Visita di Antigone nell'O.P.G. di Napoli

 

Antigone nell’O.P.G. di Napoli

rivela la realtà dei condannati all’ergastolo bianco

 

Il Manifesto, 9 agosto 2003

 

Sono rimasti in sei gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari in Italia, dopo l’applicazione della legge Basaglia e la chiusura dei manicomi. Istituzioni limbo, dove il carcere convive con l’ospedale, dove vengono rinchiusi quei malati all’ultima spiaggia, cioè senza famiglia oppure senza le coperture economiche e sociali che permettono un adeguato iter di cura.

In via ufficiale gli "ospiti" sono tutti autori di reato ricoverati per incapacità di intendere e volere, con perizia di pericolosità sociale. In realtà i detenuti sono soprattutto schizofrenici con disturbi della personalità che hanno commesso reati cosiddetti "bagatellari": inadempienze agli arresti domiciliari, offese a pubblico ufficiale, che possono pagare con decine di anni di internamento. Così la detenzione può variare dai 3 ai 12 anni, fino "all’ergastolo bianco" se appunto gli psicologi incaricati li giudicano ancora malati e nessuno, parenti o istituzioni, li prende a carico.

È il caso di Vito De Rosa, un anziano senza età, rinchiuso da 50 anni dopo aver ucciso lo zio nel 1953. Vito ha iniziato a scontare la sua pena in un carcere "ordinario", poi le autorità si sono accorte dei suoi disturbi e lo hanno trasferito negli anni 60 in uno dei manicomi criminali dell’epoca. Non è più uscito. Oggi non potrebbe fare male a una mosca e il suo caso è stato preso a cuore dai dipendenti dell’O.P.G. napoletano di Sant’Eframo, che hanno chiesto la grazia al Presidente della Repubblica. Ma il problema è che i parenti di Vito sono morti e le strutture territoriali non sono disponibili a farsene carico.

Ieri il Sant’Eframo è stato visitato da una delegazione di Antigona, con il Consigliere regionale del PRC Francesco Maranta. A sollecitare la visita è stata la lettera di S.P.; il quale, fermato da due poliziotti in borghese mentre stava facendo una foto, aveva dato in escandescenze perché non si erano qualificati. Gli agenti l’avevano riempito di botte, arrestato e continuato poi a malmenarlo in questura. Difeso da un avvocato d’ufficio, S.P. è stato processato e giudicato in primo grado "incapace di intendere e di volere". Da un mese è a Sant’Eframo, ma deve scontare altri due anni. Ad Antigone ha chiesto: "Come esco di qui? Non sono matto".

Storie che si potrebbero pensare legate a un lontano passato, quando si potevano chiudere i poveri "fastidiosi" in manicomio e buttare via la chiave. E invece sono storie d’oggi: le cose sono un po’ migliorate, ma gli O.P.G. esistono ancora. Come appunto Sant’Eframo, una struttura che versa in condizioni precarie: "Celle senz’aria, affollate da 180 internati, con appena 35 infermieri, 4 educatori e 2 psicologi, mentre i 95 poliziotti sono completamente impreparati a relazionarsi con le crisi dei malati – spiega la delegazione. Un vero e proprio carcere dove è difficile immaginare qualcosa di terapeutico".

"I tagli alla spesa sanitaria penitenziaria degli ultimi anni – ha spiegato Maranta – pesano ancora di più in strutture dove gli internati sono persone che avrebbero bisogno di una maggiore assistenza. Come mi ha detto Angelo, internato da 15 anni <questo non è un ospedale, ma una discarica>".

 

 

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