Giornalismo dal carcere

 

Anno 1, numero 0, aprile 2003

 

Un magistrato tra noi

Il puzzle

La Dichiarazione di Vienna

Appello per due leggi di iniziativa popolare

La cannabis coinvolge il 40% della popolazione europea

Veramente si può pensare di legalizzare le droghe leggere?

Frequentiamo il C.U.C. perché siamo al C.O.C...

Essere genitori in carcere

Sport è comunicazione

Le attività trattamentali del reparto la Nave

Teatro alla Nave

Il pennello

Psicoterapia

Eppur si suona…

Al Coc apre uno sportello per la mediazione dei conflitti

La recensione del film in DVD in visione presso "La Nave"

Un magistrato tra noi

 

Sulla "nave" una delle cose che mancano è la presenza costante di un Magistrato di Sorveglianza.

Questo come sappiamo è un reparto a trattamento avanzato e contemplerebbe anche la presenza dei Magistrati di Sorveglianza, per far sì che il nostro lavoro e quello degli operatori abbia una continuità reale nel mondo esterno.

Purtroppo questo non avviene, i magistrati sono assenti e se loro non seguono la persona nel proprio cammino, non potranno mai sapere qual’è il cambiamento effettivo del detenuto, se cambiamento c’è stato.

Noi detenuti abbiamo bisogno che l’applicazione delle misure alternative alla detenzione in carcere, soprattutto per quello che sarà il nostro futuro cammino in un mondo di legalità, sia effettivo.

Noi tutti essendo tossicodipendenti abbiamo la possibilità di usufruire di un privilegio in più rispetto agli altri detenuti e vorremmo che questo ci sia realmente.

 

Ivano Longo

 

Il puzzle

 

La scatola mostra in anteprima il disegno contenuto, bellissime luci crepuscolari di un tramonto sulle rive di un indeterminato luogo; qualche casetta qua e là sulla riva, un’insenatura nella roccia a mo’ di porto naturale, delle barchette che completano lo sfondo integrandosi magnificamente, adattandosi perfettamente al contesto, come facendone parte, da millenni. Non so quanti pezzi abbia questo puzzle, forse 1000, o 5000, oppure 10000, l’ho proprio scordato, ma è trascurabile. Il fatto sta nel completarlo, pezzo dopo pezzo, tessera su tessera, trovando i rispettivi incastri impossibili; per risolvere il rompicapo si provano a fissare i punti, congiungendo quelli preposti; non riesco a mettere insieme una linea, che possa unirsi ad un altro punto, raggiungendolo, per iniziare a formare un abbozzo di figura. Ho cercato all’interno della scatola per vedere se fossero contenute le istruzioni, aiutandomi a semplificare il lavoro, ma non le ho trovate, pazienza, farò con quello che già so, di testa mia. Applicandomi qualche risultato riesco a metterlo insieme, iniziano a delinearsi le immagini, le figure, le prime soddisfacenti soluzioni, anche se incomplete. Fiducioso continuo, insisto tenacemente, formo grappoli di immagini, le idee mi si rischiarano, i risultati arrivano uno dopo l’altro, penso di aver risolto il rompicapo, l’indecifrabile enigma.

Solo ora che l’ho terminato mi accorgo che tra le tessere resta uno spazio, un interstizio, una linea frammentata tra un elemento ed il suo rispettivo combaciante incastro, ricordandomi che l’immagine è scomposta, difforme. Anche se è completo, mi rendo conto che però così non è omogeneo, pretende di avere dei contorni, ma è un insieme di pezzi differenti, non assimilabili tra loro, troppo fragile e precario per possedere dei marcati margini. Così, per rafforzarne la struttura e per metterla in rilievo, provo a costruire una cornice in grado di contenerne i confini, altrimenti indeterminati e più soggetti a perdersi, o confondersi con i pezzi di qualche altro puzzle.

Mi illudo solamente, perché appena ho trovato un luogo dove esporre la mia bizzarra ed informe creazione, inchiodando il mio splendido quadretto ad una qualunque ed anonima parete, mi accorgo che è troppo fragile, cade rovinosamente per terra, si infrange nuovamente in 1000, 5000, o 10000 pezzetti, non ricordo, ma non è più trascurabile.

