L'altro diritto

 

Il Centro di Documentazione "L'altro diritto"

 

 

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Il Centro di Documentazione L'altro diritto svolge attività di riflessione teorica e di ricerca sociologica sui temi dell'emarginazione sociale, della devianza, delle istituzioni penali e del carcere e, attraverso il proprio sito Web, mette a disposizione degli operatori sociali e degli studiosi i risultati più rilevanti e compiuti di questa attività. La selezione è operata dal direttore del centro (Emilio Santoro) e dal comitato scientifico (composto da Luca Bresciani, Luigi Ferrajoli, Alessandro Margara, Claudio Sarzotti, Gino Tapparelli e Danilo Zolo).

L'altro diritto organizza inoltre incontri con personale professionale o volontario, impegnato nel mondo del carcere e in generale attivo nei luoghi sociali dove vengono relegate le componenti marginali delle società contemporanee, oltre a un paio di giornate di studio l'anno su temi specifici, a cui partecipano operatori e studiosi nazionali ed internazionali. Gli incontri degli ultimi tre anni hanno riguardato i seguenti temi: "Prostituzione: realtà e prospettive", con interventi di Carla Corso, comitato per la tutela dei diritti delle Prostitute, Marida Bolognesi, presidente della Commissione affari sociali della Camera, Don Luigi Benzi, Comunità 'Papa Giovanni'; "Governare il carcere: bilancio di un esperienza", incontro con Alessandro Margara; "Governare un carcere: esperienze a confronto", con interventi di Ettore Ziccone, Prap Toscana, Cosimo Giordano, direttore Sollicciano, Maria Grazia Grazioso, direttrice della Casa di Reclusione Mario Gozzini, Vittorio Cerri, direttore del carcere di Pisa, Paolo Basco, direttore del carcere di Arezzo, Pierpaolo D'Andria, direttore del carcere di Porto Azzurro, Carlo Mazzerbo, direttore del carcere della Gorgona, Margherita Michelini, direttrice del carcere di Empoli, Ione Toccafondi, direttrice del carcere di Prato; "La mediazione penale minorile", con interventi di Adolfo Ceretti, Università di Milano, Giovanni Ghibaudi, Ufficio per la mediazione di Torino, Daniela Lastri, Assessore alla pubblica istruzione, Comune di Firenze, Jacqueline Morineau, Centre de médiation et de formation à la médiation, Giovanni Passaleva, Assessore alla famiglia e alle politiche sociali, Regione Toscana, Piero Tony, Presidente Tribunale minorile della Corte d'Appello di Firenze, Laura Volpini, Università di Roma. Il centro ha infine avviato da un anno una collaborazione ufficiale con le riviste "Dei delitti e delle pene" e "Toscana Giurisprudenza" (un rappresentante de L'altro diritto fa parte dei comitati di redazione di entrambe le riviste).

Il Centro nasce come uno sviluppo dell'attività didattica e di ricerca avviata, a partire dall'anno accademico 1994-95, nell'ambito dei corsi di Sociologia del diritto tenuti presso il Dipartimento di Teoria e Storia del Diritto dell'Università di Firenze. I risultati delle ricerche pratiche di quel corso, raccolti in 22 saggi, hanno dato vita ad un volume a cura di Emilio Santoro e Danilo Zolo, L'altro diritto. Emarginazione, devianza, carcere, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1997. I temi trattati nel volume sono: la tossicodipendenza, la condizione dei senza-fissa-dimora, la vita nei campi Rom, la violenza sessuale, le pratiche repressive delle forze dell'ordine, la situazione degli adulti e dei minorenni reclusi in carcere, il suicidio carcerario, le condizioni di vita delle persone internate negli ospedali psichiatrici giudiziari o ricoverate negli ospizi, l'esperienza delle cooperative sociali.

