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Temi delle classi 3A e 3B della scuola media di Limena
Caro Nicola, da quando ti abbiamo conosciuto abbiamo capito cosa vuol dire godere della propria libertà! Deve essere molto difficile vivere lì dentro, soprattutto quando si sa di avere una famiglia che ti aspetta. Abbiamo capito che stare in carcere crea moltissime aspettative verso il dopo: il lavoro, la casa. Ma la realtà è ben diversa: casa e lavoro non ci sono e spesso per i tossicodipendenti nemmeno il posto in comunità. Abbiamo cercato di immaginare come potrebbe essere la vita di un ex-detenuto dopo aver scontato la propria pena; la gente, infatti, è sempre pronta a giudicare e molte volte ad escludere coloro che sono stati in carcere quando invece possono essere delle persone "speciali". Siamo rimaste sorprese dal tuo sguardo che ci voleva trasmettere la tua incredibile voglia di vivere come una persona "libera". Siamo molto contente che tu, come molti altri, abbia trovato un impiego all’interno del carcere, infatti, abbiamo scoperto che sei responsabile della redazione interna del vostro giornale "Ristretti Orizzonti" e che alcuni tuoi compagni lavorano in ambienti pubblici in vari paesi nella provincia di Padova. Per esempio qui a Limena lavora un detenuto in biblioteca. Con le vostre testimonianze ci siamo fatti un’idea più chiara del carcere in Italia. Infatti, non è quell’ambiente violento e brutale che ci viene descritto in certi film, ma pur sempre una realtà difficile da vivere. Abbiamo imparato dalle vostre spiegazioni che ci sono vari tipi di carcere oggi: minorile, giudiziario, penale. Dici che il carcere minorile è spesso una "scuola di crimine" dove i ragazzi più grandi "insegnano" ai più piccoli. Naturalmente ci auguriamo che il carcere minorile possa sempre più redimere i giovani e non il contrario. Nel carcere giudiziario le persone sono lì in attesa di giudizio e sono più di 20.000. Ma il carcere vero e proprio è quello penale dove ci sono regole molto severe. Però abbiamo capito, con un po’ di sorpresa, che secondo te "le regole sono una certezza" e che è necessario inculcare il senso delle regole e della disciplina in persone che purtroppo non ne avevano. Volevamo solo ringraziarti per la tua disponibilità nel raccontare la tua storia e per averci fatto capire una realtà che ignoravamo, quella del carcere. Ti auguriamo per il futuro una vita migliore e piena di felicità con la tua famiglia!
Ciao, Arianna & Laura - 3a Incontro con Nicola e Larbi
"Tutti avevano il motorino, si vestivano alla moda, con vestiti firmati, e io no!" Questo è il motivo per cui molti ragazzi, iniziano a rubare, ed entrare nella malavita. Nicola, uno dei due detenuti che abbiamo incontrato, ha iniziato ad avere a che fare con la giustizia a 14 anni per rivalsa sociale; è entrato in una banda per fare una cosa "diversa", per sentirsi più forte. Così, viene rinchiuso nel carcere minorile a 15 anni, e poi quando a 17 anni esce, inizia a far rapine… piuttosto consistenti con la gente conosciuta in carcere; per tutto questo sta ancora scontando la condanna. Un altro giovane detenuto che abbiamo conosciuto è Larbi, un marocchino, un ragazzo istruito, da come si è presentato. È arrivato a Milano per lavorare e per crearsi una vita normale, ma purtroppo si è messo nei guai, come tanti ragazzi extracomunitari che non sono molto accettati qui in Italia e finiscono nella malavita. Sono molti, moltissimi ormai gli stranieri che entrano in carcere per spaccio di sostanze stupefacenti. Per loro l’Europa, l’Italia erano il benessere, la ricchezza, la possibilità di una vita dignitosa. Ma ciò che sognano nei loro paesi poveri e sottosviluppati, non si trasforma in realtà, quando arrivano da noi. E allora, per vivere, anzi per sopravvivere, accettano tutto, anche spacciare droga. Dall’incontro con Nicola e Larbi abbiamo capito che il sistema carcerario italiano ha una funzione anche rieducativa e riabilitativa che ci è sembrato molto importante. Questi due giovani uomini hanno sbagliato e stanno pagando per i loro errori, ma hanno cominciato a percorrere una strada che li condurrà al reinserimento; questo ci è sembrato molto positivo. Abbiamo parlato anche della proposta di legge molto discussa sull’abbassamento dell’età punibile a 12 anni. Essa viene portata avanti per i molti episodi di criminalità da parte di minori. Come non ricordare i clamorosi casi di Erika e Omar, e la tragedia di Desirèe, cha tanto hanno sconvolto l’opinione pubblica? Alcuni politici con questa legge vogliono cercare di tenere sotto controllo la situazione giovanile, e non lasciare che tanti giovani delinquenti continuino a fare ciò che vogliono. Per me questa legge è abbastanza giusta, anche perché è in vigore in paesi civili come la Francia e l’Inghilterra. Non vorrei sembrare una dura, ma non credo molto al pentimento di questi ragazzi; quando fai una violenza e un reato così grave è sempre una macchia che resta nella tua coscienza, e quella cosa che hai fatto, resterà per sempre in te. Io penso che lo Stato deve essere sostenuto nella lotta al crimine, sia contro delinquenti adulti che minori!