Maurizio Albergoni

 

La Dichiarazione di Vienna

 

La Dichiarazione di Vienna 2003 elaborata dalla ONG Internazionale HNN – Hassela Nordic Network – ha il solo scopo di sostenere pienamente quanto previsto dalle convenzioni dell’ONU sulle droghe (1961, 1971, 1988) e dalla Convenzione dell’ONU sui Diritti del Fanciullo, e si oppone a qualsiasi richiesta di abrogazione o emendamento atto a promuoverne la legalizzazione.

Non ci sono interessi economici, ne´ collegamenti a enti politici o religiosi.

La Comunità di San Patrignano sostiene le Nazioni Unite nella loro lotta contro la droga aderisce alla Dichiarazione di Vienna 2003 e all´azione coordinata di Hassela Nordic Network.

Dichiariamo e proclamiamo il nostro punto di vista che le convenzioni ONU sulle droghe (1961,1971 e 1988) e la convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo sono strumenti estremamente importanti per effettuare una politica umanitaria e restrittiva sulle droghe e per neutralizzare gli sforzi tesi a legalizzarle.

Proclamiamo che è di grande importanza neutralizzare qualsiasi misura tesa a minare le convenzioni ONU sulle droghe e la convenzione ONU sui diritti del bambino.Proclamiamo che la prevenzione alla dipendenza dalle droghe, cioè la promozione di uno stile di vita senza droghe, dovrebbe informare tutte le strategie e le politiche antidroga.

Sosteniamo prevenzione, recupero e repressione come pilastri di una politica efficace contro la droga.

Sosteniamo leggi e politiche che mirino a impedire qualsiasi consumo di droga.

Ci opponiamo a tutte le strategie e politiche che promuovano, favoriscano, permettano o sostengano il consumo di droga.

Sosteniamo l’accesso da parte delle Comunità di recupero, a conoscenze e tecniche esatte mirate a combattere il consumo di droga e a tale scopo auspichiamo vivamente che in questa missione e scoraggiano l’esaltazione del consumo di droga.Proclamiamo che i politici, i governi nazionali e le organizzazioni internazionali dovrebbero dissociarsi da quegli sforzi volti a facilitare o legalizzare il consumo delle droghe.

Proclamiamo che la diffusione delle droghe costituisce una seria minaccia a tutta la società democratica.

Sosteniamo la massima metodologia etica e scientifica in tutte le ricerca, valutazione ed applicazione nella formulazione delle politiche, della prevenzione e delle strategie di trattamento.

Auspichiamo un’azione pronta e coordinata a livello locale, nazionale ed internazionale per realizzare gli obiettivi di questa dichiarazione e invitare gli altri ad unirsi a noi in questa missione.

 

La Comunità di San Patrignano

 

Appello per due leggi di iniziativa popolare

 

Esiste nel Paese un movimento che coinvolge soggetti fra loro profondamente diversi, ma che si ritrova unito nell’affrontare una campagna di libertà fatta di pragmatismo e di buon senso: quella per la legalizzazione delle droghe leggere e per la depenalizzazione completa dell’uso di droghe.

Da troppi anni e con troppo accanimento la legislazione penale e la giurisprudenza colpiscono i consumatori di sostanze stupefacenti, generando danni sociali e individuali di gran lunga maggiori di quelli che, presumibilmente, avrebbero voluto evitare.

Il diritto penale deve progressivamente ritrarsi dalla questione droghe, riducendo i rischi della marginalità e dell’esclusione sociale per i consumatori, eliminando qualsiasi forma di sanzione per il consumo di tutte le droghe e legalizzando quelle leggere.

Alcuni parlamentari, associazioni, intellettuali hanno presentato recentemente in parlamento due proposte di legge: una proposta prevede la completa depenalizzazione del consumo di droghe l’altra e per la legalizzazione di quelle leggere.

Di seguito vi illustriamo alcuni degli articoli che fanno parte di una di queste proposte.

 

Norme per la legalizzazione delle "droghe leggere"

 

Art. 1 In deroga a quanto previsto dai titoli III, IV, V e VI del Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n.309, la coltivazione ai fini di commercio, la fabbricazione e la vendita di cannabis indica e prodotti da essa derivati sono soggetti ad autorizzazione.