L'iniziativa si ispira anzitutto all'idea che manca nelle nostre Facoltà di giurisprudenza un contatto vivo con quello che Roscoe Pound chiamava law in action per distinguerlo e in qualche modo opporlo al law in books. Il 'diritto dei libri' consiste in imponenti apparati di norme scritte che pretendono di essere obbedite: dalla Costituzione ai Codici, alle centinaia di migliaia di leggi ordinarie, di regolamenti esecutivi, di circolari ministeriali, di atti normativi locali, di direttive internazionali. Ma accanto ad esso esiste un altro diritto: è il diritto in azione e cioè il fitto reticolo di transazioni sociali attraverso le quali i principi e le regole del diritto divengono disciplina effettiva di singoli casi concreti. Fra questi due versanti dell'esperienza giuridica esiste oggi un rapporto molto problematico. Anzi, e le ricerche del nostro Centro di Documentazione cercano di metterlo in particolare evidenza, la divaricazione fra il diritto formalmente emanato e il diritto interpretato ed eseguito dalle corti giudiziarie e dalle burocrazie amministrative - o applicato spontaneamente - è un fenomeno che negli ordinamenti moderni tende ad espandersi e approfondirsi. Appare sempre più chiaro che le prassi normative che regolano di fatto l'interazione sociale sono influenzate soltanto in minima parte dalle prescrizioni dell'ordinamento giuridico formale. Soltanto attraverso lunghi, conflittuali e spesso sotterranei processi di reinterpretazione, distorsione e selezione normativa la legislazione statale diviene disciplina effettiva.

Una seconda ragione ci ha motivato nell'organizzare questo Centro di Documentazione. Le indagini che presentiamo sono indirizzate a quella che potremmo chiamare la faccia oscura del diritto nelle società postindustriali, governate dalle istituzioni del Welfare State. È una faccia oscura per varie ragioni: perché è nascosta nelle pieghe di un tessuto sociale molto differenziato e spesso presidiato da rigide competenze burocratico-professionali; perché è sospinta ai margini da processi di rimozione collettiva, come è il caso dell'universo carcerario e delle altre istituzioni di custodia; od anche perché riguarda le nuove forme di stratificazione sociale che nelle società industriali avanzate hanno dato vita ad una vera e propria underclass: uno strato di cittadini e di stranieri emarginati in termini non solo economici e di consumo privato, ma anche etnici e culturali e quindi esclusi di fatto dall'esercizio dei diritti di cittadinanza, in particolare dei diritti sociali. Si tratta di aspetti della società italiana poco telegenici, salvo che non vengano sfruttati come ingredienti di domestiche telenovelas. Sono quindi rimossi dall'agenda politica e dall'attenzione dell'opinione pubblica, oltre che trascurati dalla riflessione teorica.

L'interesse del Centro di documentazione non è limitato all'ambito italiano; abbiamo iniziato infatti ad ospitare contributi in lingua italiana, spagnola e portoghese per documentare la situazione delle carceri, degli stabilimenti di detenzione ecc., incluso il tema della tortura, in America Latina.

Dopo una prima fase dedicata esclusivamente alla ricerca e alla documentazione all'interno de L'altro diritto è nato, nel 1997, il Centro di consulenza extragiudiziale. L'esigenza principale a cui questa struttura ha cercato di rispondere è stata quella della effettività dei (pochi) diritti dei cittadini detenuti e della loro eguaglianza, condizioni minime della vita penitenziaria ma che sovente, per la fascia più debole della popolazione penitenziaria, vengono meno. Da varie fonti, nonché dalle nostre stesse esperienze di ricerca, emerge infatti come i detenuti meno informati sui propri diritti e sui benefici previsti dall'ordinamento penitenziario danno vita spesso a circuiti penitenziari 'alternativi', più lunghi, più duri e con minori prospettive di reinserimento. È soprattutto il caso dei detenuti immigrati che, a causa delle difficoltà di comunicazione e della spesso breve durata delle loro pene, scontano la propria condanna senza venire quasi mai in contatto con gli operatori penitenziari e senza avere più contatti con l'avvocato (spesso d'ufficio) che li aveva difesi durante il processo.