Giulia De Rossi - 3a
Grand hotel o stalla
"In fondo deve essere quasi come stare in un albergo: la tv in camera accesa tutto il giorno; stare sdraiati sulla branda a oziare, dormire, leggere e studiare, se si vuole". Questa, pensavamo fosse la vita in carcere, poi abbiamo ascoltato Nicola, e abbiamo appreso un’altra realtà quella dei carceri sovraffollati, dove in una cella da 2 si sta in 5-6 e per stare in piedi in due tre devono sedersi. Ci ha colpito il senso di solidarietà che si stabilisce tra i carcerati come reazione della condizione dura e deprimente della reclusione e che dimostra un’umanità e un altruismo che tra le persone normali spesso non c’è. Nicola ci ha raccontato che i vestiti dei carcerati sono detti per scherzo "condannati all’ergastolo" perché rimangono dentro, anche quando ormai i loro proprietari sono scarcerati. Gli immigrati, infatti, non avendo parenti che possano portare loro quella di cui hanno bisogno, si passano i vestiti e si aiutano vicendevolmente. Questa è la realtà del carcere di oggi: sovraffollamento, condizioni di vita degradanti. Eppure da tempo sentiamo parlare di indulto e di indultino, che dovrebbe rendere la situazione carceraria più vivibile. Anche il Papa ha chiesto un atto di clemenza per i detenuti da parte dello stato Italiano. Possibile che non si riesca a varare un mezzo indulto per i carcerati comuni?
Samuel e Giulio
Un incontro speciale
Cari Nicola e Larbi, mentre vi ascoltavo, ho provato a immaginare la mia vita rinchiusa in carcere. Mi sono detta: "è come stare a casa da scuola quando sei ammalata, e non puoi nemmeno alzarti dal letto che c’ è sempre la mamma che ti dice: Non fare questo, non fare quello e non fare neanche quell’altro!" Beh! Forse non è proprio così, ma io la vedo così. Però, là non c’ è la mamma, ci sono le dure "regole" che se non vengono rispettate sono guai seri! Ho letto che se uno ritarda di dieci secondi o se si fa la barba in doccia, subito scattano le "punizioni" e non sono una bazzecola, fino a quarantacinque giorni in più di carcere. Trovo che queste regole siano, a dir poco, molto dure. E che dire della proposta di legge per cui i ragazzi dovrebbero essere punibili a dodici anni? A parer mio questa è una crudeltà. Come si può strappare ad una famiglia un bambino di dodici anni? Anche i miei compagni, in maggioranza, sono della mia stessa idea. E poi, un bambino a quell’età non è ancora del tutto consapevole e non pensa alle conseguenze delle sue azioni! È un errore pensare che il carcere sia la soluzione di ogni tipo di problema! Sono anch’ io del vostro parere: più servizi, meno carcere! Beh! Non ho altro da dire, ho solo da augurarvi che, dopo l’uscita dal carcere, voi abbiate una vita semplice e felice!