Art. 2 Con decreto del Presidente della Repubblica, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro delle Finanze, di concerto con il Ministro per la Solidarietà sociale, sentite le componenti Commissioni parlamentari e le Regioni, sono disciplinati i presupposti per il rilascio e la revoca delle autorizzazioni alla vendita al dettaglio e il livello di concentrazione di sostanza attiva, la tipologia degli esercizi autorizzati alla vendita e alla distribuzione sul territorio, nonché i locali pubblici in cui è consentito il consumo delle sostanze.

Art. 3 Sulle confezioni destinate alla vendita al minuto deve essere specificato che il fumo produce effetti negativi per la salute .

Art. 4 è vietata la vendita di cannabis indica o dei prodotti da essa derivati ai minori di anni sedici.
Art. 5 è vietata la vendita al dettaglio di sostanze superiori ai 5 grammi.

 

Lega Italiana Lotta all’Aids

 

Per la legalizzazione della cannabis

 

La cannabis coinvolge il 40% della popolazione europea

 

Per parlare di depenalizzazione ed eventualmente di legalizzazione di Cannabis e suoi derivati, non si può non parlare, di antiproibizionismo.

Questo movimento per i diritti civili, nasce in Italia, nei primi anni 70, un po’ spontaneamente come strascico delle idee sulla libertà di "pace, amore e fantasia" del decennio precedente.

Più organizzato politicamente, sotto la guida del neonato Partito Radicale e di gruppi della Sinistra illuminata, ma comunque seguendo l’ idea della "liberalizzazione delle Droghe leggere".

Per cui primo in-put è dato dalla distinzione fra Droghe leggere e pesanti per effetti, danni e conseguenti risvolti socio sanitari.

È sicuramente drammatico costatare che a 30 anni di distanza una parte della popolazione guidata dalla cecità ed ottusità di alcune forze politiche, non ne abbia capito o non ne vogliano capire la differenza.

Comunque la lotta antiproibizionista continua per tutti gli anni 70, nel 75 Pannella viene arrestato, come pure altri esponenti del suo movimento per atti di disobbedienza civile, per aver fumato e distribuito "canne".

Nel 1980 vengono raccolte 500.000 firme; per un Referendum per la legalizzazione, che però viene ritenuto inammissibile dalla Corte Costituzionale, come pure altri tentativi analoghi nel 1993 e nel 1996.

Comunque l’oscurantismo in materia di Droghe ed in particolare leggere la fa da padrone in Italia, essendo in vigore la Legge Iervolino - Vassalli n° 162 del 1990 inserita nella legge 309 del 1990 (testo unico sulle sostanze stupefacenti) con modificata dal Referendum del 1993 sulla non punibilità per il consumatore.

L’applicazione, nel perfetto stile italiano, è risultata inefficiente e contraddittoria.

Comunque il problema Cannabis, risolto da altri Paesi Europei in modo civile, sereno e responsabile tipo Olanda, Spagna, Svizzera, Germania ecc., in Italia è ancora presente in maniera contraddittoria rispetto alle indicazioni della Commissione Europea per i Diritti Civili.

Non si può punire il consumatore o il coltivatore per uso personale con diverse sanzioni amministrative addirittura con la galera.

Il fenomeno della Cannabis in Italia ed in Europa coinvolge almeno il 40% della popolazione compresa in una fascia di età tra i 15 e i 50 anni.

Fenomeno vasto senza coinvolgimenti Socio-Sanitari se non fosse proibito e con sicuramente meno danni rispetto al problema del l’alcool.

Paradossalmente in Italia si va controcorrente rispetto al resto del mondo; ad esempio ci sono moltissimi casi di persone in affidamento che hanno visto il provvedimento perché trovati positivi alla Cannabis. Ciò che mi auspico è una reale presa di coscienza delle nostre Istituzioni in modo che possano affrontare il problema "Droghe leggere" in modo civile e funzionale, non dico come in Olanda che a "civiltà" sono avanti anni luce, ma almeno proponendo leggi meno barbariche delle attuali.

 

Maurizio Tremolada

 

Veramente si può pensare

di legalizzare le droghe leggere?

 

Secondo me no! Perché non solo non risolverebbe il problema ma lo peggiorerebbe ulteriormente visto che già al giorno d’oggi i problemi legati alla droga "leggera e non", se così la vogliamo chiamare, sono gia innumerevoli.

Per riallacciarmi al discorso di eventuali privilegi revocati per essere stati trovati positivi alla Cannabis, mi sembra ovvio il motivo visto che 1° è illegale e 2° non è certamente sintomo di maturità o di redenzione da ciò che ci ha portato ad usufruirne.

