Tutti i tagli della sanità...

                     

"Nelle carceri viene negato il diritto alla salute"

 

L'Unità, 9 marzo 2003

 

"Oggi in carcere viene ancora calpestato il diritto alla ,salute sancito dalla nostra Costituzione". Sandro Libianchi, medico di Rebibbia e presidente di "Co.N.O.S.C.I onlus" (Coordinamento Nazionale Operatori per la Salute nelle Carceri Italiane), commenta con amarezza i tagli alla sanità penitenziaria contenuti nella Finanziaria 2003 e pubblicati venerdì dall'Unità: il 23,7 per cento in meno del 2001. Una riduzione che "cronicizza una situazione già drammatica sul fronte dei farmaci, del personale sanitario e nella prevenzione delle malattie tra i detenuti". Una riduzione tanto più grave, tenuto conto del costante aumento della popolazione carceraria ,e del numero crescente di tossIcodIpendenti rinchiusi dietro le sbarre dei penitenziari italiani.

 

Meno soldi per la salute del reclusi. Che ne pensa?
"È dal '99 che prosegue la riduzione dei fondi per la sanità penitenziaria. Con la Finanziaria 2003 siamo arrivati al capolinea: ci vengono assegnati circa 80 milioni di euro, meno che nel lontano 1993, quando il servizio sanitario carcerario poteva disporre dl 180 miliardi di lire".

Difficoltà nel reperire le medicine contro l'Hiv e l'epatite C'è sempre il rischio di interrompere le terapie.

 

 Quali sono le patologie più diffuse dietro le sbarre?

"Senza dubbio l'epatite e l'Aids, quali complicanze della tossicodipendenza".

 

Quanti sono i reclusi tossicodipendenti?

"Secondo il Ministero della Giustizia sarebbero il 28 per cento della popolazione carceraria Ma è un dato sottostimato. Oggi i detenuti tossicodipendenti sono più del 40 per cento, con punte del 70 per cento in città come Genova, Roma, Milano e Bari".

 

Dopo i tagli, quali conseguenze prevede?.

"Ci saranno difficoltà nel reperimento delle medicine, soprattutto di quelle più care, contro epatite e Hiv. Già oggi i farmaCI Aids arrivano all'ultimo minuto e c'è sempre il rischio di dover interrompere la terapia. Ma i tagli della Finanziaria 2003 si faranno sentire anche su un altro fronte".

 

Quale?

"Quello del personale sanitario, scarso in tutte le regioni: per la cura delle tossicodipendenze in carcere, si arriva a una carenza di circa il 60-70 per cento del personale necessario".

Che ne è del diritto alla salute della persona detenuta!

"Viene brutalmente calpestato non solo dalla mancanza di risorse, ma anche dall'impossibilità di un rapporto fiduciario tra paziente e curante".

 

Ci spieghi meglio

 

"In carcere il detenuto non si può scegliere un medico di fiducia. Inoltre non c'è alcuna riservatezza: quando il medico incontra il paziente, al colloquio assiste un agente. Accade così che molti non ti dicono di sentirsi male o in astinenza e molte malattie, compreso l'Aids, non vengono diagnosticate".

 

Come migliorare questa Situazione?

"Innanzitutto si deve completare la riforma del '98 che prevede il passaggio della sanità  penitenziaria dal Ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale. Come sottolineato nella relazione finale del Comitato di monitoraggio, il 27 giugno 2002: "Il trasferimento è urgente per le giuste aspettative dei detenuti che subiscono le gravi carenze del sistema sanitario penitenziario...". Oggi invece c'è ancora un gran pasticcio per quanto riguarda i detenuti tossicodipendenti".

 

Di che si tratta?

"Il decreto legislativo 238 del '99 ha trasferito alle Regioni la cura delle tossicodipendenze. Il Ministero della Giustizia, però, non ha ancora trasferito i fondi e ha mantenuto la competenza per la cura dell'epatite e dell'Aids. Accade così che lo stesso detenuto va diviso in due: in quanto tossicodipendente è curato dalla Regione, in quanto affetto da una patologia correlata è assistito dal Ministero. Speriamo che il tanto propugnato federalismo sanitario delle Regioni possa mettere chiarezza in questo settore".

 

A chi spetta invece l'opera di prevenzione delle malattie e dell'igiene in carcere?

"Dal 1 gennaio 2000 se ne occupano le singole Regioni. Ma anche in questo caso al trasferimento di funzioni non è seguito alcun passaggio di soldi, che sono rimasti nelle solite mani: quelle del ministero della Giustizia".

 

Voi medici che lavorate in carcere, come pensate di far sentire le vostre ragioni?

"Il Coordinamento che presiedo ha presentato un documento, sottoscritto da ben 1240 associazioni, nel quale si chiede che venga al più presto attuato il trasferimento di tutte le funzioni al Servizio sanitario nazionale, affinché siano individuati con chiarezza i centri di responsabilità della sanità in carcere. Oggi in galera la salute dei detenuti è ancora disciplinata dalla legge 740 del 1970: un normativa superata e del tutto inadeguata".

Tutti i numeri sui tagli alla spesa penitenziaria

 

L'Unità, 9 marzo 2003

 

La legge Finanziaria 2003 ha tagliato 70 milioni di euro alla spesa penitenziaria. Uno dei settori più colpiti è stato il servizio sanitario e farmaceutico (meno 23,7 per cento). Oggi circa il 40 per cento dei detenuti non riesce a curarsi. Mancano medicine e defibrillatori.

Gli altri tagli hanno riguardato: la ristrutturazione degli immobili (meno 38,8 per cento), i mobili e gli arredi degli istituti (meno 33,3 per cento), i mezzi di trasporto (meno 30,6 per cento), le attività scolastiche e sportive per i reclusi (meno 15,3 per cento), gli stipendi dei detenuti lavoranti (meno 9 per cento), e il loro mantenimento (meno 7 per cento).

L'attuale indebitamento dell'Amministrazione penitenziaria supera i 40 milioni di euro, molte carceri sono in bolletta, i creditori e fornitori di servizi sono alle porte. Nel carcere milanese di Opera, due settimane fa, stavano per staccare il gas.

Impressionanti anche i tagli agli istituti penali minorili: meno 30,29 per cento per i servizi di vitto, luce, gas, acqua e pulizia; meno 34 per cento per la sanità minorile e meno 30 per cento per le attività di recupero dei minori (attività scolastiche, sportive, ricreative, stipendi per psicologi e mediatori culturali, borse di studio e di lavoro, attività alternative al carcere).

 

 

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