Dibattito sulla giustizia minorile a Cagliari

 

Più carcere per i minori? "Scelta sconvolgente"
Intenso dibattito voluto da Rinascimento sardo
sulle proposte di legge per la giustizia minorile

 

La Nuova Sardegna, 19 maggio 2002


Secondo la proposta di legge del governo è meglio che della tutela dei minori non si occupi più un tribunale concepito apposta. E' meglio che i minori non abbiano contatti con psicologi, pedagogisti, educatori e tantomeno con gli assistenti sociali dei comuni. Sul fronte penale: va bene che un ragazzo di 18 anni e un giorno vada nel carcere adulti con camorristi, pluriomicidi, trafficanti di droga, mentre i minorenni devianti avranno, sì, carceri separate, ma con pene inasprite e occasioni rarissime di percorsi alternativi alla detenzione. Insomma viene smantellata la legislazione minorile italiana cui anche gli Stati Uniti cominciano a guardare perché davvero offre strumenti per tirare fuori i ragazzini dai guai penali e sociali.

L'Unicef lancia l'allarme a livello internazionale. Questo e altro hanno spiegato ieri fra i maggiori esperti in Sardegna al tavolo di Rinascimento Sardo.
L'incontro è stato organizzato dal movimento Rinascimento Sardo (fondato da Federico Palomba ex presidente della Regione ed ex presidente del tribunale per i minori) per discutere di un tema importante come la tutela dei minori e la gestione delle devianze giovanili «perché ci troviamo di fronte a un cambiamento che è sconvolgente e che non ha una giustificazione: una delle motivazioni addotte - spiegava Palomba - è che c'era bisogno di maggiore sicurezza contro la crescente criminalità minorile mentre i dati a disposizione di chiunque dimostrano che la criminalità minorile in Italia in percentuale è la più bassa d'Europa e che, in valori assoluti, è in diminuzione, non in crescita. Non solo: se i ragazzi commettono reati gravi perché preda di organizzazioni mafiose ecc. c'è una specifica risoluzione dell'Onu che dice di far pagare il doppio agli adulti, non ai ragazzi». Gli esperti (cioè chi lavora tutti i giorni con la devianza giovanile e le famiglie in pericolo) spiegano, in sostanza, che i risultati, cioè il recupero delle persone alla piena legalità, si raggiungono con la promozione del grande viaggio interiore verso la dignità di sé, la responsabilità delle proprie azioni, la scoperta di valori quali la solidarietà.

Tutto ciò è tanto più possibile quando la persona è un ragazzo che, per definizione difficile ormai da confutare, si trova in una fase evolutiva dove, ancora, si riesce a incidere. L'efficacia della giustizia minorile italiana sta nel fatto che, con l'obbiettivo di riportare nella società un giovane consapevole e definitivamente lontano dall'errore commesso, si è concepito un sistema legislativo capace di adeguare gli interventi ai mille dettagli diversi della personalità del ragazzo e del contesto di provenienza. Naturalmente, il sistema è afflitto dalle solite carenze di personale e di fondi e quindi i risultati a volte tardano.

Ma la strada scelta dal governo, secondo chi lavora coi minori, rispedirà l'Italia indietro di decenni. Ettore Angioni, procuratore della Repubblica al tribunale per i minori ha illustrato storia e ragioni delle trasformazioni delle leggi: «... Solo col nuovo codice penale il minore diventa titolare non di mere aspettative ma soggetto di diritti» e l'intervento giudiziario deve essere concepito come «una ripresa del processo educativo interrotto.

La peculiarità del processo minorile è che deve tenere sempre conto della personalità del minorenne. Le udienze per i minori sono molto lunghe perché il giudice chiarisce continuamente ai minori i vari passaggi del processo, le indagini sui minori sono condotte da personale specializzato giacché obbiettivo prioritario del processo è non solo e non tanto l'individuazione del colpevole quanto tentarne il recupero. Ed è essenziale il ruolo delle figure che collaborano col giudice... ecco perché la proposta di legge attuale risulta inaccettabile, va nella direzione opposta alle richieste dei giudici minorili.

