramento determinato dai tagli previsti dall'attuale Governo al settore sanitario e più specificamente alle spese destinate alle carceri. In pratica, c'è stato un dimezzamento del personale sanitario, che già prima dei "tagli" era - a parer nostro - insufficiente a garantire le più elementari necessità della popolazione detenuta.

Sono insufficienti, o mancano del tutto, i farmaci più comuni, antibiotici, antistaminici, antidolorifici; inoltre, cosa più grave e drammatica, mancano anche farmaci salvavita, antiretrovirali per i detenuti sieropositivi, insulina per i diabetici.

Vogliamo anche rilevare che sono cessate le attività di medicina specialistica, non essendo più possibile contattare un diabetologo, un chirurgo, un infettivologo, pneumologo, oculista, dermatologo, dentista, ortopedico.

Vorremmo anche rilevare che, secondo le nostre stime, per acquistare beni all'interno del carcere, paghiamo prezzi maggiorati di circa il 30% rispetto all'esterno.

Abbiamo avuto il cambio delle lenzuola dopo 45 giorni, effettuato solo dopo una protesta formale, non godiamo dell'allargamento dell'orario di "aria" che é previsto nel periodo estivo, dalla normativa europea.

Fino ad ora, si è sopperito alle mancanze in materia sanitaria, con iniziative del singolo medico, e grazie a tanta fortuna, ma non si può delegare la salute delle persone alla fortuna, in un paese che si definisce civile.

Con l'arrivo della stagione estiva, inoltre, sono scoppiate altre emergenze: in alcuni reparti in questi giorni non arriva neppure l'acqua; ci sono poi casi di scabbia che non vengono adeguatamente curati, con il rischio che l'epidemia si allarghi, tra noi detenuti, ma anche ai nostri famigliari, che vengono a trovarci nei colloqui, quindi con il rischio di coinvolgere persone esterne.

Siamo stipati come animali in celle di 12 metri quadri, per 21 ore al giorno, se usufruiamo delle 3 ore d'aria, che dovrebbero essere 4 , e questa situazione mette in moto dinamiche che rischiano di diventare incontrollabili in un contesto che ha già superato ogni limite, come è stato riconosciuto dalle più alte cariche istituzionali e dal Santo Padre nella recente discussione sull'opportunità di un provvedimento di clemenza.

A supporto di questo documento di denuncia, ricordiamo che l'Ordinamento Penitenziario nell'art. 11 e nell'art. 17 garantisce il diritto alla Salute, così come l'art. 27 della nostra Costituzione.

Ecco quello che raccontano i detenuti

 

Parlano di un ragazzo epilettico che non ha potuto avere i medicinali specifici, ma solamente un calmante, ed ha avuto una crisi; un altro detenuto straniero, che aveva con sé un medicinale che gli era stato prescritto in Francia, non ha potuto continuare ad utilizzarlo, perché non aveva un analogo in Italia; ne ha fatto richiesta al Dirigente Sanitario, ma non riesce ad avere una risposta.

Un detenuto ci racconta che, entrato in carcere con due costole rotte, ha fatto richieste ripetute di poter vedere uno specialista, o di essere accompagnato in Ospedale, anche a proprie spese, ma all'interno dell'Istituto non c'è lo specialista da due mesi, mentre in Ospedale non è possibile accompagnarlo perché manca il personale per la scorta: riferisce di aver dato mandato al proprio legale di denunciare il fatto, con la richiesta della cartella medica.

Fino a qualche giorno fa, anche un detenuto che era "incompatibile col carcere per motivi di salute", dal giorno del suo ingresso in Istituto, per una grave forma di cirrosi epatica, nonostante ripetute richieste non ha avuto modo di essere ricoverato in Ospedale, fino a che… ha terminato la pena: il giorno in cui è uscito, lo hanno ricoverato immediatamente, Reparto Infettivi. Aveva chiesto di vedere l'infettivologo, per due mesi non è stato possibile.

Un altro detenuto riferisce che, dal 7 aprile ad oggi, non ha ancora avuto l'esito del test HIV, effettuato in tale data; un ragazzo, invece, ha bisogno di un intervento al braccio, che non riesce a muovere, a causa di una caduta, avvenuta poco prima del suo ingresso in carcere; ha fatto richiesta presso l'Ospedale S. Paolo, competente per ricoveri di detenuti, ma ha avuto solo risposte vaghe: sembra che, appunto per le cure ai detenuti, abbiano finito i fondi.

Anche al reparto maschile, dunque, la situazione non è delle migliori; anche qui, il bisogno di salute coincide con la paura, con l'ansia che la malattia porta tra coloro i quali sono già costretti a sottostare al regime penitenziario: ancora una volta, l'aggravamento della pena, portato dal male fisico, che si aggiunge al disagio di essere detenuti, e il diritto alla salute, che sembra essere sempre più un diritto negato.

 

 

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