Sicilia: parla Provveditore Faramo

 

Un lavoro come condizione di legalità

 

La Sicilia, 10.02.2004

 

Creare concrete opportunità di lavoro per i detenuti è una sfida impegnativa e importate e lo è tanto di più al sud, in Sicilia, a Catania, dove il contesto economico e produttivo rende difficile per tutti l’inserimento lavorativo. E se ai problemi oggettivi si aggiungono le legittime preoccupazioni e i pregiudizi, allora, tutto diventa più difficile.

Lo sa bene il dottor Orazio Faramo, per dieci anni provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria in Veneto, e ora in Sicilia. Per questo dà la massima importanza al progetto "Nuovi percorsi per il recupero e il reinserimento socio lavorativo dei detenuti" che da ieri, e per 18 mesi, ha preso avvio al carcere di Bicocca. "Bisogna motivare gli imprenditori facendo perno anche sugli sgravi fiscali che la legge Smuraglia prevede per chi impiega persone svantaggiate, quali sono considerati i detenuti o gli ex detenuti - dice -. Le imprese possono dare lavoro all’interno del carcere, formare il personale secondo le proprie necessità e poi, a pena scontata, assumere. Oltre a motivazioni ideali, questo è un vantaggio per i datori di lavoro e per i detenuti che, usciti dal carcere, devono scontrarsi con una realtà che spesso non lascia spazi per una vita diversa da quella di prima. Avere opportunità di lavoro, dunque, è una premessa essenziale per un reale recupero e per il ritorno alla legalità". "E se un detenuto, una volta libero, sceglie una vita diversa - sottolinea il direttore del carcere di Bicocca Giovanni Rizza - questo significa anche scardinare modelli preesistenti in famiglia e nel proprio contesto sociale. E’ questa la vera azione di contrasto, il vero discorso di giustizia e di legalità".

Da ieri, dunque, a Bicocca, si lavora per un diverso futuro possibile. Per due mesi i formatori - docenti dei centri Eda, educatori, assistenti e agenti penitenziari, per la prima volta impegnati in un ruolo diverso da quello di mera sorveglianza - seguiranno dei corsi per formarsi a gestire bene questo intervento. Insieme, enucleeranno i criteri per la selezione dei detenuti che prenderanno parte al progetto (per legge devono essere persone con condanna definitiva), e poi saranno attivati i tre corsi - per giardiniere, per operatore informativo e per tecnico della lavorazione della cera - previsti con l’obiettivo di insegnare un mestiere che possa dare concrete opportunità di lavoro.

A questo è finalizzata anche la parte pratica da espletare, in base alle singole situazioni, anche all’esterno del carcere. Ma i corsi saranno occasione per fare cultura della legalità, come in tutte le scuole, ma in un carcere ha tutta un’altra valenza. I metodi d’insegnamento sono anch’essi da elaborare, ma i contenuti saranno centrati sulla conoscenza della Costituzione, dei propri diritti e del rispetto degli altri. Contestualmente all’avvio del progetto è in corso una ricerca statistica su base regionale su tutte le iniziative prese negli ultimi anni nelle carceri siciliane nell’ottica del recupero e del reinserimento lavorativo dei detenuti e questo per valutarne l’efficacia e per definire, se possibile, un modello standard.

 

 

Precedente Home Su Successiva