Lo scopo del Centro di Consulenza Extragiudiziale è dunque soprattutto quello di informare i cittadini detenuti dei loro diritti ed eventualmente di aiutarli ad accedervi in tutte le circostanze in cui non è indispensabile la mediazione di un avvocato. L'ordinamento penitenziario e i benefici in esso previsti, finalizzati a facilitare il reinserimento sociale dei detenuti, presuppongono una attivazione da parte del detenuto stesso o del suo difensore, ma questa attivazione diventa difficile quando non si è assistiti da un avvocato di fiducia durante la fase dell'esecuzione della pena o quando per qualunque motivo si ignorino le norme dell'ordinamento penitenziario o i presupposti per la loro applicazione.

L'attività degli operatori de L'altro diritto ha però presto trasceso i limiti dell'aiuto giuridico e si è estesa a tutte quelle attività che possono favorire l'effettivo godimento dei diritti da parte dei detenuti (contatti con Cooperative Sociali, Comunità e Sert, accompagnamenti di detenuti in permesso o affidati a comunità terapeutiche, ecc.). Negli ultimi tempi L'altro diritto sta dedicando le sue energie al problema della formazione della popolazione detenuta collaborando fattivamente alla creazione del Polo Universitario nel carcere di Prato e cercando di attivare, in collaborazione con altri insegnanti volontari. corsi di scuola superiore nei carceri in cui è presente. Il Centro si è fatto promotore di un tavolo a quattro, L'altro diritto, il Prap della Toscana, e il Provveditorato agli Studi della Provincia di Firenze e la direzione del carcere di Sollicciano per l'attivazione in questo istituto dei primi due anni di scuola superiore, oggi previsti come obbligatori.

Il centro di consulenza extragiudiziale opera nei carceri di Sollicciano, dove i volontari si recano tutti i sabati, di Prato (La Dogaia) dove sono presenti ogni martedì pomeriggio, di Solliccianino (Casa Circondariale Mario Gozzini di Firenze) dove sono presenti un martedì ogni due settimane, e di Empoli, dove si recano tutti i venerdì.

Dal 1998 il centro ha infine attivato un gruppo di sostegno per i minori extracomunitari reclusi nell'Istituto Penale Minorile di Firenze. Scopo del gruppo, che opera tutti i mercoledì pomeriggio all'interno dell'Istituto, è quello di cercare di istituire un'interazione con i ragazzi extra-comunitari basata sulla franchezza e la fiducia, in modo da favorire un loro accesso alle misure alternative alla pena detentiva da cui, per le loro condizioni di "sradicati", sono di fatto esclusi. L'altro diritto continua a seguire i ragazzi anche una volta usciti dal carcere cercando di favorire il loro inserimento sociale: si tenta in particolare di aiutare i ragazzi per tutti i problemi di inserimento che incontrano e ci si occupa della loro formazione scolastica quando si trovano in centri di accoglienza o comunità. L'altro diritto sta infine provando ad attivare una rete di centri (Centro servizi sociali per i minori, comunità, centri di accoglienza o case famiglie) che permetta di sfruttare il lavoro che i volontari de L'altro diritto svolgono all'interno dell'Istituto, ai fini della sistemazione dei ragazzi al momento della loro uscita dal carcere.

Istituto Penale Minorile

 

Quando abbiamo cominciato ad analizzare la risposta giudiziaria italiana alla devianza minorile ci è balzato all'occhio che in Toscana, e più in generale nell'Italia centrale, il vero problema è rappresentato dal trattamento dei minori devianti stranieri. L'esame dei dati relativi ai minori presenti nell'Istituto Penale Minorile (IPM) di Firenze offre, a questo proposito, un dato significativo: la maggioranza dei ragazzi lì presenti è di nazionalità non italiana. Molti di essi sono tunisini, o magrebini, o Rom. Né questo può stupire, tenendo conto della situazione di disagio in cui questi minori vivono. Proprio la loro condizione rende speso impossibile l'applicazione degli istituti alternativi alla detenzione (in particolare la sospensione del processo con messa alla prova, prevista dall'art. 28 d.p.r. 448 del 1988) che permettono ai minori italiani di non permanere nelle maglie della giustizia. Per i minori non italiani che non frequentano alcuna scuola, non hanno lavoro né possibilità di trovarlo, il nuovo processo penale, introdotto dal d.p.r. 448 del 1988, ha come sole risposte l'assoluzione per non imputabilità ed il perdono giudiziale e, subito dopo, la condanna alla pena detentiva. Paradossalmente dunque la riforma della giustizia minorile invece che porre tutti i minori sullo stesso piano ha posto le premesse perché si creasse un ampio solco che differenzia il trattamento dei minori italiani da quelli extracomunitari. Nei confronti di questi ultimi di fatto è venuta a sussistere una disparità di trattamento processuale che rende inefficaci le previsioni del d.p.r. 448 del 1988, vanificando le risposte al fatto criminoso previste dal legislatore. L'iter giudiziale riservato ai minori stranieri risulta differenziato, in malam partem, da quello percorso dai minori italiani ed è molto simile a quello riservato agli adulti.

