Jonathan n° 15

 

Jonathan

Periodico dei ragazzi dell’I.P.M. di Lecce

 

Numero 15, marzo 2002

 

 

Alcuni articoli di questo numero

 

La mia vita che sarà…

il mio domani

Il mio passato… il mio futuro

Lavorando nella M.O.F.

Droga e violenza

La mia vita che sarà…

 

di Matteo M.

 

Sono un ragazzo quattordicenne e sfortunatamente mi ritrovo in quest’Istituto Penale per Minorenni.

Prima di far conoscenza di questo posto, conducevo una vita tranquilla: andavo a scuola, frequentavo l’associazione sportiva di Pallamano del mio paese, uscivo con gente tranquilla e avevo una famiglia che mi sosteneva e mi aiutava. Ora purtroppo, sono in attesa della risposta del giudice, per essere trasferito in qualche comunità o direttamente a casa.

Effettivamente, non so cosa e come sarà la mia vita nel futuro, ma io ho la volontà di cancellare il brutto passato e ricominciare tutto da capo. So che sarà difficile ricostruire quello che ho distrutto con le mie stesse mani: i rapporti con i miei genitori, i parenti e tutte le persone che mi conoscevano.

Quest’esperienza di restrizione credo che mi servirà come lezione di vita, che mi aiuterà a capire come funziona il mondo, quello che c’è da fare e quello che è meglio evitare. Vorrei prendere una giusta strada e non ricadere in basso come questa volta.

Una volta uscito da qua, desidererei ritornare al liceo scientifico per proseguire gli studi, continuare a vivere serenamente nella mia famiglia, uscire a divertirmi con i miei compagni di classe e riprendere le attività sportive che ho lasciato in sospeso. La mia educatrice e l’assistente sociale mi stanno aiutando e come loro, spesso faccio dei piccoli colloqui con Padre Giuseppe, il cappellano dell’Istituto.

Di sicuro, in questi tre mesi che sono passati, ho avuto il modo di riflettere su quello che ho combinato. Spero che nel futuro le cose si possano aggiustare nel migliore dei modi, possa riallacciare i rapporti con l’esterno e tutto quello che mi circonda oltre queste quattro mura. Non voglio più farmi trascinare dai brutti esempi e dalle brutte mode che la vita offre, credo sia più giusto scartare quello che può soltanto danneggiarmi. D’ora in poi lascerò perdere e non mi accoderò alle persone che istigano alla violenza, alla morte e al culto del satanismo. Userò la potente macchina chiamata Internet soltanto per lavorare e non, approfondire informazioni inutili

e stupide.

È questa la ragione per cui mi trovo ingabbiato in Istituto.

Insomma, è arrivato il momento di cambiare, io sono pronto!!!

il mio domani

 

di Armando A

 

Mi chiamo Armando e sono nell’IPM di Lecce. Qui mi trovo bene: la mattina vado a scuola media ed imparo l’italiano e l’inglese, nel pomeriggio lavoro ai corsi artigianali dove ho imparato tante cose. So fare dei pupazzi di cartapesta, dei lavoretti in pietra leccese come orologi, portacenere, vasi e colonne. Poi ho imparato ad usare il tornio ed ora restauro i mobili vecchi. Mi piace anche dipingere e giocare a calcetto.

Spero che, dopo tutto questo tempo passato in carcere un giorno quando sarò libero potrò applicare tutto quello che ho imparato qui in IPM e trovare un lavoro che mi permetta di rimanere in Italia.

Quest’esperienza in carcere, così difficile perché lontano dalla mia famiglia, mi ha insegnato a non fare azioni sbagliate e spero di non ripeterle più nel futuro.

Il mio passato… il mio futuro

 

di Giuseppe C

 

Nel passato ho avuto la sfortuna di trovarmi in un ambiente difficile dove ho seguito brutte amicizie. A tredici anni ho cominciato a rubare motocicli, a quindici spacciavo e rubavo macchine, a sedici mi hanno arrestato per spaccio d’eroina… e così mi ritrovo dopo quattro anni e mezzo ancora rinchiuso nell’Istituto Penale Minorenni di Lecce e, se tutto va bene, l’anno prossimo sarò fuori.