Da sempre l'inasprimento delle pene non è mai stato un deterrente e la componente privata (gli specialisti) del tribunale minorile contribuisce al ruolo del giudice che dovrebbe essere anche quello di interpretare l'ambiente dove il giovane ha agito...». Sulla scissione delle competenze civili da quelle penali: «Si dà al processo penale solo un fine punitivo, mentre nel procedimento minorile il processo è l'occasione per promuovere percorsi di recupero». Rosella Onnis, Unicef, ha illustrato i dati di un recentissimo e inedito rapporto sulla situazione dell'infanzia in Italia (nella spesa pubblica sanitaria non c'è una voce destinata ai bambini, mancano dati sui molti aspetti della vita di un bambino, l'Unicef ha chiesto una relazione a Palomba sulla proposta di legge in corso).

Ettore Cannavera cappellano di Quartucciu e responsabile della comunità La Collina che accoglie ragazzi in alternativa al carcere: «... il carcere aumenta criminalità e recidività, l'80 per cento delle presenze in carcere sono recidivi, in Italia c'è il più alto tasso di recidività in Europa... il carcere è deresponsabilizzante, ma questa proposta di legge limita la messa in prova ad alcuni reati... così chi compie 18 anni finisce nel carcere adulti dove i ragazzi sono attesi perché serve la manovalanza... noi operatori dobbiamo mobilitarci per fermare questa legge». Carlo Pintor docente universitario di pediatria: «... negli Stati Uniti dove i giovani finiscono in galera (perché costa meno) si sta rileggendo l'esperienza e si parla di responsabilizzazione dei minori. In Italia il sistema funziona: si tratta di ottimizzarlo, non di stravolgerlo». Grazia Maria De Matteis docente universitario di diritto penale faceva notare come si voglia restringere la discrezionalità del giudice di adattare «le possibilità sanzionatorie al soggetto» (ma si amplia la clemenza verso gli adulti): «E' una proposta che scardina un secolo di cultura giuridica nell'apparente volontà di dare risposta all'allarme sociale».

Cagliari, bocciato il Governo
Devianze minorili, un secco no all'inasprimento delle pene


Il procuratore generale, il presidente della corte d'appello, sostituti procuratori e rappresentanti delle associazioni di magistrati, poi studenti e rappresentanti di gruppi della cosiddetta società civile: tutti riuniti ieri al teatro Nanni Loy per l'intenso dibattito promosso da Rinascimento Sardo di Federico Palomba sulla «sconvolgente riforma» proposta dal governo per scindere le competenze civili e penali in tema di giustizia minorile e per mutare alcune norme del diritto penale e del diritto processuale penale minorile.

Come è noto, il governo punta a inasprire le pene per i minori, a limitare notevolmente il ricorso alla messa in prova (alternativa al carcere attraverso percorsi studiati dagli esperti caso per caso), ad affidare la tutela dei minori a una sezione del tribunale civile non specialistica, a cancellare le figure specialistiche che sostengono il giudice nell'attività giudiziaria, a cancellare il rapporto con gli assistenti sociali del Comune.

L'Unicef ha chiesto una relazione sulla vicenda italiana: la proposta del governo va in direzione opposta alle regole sull'infanzia dettate a Pechino, alle raccomandazioni del consiglio di sicurezza dell'Onu sulle devianze minorili, alla carta dei diritti del fanciullo stilata a New York, alle sentenze della Corte costituzionale italiana che ha integrato la legge minorile innovativa del 24 ottobre 1989. Ettore Angioni procuratore della repubblica presso il tribunale per i minori, Rosella Onnis rappresentante Unicef, Ettore Cannavera cappellano dell'istituto minorile di Quartucciu, Carlo Pintor ordinario di pediatria all'università di Cagliari, Grazia Maria De Matteis docente di diritto penale all'università di Cagliari con vari argomenti giuridici, storici, sociologici, etici e psicologici hanno dimostrato l'inutilità ai fini della repressione della criminalità giovanile delle scelte adottate dal governo.

E' stato messo in luce che l'attuale sistema giudiziario minorile andrebbe corretto in alcune disfunzioni organizzative provocate da carenze di fondi, di personale, di coordinamento. Ma secondo gli operatori impegnati ogni giorno con i problemi delle famiglie e le devianze giovanili il sistema minorile italiano offre spunti anche a paesi stranieri che hanno compreso come la responsabilizzazione dei minori sia un passo fondamentale per cominciare ad affrontare il problema criminalità giovanile. Che l'Italia ha, ma ultima in Europa.

 

 

 

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