Laura Semenzato
È meglio il carcere o la propria casa? Non si può mai stare bene come nella propria casa Non ci sembra un carcere ma una scuola di delinquenza
Questi sono alcuni degli argomenti di cui abbiamo parlato durante l’incontro con i due carcerati. Un giorno, nella nostra scuola abbiamo avuto una grand’opportunità (almeno per me lo è stata anche perché in questo modo ho scoperto molte cose che prima non sapevo, mi sono anche tolta alcuni miei dubbi) ci siamo incontrati con due carcerati delle carceri Due Palazzi di Padova. Ci siamo ritrovati nella nostra aula di scienze della scuola media di Limena e lì ci siamo presentati e abbiamo iniziato, dopo esserci fatti un po’ di coraggio, a fare loro delle domande. Ho scoperto molte e molte cose che io prima non sapevo. Se devo essere sincera non mi sarei mai aspettata che in un carcere ci fosse la televisione e che si potesse giocare a calcio… una cosa che ho capito grazie a questo incontro è che non sempre dobbiamo giudicare le persone per le cose che hanno fatto nella vita precedente ma come sono loro, il loro carattere, ecc. Abbiamo parlato di come sono le carceri. Lo non riuscirei mai a stare così tanto lontana dalla mia famiglia, dalla mia casa e non riesco a capire loro carcerati come riescano. Io non riuscirei mai a stare in un carcere in questo modo, poi dopo tutte quelle cose che ci hanno raccontato delle carceri e del loro interno, non ci terrei più ad andarci. Le carceri sono luoghi dove si gode di poca libertà. Ci hanno affermato che i film americani che parlano di carceri non raccontano la vera realtà delle carceri italiane ad esempio il film Il Miglio Verde ci hanno detto che non fa vedere la verità. Così che tutti i film americani che abbiamo visto, non fanno capire come sia veramente il carcere. Abbiamo parlato di come sono esternamente ed internamente le carceri e questo secondo me è stato un argomento molto curioso ed interessante. Ci hanno detto che ora le "celle" non vengono più chiamate così ma con il nome "camere". Noi ragazzi che abbiamo avuto la possibilità di parlare con loro abbiamo chiesto, a questo proposito, se per loro la camera dove ora "vivono" è come la camera di casa loro. La loro risposta è stata: Non si può mai stare bene come nella propria casa. Non ci sembra un carcere ma una scuola di delinquenza (dove i più vecchi t’insegnano a compiere atti di delinquenza). Lo ho riflettuto molto su queste affermazioni. Abbiamo ascoltato la loro vita passata e i vari atti di delinquenza che hanno fatto. Abbiamo parlato anche della nuova legge: anche i ragazzi della mia età in carcere, atti penali, ecc. Lo sono d’accordo che anche i 12enni debbano andare in carcere se commettono atti di delinquenza perché anche loro hanno commesso una cosa sbagliata però non so se magari per una scemata che magari farò io e devo entrare in un carcere sarò ancora d’accordo. Nicola, uno dei 2 carcerati, senza alcun timore ci ha detto che lui ogni volta che usciva commetteva sempre qualcosa di sbagliato. Ha iniziato con spinelli, fumava spinelli di nascosto dietro un muretto. Lo non ho ben capito perché ogni volta che esce commette qualche atto di delinquenza; forse si è formato ormai una nuova amicizia e ha paura di perderla. Questa è una mia ipotesi. Nicola ci ha affermato che lui ha visto crescere suo figlio dentro il carcere. E’ una cosa che mi ha fatto un po’ d’angoscia. .. Vi si stringerebbe il cuore anche a voi se entraste in un carcere " queste sono alcune parole che la redattrice del giornale ci ha detto. Dell’altro carcerato non so molto: è straniero, viene dal Marocco, ha commesso reati anche lui. Lui non ci ha parlato molto della sua vita (forse sarà un tipo un po’ riservato) e anche arrivato in ritardo nella nostra scuola perché si era ritrovato con i suoi genitori. Ci ha detto che lui era da molto che non li vedeva, a questo proposito, Nicola ci ha detto che lui per tutte le vacanze( Natale, pasqua, ecc.) andava sempre a trovare la sua famiglia. Per quanto ne so, mi sembra di ricordare che i carcerati hanno un tot di giorni in cui possono uscire. Noi ragazzi della scuola di Limena abbiamo un caso di carcerato, lavora nella nostra biblioteca di giorno e di sera deve rientrare in carcere. Spero di avere altre notizie.