Senza poi pensare che la maggior parte delle persone che fanno uso di sostanze cosiddette "pesanti" hanno iniziato proprio da quelle leggere.

Pensando anche che la gioventù d’oggi è ben più curiosa di quella degli anni 70.

Se vogliamo andare a guardare altri paesi come quelli menzionati, sì è vero, la si può produrre per usi ben precisi e non per fumarla.

Mentre in Olanda, in cui la vendita e il consumo sono permessi solo per i maggiorenni, si vede che il popolo olandese è più rispettoso delle leggi in vigore, a dispetto di quello italiano, che non rispetta neppure la legge sull’alcool che vieterebbe la vendita e la somministrazione ai minori di 16 anni.

Esiste nel Paese un movimento che coinvolge soggetti fra loro profondamente diversi, ma che si ritrova unito nell’affrontare una campagna di libertà fatta di pragmatismo e di buon senso:

quella per la legalizzazione delle droghe leggere e per la depenalizzazione completa dell’uso di droghe.

 

Luca Sensales

 

Frequentiamo il c.u.c. perché siamo al c.o.c.

e anche se non sembra siamo gente d.o.c.

 

Faceva un freddo, ma un freddo cane che a descriverlo mi è impossibile!

Sono pochi i metri e i cancelli che ci separano dal c.o.c., ma in realtà è tutto un altro pianeta, un pianeta in cui è terribile vivere eppure ci siamo passati tutti.

Poi una piccola stanza fumosa e i ragazzi della band "BABILONIA" che cominciano a provare per una volta ancora il pezzo che tra poco suoneranno davanti a tanta gente di tutte le razze e religioni.

Sono tesi i ragazzi, per loro è una prima… che emozione.

Li guardo, quei ragazzi così incasinati, non hanno altro pensiero che suonare bene, per tutti; li osservo e vorrei avere i bonghi tra le gambe per suonare con loro, ma oggi non posso.

"AESMA NISHMA AESMA", ascolta stella ascolta è il titolo di questa canzone che per intero, dalla musica alle parole è stata partorita dai ragazzi.

Cercare di trasmettervi le sensazioni di questo testo senza che ascoltiate almeno una volta anche la musica è praticamente una missione impossibile, ma una cosa ve la posso assicurare: tutti, ma proprio tutti, dai detenuti agli operatori sono rimasti in silenzio ad ascoltare quel suono che davvero era bello.

Tutto è stato perfetto, la partecipazione totale anche se all’inizio nessuno credeva che sarebbe filata liscia fino in fondo, forse siamo noi i primi ad avere pregiudizi sul C.O.C.?

Ci abbiamo abitato per così tanto tempo che ci dimentichiamo spesso che chi ora lo subisce è un uomo come noi che ha solo voglia, anche per un attimo di tornare ad essere tale.

La musica ancora una volta ha fatto il miracolo!

Tutti insieme, braccia contro braccia, il calore di una stretta di mano di un tuo compagno, l’odore del piano che in fondo non hai mai dimenticato, il freddo… il freddo che ora non senti più.

Faccio fatica a trattenere il nodo che in gola mi si è formato, gli applausi che intorno mi sommergono mi vengono in aiuto e poi subito dopo sale sul palco "Pucci".

Il nome forse non vi dice nulla e neppure a me fino ad oggi, ma vederlo me lo ha ricordato, perché le sue apparizioni televisive sono frequenti e attualmente ogni domenica è sulla RAI con quelli che il calcio.

Se il compito di descrivervi le emozioni di una canzone è arduo, immaginate ora questo compito elevato all’ennesima potenza… non si può.

Fidatevi delle mie parole… le risate sono state in crescendo per mezz’ora e lui si è dimostrato all’altezza di un compito non facile in un luogo difficile come il carcere.

Musica e umorismo, un binomio che funziona molto meglio qui che altrove?

Io questo non lo so, quello che posso raccontarvi sono le mie sensazioni e la più bella è stato il calore di tutti.