L'altro diritto ha innanzitutto cercato di comprendere la cultura dei minori Rom ed extracomunitari. Il primo contatto è stato quello con i minori presenti nei campi Rom di Firenze. Il contatto è avvenuto grazie ad alcuni membri dell'associazione che, recandosi nei campi Rom, hanno cercato di comprendere e di discutere direttamente con i protagonisti il significato di comportamenti che dalla nostra società vengono considerati devianti, ma che per i minori Rom costituiscono percorsi di crescita e di identificazione con il gruppo.

Dal 1998 L'altro diritto si occupa concretamente dei problemi dei minori reclusi nell'IPM. La maggior parte di tali minori, come detto, è costituita da extracomunitari, appartenenti principalmente all'area magrebina (Marocco, Algeria, Tunisia) e a quella balcanica (albanesi, slavi in genere). Tra i detenuti di cittadinanza italiana, sono numerosi i Sinti e i Rom.

Il numero massimo di minori che l'Istituto, ricavato da strutture preesistenti e collocato in pieno centro storico, può attualmente ospitare è 34. I volontari de L'altro diritto operano all'interno dell'IPM tutti i mercoledì pomeriggio, con l'intento di istituire un'interazione con i ragazzi che si trovano in una condizione di "sradicamento" non solo sul piano strettamente giuridico, come nel caso dell'esclusione di fatto dall'accesso alle misure alternative alla pena detentiva; bensì anche sul piano umano, per la mancanza di qualsiasi contatto 'reale' con l'esterno. Assenza tanto più difficile da affrontare se si tiene conto della loro giovane età. Considerando che in media circa il 90% dei detenuti nell'Istituto è in attesa del giudizio definitivo, emerge limpidamente il perché del senso di precarietà e di incertezza se non di rassegnazione che i ragazzi avvertono nei confronti del proprio futuro. L'altro diritto cerca quindi di aiutare i reclusi nella soluzione di problemi apparentemente banali, ma che, per ostacoli di varia natura, in primis linguistica, si trasformano in realtà in situazioni di difficile comprensione e soluzione. Spesso, infatti, i minori detenuti incontrano difficoltà anche nel semplice reperimento di un difensore, oppure nel mettersi in contatto con il proprio avvocato, magari per conoscere la data di un'udienza o il giorno di uscita dal carcere.

Al di là di questioni immediatamente legate alla condizione giuridica dei minori, i volontari cercano inoltre di creare occasioni in cui essi, nonostante la reclusione, possano esprimersi 'liberamente'. Ogni anno, ad esempio, L'altro diritto organizza cene o merende all'interno dell'Istituto, le quali rappresentano importanti momenti di aggregazione. Inoltre, i volontari hanno, in più occasioni, prestato aiuto sul piano del recupero scolastico e assecondato discussioni su temi proposti dai minori, organizzando anche attività sportive.

Purtroppo, i progetti di lunga durata devono scontrarsi con il dato oggettivo che la quasi totalità dei detenuti è destinata ad uscire dall'IPM nel giro di pochi mesi, a causa della scadenza della misura cautelare disposta: in tal modo la popolazione dell'istituto costituisce un gruppo estremamente discontinuo, estremamente mutevole ed eterogeneo.