3B
Criminalità e legalità
La criminalità è una grave azione che l’uomo compie, trascurando qualche regola o legge, perché è dovuto al fatto che un individuo è abituato a fare queste cose già da piccolo. Il carcerato che è venuto a scuola ci ha detto che lui, già da piccolo, con alcuni suoi amici ha cominciato a rubare, prima cose piccole, poi sempre più grandi, perciò bisogna sempre pensare con la propria testa prima di agire e farsi trasportare dagli altri. Riguardo alla tossicodipendenza a me fanno schifo ogni tipo di cose: sigarette, ecstasy, caffè, perché anche questo è una droga! Legalità
L’incontro con i due detenuti mi ha fatto davvero riflettere, la mia idea di "carcere" era molto diversa da come me l’hanno descritto loro. Durante quest’incontro ho capito che il carcere non è per niente simile a quello che fanno vedere la maggior parte delle volte nei film, anzi è come una comunità in cui tutti si aiutano a vicenda per cercare di stare, lì dentro, almeno bene tra di loro. Da quello che mi hanno raccontato i due detenuti, la vita lì dentro non è molto facile, perché si va incontro a una realtà molto diversa da come è fuori Io penso che molti carcerati ora si sono pentiti dei reati commessi in passato e che ora in qualche modo vogliono cercare di migliorare le loro condizioni, però credo che dovevano accorgersene prima di commettere dei reati! Certo, è umano sbagliare, perché ognuno di noi può fare degli sbagli durante la sua vita, l’importante è che non si ripetano. Io avrei ancora tante curiosità sul carcere e una in particolare: non mi riesco a spiegare come facciano alcuni detenuti, vecchi o giovani che siano, a vivere lì dentro, anche per alcuni anni, lontano dai loro famigliari, dalle loro abitudini quotidiane, da tutte le cose a cui prima erano veramente legati. Forse molti di loro hanno cominciato dalle piccole ragazzate (così come le hanno chiamate i due detenuti), tipo rubare una bici o un motorino, fino a commettere reati sempre più gravi, solo per la voglia di sentirsi grandi, per la voglia di entrare a fare parte di un gruppo, e io mi chiedo se ne vale la pena rovinarsi la vita per questo. Purtroppo però non è possibile tornare indietro, per cui non gli resta altro che aspettare di uscire dal carcere e una volta fuori di non combinare più niente altro di male. Tossicodipendenza e criminalità
Per non cadere nella criminalità bisognerebbe stare all’erta, per non infrangere le piccole regole come rubare una bicicletta, un motorino, o qualcosa ai supermercati, perché poi non ci si accorge di infrangere le regole sempre più importanti. Per evitare la tossicodipendenza bisognerebbe evitare le amicizie poco raccomandabili, come quelle persone che si sa che rubano o che fumano. Per evitare questi incontri bisognerebbe frequentare dei gruppi come gli scout o la parrocchia, che ti aiutano a crescere educatamente. Secondo me la tossicodipendenza e la criminalità sono legate tra loro, perché quando uno è dipendente dalla droga e non ha i soldi per comprarla è costretto a rubare, così oltre a essere un drogato è anche un ladro. Sono rimasto molto colpito la prima volta che sono venuti i carcerati perché pensavo che venissero con una scorta di poliziotti, invece sono arrivati con due signore, addette al carcere. Quando sono arrivati giravano per la strada liberamente, anche se secondo me questo è un po’ eccessivo, perché potrebbero scappare o addirittura uccidere. Comunque quando li ho visti e hanno cominciato a parlare di loro mi sono reso conto che sono persone come noi e che si sono pentiti di avere fatto una cosa vergognosa, poco degna della loro persona. Dai loro sbagli ho imparato a non imitare persone che fumano o che si fanno vedere ricchi per restare al centro dell’attenzione, perché così facendo si può finire in mezzo a grossi guai, o comunque avere dei problemi. Una cosa che mi è restata impressa è come i detenuti hanno descritto il carcere italiano, perché ci hanno detto che non è come nelle carceri nella TV, o quelli americani, ma sono molto meno duri. Questi incontri mi hanno