Me ne vado dal C.O.C., smonto tutto insieme ad Alejandro, saluto ancora una volta gli amici…

 

Francesco Ghelardini

 

Essere genitori in carcere

 

Da alcuni anni all’interno di quest’Istituto, è attiva "l’Associazione Bambini senza sbarre". L’associazione è rappresentata dalla Dr.ssa Lia Sacerdoti e dalla Dr.ssa Floriana Battevi. Dopo molti incontri, con genitori detenuti, l’Associazione ha reso stabile il rapporto con gli stessi, aprendo uno sportello informativo presso il III reparto ogni mercoledì, dalle 14.30 in poi. Chiunque voglia affrontare le problematiche legate alla genitorialità e ai suoi disagi durante la detenzione, può chiedere un colloquio con gli operatori dell’Associazione, tramite la solita domandina. A tal proposito, vi informiamo che sempre al III reparto, è nato un gruppo stabile di genitori-detenuti, ben strutturato, con delegati e rappresentanti "tutti padri". Siamo circa una ventina, autorizzati e riconosciuti da parte della Direzione. Possiamo riunirci ogni domenica presso la saletta ping-pong, sita al piano terra, dalle 16 alle 18.30; chiunque voglia partecipare ai nostri incontri-dibattiti, come vi dicevo prima, deve fare la domandina e avere un colloquio con gli operatori dell’Associazione.

Gli argomenti che tratteremo nei mesi aprile-maggio saranno i seguenti:

1°- Presa di coscienza di essere genitori detenuti e l’irresponsabilità avuta;

2°- Cosa pensano i nostri figli di noi;

3°- Come vivono i nostri figli senza la figura paterna;

Nel prossimo numero troverete un articolo sul convegno avvenuto al Palazzo delle Stelline il 14 aprile.

 

Gennaro Daniele e Raffaele Storelli

 

Sport è comunicazione

 

A partire da questo numero l’Oblò vi informa sugli avvenimenti sportivi della Nave e in via generale anche di tutto il carcere di San Vittore.

Iniziamo con l’illustrarvi i vari sport a cui i residenti possono accedere: tennis, footing, calcio, tennis da tavolo, calcio balilla, pallavolo.

Di volta in volta si organizzano tornei di ogni singola specialità, coinvolgendo anche gli altri occupanti del III° raggio.

Questo mese è in programma un torneo di calcio balilla, esteso a tutto il reparto, nel prossimo numero vi daremo il resoconto e la classifica.

Nel mese di marzo si è svolto un torneo di "doppio" di tennis da tavolo, che ha visto coinvolti 32 partecipanti di tutto il III° raggio. Con notevole soddisfazione una coppia di nostri residenti composta da Alberto O. e Donato M. si è classificata al secondo posto.

Le polemiche non sono mancate: infatti la finalissima è stata vinta grazie a un dubbio "cappotto" applicato dall’arbitro quando il punteggio, nella terza e decisiva partita era di 6 ad 1. Ci sentiamo di dover mettere in evidenza il fatto che, a livello agonistico non esistono precedenti del genere ed inoltre ci risulta che, anche nei cosiddetti tornei da "osteria e oratorio", si sia mai visto nulla di simile.

Martedì 15 aprile si è svolta una partita amichevole tra la NAVE e gli Agenti di Polizia Penitenziaria.

Devo dire con grande soddisfazione che è stata una bellissima partita, sia sotto il profilo dell’agonismo, che sotto quello della correttezza. Un elogio va fatto anche al tifo, che si è fatto sentire ( ovviamente quello della NAVE ) e che ci ha sostenuto dall’inizio alla fine; insomma è stata una vera e propria giornata di festa, rovinata soltanto dal risultato, che ci ha visti capitolare, dopo una splendida rimonta, con un pareggio ottenuto su rigore a 5 minuti dalla fine. In zona "Cesarini" gli Agenti andavano, prima sul 7 a 6, e dopo un arrembante finale alla ricerca del pareggio, con un paio di occasioni fallite, ci infilavano in contropiede all’ultimo secondo l’8 a 6 definitivo.

Adesso aspettiamo con ansia che gli Agenti ci diano la possibilità di riscattarci, ma soprattutto di trascorrere un’altra giornata di festa.

Sulle ali dell’entusiasmo e della buona prova dei nostri ragazzi, la NAVE sta cercando di organizzare una partita di calcetto sfidando, addirittura, le "vecchie glorie dell’Inter".

 

Vincenzo Marceca

 

Le attività trattamentali del reparto la Nave

 

Teatro alla Nave

 

Il teatro non inteso come recita, come posso spigarmi, non una serie di gesti e parole prestabilite, fredde, ma vera espressione; viaggiare con l’anima nei ruoli più differenti.

