Cooperativa sociale "Ecolab"

 

Ecolab Cooperativa Sociale a r.l.
Via Candiani n° 71 - Milano
Tel. 02 39325392 - Fax 02 375668
E-mail ecolabpelle@katamail.com

 

La cooperativa sociale "Ecolab" dà lavoro ai detenuti di San Vittore

Tratto dal sito www.ildue.it (articolo di Dino Duchini)

 

Si chiama "Ecolab", ed è una cooperativa che svolge la sua attività fuori e dentro il carcere di san Vittore. Produce borse, portafogli, cinture, articoli di pelletteria. E dà lavoro "dentro". Attualmente "Ecolab" significa: due laboratori, di cui uno esterno (440 mq. di capannone), centinaia di milioni (vecchie lire) di macchinari, venti posti di lavoro, di cui dieci all'interno, due in articolo 21, quattro operai esterni (tutti con un passato di disagio sociale alle spalle), quattro dirigenti civili che si dividono le mansioni che vanno dalla comunicazione alla gestione finanziaria, dalla gestione dei fornitori e clienti alla programmazione dei corsi di formazione in collaborazione con aziende e università.
"Ecolab" oggi è una cooperativa a gestione aziendale molto solida, ma prima di descriverne gli scopi credo sia bene fare un breve viaggio nella storia di questo laboratorio di pelletteria.
Il primo gruppo di detenuti che diede vita al progetto di una pelletteria all'interno del carcere di S. Vittore risale al 1990. Come tanti altri tentativi di creare attività produttive nel carcere dovette fare i conti con le molteplici difficoltà che purtroppo il contesto impone.
Questo nonostante la notevole sensibilità e collaborazione dell'Istituzione affinché la pelletteria fosse nelle condizioni di produrre lavoro e di conseguenza occupare più persone possibili. Da allora diversi gruppi si sono succeduti, con fortune alterne, ma senza riuscire a dare, nonostante il notevole impegno, una stabilità produttiva e finanziaria che consentisse di portare a termine i progetti ideati. Le delusioni sono state a volte cocenti al punto di portare ad ipotesi di chiusura definitiva.
Ma nel 1998, dopo uno dei soliti corsi della Regione, a volte misteriosamente inefficaci, è arrivato in pelletteria uno scugnizzo napoletano pieno di progetti e sensibilità sociale che risponde al nome di Massimo D'Angelo. Il nostro amico ci mise poco a capire che tutto era alquanto evanescente oltre che ambiguo, mettendo subito a fuoco che se veramente avesse voluto realizzare qualcosa di fattivo si sarebbe dovuto staccare dai "politici", che garantivano adeguati finanziamenti, ma finivano per arenarsi in burocratici "pantani", poco gestibili, sia da un punto di vista formativo che di sbocco produttivo.
All'epoca il gruppo di detenuti che si impegnava in pelletteria era abbastanza numeroso, ma alla prima proposta di D'Angelo accettarono in pochi. Quelli che ci "stettero" subito furono: Antonio Paladino, Michele Di Martino, Giovanni Iurato , Lou Xiao Fu, Domenico Ciavarella, Antonio Vitale. Vi furono poi altri che passarono attraverso il progetto, senza però poter dare un significato alla loro esperienza, per un motivo o per un altro, e nella stessa maniera uscirono dal nucleo storico attuale anche Ciavarella e Vitale.
Coloro che rimasero, accettarono di fondare insieme a D'Angelo, Francesca Bombana, Matteo Maggi, Rosalba Caputo e Rosanna Gorga una cooperativa che non avendo "angeli in paradiso" doveva per forza autofinanziarsi con il lavoro dei soci. Con un piccolo capitale di partenza e continue ricapitalizzazioni, derivanti dai loro stipendi, i fondatori cominciarono a lavorare procacciando clienti che dessero lavoro inizialmente contro terzi.
La pelletteria fu subito impostata come "Ecopelletteria" attraverso opportune indagini di mercato dell'epoca, il lavoro a livello di comunicazione fu assai ben fatto e la medesima cominciò a lavorare per clienti prestigiosi, come "Armani", "F.C. Internazionale", "Mac Away" e così via. Attraverso i primi guadagni furono organizzati nuovi corsi di formazione, acquistati macchinari, aperta una sede e laboratorio esterno, insomma tutto ciò che necessitava ad una azienda per crescere e potere pianificare un lavoro futuro. Con questo siamo arrivati ai giorni nostri, in cui sta partendo il nuovo corso di formazione che vedrà ben 15 aspiranti pellettieri cercare di inserirsi in questa realtà.
Il nuovo corso prevede la partecipazione fissa di una giovane donna, Federica Scapaticci, neolaureata in legge con il compito di tutor. Il suo lavoro è una preziosa novità che dimostra la sensibilità della dirigenza della cooperativa verso le problematiche del carcere.
Inoltre vi sarà una collaborazione, esterna ma costante, di una psicologa del lavoro che in questi giorni sta facendo i colloqui con i futuri partecipanti al nuovo corso di formazione.
Naturalmente il lavoro per rendere possibile un così elevato balzo in avanti è stato molto impegnativo, si pensi solo al costo dei lavori per ampliare la struttura ,da quelli in muratura a quelli per impianti elettrici a norma, oltre che al raddoppio dei macchinari necessario visto l'aumento degli addetti che vi dovranno necessariamente lavorare.
Credo non si possa non fare che dei sinceri complimenti a tutti coloro che hanno permesso questo piccolo miracolo, dai Detenuti alla Dirigenza Amministrativa, dalla Direzione del Carcere a tutti gli Agenti di Polizia Penitenziaria, augurandosi che il progetto "Ecolab", avendo dimostrato il suo valore e il suo significato possa essere adottato anche in altri ambiti.
Vogliamo qui ricordare che pilastro del progetto è lo spirito cooperativistico che si respira all'interno del laboratorio dove l'impegno viene profuso da tutti gli addetti verso l'obiettivo comune dell'aiuto reciproco.
Non conta solo il "quanto produci" ma "quanto sei coinvolto"… sempre tenendo presente che, con il tempo, le soddisfazioni difficilmente potranno mancare, ma i sacrifici sono certi!

 

 

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