fatto riflettere su quello che mi potrebbe capitare e mi piacerebbe farne un altro, con dei detenuti diversi, per sapere cosa hanno fatto e cosa pensano dopo avere commesso quello sbaglio. Sono stato molto affascinato dalle esperienze che ci hanno raccontato i due detenuti: soprattutto uno, che ha passato un bel pezzo della sua vita in carcere e ci raccontava che si sta meglio dopo che il processo è finito e hai subito la condanna, che quando stai ancora per affrontare il processo, in quel momento c’è un carcere ancora più duro. Sarei molto interessato ad entrare, un giorno, in carcere, per vedere e per farmi coinvolgere nella vita del carcere. Vorrei poter aiutare questi detenuti, per cercare di fargli capire dove hanno sbagliato, così quando escono sono persone più belle e che hanno imparato a non sbagliare e se penso che questo è successo grazie a me mi sento una persona bella. Ci hanno raccontato, ed è un argomento che mi ha colpito molto, il fatto che, le celle, loro cercano di chiamarle camere, ma alla fine sono sempre celle. Nelle celle adibite a due persone ce ne possono stare anche quattro o cinque, secondo me questa è una cosa molto brutta e non igienica. Solo il pensare che si possono fare la doccia quando ci sono degli orari definiti è un segno di schiavitù, o forse, per meglio dire, di non libertà. Mi viene in mente il discorso riguardante l’abbassamento del limite di età per entrare in un carcere, anche se minorile, perché non penso che un ragazzo, anzi un bambino di 12 anni, possa capire quali sbagli ha commesso. Quando ci hanno detto che arrivavano dei carcerati io pensavo arrivassero con la scorta di poliziotti, ma non è stato così e sono restato colpito. La cosa più bella che hanno fatto questi due carcerati è stato rinunciare ad un giorno di permesso, dove avrebbero potuto vedere la propria famiglia, per venire qui ad insegnarci e a testimoniare le loro esperienze, per farci capire quando sia sbagliato quello che hanno fatto. Io ho sempre pensato che la mia vita fosse bruttissima e che io fossi sfortunata perché magari c’erano giorni in cui non mi trovavo bene con i miei familiari, oppure litigavo con le persone a cui voglio un infinito bene, poi però ho incontrato due persone che, secondo il mio parere, non hanno avuto una vita proprio facilissima. Comunque io volevo ringraziarvi e volevo dirvi che vi ammiro molto, perché non credo che sia facile andare davanti a dei ragazzi di terza media (che, secondo me, criticano molto come sei vestito, come parli, e cose di questo genere) e parlare della propria vita, di come si è finiti in carcere. E volevo ringraziarvi perché mi avete fatto capire molte cose, tipo come è fatto il carcere, come una persona non ha più la sua libertà e i suoi tempi, come una persona dentro al carcere non può più fare le cose che gli piacevano e deve cercare di adattarsi ai modi delle altre persone per vivere meglio. A volte penso che magari potrò finire anch’io in carcere ed al solo pensiero di vedermi dentro a una cella, dove non posso fare quello che mi gira per la testa, mi viene male! Penso che quasi sicuramente farei un esaurimento nervoso, anche perché sono una persona molto solare, alla quale piace molto stare in compagnia, ma che qualche volta ha bisogno dei suoi momenti per riflettere, poi a me piace andare in giro a visitare posti nuovi e amo molto la natura, quindi non mi vedrei per niente dentro ad un edificio chiusa per anni e anni! Farsi vedere più grandi e più bravi a volte può essere molto rischioso! Tutti sappiamo che se si spaccia droga o qualche altra sostanza illegale, solamente per farsi vedere, si può finire in un mondo non molto bello e ci si può ritrovare dentro a un carcere: è proprio questo l’argomento di cui abbiamo parlato, quando sono venuti i due carcerati a raccontarci la loro esperienza. Per loro è stata un’esperienza molto dura, come penso per tutte le persone che ci sono passate. Si può entrare in carcere anche solo per una bravata, compiuta con degli amici, che poteva sembrare innocua ma invece non lo era per niente! I