Spesso L'altro diritto continua a seguire i minori anche una volta usciti dal carcere, cercando di favorire il loro inserimento sociale: si tenta in particolare di aiutare i minori per tutti i problemi di inserimento che incontrano e ci si occupa della loro formazione scolastica quando si trovano in centri di accoglienza o comunità. Da due anni, in particolare, alcuni volontari stanno seguendo i percorsi scolastici di giovani ex-detenuti che devono conseguire la licenza media. L'attività si svolge tutti i sabato pomeriggio presso il Centro Mercede.

L'altro diritto sta, infine, provando ad attivare una rete di centri (Centro servizi sociali per i minori, comunità, centri di accoglienza o case famiglie) che permetta di sfruttare il lavoro che i volontari de L'altro diritto svolgono all'interno dell'Istituto, ai fini della sistemazione dei ragazzi al momento della loro uscita dal carcere.

I coordinatori dell'attività svolta all'IPM sono Laura Basilio e Stefano Pietropaoli.

 

Centro di consulenza extragiudiziale

 

L'ordinamento penitenziario e i benefici in esso previsti, finalizzati a facilitare il reinserimento sociale dei detenuti, presuppongono una attivazione da parte del detenuto stesso o del suo difensore, ma questa attivazione diventa difficile quando non si è assistiti da un avvocato di fiducia durante la fase dell'esecuzione della pena o quando per qualunque motivo si ignorino le norme dell'ordinamento penitenziario o i presupposti per la loro applicazione. L'altro diritto ha organizzato il centro di consulenza extragiudiziale dove laureati o laureandi in materie giuridiche sono disponibili per fornire informazioni in merito a tutti i problemi giuridici che possono sorgere durante l'esecuzione della pena.

Il centro di consulenza extragiudiziale si propone ad esempio di aiutare i detenuti a definire la propria posizione penale, effettuando un conteggio di pena per determinarne la parte ancora da scontare. Una volta nota la pena da scontare e il reato che ha portato alla condanna sarà possibile valutare se ricorrano i presupposti per chiedere l'ammissione ad alcuna delle misure alternative previste dall'ordinamento penitenziario e, nella eventualità che ciò sia possibile, preparare insieme l'istanza alla magistratura di sorveglianza, nonché affrontare le questioni applicative più rilevanti in ordine all'esecuzione delle pene. I volontari del centro sono inoltre pronti a prestare la loro collaborazione alla stesura di qualsiasi domanda o reclamo che i detenuti vogliano indirizzare alla magistratura o alla direzione del carcere, ad occuparsi anche delle procedure da seguire per ottenere i permessi premio o i permessi di necessità, o anche di questioni giuridiche relative all'iscrizione agli uffici di collocamento e al lavoro esterno.

Il centro è inoltre pronto a fornire tutte le informazioni relative alla cosiddetta "legge Simeone" e ad aiutare a preparare tutte le istanze da essa previste.

Il centro di consulenza extragiudiziale opera nei carceri di Sollicciano, dove i volontari si recano tutti i sabati, di Prato (La Dogaia) dove sono presenti ogni martedì pomeriggio, di Solliccianino (Casa Circondariale Mario Gozzini di Firenze) dove sono presenti un martedì ogni due settimane, e di Empoli, dove si recano tutti i venerdì. Il centro è attivo inoltre nell'Istituto Penale Minorile di Firenze, dove i volontari sono presenti tutti i mercoledì pomeriggio.

Chi è interessato a mettersi in contatto con il centro di consulenza extragiudiziale può scrivere a

 
"L'altro diritto - Centro di consulenza extragiudiziale" c/o Camera del Lavoro, Borgo dei Greci 3, 50122 Firenze

 

Oppure mandare un e-mail a

 

Carcere di Sollicciano

Carcere di Solliccianino

Carcere di Prato

Carcere di Empoli

Segreteria

Monia Coralli
Francesca Spini

Silvia Petrini

Duccio Sebastiani

Valentina Monti

Adriano Saldarelli

 

 

 

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