La Voce nel Silenzio

 

Intervista all’Ispettore Capo della Polizia penitenziaria

 

Alla direzione della Polizia penitenziaria ci sembra inoltre doveroso rivolgere queste domande

 

La Redazione

 

La nuova struttura permetterà un miglioramento delle condizioni di lavoro degli agenti e quindi un miglioramento dei rapporti con la popolazione detenuta? Cosa potrebbe ostacolare un possibile salto di qualità?

Indubbiamente la nuova struttura consentirà la possibilità di migliorare gli aspetti della vita comunitaria, dando la possibilità agli operatori di migliorare l’intervento trattamentale e di sicurezza. Un ostacolo, invece, al salto di qualità potrebbe essere rappresentato dal fenomeno del sovraffollamento presente non solo negli istituti penitenziari italiani ma anche in quelli europei.

 

Tra le mansioni di chi lavora in carcere, oltre a quella di custodia e sorveglianza, c’è anche il compito di favorire la risocializzazione del detenuto. Quali percorsi dovrebbero essere avviati per facilitare anche quest’ultimo compito?

Da oltre un decennio in ogni istituto penitenziario sono presenti le aree d’istituto che raggruppano con criteri di uniformità le varie attività istituzionali. Questo modello organizzativo consente di rispondere con maggiore efficienza ed efficacia all’attività gestionale ed operativa.

In quest’ottica esiste una interconnessione e interdipendenza fra sicurezza e trattamento rieducativo, aventi come unico obbiettivo quello della legalità e del raggiungimento dei fini istituzionali. Quindi la sicurezza e il trattamento non sono incompatibili tra loro giacché la sicurezza non è soltanto uno scopo ma anche il mezzo per conseguire il fine del trattamento rieducativo. Pertanto nell’ambito dell’integrazione tra queste due aree e nel rispetto delle reciproche competenze si sviluppano le attività trattamentali. Premesso ciò, l’Amministrazione Penitenziaria per accrescere la professionalità degli operatori da vari anni organizza corsi di aggiornamento professionale per dar modo a loro di acquisire nuove abilità e nuovi strumenti operativi. Questa formazione continua sicuramente risulta essere un modello efficace per garantire una qualità del servizio.

 

Anche rispetto agli operatori professionali e volontari quali possibili forme di collaborazione sarebbe possibile attivare?

Sicuramente, come da alcuni anni si sta operando in questo istituto, occorre lavorare per progetti e intensificare i momenti di incontro tra le varie professionalità per facilitare una maggiore integrazione.

 

 

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