Nella struttura ho avuto la possibilità di "rivedere" tutte le mie esperienze negative e, nel frattempo preparare un programma di lavoro e di studio nonostante il mio comportamento non è stato sempre corretto. Sono un ragazzo terribile, vivace, scherzoso (talvolta fin troppo!) e fortunatamente non mi scoraggio mai. Chi non mi conosce bene potrebbe pensare che sono superficiale e che non penso mai a cosa mi riserverà il domani, ma non è per niente così…

In futuro avrei intenzione di mettere su famiglia e di trovarmi un lavoro, per garantire ai miei figli una vita dignitosa. Mi piacerebbe fare il carpentiere per che è un lavoro che da molte soddisfazioni da un punto di vista economico. Secondo me il lavoro è di fondamentale importanza per una persona perché permette di realizzarti e assicurarti un roseo futuro. In istituto attualmente svolgo lavori di giardinaggio, anche se ogni tanto non ne ho voglia… voglio fare il carpentiere!!!

Sono prossimo al ventunesimo anno d’età e spero tanto in una misura diversa dell’attuale restrizione.

Lavorando nella M.O.F.

 

di Giovanni C

 

In quest’Istituto la maggior parte di noi ragazzi, per un pizzico di sfortuna, svariati motivi e circostanze diverse, si è trovata a dover conoscere i soldi facili.

Quindi il lavoro non è mai stato il nostro forte e pertanto ci siamo ritrovati qui.

Un tempo io facevo parte di una schiera di ragazzi che avevano l’opinione che lavorare è da fessi, ma sappiate che mi sono dovuto ricredere, questo grazie all’operatore con cui attualmente lavoro, una persona con una gran forza di volontà, che riesce a trasmetterti il lato positivo delle cose, una persona ottimista da cui ho imparato molto, oltre il lavoro.

Da poco più di un anno ho avuto la fortuna di essere inserito nel progetto di lavoro M.O.F., "Manutenzione Ordinaria fabbricati" e quindi di conoscere l’operatore Sandro Colonna con il quale lavoro.

All’inizio prendevo il lavoro come un passatempo e con un certo menefreghismo, ma col passare del tempo il rapporto d’amicizia si è stretto sempre di più, un’amicizia fondata sul rispetto reciproco e così ho cominciato ad appassionarmi alle cose che faccio.

Sandro, col suo modo di fare, mi ha insegnato il mestiere rendendolo piacevole e nonostante tutto è riuscito a non farmelo pesare sulle spalle, perché è stato in grado di suscitare il mio interesse verso qualcosa in cui credevo di essere negato.

Lavorando nella M.O.F. ho imparato ad apprezzare il lavoro, il sacrificio e quant’altro mi possa servire in un futuro migliore.

Droga e violenza

 

di Daniele L

 

Al giorno d’oggi l’uso della droga è diventato un problema d’attualità.

Purtroppo non soltanto viene fatta violenza su se stessi, interiormente e fisicamente, ma anche alle persone che ci circondano. Essa porta alla dipendenza e si viola la legge commettendo reati anche verso persone care.

Secondo il mio punto di vista, il fenomeno droga è molto diffuso in tutto il mondo e sconfiggerlo sarà difficile se non si parte dalla base, vale a dire dai produttori ai trafficanti agli spacciatori e, infine, ai consumatori. Il tossicodipendente deve essere aiutato a comprendere i suoi sbagli e a recuperare i valori della vita.

Molto spesso i giovani, quando hanno dei problemi, cercano un rifugio nella droga. In un primo momento non si rendono conto di quello che hanno fatto, ma poi, con il passare del tempo, incominciano a comprendere che hanno compiuto qualcosa che va contro di loro.

Solo chi è dotato di una gran forza di volontà riesce ad uscirsene, altri ci ricadono per debolezza. Perché questo non succeda è necessario non dimenticare gli anni della tossicodipendenza e cercare di avere un amico che ha fatto la stessa esperienza ma è riuscito ad uscirne fuori. Un consiglio dato da una persona che ha esperienza ed ha superato momenti critici è vero e credibile.

Accanto al fenomeno droga anche la violenza è diventata una cosa quotidiana.

Si è violenti verso gli altri per gioco, per fama, per onore o semplicemente per farsi notare. A volte si è violenti inconsciamente, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, per procurarsi dei soldi o quando si beve un po’ più d’alcol basta poco a far scattare la scintilla.

A volte sono le esperienze personali che spingono un adolescente alla violenza. Un ragazzo che cresce senza l’affetto dei propri genitori e che ha solo dei brutti ricordi è un potenziale violento nel futuro che sarà messo da parte da tutti gli altri coetanei. Non c’è maggior violenza che quello d’essere soli.

 

 

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