Vendita e commesse per i carcerati

 

Punti vendita e commesse per i carcerati-artigiani

Dai cuscini alla borse il business si fa sociale

 

La Nuova Venezia, 17 marzo 2003


Cuscini realizzati con i preziosi damaschi di Rubelli (25 euro i più grandi, 15 quelli più piccoli), borsine glamour con ricami di perline a 15-20 euro, capienti shopping alla moda create con raffinate tappezzerie veneziane (35 euro), soffici shampoo-doccia e creme idratanti per il corpo profumate al rosmarino e alla rosa a 10-15 euro il flacone, accessori di pelletteria, magliette serigrafate. E, per finire - ma solo il giovedì mattina - spesa di erbette, radicchio, insalatina a garanzia di marchio biologico.

E tutto, rigorosamente, creato, talvolta coltivato, realizzato dentro il carcere - purtroppo, ancora da un numero molto ristretto di detenuti e detenute rispetto alla popolazione carceraria veneziana (90 donne alla Giudecca e 220 uomini a Santa Maria Maggiore) - ma che chiunque può acquistare fuori: nei laboratori che la coop. sociale Il Cerchio ha a Sacca Fisola e San Marco, al banco ai bagni pubblici di Piazzale Roma e presto nel negozio che aprirà al Banco del lotto 10 a Sant’Antonin, come pure nel negozio che da anni la coop. Rio terà dei Pensieri ha in campo San Fantin o nel banco di verdure dell’orto che ogni giovedì apre davanti all’ingresso del carcere femminile.
Non più piccoli oggettini da comprare più che altro per solidarietà con licenza di poterli subito dimenticare in soffitta, ma borse, abiti, suppellettili, cosmetici (e persino cibo) di qualità, da usare e persino esibire. Il business - sociale, s’intende - entra in carcere. Dismessi (ma non del tutto) i panni del solo volontariato, dalle costole delle associazioni come Il granello di senape e Rio terà dei pensieri sono nate coop. sociali il cui obiettivo dichiarato è il lavoro - lavoro vero, con relativo stipendio - per i detenuti. Dopo anni di difficili tira-e-molla con il ministero di Giustizia, di fondi che arrivavano a singhiozzo, di "complicità" con la direzione delle carceri veneziane, di mediazioni con la disponibilità degli agenti penitenziari, ecco la prospettiva di una nuova chance di vita una volta "fuori". Ma anche un’impresa che produce servizi e beni.

I primi arrivano (come nel caso della coop Il Cerchio, che segue detenuti e detenute, ma anche ex) da appalti con gli enti e le grandi aziende pubbliche (che danno lavoro a 37 persone e, in quattro anni, ne hanno dato a 130), i secondi dai laboratori artigianali o da quello per la cosmesi (all’avanguardia per qualità delle materie e tecnologie) che Rio terà dei pensieri ha realizzato alla Giudecca, con i contributi del ministero di Giustizia.

E che sia finito il tempo dei ricami sui centrini per quello - ben più di qualità e apprezzato dai clienti - dei costumi settecenteschi realizzati con cura e ricerca storica, delle borse di tessuto e dei cuscini con stoffe di Rubelli, lo si può capire sfogliando le pagine telematiche di www.ristretti.it, sito internet di informazione e cultura dal carcere Due Palazzi di Padova, dove trovano posto anche storia, obiettivi, prodotti delle due coop. sociali veneziane.

Che impresa sia lo dicono alcuni dati: le 11 mila magliette e borse uscite dal laboratorio di serigrafia del carcere maschile della coop Rio terà dei Pensieri (3 mila vendute in un anno alla Fenice) o le commesse da 200-300 borse che l’Autorità Portuale piuttosto che l’APT commissionano a Il Cerchio per l’inaugurazione della nuova stazione passeggeri, o per il lancio del Carnevale. Ma la scommessa, ora, è quella di puntare sul cliente di ogni giorno.

 

Dal carcere al Bauer delizie per il corpo. I saponi dell’hotel fatti dalle detenute
 

Il carcere e il grande albergo di lusso. A firmare la singolare unione d’affari sono stati l’associazione Rio Terà dei Pensieri e la direzione dell’hotel Bauer che - dopo aver testato con rigore la qualità dei prodotti cosmetici naturali e averne valutato il prezzo competitivo - ha giudicato l’affare vantaggioso per i conti della società e per il piacere dei propri clienti.
Da martedì scorso, dunque - ovvero da quando è partita dalla Giudecca la prima fornitura di 4000 flaconcini - bagnoschiuma alla lavanda e shampoo al biancospino, creme idratanti, saponi alla glicerina e al profumo di rosa che i clienti a cinque stelle del famoso hotel trovano nei cestini sui marmi dei bagni delle loro stanze sul Canal Grande arrivano direttamente dal laboratorio di cosmesi naturalistica del carcere femminile della Giudecca.

Il contratto prevede la fornitura di ben 100 mila flaconi di sette diversi tipi di prodotti per il bagno, più 50 mila mini saponette alla glicerina, che la direzione dell’albergo ha preteso trasparenti, colorate e profumate.

La sfida di portare lavoro e di qualità vero - con relativi stipendi - dentro il carcere sta dunque dando i suoi primi frutti. Il laboratorio erboristico-cosmetico dell’Orto delle Meraviglie è affidato alla cura del chimico Fabrizio Longo. Vi lavorano due detenute (alle quali se ne aggiungerà una terza). Dopo una lunga gestazione, il laboratorio è divenuto operativo a settembre, grazie a 350 milioni stanziati dal ministero di Giustizia per macchinari all’avanguardia, alla disponibilità della direzione del carcere e del personale di sorveglianza e grazie alla caparbietà mai doma dell’associazione di volontari Rio Terà dei Pensieri.

Altre sette detenute lavorano nell’orto, coltivando anche le dieci erbe aromatiche utilizzate poi nel laboratorio di cosmesi. La potenzialità del laboratorio è alta: 30 mila pezzi al mese, tra cui la linea Rio Terà dei Pensieri (due prodotti, shampoo-doccia e tonico, rivolto al mercato interno alle carceri) e la Veneziana Coloniali & Spezie (cinque prodotti, per la vendita al mercato esterno).

 

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