I gesti, le parole che sgorgano da noi stessi come fossero musica, e tu sei lo strumento. Ragazzi, tutti abbiamo dentro di noi l’infinito, sempre pronto a rivelarsi, e ci passa attraverso dandoci piacere.;Fortunato chi riesce a godere di quello che si trova già dentro di noi, basta prenderlo.

Cristina Colombo insegna teatro ai pigrissimi ragazzi della nave.

Ci offre la sua esperienza con passione; il corso si tiene due volte alla settimana al 4° piano del III° raggio.

I ragazzi del C.O.C, il penale ed anche al femminile hanno visto la rappresentazione del nostro spettacolo, intitolato NOVECENTO, tratto dall’omonimo libro scritto da Alessandro Baricco, dal quale è stato girato anche il film di Tornatore "Il pianista sull’oceano".

Ringraziamo tutti per il calore che abbiamo ricevuto e per averci seguito con interesse, nonostante noi fossimo alle prime armi.

Tra i progetti che stiamo preparando per il futuro, uno spettacolo di cabaret, aiutati e diretti da Gianni Palladino, attore ed autore di rappresentazioni umoristiche.

È prevista un’ ultima rappresentazione alla fine di maggio al reparto femminile.

 

Luca Negri

 

Il pennello

 

Al c.o.c ho avuto, la possibilità di partecipare ad un corso di pittura; ero un vero e proprio disastro, nel senso che non sapevo da che parte iniziare.

In quell’occasione ho conosciuto l’insegnante, la signora Ulla che con le sue grandi capacità mi ha messo subito a mio agio.

Da lì sono partito; il corso durava circa un’ora e mezza per volta e prima che salissi a "La nave" ho frequentato questo corso un paio di volte.

Salito al quarto piano, l’emozione di un luogo nuovo, pulito e l’opportunità di rimanere aperti tutto il giorno, mi hanno dato una carica in più per coinvolgermi in attività, tant’è che continuai il corso di pittura.

Il mio rapporto con l’insegnate cresceva lezione dopo lezione, ero emozionato per le cose che imparavo e anche se incontravo delle difficoltà avevo voglia di affrontarle ancora di più.

Poi c’è stato un periodo di "burrasca" sul reparto e questo si è riversato anche sulle attività, ma con la forza dell’insegnate e con l’impegno di noi siamo riusciti a superarlo.

Al confronto di prima, che avevo quasi il timore di non saper disegnare, ora quest’attività mi sta dando la grande forza di andare avanti e affrontare la mia realtà, in pratica quella di una persona che deve scontare undici anni di galera.

Ora stiamo lavorando per una nuova esperienza molto bella il "trompe-loeil" (un lavoro che è fatto sul muro).

So che questo mio scritto andrà anche al c.o.c. e voglio dire ai ragazzi che sono di là che se hanno la possibilità di conoscere Ulla, di non perdere l’occasione di fare questa esperienza.Vorrei ringraziarla per la sua pazienza e per la sua grande capacità d’insegnamento, e per avermi trasmesso la grande voglia di andare avanti.Saluto anche tutti i ragazzi del c.o.c. e gli auguro buona fortuna.

 

Michele Ferraro

 

Psicoterapia

 

Quando mi è stato proposto dalla psicologa dottoressa Bertelli, di partecipare ad un gruppo di psicoterapia, ho accettato subito.

Era il 1999 e il gruppo era composto da cinque o sei detenuti, la dottoressa e una tirocinante.

Ora sono passati quasi quattro anni e il gruppo resiste ancora, alcuni detenuti sono cambiati, chi è uscito, chi ha abbandonato, e chi è stato trasferito. Io sono l’unico fino ad ora che ha scelto di terminare questo gruppo dopo un percorso completo.

All’inizio il gruppo lo facevamo al secondo reparto c.o.c. poi, spostato al reparto la "nave".

Quando siamo saliti qui al quarto piano, ne è nato un altro; e le cose sono un po’ cambiate nel senso che ora questa possibilità è data a tutti coloro che vogliono approfondire il rapporto con i propri sentimenti ed emozioni.

