Lavoro in carcere con la "Getronics"

 

Carceri: l’esperimento della Getronics in corso a Bollate

 

Famiglia Cristiana, 3 dicembre 2002

 

Computerizzare ottomila "pezzi di carta" all’anno. E soprattutto dare a chi è "dentro" un’opportunità per quando sarà "fuori".

 

Lavorare in carcere senza essere sfruttati. Svolgere dietro le sbarre un’attività qualificata, regolarmente retribuita, che prepari davvero i detenuti a un migliore reinserimento nella società. Sono questi il senso e la sfida del "franchising della solidarietà", progetto ideato dalla multinazionale Getronics (26.000 dipendenti in oltre 30 Paesi), che in Italia collabora da tempo con la pubblica amministrazione per renderne i servizi più moderni ed efficienti. Obiettivo dell’iniziativa, realizzata in collaborazione con alcune cooperative sociali particolarmente sensibili ai problemi dei carcerati, è la creazione nei penitenziari di laboratori informatici destinati a trasformare valanghe ingestibili di documenti cartacei in informazioni elettroniche. Nelle carceri Le Vallette di Torino, San Vittore a Milano e di Bollate, periferia Nord del capoluogo lombardo, è in atto il "progetto Rai".

"Il carico di corrispondenza tra l’ente radiotelevisivo e i suoi utenti ha raggiunto proporzioni elevatissime", spiega Pietro Serra, dirigente di Getronics. "Sono almeno otto milioni di pezzi l’anno, tra bollettini postali, corrispondenza ordinaria e documenti vari: un traffico al limite del collasso. Ed è qui che entriamo in gioco sia noi, con le nostre tecnologie, sia i detenuti, con le loro capacità professionali". Informazioni e dati contenuti nei documenti di carta vengono scannerizzati elettronicamente nel centro Getronics di Buccinasco e poi trasferiti, attraverso una rete di collegamento, ai laboratori informatici delle carceri, dove i detenuti, al computer, possono codificare in maniera digitale le informazioni e archiviarle.

Così i documenti, diventati "elettronici", sono consultabili da qualunque sede nazionale della Rai, con un semplice clic del mouse. Nel carcere di Bollate (800 detenuti e 360 agenti di custodia), ampio, moderno, ben attrezzato e senza problemi di sovraffollamento, il laboratorio informatico occupa un immenso salone, articolato in 80 postazioni. "Attualmente vi lavorano una quindicina di detenuti, che hanno seguito e superato un corso di formazione professionale. Saranno 35 da gennaio e 80 a pieno regime", precisa il direttore, Lucia Castellano. "A Bollate l’aspetto del recupero del condannato prevale su quello punitivo. Qui facciamo tante attività lavorative". E i detenuti come rispondono a queste sollecitazioni?, domandiamo.

"Il lavoro piace a tutti. Certamente, il carcere rispecchia la società che è "fuori" e in un certo senso la complessità stessa di una città, con le sue zone povere e i quartieri alti. Non a tutti i detenuti è possibile offrire il lavoro Getronics: non ne capirebbero la portata e soprattutto non ne avrebbero le competenze". I "detenuti informatici" hanno accettato la scommessa. "Esperienza utile per il dopo", è la valutazione più ricorrente. Maurizio, 35 anni, si spinge oltre: "Mi piacerebbe seguire il corso europeo di tecnico operatore Web".

Roberto, 29 anni, il più veloce, capace di 600 battute in 40 minuti, fa sapere: "Il contratto Rai ammette un errore del 4 per mille, oltre il quale scatta una penale. È un rischio che non corriamo, perché siamo davvero professionali". "E perché facciamo controlli incrociati", precisa il cinquantacinquenne Giancarlo. "Non vogliamo che le sperimentazioni di Torino, Milano e Bollate restino isolate", si impegna dal canto suo Giuseppe Magni, consulente del ministro Castelli. "Intendiamo esportare l’esperienza in tutte le carceri, dove sia possibile allestire i laboratori. Il problema frenante è che purtroppo, spesso, mancano spazi adeguati".

Il pianeta carceri 

 

Al 31 ottobre di quest’anno i detenuti erano 56.773, 15.043 in più rispetto alla capienza "regolamentare" degli istituti di pena. Le donne detenute sono 2.506

21.705 sono i detenuti "imputati", cioè in attesa della definizione dei processi che li riguardano

13.704 i detenuti che hanno la possibilità di svolgere un lavoro

16.802 i detenuti stranieri, il 97,5 per cento provenienti da Paesi extracomunitari

15.442 i detenuti tossicodipendenti (3.879 quelli stranieri)

70 le persone che si sono tolte la vita dietro le sbarre nel 2001, 878 i tentati suicidi, 6.353 gli atti di autolesionismo

42.186 gli agenti di custodia in servizio, contro un organico previsto di 44.406

Gli assistenti sociali in organico dovrebbero essere 1.630; quelli in servizio sono 1.235

 

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