Droga e carcere

 

La pena della droga

di Marina Marchisio

 

2.1 - L'andamento dei fenomeni negli ultimi dieci anni

 

Il numero dei detenuti tossicodipendenti negli ultimi dieci anni fa registrare, almeno in termini assoluti, un andamento simile al dato generale della popolazione detenuta. Tale popolazione, come noto, è più che raddoppiata in questo arco di tempo e la parte più consistente di tale aumento si è avuta tra il dicembre del 1990 e il giugno 1993. A partire da quella data, aumenti e diminuzioni si sono succeduti con una certa regolarità fino alla rilevazione del dicembre 1998; i dati rilevati nel 1999 e nel 2000 sembrano far intravedere un nuovo periodo di aumento continuo della popolazione detenuta.

Il valore percentuale dei detenuti tossicodipendenti, invece, pur alternando aumenti e diminuzioni che rispecchiano il dato complessivo ha un andamento leggermente diverso: in un'ottica di medio-lungo periodo non si può non notare il costante calo dell'incidenza del numero dei tossicodipendenti sul totale dei detenuti: il valore massimo si ha nel giugno 1992 (31,67 %) e da quel momento in poi comincia un calo che, malgrado alcune oscillazioni, di minore entità rispetto a quelle del dato generale, porta il valore percentuale sempre al di sotto del 30 %. I valori minimi si registrano nelle ultime due rilevazioni secondo le quali è tossicodipendente poco più del 27 % della popolazione detenuta.

I detenuti sieropositivi aumentano, in termini assoluti, fino alla rilevazione del 30/6/1992 quando superano le 3.800 unità; da allora in poi il calo tra una rilevazione e l'altra è continuo e sempre abbastanza consistente: a partire dalla rilevazione del 30/06/1997 non vengono più superate le 2.000 unità. Tra i detenuti affetti da HIV, i tossicodipendenti rappresentano sempre la maggioranza assoluta, ma anche sotto questo aspetto si può segnalare un cambiamento significativo: al rilevamento del 31/12/1990 era tossicodipendente il 95,54 % dei detenuti sieropositivi, mentre secondo l'ultimo dato disponibile tale percentuale è scesa all'86,77 %.

L'incidenza dei detenuti sieropositivi sul totale dei presenti è in netto calo: si va da un valore che sfiora il 10 % (31/12/1990) all'attuale 2,57 %. Nella lettura di questo dato bisogna tenere presente che esso si riferisce ai sieropositivi accertati in seguito a screening volontario effettuato presso gli istituti; un calo così pronunciato può, quindi, dipendere anche da una diminuzione del numero di test effettuati.

I dati sembrano confermare l'ipotesi in quanto il numero dei detenuti testati aumenta in termini assoluti ma cala rispetto al totale dei nuovi giunti; la diminuzione, però, appare abbastanza contenuta e, letta insieme al forte calo sia assoluto sia percentuale dei detenuti risultati positivi al test, può condurre alla conclusione che negli ultimi dieci anni la diffusione del HIV all'interno delle mura carcerarie sia effettivamente diminuita così come è accaduto fuori dal carcere.

Un altro fattore che può spiegare il forte calo dell'incidenza dei detenuti sieropositivi sul totale dei presenti è l'utilizzo di misure alternative alla detenzione.

In base a questi dati le misure alternative adottate nei confronti di persone affette da HIV sono aumentate nel lungo periodo in quanto si passa dalle III del primo rilevamento alle 213 dell'ultimo; anche se la non omogeneità dei periodi di rilevazione complica la lettura e l'analisi dei dati. In ogni caso si può notare come dal secondo semestre del 1998 i provvedimenti alternativi alla detenzione siano calati in maniera costante e consistente passando da 581 a 213 senza alcuna inversione di tendenza. Non si può, dunque, invocare l'utilizzo delle misure alternative per spiegare il calo dei detenuti sieropositivi.