due carcerati ci hanno spiegato come hanno fatto ad entrare in carcere, cosa fanno mentre sono in carcere, come passano le loro giornate, e la differenza fra carcere penale e giuridico. Ho riflettuto molto, su quello che ci hanno detto, e ho pensato a come si fa presto ad entrare in carcere e a come si può, molto più difficilmente, uscirne. Inoltre ho pensato a come sarebbe la mia vita se io fossi in carcere: non avrei la libertà per fare quello che voglio ogni giorno, che è una cosa che ogni uomo deve avere, perché è un suo diritto. Una cosa che mi ha molto colpito è quando uno dei due carcerati ha detto che ha visto crescere suo figlio attraverso i processi e il carcere, perché lui non ha potuto stargli accanto, mentre cresceva. Io penso che il carcere serva solo alle persone che, dopo esserne uscite, non commettono più gli stessi errori che hanno fatto per entrarci e, soprattutto insegnano alle altre persone a non commettere gli stessi errori e a non cadere mai in quel mondo. "Stando in carcere non ho potuto vedere crescere mio figlio". Questa è la cosa che mi ha più colpito, ho provato tristezza nel pensare a un padre che può vedere suo figlio pochissime volte all’anno. A causa del suo lavoro, io non vedo spesso il mio papà, ma quando stiamo assieme sento che c’è un forte legame tra noi. Penso, invece, che sia difficile avere un buon rapporto con il proprio padre, se questo è in carcere e ci si può vedere pochissimo. "Purtroppo", ci dice Nicola, "non si pensa mai alle conseguenze quando si inizia a compiere una serie di piccoli reati, ma da questi a passare a crimini più gravi, è molto più facile e, da questi ultimi, si arriva alla prigione". All’inizio tutto si prende come un gioco, un gioco da grandi, il non rispettare la legge ci fa sentire adulti, ci fa sentire parte del gruppo. Si pensa "ma sì, è una cosa da poco, non succederà niente", mentre da quel momento la tua vita cambia perché in carcere non sei più libero di decidere nemmeno l’orario per farti una doccia o di decidere l’orario in cui svegliarti. Per fare qualsiasi cosa bisogna dare una domanda scritta. È come togliere le ali ad una persona che vola nel grande cielo della libertà. Quando si compie un reato non si pensa a queste piccole privazioni della libertà che, in fondo, sono quelle che ti fanno sentire più "ristretti". Penso che la vita in carcere sia molto dura, ma è il prezzo che bisogna pagare… per avere sbagliato. Un giorno a scuola sono venuti due detenuti e ci hanno raccontato tutta la loro storia di perché sono andati in carcere. Uno è andato in carcere perché ha rubato, era in carcere tanti anni fa, poi ha finito la carcerazione e dopo tre anni è ritornato in carcere; poi ha detto che ha fatto questo sbaglio perché ha ascoltato dei suoi amici che gli hanno detto che rubando faceva soldi, lui li ha ascoltati e così è andato in carcere; questa persona ha visto crescere suo figlio mentre lui era in carcere e adesso sta vedendo crescere suo nipote. L’altro detenuto due anni fa ha spacciato droga, così l’hanno pescato che spacciava e l’hanno arrestato e quando è andato in prigione non aveva il coraggio di chiamare i suoi genitori per dirglielo, perché non aveva soldi, così i suoi genitori l’hanno saputo dopo due anni che lui era in carcere, perché se lui glielo diceva appena entrato, chissà cosa facevano. La prima volta che sono venuti i detenuti io credevo che arrivassero ammanettati e con la polizia, invece è stato diverso e tutto più semplice, poi le carceri io credevo che fossero brutte e che i poliziotti dessero le botte ai carcerati, ma non è così, perché in carcere c’è una piccola biblioteca ed hanno anche la televisione, ma il brutto è che quando è Natale o Pasqua o delle altre feste loro non possono uscire a divertirsi come noi. Io ho visto che non bisogna fare come loro o delle altre stupidaggini, perché vai in prigione per un po’ o per il resto della vita, io penso che è meglio passare la vita in tranquillità e con amici e parenti, che non in carcere.
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