Progetto Strada

 

Progetto Strada, dallo sfruttamento all’autonomia

 

Sono 500 le donne avvicinate dagli operatori nell’area pisana e trentina:

circa quelle prese in carico, 15 inserite in azienda

 

Redattore sociale, 04.03.2004

 

Bilancio incoraggiante per il Progetto "Strada", a pochi passi dalla conclusione nel prossimo giugno. Sono circa 500 le donne – vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale – con cui gli operatori, dall’avvio dell’iniziativa nell’ottobre 2002, sono riusciti ad entrare in contatto nei luoghi della prostituzione nell’area di Pisa (Provincia) e Trento (Provincia autonoma, Comune e Comune di Rovereto).

È quanto è emerso dal convegno svoltosi nel pomeriggio di ieri a Pisa nella Sala Consiglio della Provincia. Il progetto, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per un ammontare di oltre 824mila euro, si inserisce nell’ambito dell’iniziativa comunitaria Equal ed ha come obiettivo "il superamento degli ostacoli al reinserimento socio-lavorativo delle donne oggetto di tratta che decidono di liberarsi dai condizionamenti delle organizzazioni criminali per avviare un percorso di protezione sociale sulla base dell’art.18 del D.Lgs 286/98", strumento mantenuto dalla successiva Legge Bossi-Fini sull’immigrazione.

Ricco il partenariato – nazionale e trasnazionale –, vero punto di forza del progetto, che vede collaborare Provincia di Pisa, come soggetto titolare, insieme a Provincia autonoma e Comune di Trento, Comune di Rovereto, Provincia di Potenza. Fuori dall’ambito nazionale – e comunque con il coinvolgimento della Provincia di Torino nell’ambito dell’accordo "Gender Street" – lavorano insieme Austria, Olanda e Francia, quest’ultima nell’ambito dell’accordo "Insertion Durable", orientato al recupero di chi – oltre alle persone vittime di tratta – vive in realtà di emarginazione. In più ‘Strada’ si avvantaggia del supporto metodologico dell’associazione "On the road" e del coordinamento tecnico di "Tecla", oltre alla rete di collaborazione "offerta da forze dell’ordine, sindacati, università, associazioni di categoria, che hanno avuto un ruolo determinante nello svolgersi delle varie fasi", ha spiegato Carmelo Scaramuzzino, Dirigente Ufficio Relazioni Istituzionali della Provincia di Pisa, referente nazionale del progetto.

In seguito ad una prima attività di monitoraggio sulla prostituzione sommersa nelle tre macroaree di indagine (Pisa, Potenza, Trento), "il progetto ha accompagnato il percorso difficile di giovani donne verso l’autonomia tramite quattro azioni principali: la sperimentazione (solo nell’area della Provincia di Pisa), di un "Drop in Center" – centro polifunzionale di servizi di informazione, accompagnamento, consulenza forniti da mediatori culturali, consulenti legali e sociologi – l’attività di presa in carico-accoglienza-accompagnamento, l’orientamento professionale e la formazione pratica in impresa per poi arrivare all’inserimento lavorativo".

La Provincia di Potenza non ha avviato le attività di accoglienza e orientamento al lavoro, "in Basilicata il fenomeno della tratta non si manifesta nelle forme e dimensioni presenti nel territorio trentino e pisano – ha continuato Scaramuzzino – ma l’area è strategica come punto di collegamento tra la Puglia, dove le ragazze arrivano inconsapevoli, e la Campania, dove le organizzazioni criminali hanno strutture ben impiantate".

Guardando all’area pisana, su circa 250 persone (che unite ad altre 250 in area trentina fanno le 500 di cui si diceva in apertura) "avvicinate", sono ad oggi 100 quelle che hanno preso contatti con il Drop in Center, "33 le coinvolte nelle attività di presa in carico attraverso laboratori motivazionali, percorsi di alfabetizzazione ed incontri nelle scuole e nei comuni per sensibilizzare la comunità locale". Per quanto riguarda il focus del progetto, e quindi l’avvio di misure specifiche volte a dare strumenti differenziati e flessibili per l’accesso al lavoro, "20 persone sono state coinvolte in percorsi di orientamento, 22 hanno sperimentato la formazione pratica in impresa (da due a sei mesi, in aziende selezionate da tutor di intermediazione in base al vissuto di ogni donna e alla disponibilità delle ditte a proseguire il rapporto professionale oltre la formazione) e 5 hanno cominciato una regolare attività lavorativa in vari contesti".

Nell’area di Trento – Provincia e Comune – si sono raggiunti risultati molto simili a quelli dell’area pisana, "un numero lievemente inferiore di persone ha avuto accesso alla presa in carico e alla formazione in impresa, ma sono al momento 10 le persone di fatto inserite in un’azienda, e questo conferma la validità della scelta di un territorio ricco di esperienza nel settore e di un tessuto socioeconomico favorevole. Ora ci attende la fase di diffusione delle buone pratiche, non c’è dubbio che i risultati fanno ben sperare, mi auguro – in vista dell’imminente nuovo bando dell’iniziativa Equal – che il progetto venga rifinanziato".

 

 

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