Un altro elemento che risulta evidente dalla lettura della tabella è l'andamento discontinuo di questi provvedimenti: si alternano, infatti, fasi di grande aumento - ad esempio tra il luglio 1992 e il luglio 1993 - e momenti caratterizzati da diminuzioni altrettanto consistenti come testimoniano i dati relativi al periodo 1994-95. Su questa discontinuità pesano molti fattori tra i quali il principale è rappresentato, probabilmente, dall'evolversi e il modificarsi del quadro legislativo di riferimento, nel quale si sono alternate norme per le quali esisteva un automatismo di incompatibilità tra sieropositività e detenzione ad altre, di tipo più restrittivo, che invece non stabilivano nessun tipo di automatismo rivalutando la discrezionalità della decisione dei magistrati di sorveglianza e di merito chiamati ad esprimersi valutando la situazione di ogni singolo caso.

Un secondo fattore che può spiegare l'andamento discontinuo delle misure alternative alla detenzione è, infatti, proprio l'atteggiamento della magistratura influenzato, indubbiamente, sia dalle oscillazioni normative, sia dall'impatto emotivo di fatti di cronaca che in passato hanno visto coinvolti detenuti beneficiari di misure alternative.

Infine il terzo elemento che va menzionato e che, indubbiamente, ha condizionato in qualche modo sia il quadro normativo, sia l'orientamento della magistratura di sorveglianza, ha a che fare con l'evolversi delle terapie che, migliorando la situazione sanitaria dei sieropositivi e delle persone in AIDS conclamata, hanno reso possibile la loro compatibilità con il carcere per periodi più prolungati ed innalzato la soglia dell'incompatibilità tra HIV e detenzione. Tale innalzamento è testimoniato anche dalla serie storica relativa ai detenuti affetti da AIDS conclamata.

L'aumento è consistente sia in termini assoluti (da 39 a 128), sia osservando l'incidenza percentuale sul totale dei sieropositivi. Rispetto a dieci anni fa ci sono in carcere più persone affette da AIDS conclamato e a determinare questa situazione concorrono, probabilmente, sia l'aumento generale della popolazione detenuta e, in essa, del numero di sieropositivi, sia l'andamento delle misure alternative; non è un caso che spesso nei periodi in cui le misure alternative aumentano i detenuti in AIDS conclamata presenti in carcere diminuiscono.

 

2.2

I tossicodipendenti presenti in carcere al 31/12/2000

 

Secondo i dati ufficiali del ministero, al 31/12/2OOO erano presenti nelle carceri italiane 14.440 tossicodipendenti pari al 27,23 % della popolazione detenuta e soltanto 1.293 (8,9 %) erano in trattamento metadonico. Le persone con problemi di alcooldipendenza erano, invece 647 pari a poco più dell'1 % del totale. La regione con la percentuale più alta di detenuti tossicodipendenti rispetto al totale dei detenuti è la Liguria con il 49,O5 % seguita da Sardegna e Veneto rispettivamente con il 37,99 % e il 36,40 %. Su valori prossimi al dato nazionale si collocano Lombardia, Umbria e Friuli Venezia Giulia in cui circa un quarto dei detenuti è tossicodipendente. La regione in cui la percentuale di tossicodipendenti sul totale dei detenuti è in assoluto la più bassa è la Calabria (10,34 %).

La regione nella quale il trattamento metadonico sembra più diffuso è la Sardegna con 211 casi pari al 39,59 % dei tossicodipendenti seguita da Friuli Venezia Giulia (23,66 %), Trentino (22,40 %), Lombardia (16,18 %) e Toscana (16,13 %) che si collocano tutte nettamente al di sopra del dato fatto registrare al livello nazionale; un dato simile a quello nazionale si registra in regioni quali il Molise e la Liguria, mentre le regioni più distanti sono la Basilicata, in cui non sono segnalati casi di detenuti in trattamento metadonico, la Valle d'Aosta, la Campania, la Calabria e la Puglia.

I numeri relativi ai detenuti alcooldipendenti sono tutti molto più bassi; raramente le persone con questo tipo di dipendenza superano 1'1 % del totale dei detenuti; la regione più distante per eccesso dal dato nazionale è il Trentino dove i detenuti alcool dipendenti sono 20 e rappresentano il 5,54 % della popolazione carceraria.

La maggioranza assoluta dei detenuti con problemi di dipendenza da sostanze è rappresentata da uomini in tutte le regioni; del resto questo dato non può non risentire del dato generale: anche nell'universo della popolazione detenuta la maggioranza assoluta è costituita da uomini (95,61 %).

I detenuti stranieri tossicodipendenti sono 3.873 pari al 7,24 % dei presenti; al 26,57 % dei tossicodipendenti e al 25,37 % degli stranieri.