Personalmente questa esperienza mi ha dato la possibilità di conoscermi ulteriormente e di conoscere le altre persone che mi hanno fatto da specchio, ora ho la consapevolezza che quello che ho imparato mi potrà servire senz’altro; quando nella mia vita fuori da qui, incontrerò situazioni dove dovrò scegliere la cosa migliore per me.

 

Ivano Longo

 

Eppur si suona…

 

Si suona bene a "La Nave": quattro volte alla settimana, e intorno all’Officina musicale "girano" una decina di persone.

Il 30 aprile, il gruppo ha presentato una serie di brani composti dai partecipanti al laboratorio.

Abbiamo fatto anche un video.

Il primo pezzo ("libero") è già immortalato per i posteri, insomma… ci diamo da fare…

Siamo attrezzati di mixer, tastiera, basso, chitarre, percussioni, microfoni e casse.

Siamo in contatto con delle case discografiche per trovare strumenti nuovi che ci permettano di lavorare meglio e non è detto che non nasca un progetto.

Che dirvi di più, le mie righe sono finite, vi aspettiamo perché qui si viaggia… si naviga meglio.

 

Francesco Ghelardini

 

Al Coc apre uno sportello

per la mediazione dei conflitti

 

Non avrei mai creduto di diventare mediatore dei conflitti in un carcere, ed invece è stato così.

Mi è stata data l’opportunità, insieme con altri detenuti di partecipare ad un corso sulla mediazione dei conflitti, proposto dalla dottoressa Bertelli, e portato avanti dal dottor David Gentili e dalla dottoressa Francesca Garbarino dopo la prima parte di sensibilizzazione, della durata di quattro incontri, c’è stata la parte della formazione.

Questo corso ci ha permesso di aprire uno sportello per la mediazione dei conflitti al reparto c.o.c. grazie anche alla disponibilità della direzione e della custodia.

I quattro mediatori formati ora si sono trasferiti qui alla "nave", e hanno avviato un altro corso qui alla "nave", per formare altri mediatori.

Ora al Coc apre uno sportello di ascolto per la mediazione dei conflitti, il venerdì dalle 10 alle 12. Chi volesse essere ascoltato deve comunicarlo alla Cpa.

Da quest’esperienza ho imparato le tecniche per mediare i conflitti, ed il carcere è stato il luogo più adatto per fare pratica ed imparare.

 

Ivano Longo

 

La recensione del film in DVD

in visione presso "La Nave"

 

"Come te nessuno mai", regia di Gabriele Muccino

 

"Come te nessuno mai" è il primo film di Muccino, l’inizio di una trilogia che si completerà con il film susseguente "L’Ultimo bacio" e l’ultimo, attualmente in visione nelle sale di Milano, "Ricordati di me".

E’un film ambientato ai giorni nostri e tratta le problematiche adolescenziali di studenti liceali confusi tra problemi scolastici, politici e sentimentali.

Il protagonista è un ragazzo alla ricerca della propria identità, affascinato dal gruppo dei pari ed in contrasto con la famiglia di origine, vissuta come antagonista e contraria alle idee contestatrici espresse soprattutto nei confronti della scuola.

Nel film si nota la voglia da parte del ragazzo di creare incomprensione e caos, laddove c’è la richiesta esplicita di voler capire;questo si nota sia nelle scene in cui il protagonista cerca di affrontare il clima familiare, sia nelle sue relazioni con i compagni e le compagne.

L’attività politica e la contestazione diventa un mezzo per stare nel gruppo, creare legami, darsi un’identità che poi si rivela stretta di fronte alla scelta reale della compagna;una compagna da amare che ancora deve essere vissuta, nonostante le apparenze di voglia di indipendenza e autonomia, come stabile, rassicurante e contenitiva.

Il film racconta con modalità nude e schiette le difficoltà che incontrano i giovani alla ricerca della propria identità, le debolezze e le fragilità mistificate dall’apparenza che li vuole vedere forti, impegnati e maturi.

Forse il problema più grande da affrontare nell’adolescenza, sia da parte di chi la vive in prima persona, sia per quanto riguarda gli spettatori, è la capacità di aspettare: aspettare di essere pronti per il cambiamento fisico e psicologico, aspettare di dover dimostrare di essere stati capaci, aspettare di vedere i cambiamenti laddove c’è ancora tanta confusione; nell’attesa, forse, sarebbe meglio ascoltare

 

Graziella Bertelli

 

 

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