In termini assoluti la regione in cui i tossicodipendenti stranieri sono più numerosi è il Lazio (505) seguito dal Piemonte (454) e dalla Lombardia (430); le carceri in cui i tossicodipendenti stranieri sono meno numerosi sono quelle del Molise (3), della Puglia (32) e della Valle d'Aosta (39). Guardando i valori percentuali calcolati sul totale dei detenuti presenti si può osservare come Liguria, Trentino, Veneto e Valle d'Aosta fanno registrare un valore che è più del doppio di quello fatto registrare a livello nazionale, mentre Molise, Puglia, Campania e Sicilia sono le regioni in cui il valore percentuale è il più basso in assoluto ed è più distante da quello nazionale.

Per avere un’idea più precisa di alcune caratteristiche sociodemografiche dei detenuti tossicodipendenti si possono utilizzare i dati dell’indagine a copertura parziale sulla base delle schede trasmesse al servizio per l’informatica e la statistica del Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria. Tali dati riguardano 6.410 detenuti pari al 44,4 % dei tossicodipendenti presenti in carcere alla data del 31/12/2000 e prendono in considerazione le variabili del sesso, dell’età, del grado di istruzione, della posizione giuridica e della sostanza prevalentemente assunta.

Gli uomini coinvolti in questa indagine a copertura parziale sono stati 6.165, le donne 245; circa la metà del campione si colloca nella classe di età che va dai 30 ai 39 anni, mentre la classe meno numerosa è quella che comprende le persone tra i 18 e i 20 anni. In 71 casi (1,11 %) l'età non è stata rilevata. L'età media di questo campione è di circa 33 anni (32,8). In tutte le classi di età, e anche a livello generale, i titoli di studio più diffusi sono la licenza media (44,04 % ) e la licenza elementare (28,74 %); è molto alta anche la percentuale di coloro che non hanno indicato il loro titolo di studio.

Le posizioni giuridiche prevalenti sono quelle che collocano l'individuo all'inizio o alla fine della sua vicenda processuale: il 14,46 % del campione è costituito da detenuti in attesa di primo giudizio e i1 68,61 % da condannati definitivi; appellanti e ricorrenti - posizioni che si possono definire intermedie nell'ambito di un iter processuale - rappresentano complessivamente il 14,5 % del campione.

L'ultimo dato disponibile riguarda le sostanze assunte dai detenuti. Circa il 10 % del campione non ha dato indicazioni sulle sostanze assunte; per il resto le sostanze prevalenti sono nell'ordine eroina (assunta dal 63,57 % dei detenuti raggiunti dall'indagine), cocaina (16,22 %) e cannabinoidi (5,57 %). Di qualche interesse anche la percentuale fatta registrare dal metadone che si colloca al quarto posto tra le sostanze dichiarate. Infine, un'ultima osservazione va fatta sull'alcool il cui consumo cresce man mano che dalle classi di età più basse ci si sposta verso quelle più elevate al contrario dell'eroina, il cui consumo aumenta tra i 18 e i 39 anni - oltre il 69 % degli appartenenti alla classe di età 30-39 anni ha dichiarato l'assunzione di questa sostanza - per poi calare nelle classi di età successive. L'andamento del consumo di cocaina, infine, sembra influenzato dall'età anche se in maniera differente: i consumatori restano costanti, con percentuali intorno al 15 % fino alla classe di età 30-39 anni e aumentano nelle due classi successive fino a raggiungere il valore massimo nella classe di età più anziana.

Complessivamente i detenuti sieropositivi presenti in carcere alla data del 31/12/2000 erano 1.459, in maggioranza uomini (1427) e quasi tutti tossicodipendenti (1.205); più dei due terzi dei detenuti in questa situazione sono asintomatici, il 23,1 % è sintomatico e soltanto 1'8,7 % è affetto da malattie indicative di AIDS. Lombardia, Piemonte e Lazio sono le regioni i cui istituti di detenzione ospitano il maggior numero di persone sieropositive o malate (rispettivamente con 396, 166 e 132 casi). In alcune regioni il numero di detenuti in questa situazione non arriva alle 10 unità: Valle d'Aosta (1), Molise (2), Friuli Venezia Giulia (6) e Trentino (7).

Osservando, invece, l'incidenza dei detenuti sieropositivi o malati sui presenti in ogni regione si può notare come, a fronte di un dato nazionale del 2,75 %, le percentuali più alte si registrino in Sardegna (5,92 %), Lazio (5,56 %) e Piemonte (5,50 %) e le più basse in Val d'Aosta (0,41 %), Molise (il valore è analogo a quello registrato in Calabria: 0,55 %) e Friuli Venezia Giulia (0,81 %).

Gli stranieri affetti da HIV sono complessivamente 159; anch'essi sono in grande maggioranza asintomatici (125), 29 sono asintomatici e affetti da malattie indicanti AIDS. La maggior parte di essi si concentra in Liguria e nel Lazio, mentre non sono presenti stranieri sieropositivi o malati in Valle d'Aosta e in Trentino.

Gli ultimi dati che si propongono in questo capitolo riguardano:

  1. la percentuale di detenuti testati sul totale dei nuovi giunti nel periodo 1/07/2000-31/12/2000;

  2. le misure adottate nei confronti dei detenuti affetti da HIV per incompatibilità con il regime carcerario.

Nel corso del secondo semestre 2000 complessivamente è stato sottoposto a screening il 35,93 % dei detenuti entrati in carcere dalla libertà. In alcune regioni la percentuale di detenuti testati è sensibilmente più elevata rispetto alla media nazionale: Liguria (80,92 %), Veneto (76,84 %), Piemonte (73,77 %). Tutte le altre regioni fanno registrare valori che non sono molto dissimili da quello medio nazionale: fanno eccezione la Valle d'Aosta - dove nel corso del periodo preso in esame non sono stati effettuati test – e il Lazio dove i detenuti testati sono stati appena il 12,12 % degli entrati dalla libertà.

I detenuti risultati positivi al test sono stati complessivamente 614 pari all'1,38 % degli ingressi e al 3,65 % dei test eseguiti. Sardegna, Lazio e Trentino sono le regioni in cui è più elevata la percentuale dei detenuti che risultano positivi rispetto al totale dei testati, mentre le regioni in cui questa percentuale è più bassa sono il Veneto e l'Umbria.

Nel corso del secondo semestre 2000 sono stati adottati 213 provvedimenti nei confronti di detenuti affetti da HIV per incompatibilità con il regime carcerario; un numero abbastanza consistente se si considera che alla data del 31/12/2000 erano in carcere 349 persone affette da AIDS conclamata o con deficit immunitario grave o rilevante.

La posizione giuridica dei detenuti che hanno beneficiato di questi provvedimenti è, nella maggioranza dei casi, quella di imputato, mentre i condannati che hanno usufruito del rinvio di esecuzione della pena rappresentano soltanto il 30 % dei beneficiari di misure alternative. Questo dato va letto alla luce del fatto che gli organi competenti sono differenti: la magistratura di sorveglianza, chiamata ad esprimersi nei riguardi di detenuti condannati, sembra, in generale, più severa rispetto alla magistratura di merito che si pronuncia nei riguardi degli imputati.

A livello complessivo, cioè sommando i provvedimenti riguardanti gli imputati e i condannati, Liguria, Lombardia e Lazio sono le regioni in cui questi provvedimenti sono stati più frequenti e numerosi. Va, inoltre, segnalato che in alcune regioni nel secondo semestre 2000 non sono stati emessi provvedimenti a favore di persone con deficit immunitario grave o rilevante; tali regioni sono: la Calabria, le Marche, il Molise, l'Umbria e la Valle d'Aosta.

il dato disaggregato in base alla magistratura di competenza - che per altro andrebbe letto anche con Il conforto di altri dati sulla popolazione detenuta disaggregati a livello regionale - mette, comunque, in ulteriore evidenza le differenze a livello locale. Le regioni in cui la magistratura di merito non ha concesso benefici sono state sei (Abruzzo, Calabria, Marche, Molise, Umbria e Valle d'Aosta) e quelle in cui non ci sono stati, per il secondo semestre 2000, provvedimenti emessi dalla magistratura di sorveglianza sono in totale nove in quanto alle già citate Calabria, Marche, Umbria, Valle d'Aosta e Molise, vanno aggiunte la Basilicata, la Campania, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino.

 

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